PRONTO RECUPERO DEI LISTINI AZIONARI USA E MONDIALI.
RIPRESA ANCHE DELLE QUOTAZIONI DEL DOLLARO E DEI RENDIMENTI DEI BONDS SU TUTTE LE SCADENZE SPECIALMENTE SU QUELLE LUNGHE. BENE L’ORO, MENO LE COMMODITIES INDUSTRIALI.
TRIMESTRALI ECONOMICHE SOCIETARIE IN LINEA CON LE ATTESE, MA SOTTO LA MEDIA QUINQUENNALE.
All’apertura in netto ribasso dei mercati azionari statunitensi di lunedì scorso, ha fatto seguito un corposo rimbalzo sia nella stessa seduta che in quella del giorno successivo (martedì), trainato, a margine, dalla tecnologia ma comunque in generale i progressi sono stati abbastanza ben distribuiti. Il vero catalyst del rimbalzo è stato l’intervento della Bank of Japan per bocca di uno dei suoi membri più influenti, Uchida. Il vice governatore ha dichiarato che è necessario mantenere una politica monetaria espansiva, e lasciato intendere che alla luce della reazione dei mercati, ulteriori rialzi sono assai improbabili. Sembra evidente come la BOJ sia rimasta attonita alla reazione del mercato alla sua ultima mossa, e intenda correggere rapidamente il tiro. Tutti i mercati mondiali hanno reagito immediatamente e positivamente alla notizia con l’azionario, in particolare quello giapponese, in ulteriore ripresa e lo Yen in calo. D'altronde, se si ritiene che il balzo dello Yen e il violento smontamento dei carry trade abbiano un ruolo in questo crash (e questo è innegabile) è ovvio che la mini-capitolazione della Bank of Japan, e la riproposizione dello Yen come divisa per finanziare i suddetti carry trades, sia un’ottima notizia. Il balzo dello Yen dopo mesi di infruttuosi sforzi a supporto della BOJ, sembra un classico esempio di "careful what you wish for" per la banca centrale giapponese. Bisogna dire che la BOJ ha agito con rapidità inattesa, e ciò va a modificare lo scenario di breve, anche se la volatilità rimarrà comunque presente per un po'.
Nella giornata di mercoledì scorso, con l’agenda macro decisamente scarna, l’attenzione si è spostata sulle domande di mutuo per la casa, le quali hanno visto un balzo settimanale del +6,9% grazie al robusto calo dei tassi dei mutui. Ma a guadagnare è stata soprattutto l'attività di rifinanziamento, dei mutui esistenti, mentre gli acquisti di casa sono aumentati pochissimo, a causa della paura di un rallentamento economico. Come mostra il seguente grafico l’indice di acquisto di case resta sui minimi portandosi a livelli di quasi 30 anni fa ed in calo dell'11% anno su anno (v. grafico):
La seduta a Wall Street era partita molto bene avendo accumulato progressi per oltre un punto e mezzo percentuale poi, da perfetto scherzo da prete, il mercato azionario si rimangiava tutti i guadagni andando a chiudere la seduta anche con un passivo discreto. Resta difficile individuare un preciso catalyst per questo dietro-front, certamente alcune trimestrali economiche negative come quelle di AIRBNB (-13%), SUPER MICRO COMPUTER (-20%), RIVIAN (-7%), hanno pesato, in realtà è la tipica fase di volatilità elevata e discontinua azione dei prezzi che segue questi crash.
Ma la volatilità, della quale parlavamo nell’articolo della scorsa settimana, seppur in discesa, si è fatta notare nelle sedute giornaliere sull’azionario, trattandosi della settima seduta di seguito in cui il range dell'S&P500 è stato superiore al 2%, quando prima della correzione avevamo avuto solo 5 sedute con questo range in tutto il 2024.
Nella giornata di giovedì (la miglior seduta da inizio anno) con l'S&P500 in progresso del 2.3% Il catalyst del rimbalzo sono state le richieste per la prima volta di sussidi di disoccupazione uscite migliori delle attese, ma la benzina l’ha offerta l'ipervenduto di breve, insieme agli incessanti acquisti del retail USA che si sono tuffati sul settore dei semiconduttori provocandone un bel balzo all’insù.
In conclusione sembra che molti investitori e osservatori del mercato abbiano pensato che il crollo del mercato di lunedì scorso è stato un semplice cavillo, seppur spaventoso, in quanto l'economia va bene e ora che il panico si è placato, il caos della giornata può essere accantonato. In realtà i segnali di cautela sono diversi ad iniziare proprio dal fatto che un flash crash, qualcosa che spesso dura solo poche ore ed è solitamente causato da errori dei trader, grandi scambi in orari illiquidi della giornata o algoritmi mal scritti, piuttosto che da posizioni affollate, psicologicamente potrebbe avere un grande effetto per le perdite subite in un attimo. Mentre guardando ad un orizzonte più largo, la paura evidente di due venerdì fa a causa degli eventi macro negativi sull'occupazione dimostra un cambio di regime nei mercati a ciò che stava già diventando evidente: la fiducia in un atterraggio morbido per l'economia è svanita e gli investitori sono passati dal preoccuparsi che l'economia sia troppo forte per consentire alla Federal Reserve di tagliare i tassi al preoccuparsi che la FED sia troppo lenta a tagliare i tassi mentre l'economia scivola (film già visto, ma all’incontrario alla fine del 2021 ndr). E’ pur vero che un mese di dati macro negativi non suggeriscono un’economia più debole ma se aggiunti ad alcuni report aziendali che suggeriscono un consumatore più attento alle spese, allora il disegno comincia a prendere forma. Del resto la controprova l’abbiamo vista sui mercati proprio giovedì scorso dove un dato leggermente sotto le previsioni degli analisti (richieste di sussidi), addirittura settimanale, hanno provocato ai mercati azionari un balzo rialzista di oltre il 2%. Infine un altro segnale di cautela per i prossimi giorni che vede diversi sviluppi geopolitici possibili, tra la rappresaglia dell'Iran su Israele e la situazione in Ucraina.
Tornando per un attimo al crash osservato tra venerdì 2 e lunedì 5 agosto circa l'episodio di estrema volatilità, abbiamo trovato interessante questo studio di Sentimentrader, il quale ha osservato che il suo indicatore proprietario Stock/Bond ratio, un oscillatore calcolato in modo da stare il grosso del tempo tra 3 e -3 e disegnato per indicare in quale delle 2 asset class vi è più valore, è crollato in 4 sedute (31 luglio-1-2-5 agosto) da circa 0 a -3,75. Questo indice passa sotto il -3,5 lo 0.22% del tempo, in altre parole un evento rarissimo rappresentativo di una fase di panico acuto (v. grafico):
Il backtest per l'azionario dopo l'evento è positivo, nel breve (e qui al momento siamo già abbondantemente sopra i minimi, sebbene non sia ancora chiaro se la correzione sia finita) ma anche nel medio periodo, con 12 casi positivi su 13 a un anno, e una performance media assai sopra la media (vedi sotto lo schema riassuntivo).
Ma la cosa interessante è che anche sui bonds il backtest è positivo, con i rendimenti che calano in media su tutti gli orizzonti temporali fino ad un anno. Considerando che, come si vede dal grafico sotto, quasi tutti gli episodi sono avvenuti in un periodo, 1980-2020, in cui il trend dei tassi era solidamente in calo, che a 6/12 mesi i tassi scendano in media non è così strano, per quanto le variazioni medie siano notevoli.
Ma che questo avvenga su tutti gli orizzonti temporali è più sorprendente.
La possibile ratio dietro queste evidenze statistiche può essere la seguente: Il livello estremo di stock bond ratio ha sempre a che vedere con una fase estrema di risk aversion, e quest'ultima volta non ha fatto differenza (paura della crescita più smontamendo dei carry trade). Il sollievo nel breve sull'azionario non è particolarmente sorprendente, mentre quello a medio termine risulta, almeno dal punto di vista tecnico, coerente con la logica che le correzioni sono assai più frequenti dei bear market, e che i trend prima di invertirsi si indeboliscono (e le correzioni sono più violente se precedute da euforia e compiacimento).
Riguardo i bonds, il fatto che in media i rendimenti continuino a scendere, dopo questi episodi, lascia intendere che spesso questi risultano essere una brusca presa di coscienza, da parte dei mercati, e della Fed, che un easing della politica monetaria risulta necessario (e infatti ci sono ben pochi dubbi che la Fed taglierà i tassi a settembre).
Queste facilitazioni delle condizioni finanziarie, che in media segue questi episodi estremi, è un ulteriore motivo per i buoni risultati dell'azionario indicati dal backtest nei trimestri a seguire, perchè Wall Street prima sconta le facilitazioni delle condizioni finanziarie, e poi, eventualmente, la recessione, se questa non può essere evitata. Per esempio, nel 2007 i massimi dell'azionario sono stati fatti a ottobre, con la curva 2-10 USA che era già salita a circa +60 bps, e la recessione è iniziata quando la curva era già a +100 bps (al momento è a -8 bps). E nell'ultimo quindicennio, facilitazioni e QE hanno scongiurato più di una contrazione della crescita.
La conclusione che possiamo trarre è che a prescindere dalla prognosi di brevissimo, le prospettive per azioni, e bonds, nei prossimi 4 trimestri dovrebbero essere buone, ma sempre sulla base del backtest del passato.
Sempre Sentimentrader ha notato che il Nasdaq Composite è ora sceso di oltre il 10% dal suo picco per la sesta volta negli ultimi cinque anni, tre dei quali hanno più o meno segnato il fondo. Una volta che l’indice ha raggiunto il territorio di correzione, ha toccato il fondo o quasi. Le due volte in cui non ha toccato il fondo rapidamente, si è trasformato in perdite pesanti (v. grafico):
Attualmente è già un brutto segno che i titoli tecnologici non abbiano fermato le perdite dopo che un numero preoccupante di essi sia entrato in correzione portando i mercati al ribasso, e un giorno o due di pressione di vendita davvero travolgente potrebbero spingere i prezzi dei titoli in territorio esaustivo, il che suggerirebbe che il rischio/rendimento si sposterebbe in modo più favorevole per gli acquirenti. Il movimento del Nasdaq in territorio di correzione non è stato di per sé un segnale di acquisto convincente ed anche se l’indice si è invertito quasi immediatamente, così come successo una manciata di volte, come si vede nel grafico, ciò non può essere interpretato come un ingresso a basso rischio. Pertanto in un’ottica di investimento a lungo termine, di solito è vantaggioso aggiungere una certa esposizione, con la piena consapevolezza che esiste una probabilità relativamente alta di ulteriori perdite nei prossimi mesi.
Diamo ora uno sguardo alle trimestrali economiche societarie del listino S&P500 che si prepara a concludere la stagione. Nel complesso, l'indice segnala che il tasso di crescita degli utili (anno su anno) risulta essere il più alto dal quarto trimestre del 2021. Il 91% delle aziende dell'S&P500 ha riportato risultati effettivi per il secondo trimestre del 2024 fino ad oggi. Di queste aziende, il 78% ha riportato utili effettivi superiori del 3,5% rispetto alle stime, percentuale che è inferiore alla media quinquennale pari all’8,6%. Nove degli undici settori stanno segnalando una crescita anno su anno per il secondo trimestre. Cinque di questi nove settori stanno segnalando una crescita a due cifre: Utilities, Information Technology, Financials, Health Care e Consumer Discretionary. D'altro canto, due settori stanno segnalando un calo anno su anno degli utili, guidati dal settore Materials (v. grafico):
In termini di ricavi, il 59% delle aziende dell’S&P500 ha riportato ricavi effettivi superiori dello 0,5% rispetto alle stime, percentuale che è al di sotto della media quinquennale pari al 2,0%. Dieci settori stanno segnalando una crescita anno su anno dei ricavi, guidati dai settori Information Technology, Energy e Communication Services. D'altro canto, il settore Materials è l'unico settore che segnala un calo anno su anno dei ricavi.
Guardando al futuro, gli analisti prevedono tassi di crescita degli utili (anno su anno) del 5,4% e del 15,7% rispettivamente per il terzo trimestre e per il quarto trimestre 2024. Per l'anno civile (non fiscale) 2024, gli analisti prevedono una crescita degli utili (anno su anno) del 10,2%.
Il rapporto P/E forward a 12 mesi è pari a 20,2 punti, che è superiore alla media a 5 anni (19,4). Nel corso della prossima settimana, nove società dell'indice S&P500 (tra cui tre componenti del Dow 30) pubblicheranno i risultati del secondo trimestre.
Passiamo ora ad analizzare il mercato monetario.
Rendimenti ancora in rialzo, al 3.99% sul 10 anni, dopo gli acquisti flop sul Treasury decennale di mercoledì scorso, cui ha fatto seguito anche l'asta del Treasury a 30 anni che ha visto domanda scarsa cancellando, de facto, quasi completamente il calo occorso dopo il labour market report USA di luglio. Probabilmente si erano già riempiti la scorsa settimana in preda alla paura della crescita dei prezzi.
Il report sul mercato del lavoro canadese di luglio ha mostrato, per la prima volta in 2 anni, il secondo calo dei nuovi occupati consecutivo, ovvero - 2.800 unità, contro i +25.000 attesi e dai -1.400 di giugno. Ora, la serie è piena di rumore come si vede dal grafico, ed è già noto che l'economia canadese è più debole di quella USA, tant'è che la BOC ha già tagliato i tassi a giugno e a luglio, portandoli dal 5% al 4.5% e la curva ne sconta altri 3 per fine anno.
Però, ammesso e non concesso che l'andazzo continui, costituisce un esempio di come il deterioramento del mercato del lavoro può accelerare all'improvviso, una volta che l'equilibrio si rompe e questo vale anche per gli States.
Per molti investitori la questione è la traiettoria dell'economia statunitense. Dopo mesi di scommesse su un atterraggio morbido dell'economia, gli investitori si sono affrettati a prezzare il rischio di una recessione più grave, in seguito ai dati più deboli del previsto su produzione e occupazione di due settimane fa.
I rendimenti chiudono una settimana di rialzi generalizzati con una seduta di cali significativi
La prossima settimana l'agenda macro è decisamente più interessante con mercoledì il CPI Usa di luglio e giovedi le retail sales USA di luglio.
Andiamo ora a vedere nello specifico cosa è successo al mercato dei tassi statunitense che si è presentato nel fine settimana appena trascorso sulle probabilità dei tagli sui tassi d’interesse nel 2024 e, novità, ad inizio 2025 sui rendimenti dei Treasury.
Lo strumento FedWatch del CME Group mostra come le probabilità del primo taglio dei tassi nella riunione del 18 settembre siano in sostanziale parità tra il taglio di 25 bps e quelle di 50 bps con le prime al 49,5% e le seconde al 50,5%. Non sono quotate altre opzioni (v. grafico):
E veniamo alla scadenza relativa alla riunione del 7 novembre. Nella quale a comandare sono sempre le probabilità per un taglio per complessivi 75 bps (1 da 0,50% e uno da 0,25%) che dal 45,0% di lunedì scorso si alzano all’attuale 49,3%. Mentre, a sorpresa, si alzano notevolmente le probabilità per un taglio di soli 50 bps (50 bps o due da 25 bps) che dal 6,4% di lunedì scorso passano all’attuale 38,6%. Ovviamente scendono al 12,2% le probabilità di un taglio di un punto percentuale (0,50% + 0,50%), rispetto al 48,6% di lunedì scorso (v. grafico):
Per l’ultima riunione del 2024, troviamo sempre al comando delle probabilità quelle relative al taglio di 100 bps che si alzano all’attuale 46,3% dal 35% di lunedì scorso. Si abbassano drasticamente le probabilità (forse troppo ottimistiche) di un taglio di 125 bps all’attuale 22,5% dal 47,7% di lunedì scorso. Infine salgono abbastanza le probabilità di un taglio per complessivi 75 bps che dal 4,8% di lunedì scorso passano all’attuale 27,8%. (v. grafico):
Infine per l’anno 2025 e la prima riunione prevista per il 29 gennaio, si consolida al comando le probabilità di un taglio per complessivi 125 bps che salgono al 44,8% rispetto al 35,9% di lunedì scorso, mentre scendono le probabilità per un taglio di 150 bps che passano dal 45,2% di lunedì scorso all’attuale 22,4%. Salgono altresì anche le probabilità di un taglio per complessivi 100 bps che passano dal 6,9% di lunedì scorso all’attuale 27,7% (v. grafico):
Dopo i deboli dati sul mercato del lavoro USA di due venerdì fa e il ‘carry trade’ del lunedì nero, i rendimenti dei Treasury e dei Bonds in generale hanno ripreso fiato dopo i minimi fatti registrare lunedì scorso, minimi che non si vedevano dal 2023. Nello specifico, il Treasury 2Y è quello che ha recuperato meno passando dal 3,924% di due lunedì fa, con un minimo intraday a 3,656%, fa all’attuale 4,07%.
Rialzo più pronunciato leggermente per il rendimento di riferimento del Treasury a 10 anni, che dal 3,792% di due lunedì fa, con un minimo intraday a 3,667%, fa all’attuale 3,963%.
Infine stesso discorso fatto per il 10Y vale anche per la scadenza più lunga del 30Y con il rendimento che passa dal 4,075% di due lunedì fa, con un minimo intraday a 3,999%, passa all’attuale 4,245%
Il classico spread 2Y – 10Y attualmente è a 10,7 punti rispetto ai 13,2 punti di lunedì scorso a favore della scadenza corta.
Risalgono ovviamente anche i tassi reali, al netto dell’attuale tasso di inflazione, che si allontanano di poco al target che la FED si prefigge di raggiungere. Come mostrato dal grafico del breakeven inflation a 10 anni, in chiusura di venerdì scorso il tasso risale al 2,10% dal 2,04% di due venerdì fa (v. grafico):
Analisi grafica dell’indice di riferimento di una parte delle nostre operazioni, il NASDAQ100.
Gran recupero dell’indice tech dopo il lunedì nero delle Borse mondiali, il fatto di essersi riportati alle quotazioni di venerdì scorso se da una parte la dice lunga sulla volontà degli acquirenti, dall’altra fa capire che basta uno starnuto per andare incontro a perdite molto pesanti, con scatti di STOP o chiusure forzate di marginazione (deleveraging) dovute ad alte leve finanziarie.
Nel corso della scorsa settimana le vendite sui titoli dell’indice tecnologico sono tornate generalizzate in quanto anche i titoli “value” e quelli a media capitalizzazione hanno recuperato le perdite subite nel lunedì nero. Così l’indice NASDAQ100 Equal Weighted ha chiuso l’ottava in progresso dello 0,58% recupera, guadagnando qualcosa rispetto all’indice ‘pesato’, diminuendo il deficit dall’indice ‘pesato’ all’attuale 9,78% da inizio anno.
Poco da segnalare sui titoli dei cosiddetti ‘Magnificent Seven’ che recuperano le perdite patite nel lunedì nero, soprattutto META che continua il progresso dopo la pubblicazione della propria trimestrale di due settimane fa.
Tra i titoli ‘minori’, e soprattutto a causa della pubblicazione delle proprie trimestrali economiche, perdite considerevoli le riportano un titolo del settore viaggi e tempo libero, come AIRBNB; perdite minori per il titolo del settore energia come AMERICAN ELECTRIC POWER, del settore della tecnologia sanitaria come AMGEN e GILEAD SCIENCES, del settore tecnologico come CISCO SYSTEMS, del settore comunicazioni come COMCAST e dei consumi discrezionali come DOLLAR TREE e MONSTER BEVERAGES.
Mentre un bel balzo in alto lo hanno registrato il titolo del settore tecnologico come FORTINET, PALO ALTO NETWORKS e THE TRADE DESK, il titolo della tecnologia sanitaria come BIOMARIN e REGENERON PHARMA, dei consumi discrezionali come COSTCO WHOLESALE e MERCADOLIBRE.
Graficamente notiamo come il rimbalzo sia stato importante dopo la discesa a causa del lunedì nero, chiudendo, per ora, un gap dei 4 i gap lasciati aperti durante la fase negativa dai massimi storici. Possiamo dire che il supporto in area 17750/17800 punti [ritracciamento del 78,2% di onda 5 di (5)], concomitante con la M.M. a 200 periodi, ha potuto fare il suo dovere dalla giornata di martedì scorso in poi, in quanto lunedì scorso i prezzi hanno aperto ben al di sotto di tale area e senza contrattazioni è impossibile stabilire se ci fosse stata battaglia su quei livelli. Poi, nei giorni successivi e specialmente nella giornata di mercoledì, l’area di supporto ha fermato la discesa dei prezzi. In seguito il rimbalzo dei prezzi sono stati fermati dall’area 18400 [ritracciamento del 61,8% di onda 5 di (5)] diventata ora resistenza, per poi chiudere l’ottava sopra tale area. Pertanto in questa settimana rimane molto importante superare l’area 18800 [ritracciamento del 50% di onda 5 di (5)] divenuta probabile resistenza con conseguente chiusura di un altro gap down registrato due venerdì fa. Da notare che in tutta questa fase correttiva, il livello giornaliero di RSI non è mai andato sotto i 30 punti (se non in intraday nella giornata di lunedì scorso) ad indicare che le vendite ci sono state ma non così corpose come l’ampiezza della discesa e l’alta volatilità potrebbe far intendere. I dati di dopodomani sull’inflazione USA a luglio e quelli sulle vendite al dettaglio sempre di luglio potrebbe dare un indirizzo ai mercati. La giornata si è chiusa a 18513,10 in guadagno del + 0,39% rispetto alla chiusura dello scorso venerdì, il che porta ad un guadagno del + 10,03% rispetto alla chiusura del 2023.
Anche l’indice S&P500 ha recuperato le perdite dovute al lunedì nero, ma rispetto all’indice tech chiude la settimana con un nulla di fatto rispetto ai guadagni (modesti) del primo. Certo, sul listino hanno pesato le vendite dei titoli AIRBNB -13%, SUPER MICRO COMPUTER -20% e RIVIAN -7%.
Tutti i settori hanno rimbalzato dall’apertura del lunedì nero, se proprio vogliamo trovare un settore che nella scorsa settimana si è rivelato più debole degli altri, questi è il settore della pubblica utilità, in quanto è anche il settore che aveva ben guadagnato nella settimana precedente. Pertanto al riguardo della partecipazione al rally, come detto la rotazione settoriale è avvenuta in tutti i settori e l’indice S&P Equal Weight che ha chiuso l’ottava praticamente in pareggio rispetto a due venerdì fa, così come l’indice ‘pesato’, e infatti il gap tra i due indici rimane al 6,58% da inizio anno.
In lieve perdita troviamo il listino delle ‘small caps’ il RUSSELL 2000 che nelle settimane passate aveva sovraperformato l'indice S&P500 ed ora sta restituendo i guadagni. Ribadiamo stranamente, in quanto le probabilità di un taglio dei tassi, nella prossima riunione della FED a settembre, sono altissime, da decidere solo se il taglio è di un quarto o mezzo punto percentuale, a tutto vantaggio delle aziende medio-piccole.
Su fronte grafico, la situazione resta indeterminata nel breve, e tendenzialmente costruttiva nel medio periodo. L'analogo più confacente resta la correzione di inizio 2018, a sua volta favorita da una fase di euforia e bassa volatilità eccezionale che aveva prodotto un posizionamento e un sentiment esplosivi. In quel caso, come si vede nel grafico qui sotto, il crash fu seguito da un rimbalzo, un test dei minimi con tocco alla media mobile a 200 giorni nel durante, e poi un primo recupero, caratterizzato da discreta volatilità. Seguì un mercato decisamente volatile, con 2 test della media mobile a 200 giorni, nei 3 mesi successivi:
Venendo al quadro attuale, l'S&P 500 ha intrapreso un rimbalzo dopo il crash, e non ha per il momento testato i minimi. Rispetto al 2018 il calo è stato di entità simile (8/9%) ma meno violento (in quel caso avvenne in 8 sedute appena). Direi che il test della media mobile a 200 giorni non è affatto da escludere. Quello dovrebbe essere un bell'entry point per un rimbalzo decente. Il fatto è che molte delle ultime correzioni (l'ultima ad Aprile) non hanno offerto un test dei minimi su cui entrare. Pertanto, sempre con la dovuta cautela, nelle fasi di debolezza bisogna acquistare anche se il livello di prezzo è più alto del previsto.
A livello grafico notiamo come la situazione sia leggermente migliore rispetto all’indice tech, non avendo le quotazioni rotto il supporto in area 5100 [ritracciamento del 78,2% di onda 5 di (5)] ed essendo ancora distanti dalla propria M.M. a 200 periodi. Anche su questo indice notiamo come il rimbalzo abbia chiuso uno dei tre gap aperti, ma la figura chiamata ‘island’ esattamente tra le giornate di mercoledì 12 giugno e quella di giovedì primo agosto non è stata ancora chiusa. Non manca molto e questa settimana potrebbe essere propizia.
Detto del supporto, notiamo che il rimbalzo ha superato l’area 5225/5220 [ritracciamento del 61,8% di onda 5 di (5)] che non rappresentava un vero supporto in mancanza di contrattazioni causa un’apertura in gap e quindi non rappresenta neanche una vera resistenza, mentre da questa settimana potrà riprendere a fare il suo dovere di supporto. Ma il rimbalzo ha fatto superare ai prezzi anche l’area 5310 che rappresentava un supporto [ritracciamento del 50,0% di onda 5 di (5)] divenuta resistenza ed ora ritornata supporto.
Pertanto in questa settimana, complici i dati macro in uscita, il rimbalzo potrebbe continuare e portare i prezzi a testare e possibilmente superare l’area 5390/5400 [ritracciamento del 38,2% di onda 5 di (5)] con contemporanea chiusura di un altro gap e della figura ‘island’. Il valore dell’RSI che troviamo a 45, ancorché abbastanza neutro, ma che indica che di strada da fare all’insù ce n’è in abbondanza.
Dopo il balzo nel lunedì nero del valore dell’indice Cboe Volatility Index (VIX) a 65 punti (!!), il suo più grande balzo giornaliero di sempre, tutti i mercati sono tornati nella normalità, così come il VIX che ora staziona in area 20 punti. Ma il comportamento storico del VIX), dimostra che le ondate di volatilità solitamente impiegano mesi per dissiparsi, pertanto nulla osta che dopo i dati macro di questa settimana, possa riprendere a salire, quindi OKKIO !
Per quanto riguarda il percorso dell’indice della ‘paura’, e parliamo dello skew del CBOE sull’S&P500 – un indicatore del mercato delle opzioni ‘out of the money’ per la domanda relativa di contratti call al rialzo rispetto a contratti put al ribasso – come riportato nell’articolo di martedì scorso che il mercato stava rientrando dall’eccesso di paura o di incertezza riequilibrando gli acquisti di CALL a scapito di quelle PUT in attesa che i listini azionari riprendessero la tendenza al rialzo. Ovviamente parliamo di tendenza, di sentiment, non di un indicatore della direzione del trend. Ebbene la tendenza al rialzo è ripresa le scommesse al ribasso sull’indice azionario sono terminate martedì 30 luglio con un minimo registrato dall’indice Skew di 127,31 punti, per poi recuperare già i 139,65 punti in chiusura di ottava di due settimane fa fino ai 147,50 punti di giovedì scorso per chiudere l’ottava a 144,52. Siamo lontani dall’area dei 160 punti del 13 giugno, quando partì l’ultima fase rialzista verso nuovi record, ma un momento di pausa dovuta all’incertezza, ci può stare. La giornata di ieri si è chiusa a 5344,15 praticamente invariata rispetto alla chiusura di venerdì scorso, il che porta ad un guadagno del + 12,04% rispetto alla chiusura del 2023.
Anche nella settimana appena trascorsa il listino delle major industrial, DOW JONES, è stato il peggiore rispetto agli altri due maggiori riportando una perdita a livello di performance.
Nel corso della scorsa settimana le performance trimestrali di McDONALD’S hanno ricevuto un ‘warning’ in quanto le pressioni inflazionistiche hanno reso i consumatori, in particolare le famiglie a basso reddito, più attenti al modo in cui spendono i propri soldi. Ciò dimostra l'esaurimento dei risparmi repressi dei consumatori, la fiducia che hanno nel loro lavoro e nel loro reddito futuro. La prossima settimana WALMART e HOME DEPOT sono tra le aziende che pubblicheranno i profitti trimestrali, e i loro risultati sono visti come un'istantanea di come i consumatori statunitensi si stanno comportando dopo mesi di tassi di interesse elevati.
La discesa dei prezzi dai massimi ora la possiamo classificare come una vera correzione di onda d di 5 di (5), fermata dal supporto in area 38700 [ritracciamento del 78,2% di onda c di 5 di (5)]. Il seguente rimbalzo ha superato l’area 39300 [ritracciamento del 61,8% di onda c di 5 di (5)], e si è fermato a ridosso dell’area 39700 [ritracciamento del 50% di onda c di 5 di (5)] per poi chiudere l’ottava in area 37500. Chiuso quindi il gap del lunedì nero rimane sempre molto importante riprendere l’area psicologica dei 40000 punti (non ci vuole molto) e consolidare sopra di essa. Il valore dell’RSI a 47 indica incertezza ma la strada per una prosecuzione del rimbalzo è aperta. Staremo a vedere dopo i dati macro settimanali. La giornata di ieri si è chiusa a 39497,55 in perdita del – 0,60% rispetto alla chiusura di venerdì scorso, il che porta ad un guadagno del + 4,80% rispetto alla chiusura del 2023.
ORO INDEX
L'Oro ha subito pesanti perdite all'inizio della settimana, poiché una combinazione di fattori ha innescato un'ampia svendita del mercato. Il metallo giallo, tuttavia, si è ripreso bruscamente nella seconda metà della settimana e si è stabilizzato comodamente sopra i 2400 $/oz. I partecipanti al mercato attendono, questa settimana, i dati sull'inflazione di luglio dagli Stati Uniti per il prossimo indizio direzionale.
La commodity preziosa non è riuscita a trarre vantaggio dalle crescenti tensioni geopolitiche all'inizio della settimana e le quotazioni sono scese bruscamente. La liquidazione del carry trade dello Yen giapponese (JPY), i crescenti timori per una recessione negli Stati Uniti e le crescenti preoccupazioni per un conflitto sempre più profondo in Medio Oriente hanno innescato una svendita globale dei mercati nella giornata di lunedì, causando pesanti perdite a una serie di asset finanziari, ad eccezione dello Yen.
Dopo aver perso più dell'3,5% lunedì scorso in intraday, senza mai scendere sotto i 2400 $/oz., l'Oro è riuscito in chiusura di contrattazioni a limitare la perdita all’1,5%. Anche nella giornata di martedì ha faticato a trovare un punto d'appoggio. Sebbene molti asset abbiano ripreso una parte della discesa di lunedì, il metallo giallo ha continuato a scendere mentre il rendimento del benchmark dei titoli del Tesoro USA a 10 anni ha messo in scena un rimbalzo decisivo, salendo di quasi il 3% su base giornaliera trascinando anche le quotazioni del Dollaro.
Nella giornata di mercoledì, l’Oro è riuscito a limitare le sue perdite, ma l'attenzione degli investitori si è spostata sugli asset sensibili al rischio per alleviare le preoccupazioni sulla continuazione dello svolgersi del carry trade dello Yen. Il vice governatore della Banca del Giappone (BoJ) Shinichi Uchida ha osservato che si asterranno dall'aumentare il tasso di riferimento quando i mercati sono instabili, sottolineando che devono mantenere l'attuale grado di allentamento monetario per il momento.
Questa notizia e in assenza di pubblicazioni di dati macro di grande impatto e di nuovi sviluppi geopolitici, ha dato forza alle quotazioni del metallo giallo nella giornata di giovedì, nella quale acquirenti tecnici hanno riportato le quotazioni a 2470 $/oz. area che si è confermata anche per venerdì.
Il calendario economico di questa settimana presenterà i dati sull'inflazione di luglio negli States. Si prevede che l'indice dei prezzi al consumo (CPI) salirà dello 0,2% su base mensile e che anche il CPI ‘core’, che esclude i prezzi volatili di cibo ed energia, aumenterà dello 0,2% nello stesso periodo. Su base annua, si prevede che l'inflazione CPI principale scenderà leggermente al 2,9% dal 3% di giugno. Nel caso di una lettura in cui il CPI ‘core’ mensile aumenti più del previsto, gli investitori potrebbero rivalutare la probabilità di un taglio di 50 bps a settembre aiutando il Dollaro a rinforzarsi. D'altro canto, una lettura pari o inferiore alle aspettative del mercato potrebbe pesare sul valore del Dollaro aprendo la porta a un'altra fase rialzista dell’Oro.
Giovedì, l'US Census Bureau pubblicherà i dati mensili sulle vendite al dettaglio per luglio. Dopo essere rimasti invariati a giugno, si prevede che le vendite al dettaglio saliranno dello 0,3% su base mensile. Sebbene questi dati siano solitamente ignorati dagli investitori, una deviazione significativa dal consenso del mercato potrebbe avere un impatto sulla valutazione del Dollaro nel breve termine.
Nel frattempo, gli investitori continueranno a prestare molta attenzione alle news che circondano il conflitto Iran-Israele. In genere, l'Oro diventa uno degli asset preferiti quando le tensioni geopolitiche aumentano. L'azione della scorsa settimana, tuttavia, ha mostrato che altri fattori hanno causato l'indebolimento delle tradizionali correlazioni tra mercati. Quindi, potrebbe essere rischioso scommettere su un rally dell'oro anche se gli sviluppi di questa settimana potrebbero indicare un peggioramento della crisi in Medio Oriente.
Prospettive tecniche dell’Oro.
Le prospettive tecniche a breve termine evidenziano un buon ritorno di interesse da parte degli investitori per gli acquisti sull’Oro anche in presenza di eventi negativi dei quali abbiamo parlato. Pertanto, fermo restando il supporto psicologico dell’area dei 2400 $/oz., che ancora una volta ha fatto il suo dovere, è presumibile pensare più ad un consolidamento dei prezzi tra codesta area di supporto e il test del recente massimo storico in area 2525 $/oz. così come evidenziato dal grafico, che non un nuovo record per le quotazioni, a meno di sorprese eclatanti sia dal fronte macroeconomico che da quello geopolitico.
Passando agli altri due metalli preziosi, i prezzi del Platino, dopo aver fatto registrare un minimo a 913 $/oz. ben sotto la M.M. semplice a 200 periodi nel lunedì nero, sono riusciti a recuperare le perdite salendo in area 940 $/oz. nella giornata di giovedì per poi scendere nuovamente in area 930 $/oz. in chiusura di ottava. Al momento la resistenza è rappresentata dalla M.M. semplice a 200 periodi a 950 $/oz.
Discorso un po’ diverso per le quotazioni dell’Argento che dopo il lunedì nero che ha portato le quotazioni ad un minimo in area 26,50 $/oz., ha consolidato su queste livelli fino a giovedì scorso quando i prezzi sono riusciti a guadagnare un dollaro portandosi in chiusura di ottava in area 27,50 $/oz. I valori non dovrebbero scendere sotto i minimi di lunedì in quanto troviamo in area 26,20 $/oz. la M.M. semplice a 200 periodi e un doppio minimo con gli inizi di maggio scorso. Viceversa, importante sarebbe riprendere l’area di resistenza dei 29 $/oz.
La quotazione di ieri dell’Oro si è chiusa a 2470,6 $/oz. con una perdita del – 0,82% rispetto alla chiusura di ieri, il che porta ad un guadagno da fine anno del + 19,25%. Di seguito il grafico daily dell’ORO FUTURES DICEMBRE 2024:
POLITICA USA
Sul fronte politico USA, i principali siti di sondaggi, Fivethirghtyeight e Realclear Politics cominciano a dare un vantaggio alla Harris, mentre Predict It chiede 56 cents per scommettere sulla vicepresidente, contro i 47 che chiede per Trump (v. grafico):
POLITICA USA – CINA
Shenzhen è diventata la prima città cinese di primo livello ad acquistare case invendute, unendosi a molti altri governi locali che hanno accolto l'appello delle autorità per contribuire a salvare il settore immobiliare in difficoltà del Paese, sottraendo le proprietà invendute dalle mani degli immobiliaristi.
Secondo un avviso pubblicato mercoledì sera sul suo account WeChat ufficiale, lo Shenzhen Public Housing Group, sostenuto dalla Commissione per la supervisione e l'amministrazione dei beni statali della città, ha dichiarato che intende acquistare case invendute dalle aziende come alloggi di riserva a prezzi accessibili.
Saranno prese in considerazione nell'ambito del programma abitazioni, appartamenti e alloggi per il personale fino a 65 metri quadri di superficie, ma gli edifici interi avranno la priorità. Il programma continuerà fino al 31 ottobre, secondo l'avviso.
La decisione arriva quasi tre mesi dopo che le autorità cinesi avevano annunciato a maggio uno storico pacchetto di salvataggio, che comprendeva un fondo di prestito da 300 miliardi di yuan (42 miliardi di dollari) per le imprese statali locali, al fine di acquistare case invendute da utilizzare come alloggi a prezzi accessibili.
Dieci città cinesi, tra cui la municipalità centrale di Chongqing, la capitale della provincia meridionale dello Yunnan Kunming e Dalian nella provincia nord-orientale del Liaoning, hanno introdotto tali schemi, secondo il report dell’immobiliare China Index Academy. Shenzhen, il polo tecnologico cinese, è la prima delle quattro città di primo livello del paese (le altre sono Pechino, Shanghai e Guangzhou) a compiere un passo del genere.
A Pechino il mese scorso, un'associazione di agenti immobiliari ha lanciato un programma pilota, su consiglio dell'ufficio immobiliare della città, per incoraggiare i proprietari di case a scambiare le vecchie case con quelle nuove. Con questo schema, i proprietari di case possono preordinare una nuova casa e l'associazione li aiuterà a vendere la loro casa attuale. I soldi ricavati dalla vendita della vecchia casa vanno all’immobiliarista della nuova casa come anticipo.
Tuttavia, tali progetti devono ancora affrontare delle sfide, come il prezzo delle case invendute e lo squilibrio tra domanda e offerta. Ad esempio, le città che vedono una forte domanda di alloggi a prezzi accessibili, come le città di primo livello e le città principali di secondo livello, di solito hanno un inventario di case relativamente inferiore. Gli immobiliaristi sono meno propensi a offrire sconti per vendere le loro case.
La dimensione e la portata del fondo di prestito sono l'altra sfida. Solo 12,1 miliardi di yuan dei 300 miliardi di yuan sono rimasti alla fine di giugno, secondo i dati ufficiali. L'intero fondo acquisterà solo il 7,6 per cento delle nuove case, una cifra molto inferiore alle esigenze del mercato per una ripresa significativa.
POLITICA DELLA FED
Lunedì scorso il presidente della FED di San Francisco, Mary Daly, ha spiegato di essere più fiduciosa circa il fatto che l’inflazione si stia muovendo verso l’obiettivo del 2%. Daly ha detto: “È chiaro che l’inflazione si stia avvicinando al nostro target. È chiaro che il mercato del lavoro stia rallentando e sia ad un punto in cui dobbiamo bilanciare questi obiettivi”. Inoltre, pur senza che ci sia stato ancora un movimento sul tasso di riferimento, per Daly il recente cambiamento nelle comunicazioni volto a constatare come i rischi per i suoi due obiettivi siano in equilibrio, è già un adeguamento della politica.
Anche il presidente della FED di Kansas City, Jeff Schmid, giovedì scorso ha espresso fiducia circa un raffreddamento dell’inflazione. Schmid, ha detto: “Dato lo choc pluridecennale dell’inflazione che abbiamo vissuto, dovremmo cercare il peggio nei dati piuttosto che il meglio”, sottolineando che i prezzi possono essere volatili e che alla banca centrale servono periodi più lunghi per essere sicuri del percorso dell’inflazione. Schmid ha poi sottolineato che se l’inflazione dovesse continuare a calare, aumenterà la sua fiducia circa il fatto di essere sulla strada per rispettare la parte del mandato relativa alla stabilità di prezzi e sarà opportuno adeguare l’orientamento della politica. Per Schmid l’attuale orientamento di politica “non è così restrittivo” e per avere ulteriori cali dell’inflazione il mercato del lavoro deve raffreddarsi ulteriormente. Schmid ha anche detto che il percorso della politica “sarà determinato dai dati e dalla forza dell’economia”. Inoltre ha affermato: “Con i tremendi choc che l’economia ha subito finora in questo decennio, non supporrei nessun percorso o punto finale particolare per il tasso di riferimento”.
Thomas Barkin, presidente della FED di Richmond, la scorsa settimana ha detto che “tutti gli elementi dell’inflazione sembrano stabilizzarsi (e) sono relativamente fiducioso, in base alle conversazioni che sto avendo, che ciò continuerà”. Barkin ha anche sottolineato che le conversazioni con i leader aziendali suggeriscono che il raffreddamento del mercato del lavoro statunitense arriva da assunzioni più lente piuttosto che da un aumento di licenziamenti.
Giovedì scorso il presidente della FED di Chicago, Austan Goolsbee, ha ribadito che per lui la politica della banca centrale è restrittiva e mantenere dove sono i costi di prestito anche mentre l’inflazione cala significa renderla ancora più restrittiva, rischiando di portare danno al mercato del lavoro. Goolsbee ha anche sottolineato che il mercato azionario e le elezioni presidenziali non determineranno la politica della FED.
Michelle Bowman, membro del consiglio direttivo della FED, sabato scorso ha notato gli ulteriori progressi nell’inflazione degli ultimi due mesi, pur sottolineando che l’inflazione resta “scomodamente sopra” l’obiettivo del 2%. Bowman ha detto: “Se i dati in arrivo continueranno a mostrare che l’inflazione si sta muovendo in modo sostenibile verso il nostro obiettivo del 2%, diventerà opportuno abbassare gradualmente il tasso dei fondi federali per evitare che la politica monetaria diventi eccessivamente restrittiva sull’attività economica e l’occupazione”. Bowman ha aggiunto: “Ma dobbiamo essere pazienti ed evitare di compromettere i continui progressi nella riduzione dell’inflazione reagendo in modo eccessivo a qualsiasi singolo dato”. Bowman ha detto che nonostante i rischi per i due obiettivi della FED di stabilità di prezzo e piena occupazione si stanno meglio equilibrando, è ancora più preoccupata dall’inflazione.
DATI MACROECONOMICI
Il dato PMI S&P Global relativo al settore dei servizi a luglio è pari a 55,0 punti, rispetto ad un dato preliminare di 56,0 punti ed in calo rispetto ai 55,3 punti di giugno.
Il dato PMI relativo al settore dei servizi rilasciato da ISM, invece, a luglio si attesta a quota 51,4 punti, rispetto ad un consensus di 51,0 e segnando una crescita rispetto ai 48,8 punti di giugno.
L’indice di occupazione del settore dei servizi rilasciato da ISM a luglio è pari a 51,1 punti, dato in crescita rispetto ai 46,1 punti di giugno.
Sempre per quanto riguarda il settore dei servizi, l’indice dei nuovi ordini rilasciato da ISM passa dai 47,3 punti di giugno ai 52,4 punti di luglio.
Il dato sui prezzi nel settore dei servizi rilasciato da ISM per il mese di luglio è pari a 57,0 punti, in crescita rispetto ai 56,3 punti di giugno.
La bilancia commerciale di beni e servizi a giugno si attesta a -73,1 miliardi di dollari, rispetto ad un dato di maggio a -75,0 miliardi (rivisto da -75,1 miliardi). Il dato è rilasciato dall’U.S. Bureau of Economic Analysis.
I sussidi di disoccupazione settimanali, il cui balzo la scorsa settimana aveva contribuito a creare le premesse per la paura della crescita, hanno sorpreso in positivo, tornando sui livelli della seconda metà di luglio. Le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione nella settimana terminata il 3 agosto sono state 233 mila, in calo rispetto alle 250 mila della settimana precedente (riviste da 249 mila). Il dato dei Continuing claims (monte percettori) a 1.875.000 unità sono usciti in linea, e il trend resta quello di un moderato rialzo. Il dato è rilasciato dall’U.S. Department of Labor.
PORTAFOGLI AZIONARI
Bel recupero dei mercati azionari e ne abbiamo approfittato per qualche acquisto lunedì scorso. Il discorso è sempre lo stesso, potevamo acquistare più titoli con il senno del poi, ma tuttora non siamo assolutamente sicuri che gli indici azionari NON vadano a fare un nuovo minimo. Pertanto con la consueta prudenza, proponiamo per questa settimana altri due acquisti con prezzo ‘limit’, tanto è inutile correre dietro ai prezzi con questa volatilità. Noi siamo lì, se volete veniteci a prendere, altrimenti AMEN. Per quanto riguarda il nostro (scarno) Portafoglio, trimestrale economica dà e trimestrale economica toglie nel corso della scorsa settimana, con una bella notizia al mercoledì tramite la vendita del titolo del Nasdaq100, FORTINET, che inaspettatamente ci ha regalato un ottimo + 12,37% grazie ad un’apertura in gap up, alla quale si contrappone nella giornata di giovedì, la brutta notizia della vendita in STOP sul titolo MONSTER BEVERAGES, che altrettanto inaspettatamente ci penalizza di un – 19,57% per un’apertura in gap down. Nulla da dire in merito questa volta, in quanto i dati economici sono positivi e al di sopra delle attese per FORTINET, viceversa MONSTER ha pubblicato dati inferiori alle attese e ai trimestri precedenti. Per il resto bene il titolo tedesco NEMESCHEK.
Nel Portafoglio “The Challenge” dopo la pubblicazione delle buone semestrali economiche di BREMBO e CAMPARI, la prima riprende le quotazioni mentre la seconda consolida sui minimi. Sempre penalizzata STELLANTIS che, ribadiamo, ci risulta eccessiva la svalutazione rispetto agli omologhi del settore automotive. DEXCOM è scesa mercoledì scorso in quanto i produttori di dispositivi medici Abbott Laboratories e Medtronic hanno avviato una partnership per integrare i sensori di monitoraggio continuo del glucosio (CGM) del primo con i sistemi di somministrazione di insulina di MDT. In ogni caso rimaniamo in buon utile. Bene il titolo olandese ASML HOLDINGS, così così su LUFTHANSA anche se il titolo sta recuperando dal minimo di lunedì scorso. Anche su codesto Portafoglio tentiamo l’acquisto, ai nostri prezzi, di altri due titoli.
Alla prossima.
FOCUS SU AZIONI
INTEL - Il secondo trimestre del 2024 ha segnato un punto critico per Intel, un colosso dei semiconduttori che sta affrontando una delle crisi più profonde della sua storia. Il rapporto trimestrale, che ha evidenziato un crollo delle vendite nei mercati chiave e un'esplosione dei costi, ha obbligato l'azienda a misure drastiche: taglio del 15% della forza lavoro, riduzione delle spese in conto capitale e sospensione del dividendo, un pilastro per gli investitori dal 1992.
Le ripercussioni sul mercato non si sono fatte attendere. Il titolo Intel ha perso oltre il 25% del suo valore in un solo giorno, con una flessione complessiva del 68% dal momento in cui l'amministratore delegato, Pat Gelsinger, ha avviato la sua ristrutturazione nel 2021. Oggi, per la prima volta dal 1981, la capitalizzazione di mercato di Intel è scesa al di sotto del valore contabile dell'azienda, un segnale preoccupante per gli investitori che ora valutano il gigante dei chip al di sotto del valore delle sue strutture e degli asset.
La situazione di Intel è ulteriormente aggravata da un cambiamento strutturale nel mercato dei semiconduttori. Il core business dei data center, un tempo il motore di crescita dell'azienda, è in declino, superato da competitor come AMD e Nvidia. Quest'ultima, in particolare, ha catalizzato l'attenzione del mercato con i suoi acceleratori GPU, fondamentali per i servizi di intelligenza artificiale generativa, un settore che Intel ha sottovalutato. I ricavi dei data center di Intel potrebbero attestarsi a 12,6 miliardi di dollari nel 2024, meno della metà rispetto al picco di quattro anni fa.
In questo scenario, il governo degli Stati Uniti gioca un ruolo cruciale. Il Chips Act, approvato nel 2022, ha stanziato 39 miliardi di dollari in sovvenzioni dirette ai produttori di chip, e Intel è stata la maggiore beneficiaria con 8,5 miliardi di dollari destinati alla costruzione di nuove fabbriche in Arizona e Ohio. Le fabbriche di Intel rappresentano attualmente il 41% della capacità produttiva di wafer da 300 mm negli Stati Uniti, una posizione che la rende strategica per la sicurezza nazionale.
Tuttavia, le fabbriche di Intel sono oggi sottoutilizzate, un problema che pesa gravemente su un'azienda con costi fissi elevati. Il margine lordo rettificato è sceso al 38,7% nel secondo trimestre, ben al di sotto delle aspettative di Wall Street.
Il dibattito su come Intel dovrebbe muoversi ora è acceso. Alcuni analisti suggeriscono di concentrarsi sulla riconquista della leadership di prodotto, anche a scapito del business della fonderia, mentre altri ritengono che l'azienda debba puntare sull'acquisizione di nuovi clienti per la fonderia stessa. In ogni caso, nessuno di questi percorsi appare rapido o semplice.
Nonostante la sospensione del dividendo, che lascia gli investitori con poche certezze, Intel rimane un asset di rilevanza strategica per gli Stati Uniti. In un'industria ormai vitale per la sicurezza nazionale, il governo americano difficilmente permetterà che i problemi di Intel diventino irrisolvibili. In questo contesto, lo Zio Sam potrebbe rivelarsi il più grande sostenitore del gigante dei chip, rendendo Intel un'azienda "troppo grande per fallire".
WALT DISNEY – Le attività di streaming e gli studi cinematografici della Disney stanno recuperando terreno nei confronti dei suoi parchi a tema.
Il colosso dell'intrattenimento ha registrato il suo primo utile in assoluto nella sua divisione streaming, che comprende la piattaforma di punta Disney+, la sua piattaforma incentrata sullo sport ESPN+ e Hulu.
La Disney ha anche beneficiato di una solida programmazione cinematografica. La sua attività, che include le uscite cinematografiche, ha registrato il suo primo profitto dall'inizio del 2022, grazie in gran parte alla solida performance al botteghino di "Inside Out 2".
Nel frattempo, la società ha riportato risultati più deboli del previsto nella sua unità Experiences, che include i sei resort a tema Disney e la sua compagnia di crociere. La società ha anche previsto ulteriori sfide, come la concorrenza contro le Olimpiadi di quest'estate per i dollari dei turisti a Disneyland Paris.
PUBBLICAZIONE DELLE TRIMESTRALI ECONOMICHE SUI TITOLI DEL NASDAQ100 USCITI NELLA SCORSA SETTIMANA.
Riportiamo le più importanti pubblicazioni rimandando le restanti nell’articolo della prossima settimana.
AIRBNB – 10,26%. Airbnb gestisce una piattaforma online per soggiorni ed esperienze per ospiti principalmente in camere private e ville di lusso in più di 220 paesi, ha riportato una utile nel secondo trimestre 2024 pari a 0,86 $/az. su ricavi per 2,75 mld $. La stima degli analisti era per un utile pari a 0,92 $/az. su ricavi per 2,75 mld $. Il fatturato è cresciuto del 10,63% su base annua. La società ha dichiarato di aspettarsi ricavi nel terzo trimestre 2024 tra 3,67 e 3,73 mld $ e l'attuale stima degli analisti è pari a 3,86 mld $.
Brian Chesky, Chairman, Chief Executive Officer & Co-Founder, Airbnb, Inc.durante il secondo trimestre, continuiamo a fare progressi sulle nostre tre priorità strategiche, che, ancora una volta, sono: realizzare hosting mainstream, perfezionando il nostro servizio principale ed espandendoci oltre il ‘core’. Nel secondo trimestre abbiamo superato gli 8 milioni di inserzioni attive, spinti da una crescita continua in tutte le regioni e tipologie di mercato. Non stiamo solo aumentando l'offerta, ma ci impegniamo anche a garantire che si tratti di un'offerta di alta qualità. Dal lancio del nostro sistema degli host aggiornato lo scorso aprile, abbiamo rimosso oltre 200.000 annunci che non riuscivano a soddisfare le aspettative dei nostri ospiti e continueremo a migliorare la qualità complessiva degli annunci su Airbnb, per quanto possibile offrire costantemente soggiorni di alta qualità. Il programma Guest Favorites, semplifica il processo per consentire agli ospiti di trovare i migliori annunci su Airbnb. Dal lancio nello scorso novembre, abbiamo registrato oltre 150 milioni di notti prenotato negli elenchi preferiti degli ospiti. Infine, cosa forse più entusiasmante, ci stiamo espandendo oltre il nostro ‘core business’. Continuiamo a promuovere la crescita investendo nei mercati poco penetrati. Nel secondo trimestre, la crescita delle notti lorde prenotate nei nostri mercati in espansione hanno in media sovraperformato significativamente i nostri mercati principali che sono ancora Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Australia, e Canada. A livello contabile nel secondo trimestre 2024 abbiamo riportato: ricavi totali pari a 2,748 mld $, in aumento rispetto a 2,484 mld $ del secondo trimestre 2023; costi e spese totali pari a 2,251 mld $ rispetto a 1,961 mld $ del secondo trimestre 2023; un reddito operativo pari a 681,0 mln $, rispetto a 676,0 mln $ del secondo trimestre 2023; un utile netto pari a 555,0 mln $ rispetto a 650 mln $ del secondo trimestre 2023 ; un utile per azione pari a 0,86 rispetto a 0,98 $/az. del secondo trimestre 2023. Il flusso di cassa operativo è stato pari a 819 mln $ rispetto a 767 mln $ del secondo trimestre 2023. Al 30 giugno 2024, avevamo 7,882 mld $ in contanti e mezzi equivalenti, rispetto ai 6,874 mld $ al 31 dicembre 2023”.
ANSYS + 2,96%. La società che sviluppa e commercializza software e servizi di ingegneria utilizzati da ingegneri, designer, ricercatori e studenti in un ampio spettro di industrie e università compresi i settori aerospaziale, automobilistico, manifatturiero, elettronico e biomedicale, ha riportato utili nel secondo trimestre 2024 pari a 2,50 $/az. su un fatturato di 594,14 mln $. La stima degli analisti per gli utili era pari a 1,92 $/az. su un fatturato pari a 550,80 mln $. I ricavi sono cresciuti del 19,64% su base annua.
In una nota la società ha affermato: “A livello contabile nel secondo trimestre 2024 abbiamo riportato: ricavi totali pari a 594,14 mln $ in aumento del 20% rispetto a 496,599 mln $ dello stesso trimestre 2023; costi e spese totali pari a 374,936 mln $ rispetto a 357,268 mln $ del secondo trimestre 2023; un utile netto pari a 219,202 mln $ in aumento del 57,3% rispetto a 139,331 mln $ del secondo trimestre 2023; un utile per azione pari a 2,50 in aumento del 56,3% rispetto a 1,60 $/az. del secondo trimestre 2023. Il flusso di cassa operativo è stato pari a 80,713 mln $ in aumento del 28,4% rispetto ai 62,866 mln $ del secondo trimestre 2023. Il flusso netto di cassa è stato pari a 215,007 mln $ rispetto ai 172,844 mln $ del secondo trimestre 2023. Al 30 giugno 2024, avevamo 1,119 mld $ in contanti, mezzi equivalenti e investimenti a breve termine, rispetto a 860,390 mln $ al 31 dicembre 2023”.
FORTINET + 23,33%. L'azienda si occupa dello sviluppo e della commercializzazione di software, dispositivi e servizi di sicurezza informatica, quali firewall, software antivirus, sistemi di prevenzione delle intrusioni, di sicurezza degli endpoint e per affrontare i problemi fondamentali di una rete ad alta intensità di larghezza di banda, ha riportato utili nel secondo trimestre 2024 pari a 0,57 $/az. su un fatturato di 1,43 mld $. La stima degli analisti per gli utili era di 0,41 $/az. su un fatturato pari a 1,40 mld $. I ricavi sono cresciuti del 10,95% su base annua. La società ha dichiarato di prevedere utili per il terzo trimestre 2024 compresi tra 0,56 e 0,58 $/az. su un fatturato compreso tra 1,445 e 1,505 mld $. L'attuale stima degli analisti per gli utili è di 0,44 $/az. sui ricavi pari a 1,47 mld $. Infine la società ha anche affermato di aspettarsi utili per tutto il 2024 tra 2,13 e 2,19 $/az. su ricavi tra 5,80 e 5,90 mld $. L'attuale stima degli utili di consenso è di 1,83 $/az. su ricavi di 5,79 mld $.
Ken Xie, fondatore, Presidente e A.D. della società, ha affermato: "Nel secondo trimestre, abbiamo bilanciato con successo crescita e redditività poiché il nostro margine operativo è aumentato di 820 punti base anno su anno, raggiungendo un record aziendale del 35,1%, mentre il fatturato e i ricavi si sono attestati nella fascia alta delle previsioni. Stiamo continuando a mettere in atto la nostra strategia per investire nei mercati in rapida crescita con Unified SASE e Security Operations, guadagnando al contempo quote di mercato in Secure Networking. Ci aspettiamo di emergere come leader SASE, poiché siamo l'unico fornitore nel Gartner Magic Quadrant™ per Single-Vendor SASE che è anche riconosciuto in cinque diversi report Magic Quadrant™ sulla sicurezza di rete. A livello contabile nel secondo trimestre 2024 abbiamo riportato: ricavi totali pari a 1,43 mld $ in aumento del 10,9% rispetto a 1,29 mld $ dello stesso trimestre 2023; costi e spese totali pari a 926,4 mln $ rispetto a 1,014 mld $ del secondo trimestre 2023; un reddito operativo pari a 503,6 mln $ che rappresenta un margine operativo del 35,1%, rispetto ai 348,1 mln $ e al margine operativo del 26,9% dello stesso trimestre 2023; un utile netto pari a 439,9 mln $ rispetto a 300,4 mln $ del secondo trimestre 2023; un utile per azione pari a 0,57 rispetto a 0,38 $/az. del secondo trimestre 2023. Il flusso di cassa operativo è stato pari a 342,0 mln $ rispetto ai 515,1 mln $ del secondo trimestre 2023. Il flusso netto di cassa è stato pari a 318,9 mln $ rispetto ai 438,3 mln $ del secondo trimestre 2023. Al 30 giugno 2024, avevamo 3,318 mld $ in contanti, mezzi equivalenti e investimenti a breve termine, rispetto ai 2,419 mld $ al 31 dicembre 2023”.
IDEXX LABORATORIES + 3,03%. La società sviluppa, produce e distribuisce prodotti e servizi per i mercati veterinari e di analisi di alimenti ed acqua, ha riportato utili nel secondo trimestre 2024 pari a 2,44 $/az. per un fatturato pari a 1,004 mld $. La stima degli analisti per gli utili era pari a 2,87 $/az. per un fatturato di 1,00 mld $. I ricavi sono cresciuti del 6,35% su base annua. La società ha affermato di aspettarsi utili per tutto il 2024 tra 10,31 e 10,59 $/az. per un fatturato tra 3,885 e 3,945 mld $. L'attuale stima degli analisti per gli utili è pari a 10,99 $/az. per un fatturato pari a 3,93 mld $.
Jay Mazelsky, Presidente e A.D. della società, ha affermato: "I livelli elevati e continui di lavoro da parte dei team IDEXX hanno guidato una solida crescita globale e una solida performance operativa nel secondo trimestre. Questi risultati riflettono i vantaggi che i clienti IDEXX ottengono dall'adozione delle nostre innovative piattaforme e soluzioni di test multimodali. I veterinari apprezzano le approfondite intuizioni diagnostiche generate dalle soluzioni IDEXX, che li aiutano a fornire migliori risultati per i pazienti e un flusso di lavoro fluido per risultati aziendali migliori. Questa partnership a valore aggiunto, supportata dall'innovazione IDEXX, getta solide basi per una crescita a lungo termine attraverso standard più elevati di assistenza sanitaria per animali domestici. A livello contabile nel secondo trimestre 2024 abbiamo riportato: ricavi totali pari a 1,004 mld $ in aumento del 6% rispetto a 943,63 mln $ dello stesso trimestre 2023; costi e spese totali pari a 676,086 mln $ rispetto a 647,486 mln $ del secondo trimestre 2023; un reddito operativo pari a 327,914 mln $ che rappresenta un margine operativo del 32,4%, rispetto ai 296,144 mln $ e al margine operativo del 31,4% dello stesso trimestre 2023; un utile netto pari a 439,9 mln $ rispetto a 300,4 mln $ del secondo trimestre 2023; un utile per azione pari a 2,44 in diminuzione del 9% rispetto a 2,67 $/az. del secondo trimestre 2023. Il flusso di cassa operativo è stato pari a 248,312 mln $ rispetto ai 200,314 mln $ del secondo trimestre 2023. Il flusso netto di cassa è stato pari a 215,007 mln $ rispetto ai 172,844 mln $ del secondo trimestre 2023. Al 30 giugno 2024, avevamo 401,590 mln $ in contanti e mezzi equivalenti, rispetto a 453,932 mln $ al 31 dicembre 2023”.
MONSTER BEVERAGE – 10,76%. La società attraverso le sue filiali, sviluppa, commercializza, vende e distribuisce bevande come tè freddi pronti da bere, limonate, succhi monodose, succhi, cocktail e bevande alla frutta, ha riportato utili nel secondo trimestre 2024 pari a 0,41 $/az. su un fatturato di 1,90 mld $. La stima degli analisti per gli utili era di 0,45 $/az. su un fatturato pari a 2,02 mld $. I ricavi sono cresciuti del 2,46% su base annua.
Hilton H. Schlosberg, Vice Chairman e Co-Chief Executive Officer, ha affermato: "La categoria delle bevande energetiche negli Stati Uniti e in alcuni altri paesi ha registrato tassi di crescita inferiori nel secondo trimestre. I rivenditori hanno segnalato una riduzione del traffico pedonale nei minimarket e abbiamo assistito a uno spostamento del commercio al dettaglio verso canali più massivi e in dollari. Anche altre aziende di bevande e prodotti di consumo confezionati hanno assistito a un ambiente di spesa dei consumatori più restrittivo e a una domanda più debole nel trimestre. "La categoria energetica continua a crescere a livello globale e ha dimostrato resilienza, poiché crediamo che i consumatori considerino le bevande energetiche un "lusso accessibile". "Le opportunità di crescita nella penetrazione, nel consumo pro capite, insieme alla crescente necessità di energia dei consumatori sono trend positivi per la categoria. Continuiamo ad espandere le nostre vendite nei canali non misurati da Nielsen. "Abbiamo raggiunto un altro trimestre di solida crescita dei ricavi, con vendite record nel secondo trimestre. Il trimestre è stato nuovamente influenzato da tassi di cambio sfavorevoli in alcuni mercati. "I margini di profitto lordi sono migliorati nel secondo trimestre, rispetto al secondo trimestre del 2023. Questo miglioramento è stato principalmente il risultato di minori costi di trasporto, azioni di determinazione dei prezzi in determinati mercati e minori costi delle lattine di alluminio, parzialmente compensati da inefficienze di produzione. Su base trimestrale sequenziale, i margini lordi sono stati inferiori dello 0,5 percento rispetto ai margini del primo trimestre principalmente a causa di maggiori ammortamenti, alcuni dei quali riteniamo non ricorrenti, nonché di inefficienze di produzione. "Come precedentemente riportato, a partire dal 1° novembre 2024 applicheremo un aumento dei prezzi di circa il 5 percento sui nostri marchi e pacchetti principali negli Stati Uniti.
A livello contabile nel secondo trimestre 2024 abbiamo riportato: ricavi totali pari a 1,90 mld $ in aumento del 2,5% rispetto a 1,855 mld $ dello stesso trimestre 2023; costi e spese totali pari a 1,373 mld $ rispetto a 1,331 mld $ del secondo trimestre 2023; un reddito operativo pari a 527 mld $ che rappresenta un margine operativo del 27,7%, rispetto ai 553,844 mln $ e al margine operativo del 28,2% dello stesso trimestre 2023; un utile netto pari a 425,369 mln $ rispetto a 413,871 mln $ del secondo trimestre 2023; un utile per azione pari a 0,41 rispetto a 0,39 $/az. del secondo trimestre 2023. Al 30 giugno 2024, avevamo 1,565 mld $ in contanti e mezzi equivalenti, rispetto a 2,297 mld $ al 31 dicembre 2023”.
QUALCOMM + 3,25%. La società che sviluppa una tecnologia di comunicazione digitale chiamata CDMA (Code Division Multiple Access) e possiede la proprietà intellettuale applicabile ai prodotti che implementano qualsiasi versione di CDMA inclusi brevetti, domande di brevetto e segreti commerciali, ha riportato utili nel terzo trimestre fiscale 2024 pari a 2,33 $/az. su un fatturato di 9,39 mld $. La stima degli analisti per gli utili era di 2,25 $/az. su un fatturato pari a 9,19 mld $. I ricavi sono cresciuti del 11,15% su base annua. La società ha detto che prevede utili nel quarto trimestre fiscale 2024 tra 2,45 e 2,65 $/az. su un fatturato compreso tra 9,50 e 10,30 mld $. L'attuale stima degli analisti per gli utili è pari a 2,42 $/az. su ricavi pari a 9,66 mld $.
Cristiano Amon, Presidente e CEO della società, ha affermato: “I risultati del terzo trimestre riflettono la forte esecuzione della nostra strategia di crescita e diversificazione, con ricavi trimestrali e margini EBT nella fascia alta delle previsioni. Siamo entusiasti del lancio delle nostre soluzioni Snapdragon X Series per PC che offrono prestazioni leader, efficienza energetica senza pari ed esperienze IA personalizzate. Questo lancio rappresenta una pietra miliare significativa nella nostra trasformazione da società di comunicazioni a azienda leader nel settore dei computer intelligenti.
A livello contabile nel terzo trimestre fiscale 2024 abbiamo riportato: ricavi totali pari a 9,391 mld $ in aumento dell’11% rispetto a 8,442 mld $ dello stesso trimestre 2023; costi e spese totali pari a 6,374 mld $ rispetto a 5,921 mld $ del secondo trimestre 2023; un reddito operativo pari a 3,017 mld $ che rappresenta un margine operativo del 32%, rispetto ai 2,521 mld $ e al margine operativo del 29% dello stesso trimestre 2023; un utile netto pari a 2,648 mld $ in aumento del 26% rispetto a 2,105 mld $ del secondo trimestre 2023; un utile per azione pari a 2,33 in aumento del 25% rispetto a 1,87 $/az. del secondo trimestre 2023. Al 23 giugno 2024, avevamo 7,770 mld $ in contanti e mezzi equivalenti, rispetto a 8,450 mld $ del 24 settembre 2023. Durante il terzo trimestre dell’anno fiscale 2024, abbiamo restituito agli azionisti 2,3 mld $, di cui 949 mln $ di dividendi in contanti e 1,3 mld $ tramite riacquisto di 7 milioni di azioni di azioni ordinarie”.
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