Emilio Tomasini scrive regolarmente per:

La novità del giorno – La Mecca dei bond va in Borsa. A Piazza Affari debutta l’Etf di quelli arabi


Un altro passo nel segno della diversificazione più totale. In questo caso infatti si replicano obbligazioni governative e semigovernative liquide, denominate in Usd e in riyal saudita (Sar), comprese le Sukuk. Le quali hanno caratteristiche molto particolari e meritano un po' di attenzione.

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Immagine tratta da sito Vector Portal

State Street Global Advisors, divisione di asset management di State Street, ha annunciato la quotazione su Borsa Italiana dello SPDR J.P. Morgan Saudi Arabia Aggregate Bond Etf, grazie al quale si può completare la diversificazione del settore obbligazionario, dopo l’introduzione di altri strumenti con sottostanti di vari altri Paesi emergenti. Eccone le caratteristiche:

Denominazione

Spdr J.P. Morgan Saudi Arabia Aggregate Bond Etf Acc.

Isin

IE000QRDCYW2

Sottostanti

Obbligazioni governative e semigovernative liquide, denominate in dollari statunitensi e riyal saudita (Sar), comprese le Sukuk

Valuta denominazione

Usd

Valuta negoziazione

Eur

Ter (costo annuo)

0,37%

Rischiosità (in base al Ter): min 1 e max 7

3

Quotazione (chiusura 18/2/2025)

28,48 Eur

Scambi

Per ora a zero ma l’Etf è stato annunciato ieri

Caratteristiche

L’Etf è gestito con tecnica di replica fisica a campionamento e non prevede il prestito titoli

Le singole emissioni

Su Borsa Italiana sono quotate quattro obbligazioni con scadenze lunghe (dal 2046 al 2050) tutte in Usd ma con taglio 200.000

La crescita del mercato obbligazionario saudita ha registrato un'accelerazione negli ultimi anni, grazie anche al piano Vision 2030 del Regno. L'importo totale delle emissioni in circolazione proposte dai Paesi del Consiglio di Cooperazione del Golfo (CCG) è più che triplicato dal 2019, raggiungendo i quasi 1.350 miliardi di dollari nel settembre 2024.

L’Etf replica l'indice J.P. Morgan Saudi Arabia Aggregate Tr, sviluppato in collaborazione con State Street Global Advisors, per fornire agli investitori un'esposizione alla performance di obbligazioni governative e semigovernative liquide, denominate in dollari statunitensi e riyal saudita (Sar), comprese le obbligazioni Sukuk.

Cosa sono queste ultime? Lo spiega il prof. Pietro Paolo Rampino sul sito dell’Ordine dei commercialisti di Milano: “Ṣukūk è il plurale della parola araba Sakk il cui significato è “certificato”: il Sakk, infatti è un certificato di investimento, conforme alla Shari’ah, assimilabile a un’obbligazione nella finanza occidentale. Tuttavia, mentre i sottoscrittori delle obbligazioni sono titolari di un diritto di credito, i possessori di Ṣukūk acquistano pro quota la proprietà dei beni e, a differenza di quanto avviene per le obbligazioni tradizionali, le quali garantiscono un rendimento prefissato, i Ṣukūk seguono il principio del Profit and Loss sharing: l’utile percepito dipende dall’andamento del bene, non essendoci nessun tipo di interesse garantito. Di conseguenza, la remunerazione del “Sakk” non è un dividendo né un interess, ma una quota del reddito che l’asset sottostante produce”.

Da parte della società si fa presente come si voglia offrire agli investitori l’accesso a un mercato del reddito fisso in rapida crescita quale quello dell'Arabia Saudita, uno dei principali emittenti di obbligazioni internazionali investment grade tra i mercati emergenti. Poiché il Regno continua a diversificare la propria economia attraverso la transizione energetica, le infrastrutture e altre iniziative di crescita, State Streeet ritiene che gli investitori possano così cogliere interessanti temi attraverso un'esposizione molto diversificata.