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BCE e FED tra tasso neutrale e mercato del lavoro


Le decisioni di BCE e FED rappresentano un elemento chiave per l’equilibrio dei mercati finanziari e dell’economia globale. Negli ultimi mesi, due indicatori fondamentali stanno orientando le aspettative degli investitori: il tasso neutrale della BCE e i dati sull’occupazione USA, entrambi cruciali per le prossime mosse delle banche centrali.

La BCE ha recentemente rivisto il range del tasso neutrale, fissandolo tra 1,75% e 2,25%. Questo valore rappresenta il livello teorico in cui la politica monetaria non ha un impatto espansivo né restrittivo sull’economia, mantenendo un equilibrio tra crescita e inflazione.

Tuttavia, l’affidabilità del tasso neutrale come indicatore guida per la politica monetaria è messa in discussione dagli stessi membri della BCE. Il vicepresidente Luis de Guindos ha sottolineato l’elevato grado di incertezza che caratterizza questo parametro, soggetto a variazioni in base a fattori come produttività, risparmi e investimenti.

Con la recente revisione del limite superiore del tasso neutrale, la BCE dispone ancora di margine per almeno tre tagli da 25 punti base, portando il livello medio al 2%. Resta da capire, però, quanto peso avranno i dati macroeconomici nel definire la tempistica di queste riduzioni.

Negli Stati Uniti, il mercato del lavoro mostra segnali contrastanti. I dati di dicembre hanno evidenziato un rallentamento, con la creazione di 143.000 nuovi posti di lavoro, ben al di sotto delle previsioni di 169.000. Questo calo potrebbe rappresentare l’inizio di un raffreddamento del mercato dopo mesi di espansione.

Dal punto di vista della Federal Reserve, un indebolimento dell’occupazione potrebbe avere effetti ambivalenti. Da un lato, una minore crescita del lavoro riduce le pressioni salariali, contribuendo a un raffreddamento dell’inflazione. Dall’altro, se la domanda di lavoro dovesse ridursi troppo rapidamente, si potrebbe aprire un problema di stagnazione economica.

Nonostante la delusione sui nuovi posti di lavoro, il tasso di disoccupazione è sceso dal 4,1% al 4%, superando le attese del mercato. Questo scenario lascia spazio a diverse interpretazioni, con la FED che rimane focalizzata sull’andamento dell’inflazione prima di procedere con eventuali riduzioni dei tassi.

Le scelte di BCE e FED influenzeranno direttamente il costo del denaro, i rendimenti obbligazionari e la valutazione degli asset rischiosi nei prossimi mesi.

In Europa, la riduzione del tasso neutrale suggerisce che la BCE abbia ancora margine per un allentamento monetario, sostenendo il comparto obbligazionario e dando respiro ai settori più esposti alla stretta sui tassi, come l’immobiliare e il finanziario.

Negli Stati Uniti, il rallentamento dell’occupazione potrebbe accelerare il percorso della FED verso un ciclo di tagli, ma l’inflazione resta il vero ago della bilancia: senza segnali di discesa stabile dei prezzi, la banca centrale americana agirà con estrema cautela.

L’incrocio tra le decisioni delle due principali banche centrali sarà determinante per la traiettoria dei mercati nei prossimi mesi, con livelli di volatilità potenzialmente elevati.

Passiamo ai numeri e all’analisi delle curve.

Analisi ZC-Yield Curve Eur
La lettura aggiornata della ZC-Yield Curve continua a evidenziare un quadro di forte volatilità e incertezza nei mercati obbligazionari. Il rendimento sulla scadenza a 10 anni è sceso al 2,34%, mentre quello del trentennale si attesta al 2,08%, con una contrazione più marcata nella parte lunga della curva.

Il tratto breve della curva (2025-2027) prosegue la sua caduta verticale, segnalando un’elevata indecisione del mercato sulla direzione dei tassi. Questa dinamica riflette l’attesa per le prossime mosse della BCE e le persistenti incertezze legate al quadro macroeconomico europeo.

Nel tratto medio-lungo (2027-2040), la curva mantiene un’inclinazione positiva, con un massimo di rendimento al 2,40%, suggerendo che il mercato stia ancora scontando una fase di stabilizzazione nei prossimi anni. Tuttavia, oltre il 2040, la curva assume un’inclinazione negativa molto accentuata, segnalando una crescente sfiducia sulle prospettive di lungo termine.

Il differenziale tra i rendimenti a 10 anni e 2 anni si è leggermente ridotto, attestandosi a 0,12%, un segnale che il mercato sta iniziando a prezzare un possibile allentamento monetario più marcato nei prossimi mesi.

Sul fronte dei tassi forward, l’Euribor a 6 mesi si mantiene ora su un target del 2,00%, suggerendo aspettative di un ciclo di tagli BCE più incisivo per contrastare la stagnazione economica.

Infine, il differenziale tra i rendimenti italiani e tedeschi (spread ITA-GER) si è stabilizzato a 109,2 punti base, riflettendo una maggiore tenuta del debito italiano rispetto alle recenti oscillazioni sui mercati globali.

Analisi Integrata Trendycator
L'analisi settimanale dei principali rendimenti decennali, basata sul modello Trendycator, continua a evidenziare un quadro differenziato tra le varie aree geografiche, con variazioni nei livelli di rendimento e segnali di tendenza aggiornati.

Nel Regno Unito, i rendimenti dei titoli decennali si assestano al 4,45%, registrando una lieve contrazione rispetto alla scorsa settimana, ma mantenendo una tendenza chiaramente rialzista. Il Trendycator conferma lo stato LONG, in linea con la dinamica positiva che ha caratterizzato il mercato obbligazionario britannico nelle ultime settimane.

In Germania, il Bund scende a 2,37%, mostrando una leggera flessione rispetto ai livelli precedenti, ma senza alterare il segnale di tendenza. Il Trendycator resta LONG, segnalando una fase ancora orientata al rialzo nonostante l'assestamento dei rendimenti.

Sul fronte italiano, il BTP decennale registra una discesa dei rendimenti al 3,44%, con lo spread rispetto al Bund che si mantiene sotto controllo, attestandosi a 109,2 punti base. Il Trendycator resta in stato NEUTRAL, confermando un equilibrio tra pressioni rialziste e ribassiste senza una chiara direzione prevalente.

Negli Stati Uniti, il rendimento del Treasury decennale si attesta al 4,43%, con un lieve calo rispetto alla settimana precedente, pur mantenendo una struttura di mercato ancora orientata a rendimenti elevati. Il Trendycator conferma lo stato LONG, coerente con una politica monetaria che rimane prudente e restrittiva, in attesa di segnali più chiari dal fronte macroeconomico.

Rendimenti bond governativi benchmark mondiali
Tabella dei rendimenti, su base settimanale, delle obbligazioni governative mondiali con qualunque rating. Il ranking considera i bond benchmark decennali in tutte le valute di emissione. In alcuni casi, per alcuni emittenti o per alcune valute, il rapporto rischio/rendimento di questi bond può essere anche piuttosto speculativo.

Conclusioni operative
Come visto già nel report di settimana scora, il recente contesto di mercato evidenzia un potenziale cambio di atteggiamento da parte degli investitori, con un progressivo recupero delle quotazioni obbligazionarie europee dai minimi di metà gennaio.

Questo rimbalzo, pari a circa il 2%, riflette le aspettative sui tagli dei tassi da parte della BCE, che stanno già influenzando il repricing dei titoli, sebbene la volatilità resti elevata.

In questo scenario, l’approccio operativo rimane prudente ma flessibile, adattandosi al nuovo quadro monetario. Con la BCE avviata verso almeno tre tagli dei tassi e un tasso neutrale stimato in area 2,00%, le strategie di riposizionamento obbligazionario possono essere modulate in base alla personale sensibilità al rischio e all’orizzonte temporale.

Per chi ha un profilo aggressivo, si apre la possibilità di un trading di posizione su titoli ad elevata duration e convexity, con una sensibilità del prezzo superiore al 10%. Questo approccio mira a massimizzare l’apprezzamento del capitale sfruttando la maggiore reattività di questi strumenti ai futuri tagli dei tassi.

I palati più conservativi, invece, oltre a valutare titoli da mantenere fino a scadenza, possono orientarsi su obbligazioni con una sensibilità di prezzo compresa tra il 5% e il 7%, garantendo una maggiore stabilità pur beneficiando del ciclo di allentamento monetario.

Come sempre, la costruzione di un portafoglio obbligazionario efficace richiede un’attenta calibrazione tra profilo di rischio, capitalizzazione e obiettivi finanziari, evitando esposizioni eccessive a strumenti non coerenti con la propria tolleranza alla volatilità.

Qui sotto una selezione di titoli con sensibilità di prezzo superiore al 10%.

L’autore del presente articolo è iscritto all’Ordine dei Giornalisti e non detiene gli strumenti oggetto delle sue analisi.
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