Esito Trumpeconomics anche per i replicanti! Il Banco punta a un dividendo super, nuove ipotesi. Un’usanza Usa, quella dei micro tagli, si fa strada in Italia: come utilizzarli. Un’alternativa ai titoli di Stato d’oltre Oceano per chi investe in Usd è quella delle società immobiliari ad altro rendimento: come sceglierle.
Buy or sell
Anche il settore degli Etf risente dell’influsso Trump e si dimostra una volta di più fondamentale nella gestione attiva dei portafogli di ogni tipo. Non potendo o volendo infatti puntare sulle singole azioni dei business più coinvolti dagli annunci del nuovo Presidente Usa ecco che i replicanti quotati in Borsa svolgono molto bene un ruolo alternativo. Lo confermano le sedute della settimana scorsa a Piazza Affari, dove si è registrata una reazione immediata agli annunci riferiti a:
● Progetto Stargate, nuova società Usa che impegnerà almeno 500 miliardi di dollari in infrastrutture per l’intelligenza artificiale, muovendosi molto rapidamente con la creazione di oltre 100mila posti di lavoro. L’investimento iniziale sarà di 100 miliardi di dollari, che dovrebbero salire nel corso degli anni successivi.
● Limitazioni alla transizione ecologica, impattando sulla produzione di tecnologie green come turbine eoliche, pannelli fotovoltaici e altro ancora.
Queste le conseguenze – positive in un ambito e negative nell’altro – dai relativi proclami.
I numeri stanno evidenziando rimbalzi degli Etf relativi alla blockchain. Perché? |
Per la convergenza appunto fra blockchain e intelligenza artificiale ma anche per la sempre maggiore attenzione che deriva alla prima dal previsto boom delle criptovalute. Per quanto riguarda l’IA la blockchain porta i dati, mentre l'AI fornisce lo strumento per leggere questi dati in modo accurato. Quindi il mercato è andato a favore della “block”, mentre l’AI aveva già brillato nelle sedute precedenti |
Facciamo il punto sugli Etf che hanno messo a segno le performance più significative. Quali sono stati? |
Global X Blockchain Etf (Isin IE000XAGSCY5): sta puntando verso i massimi già messi a segno prima a marzo 2022 e successivamente a dicembre 2024. La chiusura di settimana a 12,51 Eur non è avvenuta tuttavia in un quadro di scambi rilevanti, sebbene l’ottava sia stata caratterizzata da un rialzo progressivo della quotazione. Contenuto lo spread, come quasi sempre avviene per gli Etf. Importante l’eventuale rottura al rialzo dei 14 Eur Ishares Blockchain Technology Etf (Isin IE000RDRMSD1): si sta lentamente riavvicinando ai massimi storici di dicembre. La chiusura di settimana a 13,52 Eur è avvenuta in presenza di un elevato numero di scambi, molto maggiore rispetto all’Etf precedente. Obiettivo? La rottura al rialzo dei 15,4 Eur Vaneck Crypto And Blockchain Etf (Isin IE00BMDKNW35): l’impostazione grafica degli ultimi mesi ha riproposto quanto si è registrato con i precedenti Etf ma si è ancora lontani dai massimi del 2021. Chiusura di settimana a 11,72 Eur, con buoni scambi e soprattutto controvalori |
Anche sull’intelligenza artificiale si è registrata una domanda elevata in ambito degli specifici Etf. Cosa è successo? |
L’Xtrackers Artificial Intelligence & Big Data Etf (Isin IE00BGV5VN51) per esempio si è collocato giovedì al quinto posto nella classifica degli Etf più scambiati su Borsa Italiana. In questo caso i massimi del 2024 sono già stati rotti al rialzo nelle ultime sedute (chiusura venerdì a 140,7 Eur), dopo uno strappo da manuale di una figura a triangolo |
Altalenante invece il fronte del green. Ancora un calo in particolare per l’Etf sulle terre rare, che continua a scendere. Cosa sta succedendo? |
Da una media della quotazione a 20 Eur nel 2022 il Vaneck Rare Earth And Metals Etf (Isin IE0002PG6CA6) era sceso a minimi di 6,25 Eur nell’autunno 2024 per poi tentare un rimbalzo. Che si sta esaurendo. Chiusura ieri a 7,75 Eur. Al suo esordio sul mercato c’era tanto entusiasmo e si diceva “ecco come investire sul futuro delle risorse estrattive per le alternative green”. Ora si sostiene che bisognerà avere pazienza, così come lo si afferma per l’idrogeno. Anche qui si avverte una debolezza estrema. Eppure molti analisti sono dell’idea che si tratti di un comparto energetico dalle grandi prospettive |
● Bpm vuole difendersi con i dividendi: yield al 10%?
Di massimo in massimo – pur sempre relativo se si analizza il titolo sul lunghissimo periodo – Banco Bpm ha superato il livello degli 8 Eur e punta più in alto (chiusura venerdì 8,418 Eur). È evidente che attorno all’azione si muovono i poteri forti che appoggiano o si oppongono all’Ops da parte di Unicredit. Non entriamo sull’argomento e affondiamo il coltello sul fronte dividendi. Il mercato parla dell’intenzione dei vertici della banca di spingere sulla remunerazione per convincere gli azionisti a contrastare l’operazione straordinaria annunciata da Piazza Aulenti. Potrebbe essere una delle novità del nuovo piano industriale di Bpm previsto per fine marzo. Il mercato qualche ipotesi l’ha già fatta. Un acconto è stato comunque staccato il 18 novembre scorso: si è trattato di 0,4 Eur, con un rendimento lordo rispetto alla quotazione media di quel periodo del 5,8%. Purtroppo non si possono realizzare confronti con gli anni precedenti, poiché l’anticipo di dividendo autunnale è stata una novità del 2024.
Facciamo allora un raffronto con il passato su base dell’intero esercizio:
Anno pagamento 2021 |
0,06 Eur |
Anno pagamento 2022 |
0,19 Eur |
Anno pagamento 2023 |
0,23 Eur |
Anno pagamento 2024 |
0,56 Eur |
Dato il trend ecco allora che si fa l’ipotesi di un importo globale fra 0,78 e 0,80 Eur, il che equivarrebbe a un raddoppio di quanto già pagato. In un nostro articolo dell’8/12/2024 – in base alle stime di allora – si era valutata una cifra di 0,83 Eur, quindi leggermente superiore. Il passare delle settimane porta a un affinamento dell’exit pool (ci sia consentito questo termine elettoralistico!) con una forchetta che tende a restringersi di poco. Insomma gli 0,80 Eur appaiono realistici ma per conoscere la verità occorrerà attendere fine marzo. L’interesse degli investitori è comunque notevole, poiché si rasenta un rendimento lordo attorno al 10%, quasi da bond dei mercati emergenti, con una volatilità però inferiore. Superfluo segnalare che tutto dipenderà anche dall’andamento dell’azione!
● Bond a taglio 100: meglio utilizzarli così
Negli Usa le obbligazioni societarie e bancarie a taglio base 100 Usd (e quindi non 1.000, come in Europa) sono diffuse, a cominciare dagli stessi titoli di Stato. Da qualche tempo emittenti bancari le stanno proponendo anche da noi. Vediamo l’ultimo esempio.
Emissione |
Goldman Sachs 4% Ge2035 Call Eur |
Goldman Sachs 6% Ge2035 Call Usd |
Isin |
XS2829741698 |
XS2829734057 |
Valuta denominazione |
Eur |
Usd |
Lotto minimo |
100 Eur |
100 Usd |
Cedola annua lorda |
4,0% |
6,0% |
Data emissione |
17/1/2025 |
17/1/2025 |
Data scadenza (salvo call anticipata) |
17/1/2035 |
17/1/2035 |
Call anticipata (a facoltà dell’emittente) |
Sì a 100 Eur |
Sì a 100 Usd |
Rating S&P |
BBB+ |
BBB+ |
Ammontare |
80 milioni Eur |
80 milioni Usd |
Ultima quotazione |
100,99 Eur |
100 Usd |
Yield lordo in corso |
3,88% |
6,0% |
Quale il vantaggio di un taglio 100?
Ne esponiamo tre:
Scontata l’opzione di investire piccoli importi. Dirlo vuol dire abusare del vostro acume! Attenzione comunque all’impatto delle commissioni bancarie |
Utilizzo per collocare liquidità nel tempo (pur sempre con la consapevolezza della presenza della call nel caso dei due bond Goldman Sachs) |
Impiego per accumulare profitti derivanti da altri investimenti in attesa di alternative magari più remunerative o definitive, il che vale soprattutto in presenza di quotazioni sulla o sotto la pari |
Delle tre opzioni la più determinante è proprio la terza, sebbene si scontri con la scarsa propensione in tal senso del risparmiatore italiano. Evidenziarla tuttavia è doveroso.
● Per chi investe in dollari e cerca rendimento c’è l’alternativa dei Reits
Innanzi tutto una spiegazione del termine Reit: in inglese sta per trust di investimento immobiliare. Sono società che possiedono o finanziano immobili allo scopo di generare reddito in una gamma di diversi settori specialistici. Devono soddisfare negli Usa una serie di requisiti per qualificarsi appunto come Reit. Sono quotati a Wall Street e offrono rilevanti vantaggi specialmente fiscali agli investitori. Da ciò derivano rendimenti significativi, esposti naturalmente alle variabili dei mercati finanziari. E soprattutto all’andamento dei tassi Fed, che incidono sulla rimuneratività, dato che i Reit si finanziano alle condizioni determinate dalla politica monetaria in corso.
In una fase incerta di evoluzione del costo del denaro, che dovrebbe però tendere verso una contrazione pure oltre Oceano, i Reit tornano d’attualità. Anche perché hanno storicamente prodotto rendimenti totali competitivi, basati su yield da dividendi elevati e costanti nonché su apprezzamenti del capitale nel lungo termine. Una particolarità sta nel fatto che molti sono specialistici, poiché attivi in nicchie di mercato dell’immobiliare sia residenziale sia commerciale. La loro lista è lunga. Da notare poi che vengono classificati con dei rating, come avviene per i bond, consentendo di valutarne meglio la solidità.
I rischi per il reddito immobiliare includono logicamente un aumento dell'inflazione e dei tassi di interesse. Se i tassi aumentano troppo rapidamente – come già si è anticipato - le acquisizioni a breve termine potrebbero essere meno redditizie. Altri rischi includono il potenziale delle incertezze economiche, più rilevanti per alcuni settori. Infine l'esposizione all'Europa comporta attualmente rischi valutari, in quanto un dollaro forte rende il reddito estero meno incisivo.
I rendimenti si estendono dal 5-6% al 18% annuo, ma attenzione ai numeri: è evidente che yield molto elevati dipendono anche da quotazioni basse e da valutazioni quindi negative del mercato sulle singole società.
Volendo esaminarne le diverse tipologie e i riferimenti relativi all’andamento di quotazioni e rendimenti segnaliamo il sito https://www.reit.com/what-reit/reit-sectors, che fornisce la possibilità di ottenere tutte le informazioni per un approfondimento di questo settore degli investimenti, negoziabili attraverso le normali piattaforme di trading.
Al momento uno dei temi di maggiore attualità in relazione ai Reits sta nel fatto che le loro performance da “total return” in prospettiva di medio-lungo termine appaiono migliori rispetto a quelle dei Treasuries Usa. Una diversificazione quindi in tale ambito può avere senso ma deve trattarsi di una diversificazione che preveda a sua volta una diversificazione fra diverse società. Come per i titoli di Stato è consigliabile puntare su differenti scadenze così per i Reit è assolutamente preferibile frazionare il rischio, con una prevenzione fondamentale, quella di operare con un conto in valuta, dato che alcuni distribuiscono i dividendi con periodicità molto corte (perfino mensili), imponendo di annullare i costi di tutte le singole operazioni di cambio.
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