Confronto a 360° con i Btp equivalenti in termini di scadenza: ciò consente di valutare l’interesse in base a vari fattori (fra cui non irrilevante quello fiscale!). Occorre tenere inoltre conto di due effetti dell’eventuale rimborso anticipato a 100 dopo quattro anni, opzione troppo “pompata” dai media. Il titolo in collocamento da domani sul Mot.
Il report della domenica
Quanta attenzione da parte dei media in relazione al debutto del Btp Più! Nessuno analizza però la maggiore o minore convenienza a metterlo in portafoglio. Oggi dedichiamo allora Obiettivo Reddito a questa specifica emissione, in collocamento da domani sul Mot (Isin IT0005634792).
Struttura step-up, cioè a cedole crescenti: 2,8% dal 1° al 4° anno e 3,6% dal 5° all’8° anno. Quindi un rendimento a scadenza medio del 3,21% per chi andasse a rimborso finale. Facciamo un po' di confronti. Conviene davvero? |
Gli step-up sono “bestie” strane, in passato poco amate dall’investitore retail. Il Btp Più può fare un’eccezione? Vediamo a cosa si contrappone. Sulla prima parte a quattro anni assicura appunto un 2,8%. L’offerta di Btp a tasso fisso al 2029 prevede otto emissioni, con rendimenti dal 2,66% dello 0,45% Fb29 (Isin IT0005467482), che quota sui 91,7 Eur, al 2,83% del 3,85% Dc29 (Isin IT0005519787), scambiato venerdì a 104,65 Eur. È di fatto un quasi pareggio fra il Più e il secondo ma attenzione alla componente fiscale, decisiva nella scelta. Il febbraio consentirà di compensare minus nei prossimi quattro anni e il dicembre di realizzarne. La valutazione quindi dipende da questo fattore, che per alcuni investitori è importante. Certamente il 3,85% assicura ben 105 pb in più di rendimento cedolare e una bella minus a scadenza, accettando di pagarlo 104,65. Le potenzialità di un rialzo della sua quotazione in presenza di decisi tagli dei tassi sono però marginali e in questo il Più appare preferibile, considerando anche che, in collocamento sul Mot, non prevede commissioni di intermediazione. |
Fare una valutazione oggi del secondo gradino pure a quattro anni (con cedola 3,6%), dal 2029 al 2033, è impossibile. Come è pensabile prevedere le evoluzioni dei tassi in un contesto così complesso quale quello che si annuncia per il futuro? Realizziamo allora un confronto a otto anni, cioè per chi volesse andare a scadenza naturale. Qui ci si confronta con il 3,21% di rendimento cedolare medio del Più. Cosa emerge? |
In questo caso le emissioni al 2033 sono quattro e fra di loro il Btp 4,35% Nv2033 (Isin IT0005544082) garantiva alla chiusura di venerdì il 3,35% ma lo si pagava 107,68 Eur. Conviene rispetto al Più? Si per questi aspetti: come rendimento a scadenza grazie a 14 pb aggiuntivi; come rendimento cedolare medio puro, con 114 pb in più; inoltre di nuovo e nettamente come rendimento cedolare puro nel corso dei primi quattro anni; come potenzialità di rialzo delle quotazioni in presenza di tagli dei tassi (a dicembre è salito oltre 110 Eur grazie a una duration di 7,1). No per questi aspetti: si paga caro; la scadenza va oltre i quattro anni di compensazione fiscale della minus a rimborso finale; si sborsano delle commissioni di intermediazione; la periodicità delle cedole è semestrale contro quella trimestrale del Più. |
In sintesi per chi vuole essere cassettista – ovvero la maggior parte degli investitori – il Btp Più è preferibile, mentre per chi è più attivo sui mercati lo è in misura minore? |
La risposta appare meno netta di quanto faccia pensare la domanda. L’assenza del premio fedeltà libererà il Più rendendolo meno attraente per il cassettista. La sua volatilità aumenterà con il passare del tempo e quindi le quotazioni varieranno, soprattutto in previsione del secondo gradino, ovvero in corrispondenza del 2029. La clausola di rimborso anticipato a 100 tra il 29 gennaio e il 16 febbraio 2029, (solo per coloro che acquisteranno il titolo durante i giorni di collocamento) al momento ha scarso peso, poiché sarà fondamentale, per rendere il Più veramente attrattivo, scambiarlo dinamicamente, con l’effetto del rimborso quindi nullo. Eccolo il primo punto debole: cedere alla lusinga di tale clausola. Se si vedrà il titolo salire nel medio termine e si avrà timore che scenda prima della data di esercizio si resterà probabilmente fermi, perdendo un’occasione. |
Essendo una facoltà si potrà non aderire. Perciò il problema non esiste! |
Eh no, esiste! Il salto infatti della cedola dal 2,8% al 3,6% appare decisamente elevato – anzi anomalo – e lascia intendere che molti potrebbero non essere interessati a esercitare l’opzione di fronte alla lusinga di ben 80 pb in più. Di conseguenza si è forzata la mano nel contenere il rendimento cedolare per i primi quattro anni, il che conferma come una strategia di marketing abbia preso il sopravvento nella costruzione del nuovo prodotto. Certamente le banche lo fanno da tanto tempo per i loro bond ma la stessa scelta da parte di un emittente governativo è un segnale di cui tenere conto. |
I numeri esposti nel confronto sui primi quattro anni non confermano quest’ipotesi: sono infatti allineati a quelli dei classici Btp a quattro anni di vita residua. Quindi? |
Il comportamento degli step-up sul secondario è spesso imprevedibile e lo dimostrano quelli già presenti su Borsa Italiana. Questo l’investitore non lo sa. |
In conclusione bisogna valutare il Btp Più in modo diverso e in più occorre dare per scontata per questo titolo una non trascurabile volatilità. Che andrà colta in maniera dinamica? |
Esatto. Si pone inoltre un problema di che fare per chi è investito sui Btp Valore – dalla struttura similare – che quotano ben sopra 100. L’ottobre 2028 si trattava venerdì a 104,87 Eur ma lunedì 10/2 scambiava oltre 105. È evidente la convenienza a vendere e a collocarsi sul nuovo Più, accettando di perdere il premio fedeltà, la cui percentuale massima è stata dello 0,80% nell’ultima emissione dello scorso maggio. Una conferma aggiuntiva che con una strategia dinamica si porterà a casa con il nuovo Btp ben più di quanto il rendimento cedolare puro potrà garantire. Può sembrare scontato ma – considerando anche le probabili evoluzioni della curva – è questo l’aspetto maggiormente interessante dell’inedita versione dei nostri titoli di Stato. |