L’amministrazione Trump ha inaugurato aprile con un terremoto commerciale: un’ondata di dazi del 10% su tutte le importazioni statunitensi, con punte del 34% sulla Cina, 20% sull’UE, e 24% sul Giappone, innescando un crollo a catena dei mercati globali.
Ma mentre il Nasdaq (-3,3%) e lo S&P 500 (-3%) bruciano capitalizzazione, l’Europa (DAX -1,6%, FTSE MIB -2%) e l’Asia (Nikkei -2,8%) sembrano reagire con relativa moderazione. Un paradosso? Forse no.
1. Perché Wall Street soffre più degli altri?
Il dollaro in discesa e i future sui tassi che prezzano tagli della Fed, tradiscono la paura di una recessione USA .
Le ragioni:
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Effetto boomerang: I dazi colpiscono innanzitutto le aziende americane, dipendenti da catene globali (es. auto: il 44% dell’alluminio USA arriva dal Canada).
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Ipercomprato strutturale: I multipli di bilancio (P/E >25x per il 40% delle blue-chip) erano incompatibili con una crescita reale del 2-3%, rendendo i mercati USA una bolla pronta a sgonfiarsi.
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Rischio stagflazione: Le tariffe aumenteranno i costi per i consumatori (stimati +25% su legname, +20% su auto) in un contesto di inflazione già persistente.
2. La strategia (non così) nascosta di Trump
L’obiettivo dichiarato è riportare la manifattura in patria, punendo delocalizzazioni decennali verso Paesi a basso costo (Cina, Vietnam, Messico).
Ma il vero target è politico:
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Pressione sulle aziende: Con i dazi, Trump costringe le multinazionali a scegliere tra aumentare i prezzi (impopolare) o riorganizzare le supply chain (favorendo il "Made in USA").
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Leveraggio geopolitico: Il 20% sull’UE e il 32% su Taiwan mirano a frammentare gli alleati, spingendoli a negoziati bilaterali. Pechino, però, ha già promesso ritorsioni "senza limiti".
3. L’Europa tra resilienza e ipocrisia
Il DAX cede meno non per forza, ma per necessità:
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Auto e chimica: Il 30% degli utili delle società Euro Stoxx dipende da export extra-Ue. Con i dazi USA, settori come l’automotive tedesco (Volkswagen, BMW) e il vino spagnolo nonchè quello italiano (-13% export verso USA) rischiano il collo di bottiglia.
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Doppio gioco: Ursula von der Leyen minaccia contromisure, ma l’UE è divisa: la Grecia invoca libero scambio, l’Italia teme per agroalimentare (Meloni: "Evitare la guerra commerciale").
4. La correzione tecnica: Non solo colpa di Trump
I mercati erano già al limite:
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Nasdaq (Index) 17730: Il crollo a 19.000 dei futures in pre-apertura (da picchi di 22.500) riflette una correzione attesa da mesi. Il prossimo supporto chiave è 17730, livello che aprirebbe la strada a un rimbalzo solo sopra i 19.500.
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FTSE MIB (Futures) 33.100: L’indice italiano (analisi di lungo periodo!!!) , dopo aver toccato 39.200, potrebbe testare i 33.100 (supporto breve) e 28.300 (livello switch per fondi istituzionali). Una discesa sotto i 33k spingerebbe i gestori a ricostituire portafogli con valutazioni più sostenibili.
5. Oro e Bund: I rifugi (non) sicuri
L’oro a 3.140$/oncia e il Bund in rimbalzo confermano la fuga dal rischio. Ma attenzione:
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Oro 3.300$ o correzione?: Le tensioni USA-Cina (Filippine) e il dollaro debole sostengono il metallo.
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Bund oltre 129,7: Il future tedesco doveva superare e l'ha fatto, 129,5 per confermare il trend rialzista. Ora è aperto il target ai 131.
Conclusioni: Tra Cinismo e Opportunità
Trump sta usando i dazi come leva per ristrutturare il capitalismo USA, ma i mercati ne approfittano per una correzione fisiologica. Per l’Europa, la sfida è duplice:
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Non farsi travolgere dalla guerra doganale, diversificando verso Asia e Africa.
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Riformare il modello industriale, riducendo la dipendenza da export e delocalizzazioni.
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6. Trading: E un momento d'oro!
In tempi di turbolenze macro e correzioni violente, il mantra è uno solo: adattarsi o essere travolti.
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Il cassettismo ("buy and hold") è morto? No, ma è in coma tecnico. Vince chi sa navigare la volatilità con strumenti tattici:
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Obbligazionario in rimbalzo: I future sul Bund tedesco (target 131) e i T-Bond USA (supporto a 118 punti) sono i cavalli da sella. Con i tassi attesi in calo, il carry trade su bond governativi a breve scadenza (es. BTP Italia 2-5 anni) offre rendimenti protetti dal rischio emittente .
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Azionario a livelli chirurgici: Comprare solo su supporti tecnici verificati:
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Apple:
Livello strategico 207 dollari MA, dal momento che già in pre-market è su questo valore, se venisse rotto già in giornata puntare esclusivamente ai 191 dollari. Stop Loss non opzionale e target a vostro gradimento ma entro la decina di dollari.
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Nasdaq a 17730 (se i 19000 non tenessero l'urto),
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FTSE MIB a 33.100 (con stop loss a in base al vostro profilo di rischio),
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DAX a 20800 in prima valutazione e soprattutto 18400 (livello switch importantissimo).
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La regola d’oro: In questa fase, il trading è un gioco di timing e risk management, non di convinzioni ideologiche.
I prossimi giorni saranno cruciali: se il Nasdaq rompe 17730-17750, scatteranno vendite a cascata. Ma per chi ha liquidità, è l’alba di opportunità storiche. Stay tuned, e tenete lo stop loss a portata di click.
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