CONTINUA L’EFFETTO POSITIVO SUGLI INDICI AZIONARI USA, DOPO L’ALLENTAMENTO DELLA POLITICA MONETARIA DA PARTE DELLA FED, E CORROBORATO DAI DATI MACROECONOMICI PUBBLICATI.
IN SALITA TUTTI GLI ASSET PRINCIPALI: AZIONARIO, COMMODITIES PREZIOSE ED INDUSTRIALI, BONDS. IN DISCESA DOLLARO E PETROLIO.
Continua il momento d’oro per l’azionario USA con nuovi record sugli indici S&P500 a 5767,37 punti (il quarantaduesimo del 2024) e DOW JONES a 42628,32 punti, mentre per l’indice tech NASDAQ100 manca sempre il 3,41% per raggiungere la precedente vetta record. Ma anche ORO al nuovo massimo storico a 2708,70 $/oz., ARGENTO al massimo relativo dal Dicembre 2012 sopra i 33 $/oz., RAME che si sta avvicinando al massimo assoluto del 20 maggio 2024, BONDS in rialzo e, ovviamente, il Dollaro perde valore così come il Petrolio, ma per altre cause che leggeremo in seguito. Insomma per ora l’allentamento della politica monetaria e dei pregiudizi della FED solleva tutte le barche. Anche i dati macro settimanali sui consumi personali usciti di poco sotto le attese hanno contribuito a mantenere il ‘sentiment’ positivo sull’economia a stelle e strisce. Vedremo in questa settimana se anche i dati relativi al mese di settembre sul mercato del lavoro (diventati il must per i membri della FED) daranno un ulteriore spinta ai mercati o viceversa.
Solo l’indice delle ‘small caps’ ha perso nel corso della scorsa settimana, riportando una negatività dello 0,53%. Il Russell 2.000 continua a picchiare contro la resistenza in area 2.250 punti che lo ha contenuto ad agosto. A proposito di Small Caps USA, Jefferies ha pubblicato un interessante studio in cui osserva, tra le altre cose, che i cicli di easing sono storicamente stati positivi per le Small Caps, che hanno outperformato le Mid e le large Caps in media su 3, 6, 9 e 12 mesi… (v. grafico)
Le eccezioni si collocano nella bolla tech, quando il Nasdaq è esploso, e ancora nel 2019, perchè poi è arrivato il Covid è ha fatto salire tutti i colossi del tech, con business favoriti dalla pandemia (e.commerce, social, streaming TV, Smartphone e PC, etc).
Parimenti, le fasi di inflazione sopra target ma calante, come quella attuale, sono state favorevoli alle small caps (v. grafico):
Altri fattori attualmente a supporto delle Small Caps USA secondo Jefferies sarebbero gli spread high yield contenuti, i tassi in calo, la curva che si disinverte, il Dollaro debole e la stagionalità. Alla fine steepening e tassi in calo non sono altro che manifestazioni del ciclo di easing che la Fed ha appena iniziato, e gli spread bassi una conseguenza di una fase di crescita protratta. In ogni caso, mi pare che le conclusioni, oltre ad avere un supporto statistico solido, abbiano anche senso.
Ma anche la CINA non sta a guardare. Ad inizio della scorsa settimana, la conferenza indetta dalla PBOC in coordinazione con la National Financial Regulatory Administration (NFRA) e la China Securities Regulatory Commission (CSRC), sul "sostegno finanziario allo sviluppo economico" non ha deluso le attese, anzi, le ha sovraperformate. Il governatore della Banca Centrale cinese, Pan Gongsheng, ha annunciato una serie di misure tra cui le principali sono:
1) Tagli multipli dei tassi. Taglio di 20 bps del tasso delle Open Market Operations, di 30 bps della medium Term Lending Facility, e un successivo taglio dei lending prime Rates. Per mantenere stabili i margini di interesse delle banche, saranno abbassati di 20-25 bps i tassi di deposito. Taglio di 50 bps della riserva obbligatoria, una mossa in grado di rilasciare 1 trilione di Yuan di liquidità nel sistema. E' stato lasciato intendere che la riserva obbligatoria bancaria potrebbe scendere di altri 25-50 bps nel quarto trimestre.
2) Misure di supporto all'immobiliare: la PBOC indurrà le banche ad abbassare i tassi dei mutui esistenti, portandoli in linea con quelli di nuova emissione. La discesa dovrebbe essere di circa 50 punti base e far calare la spesa per interessi di 150 bln Yuan nel complesso (2.5% de reddito disponibile annuale). L'acconto per acquisto della seconda casa scenderà dal 25% al 15%, uguale a quello per la prima casa. Il governatore Pan ha anche promesso di studiare politiche per consentire alle banche di acquistare terreni dai costruttori, segnalando che la PBOC potrebbe fornire supporto tramite rifinanziamenti se necessario.
3) Misure per supportare il mercato azionario. Una facility per fornire liquidità contro collaterale qualificato (Bonds, ETF azionari e singole azioni del CSI 300) da 500 bln Yuan dove Assicurazioni, Asset Managers e Brokers possono rifinanziare le loro posizioni, con la possibilità di raddoppiare l'importo se non basta. E uno schema da 300 bln Yuan a disposizione delle banche, da cui prendere risorse finanziarie (all'1.75%) per prestarle (al 2.25%) alle aziende quotate allo scopo di finanziarci buyback azionari. Infine è stato comunicato che un fondo di stabilizzazione del mercato è stato messo allo studio.
Questo pacchetto di misure è decisamente robusto. Un chiaro segnale che le Autorità sono preoccupate dell'andazzo e vogliono dare un chiaro segnale di svolta. Le misure dedicate al supporto dell'azionario valgono il 3% del flottante di borsa delle "A" shares, un’entità senza precedenti, con la possibilità che questa venga aumentata.
Ma non finisce qui. Sempre in settimana le Autorità del Partito hanno tenuto un meeting non programmato, che si è concluso con una dichiarazione in cui il governo si impegna a raggiungere il target di crescita del 2024 e promette di "arrestare il declino del mercato immobiliare. Il Presidente Xi, con i suoi 24 alti funzionari hanno poi promesso di mettere in campo misure fiscali anticicliche e di fornire supporto alle imprese e all'economia dei privati, e aiutare le frange più vulnerabili della popolazione. Per il momento non sono stati indicati dettagli di queste decisioni, ma Reuters ha riportato che il Governo ha in programma di emettere obbligazioni per 2 trilioni di Yuan, ovvero 284 miliardi di $, come parte di un programma di spesa fiscale, metà da spendere in supporto ai consumi e metà da dare ai governi locali per aiutarli a contenere i problemi di indebitamento. Si parla anche di assegni ai cittadini con 2 o più figli. Infine circolano indiscrezioni secondo le quali vi è in programma una ricapitalizzazione delle banche pubbliche per un importo di 1 trilione di Yuan.
Pertanto alle misure di politica monetaria, che per lo più vanno a supportare il lato della produzione, l’impatto fiscale porta aiuto alle imprese e alle famiglie. Possiamo tranquillamente dire che la portata di quanto illustrato nel corso della scorsa settimana ha superato abbondantemente le aspettative che pure erano significative. Per giudicare l'efficacia di questo nuovo approccio, dobbiamo avere i dettagli, ma la determinazione è evidente. C'è poi un tema di implementazione, visto che molte misure non sono del tipo che si mette in piedi dall'oggi al domani. Però il cambio di passo si vede bene, insieme con la disponibilità ad aumentare gli importi.
La reazione settimanale, per il momento, è stata entusiastica con gli indici Shenzen Component in guadagno del + 10,31% e l’indice CSI300 in guadagno del + 15,27%.
Ora c’è da chiedersi se la vagonata di misure varate dalla PBOC, e quelle a venire, saranno sufficienti a produrre un recupero dell'azionario locale cinese che vada oltre la manciata di sedute. Gli organi ufficiali sembrano esserne molto convinti: il quotidiano ufficiale Securities Times ha scritto che il pacchetto di stimoli guiderà un forte rialzo del mercato azionario domestico ("A" share), poiché alcune delle misure sono "senza precedenti" e hanno superato le aspettative degli investitori. Chiaro, un po' come chiedere all'oste se il vino è buono. Il fatto che siano ancora una volta per lo più "lato offerta" e poco “lato domanda”, implica che non possono essere considerate, da sole, sufficienti per un’inversione dell'economia, ma costituiscono un segnale della determinazione delle autorità ad ottenere risultati completi.
Comunque queste misure arrivano in un momento in cui il sentiment nei confronti dell'economia e degli asset cinesi è ai minimi storici. Le aspettative registrate dalla Fund Manager Survey di settembre (- 18%) le potete vedere nel seguente grafico:
L’operatività sullo "Short China Equity” nella stessa survey era indicato come le seconde “contrattazioni più voluminose” (v. grafico):
L'impressione è che il quadro tecnico (inteso come umore, sentimento e posizionamento) sia tale da andare ad esaltare un effetto positivo di questi pacchetti su economia e liquidità. E' probabile che le "A" shares possano quantomeno ancora produrre un recupero significativo prima che il mercato cominci ad interrogarsi sull'efficacia effettiva per l'economia di queste ed altre misure.
I mercati cinesi vengono da una sottoperformance che definire marcata è poco, nei confronti dell'azionario USA e globale. Questo ha causato un livello di disamoramento da parte degli investitori internazionali con pochi precedenti in passato (v. grafico):
Ma le attese sono per un processo di ripristino di posizioni di investito in azionario cinese che continui per qualche tempo. Almeno fino a quando si tratterà di misurare il successo di queste misure nel modificare un trend di indebolimento dell'economia cinese che dura da più di 15 anni. Ma sembra materia per il 2025 inoltrato.
Per quello che può servire, ma più che altro per dovere di cronaca, riportiamo il parere di uno stratega di Goldman Sachs secondo il quale, dopo le elezioni presidenziali USA, l'acquisto di azioni cinesi dovrebbe "fare parte dei piani degli investitori". Gli argomenti che mostra sono simili a quanto illustrato in precedenza. Cioè che lo ‘short sull’azionario della CINA era il più grosso ‘trade’ di consenso in giro, e lo spazio per aggiungere esposizione è ampio presso una vasta gamma di investitori. Gli ETF che investono in CINA hanno visto riscatti per oltre 4 miliardi di $, in completa controtendenza rispetto al resto. Mercoledì scorso le sottoscrizioni sono state pari a 173 mln di $ (un’inezia). I Fondi di investimento attivi globali avevano a fine agosto un’esposizione attorno al 5%, ai minimi decennali. Anche loro hanno spazio (v. grafici):
Rispetto a due settimane fa quando i fondi azionari globali hanno attratto grandi afflussi di denaro, nella settimana appena trascorsa, in controtendenza con i mercati di Wall Street, gli investitori hanno ridotto le partecipazioni nei fondi azionari statunitensi, spinti dalle persistenti preoccupazioni sulla salute dell'economia e dalla cautela in vista delle elezioni presidenziali statunitensi. Secondo i dati LSEG, durante la settimana gli investitori hanno disinvestito ben 22,43 miliardi di $ di fondi azionari statunitensi, registrando la più grande vendita netta settimanale dal dicembre 2022 (v. grafico):
Indicando come la debole fiducia dei consumatori statunitensi della scorsa settimana ha accresciuto le preoccupazioni degli investitori sulla salute del mercato del lavoro, alimentando il timore che l'insolito taglio di 50 punti base dei tassi da parte della Fed fosse una risposta a un significativo rallentamento economico. Per segmento, i fondi azionari statunitensi a grande capitalizzazione hanno registrato deflussi sostanziali pari a 15,23 miliardi di $, la più grande vendita netta settimanale da dicembre 2022. Inoltre, gli investitori hanno ritirato 2,34 miliardi di $, 2,08 miliardi di $ e 998 milioni di $ netti rispettivamente dai fondi a piccola capitalizzazione, multi-cap e mid-cap.
Tra i fondi settoriali, gli investitori hanno ritirato 539 milioni di $ dal settore dei beni di consumo di base, invertendo tre settimane consecutive di acquisti netti. I settori immobiliare, industriale e finanziario hanno registrato ciascuno circa 400 milioni di $ di deflussi durante la settimana (v. grafico):
Nel frattempo, i fondi obbligazionari statunitensi hanno attirato 6 miliardi di $ in acquisti netti, proseguendo la loro serie positiva con il 17° afflusso settimanale consecutivo. In testa al gruppo, i fondi governativi e del Tesoro short-to-intermediate degli Stati Uniti hanno registrato circa 3,13 miliardi di $ di afflussi, il più alto in quattro settimane. Inoltre, i fondi investment grade e short-to-intermediate imponibili domestici degli Stati Uniti hanno registrato anche significativi acquisti netti, per un totale rispettivamente di 2,21 miliardi di $ e 1,17 miliardi di $ (v. grafico):
Nel frattempo, gli investitori statunitensi hanno acquisito fondi del mercato monetario per un importo netto di 112,57 miliardi di dollari, registrando il loro più grande acquisto netto settimanale almeno da dicembre 2020.
Passiamo ora ad analizzare il mercato monetario.
Come detto in precedenza, l’effetto allentamento dei tassi da parte della FED e la forza dei dati USA si è fatto sentire anche sui BONDS, i cui rendimenti sono scesi anche nel corso della scorsa settimana. In effetti, sembra che il track record del FOMC nello stabilire quando l'inflazione non è più un problema e si possa fare allentamento della politica monetaria, sia particolarmente buono. Sentimentrader.com è andato a guardarci e ha rilevato che quando la FED inizia a tagliare i tassi, l'inflazione in media scende di parecchio, e le eccezioni sono poche (v. grafico):
L'unico anno in cui al taglio ha fatto seguito un livello dell’inflazione più alto su tutti gli orizzonti temporali, è il 2007. Ma in quell'occasione il petrolio passò da una media di 65 $ al barile della prima metà dell'anno, ai 140 $ registrati a metà 2008. Anche il 2019 mostra una fase di salita dell'inflazione dopo il taglio. Ma è stato temporaneo e poi è arrivato il Covid a farla crollare (inizialmente). Questa statistica lascia intendere che particolari colpi di coda dei prezzi siano improbabili e quindi è favorevole per i Bonds a medio termine, e per gli asset più rischiosi.
La Reserve Bank of Australia nel suo meeting ha lasciato i tassi invariati, ma nella conference il Governatore Bullock ha osservato che il Comitato non ha considerato esplicitamente un aumento dei tassi. Inoltre, è stata eliminata la notazione fatta ad agosto secondo cui: "una riduzione a breve termine del tasso di interesse non è in linea con il pensiero attuale del Comitato", e sono stati evidenziati rischi al ribasso per le previsioni di crescita della RBA. I mercati si attendevano toni più duri e così i rendimenti sono calati, con focus sulla parte breve.
Sempre nel corso della scorsa settimana, il risultato del meeting della Swiss National Bank, è stato quello di aver tagliato i tassi di 25 bps come da attese, ma ha corretto pesantemente al ribasso le sue proiezioni sull'inflazione (v. grafico):
Mentre non sorprende che la probabilità di un taglio da parte dell'ECB al meeting del 17 ottobre sia salita a oltre il 60% in settimana e la probabilità che entro la fine 2024 i tagli da 25 bps siano due, abbia superato il 90%. In totale sarebbero 100 bps di taglio nel 2024 per l'ECB. Il mercato sconta che attualmente sia l'economia EU ad aver più bisogno di tagli dei tassi.
Andiamo ora a vedere nello specifico il mercato dei futures sui Fed Funds in considerazione della prossima uscita dei dati sul lavoro di venerdì che potrebbero aiutare a consolidare le opinioni sulla prossima mossa della FED nella riunione del 6-7 novembre.
Lo strumento FedWatch del CME Group mostra quasi uguali probabilità del secondo taglio dei tassi riguardo alla prossima riunione di mercoledì 7 novembre. Al momento le probabilità per un taglio di 25 bps è al 60,4% rispetto al 39,6% di quelle per un taglio di 50 bps. Ricordiamo che due venerdì fa il taglio da 50 bps riportavano probabilità pari al 53,0% (v. grafico):
Per l’ultima riunione del 2024, sempre al comando ma stazionarie le probabilità di un taglio per complessivi 75 bps (forse troppo ottimistiche) che dal 50,0% di due venerdì fa passano all’attuale 50,2%, mentre salgono le probabilità relative al taglio di 50 bps che si alzano dal 23,4% di due venerdì fa, all’attuale 28,8%. A scapito delle probabilità di un taglio per complessivi 100 bps (altra esagerazione del mercato) che dal 26,6% di due venerdì fa si abbassano all’attuale 21,0% (v. grafico):
Per l’anno 2025 la prima riunione è prevista per mercoledì 29 gennaio e troviamo sempre al comando le probabilità di un taglio per complessivi 100 bps che si alzano ulteriormente dal 41,8% di due venerdì fa passano all’attuale 44,1%. Mentre si abbassano leggermente le probabilità di un taglio per complessivi 125 bps (fuori dall’attuale realtà) che dal 32,8% di due venerdì fa passano all’attuale 28,6%. Infine si abbassano leggermente anche le probabilità per un taglio di complessivi 75 bps (forse i più reali) che passano dal 17,2% di due venerdì fa all’attuale 21,6% (v. grafico):
La novità per le prossime settimane, riguarda l’ultima riunione del 2025 e precisamente di mercoledì 10 dicembre. Qui troviamo un coacervo di possibilità con le relative probabilità. Prendiamo in considerazione solo quelle più acquistate/vendute, quindi iniziamo con il taglio per complessivi 200 bps che, al momento, comandano con il 27,6% di probabilità, seguite a ruota da un taglio per complessivi 175 bps che troviamo al 26,3% di probabilità. Infine le ultime due a doppia cifra che sono per tagli complessivi pari a 225 bps al 17,8% e per tagli complessivi pari a 150 bps con probabilità al 14,5% (v. grafico):
A metà della scorsa settimana, la forza dei dati USA e l'ennesimo record per l’azionario, hanno esercitato pressioni rialziste sui rendimenti, sia sul Treasury 2 anni che sul 10 anni, anche se in chiusura di ottava i Treasury hanno ripreso a salire vanificando il recupero dei rendimenti. Lo spread 10Y-2Y, andato in doppia cifra due settimane orsono, continua ad aumentare.
Nello specifico, il Treasury 2 anni chiude l’ottava al 3,563% valore in discesa rispetto al 3,597% di due venerdì fa, mentre il rendimento di riferimento del Treasury a 10 anni sale dal 3,741% di due venerdì fa, all’attuale 3,754% di chiusura settimanale.
Infine anche la scadenza più lunga del 30Y guadagna più basis point con il rendimento che passa dal 4,086% di due venerdì fa, tornando al 4,105% della chiusura di ottava.
Come detto in precedenza, il classico spread 10Y – 2Y sale in doppia cifra e si porta a 19,1 punti in chiusura di ottava (v. grafico):
Dopo il balzo di due settimane fa dei tassi reali, al netto dell’attuale tasso di inflazione, la chiusura di venerdì scorso riporta un dato in perfetta parità con la settimana precedente al 2,15%, come mostrato dal grafico del breakeven inflation a 10 anni (v. grafico):
Analisi grafica dell’indice di riferimento di una parte delle nostre operazioni, il NASDAQ100.
Continua il recupero per l’indice tech che è riuscito a superare il massimo relativo del 22 agosto nella giornata di giovedì scorso, riuscendo a chiudere l’ultimo gap rimasto aperto del 17 luglio scorso. L’indice dei titoli cosiddetti ‘Magnificent Seven’ ha guadagnato in settimana l’1,65%, grazie soprattutto a TESLA, sensibile ai nuovi tassi, che è balzato del 9,32%, seguito da NVIDIA che ha guadagnato il 4,66%, mentre AMAZON ha perso l’1,90% e MICROSOFT che ha perso l'1,67%, titoli che vengono scambiati a valore così alti più per la pubblicità dovuta dall'IA che per considerazioni economiche.
Tra i titoli più in movimento nel corso della scorsa settimana, la trimestrale di MICRON con previsioni aggressive sulla domanda di chips per l'AI nel prossimo trimestre, ha fatto guadagnare al titolo il + 18,26%. INTEL è aumentato del 9,48% dopo che un rapporto dei media ha affermato che APOLLO si è offerta di investire fino a 5 miliardi di dollari nel produttore di chip. Grazie agli stimoli del governo cinese, sono balzate in alto PDD Holdings che ha registrato un incremento del 35,52% e JD.Com (+ 39,76%). UNITED AIRLINES che ha guadagnato il + 11,16% e BOOKING HOLDINGS (+ 4,53%), al nuovo massimo storico. A seguire in tono minore, troviamo APPLIED MATERIALS (+ 6,64%) e ELECTRONIC ARTS (+ 3,65%).
Tra le vendite settimanali maggiori troviamo i titoli del settore sanitario quali REGENERON (- 8,94%) e AMGEN (- 4,36%). Le azioni di COSTCO scivolano mentre le vendite trimestrali sono insufficienti e l'aumento delle commissioni non aumenterà immediatamente i ricavi.
La partecipazione al rialzo dei titoli cosiddetti ‘minori’ è stata in sostanziale parità rispetto all’indice ‘pesato’ nel corso della scorsa settimana, L’indice NASDAQ100 Equal Weighted ha chiuso l’ottava in guadagno del + 1,20%. Anche il deficit da inizio anno è rimasto in parità all’attuale 12,05% rispetto all’12,03% di due venerdì fa.
Graficamente notiamo come l’area di resistenza a 19900/20000 sia stata superata di forza con un’apertura in gap giovedì scorso con conseguente chiusura dell’ultimo gap rimasto aperto dal 17 luglio scorso, poi nella giornata di venerdì l’indice ha ripiegato chiudendo la sessione settimanale appena sopra i 20000 punti. Dobbiamo aspettare ancora per stabilire se l’indice troverà la forza per andare a testare il precedente massimo storico e continuare l’attuale fase rialzista. Il livello di RSI a 61 indica senz’altro una certa dose di forza relativa e lo spazio affinché lo scenario appena descritto sia possibile, è ancora intatto. La pubblicazione degli importanti dati sul mercato del lavoro di venerdì prossimo, potranno dare una bella scossa, in positivo o negativo, all’azionario. La settimana si è chiusa a 20008,62 in guadagno del + 1,10% rispetto alla chiusura dello scorso venerdì, il che porta ad un guadagno del + 18,92% rispetto alla chiusura del 2023.
Non si ferma la fase rialzista per l’indice S&P500 che nel corso della settimana appena trascorsa fa registrare un nuovo record dietro l’altro (il quarantaduesimo nel 2024) ad eccezione di venerdì, quando raggiunti i 5767 punti ha deciso di fermarsi a riposare. L'indice è salito del 20% da inizio anno e con il terzo trimestre che si concluderà oggi, l'indice è sulla buona strada per la sua performance più forte da gennaio a settembre dal 1997 !! Lentamente ma costantemente, si avvicina sempre più il target atteso dagli analisti a quota 6000 punti.
Degli 11 settori dell’indice, 6 hanno chiuso l’ottava in rialzo e 5 in ribasso. Grande guadagno per il settore dei Materiali di base, al nuovo massimo storico, grazie anche alle decisioni di stimolo economico della CINA, a seguire continua il recupero del settore dei consumi discrezionali (che ha sorpreso molti investitori in quanto storicamente i titoli hanno avuto risultati migliori quando l'economia si stava riscaldando e i tassi di interesse e i rendimenti obbligazionari stavano salendo, un modello che si applica anche alle azioni "value" economiche e agli indici ‘equal-weighted’), il settore industriale e quello delle utilities. Mentre al ribasso troviamo il settore energy, penalizzato dalla debolezza del petrolio, schiacciato nelle ultime 48 ore dall'aumentare delle speculazioni sulla possibilità che l'Arabia abbandoni il target di 100 $/b e modifichi la sua strategia dal supporto al prezzo verso la ricerca di una maggior quota di mercato, un po' quello che fece nel 2014. A seguire troviamo, per la seconda settimana consecutiva, il settore della sanità ed anche dell’immobiliare (v. grafico):
Al riguardo della rotazione settoriale in atto, nel corso della scorsa ottava gli acquisti sui titoli di media capitalizzazione hanno fatto registrare un nuovo massimo storico all’indice S&P Equal Weight che ha riportato un guadagno del + 1,25% quasi raddoppiando la performance rispetto all’indice ‘pesato’, con lo spread da inizio anno che passa all’attuale 6,91% dal 7,56% di due venerdì fa a favore del ‘pesato’.
I prezzi dei metalli hanno registrato un'impennata dopo che la seconda economia mondiale, la Cina, ha annunciato il suo più grande stimolo economico dai tempi della pandemia, per far uscire l'economia dalla fase deflazionistica. I titoli minerari di rame e litio sono aumentati. Nel corso della scorsa settimana FREEPORT-MCMORAN è aumentato del 15,29%, Southern Copper aggiunto il 14,74%, Albemarle avanzato 11,65% e Arcadium Lithium è salito del 14,74%.
Sempre grazie agli stimoli del governo cinese, le quotazioni di ALIBABA sono aumentate del 7,88%. Come abbiamo visto con UNITED AIRLINES, anche la compagnia aerea SOUTHWEST AIRLINES ha guadagnato fino a circa il 9,0% svelando tra le altre cose, anche un programma di riacquisto di azioni da 2,5 miliardi di $, piani di riduzione dei costi e un nuovo membro del consiglio di amministrazione, nel tentativo di convincere gli azionisti che può risollevarsi.
Tra le azioni, VISA ha perso il 5,49% dopo che il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha citato in giudizio la società per presunte violazioni antitrust. VISA dispiega una rete di accordi anticoncorrenziali illegali per penalizzare commercianti e banche che utilizzano reti di pagamento concorrenti", ha affermato il Procuratore generale Merrick Garland in un annuncio. "Allo stesso tempo, costringe i potenziali entranti nel mercato ad accordi illegali per non competere, minacciando commissioni elevate se non collaborano e promettendo grandi ricompense". Sempre a seguito di un’indagine federale, le quotazioni di SUPER MICRO COMPUTER sono crollate più del 10,0% a causa di un rapporto pubblicato dalla società Hindenburg Research che si è concentrato in parte sulle accuse di violazioni contabili di un ex dipendente, nonché sulle transazioni tra SUPER MICRO e le aziende gestite dai familiari dell'amministratore delegato Charles Liang.
A livello grafico notiamo come la fase rialzista, dopo il superamento dell’area di resistenza dei 5700 punti, vedrebbe i prezzi testare la successiva area di resistenza proiettata a 5835 punti. Viceversa troviamo supporto prima in area 5650, poi in area 5590 punti [ritracciamento del 27,2% di onda 5 di (5) in corso]. Nonostante il continuo rialzo, il livello di RSI è a 64 frutto appunto di un trend non volatile ma costante, che oltre ad indicare forza relativa, permette anche di continuare lo scenario attuale.
Impennata del valore dell’indice Cboe Volatility Index (VIX) nella giornata di venerdì scorso, dopo i dati sui consumi personali che si alza del 10,34%. Se fino al giorno precedente il livello del VIX era costantemente sotto i 16 punti, in chiusura di ottava l’indice fa registrare un valore che sfiora i 17 punti. Nulla di allarmante, ovviamente, ma da prestare attenzione.
Ritorna a valori più normali, anche se ancora alti, l’indice skew del CBOE sull’S&P500 – un indicatore del mercato delle opzioni ‘out of the money’ per la domanda relativa di contratti call al rialzo rispetto a contratti put al ribasso – che dal record di 171,72 punti del 19 settembre si porta a chiudere l’ottava a 160,99 punti in discesa anche con la chiusura di due venerdì fa a 165,75. La tendenza per gli investitori rimane rialzista, anche se nel corso della settimana diverse posizione call sono state richiuse. La settimana dell’indice S&P500 si è chiusa a 5738,17 in guadagno del + 0,63% rispetto alla chiusura di venerdì scorso, il che porta ad un guadagno del + 20,30% rispetto alla chiusura del 2023.
Anche per il listino delle major industrial, DOW JONES, è stata una settimana all’impronta del rialzo, con conseguente aggiornamento del nuovo record a 42628,32 punti nella giornata di venerdì. La performance settimanale non è stata eccezionale ma ciò è bastato per superare l’area di resistenza dei 42.200 punti, soglia che aveva fermato il rialzo nei primi quattro giorni della settimana. Il listino è stato trascinato dai titoli HOME DEPOT (+ 2,48%), McDONALD’S (+ 2,31%) e DISNEY (+ 2,41%).
Di contro le azioni GENERAL MOTORS sono in calo del 4,91% e quelle di FORD dell’1,0% dopo che entrambe le case automobilistiche sono state declassate dagli analisti di Morgan Stanley e Bernstein. FORD è stata tagliata da Overweight a Equal Weight e GM è stata tagliata da Equal Weight a Underweight. Del titolo VISA abbiamo già scritto nell’S&P500 e di AMGEN nel NASDAQ100.
A livello grafico, detto dell’area dei 42.200 e vista la chiusura di ottava nella sua prossimità, in questa settimana bisognerà valutare se tale area regge per puntare alla prossima proiezione rialzista posta in area 43250/43300 oppure se i prezzi avranno bisogno di andare a testare il supporto in area 41600/41500. La settimana si è chiusa a 42313 in guadagno del + 0,60% rispetto alla chiusura di venerdì scorso, il che porta ad un guadagno del + 12,27% rispetto alla chiusura del 2023.
ORO INDEX
L’ORO ha conquistato la sua terza settimana consecutiva di guadagni, raggiungendo un nuovo massimo storico giovedì scorso a 2708,7 $/oz. Se la forza rialzista persiste, emerge il segno dei 3.000 $/oz. Il rally del metallo prezioso è rimasto sostenuto, in primo luogo, dalle aspettative costanti di ulteriori riduzioni dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve nei prossimi due incontri e fino al 2025, e in secondo luogo, da incessante preoccupazioni geopolitiche derivanti principalmente dal Medio Oriente, mentre il conflitto Russia-Ucraina aggiunge anche alla questione. Ultimo ma non meno importante, contribuendo alla tendenza al rialzo dei lingotti, è emersa anche la posizione altrettanto perseverante offerta del Dollaro USA. Nel corso di questa settimana gli investitori presteranno molta attenzione ai dati sul mercato del lavoro, in uscita venerdì, ai quali la FED ha dichiarato di recente di mostrarsi molto più attenta rispetto ai dati inflazionistici.
Prospettive tecniche dell’Oro.
Il quadro tecnico a breve termine evidenzia il continuo dominio degli acquirenti. L’area della proiezione rialzista a 2650 $/oz. è stata spazzata via nella giornata di martedì scorso, dando la possibilità ai prezzi di far registrare un nuovo record sopra i 2700 $/oz. per poi ripiegare leggermente in chiusura di ottava. In questi istanti i prezzi stanno combattendo proprio nell’area 2650 $/oz. e vedremo se tale area potrà rappresentare un punto di supporto o se i prezzi avranno bisogno di una correzione più profonda in area 2580 $/oz. Viceversa, la prossima proiezione rialzista la troviamo in area 2750/2760 $/oz.
Passando agli altri due metalli preziosi, i prezzi del Platino sono riusciti nuovamente a superare l’area psicologica dei 1000 $/oz. chiudendo anche l’ottava sopra tale livello (cosa che non succedeva da luglio scorso ma, al momento, notiamo che i prezzi hanno ripreso a scendere sotto tale area per un probabile test al supporto in area 980 $/oz. Pertanto continua la fase di lateralizzazione tra i 900 ed i 1.000 $/oz.
Nuovo massimo relativo per le quotazioni dell’Argento, in scia al nuovo record dell’Oro. Le quotazioni sono salite fino ad un massimo di 33 $/oz. nella giornata di giovedì (massimo dai tempi del Dicembre 2012) per poi ripiegare in area 32 $/oz. in chiusura di ottava. Al momento i prezzi sono in ulteriore discesa in area 31,40 $/oz. Ora è importante non perdere il supporto posto in area 31 $/oz.
La quotazione settimanale dell’Oro si è chiusa a 2659,4 $/oz. in guadagno del + 0,47% rispetto alla chiusura di venerdì scorso, il che porta ad un guadagno da fine anno del + 28,36%. La quotazione settimanale dell’Oro in modalità spot si è chiusa a 2658,32 $/oz. Di seguito il grafico daily dell’ORO FUTURES DICEMBRE 2024:
DATI MACROECONOMICI
Il dato preliminare di settembre del PMI manifatturiero rilasciato da S&P Global è pari a 47,0 punti, in calo rispetto alla rilevazione di agosto di 47,9 punti e sotto al consensus che indicava un rialzo a 48,5 punti.
Per quanto riguarda il settore dei servizi, il dato preliminare di settembre del PMI rilasciato da S&P Global è di 55,4 punti, in calo rispetto ai 55,7 punti di agosto.
L’indice di prezzo delle case a luglio si attesta a quota 425,2 punti con una crescita dello 0,1% rispetto al dato di giugno di 424,7 (rivisto da 424,5 punti). Il dato è rilasciato dalla Federal Housing Finance Agency.
I prezzi delle case stanno continuando a rallentare. A luglio (che poi è una media di maggio, giugno e luglio) il Case Shiller è salito meno delle stime. L’S&P/Case-Shiller Home Price Index, che valuta le variazioni nel valore del mercato immobiliare residenziale in 20 regioni degli USA, a livello mensile a luglio non registra movimenti, con un +0,0% dopo il +0,6% di giugno. A livello annualizzato la crescita di luglio è del 5,9%, dopo il +6,5% di giugno.
La Consumer Confidence di settembre ha deluso decisamente le attese, a causa di una robusta discesa della Present Situation (che da inizio anno si è persa circa 30 punti), a fronte di expectations che calano, ma perchè il dato di agosto è stato rivisto al rialzo. L’indice di fiducia dei consumatori a settembre si attesta a 98,7 punti, in calo rispetto ai 105,6 punti di agosto (rivisti da 103,3 punti). Il dato è rilasciato dal Conference Board.
Il dato sulle vendite immobiliari in corso (che misura il cambiamento nel numero di case con contratto di vendita, ma in attesa della transazione di chiusura, escludendo le nuove costruzioni) a livello mensile ad agosto segna un +0,6%, in direzione opposta rispetto al -5,5% registrato a luglio. Il dato è rilasciato dalla National Association of Realtors.
I sussidi di disoccupazione continuano a sorprendere al ribasso, con la media mobile a 4 settimane che è scesa a 225.000 richieste. Niente male, anche se i sussidi continui hanno sorpreso marginalmente al rialzo. Le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione nella settimana terminata il 21 settembre sono state 218 mila, in calo rispetto alla rilevazione della settimana precedente di 222 mila (rivista da 219 mila). Il dato è rilasciato dall’U.S. Department of Labor.
Gli ordini di beni durevoli a livello mensile ad agosto hanno sorpreso su tutta la linea, indicando un +0,0%, dopo aver registrato un +9,9% a luglio. Il dato è rilasciato dall’U.S. Census Bureau.
Il dato preliminare di agosto sugli ordini di beni strumentali non attinenti alla difesa esclusi gli aerei a livello mensile segna un +0,2%, rispetto ad un consensus del +0,0% e dopo un -0,2% a luglio (rivisto da -0,1%). Il dato è rilasciato dall’U.S. Census Bureau.
Il GDP USA del secondo trimestre non ha subito revisioni di rilevo, ma il mix risulta leggermente più debole, a causa delle revisioni al ribasso di consumi, investimenti, residenziale ed export, compensati da revisioni al rialzo della spesa pubblica e delle scorte. Il PIL nel secondo trimestre dell’anno segna un +3,0% restando in linea con il secondo dato preliminare e mostrando un’accelerazione rispetto al +1,6% del primo trimestre (rivisto da +1,4%). Il dato è rilasciato dall’U.S. Bureau of Economic Analysis.
Il PCE è uscito lievemente sotto attese sia come headline che su core segnando un altro punto a favore della Fed. L’indice di prezzo delle spese per consumi personali core (che esclude il settore del cibo e dell’energia) a livello mensile ad agosto cresce dello 0,1%, dopo il +0,2% di luglio.
Su base annua, ad agosto il dato si attesta al 2,7%, come indicato dal consensus e dopo il 2,6% di luglio. I dati sono rilasciati dall’U.S. Bureau of Economic Analysis.
Il reddito personale su base mensile ad agosto cresce dello 0,2% dopo il +0,3% di luglio. Il consensus indicava un +0,4%. Il dato è rilasciato dall’U.S. Bureau of Economic Analysis.
La spesa personale su base mensile ad agosto cresce dello 0,2%, rispetto ad un consensus del +0,3% e dopo il +0,5% di luglio. Il dato è rilasciato dall’U.S. Bureau of Economic Analysis.
Il dato preliminare di agosto della bilancia commerciale dei beni è pari a -94,26 miliardi. Il dato è rilasciato dall’U.S. Bureau of Economic Analysis.
L’indice di fiducia dei consumatori rilasciato dall’Università del Michigan a settembre si attesta a 70,1 punti, rispetto ad un dato preliminare di 69,0 punti ed una rilevazione di agosto di 67,9 punti.
PORTAFOGLI AZIONARI
Poco da segnalare sul nostro Portafoglio azionario Storico, se non l’acquisto del titolo farmaceutico difensivo MERCK al quale contrapponiamo, quest’oggi, l’acquisto di un altro titolo del settore sanitario, REGENERON PHARMA, società biotecnologica impegnata nella scoperta, invenzione, sviluppo, produzione e commercializzazione di medicinali. Il motivo è presto detto, il bilancio è sanissimo con un cash da spavento anche se la marginalità sta un po' scendendo, ma leggeremo nel dettaglio i dati di bilancio in un prossimo articolo ad hoc che pubblicheremo in settimana, mentre a livello tecnico dal massimo del 27 agosto a 1.211 $ è sceso a 1.008 $ mercoledì scorso a testare la propria M.M. a 200 periodi per poi rimbalzare leggermente, anche se rimane sempre ben sopra il prezzo di 'fair value'. Inoltre il titolo è in netta zona di ipervenduto, pertanto puntiamo ad un rimbalzo e poi vediamo.
Sul Portafoglio “The Challenge”, sale ancora LUFTHANSA ma il balzo atteso lo fa UNITED AIRLINES che supera i precedenti massimi relativi del 2 giugno 2021 portandosi a ridosso del nostro target. Su codesto titolo ci potremmo anche accontentare di vendere in area 60 $, vedremo in settimana. Ma è su MONCLER che non voglio accontentarmi e poco importa che in chiusura di trattative il titolo ha perso qualcosa rispetto al + 14,66% dell’apertura. L’annuncio di giovedì scorso che LVMH aveva acquistato una quota del 10% in Double R, il veicolo di investimento controllato da Ruffini Partecipazioni Holding del CEO di Moncler, Remo Ruffini, che detiene attualmente una quota del 15,8% in MONCLER. Secondo gli analisti, l'accordo equivale a una quota di circa l'1,6% di LVMH in MONCLER, con il potenziale di aumentare fino al 4% nei prossimi 18 mesi. Se un colosso del lusso come LVHM crede nella società italiana, perché non crederci maggiormente noi, visto il bilancio che è un ‘bijoux’ ? Vi ricordo che il rapporto tra il valore aziendale a 12 mesi e l'EBITDA di MONCLER è pari a 10,66, rispetto ai 31 di HERMES, che è il titolo azionario del lusso con la migliore performance degli ultimi anni. Certo, alcuni di voi diranno “sell of the news” e posso anche essere d’accordo, ma abbiamo tempo e non mi va di speculare sul titolo per poi doverlo inseguire. Lo spazio c’è, quindi alzerò il livello di target in settimana. Sempre per quanto riguarda il settore del lusso ora c’è da valutare KERING, altro gioiellino di società che però negli ultimi tempi ha alzato il livello di debito acquistando il produttore di profumi di lusso Creed e una quota del marchio di lusso Valentino, concentrandosi nel contempo sul rilancio delle vendite del suo marchio di punta Gucci, che negli ultimi anni è rimasto indietro rispetto ai rivali. Vedremo.
Rimaniamo sempre in attesa che i mercati stornino un po' per poter acquistare titoli sottoquotati o, quantomeno, a prezzi più convenienti.
Alla prossima.
PUBBLICAZIONE DELLE TRIMESTRALI ECONOMICHE SUI TITOLI DEL NASDAQ100 USCITI NELLA SCORSA SETTIMANA.
CINTAS – 0,89%. La società produce e vende uniformi di identità aziendale. Opera in quattro segmenti: noleggio uniformi e prodotti accessori, vendita diretta uniforme, pronto soccorso, servizi di sicurezza e protezione antincendio e servizi di gestione dei documenti, ha riportato utili nel primo trimestre fiscale 2025 pari a 1,10 $/az. su ricavi per 2,50 mld $. La stima degli analisti per gli utili era pari a 1,00 $/az. su ricavi per 2,50 mld $. Il fatturato è cresciuto del 6,80% su base annua. La società ha alzato le previsioni per l’intero anno fiscale 2025 per gli utili tra 4,17 e 4,25 $/az. su ricavi tra 10,22 e 10,32 mld $ e l'attuale stima degli analisti per gli utili è pari a 4,16 $/az. su ricavi per 10,27 mld $.
A livello contabile nel primo trimestre 2025 abbiamo riportato: un fatturato pari a 2,501 mld $, in crescita del 6,8% rispetto ai 2,342 mld $ dello stesso periodo 2024; un reddito operativo pari a 561 mln $ in aumento del 12% rispetto a 500,5 mln $ dello stesso periodo 2024; un utile netto pari a 452,0 mln $ in aumento del 17,4% rispetto a 385,0 mln $ dello stesso periodo 2024, per un utile per azione pari a 1,10 $ rispetto a 0,93 $/az. dello stesso periodo 2024. Il flusso di cassa dalle attività operative è stato pari a 466,7 mln $ rispetto a 336,9 mln $ dello stesso periodo 2024 e il flusso netto di cassa è stato pari a 374,0 mln $ rispetto a 230,2 mln $ dello stesso periodo 2024. Al 31 agosto 2024 avevamo liquidità e mezzi equivalenti pari a 101,37 mln $. Infine, durante il primo trimestre dell'anno fiscale 2025, abbiamo riacquistato azioni ordinarie con un costo totale pari a 473,6 mln $. Abbiamo aumentato il nostro dividendo trimestrale per azione del 15,6%, il che ha comportato un pagamento di dividendi trimestrali in contanti pari a 157,9 mln $ agli azionisti.
COSTCO WHOLESALE – 2,36%. La società e le sue filiali gestiscono 891 magazzini di proprietà nei quali offrono ai loro clienti/membri una selezione limitata di prodotti a marchio nazionale ed a marchio privato, in diverse categorie merceologiche, a prezzi bassi, ha riportato utili nel quarto trimestre fiscale 2024 pari a 5,29 $/az. su ricavi per 79,70 mld $. La stima degli analisti per gli utili era pari a 5,05 $/az. su ricavi per 79,82 mld $. Il fatturato è aumentato del 0,96% su base annua.
A livello contabile nel quarto trimestre fiscale 2024 abbiamo riportato: un fatturato pari a 79,70 mld $, in crescita dell’1,0% rispetto ai 78,93 mld $ dello stesso periodo 2023; costi e spese generali pari a 76,655 mld $ rispetto a 76,158 mld $ dello stesso periodo 2023; un reddito operativo pari a 3,042 mld $ rispetto a 2,781 mld $ dello stesso periodo 2023; un utile netto pari a 2,354 mld $ rispetto a 2,160 mld $ dello stesso periodo 2023, per un utile per azione pari a 5,29 $ rispetto a 4,86 $/az. dello stesso periodo 2023. Il flusso di cassa dalle attività operative è stato pari a 11,339 mld $ rispetto a 11,068 mld $ dello stesso periodo 2023. Al 1° Settembre 2024 avevamo liquidità e mezzi equivalenti pari a 11,144 mld $.
MICRON TECHNO + 18,26%. L'azienda è un produttore e distributore di memorie e storage DRAM, NAND Flash e NOR, sensori di immagine CMOS e altri componenti a semiconduttore, ha riportato una perdita nel quarto trimestre fiscale 2024 pari a 1,18 $/az. su un fatturato di 7,75 mld $. La stima degli analisti era per una perdita di 1,15 $/az. su un fatturato pari a 7,65 mld $. I ricavi sono cresciuti del 93,27% su base annua. La società ha detto che prevede utili nel primo trimestre fiscale 2025 tra 1,66 e 1,82 $/az. su un fatturato tra 8,50 e 8,90 mld $. L'attuale stima degli analisti per gli utili è pari a 1,67 $/az. su un fatturato di 8,33 mld $.
A livello contabile nel quarto trimestre fiscale 2024 abbiamo riportato: un fatturato pari a 7,75 mld $, in crescita del 6,8% rispetto ai 4,01 mld $ dello stesso periodo 2023; un margine lordo pari a 2,826 mld $ rispetto ad una perdita di 366 mln $ dello stesso periodo 2023; un reddito operativo pari a 1,745 mld $ rispetto ad una perdita di 1,208 mld $ dello stesso periodo 2023; un utile netto pari a 1,342 mld $ rispetto ad una perdita di 1,177 mld $ dello stesso periodo 2023, per un utile per azione pari a 1,18 $ rispetto ad una perdita di 1,07 $/az. dello stesso periodo 2023. Il flusso di cassa dalle attività operative è stato pari a 8,51 mld $ rispetto a 1,56 mld $ dello stesso periodo 2023 e il flusso netto di cassa è stato pari a 386,0 mln $ rispetto ad una perdita di 5,453 mld $ dello stesso periodo 2023. Al 29 agosto 2024 avevamo liquidità e mezzi equivalenti pari a 8,106 mld $.