Chiusa la tornata elettorale francese, i mercati si interrogano sugli sviluppi che l’esito elettorale potrà portare con sé. Chi si aspettava una festa sui mercati, vista la vittoria inattesa della coalizione di sinistra Nuovo Fronte Popolare. Macron è riuscito nell’intento di ridimensionare il Rassemblement National di Marine Le Pen, ma ha consegnato il Paese all’ingovernabilità.
E di questo i mercati terranno conto, e non solo, come vedremo tra poco. Intanto, il dato politico restituisce una Francia nella quale nessuna coalizione, da sola, ha la maggioranza per governare, con la coalizione guidata da Jean-Luc Mélenchon che ha superato i centristi del presidente Emmanuel Macron e il Rassemblement National di Marine Le Pen, che aveva dominato il primo turno e le recenti elezioni europee.
E così, la situazione politica francese è diventata estremamente complessa perché, rebus sic stantibus, questa frammentazione rende difficile la formazione di un governo stabile. Già all’interno della coalizione “vincitrice” i primi dissapori: Mélenchon rivendica la guida del governo, ma i socialisti all'interno della coalizione preferirebbero una figura di mediazione. Senza contare che, stando a quanto riportato dalla stampa, pare che nessun politico voglia davvero avere a che fare in termini di alleanze con Mélenchon.
Il problema, a livello economico e finanziario, è che questo scenario di incertezza rischia di aggravare ulteriormente la situazione economica della Francia, già segnata da un debito pubblico oltre il 110% del PIL. Infatti, non è un mistero che le politiche desiderate dalla sinistra francese siano in netto contrasto con la linea europea, poiché assolutamente contraria all’austerità fiscale.
Il Nuovo Fronte Popolare propone politiche economiche espansive, tra cui l'abolizione della riforma delle pensioni, l'aumento del salario minimo e l'introduzione di una patrimoniale per colpire i redditi alti e i risparmi. Queste misure, se attuate, potrebbero aumentare ulteriormente il debito pubblico, e questo, naturalmente, genera preoccupazione tra gli investitori.
Sandrine Rousseau, appartenente al partito Les Écologistes, ha dichiarato apertamente l'intenzione di utilizzare i risparmi privati per sostenere il debito pubblico. Messa in questi termini è una proposta vaga, ma ad ogni buon conto non fa altro che alimentare le incertezze sui mercati finanziari.
E va da sé che, l'elezione di un governo orientato verso politiche fiscali espansive potrebbe complicare le relazioni della Francia con Bruxelles. La Commissione Europea ha già avviato procedure d'infrazione contro sette stati membri, tra cui Francia e Italia, per il mancato rispetto dei parametri di bilancio. Se il nuovo governo francese non dovesse conformarsi alle richieste europee, potrebbe mettere a rischio il nuovo Patto di Stabilità, con ripercussioni negative su tutto il debito governativo europeo, quindi anche sui nostri Btp italiani e sui bond di altri stati indebitati.
Tutto questo, per noi risparmiatori e investitori, si traduce in una semplice formula: rischio politico e conseguente repricing dei bond. Mentre scriviamo queste righe, gli Oat francesi a 10 anni offrono un rendimento sostanzialmente in linea con la chiusura di venerdì scorso, in aumento di appena 3,5 punti base.
A livello di spread, quello francese è in calo dai massimi a oltre 80 punti base e si attesta ora poco sopra area 60 punti base, mentre per l’Italia il confronto con i Bund tedeschi vede uno spread ridimensionato poco sotto area 140 punti base. Segnali di miglioramento, quindi, rispetto alla fiammata al rialzo post elezioni europee e a seguito della temuta vittoria della Le Pen.
Ora però, i mercati non sembrano così convinti che la sconfitta della destra francese sia poi cosa così buona. Ed è normale, poiché la vittoria della sinistra, nonostante possa essere vista positivamente rispetto alla destra lepenista, introduce nuove incertezze sui mercati. E i mercati, giustamente, se ne fregano dei colori dei partiti, se ne fregano degli “ideali”, delle lotte di principio e dei deliri degli estremismi.
Molto più pragmaticamente, soppesano la potenziale messa a terra di programmi e proclami politici, con l’unico intento di premiare le politiche che creano ricchezza e incentivano la crescita economica e i consumi, mentre puniscono le politiche che vanno in direzione contraria. E ci mancherebbe altro che non fosse così.
I mercati guardano ai numeri e alla sostenibilità degli stessi. Dove non c’è stabilità c’è la fuga di capitali e investimenti. Chiaro, non siamo a questo punto, ma attenzione che i mercati sanno essere tanto impulsivi quanto sornioni. E, in questo caso, l’impressione è che, come un gatto sonnacchioso che però dorme solo con un occhio, stia aspettando al varco le decisioni dell’Eliseo, pronto a tirare una zampata fulminea.
Vedremo dove porterà l’Europa questo azzardo di Macron, posto che Mélenchon, noto per le sue posizioni pacifiste e considerate filo-russe, potrebbe complicare il ruolo della Francia nella comunità internazionale, aggravando le preoccupazioni degli investitori.
La Francia si trova in un momento cruciale, con una situazione politica ed economica instabile che rischia di pesare ulteriormente sui suoi mercati finanziari. Macron dovrà navigare tra le sfide interne ed esterne, cercando di mantenere la fiducia degli investitori e la stabilità economica del paese. La gestione del debito pubblico e la risposta alle richieste di Bruxelles saranno determinanti per il futuro economico della Francia e dell'intera Eurozona.
Ora passiamo ai numeri e ai grafici.
Analisi ZC-Yield Curve Eur
La lettura della ZC-Yield Curve Eur mostra una sostanziale stabilità dei rendimenti su tutto il tratto a medio della curva. Infatti, rispetto alla scorsa lettura il rendimento della scadenza a 10 anni resta in area 2,80% rispetto al precedente 2,82%, mentre la scadenza trentennale sale in area 2,47% rispetto al precedente 2,45%.
Prosegue quindi la riduzione dei rendimenti sul tratto a breve e su quello a medio, mentre sono in lieve aumento quelli sul tratto a lunga. Questo sta iniziando a modificare la conformazione della curva, come stiamo osservando da alcune settimane. Per ora l’inclinazione è ancora negativa, con un leggero allargamento del differenziale 10Y-2Y, ora sui -40 bps.
Stabile il tratto a breve, con la curva che esprime sempre un massimo di rendimento sulle scadenze corte per fine 2024 tra area 3,75% e 3,80%.
Stabili le previsioni fornite dai tassi forward su Euribor 6 mesi sulle scadenze a breve, con tassi attesi sempre poco sotto area 3,75% per inizio 2025. Si conferma anche la discesa quasi verticale sulla parte a breve, con la curva che scende repentinamente per assestarsi nell’intervallo di area 2,60% - 2,50% per le scadenze 2028-2031. Confermate anche le previsioni di risalita dei tassi al 2032 con un picco sotto area 3,00% dal 2034 al 2037.
Analisi Integrata Trendycator
Analizzando con il Trendycator le curve dei rendimenti su scala settimanale dei principali benchmark decennali non si notano sostanziali variazioni al quadro di riferimento come tracciato nelle scorse analisi.
L’area UK vede il rendimento per il GILT salire leggermente in area 4,20% con Trendycator che conferma lo stato LONG. In leggero rialzo anche i rendimenti del BUND che si portano in area 2,58% con Trendycator che conferma lo stato LONG. Più stabili i rendimenti del nostro Btp decennale, sempre in area 4,00% con uno spread in diminuzione posizionato nell’intorno di area 140 bps; il modello Trendycator conferma lo stato LONG. Infine, l’area USA con i rendimenti del Treasury decennale che allargano leggermente portandosi in area 4,37% con Trendycator che resiste in stato NEUTRAL.
Rendimenti bond governativi benchmark mondiali
Tabella dei rendimenti, su base settimanale, delle obbligazioni governative mondiali con qualunque rating.
Il ranking considera i bond benchmark decennali in tutte le valute di emissione.
In alcuni casi, per alcuni emittenti o per alcune valute, il rapporto rischio/rendimento di questi bond può essere anche piuttosto speculativo.