È una delle domande più insistenti in ambito obbligazionario: le altissime “duration” hanno finora deluso ma è pur vero che hanno le potenzialità di esprimere future elevatissime performance in conto capitale. Il che potrebbe avvenire tutto d’un colpo. Confronti, numeri e opinioni sull’argomento.
Il report della domenica (per due settimane questo report non verrà pubblicato. Appuntamento al 6 aprile)
Foto CC0 Dominio pubblico da Pxhere
Il quadro generale dell’obbligazionario sta soffrendo. Soprattutto nell’ambito dei governativi. Non entriamo sull’argomento e approfondiamo invece un tema di forte attualità per gli investitori. Se Bund, Btp e Oat a scadenze medie e lunghe penano, i cosiddetti Matusalemme – titoli cioè con vite residue oltre il 2050 – faticano all’ennesima potenza. Eppure davanti a una Bce che ha tagliato per ben sei volte i tassi avrebbero dovuto festeggiare, con rilevanti profitti in conto capitale. Invece niente!
Perché?
Per gli stessi motivi per cui i decennali sono scesi e non di poco, con una differenza: nel caso degli extralunghi duration (correlazione ai tassi) record li hanno penalizzati ancor più |
Per la prima volta nella storia dei titoli di Stato ci si trova a che fare con questa categoria di emissioni, eredi delle recenti politiche ultra espansive della Bce (nonché di altre Banche centrali di tutto il mondo) e strutturate abbinando tassi cedolari molto bassi a scadenze molto lunghe. Un cocktail davvero esplosivo! |
La loro “sensibilità” è più esposta alle indiscrezioni su politiche monetarie, andamenti delle curve e rischi di sostenibilità degli emittenti |
Molti portafogli sono pieni di tali titoli, che scambiano bene ogni giorno sia su Borsa Italiana sia sulle piazze estere.
Inevitabile allora la domanda se siano “robaccia” o ottime occasioni per future super performance in conto capitale?
Vediamo innanzi tutto di analizzare la corposa pattuglia di questi governativi espressi in euro quotati su Borsa Italiana (in alcuni casi non sono state prese in considerazione scadenze a ridosso del 2050).
Austria |
Rating AA+ |
5 titoli con scadenze 2120, 2117, 2086, 2071 e 2062 |
Belgio |
Rating AA |
4 titoli con scadenze 2071, 2066, 2057 e 2055 |
Finlandia |
Rating AA+ |
1 titolo con scadenza 2055 |
Francia |
Rating AA- |
5 titoli con scadenze 2072, 2066, 2060, 2056 e 2054 |
Germania |
Rating AAA |
4 titoli con scadenze 2056, 2054, 2053 e 2052 |
Grecia |
Rating BBB- |
1 titolo con scadenza 2054 |
Irlanda |
Rating AA+ |
1 titolo con scadenza 2055 |
Italia |
Rating BBB |
2 titoli con scadenze 2072 e 20767 |
Olanda |
Rating AAA |
1 titolo con scadenza 2054 |
Portogallo |
Rating BBB+ |
1 titolo con scadenza 2054 |
Slovenia |
Rating AA- |
1 titolo con scadenza 2081 |
Spagna |
Rating A |
4 titoli con scadenze 2071, 2066, 2064 e 2054 |
Ci sono inoltre varie emissioni dell’Unione europea con diverse denominazioni, quali Eu Next Generation, Efsf ed Eu Sure.
La lista esploderebbe se prendessimo in considerazione altre valute (per esempio Usd, Aud, Cad ecc.)
Cinque sotto osservazione
Esaminarli tutti sarebbe impossibile e allora verifichiamone il comportamento sul mercato dal 2023 in poi dei quattro con duration più elevate in assoluto, oltre che del Btp 2072.
Austria 0,85% 2120 AT0000A2HLC4 Quotazione venerdì 35,1 Eur |
Duration 40,7 |
Min 34,3 Eu 4/10/2023 |
Max 49,6 Eur 28/12/2023 |
Slovenia 0,687% 2081 SI0002104121 Quotazione venerdì 32,0 Eur |
Duration 35,8 |
Min 32,1 Eur 31/10/2023 |
Max 51,9 Eur 27/12/2023 |
Francia 0,5% 2072 FR0014001NN8 Quotazione venerdì 29,16 Eur |
Duration 34,2 |
Min 29,6 Eur 3/10/2023 |
Max 43,9 Eur 20/12/2023 |
Belgio 0,65% 2071 BE0000353624 Quotazione venerdì 33,86 Eur |
Duration 32,3 |
Min 32,9 Eur 4/10/2023 |
Max 48,0 Eur 27/12/2023 |
Italia Btp 2,15% 2072 IT0005441883 Quotazione venerdì 56,7 Eur |
Duration 22,6 |
Min 48,5 Eur 4/10/2023 |
Max 68,4 Eur 6/12/2024 |
Cosa si nota?
Che a eccezione del Btp (la cui duration è minore) gli altri quattro titoli si stanno muovendo sui minimi dal 2023 |
Che la forchetta fra minimo e massimo del periodo preso in considerazione si è manifestata su un periodo molto corto di tre mesi alla fine del 2023, confermando come in presenza di fattori accelerativi le quotazioni siano soggette a violenti rimbalzi |
Che – seppur la tabella non lo evidenzi – un identico benché meno accentuato upside si è palesato a fine 2024. C’è quindi da ipotizzare (ma qui usciamo dai tecnicismi!) che presumibilmente non ci sarà un due senza un tre, questa volta - ci si augura – con un rialzo direzionale delle quotazioni |
Opinioni e aspetti tecnici
● La dottrina vuole che variazioni dei tassi di interesse al ribasso o al rialzo esercitino incrementi o decrementi delle quotazioni dei bond all’interno di uno schema ben preciso. Che trova nelle scadenze oltre i 30 anni i maggiori movimenti. Nella fase in corso ciò non sta succedendo e l’anomalia appare quasi unica nella storia del settore. In un suo report JP Morgan lo ha evidenziato chiedendo: “È giunto il momento di aumentare la duration dei portafogli obbligazionari?”: C’è un punto interrogativo ma la risposta appare cautamente positiva.
● Occorre ricordare come la duration - essendo il modo di misurare il rischio tasso di interesse di un'obbligazione - sia un fattore critico negli investimenti a reddito fisso. Si esprime come il cambiamento del valore di un bond per una variazione di 100 pb dei tassi di interesse. Ad esempio, se questi ultimi diminuiscono dell'1% e si ha in portafoglio un'obbligazione decennale con una duration di 5 ne consegue che il prezzo di quel titolo aumenterà del 5%. È evidente che con duration anche oltre 30 dei Matusalemme sopra indicati le potenzialità di rimbalzi sono elevatissime, sempre che altri fattori non disturbino le regole della matematica.
● Alcuni report schematizzano così la situazione: le performance anche in ambito obbligazionario si ottengono quando si delinea una direzionalità del mercato, il che è scontato. Il problema è che questa volta la direzione non si è ancora vista seppur in presenza di Banche centrali apparentemente decise a tagliare i tassi. In realtà lo fanno ma non si esprimono allo stesso tempo nel segno di una convinta scelta in tal senso. Christine Lagarde (Bce), che parla di una grande confusione per l’economia, è l’esempio di come le parole non portino certezze. Ne consegue che, se i toni cambiassero, i prezzi schizzerebbero al rialzo e non di poco, dal momento che i Matusalemme sono come una molla oltre modo compressa, pronta a scattare.
● Gli investitori obbligazionari possono ridurre il rischio di tasso di interesse selezionando obbligazioni o Etf obbligazionari (ideali in questa fase) con scadenze a breve termine o aumentare lo stesso rischio scegliendo obbligazioni o Etf obbligazionari con scadenze più lunghe oppure lunghissime. Di qui la necessità di impostare un portafoglio suddividendolo fra tante duration. Ecco un’ipotesi nel caso si preferisca una strategia tranquilla in presenza di politiche monetarie sempre più espansive:
Duration fino a 3 |
20% |
Duration da 3 a 7 |
30% |
Duration da 7 a 10 |
30% |
Duration da 10 a 20 |
15% |
Duration oltre 20 |
5% |
● C’è da dire – ed alcuni analisti obbligazionari lo evidenziano – che le attuali inconsuete curve dei rendimenti non favoriscono la detenzione di bond extralunghi: per esempio nel caso dei Btp un 50 anni (yield 4,3%) dà tanto quanto un 15 anni (identico yield 4,3%). Ha quindi senso esporsi a 50 anni solo in ottica di duration nettamente superiori. Anche perché che fine avrà fatto il debito italiano fra 50 anni? E così quello francese o spagnolo? Certamente chi acquista un Btp 2072 non ipotizza (se l’età glielo consentisse) di portare il titolo a scadenza. Si conferma quindi come tali emissioni abbiano un ruolo ben differente rispetto per esempio a quello di un decennale.
In conclusione – Una serie di vicende geopolitiche ha certamente alimentato tensioni sui mercati obbligazionari, esasperando le reazioni dei Matusalemme. Si avverte una somma di negatività (timori sull’inflazione, aumento dei debiti europei, potenziale ondata di downgrade in area Ue, incertezze sui tagli dei tassi e andamento delle curve) che si ripercuotono sulle scadenze extralunghe in misura maggiore rispetto a quanto già avviene per quelle medie e lunghe. Se all’improvviso anche solo una parte di queste negatività si attenuasse l’effetto molla compressa si scaricherebbe per i 2050 e oltre. Che sono titoli comunque consigliabili solo a chi sappia gestire la variabile duration, accetti fasi di prostrazioni delle quotazioni e non vada subito alla conclusione del “preferisco vendere e incassare perdite piuttosto che restare fermo”. D’altra parte i bond sono ormai quasi assimilabili alle azioni in termini di volatilità. Se ne sia coscienti e animo in pace!
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