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NASDAQ100 WEEKLY - Continua imperterrito il rialzo sugli indici azionari del Nasdaq100 e dell'S&P500, stazionario il Dow Jones.


IN QUESTA SETTIMANA RIPARTE LA STAGIONE DEGLI UTILI RELATIVI AL SECONDO TRIMESTRE 2024 CON LA PUBBLICAZIONE DELLE PRINCIPALI BANCHE.

WALL STREET ESTENDE IL RALLY ESTIVO CON GLI INDICI AZIONARI NASDAQ100 E S&P500 CHE VENERDI’ SCORSO HANNO RAGGIUNTO NUOVI RECORD. IN DISCESA IL DOLLAR INDEX E I RENDIMENTI DEI TREASURY. IN FORTE RIALZO LE COMMODITIES PREZIOSE E INDUSTRIALI.

Il mercato azionario statunitense ha esteso il suo rally estivo nella giornata di venerdì scorso con gli indici NASDAQ100 e S&P500 che hanno raggiunto un altro nuovo massimo storico, dopo la pubblicazione dell'ultimo rapporto sull'occupazione.

L'economia statunitense ha aggiunto 206.000 posti di lavoro a giugno, con il tasso di disoccupazione che è salito leggermente al 4,1%, mentre i dati di maggio sono stati rivisti bruscamente al ribasso mostrando 218.000 posti di lavoro aggiunti invece dei 272.000 precedentemente riportati, secondo un rapporto di venerdì del Bureau of Labor Statistics. Mentre la crescita dei posti di lavoro nel mercato del lavoro statunitense sta rallentando quest'anno, il tasso di disoccupazione rimane relativamente basso.

I commenti della maggioranza degli analisti parlano di un’economia che si sta raffreddando, ma non sta crollando; con il mercato che non sta scontando nulla di più di un rallentamento; il tasso di disoccupazione al 4,1% e i salari che si stanno raffreddando, dovrebbero attirare l'attenzione della FED e probabilmente fornire loro la flessibilità per iniziare a ridurre i tassi già a partire dalla riunione di settembre e un altro a dicembre.

Di contro la situazione non è delle migliori per le società a piccola capitalizzazione, che sono sensibili ai tassi di interesse l'indice Russell 2000 Small Cap è sceso dello 0,95% la scorsa settimana. Le principali banche sono in calo in vista della pubblicazione dei risultati aziendali del secondo trimestre, in uscita venerdì prossimo, in quanto i tassi di interesse più elevati e l'incerto contesto economico stanno gettando ombre sugli utili delle banche statunitensi. Le principali banche che riportano i propri dati economici in settimana sono: J&P Morgan Chase, Citigroup e Wells Fargo.

Si spera che il rally delle azioni statunitensi si estenda oltre le ‘megacap’, come NVIDIA, e che verrà messo alla prova nelle prossime settimane, quando gli investitori scopriranno se la crescita degli utili di altre aziende sta iniziando a raggiungere quella dei leader del settore tecnologico.

L'indice S&P500ha registrato un rally del 16% finora nel 2024, trainato da una manciata di azioni massicce pronte a trarre vantaggio dall'emergente tecnologia dell'intelligenza artificiale. Solo il 24% delle azioni nell'S&P500 ha sovraperformato l'indice nella prima metà dell’anno e ciò è successo solo altre due volte dal 1986.

L'indice S&P500 viene scambiato a circa 21 volte le stime degli utili futuri, ma se si escludono i primi 10 titoli in termini di valore di mercato, tale cifra scende in media a 16,5 per il resto dell'indice.

Un ulteriore segno del rally ristretto viene dai settori coinvolti che sono la tecnologia dell'informazione e i servizi di comunicazione, settori che includono la maggior parte dei titoli dei cosiddetti ‘Magnificent Seven’, sono gli unici due degli 11 settori dell'S&P500 ad aver sovraperformato l'indice quest'anno.

Secondo la società di ricerca LSEG, nel primo trimestre gli utili dei ‘Magnificent Seven’ sono aumentati del 51,8% su base annua, rispetto all'1,3% di crescita degli utili del resto dei componenti dell'S&P500. LSEG prevede che tale divario si ridurrà, con previsioni di aumento del 29,7% degli utili annui dei ‘Magnificent Seven’ nel secondo trimestre e di un aumento del 7,2% degli utili del resto dell'indice.

Più avanti nell'anno, si prevede che il vantaggio di profitto dei ‘Magnificent Seven’ diminuisca ulteriormente. La crescita degli utili anno su anno del gruppo dovrebbe essere del 17,4% nel terzo trimestre e del 18,3% nel quarto. Ciò si confronta con la crescita degli utili del resto dell'indice del 6,8% nel terzo trimestre e del 13,9% nel quarto.

Anche se non tutti gli analisti sono convinti che titoli di altri settori siano pronti a recuperare terreno, poiché l'intelligenza artificiale rimane un tema dominante, i suggerimenti agli investitori indicano di ridurre i guadagni nei settori della tecnologia e dei servizi di comunicazione per trarre vantaggio dalla debolezza nei settori dell'energia, dell'assistenza sanitaria, dell'industria e dei materiali. La stima consensuale degli analisti prevede un aumento del 9,2% nella crescita degli utili dell'S&P500 per il secondo trimestre su base annua, secondo LPL.

Mentre secondo i dati di Factset, il tasso di crescita stimato degli utili dell’S&P500 per il secondo trimestre, su base annua, è pari all’8,8%. Se confermato, si tratterebbe del ritmo più rapido dal primo trimestre del 2022 (9,4%). Al 31 marzo, il tasso di crescita stimato era pari al 9,1%, ma sette settori dovrebbero riportare risultati peggiori dopo aver rivisto al ribasso le previsioni sugli utili. Otto su undici settori dovrebbero registrare una crescita e, di questi, quattro sono attesi riportare uno sviluppo a due cifre: Communication Services, Health Care, Information Technology ed Energy. D’altro canto, si prevede che tre comparti vedranno una diminuzione degli utili, in primis quello dei Materials. A livello corporate, META PLATFORMS e ALPHABET dovrebbero fornire i maggiori contributi alla crescita degli utili del settore Communication Services.

Per il secondo trimestre del 2024, 67 società dell’S&P500 hanno emesso una previsione sugli utili negativa e 45 società hanno emesso una previsione sugli utili positiva. Il rapporto P/E a 12 mesi per l’S&P500 è di 21,2x, superiore alla media quinquennale di 19,3x.

Il mercato rialzista ha superato alcuni degli obiettivi di prezzo più ottimistici degli analisti di Wall Street. Mentre alcuni rimangono fedeli al target di fine anno dell’S&P500 a 5.400 punti, aspettandosi che la corsa al rialzo porti l'indice di riferimento statunitense a 6.000 entro la fine del 2025 e a 6.500 entro la fine del 2026, altri, nel frattempo, si stanno affrettando ad alzare i loro obiettivi. Considerato che l’indice ha già superato i 5.550 punti, è probabile che questo mercato rialzista continuerà fino al 2025 e al 2026. Entro la fine del decennio dovremmo vedere quota 8.000 punti sull'S&P500. Dopotutto, dagli analisti si sente spesso dire che sono i ruggenti anni '20 ! Tesi secondo la quale sui ruggenti anni '20 riflette l’aspettativa che la crescita della produttività è in aumento grazie all'adozione diffusa di nuove tecnologie in risposta alla carenza di manodopera qualificata e che sosterrà una crescita robusta del prodotto interno lordo e dei profitti, mantenendo al contempo sotto controllo l'inflazione.

Il crollo del mercato azionario potrebbe essere imminente

Come detto in precedenza, alcuni strateghi hanno recentemente alzato i loro obiettivi di fine anno 2024 per l'S&P500 a 6.000 punti con la copertura dell'indice che, dopo aver raggiunto quel livello, potrebbe crollare. In molti sono d'accordo che il mercato sta mostrando segnali di affaticamento soprattutto sui titoli al di fuori del settore tecnologico e in quelli a media capitalizzazione ma, piuttosto che un crollo sarebbe più probabile che fosse una rapida correzione del 10%-20% piuttosto che un vero e proprio mercato ribassista, ovvero uno con un calo superiore al 20% dal picco. Questo perché non è attesa una recessione. Inoltre, la cosiddetta FED Put è tornata in auge ora che l’inflazione dai dati dei prezzi al consumo (CPI) è scesa più vicino all’obiettivo della Federal Reserve del 2% su base annua entro la fine del 2024. Se il mercato azionario dovesse iniziare a temere l’avvicinarsi di una recessione, la FED molto probabilmente interverrebbe con un allentamento.

Nel caso di una possibile correzione, una correzione guidata dagli utili dovrebbe essere più sostenibile di una correzione guidata dalle valutazioni. Il crollo della fine degli anni ’90 è stato principalmente guidato dalle valutazioni del settore informatico dell’S&P500. Tuttavia, gli analisti del settore si unirono allora al partito dell’esuberanza irrazionale alzando le loro stime sugli utili, soprattutto per le società IT.

Attualmente, il multiplo di valutazione del settore è elevato, ma non tanto quanto lo era alla fine degli anni ’90. Questa volta, le aspettative sugli utili sono in aumento anche per l’informatica, ma sembrano basate su fondamentali più solidi rispetto alla frenesia delle dot-com della fine degli anni ’90.

Valore e valutazione

Esaminiamo più da vicino le prospettive per il mercato in generale prima di passare a un confronto tra gli anni '90 e oggi.

1. Stime di consenso degli analisti trimestrali e annuali per gli utili: gli utili per azione dell'S&P500 hanno superato nettamente le aspettative durante il primo trimestre del 2024 e hanno aumentato le stime per il 2024, il 2025 e il 2026. All'inizio dell'ultima stagione di rendicontazione degli utili, gli analisti del settore si aspettavano un tasso di crescita anno su anno dell'1,2%. Il risultato effettivo è stato un aumento del 6,8%.

Gli analisti prevedono ora i seguenti incrementi per il resto dell'anno: secondo trimestre, 9,2%; terzo trimestre, 8,7%; e quarto trimestre, 14,3%. È interessante notare che la loro stima di consenso per il secondo trimestre non è stata affatto abbassata da metà maggio. Ciò è insolito, perché gli analisti tendono ad abbassare le loro stime per la stagione degli utili del prossimo trimestre man mano che si avvicina.

Ecco le stime di consenso degli analisti sugli utili per le azioni dell’S&P500 e i loro tassi di crescita per il 2024 a partire dalla settimana del 30 giugno (244,77 $/az., 10,7%), per il 2025 (279,30 $/az., 14,4%) e per il 2026 (315,97 $/az., 12,1%). Gli utili futuri dell'indice S&P500 sono saliti al record di 261,37 $ durante la settimana del 30 giugno.

2. Le stime annuali degli analisti per quanto riguarda i ricavi sono: 250 $ per il 2024, 270 $ per il 2025 e 300 $ per il 2026. In percentuale le stime sui ricavi si traducono in una crescita anno su anno del 4,6% quest'anno, del 5,8% l'anno prossimo e del 5,6% nel 2026.

3. Le proiezioni degli analisti sui margini delle azioni dell'S&P500 sono: il 12,6% per il 2024, 13,7% nel 2025 e il 14,5% nel 2026. Se le stime per il 2025 e il 2026 si dovessero avverare, segnerebbero nuovi massimi storici per i margini dell'S&P500.

4. Proiezioni di valutazione e obiettivi delle azioni dell’S&P500: una stima molto più difficile è quali rapporti prezzo/utili bisognerebbe applicare alle stime sugli utili futuri dell’S&P500. Da quando il mercato rialzista è iniziato il 12 ottobre 2022, con il P/E forward che aveva toccato il minimo a 15,2, gli analisti avevamo alzato il limite in un intervallo tra 16,0 e 20,0. Allora era una proiezione piuttosto rialzista, ma oggi possiamo dire che non era abbastanza rialzista. Ora il P/E forward è pari a 21,0 con utili forward pari a 260 $. Gli utili futuri sono sulla buona strada per raggiungere le previsioni di 270 $ entro la fine dell'anno. Con un multiplo di 21,0, l’indice S&P500 chiuderebbe l’anno a 5.670 punti, mentre con un multiplo di 22,0, sarebbe a 5.940 punti, molto vicino all’obiettivo di 6.000 punti sui quali puntano gli aggiornamenti di diversi analisti per la fine dell’anno.

La tecnologia di tanto in tanto

Non c'è una risposta ovvia alla domanda sulla valutazione, quindi dipendiamo dalla storia per qualche indicazione. Non bisogna andare molto indietro nel tempo per trovare una situazione che sembri simile a quella attuale. L'analogia ovvia è quella della fine degli anni '90.

1. Multipli di valutazione, ora rispetto a prima: l'indice S&P500 ha raggiunto il picco a un P/E forward di 24,5 durante la settimana del 13 agosto 1999. Se attualmente l'S&P500 fosse scambiato allo stesso multiplo, salirebbe a 6.600 punti entro la fine del 2024, con utili forward pari a 270 $/az. Ciò potrebbe accadere all'indice S&P500 se dovesse continuare ad essere guidato dal settore tecnologico, come alla fine degli anni '90 per il settore informatico. Il P/E forward del settore è salito da 30 all'inizio del 1999 a 48,3 durante la settimana del 14 marzo 2000. Attualmente, il P/E forward del settore è 30,0.

2. Capitalizzazione di mercato e quote di utili, oggi rispetto ad allora: il settore della tecnologia dell'informazione e il settore dei servizi di comunicazione insieme rappresentano ora uno straordinario 41,6% della capitalizzazione di mercato dell'S&P500. Si tratta del massimo raggiunto poco prima che scoppiasse la bolla tecnologica all’inizio del 2000.

D’altra parte, questi due settori rappresentano attualmente il 33% degli utili futuri dell’S&P500, rispetto a poco meno del 24% quando iniziò il disastro tecnologico nel 2000, il che probabilmente aiuta a giustificare un multiplo così alto – o almeno più di allora.

Il problema è che gli utili futuri non sono gli stessi degli utili effettivi. Gli utili futuri aggregati dei due settori sono saliti di oltre il 200% dall'inizio del 1995 alla fine del 2000. Ma poi la loro stima degli utili combinati ha subito un crollo alla fine del 2003.

Qual è la differenza tra NVIDIA di oggi e CISCO nel 2000? La valutazione.

1. La crisi della fine degli anni '90 è stata guidata da CISCO SYSTEMS, che ha prodotto apparecchiature di telecomunicazione per costruire Internet. Oggi la bolla è guidata da NVIDIA, che vende chip GPU utilizzati per eseguire software di intelligenza artificiale. Il prezzo delle azioni CISCO era salito a un picco di 80 da 10 $/az. tra l'inizio del 1998 e l'inizio del 2000. Il prezzo delle azioni NVIDIA (dopo lo spin-off) è salito a un recente massimo di 140 $/az. da 11 $ tra la fine del 2022 e la metà di giugno di quest'anno.

2. Ma le somiglianze finiscono qui: guardando il seguente grafico delle valutazioni che supportano i rialzi, si troverà una grande differenza. Il P/E forward di CISCO ha raggiunto il picco intorno a 131 il 27 marzo 2000. Il P/E forward di NVIDIA ha oscillato ampiamente e selvaggiamente tra 25 e 80 dall'inizio del 2020.

La performance relativa ai titoli della cosiddetta ‘Megacap Eight’, ovvero i Magnifici Sette più Netflix, attualmente e collettivamente, rappresentano il 31% della capitalizzazione di mercato, il 20% degli utili e l’11% dei ricavi futuri dell'indice S&P500. La capitalizzazione di mercato collettiva del Megacap Eight è attualmente un record di 16,5 trilioni di dollari. La capitalizzazione di mercato dell'S&P500 è attualmente di quasi 46,0 trilioni di dollari e scende a 31,0 trilioni di dollari senza il Megacap Eight.

Il P/E futuro del Megacap Eight è 30,8. Il P/E forward dell'S&P500 di 20,9 sarebbe 18,0 senza il Megacap Eight. Il rapporto prezzo/vendite a termine del Megacap Eight è un record di 7,36. Il rapporto S&P500 è 2,77, o 2,14 senza Megacap Eight.

La loro sovraperformance ha ovviamente avuto un impatto significativo anche sul multiplo di valutazione dell'S&P500, poiché le valutazioni del gruppo sono aumentate insieme alle loro capitalizzazioni di mercato.

Passiamo ora ad analizzare il mercato monetario.

Dopo due settimane di guadagni, i rendimenti dei Treasury sono andati sotto pressione nel corso della scorsa settimana soprattutto sulle scadenze più lunghe dopo il forte rialzo di due settimana fa a seguito del dibattito presidenziale che ha visto crescere di molto le preferenze per il repubblicano Donald Trump ed in seguito vedremo il motivo. Poi nella giornata di venerdì, dopo la pubblicazione dei dati sul mercato del lavoro in rallentamento anche, e soprattutto, le scadenze corte si sono unite ai ribassi di quelle più lunghe. Ovviamente i tagli ai tassi d’interesse hanno una rilevanza maggiore sui rendimenti obbligazionari a tasso fisso ma le politiche sul debito pubblico hanno il loro peso soprattutto sui Bonds a lungo termine. Infatti, dopo la prestazione incerta del Presidente Joe Biden contro il rivale repubblicano Donald Trump nel primo dibattito presidenziale il mese scorso, una ricalibrazione dell'esito delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti sta spingendo gli investitori obbligazionari a scommettere che i rendimenti rimarranno più alti per più tempo con l'avvicinarsi delle elezioni a novembre. Alcuni investitori stanno scommettendo su un'inflazione più alta sotto Trump a causa di politiche commerciali ed economiche come tariffe più elevate sulle importazioni e una spesa pubblica dissoluta insieme a minori entrate fiscali, che aumenterebbero i deficit fiscali e i livelli di debito degli Stati Uniti. Il team di Trump ha affermato che le sue politiche pro-crescita avrebbero abbassato i tassi di interesse e ridotto i deficit. Tali preoccupazioni circa l'ampliamento dei deficit fiscali e l'aumento del debito pubblico minacciano di limitare qualsiasi eventuale ripresa delle obbligazioni, prevista con l'avvicinarsi della Federal Reserve al taglio dei tassi dopo un aggressivo ciclo di aumenti per contenere l'inflazione. I titoli del Tesoro a breve scadenza, più direttamente collegati ai cambiamenti nella politica monetaria, potrebbero comunque riprendersi in caso di tagli dei tassi, ma anche per i rialzisti obbligazionari le prospettive per i titoli del Tesoro a più lunga scadenza sono diventate più nebulose. Il debito a più lunga scadenza tende a riflettere le aspettative di crescita economica, inflazione e prospettive fiscali.

Andiamo ora a vedere nello specifico cosa è successo al mercato dei tassi statunitense che si è presentato nel fine settimana appena trascorso sulle probabilità dei tagli sui tassi d’interesse nel 2024 e, novità, ad inizio 2025 sui rendimenti dei Treasury.

Saltando a piè pari la riunione in scadenza il 31 luglio p.v. nella quale le probabilità di nessun taglio rimangono sempre ferme tra il 91 ed il 93%, lo strumento FedWatch del CME Group mostra come si siano alzate considerevolmente le probabilità del primo taglio dei tassi nella riunione del 18 settembre. Infatti le probabilità di un taglio pari a 25 bps sono ora al 69,0% rispetto al 56,3% di due venerdì fa; altrettanto si abbassano le probabilità di nessun taglio che dal 37,4% di due venerdì fa passano all’attuale 26,1%. Praticamente nulle le probabilità di un taglio per complessivi 50 bps (1 da 0,50% o due da 0,25%) che dal 6,3% di due venerdì fa passano all’attuale 4,8% (v. grafico):

E veniamo alla scadenza relativa alla riunione del 7 novembre. Stranamente per quanto riguarda questa riunione, le probabilità per un taglio pari a 25 bps si alzano di poco dal 49,4% di due venerdì fa passano all’attuale 52,0%. Mentre salgono di più le probabilità di un taglio per complessivi 50 bps (1 da 0,50% o due da 0,25%) che dal 24,5% di due venerdì fa passano all’attuale 30,4% ovviamente il tutto a scapito delle probabilità per nessun taglio che dal 23,8% di due venerdì fa, passano all’attuale 15,7% (v. grafico):

Per l’ultima riunione del 2024, si rafforzano le probabilità di un taglio per complessivi 50 bps che salgono al 46,7% rispetto al 42,9% di due venerdì fa e con loro si alzano anche le probabilità per un taglio complessivo di 75 bps (forse troppo ottimistiche) che dal 18,0% di due venerdì fa passano all’attuale 23,5%. Il tutto a svantaggio delle probabilità per un taglio di soli 25 bps che passano dal 31,1% di due venerdì fa all’attuale 24,5% e delle probabilità di nessun taglio che passano dal 6,4% di due venerdì fa all’attuale 3,8% (v. grafico):

Infine iniziamo a prendere confidenza con l’anno 2025 e le rispettive riunioni della FED. Per la prima riunione dell’anno prevista per il 29 gennaio, c’è incertezza sulle probabilità tra un taglio per complessivi 50 bps e 75 bps, con le probabilità del primo scenario che scende di poco al 32,0% dal 36,3% di due venerdì fa, a favore del secondo scenario con le probabilità che passano dal 32,5% di due venerdì fa all’attuale 38,9%. Si abbassano ulteriormente le probabilità per un taglio di soli 25 bps dal 16,8% di due venerdì fa all’attuale 10,8%, a favore delle probabilità per un taglio complessivo di un punto percentuale pari al 16,1%. (v. grafico):

Nella giornata di venerdì scorso, dopo il dato sul mercato del lavoro e la forte revisione al ribasso del mese precedente il rendimento della scadenza corta ha fatto un bel balzo all’ingiù, con i numeri del Treasury 2Y che sono passati dal 4,756% di due venerdì fa, all’attuale 4,608%. Analoga sorte in discesa, ma per tutta la scorsa settimana ad eccezione di lunedì scorso, per il rendimento del Treasury 10Y che dal 4,41% di due venerdì fa passa all’attuale 4,282%. Infine stesso discorso fatto per il 10Y vale anche per la scadenza più lunga del 30Y con il rendimento che passa dal 4,559% di due venerdì fa all’attuale 4,479%. Si restringe ulteriormente, il classico spread 2Y – 10Y a scapito della scadenza corta con uno spread che da 34,6 punti di due venerdì fa passa all’attuale 32,6 punti.

Nella settimana appena trascorsa nuovamente fermi i tassi reali, al netto dell’attuale tasso di inflazione, nonostante il dato in rallentamento sul mercato del lavoro. Come mostrato dal grafico del breakeven inflation a 10 anni, in chiusura di ottava il tasso staziona al 2,28% dal 2,28% di due venerdì fa (v. grafico):

Analisi grafica dell’indice di riferimento di una parte delle nostre operazioni, il NASDAQ100.

Inarrestabile è il termine giusto per l’indice tech che continua a macinare record su record senza nemmeno il sentore di una piccola correzione. Le brevi soste di fine maggio e metà giugno sono stati dei brevi e semplici pullback, poi il denaro è tornato prepotente tanto da lasciare aperti diversi gap in questo infinito trend rialzista. Venerdì scorso, dopo ben 4 giorni di rialzo consecutivi (giovedì la borsa era chiusa per festività) l’indice ha toccato la vetta record di 20407 punti.

Il rally è stato alimentato, al solito, da azioni megacap come MICROSOFT che è aumentato del 4,79%, chiudendo a un nuovo livello record. APPLE che ha chiuso la settimana registrando un nuovo livello record guadagnando un sontuoso 7,47%. Anche META PLATFORMS ha segnato un massimo storico in chiusura, guadagnando circa il 7,27% spingendo il settore della tecnologia informatica a un nuovo livello record. Stessa situazione per il produttore di chip ADVANCED MICRO DEVICES (AMD) salito del 5,98%. Purtroppo in tutta questa magnificenza, i titoli che partecipano al rialzo sono sempre i soliti grandi nomi, mentre le società a più bassa capitalizzazione salgono a fatica e solo di qualche punto percentuale. Il divario tra l’indice NASDAQ100 ‘pesato’ e l’indice NASDAQ100 Equal Weighted si amplia sempre più quasi in ogni settimana di contrattazioni arrivando, oggi, ad una forbice del 14,58% da inizio anno. Troppo ? Anche più ! Capite da soli che un raffreddore delle società megacap farebbe venire l’influenza all’intero listino in quanto poi le vendite diverrebbero generalizzate senza alcuna distinzione o quasi. Che il mercato tecnologico sia molto importante per l’economia attuale ed anche futura, è innegabile, ma i P/E di determinate società non sono sostenibili a lungo così come insegna il passato ed il ritorno alla realtà potrebbe essere veramente molto brusco. Prudenza, e felicissimi di sbagliare.   

Graficamente notiamo come la candela di due venerdì che sanciva un falso breakout, sia stata ampiamente superata da altre due candele che hanno sancito nuovi record. L’area di resistenza dei 20000 punti e quella di proiezione dei 20300 sono state spazzate via negli ultimi due giorni di contrattazione. Ora in vista troviamo le successive proiezioni rialziste in area 20600 e 20900/21000 rispettivamente del 161,8% e del 178,6% di onda 3 di (5) partendo dal minimo di onda 4 di (5). Viceversa sarebbe importante consolidare tra il massimo storico raggiunto e l’area di supporto dei 20000 punti anche per far scendere nuovamente il livello di RSI dagli attuali 76,5 in piena zona di ipercomprato. In ogni caso anche eventuali pullback in area 19700 non pregiudicherebbero affatto il trend rialzista, anzi sarebbero anche più salutari per il raggiungimento delle nuove aree testé riportate. I dati sull’inflazione di giovedì prossimo catalizzeranno i movimenti del mercato azionario. La settimana si è chiusa a 20391.97 in guadagno del 3,61% rispetto alla chiusura della scorsa settimana, il che porta ad un guadagno del + 21,20% rispetto alla chiusura del 2023.  

Settimana, quella appena trascorsa, all’insegna della continuazione del rally per l’indice S&P500 che nella giornata di venerdì ha portato il suo nuovo record a 5570.33 punti registrando 19 nuovi massimi e otto nuovi minimi nelle ultime 52 settimane. Negli ultimi due giorni di contrattazione i prezzi sono riusciti a superare la candela del falso breakout di due venerdì fa, superando anche la proiezione rialzista in area 5540 rappresentata dall’estensione del 100,0% di onda 3 di (5) partendo dal minimo di onda 4 di (5). Prossima proiezione rialzista in area 5700 [estensione del 127,2% di onda 3 di (5) partendo dal minimo di onda 4 di (5)]. Viceversa troviamo un supporto in area 5450 punti, minimo delle ultime 12 sessioni, altrimenti il supporto in area 5400 rappresentata dal ritracciamento del 27,2% di onda 5 di (5).

Per quanto riguarda la partecipazione al rally, anche sull’indice maggiore si amplia il divario tra quello ‘pesato’ e l’indice S&P Equal Weight che continua a limare le perdite mentre quello ‘pesato’ continua a guadagnare, aumentando così il gap al 13,05% da inizio anno.

Nel corso della scorsa settimana il livello dell’indice Cboe Volatility Index (VIX) ha continuato a rimanere intorno ai minimi in area 12 punti per poi chiudere l’ottava a 12,48 probabilmente a causa dei dati deboli sul mercato del lavoro. Vedremo questa settimana con l’uscita degli importanti dati sull’inflazione come l’indice reagirà, anche se il detto “alta volatilità chiama alta volatilità e viceversa” è ancora di moda. Tutto molto tranquillo.

Inversamente al percorso del mercato azionario, la situazione sull’indice della ‘paura’, e parliamo dello skew del CBOE sull’S&P500 – un indicatore del mercato delle opzioni per la domanda relativa di contratti call al rialzo rispetto a contratti put al ribasso – che ha ripreso a salire dalla chiusura di due venerdì fa a 141,79 per aumentare progressivamente fino in area 150 punti. Evidentemente i nuovi record raggiunti da diversi titoli hanno indotto gli investitori ad aprire posizioni di copertura su tali titoli.

Proprio a livello di titoli, oltre ai già citati MICROSOFT, APPLE, META PLATFORMS che appartengono anche a codesto listino, citiamo un titolo che è uscito dal listino NASDAQ100 e che ha contribuito a spingere l'S&P500 verso nuovi record: la folle corsa di TESLA. Il titolo in rialzo per sette sessioni consecutive nella sua serie vincente più lunga da giugno 2023. Le azioni sono balzate del 27% nella scorsa settimana dopo che la società ha dichiarato che le consegne di veicoli sono scivolate per il secondo trimestre consecutivo, ma non tanto quanto si aspettavano gli analisti, mantenendo TESLA in vantaggio sulla rivale BYD come maggiore venditore di veicoli elettrici al mondo. L'azienda ha dichiarato di aver consegnato 443.956 veicoli a livello globale nel trimestre, con un calo del 4,8% rispetto allo stesso trimestre dell'anno precedente. L’euforia su determinati titoli del mercato azionario è talmente tanta che si brinda ad un calo del fatturato trimestrale. Incredibile, ma vero !

MACY’S venerdì scorso è aumentato del 9,5% dopo che un rapporto ha affermato che Arkhouse Management e Brigade Capital hanno aumentato la loro offerta per acquistare la catena di grandi magazzini per circa 6,9 mld $.

Nuova puntata della telenovela sul titolo PARAMOUNT GLOBAL. Sembra che l'accordo tra PARAMOUNT e SKYDANCE, che ha tempi di attesa molto lunghi, è di nuovo attivo. SKYDANCE MEDIA di David Ellison ha raggiunto un accordo preliminare per acquistare la società madre di PARAMOUNT, National Amusements, per 1,75 mld $, ha riportato martedì il Wall Street Journal. La società di produzione ha quindi in programma di fondere SKYDANCE con PARAMOUNT, un accordo soggetto all'approvazione di un comitato speciale di direttori della società. La settimana si è chiusa a 5567.20 in guadagno dell’1,96% rispetto alla chiusura della scorsa settimana, il che porta ad un guadagno del + 16,72% rispetto alla chiusura del 2023.

Poco da dire sul sempre asfittico listino delle major industrial, DOW JONES, che pur attraversando l’importante area dei 39200 punti, non riesca in chiusura di contrattazioni a discostarsi da essa se non per una manciata di punti. Ovviamente manca la spinta dei titoli tecnologici anche se al suo interno sono presenti MICROSOFT, APPLE e AMAZON ma i titoli bancari, della sanità e qualche industriale viceversa appesantiscono con perdite il listino.

La disparità tra questo listino e gli altri due maggiori è fin troppo evidente ed aumenta ogni settimana che passa. Mentre gli altri due proseguono il loro cammino rialzista, il DOW cincischia in laterale come ben evidenziato dal grafico. Pertanto, in prospettiva futura e dati macro permettendo, al rialzo è importante consolidare sopra l’area dei 39200 punti per poi tentare il test del massimo storico in area 40000 punti e con un RSI a 59 punti tutto è concesso. Viceversa troviamo i soliti supporti in area 38800, 38500 ed infine area 38000 sotto la quale lo scenario diventa pericoloso (ma non è il momento). La settimana si è chiusa a 39375.88 in guadagno dello 0,66% rispetto alla chiusura della scorsa settimana, il che porta ad un guadagno del + 4,48% rispetto alla chiusura del 2023.

ORO INDEX

L'Oro ha beneficiato della debolezza generalizzata del dollaro statunitense dovuto ai dati più deboli del previsto sul mercato del lavoro e ha superato i 2.400 $/oz.

La testimonianza di due giorni del Presidente della Federal Reserve (FED) Jerome Powell sulla politica monetaria e i dati sull'inflazione di giugno (CPI) degli Stati Uniti potrebbero guidare Le quotazioni dell'Oro in questa settimana.

Le prospettive tecniche a breve termine delle quotazioni del metallo giallo indicano un'inclinazione rialzista.

L'Oro ha registrato piccoli guadagni lunedì scorso, mentre il Dollaro faticava a trovare domanda all'inizio della settimana. L'ISM Manufacturing Purchasing Managers Index (PMI) è sceso leggermente a 48,5 a giugno da 48,7 a maggio, e il Prices Paid Index, la componente di inflazione del sondaggio, è sceso bruscamente a 52,1 da 57.

Nella giornata di martedì, il rendimento del benchmark dei titoli del Tesoro USA a 10 anni scendeva leggermente dopo le dichiarazioni del Presidente della FED Powell sulle prospettive di politica monetaria durante un intervento a un panel al Forum on Central Banking della Banca Centrale Europea a Sintra in Portogallo, Powell ha riconosciuto che la tendenza alla disinflazione mostrava segnali di ripresa e ha aggiunto che i dati recenti indicavano progressi significativi. Le quotazioni della commodity preziosa riuscivano a mantenere la propria posizione.

Mercoledì, il Dollaro USA è stato sottoposto a una rinnovata pressione di vendita e ha aperto la porta a un altro rialzo dei prezzi dell’Oro. Il dato dell’Automatic Data Processing (ADP) ha segnalato che le buste paga del settore privato sono aumentate di 150.000 a giugno, al di sotto della stima degli analisti di 160.000 unità. Nel frattempo, i dati settimanali pubblicati dal Dipartimento del Lavoro hanno mostrato che ci sono state 238.000 domande per la prima volta di sussidi di disoccupazione nella settimana conclusasi il 29 giugno, in aumento rispetto alle 234.000 della settimana precedente. Infine, l'ISM Services PMI è sceso a 48,8 a giugno da 53,8 a maggio, indicando una contrazione dell'attività economica del settore dei servizi. Infine, l'indice di occupazione e l'indice dei prezzi pagati del sondaggio PMI sono scesi rispettivamente a 46,1 e 56,3. I prezzi dell’Oro sono balzate al rialzo dopo i dati USA deprimenti salendo sopra i 2.370 $/oz. per la prima volta in due settimane.

Saltando a piè pari la giornata di giovedì quando i mercati finanziari degli Stati Uniti sono rimasti chiusi per celebrare la festa dell'Indipendenza, arriviamo a venerdì, giorno ‘clou’ della settimana con la pubblicazione dei dati sul mercato del lavoro. L'US Bureau of Labor Statistics (BLS) ha reso noto che le buste paga non agricole nel settore pubblico sono aumentate di 206.000 unità a giugno. Sebbene questa cifra abbia superato le aspettative degli analisti pari a 190.000, la revisione al ribasso del dato di maggio, da 272.000 a 218.000 unità, ha reso difficile per il Dollaro riprendere forza. Altri dettagli del rapporto sui posti di lavoro hanno mostrato che il tasso di disoccupazione è salito al 4,1% dal 4%, mentre l'inflazione salariale annuale si è attenuata al 3,9% dal 4,1%. Dopo i dati la reazione degli investitori nel metallo giallo è stata immediata continuando a spingere verso i prezzi verso l'alto raggiungendo il livello più alto dall'inizio di giugno sopra i 2.400 $/oz.

Nel corso di questa settimana, l'attenzione degli investitori in Oro si sposta sulla testimonianza di Powell e sui dati sull'inflazione degli Stati Uniti. Nelle giornate di martedì e mercoledì è prevista la testimonianza del Presidente della FED, Powell, davanti al Senate Banking Committee e al House Financial Services Committee. È improbabile che Powell offra nuovi indizi sulle prospettive della politica monetaria nelle sue osservazioni preparate. Poiché questa testimonianza si svolge in piena campagna elettorale presidenziale US e le domande dei legislatori potrebbero concentrarsi sulla politica. Immigrazione, inflazione e disoccupazione saranno tra gli argomenti scottanti che i legislatori probabilmente toccheranno, ma Powell non dovrebbe commentare né questioni di politica, né di politica fiscale.

Mentre nella giornata di giovedì, il BLS pubblicherà gli importanti dati dell'indice dei prezzi al consumo (CPI) di giugno. Su base mensile, si prevede che il CPI salirà dello 0,1% dopo essere rimasto invariato a maggio. Si prevede che il CPI ‘core’, che esclude i prezzi volatili di cibo ed energia, aumenterà dello 0,2% per eguagliare la crescita di maggio. Un aumento maggiore del previsto del CPI ‘core’ mensile potrebbe indurre gli investitori a rivalutare le possibilità di un taglio dei tassi da parte della FED a settembre e dare una spinta al Dollaro. Viceversa, una sorpresa negativa in questi dati potrebbe innescare una gamba al ribasso nel Dole quotazioni del Dollaro e nei rendimenti dei titoli del Tesoro USA spianando la strada a un'altra gamba rialzista per i prezzi dell’Oro.

Prospettive tecniche dell’Oro.

Il test dell’area di resistenza psicologica dei 2.400 $/oz. è stato effettuato con chiusura settimanale proprio in quell’area. La prospettiva è di superare e consolidare i prezzi sopra tale area nell’attesa di effettuare un test del doppio massimo storico ‘sporco’ a 2.454,20 $/oz. Viceversa si rientrerebbe nel range 2.400-2.320 $/oz. cercando, ovviamente, di non scendere sotto tale area di supporto.

Passando agli altri due metalli preziosi, i prezzi del Platino in scia rispetto agli altri metalli industriali e preziosi, pur ballando nel corso della settimana scorsa intorno all’area psicologica dei 1000 $/oz., nella giornata di venerdì è riuscito a salire fino ad un massimo di 1049,8 $/oz. per poi chiudere l’ottava qualche punto sotto tale massimo. Gli eventi di questa settimana ci potranno dire se sia possibile la prosecuzione di tale rialzo che, con un livello di RSI a 60 di spazio per salire ulteriormente ne ha in abbondanza. Viceversa, rimane sempre importante non perdere il supporto dell’area psicologica dei 1000 $/oz.

Scenario sicuramente migliore per le quotazioni dell’Argento, che dal supporto dei 29 $/oz. ha rimbalzato quasi fino a toccare l’area dei 32 $/oz. rompendo al rialzo ben due importanti resistenze. Se i dati in uscita in settimana sull’inflazione dovessero essere deboli o comunque sotto le attese, nulla osta che le quotazioni possano andare a testare e superare i precedenti massimi relativi di metà maggio scorso a 32,75 $/oz. Il livello di RSI a 61 permetterebbe questo e altro. Viceversa, importante non scendere sotto il supporto in area 30 $/oz.

La quotazione settimanale dell’Oro si è chiusa a 2399.85 $/oz. con un guadagno del + 2,58% rispetto alla precedente settimana che porta ad un guadagno da fine anno del + 15,84%. La settimana della commodity in modalità spot si è chiusa a 2391.62 $/oz. Di seguito il grafico daily dell’ORO FUTURES AGOSTO 2024:

POLITICA USA

La candidatura di Joe Biden è ancora sotto attenzione. Dopo una performance negativa nel primo dibattito televisivo verso le elezioni presidenziali di novembre con il competitor Donald Trump, la ricandidatura del Presidente uscente non pare più così ‘solida’. Negli ultimi giorni alcuni democratici del Congresso hanno chiesto a Biden di chiudere la propria corsa verso l’appuntamento elettorale di questo autunno. Come riportato da Reuters, i dem della Camera Lloyd Doggett, Raul Grijalva, Seth Moulton, Mike Quigley ed Angie Craig hanno chiesto, pubblicamente e separatamente, di ritirarsi.

In un’intervista rilasciata venerdì ad ABC News, Joe Biden ha rilanciato la propria candidatura. L’attuale inquilino della Casa Bianca ha definito la propria performance al dibattito alla CNN “un brutto episodio” ed ha detto: “Nessuna indicazione di condizioni gravi. Ero esausto”. A Biden è stato chiesto ripetutamente se fosse realistico nella sua convinzione di poter battere il candidato repubblicano Donald Trump. “Non penso che qualcuno sia più qualificato”, ha detto il Presidente in carica nell’intervista.

Lloyd Doggett dopo l’intervista di Biden ad ABC News ha detto: “Ogni giorno che ritarda rende più difficile per una nuova persona salire a bordo per battere Donald Trump”.

Adam Schiff democratico della Camera, ieri, domenica, ha detto che secondo lui l’attuale vice presidente Kamala Harris potrebbe vincere in modo schiacciante le prossime elezioni, ma ha anche sottolineato che prima di arrivare ad altri nomi, Biden deve decidere se è lui il candidato: “O lui deve vincere in modo schiacciante, o deve passare il testimone a qualcuno che può farlo”. Il senatore democratico del Connecticut Chris Murphy, intervistato sempre ieri, domenica, ha detto: “Penso che il Presidente debba fare alcune mosse questa settimana per mettersi in grado di rispondere a queste domande. E se non ci riesce, allora naturalmente dovrà prendere una decisione su ciò che è meglio per il Paese e ciò che è meglio per il partito”. Murphy ritiene che questa settimana possa essere fondamentale per Biden ed ha detto che secondo lui l’intervista di venerdì scorso non ha risposto a tutte le domande della gente del suo Stato: “Vogliono credere che questo sia ancora il vecchio Joe Biden, ma hanno bisogno di vedere di più dal Presidente. E spero che lo vedremo questa settimana”.

POLITICA DELLA FED

Mercoledì scorso sono stati resi noti i verbali della riunione del FOMC dell’11-12 giugno. Nell’ambito dell’incontri alcuni partecipanti hanno osservato un rallentamento della crescita salariale, altri hanno osservato una riduzione dei prezzi tra i principali rivenditori e report dai loro contatti aziendali circa un calo del potere di determinazione dei prezzi. Dal verbale emerge poi che i responsabili politici della FED non erano ancora pronti a tagli dei tassi. Per abbassare il target range del tasso sui federal funds, per i funzionari della banca centrale servono ulteriori informazioni che indichino un calo dell’inflazione verso l’obiettivo del 2%. Nei verbali si legge: “La vasta maggioranza dei partecipanti ha valutato che la crescita nell’attività economica sembra si stia gradualmente raffreddando e la maggior parte dei partecipanti ha osservato di ritenere l’attuale posizione politica come restrittiva”. Durante il meeting, inoltre, i partecipanti hanno notato che il progresso nella riduzione dell’inflazione quest’anno è stato più lento di quanto si aspettavano a dicembre. E se alcuni partecipanti hanno sottolineato la necessità di avere pazienza prima di applicare tagli dei tassi, diversi hanno citato la possibilità di alzare ulteriormente i tassi nel caso in cui l’inflazione dovesse ripartire. Nei verbali viene evidenziato come le decisioni di politica monetaria non stiano seguendo un percorso già impostato: “I partecipanti hanno enfatizzato l’importanza di condizionare le future decisioni politiche ai dati in arrivo, all’evoluzione delle prospettive e all’equilibrio dei rischi”.

La scorsa settimana è intervenuto anche Jerome Powell dal Portogallo, precisamente da Sintra, dove si è tenuto un forum organizzato dalla Banca centrale europea. Commentando i dati recenti che mostrano un’inflazione ancora sopra al livello target del 2%, ma in discesa dopo le preoccupazioni dei primi mesi dell’anno, il numero uno della FED ha sottolineato la volontà della banca centrale di capire se i livelli che stanno vedendo fotografano in maniera reale ciò che sta accadendo con l’inflazione sottostante. Per Powell l’ultima lettura suggerisce che si sta tornando sul sentiero disinflazionistico ed ha aggiunto: “Vogliamo essere più sicuri che l’inflazioni si stia muovendo in maniera sostenibile verso il 2%, prima che iniziamo ad allentare la politica monetaria”. Il Presidente della banca centrale statunitense ha anche spiegato che i rischi per gli obiettivi relativi ad inflazione ed occupazione si sono avvicinati ad un equilibrio. Powell martedì scorso ha detto che non è probabile si raggiunga il livello 2% per l’inflazione fino a fine dell’anno prossimo o nel 2026, ma ha anche previsto che arriverà tra il 2% ed il 2,5% tra un anno.

Il presidente della FED di Chicago, Austan Goolsbee, in un’intervista rilasciata alla CNBC martedì scorso a margine del forum in Portogallo, ha detto che vede alcuni segnali di avvertimento circa un indebolimento dell’economia reale. Goolsbee ha detto che se l’inflazione continuerà a seguire il percorso degli ultimi mesi, avrà più fiducia nel fatto che si stia spostando verso l’obiettivo del 2%. Inoltre, ha detto che con il calo dell’inflazione, la politica della FED diventa più restrittiva di default.

Venerdì scorso John Williams, presidente della FED di New York, ha osservato che sono stati fatti progressi significativi nell’abbassamento dell’inflazione, ma c’è ancora strada da fare prima di raggiungere l’obiettivo del 2% su base sostenuta. Williams ha sottolineato che la banca centrale statunitense sarà sempre guidata dalla totalità dei dati economici a sua disposizione. Il numero uno della FED di New York ha detto: “L’incertezza continuerà ad essere la caratteristica distintiva del panorama della politica monetaria per il prossimo futuro”.

DATI MACROECONOMICI

Il PMI S&P Global manifatturiero a giugno è pari a 51,6 punti, appena sotto al dato preliminare di 51,7 punti ed in crescita rispetto ai 51,3 punti di maggio.

Il PMI manifatturiero rilasciato da ISM passa dai 48,7 punti di maggio ai 48,5 punti di giugno.

L’indice sull’occupazione manifatturiera rilasciato da ISM a giugno è pari a 49,3 punti, in calo rispetto ai 51,1 punti di maggio e sotto al consensus di 50,0 punti.

Il dato sui nuovi ordini nel settore manifatturiero rilasciato da ISM si muove in avanti, passando dai 45,4 punti di maggio ai 49,3 punti di giugno, anche oltre il consensus di 49,0 punti.

Il dato sui prezzi nel settore manifatturiero rilasciato da ISM, invece, scende dai 57,0 punti di maggio ai 52,1 punti di giugno.

Il JOLTs Job Openings, un’indagine che serve per misurare il numero di posti di lavoro vacanti raccogliendo dati da datori di lavoro, a maggio si attesta a quota 8,140 milioni, in crescita rispetto ai 7,919 milioni di aprile (rivisti da 8,059 milioni). Il dato è rilasciato dall’U.S. Bureau of Labors Statistics.

Il PMI S&P Global relativo al settore dei servizi a giugno si attesta a quota 55,3 punti, poco sopra al dato preliminare di 55,1 punti ed in crescita rispetto ai 54,8 punti di maggio.

Il PMI relativo al settore dei servizi rilasciato da ISM, invece, passa dai 53,8 punti di maggio ai 48,8 punti di giugno.

L’indice di occupazione del settore dei servizi rilasciato da ISM a giugno è pari a 46,1 punti, un punto in meno rispetto al dato di 47,1 di maggio.

Il dato sui nuovi ordini nel settore dei servizi rilasciato da ISM fa un balzo indietro, passando dai 54,1 punti di maggio ai 47,3 punti di giugno.

Infine, per quanto riguarda i dati rilasciati da ISM, la rilevazione sui prezzi nel settore dei servizi passa dai 58,1 punti di maggio ai 56,3 di giugno.

Le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione nella settimana terminata il 29 giugno sono state 238 mila, in rialzo rispetto alle 234 mila della settimana precedente (riviste da 233 mila). Il dato è rilasciato dall’U.S. Department of Labor.

La bilancia commerciale di beni e servizi a maggio è pari a -75,10 miliardi, rispetto ad un dato di aprile di -74,50 miliardi (rivisto da -74,60 miliardi). Il dato è rilasciato dall’U.S. Bureau of Economic Analysis.

Gli ordini alle fabbriche su base mensile a maggio registrano un -0,5%, in direzione contraria rispetto ad un consensus del +0,2% e dopo un +0,4% registrato ad aprile (rivisto da +0,7%). Il dato è rilasciato dall’U.S. Census Bureau.

Nel settore non-agricolo nel mese di giugno sono stati creati 206 mila posti di lavoro, in calo rispetto ai 218 mila di maggio (rivisti da 272 mila). Il dato è rilasciato dall’U.S. Bureau of Labor Statistics.

Nel settore non-agricolo privato, a giugno sono stati creati 136 mila posti di lavoro, anche in questo caso si tratta di un dato in calo rispetto ai 193 mila posti di lavoro creati a maggio (rivisti da 229 mila). Il dato è rilasciato dall’U.S. Bureau of Labor Statistics.

Il tasso di disoccupazione a giugno è al 4,1%, leggermente sopra al consensus del 4,0% ed alla rilevazione di maggio, sempre del 4,0%. Il dato è rilasciato dall’U.S. Bureau of Labor Statistics.

Il salario orario medio a livello mensile a giugno cresce dello 0,3% come indicato dal consensus e rallentando leggermente rispetto al +0,4% di maggio.

Su base annua, la crescita di giugno è del 3,9%, anche in questo caso come indicato dal consensus. A maggio era stato registrato un +4,1%. I dati sono rilasciati dall’U.S. Bureau of Labor Statistics.

Il tasso di partecipazione della forza lavoro, ovvero la percentuale di popolazione in età lavorativa che sta cercando occupazione o che è già occupata, a giugno è al 62,6%, appena sopra al 62,5% registrato a maggio. Il dato è rilasciato dall’U.S. Bureau of Labor Statistics.

PORTAFOGLI AZIONARI

Nonostante il forte rialzo degli indici azionari statunitensi nella scorsa settimana, i nostri portafogli hanno chiuso la ‘corta’ ottava all’insegna della “festa del tacchino”, con un nulla di fatto. Nel Portafoglio Storico solo il titolo FORTINET sembra ritornare in auge dopo essere sceso in zona 57 $ due settimane fa. Attendiamo il raggiungimento del target con trepidazione. GILEAD SCIENCES ci aveva illuso dopo il gran recupero di tre settimane fa, ma la M.M. Exp a 200 periodi ha frenato l’ascesa facendoci tornare a soffrire. Stessa cosa dicasi per MONSTER BEVERAGES, che dopo essere uscito dalla zona di pericolo due settimane fa, sembra nuovamente volerci rientrare rendendo ancora più lungo il cammino verso il profitto; DASSAULT SYSTEMES dopo un martedì da incubo con le quotazioni pericolosamente vicine al nostro livello di Stop, si sono poi rialzate ma rimangono sempre in zona di pericolo. FASTENAL ha lottato con la propria M.M. a 200 periodi uscendone perdente. Venerdì prossimo con la pubblicazione della trimestrale economica vedremo di che pasta è fatto questo titolo. Nel frattempo siamo entrati in acquisto su PACCAR che ha chiuso la settimana senza infamia e senza lode. Purtroppo ci troviamo in un mercato molto tecnico e non possiamo rincorrere le quotazioni dei titoli del cosiddetto listino dei ‘Magnificent Seven’, quasi tutti sui propri massimi storici e con un alto rischio di prendere una sonora ‘facciata’. Questi titoli stanno tirando quasi da soli il listino e con il senno del poi avremmo potuto fare anche qualche giro sul titolo TESLA, l’unico distante dai propri massimi, ma se il mercato premia con un + 27% un titolo che riporta vendite trimestrali inferiori ai trimestri precedenti, allora vuol dire che il mondo sta cambiando e non ce ne siamo accorti, in quanto per noi come prima cosa contano i bilanci. Per le forti speculazioni cambiare programma.

Nel Portafoglio “The Challenge” sempre bene il secondo lotto su KERING e molto bene il lotto su ADOBE che dopo il superamento della propria M.M. a 200 periodi, sembra un razzo lanciato in cielo. Il livello di RSI quasi a 80 predica prudenza, dall’altro lato non è una stupidaggine pensare che il titolo possa andare a testare l’area 638 $ del massimo relativo di gennaio scorso per poi andare all’attacco del massimo storico a 699,54 $. Quindi okkio alle segnalazioni in quanto, molto probabilmente, alzeremo il livello di target. Sempre lateralità per quanto riguarda BREMBO, mentre con la giornata di martedì scorso sembrano terminate le vendite sul titolo CAMPARI che in chiusura di settimana ha recuperato l’area dei tre precedenti minimi del 2024. PARAMOUNT rimbalza dai minimi di periodo in quanto sembra che la proprietà si sia decisa ad accettare la proposta di SKYDANCE come riportato in precedenza. DISNEY in discesa, sta sempre lottando con la propria M.M. a 200 periodi, non un bel segnale. Siamo favorevoli riguardo al settore aereo, ma ora UNITED AIRLINES ci sta proprio stufando e saremo costretti ad abbassare il nostro livello di target.

Infine per l’ETF WISDOMTREE_CLOUD_COMPUTING, che ha recuperato dai minimi e staziona sotto la propria M.M. a 200 periodi, aspettiamo l’eventuale rottura al rialzo e valuteremo se vendere il titolo a pareggio o concedergli un’ultima chances di continuazione rialzista. Infine siamo riusciti a posizionarci sul titolo STELLANTIS e stiamo valutando se posizionarci sul titolo BMW che non abbandona il segmento della combustione dal fossile per andare totalmente verso l’elettrico come annunciato da altre case automobilistiche. Vedremo.

Alla prossima.

FOCUS SU AZIONI

Questo titolo sta battendo NVIDIA e dovrebbe salire ancora di più: ABERCROMBIE & FITCH.

Alla chiusura delle contrattazioni del 30 giugno, le azioni di ABERCROMBIE hanno guadagnato il 372% negli ultimi 12 mesi, rispetto al 192% di NVIDIA. ABERCROMBIE è anche il vincitore negli ultimi due anni, con un aumento dell'870% rispetto al 677% di NVIDIA.

A gennaio, mentre le azioni di ABERCROMBIE si avvicinavano a un record, abbiamo scritto che le prospettive erano incerte. Alcuni analisti hanno espresso preoccupazione per il fatto che il rivenditore con sede nei centri commerciali, che si rivolge ai giovani adulti, non sarebbe stato in grado di mantenere il ritmo di crescita di fatturato e profitti che Wall Street si aspettava. Ebbene, si sbagliavano: il valore delle azioni è quasi raddoppiato quest'anno e ora Wall Street prevede ulteriori rialzi. Il prezzo obiettivo medio per ABERCROMBIE è di 190,71 $, secondo FactSet, il che implica un rialzo di circa il 10%. Per quanto riguarda NVIDIA, che quest'anno ha registrato un rally di circa il 150%, il prezzo di consenso degli analisti è di 128,15 $ che implica un guadagno di circa il 4%.

La capacità di ABERCROMBIE di generare entusiasmo negli investitori in stile NVIDIA non è un'impresa da poco. La sua capitalizzazione di mercato è appena al di sotto dei 9 mld $, ovvero circa lo 0,3% di quella di NVIDIA, e il suo forte è la competenza in fatto di moda, non i microprocessori che guidano la rivoluzione dell'intelligenza artificiale. Inoltre, il titolo non è nemmeno un componente dell'indice S&P500. Tuttavia, data la solida performance della società negli ultimi due anni, non sorprende che gli investitori si siano riversati. Sotto la guida del CEO Fran Horowitz, l'azienda sta raccogliendo i frutti di una strategia di ristrutturazione di successo che ha reso il marchio un must per molti Millennial e Gen Z. Nell'anno fiscale conclusosi a gennaio, ABERCROMBIE ha aumentato i ricavi del 16%, mentre gli utili rettificati per azione sono aumentati del 2.400%, a 6,28 $/az.

Il mese scorso, gli analisti hanno aumentato le loro stime di guadagno per il secondo trimestre 2024 di Abercrombie del 40%, mentre hanno aumentato la loro stima per l'intero anno fiscale del 16%. Si prevede che i ricavi dell'anno fiscale 2025 aumenteranno dell'11% anno su anno, a 4,8 mld $. NVIDIA è ampiamente valutata a 40 volte gli utili futuri. ABERCROMBIE lo è meno, scambiando a 18 volte gli utili previsti, sebbene quel multiplo prezzo/utile sia superiore alla sua media quinquennale di 16,4.

Mentre gli investitori potrebbero chiedersi quale sia il potenziale rialzo di NVIDIA, gli analisti apparentemente hanno pochi dubbi. Circa il 90% di coloro che seguono il titolo lo valutano un Buy. Il fan club di ABERCROMBIE è molto più piccolo, con solo il 30% che definisce il titolo l'equivalente di un Buy. Si potrebbe dire che NVIDIA è un'azienda affollata, ABERCROMBIE ha semplicemente camerini affollati. L'attività di Abercrombie è più volubile per natura e soggetta alle vicissitudini della spesa dei consumatori, sebbene il restyling di Horowitz abbia presumibilmente rafforzato l'azienda come mai prima. E la portata di ABERCROMBIE potrebbe aumentare con l'espansione dell'azienda nei mercati internazionali.

AMAZON – La società di Jeff Bezos sta aiutando due colossi del commercio al dettaglio di lusso a unire le forze. La società madre della grande distribuzione Saks Fifth Avenue ha siglato un accordo da 2,65 mld $ per acquistare la rivale Neiman Marcus. AMAZON acquisirà una quota di minoranza di Saks Global, la nuova società nata dalla fusione, e prevede di fornirle tecnologia e competenze logistiche. Saks Global avrà un fatturato annuo di circa 10 mld $ e più di 150 sedi, tra cui Saks Fifth Avenue, Saks OFF 5th, Neiman Marcus e Bergdorf Goodman. I consigli di amministrazione di entrambe le società hanno annunciato giovedì scorso l'approvazione dell'operazione.

PAYPAL – Venerdì scorso l’Australian Securities & Investments Commission (ASIC), ha detto che il tribunale federale australiano ha scoperto che l’unità locale di PayPal ha utilizzato una clausola abusiva nei contratti standard con clienti di piccole imprese che hanno trascurato gli errori nel sovrapprezzo. Per la corte la scorrettezza del termine è data dal fatto che i clienti che non hanno fatto notare gli errori di sovraccarico a PayPal entro 60 giorni sono stati obbligati ad accettare i costi come ‘accurate’. Il procedimento giudiziario dell’ASIC sulla questione era cominciato a settembre. Secondo l’autorità di regolamentazione, PayPal ha convenuto che la clausola fosse abusiva e l’ha volontariamente rimossa dai suoi contratti l’8 novembre 2023. Un portavoce dell’azienda ha detto: “PayPal Australia prende molto seriamente le proprie responsabilità nei confronti dei propri clienti ed ha lavorato in piena cooperazione con l’ASIC su questa questione”.

APPLE – Dopo le accuse di Epic Games ad Apple di ostacolare i suoi sforzi per creare un ‘games store’ sui dispositivi della multinazionale con sede a Cupertino, venerdì la stessa Apple ha detto di aver approvato un’app di marketplace per giochi di Epic Games su iPhone e iPad in Europa. Prima dell’annuncio, Epic ha detto che Apple aveva rifiutato due volte i documenti presentati dall’azienda attiva nel settore dei videogiochi per il lancio dello store in quanto il design di alcuni pulsanti ed etichette era stato ritenuto simile a quello utilizzato dall’App Store.

LUFTHANSA – La scorsa settimana Lufthansa ha ricevuto l’approvazione dell’Unione europea per l’acquisizione del 41% della compagnia aerea ITA Airways. L’accordo prevede che Lufthansa si conceda due anni di tempo per valutare la situazione finanziaria di ITA prima di spingere per un’acquisizione completa. L’amministratore delegato di Lufthansa, Carsten Spohr, ha detto di aspettarsi un ulteriore miglioramento dei costi aziendali di ITA e che il debito di leasing della compagnia aerea non è una delle principali preoccupazioni. Giovedì Spohr aveva detto che Lufthansa potrebbe acquisire una partecipazione del 90% in ITA il prossimo anno.

PUBBLICAZIONE DELLE TRIMESTRALI ECONOMICHE SUI TITOLI DEL NASDAQ100 USCITI NELLA SCORSA SETTIMANA.

Non ci sono state pubblicazioni in merito durante la scorsa settimana.

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SEGNALI DI ENTRATA E DI USCITA DEL MODELLO QUANTITATIVO LOMBARD PER IL TRADING SULLE AZIONI NASDAQ TIME FRAME SETTIMANALE. I SEGNALI VENGONO GENERATI UNA VOLTA A SETTIMANA E PUBBLICATI SUL SITO IL LUNEDI MATTINA E VALEVOLI PER TUTTA LE SETTIMANA. IL REPORT SI COMPONE DI SEGNALI DI ACQUISTO PER NUOVE POSIZIONI E DI AGGIORNAMENTO PER I TITOLI GIA' PRESENTI IN PORTAFOGLIO.

ASTENERSI PRIMA DI AVERE COMPRESO CON ESATTEZZA IL PROFILO DI RISCHIO E LE CARATTERISTICHE TECNICHE DEL SERVIZIO CON LA LETTURA DELLE SPIEGAZIONI POSTE NELLA DICITURA "Il Portafoglio LombardReport": (clicca qui >>>) 

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ORDINI DI ACQUISTO NUOVE POSIZIONI DELLA SETTIMANA (08/07/2024)

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