Mercato obbligazionario: spread Italia-Francia ai minimi dal periodo pre-crisi del debito


I rendimenti dei Btp e lo spread Btp-Bund a 10 anni risultano stabili, a seguito della recente decisione della Banca Centrale Europea di ridurre i tassi d’interesse nell'Eurozona. Questa mossa ha ulteriormente rafforzato l’attrattiva dei titoli di Stato italiani, supportati dalle previsioni di ulteriori tagli ai tassi entro la fine del 2024, come anticipato dagli analisti.

L’appetito per il debito pubblico italiano rimane alto, come dimostrato dal successo delle recenti emissioni. In particolare, i nuovi Btp a 30 anni, emessi dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, hanno raccolto ordini record per oltre 130 miliardi di euro, a fronte di un’offerta di soli 8 miliardi.

Un altro elemento che ha contribuito alla forte domanda di Btp è stato il cosiddetto effetto Francia, legato alle tensioni politiche che il presidente francese Emmanuel Macron continua ad affrontare. La nomina di Michel Barnier a primo ministro e la formazione di un nuovo governo non hanno risolto del tutto l'incertezza politica, lasciando il panorama legislativo francese diviso in tre blocchi distinti: il Nuovo Fronte Popolare di sinistra, i centristi di Macron e il Rassemblement National di destra.

Queste divisioni hanno pesato sui titoli di Stato francesi, provocando un deflusso di capitali verso i titoli tedeschi e italiani. Lo spread tra i rendimenti dei Btp e quelli degli Oat francesi è tornato ai livelli minimi visti prima della crisi del debito sovrano in Europa, segnalando una maggiore fiducia nel debito italiano rispetto a quello francese.

La decisione della Bce di abbassare i tassi ha inoltre avuto un impatto significativo sui titoli di Stato italiani. La presidente Christine Lagarde ha ridotto i tassi sui depositi di 25 punti base, portandoli al 3,50%, mentre i tassi di rifinanziamento principali sono stati abbassati dal 4,25% al 3,65% e i tassi di rifinanziamento marginali dal 4,50% al 3,90%. Questo intervento ha ridotto lo spread tra i tassi di rifinanziamento principali e i tassi sui depositi, portandolo a soli 15 punti base. Questa decisione era stata già ampiamente anticipata dai mercati, in linea con l’obiettivo della Bce di incentivare l’accesso al credito per le banche dell’area euro.

Grazie a queste misure, i rendimenti dei Btp a 10 anni, così come quelli degli altri titoli di Stato europei, hanno continuato la loro discesa, con i Btp italiani che hanno visto un calo di ben 41,5 punti base negli ultimi tre mesi, arrivando al 3,52%. Si tratta di una flessione significativa rispetto al picco del 4,10%, registrato durante l’attacco contro i titoli francesi a giugno.

Anche i rendimenti dei Bund tedeschi e degli Oat francesi sono diminuiti, seppur in misura minore, con i Treasury statunitensi che hanno subito ribassi simili, segnalando un generale calo della tensione nei mercati obbligazionari.

L'emissione del nuovo Btp a 30 anni, con scadenza al 1° ottobre 2054 e una cedola annua del 4,30%, ha raccolto un forte interesse da parte degli investitori, con oltre 130 miliardi di euro di ordini, contro un’offerta di soli 8 miliardi. La partecipazione è stata ampia e diversificata, con oltre 400 investitori coinvolti. Fund manager, investitori istituzionali e banche centrali hanno rappresentato una fetta consistente dell’allocazione, con una forte partecipazione internazionale, specialmente da Europa, Medio Oriente e Regno Unito.

Prosegue quindi il momento di stato di grazia per i nostri titoli governativi. La stabilità dei Btp e la riduzione dello spread Btp-Bund a 10 anni riflettono la fiducia degli investitori nel debito pubblico italiano, supportato da un contesto economico favorevole e dalle prospettive di ulteriori tagli ai tassi da parte della Bce. Allo stesso tempo, la situazione politica ed economica in Francia continua a generare incertezza, contribuendo a spostare la domanda verso i titoli italiani.

Il boom dei BTP a 30 anni conferma l'attrattiva dei titoli di Stato italiani, che stanno beneficiando della caccia ai rendimenti in un contesto di tassi d'interesse in calo, sia in Europa sia negli Stati Uniti.

Passiamo ai numeri e all’analisi delle curve.

Analisi ZC-Yield Curve Eur
La lettura della ZC-Yield Curve Eur mostra una certa stabilità dei rendimenti su tutto il tratto della curva. Infatti, rispetto alla scorsa lettura il rendimento della scadenza a 10 anni resta in area 2,43%, mentre la scadenza trentennale sale quasi impercettibilmente in area 2,24% rispetto al precedente 2,20%.

Il movimento di appiattimento della curva (flattening) è ormai praticamente concluso, con il restringimento del differenziale 10Y-2Y, che è ora sui -3 bps, rispetto ai precedenti -8 bps. Rimane comunque la pronunciatissima inclinazione negativa nel tratto a brevissimo, con la curva che esprime sempre un massimo di rendimento sulle scadenze corte di fine 2024 in area 3,50%.

Stabili le previsioni fornite dai tassi forward su Euribor 6 mesi sulle scadenze a breve, con tassi attesi sempre in area 3,25% per inizio 2025. Ancora verticale la discesa sulla parte a breve, con la curva che scende repentinamente e resta stabile tra area 2,00% e area 1,75% entro i primi mesi del 2026. Sostanzialmente stabili le previsioni di risalita dei tassi oltre area 2,50%, verso inizio 2033.

Analisi Integrata Trendycator
Analizzando con il Trendycator le curve dei rendimenti su scala settimanale dei principali benchmark decennali si confermano le aspettative di medio termine in merito alle dinamiche attese sui tassi.

L’area UK vede il rendimento per il GILT scendere in area 3,77% con Trendycator che ora passa in stato SHORT. In ulteriore discesa i rendimenti del BUND che si portano in area 2,15% con Trendycator che conferma lo stato SHORT. Stabili e in consolidamento i rendimenti del nostro Btp decennale, sempre in area 3,55% con uno spread stabile in area 137; il modello Trendycator abbandona lo stato NEUTRAL e si posiziona su SHORT. Infine, l’area USA con i rendimenti del Treasury decennale che si ridimensionano ancora e si portano in area 3,65% con Trendycator confermato in stato SHORT.

Rendimenti bond governativi benchmark mondiali
Tabella dei rendimenti, su base settimanale, delle obbligazioni governative mondiali con qualunque rating.
Il ranking considera i bond benchmark decennali in tutte le valute di emissione.
In alcuni casi, per alcuni emittenti o per alcune valute, il rapporto rischio/rendimento di questi bond può essere anche piuttosto speculativo.

Titoli in evidenza
Visto il buon momento per il nostro debito pubblico, in ottica di ulteriore restringimento dello spread con i titoli francesi, può avere senso incrementare leggermente la quota di Btp in portafoglio, a patto che il personale profilo di rischio lo consenta in ragione dell’attuale esposizione in rapporto alla diversificazione del rischio emittente.

Volendo puntare sull’effetto combinato di riduzione spread e reattività in base alle aspettative sulla politica monetaria della Bce, è sensato puntare su titoli ad elevata duration e convexity, i quali tra l’altro esprimo anche i rendimenti più interessanti in termini di Buy&Hold.

Questa è l’attuale curva dei rendimenti dei nostri Btp e pur essendo ancora inclinata negativamente nella parte a breve, ga già ripreso la più ragionevole inclinazione positiva al crescere delle scadenze.

I rendimenti iniziano ad essere interessanti a partire dalle scadenze intorno al 2036, con un minimo del 3,56% lordo annuo ad un massimo di poco meno del 5,00% lordo annuo per le scadenze lunghissime.

Qui sotto l’estrazione dei Btp con tali caratteristiche e con la specifica del potenziale upside di prezzo (colonna Total ∆P%) in caso di ulteriore taglio dei tassi di 50 punti base se non ancora scontato dal mercato.