Nel mondo finanziario moderno, almeno quello che racconta la borsa degli ultimi 3 anni, narra di un mercato che cresce unidirezionalmente, senza sosta, placido o dirompente poco importa, purché al rialzo.
Poi in un paio di giorni basta la rottura di un livello per vedere passare scrivanie in vendita al miglior offerente sui book di contrattazione. Il movimento di storno tecnico che prima necessitava di un paio di settimane per esaurirsi, ora sembra finire in un batter d'occhio.
In due o tre sedute si vende di tutto, senza fine, senza un limite, in preda al panico più assoluto.
Di punto in bianco quindi, il panico sparisce, gli ordini al meglio non copliscono più il bid, l'offerta di acquisto, e piano piano, si ricomincia a comprare e si formano delle bellissime onde a V che portano a chiudere tutto il buco lasciato ed addirittura ad andare oltre perchè, poi, ironia del movimento, partono gli stop degli shortisti, ancora una volta rimasti a bocca asciutta.
Si, ho scritto del movimento moderno, ma in realtà la borsa ne ha presentati diversi di movimenti simili anche molti anni fa e gli almanacchi ne sono tesorireri nei numeri che raccontano di urla, di prezzi in caduta libera, poi magicamente passa la bufera, il temporale, come il Direttore lo ha definito magistralmente in termini giornalistici, e torna il sereno.
Pare proprio quello che sta accadendo questi giorni.
Panico il lunedì, sconcerto, quello che ti parlizza dalla paura e non ti fa muovere, il martedì, e poi tre sedute di risalita, di acquisti.
Tutto finito? Tutto dietro le spalle?
Nessuno di noi può dirlo ma l'eco di quanto accaduto dal giovedì successivo alla riunione della Fed qualcosa significherà pure.
Perchè tutta quella cattiveria con cui si sono scaricate le posizioni il giovedì, all'indomani delle parole di Powell? Il dubbio resta ancora.
Una risposta avevamo provato a consegnarla alla considerazione che il mancato taglio dei tassi dipendesse dal timore della Fed di essere dinanzi ad una bolla finanziaria, timore che i mercati hanno subito prezzato con vendite sonore.
Qualche voce autorevole ha parlato di timori di una imminente recessione negli USA ma poi il dato sulla disoccupazione sembra aver tranquillizzato in merito
La reazione di fine settimana però, seppur rialzista, cela nei movimenti una stranezza comportamentale.
I movimenti non sono regolari, e se mi chiedeste cosa intendo per regolari, potrei citare la giornata di venerdì con i riferimenti tutti ignorati a partire dai canonici punti pivot, basilari nei riferimenti dei day trader.
Tutti comportamenti da cavalli scossi, motivo per cui preferirei attendere prima di esprimermi più in la con le considerazioni tecniche.
È rientrato dalla sua folle corsa rialzista in questo caso, anche il Bund, che ha chiuso però sempre abbondantemente sopra i 134 punti restando in zona up trend facendo restare intatti i presupposti per un rilancio dei titoli obbligazionari.
Qualcosa mi suggerisce che permanendo l'uptrend su di essi, la risalita dell'azionario continuerà a faticare ma questo dilemma potrebbe avere una risposta solo dagli sviluppi di borsa una volta assorbito gli scock di quella appena terminata.
La lettura tecnica della prossima settimana non può che essere il più semplice e banale possibile e dice: se il movimento sarà contenuto e la volatilità resterà bassa, si può reiniziare a comprare, ma se si scendesse sotto i minimi di lunedì, nessuno avrà pietà dei portafogli pieni di azioni e stavolta gli shortisti ne usciranno vittoriosi insieme a coloro i quali avranno il portafoglio pieno di titoli obbligazionari.
(L'autore del presente articolo non è iscritto all'ordine dei giornalisti e potrebbe detenere i titoli oggetto dei suoi articoli)