L’opinione di Pierre Debru, head of Quantitative Research & Multi Asset Solutions di WisdomTree, uno dei maggiori emittenti di Etf: analizza i motivi per cui gli investitori dovrebbero scendere dalle Magnifiche Sette del Nasdaq per guardare soprattutto al segmento delle minori capitalizzazioni Usa.
Buy or sell
Negli ultimi 18 mesi le cosiddette Magnifiche Sette (Meta, Tesla, Alphabet, Amazon, Apple, Microsoft e Nvidia) hanno dominato l’andamento dei mercati e le conversazioni dei media fino allo sfinimento. Per un po' è sembrato che nulla potesse fermare la loro avanzata e che avrebbero continuato a sfidare la gravità per gli anni a venire. Nulla però, come si suole dire, è per sempre.
Il 10 luglio, le Magnifiche Sette potrebbero finalmente aver incontrato un degno avversario, ovvero un dato forte relativo all’indice dei prezzi al consumo (Cpi). Da quando il Bureau of Labor Statistics ha pubblicato un Cpi inferiore alle attese, pari al +3% su base annua, e un Cpi Core del +3,3%, i mercati sembrano aver cambiato rotta. Nel giro di una settimana, il Russell 2000 è balzato del 9,2%, mentre il Nasdaq ha perso il 4,2%. Nello stesso periodo, l'S&P 500 Equal weight ha sovraperformato l'S&P 500 del 4,3%.
Questo allontanamento dalle Magnifiche Sette a favore delle società a minore capitalizzazione, pur essendo impossibile da prevedere in termini di tempistica e di ampiezza, si prospettava da tempo. Gli analisti di WisdomTree ritengono che alcuni catalizzatori si stiano allineando, determinando l'insorgere di un trend più vasto e più lungo, in cui il mercato si amplierà e i restanti 493 titoli dell'S&P 500, insieme a quelli Small cap, si riprenderanno e inizieranno a rimettersi al passo con le Magnifiche Sette.
In primo luogo, la Federal Reserve si sta avviando verso il primo taglio dei tassi d’interesse, che avverrà probabilmente a settembre. I mercati hanno interpretato i dati sul Cpi di luglio come la conferma finale di cui la Fed aveva bisogno e hanno reagito di conseguenza.
I tagli dei tassi sono economicamente molto vantaggiosi per tutte le aziende e ancor più per quelle che devono contrarre prestiti a scopo d’investimento o che non sono ancora redditizie. In altre parole, tendono ad avvantaggiare maggiormente le società a minore capitalizzazione.
In aggiunta:
●) in nove degli ultimi 11 cicli di riduzione dei tassi (a partire dal 1974), le azioni hanno registrato rialzi nei 12 mesi successivi il primo taglio (lo evidenzia questo grafico);
●) in sei di questi nove cicli, le small cap hanno sovraperformato le large cap e le mega cap;
●) nei due cicli in cui le azioni hanno registrato una performance negativa, le small cap hanno comunque battuto le large cap e persino le mega cap, registrando addirittura rendimenti positivi in uno di questi due casi.
In secondo luogo, il divario riguardante le aspettative di crescita degli utili tra le Magnifiche Sette e il resto del mercato si ridurrà significativamente verso la fine dell'anno. Sebbene i primi abbiano registrato una crescita degli utili molto più elevata nel 2023 e nella prima metà del 2024, il resto del mercato sta recuperando terreno. Le stime per i due gruppi nel quarto trimestre del 2024 e nel 2025 sono sostanzialmente simili. Questo dovrebbe offrire l'opportunità ai titoli che esulano dalle sette mega cap di cogliere l'attenzione degli investitori e di recuperare.
Infine, l'incertezza provocata dalle elezioni presidenziali statunitensi tende a gravare sul mercato. Storicamente, una volta conosciuti i risultati delle elezioni, l'incertezza diminuisce generando spesso un rally delle small cap negli ultimi mesi dell'anno. Il grafico successivo mostra che, dopo le ultime 15 elezioni, le small cap hanno guadagnato in media il 4,77% fino alla fine dell'anno, ottenendo invece solo il 2,24% negli anni senza elezioni. In media, le small cap hanno quindi battuto il mercato negli anni delle elezioni presidenziali, mentre le mega cap hanno sottoperformato.