NASDAQ100 WEEKLY - La FED taglia di 50 bps e gli indici azionari USA brindano all'evento facendo registrare nuovi record !


ALLA FINE DELLA GIOSTRA, LA FED TAGLIA IL TASSO DI MEZZO PUNTO PERCENTUALE. LA DOT-PLOT INDICA ALTRI DUE TAGLI DA 0,25% NEL 2024.

IMMEDIATA REAZIONE POSITIVA PER I LISTINI AZIONARI USA ALLE PRESE CON CONFERME (NON SCONTATE) NELLE PROSSIME SETTIMANE.

RENDIMENTI DEI BONDS STAZIONARI SULLE SCADENZE CORTE, IN RIALZO SU QUELLE LUNGHE A CONFERMA DELLA DISINVERSIONE DELLA CURVA 2-10Y. IN DISCESA IL DOLLARO E NUOVO RECORD PER L’ORO. IN RIALZO ANCHE LE COMMODITIES INDUSTRIALI.

Alla fine, la FED ha tagliato di 50 bps, la scelta verso la quale erano state guidate le aspettative dai media "ben informati".

Nello statement si è dichiarato che la mossa è giustificata dal progresso sull'inflazione e dalla valutazione del bilancio dei rischi, che è grossomodo in equilibrio. Secondo il Comitato l'economia resta solida. La creazione dei posti di lavoro ha rallentato e la disoccupazione è salita, anche se resta a livelli bassi. Si è affermato che la FED è fortemente determinata a supportare una piena occupazione, insieme ad un’inflazione al 2%. Questa è una chiara indicazione del cambio di posizione in direzione di un supporto al mercato del lavoro.

Nella Conference, Powell ha spiegato la loro decisione, evitando accuratamente di sembrare allarmato per l'economia o l'occupazione e respingendo l'idea di aver tagliato di 50 basis point perchè in ritardo. L'economia USA resta forte e hanno tagliato in quanto vogliono mantenerla tale. Comunque i tassi non sono su un percorso predefinito, né i 50 bps devono considerarsi il nuovo standard.

Powell ha fatto di tutto per sembrare serenissimo, e trasmettere il messaggio che la dimensione del taglio non implica alcuna preoccupazione specifica per l'economia, ma piuttosto è stata adottata proprio per mantenerne lo stato di salute.

Risulta chiaro che la decisione circa l’ampiezza del taglio sia stata presa a ridosso della riunione anche in virtù delle forti aspettative dei mercati, cosa che i membri del Comitato non potevano in qualche modo “indirizzare” visto il periodo di ‘black out mediatico’ di 10 giorni ai quali sono sottoposti. Ma ci hanno pensato bene i ‘media’ a far passare il messaggio.

In passato il taglio di 50 bps è stato adottato per aprire cicli di facilitazioni quando il tempo stringeva (es: nel 2001, 2008 e all'esordio del Covid a Febbraio 2020). Non è detto che anche questa volta debba essere il caso, ma in passato ciò è stato associato a situazioni di pseudo emergenza. Sicuramente hanno contribuito i chiari segnali di deterioramento del mercato del lavoro contenuti negli ultimi due report, uniti alla percezione che le condizioni per tagliare erano già presenti prima dell'estate.

Infine, vale la pena di osservare che, guardando agli ultimi 40 anni di storia, in termini di estensione i cicli di facilitazioni si dividono in 2 famiglie: quelli brevi, 50-75 bps che hanno costituito forme di assicurazione contro shock esogeni (1995 Brady bonds crisis, e 1998 default russo e fallimento Long Term Capital management) e quelli che sono stati generati da fasi di debolezza macroeconomica (v. grafico):

Come si vede dal grafico, che li illustra facendoli partire dal livello di ieri per confrontarli, tra i tagli della seconda famiglia, il meno esteso è stato quello legato alla recessione Covid, partito nel 2019 e poi oggetto di una brusca accelerazione a febbraio-marzo 2020. Il calo totale è stato di 237 punti base. Ma i Fed Funds in quel periodo erano al 2.5% per cui lo spazio per scendere è stato utilizzato interamente. Tutti gli altri casi hanno visto facilitazioni pari o maggiori a 500 punti base. Attualmente il mercato sconta circa 200 punti base (più i 50 fatti ieri).

Ora c’è da capire se la crescita terrà ancora per almeno 2 trimestri e, anzi, avremo un'accelerazione favorita dalle facilitazioni delle condizioni finanziarie e dal miglioramento della fiducia di consumatori e aziende, allora bastano pochi tagli per risolvere la situazione, o se la discesa dei tassi dovesse essere più profonda e protratta nel tempo, allora vorrà dire che c'è ancora parecchio valore nei bonds, mentre l'azionario ad un certo punto farà i conti con una seria debolezza economica. Per dirla con Dornbush, "La crisi impiega molto più tempo ad arrivare di quanto pensi, e poi accade molto più velocemente di quanto avresti pensato." Come mostra la storia, le precedenti fasi di recessione non sono state caratterizzate da dati omogeneamente deboli, ed anzi spesso eravamo in presenza di segnali assai contrastanti ed un generale sentore che una recessione sarebbe stata improbabile o, comunque, ancora distante.

Pertanto è presumibile pensare che il ‘redde rationem’, se arriverà, sia ancora distante 3 o 4 trimestri, il tempo necessario affinché il mercato del lavoro arrivi al punto critico in cui la disoccupazione accelerando al rialzo colpirà i consumi e gli investimenti. Nel frattempo gli investimenti rischiosi si godranno le facilitazioni della FED. Detto questo, sarà opportuno monitorare attentamente i prossimi dati sui nuovi occupati mensili nel settore pubblico e privato, i sussidi di disoccupazione richiesti settimanalmente per la prima volta, il numero di offerte di lavoro, e il numero di tagli di posti di lavoro, quali segnali che la crisi stia arrivando prima di quanto ci attendiamo. Staremo a vedere.

La reazione della Borsa USA è stata immediata, e nella sola giornata di venerdì scorso sono passate di mano più di 20 miliardi di $ di azioni sulle borse statunitensi, la sessione più intensa da gennaio 2021, trainata dai settori più ciclici, recentemente più penalizzati, come IT, Consumer Discretionary, Energy, Materials e Industrials e i difensivi invece accuratamente evitati. Gli investimenti più rischiosi si sono estesi anche alle commodities, grani esclusi, mentre sui bonds sono continuate le prese di beneficio.

Pertanto troviamo una settimana sgargiante per gli indici azionari di Wall Street, con l'S&P500 in progresso dell'1,36% al nuovo record storico oltre i 5.700 punti, il DOW JONES in progresso dell’1,62% anche qui al nuovo massimo storico sopra i 42.000 punti ed infine il NASDAQ100 in guadagno dell’1,42% ma con ancora un 4,5% per superare i massimi del 10 luglio scorso. Anche il ‘future’ che replica l'indice RUSSELL2000, focalizzato sulle ‘small cap’ del mercato interno, è salito del 3,32% raggiungendo quasi il livello più alto dal 31 luglio.

Naturalmente Wall Street e l'azionario globale devono fare i conti, nelle prossime settimane, con l'incertezza legata alle Presidenziali USA. Va osservato che il tema dell'attenuazione dei pregiudizi da parte della FED non è certo emerso mercoledì scorso. Il mercato ci sta lavorando per lo meno dal discorso di Powell a Jackson Hole il 23 Agosto. Per cui nel breve il grosso del movimento è nei prezzi e, al di là dell'euforia di questi giorni, l'effetto elezioni da qui a novembre un po' di volatilità dovrebbe crearla.

I fondi azionari globali attraggono grandi afflussi nel corso della scorsa settimana.

Secondo i dati LSEG, durante la settimana gli investitori hanno acquisito fondi azionari per un valore netto di 5,21 miliardi di $, dopo aver effettuato acquisti netti per un valore di 6,54 miliardi di $ nella settimana precedente (v. grafico):

Il taglio dei tassi di ben 50 punti base ha rafforzato gli asset più rischiosi in tutto il mondo, tra cui azioni e materie prime. I fondi azionari asiatici hanno attirato investimenti netti per la 16a settimana consecutiva, per un totale di circa 2,77 miliardi di $. Anche i fondi europei hanno registrato afflussi significativi, attirando 3,29 miliardi di $ di investimenti netti, mentre le vendite nette nei fondi statunitensi sono diminuite a un minimo di quattro settimane di 1,37 miliardi di $.

I fondi di settore hanno registrato prelievi netti per la terza settimana consecutiva, per un totale di circa 1,2 miliardi di $. I settori finanziario e tecnologico hanno guidato questi deflussi, con vendite nette rispettivamente di 950 milioni e 606 milioni di $.

Passando ai fondi del mercato monetario, gli investitori hanno disinvestito circa 16,06 miliardi di $ dopo una serie di sei settimane di acquisti netti, rafforzando l'aumento della propensione al rischio degli investitori.

I fondi obbligazionari globali hanno attirato afflussi per la 39a settimana consecutiva, raccogliendo un importo netto di 11,24 miliardi di $.

I fondi obbligazionari globali a breve termine hanno ricevuto 2,3 miliardi di $, dopo gli acquisti netti pari a 2,65 miliardi di $ della settimana precedente. Anche i fondi ad alto rendimento hanno attirato 1,71 miliardi di $ di afflussi, sebbene gli investitori abbiano ritirato circa 218 milioni di $ dai fondi obbligazionari governativi.

I fondi dedicati all'oro e agli altri metalli preziosi hanno mantenuto la loro attrattiva per la sesta settimana consecutiva, attirando circa 544 milioni di $ in acquisti netti, mentre i fondi energetici hanno invertito la tendenza degli afflussi durata quattro settimane, con vendite nette pari a 129 milioni di $.

I dati che coprono 29.544 fondi dei mercati emergenti hanno mostrato che i fondi azionari hanno registrato un deflusso settimanale per la 15a volta, con un netto di 293 milioni di $. Al contrario, i fondi obbligazionari hanno ottenuto 416 milioni di $, registrando una 13a settimana consecutiva di afflussi.

Passiamo ora ad analizzare il mercato monetario.

Dopo aver pronunciato mercoledì il suo verdetto per certi versi sorprendente, la FED ha assicurato che non si è trattato di una risposta di emergenza e ha svelato delle proiezioni che, secondo gli analisti, riflettono le condizioni affinché l'economia raggiunga uno scenario ideale, in cui la crescita è stabile e l'inflazione e la disoccupazione restano basse.

Deutsche Bank ha rilevato che si è trattato del FOMC caratterizzato da maggiore incertezza sul livello dei Fed Funds. In effetti dalla Grande Crisi Finanziaria in poi la FED ha sempre guidato il mercato sulla sua opzione, lasciando alla conference e alle proiezioni il compito di decidere le modifiche alla posizione e allo scenario. Non a caso l'open interest sui futures ha raggiunto livelli record, a indicare un enorme ammontare di scommesse (v. grafico):

Come detto in precedenza, per il futuro le proiezioni hanno visto, ovviamente, diverse modifiche per renderle coerenti con una mossa di entità che in passato ha indicato "emergenza": è stato marginalmente abbassata la crescita per il 2024, sono state alzate le previsioni di disoccupazione per 2024-25-26. Le previsioni di inflazione hanno visto una bella sforbiciata per 2024 e 25. E la Dot plot ora indica un target più basso di 0.7% per il 2024 (altri 2 tagli da 25 bps) e 2025 (altri 100 bps di tagli). Vi è poi un insignificante rialzo del tasso di lungo periodo.

Al riguardo di un’altra banca centrale, la Bank Of England, ha lasciato i tassi invariati con una maggioranza di 8 membri a 1, votando all'unanimità per ridurre il proprio stock di obbligazioni governative di 100 mld di sterline nei prossimi dodici mesi. Entrambe le decisioni erano attese, ma nei verbali si è osservato che la maggioranza dei membri preferisce un approccio graduale alle facilitazioni (quindi una nota restrittiva), che ha impattato sui rendimenti dei GILT, titoli di stato britannici.

Rimanendo sempre sul versante europeo, nel corso della settimana appena trascorsa, la Bundesbank ha comunicato, nel suo bollettino mensile, che l'economia tedesca potrebbe stagnare, o contrarsi marginalmente nel terzo trimestre, anche se non si attende una recessione significativa.

Prospetticamente parlando, la decisione della FED ha influenzato tutte le principali banche centrali del globo che sono nell'atto di tagliare i tassi, con l'eccezione della Bank of Japan che li sta alzando ma da livelli infimi, e della Reserve bank of Australia, che non ha ancora iniziato (v. grafico):

La Banca nazionale svizzera si riunirà giovedì e i mercati stanno pienamente scontando un taglio di un quarto di punto all'1,0%, con una probabilità del 41% che si allenterà di 50 punti base.

La banca centrale svedese si riunirà mercoledì e si prevede che allenterà i tassi di 25 punti base, anche in questo caso con qualche possibilità di rialzo.

Andiamo ora a vedere nello specifico il mercato dei futures sui Fed Funds dopo il primo taglio dei tassi.

Lo strumento FedWatch del CME Group mostra quasi uguali probabilità del secondo taglio dei tassi riguardo alla prossima riunione di mercoledì 7 novembre. Al momento le probabilità per un taglio di 25 bps è al 53,1% rispetto al 46,9% di quelle per un taglio di 50 bps. Ricordiamo che due venerdì fa il taglio da 50 bps riportavano probabilità pari al 29,3% (v. grafico):

Per l’ultima riunione del 2024, sempre al comando ma stazionarie le probabilità di un taglio per complessivi 75 bps (forse troppo ottimistiche) che dal 41,3% di due venerdì fa passano all’attuale 50,0%, mentre scendono le probabilità relative al taglio di 100 bps che si abbassano dal 33,2% di due venerdì fa, all’attuale 26,3%. Guadagnano anche le probabilità di un taglio per complessivi 100 bps (altra esagerazione del mercato) che dal 16,8% di due venerdì fa si alzano all’attuale 23,6% (v. grafico):

Per l’anno 2025 la prima riunione è prevista per mercoledì 29 gennaio e troviamo sempre al comando le probabilità di un taglio per complessivi 100 bps che si alzano leggermente dal 37,1% di due venerdì fa passano all’attuale 41,8%. Mentre si abbassano leggermente le probabilità di un taglio per complessivi 125 bps (fuori dall’attuale realtà) che dal 33,5% di due venerdì fa passano all’attuale 32,8%. Infine stazionarie le probabilità per un taglio di complessivi 75 bps (forse i più reali) che passano dal 16,5% di due venerdì fa all’attuale 17,2% (v. grafico):

La novità per le prossime settimane, riguarda l’ultima riunione del 2025 e precisamente di mercoledì 10 dicembre. Qui troviamo un coacervo di possibilità con le relative probabilità. Prendiamo in considerazione solo quelle più acquistate/vendute, quindi iniziamo con il taglio per complessivi 200 bps che, al momento, comandano con il 27,4% di probabilità, seguite a ruota da un taglio per complessivi 175 bps che troviamo al 26,0% di probabilità. Infine le ultime due a doppia cifra che sono per tagli complessivi pari a 225 bps al 17,7% e per tagli complessivi pari a 150 bps con probabilità al 14,7% (v. grafico):

Il connubio FED accomodante e dati resilienti non può non mettere pressione alle parti lunghe delle curve, anche attraverso un recupero delle attese di inflazione. Non a caso la curva USA si è ulteriormente disinvertita. Lo spread 2-10, andato a doppia cifra, sembra seriamente intenzionato a chiudere l'esperienza in negativo.

Nello specifico, il Treasury 2 anni chiude l’ottava al 3,597% valore stazionario rispetto al 3,584% di due venerdì fa, mentre il rendimento di riferimento del Treasury a 10 anni sale dal 3,655% di due venerdì fa, all’attuale 3,741% di chiusura settimanale.

Infine anche la scadenza più lunga del 30Y guadagna più basis point con il rendimento che passa dal 3,981% di due venerdì fa, torna al 4,086% della chiusura di ottava.

Come detto in precedenza, il classico spread 10Y – 2Y sale in doppia cifra e si porta a 14,4 punti in chiusura di ottava (v. grafico):

Strano balzo dei tassi reali, al netto dell’attuale tasso di inflazione, forse a causa del dato sulle vendite al dettaglio della scorsa settimana. Come mostrato dal grafico del breakeven inflation a 10 anni, alla chiusura di venerdì scorso il tasso sale al 2,15% dal 2,08% di due venerdì fa (v. grafico):

Analisi grafica dell’indice di riferimento di una parte delle nostre operazioni, il NASDAQ100.

Continua il recupero per l’indice tech anche se non è riuscito a superare il massimo relativo del 22 agosto se non in pochi minuti in intraday nella giornata di giovedì scorso. Una buona parte del merito va all’indice dei titoli ‘Magnificent Seven’ che guadagna in settimana il 3,43%, grazie soprattutto ad una grande spinta da parte di META Platforms, che ha guadagnato il 7,0% e a seguire, APPLE, AMAZON e ALPHABET, mentre al palo rimangono NVIDIA e TESLA.

Tra i guadagni settimanali troviamo CONSTELLATION ENERGY, le cui azioni sono salite di oltre il 20% alla notizia di un accordo con MICROSOFT per riaprire parte di una centrale nucleare dismessa per alimentare progetti di intelligenza artificiale. AIRBNB (+ 11,41%), CROWDSTRIKE (+ 15,72%) e SIRIUS XM che ha guadagnato il 2,23% dopo che Guggenheim ha alzato il livello delle azioni della società radiofonica da "neutrale" a "acquista". Infine INTEL ha guadagnato il + 11,09% dopo che la rivale QUALCOMM ha proposto un'acquisizione. Acquisizione che sarebbe di enorme importanza per il produttore di chip in crisi, che ha un valore di mercato di circa 90 miliardi di $. INTEL, un tempo l'azienda di chip più preziosa al mondo, aveva visto le sue azioni scendere di circa il 60% quest'anno, prima del rapporto del Wall Street Journal di venerdì. Ancora nel 2020, Intel aveva un valore di mercato superiore a 290 miliardi di dollari. Ma un accordo è tutt'altro che certo.

Tra le vendite settimanali maggiori troviamo BIOMARIN PHARMA (16,79%) della quale abbiamo scritto in settimana con un articolo ad hoc ed ELECTRONIC ARTS (- 4,31%).  

La partecipazione al rialzo dei titoli cosiddetti ‘minori’ è stata più bassa nel corso della scorsa settimana, con l’indice NASDAQ100 Equal Weighted che ha chiuso l’ottava in guadagno del + 1,07%. Anche rispetto all’indice ‘pesato’ il minore guadagno si è fatto sentire aumentando il deficit da inizio anno all’attuale 12,03% rispetto all’11,50% di due venerdì fa.

Graficamente notiamo come l’area di resistenza a 19900/20000 (contrassegnato come onda b correttiva) abbia fermato il rimbalzo non riuscendo a superare il massimo relativo del 22 agosto se non per pochi tick e in intraday per poi chiudere l’ottava in area 19800. Come riportato la scorsa settimana su queste colonne, la prosecuzione del rimbalzo chiuderebbe la fase correttiva e potrebbe dare vita ad una nuova fase rialzista, con conseguente chiusura dell’ultimo gap rimasto aperto dal 17 luglio scorso e test del precedente massimo storico. Il livello di RSI a 59 indica che lo scenario appena descritto è possibile anche se regna ancora una certa fase di incertezza. La settimana si è chiusa a 19791,49 in guadagno del + 1,42% rispetto alla chiusura dello scorso venerdì, il che porta ad un guadagno del + 17,63% rispetto alla chiusura del 2023.  

Piano, piano, ma con costanza, continua la Fase rialzista per l’indice S&P500 che nel corso della settimana appena trascorsa fa registrare un nuovo record dietro l’altro ad eccezione di venerdì, quando raggiunta l’area dei 5700 punti ha deciso di fermarsi a riposare. A questo punto, il target atteso da diversi analisti a quota 6000 punti, è a portata di mano.

Come riportato in precedenza, degli 11 settori dell’indice, i difensivi sono stati quelli più penalizzati ad iniziare da quello dei Consumi di Base, quello della Sanità e dell’Immobiliare. Tutti gli altri in buon guadagno con il settore Industriale ai massimi storici, così come quello della Pubblica Utilità e dei Materiali di base anch’essi sui massimi storici.

Al riguardo della rotazione settoriale in atto, nel corso della scorsa ottava pur tornando gli acquisti maggiormente sui titoli ad alta capitalizzazione del settore tecnologico, l’indice S&P Equal Weight ha guadagnato il + 1,33% in sostanziale parità rispetto all’indice ‘pesato’, con lo spread da inizio anno che passa all’attuale 7,56% dal 7,42% di due venerdì fa a favore del ‘pesato’.

Alcuni titoli che hanno trascinato l’indice a questo continuo rialzo, oltre ai ‘Magnificent Seven’, dei quali abbiamo scritto a proposito dell’indice tech, sono stati NIKE con le quotazioni che hanno guadagnato il + 9,51% quando la società ha dichiarato che John Donahoe si ritirerà dalla carica di amministratore delegato il mese prossimo, coronando un mandato tumultuoso che ha fatto perdere terreno al gigante delle sneaker rispetto ai concorrenti. Donahoe si dimetterà anche dal consiglio di amministrazione. Il veterano dell'azienda, Elliott Hill, succederà a Donahoe come presidente e CEO a partire dal 14 ottobre. Hill ha ricoperto il ruolo di presidente dei consumatori fino a quando Donahoe non ha assunto l'incarico all'inizio del 2020, rimescolando i ranghi della dirigenza Nike.

Viceversa, troviamo FEDEX le cui quotazioni sono scese fino a perdere il 15,23% nella sola giornata di venerdì scorso, dopo la pubblicazione di una trimestrale deludente e con previsioni per il prossimo trimestre in discesa. Tradizionalmente la società rappresenta un indicatore di vivacità del commercio globale e quindi della domanda.

A livello grafico notiamo che la fase rialzista ha superamento l’area di resistenza dei 5700 punti, la cui prosecuzione vedrebbe i prezzi testare la successiva area di resistenza proiettata a 5835 punti. Viceversa troviamo supporto prima in area 5600, poi in area 5560 punti [ritracciamento del 27,2% di onda 5 di (5) in corso]. Il livello di RSI a 63 oltre ad indicare forza, permetterebbe ancora bene lo scenario rialzista appena descritto.

Alti e bassi nel corso della settimana appena trascorsa sull’indice Cboe Volatility Index (VIX) che passa dai 16,56 punti di due venerdì fa ad un massimo di 19,39 poco prima della decisione della FED di mercoledì, per tornare sui suoi passi in chiusura di ottava ai 16,15 punti.

Fortemente in rialzo il valore dell’indice skew del CBOE sull’S&P500 – un indicatore del mercato delle opzioni ‘out of the money’ per la domanda relativa di contratti call al rialzo rispetto a contratti put al ribasso – che dai 149,99 punti di due venerdì fa, balza fino al nuovo massimo storico della serie a 171,72 nella giornata post-FOMC di giovedì, superando il massimo storico precedente del 25 giugno 2021 a 170,55, per poi chiudere l’ottava a 165,75. Inutile sottolineare che la tendenza per gli investitori è sfacciatamente rialzista, anche se poi in chiusura di ottava qualche posizione call è stata richiusa per prese di beneficio. La settimana si è chiusa a 5702,55 in guadagno del + 1,36% rispetto alla chiusura di venerdì scorso, il che porta ad un guadagno del + 19,56% rispetto alla chiusura del 2023.

Anche per il listino delle major industrial, DOW JONES, è stata una settimana all’impronta del rialzo, anche in percentuale maggiore rispetto agli altri due indici maggiori e anche qui con record su record, l’ultimo dei quali riporta 42160,91 punti. Il listino è stato trascinato dai titoli tecnologici AMAZON e APPLE ma, soprattutto, da INTEL e dal commerciale NIKE come abbiamo letto in precedenza.

A livello grafico, notiamo come il rialzo si sia portato a contatto con l’area di proiezione dei 42260 punti, quindi da valutare se tale area possa essere superata con facilità verso la successiva proiezione posta in area 43290/43300 punti o se diventare una resistenza, nel qual caso troviamo prima un supporto in area 41600/41500, quindi in area 41150/41100. La settimana si è chiusa a 42063,36 in guadagno del + 1,62% rispetto alla chiusura di venerdì scorso, il che porta ad un guadagno del + 11,61% rispetto alla chiusura del 2023.

ORO INDEX

I prezzi dell’ORO hanno raggiunto un nuovo massimo storico a 2.651 $/oz., mentre il Dollaro USA ha dovuto affrontare una forte pressione di vendita a seguito della decisione della Federal Reserve di abbassare il tasso di riferimento di 50 punti base. Il metallo prezioso si è avvicinato molto all’area di ipercomprato in vista del rilascio dei dati dell’indice dei prezzi al consumo (PCE) di venerdì. Quindi porre attenzione.

Il calendario macroeconomico di questa settimana includerà i dati preliminari S&P Global manifatturiero e servizi dei Purchasing Managers Index (PMI) di settembre in uscita oggi, lunedì. Nel caso in cui il PMI manifatturiero recupera sopra i 50 e il PMI dei servizi rimanga comodamente oltre 50, è probabile che gli investitori siano incoraggiati sulle solide prospettive economiche. In questo caso, il Dollaro potrebbe rimanere resiliente contro i suoi principali rivali e causare ai prezzi del metallo giallo una correzione. Viceversa, è probabile che le letture del PMI più deboli delle previsioni causeranno l’effetto opposto sulla valutazione del Dollaro e dell’Oro.

Giovedì, il Bureau of Economic Analysis (BEA) pubblicherà la revisione finale dei dati del secondo trimestre del prodotto interno lordo (PIL), che è improbabile che inneschino una reazione di mercato. Infine venerdì, il BEA rilascerà i dati dell’indice dei prezzi PCE per agosto, l’indicatore di inflazione preferito della FED, anche se ora l’attenzione è rivolta maggiormente ai dati sul mercato del lavoro. Pur se gli investitori saranno meno preoccupati per i dati sull’inflazione rispetto all’inizio dell’anno, un forte aumento dello 0,3% o più, potrebbe aumentare il valore del Dollaro a scapito di quello del metallo prezioso. Viceversa, una lettura sotto attese potrebbe pesare sulle quotazioni del Dollaro e favorire l’Oro.

Con il periodo di blackout che si è concluso, da parte dei membri della FED, gli investitori presteranno anche molta attenzione ai loro commenti. I mercati stanno valutando una probabilità quasi del 70% che la FED abbassi il tasso di interesse di almeno altri 75 bps nel 2024. Se i funzionari della FED respingono la possibilità di un altro grande taglio dei tassi quest’anno, il posizionamento sul mercato suggerisce che il Dollaro potrebbe rimbalzare, trascinando le quotazioni della commodity preziosa più in basso, e viceversa.

Prospettive tecniche dell’Oro.

Il quadro tecnico a breve termine evidenzia il forte dominio degli acquirenti. L’area di ex-resistenza che quota a 2580 $/oz. è ora diventata area di supporto visto che i prezzi, nel corso della scorsa settimana, hanno sempre rimbalzato da tale area. In caso di perdita dei 2580, il successivo supporto, anche di natura psicologica, lo troviamo in area 2500 $/oz. Viceversa, la prossima proiezione rialzista la troviamo in area 2750/2760 $/oz.

Passando agli altri due metalli preziosi, i prezzi del Platino dopo essere riusciti a superare l’area psicologica dei 1000 $/oz. non sono riusciti a chiuderci sopra, scendendo nuovamente anche sotto al supporto in area 980 $/oz. per poi chiudere l’ottava appena precisamente su tale livello. In settimana se tale area non dovesse essere mantenuta è importante non scendere sotto l’area 960 $/oz.

Le quotazioni dell’Argento, in scia al nuovo record dell’Oro, sono salite superando la resistenza posta in area 31 $/oz. chiudendo l’ottava a 31,50 $/oz. In ottica continuazione del rialzo, non manca molto fino alla resistenza posta in area 32 $/oz. che, se superata, un test ai precedenti massimi storici di metà maggio in area 32,75 $/oz. non glielo toglie nessuno. Comunque, altrettanto importante non scendere nuovamente sotto il supporto dei 30 $/oz.

La quotazione settimanale dell’Oro si è chiusa a 2647,1 $/oz. in guadagno del + 1,57% rispetto alla chiusura di venerdì scorso, il che porta ad un guadagno da fine anno del + 27,77%. La quotazione settimanale dell’Oro in modalità spot si è chiusa a 2622,27 $/oz. Di seguito il grafico daily dell’ORO FUTURES DICEMBRE 2024:

DATI MACROECONOMICI

Le vendite al dettaglio ad agosto su base mensile crescono dello 0,1%, in direzione opposta rispetto ad un consensus del -0,2%. A luglio era stato registrato un +1,1% (rivisto da +1,0%). Il dato è rilasciato dall’U.S. Census Bureau.

Le vendite al dettaglio Control Group a livello mensile ad agosto segnano un +0,3%, in leggero rallentamento rispetto al +0,4% di luglio (rivisto da +0,3%). Il dato è rilasciato dall’U.S. Census Bureau.

Il dato sulla produzione industriale su base mensile ad agosto registra un rialzo dello 0,8%, rispetto ad un consensus del +0,2% e dopo aver registrato un -0,9% a luglio (rivisto da -0,6%). Il dato è rilasciato dalla Federal Reserve.

Il dato preliminare di agosto relativo ai permessi di costruzione è uscito parecchio sopra le attese. Il dato segna un +4,9%, con un passaggio dalla rilevazione di luglio di 1,406 milioni a quella preliminare di agosto di 1,475 milioni. Il consensus indicava un rialzo solo fino a 1,410 milioni. Il dato è rilasciato dall’U.S. Census Bureau.

Il numero di case per le quali è iniziata la costruzione ad agosto cresce del 9,6% su base mensile. Dal dato di luglio di 1,237 milioni si è passati a quello di agosto di 1,356 milioni, oltre il consensus di 1,310 milioni. Il dato è rilasciato dall’U.S. Census Bureau.

Le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione nella settimana terminata il 14 settembre sono uscite ben sotto attese, e ai minimi da maggio. La media mobile a 4 settimane è calata a 228.000 unità. Il balzo d'estate sembra al momento riassorbito. Il dato riporta 219 mila nuove richieste, in calo rispetto alle 231 mila della settimana precedente (riviste da 230 mila) e sotto al consensus di 230 mila. Anche i sussidi continui sono leggermente scesi. Il dato è rilasciato dall’U.S. Department of Labor.

Il Filadelfia Fed Manufacturing Index è sceso marginalmente meno delle attese, anche se i dettagli sono meno positivi, con i nuovi ordini scesi di 16,1 punti a -1,5. L'occupazione, pietra dello scandalo, però ha recuperato 16,4 punti a +10,7. A settembre il dato si attesta ad 1,7 punti, in crescita rispetto al dato di -7,0 punti di agosto. Il dato è rilasciato dalla Federal Reserve Bank di Filadelfia.

Ad agosto il numero di abitazioni esistenti vendute hanno marginalmente deluso il consenso, Qui l'effetto tassi ancora non si vede, le vendite ristagnano ai minimi dal 2011 e le scorte continuano a salire, dai livelli bassissimi del 2022-23. Il dato si attesta a 3,86 milioni, con un calo del 2,5% rispetto al mese precedente. Il dato è rilasciato dalla National Association of Realtors.

PORTAFOGLI AZIONARI

Poco o nulla da segnalare sui nostri Portafogli azionari, se non la beffa di vedere i listini salire con il portafoglio Storico vuoto, o quasi, per non aver previsto il rimbalzo totale a V in questo strano periodo dell’anno, degno del mago Otelma. AMEN inutile piangerci addosso. Proviamo ad acquistare con il bilancino del farmacista (vista l’assonanza con MERCK) in un’ottica prudente almeno fino alle elezioni americane, sperando che il mercato non ci darà torto, ed anzi, ci consenta di acquistare a prezzi più convenienti. Vedremo.

Anche sul Portafoglio “The Challenge” nulla di nuovo, risale LUFTHANSA e scende MONCLER, risale UNITED AIRLINES e scende STELLANTIS. Sulle ‘big cap’ inutile salire se non aumentiamo a dismisura il grado di rischio, basta vedere il settore ‘automotive’, soprattutto europeo, in questo ultimo periodo, grazie alla ‘lungimiranza’ della politica comunitaria a favore delle auto elettriche. E i cinesi ringraziano. Inutile mettere ora le recinzioni (dazi) quando i buoi sono già scappati. Un autolesionismo frutto sempre dell’ignoranza dei politici, in qualsiasi campo o settore sul quale dirigere gli investimenti. In ogni caso vedremo di acquistare qualche titolo poco conosciuto ma con bilanci sani. Gli unici ancora un po’ sottoquotati.

Alla prossima.

PUBBLICAZIONE DELLE TRIMESTRALI ECONOMICHE SUI TITOLI DEL NASDAQ100 USCITI NELLA SCORSA SETTIMANA.

Non sono state riportate pubblicazioni nel corso della settimana appena trascorsa.