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Il tema del giorno – Insediato Trump, inizia una nuova rivoluzione. Anche in Borsa?


L’opinione di un gestore di Etf dà vari spunti per valutare cosa potrebbe succedere all’economia e a Wall Street nei prossimi anni, complici le evoluzioni che si annunciano. Secondo la sua interpretazione si avvantaggeranno le società innovative rimaste affamate di capitali a causa di regolatori troppo zelanti.

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Autore foto: rawpixel.com / U.S. Department of State - Ringraziamenti: rawpixel.com / U.S

Cathie Wood, Ceo di ARK Invest, emittente europeo di Etf tematici specializzati, analizza in un suo report le potenzialità di crescita dell’economia Usa. In cui saranno le piccole medie imprese a trarre maggiore vantaggio dalle evoluzioni della tecnologia e dalla deregolamentazione. Naturalmente si tratta di una sua visione prospettica, che merita di essere analizzata.

“In qualità di gestori di portafogli impegnati a rispettare le nostre responsabilità fiduciarie, in ARK analizziamo le opportunità e i rischi politici esclusivamente dal punto di vista del loro potenziale impatto sul mercato e della loro rilevanza per le nostre strategie d'investimento.

Riteniamo che l'amministrazione Trump avrà probabilmente un impatto molto positivo sul mercato azionario statunitense nel corso del prossimo anno e oltre. Il nuovo Presidente fa spesso riferimento all'attività economica, all'occupazione e al mercato azionario come indicatori del successo delle politiche governative, e ha dichiarato che il suo obiettivo è quello di guidare una delle amministrazioni di maggior successo della storia.

Ritenendo che le tasse e la regolamentazione abbiano soffocato le piccole imprese, la spina dorsale dell'occupazione negli Stati Uniti, l'amministrazione Trump probabilmente convincerà il Congresso non solo a preservare gli sgravi fiscali, la cui scadenza è prevista entro la fine dell'anno, ma anche a ridurre altre aliquote fiscali per le imprese e le persone fisiche, e a deregolamentare i settori in cui le grandi aziende hanno mobilitato i lobbisti e beneficiato di normative favorevoli a scapito delle piccole e medie imprese. Di conseguenza, è probabile che il rally azionario si allarghi da pochi titoli ricchi di liquidità e a grande capitalizzazione a un'ampia fascia di titoli che sono stati ostacolati, negli ultimi quattro anni, dagli shock dell'offerta, dall'esplosione record dei tassi d’interesse e da una recessione progressiva.

Sebbene un'espansione su larga scala possa contenere il deficit federale in percentuale del Pil, il DoGE, il Department of Government Efficiency, potrebbe cambiare la traiettoria del deficit in modo più radicale e credibile. La prospettiva di deficit più bassi dovrebbe placare i timori del mercato obbligazionario, contribuendo ad alleggerire la pressione sul rendimento del Treasury decennale e a riportarlo a un livello determinato più direttamente dalla crescita del Pil reale e dall'inflazione.

In un contesto di crescita più forte e più ampia, la sorpresa maggiore potrebbe essere un'inflazione più bassa del previsto. L'opinione comune oggi è che una rapida crescita in termini reali provocherà inflazione. Noi crediamo che la storia suggerisca il contrario. Dall'inizio della Rivoluzione di Reagan nei primi anni Ottanta fino alla fine della bolla tecnologica e delle telecomunicazioni, l'inflazione è scesa di pari passo con una rapida crescita reale. Perché? Una politica monetaria e fiscale disciplinata, l'aumento della produttività associata al boom dei personal computer e la forza del dollaro hanno contribuito a farla scendere.

A nostro avviso, queste quattro variabili si muovono oggi nella stessa direzione in cui si muovevano negli anni Ottanta, forse in modo più drammatico. La rivoluzione tecnologica promette di mantenere la politica monetaria sotto controllo, si pensi al bitcoin e agli altri cripto asset. Il DoGE e la deregolamentazione dovrebbero ispirare gli “animal spirits” (“il complesso di emozioni istintive che guidano il comportamento umano”) del mondo privato a competere in modo più aggressivo contro le grandi aziende che sono state protette dalla regolamentazione e da altri interventi governativi. In effetti, la deregolamentazione dovrebbe provocare una rinascita delle fusioni e acquisizioni (M&A), reintroducendo nel mercato azionario la “price discovery”, in quanto gli acquirenti strategici guarderanno a società innovative che sono rimaste affamate di capitali a causa di regolatori antitrust troppo zelanti.

L'emergere e la convergenza di tecnologie rivoluzionarie come l'intelligenza artificiale, i robot, l'immagazzinamento dell'energia, la tecnologia blockchain e la sequenziazione multiomica porteranno probabilmente ad aumenti di produttività sostenuti, sia nel settore privato che in quello pubblico, a livelli senza precedenti. Inoltre, in risposta all'aumento del rendimento del capitale negli Stati Uniti rispetto a quello di altri Paesi, il dollaro dovrebbe continuare a rafforzarsi. Non a caso l'anno scorso, con il miglioramento delle probabilità di vittoria di Trump, il dollaro ha guadagnato e non poco.

L'incertezza durante la transizione potrebbe aggiungersi al muro di preoccupazioni che ha tenuto i mercati con il fiato sospeso negli ultimi tempi. I dazi scateneranno un altro aumento dell'inflazione? Riteniamo di no: tali dazi dovrebbero invece essere selettivi e incrementali, con effetti specifici che alla fine saranno soppiantati dai tagli alle tasse, dalla deregolamentazione e dall'apprezzamento del dollaro. Riteniamo in effetti che il mercato possa prezzare in anticipo il successo dell'amministrazione Trump, che potrebbe rivelarsi una delle amministrazioni di maggior successo dai tempi della rivoluzione reaganiana”.