SECONDA SETTIMANA CONSECUTIVA DI ROTAZIONE SETTORIALE CHE HA PORTATO AD UNA FORTE VENDITA SUI TITOLI TECNOLOGICI DEL COMPARTO SEMICONDUTTORI E SUI TITOLI DEI COSIDDETTI ‘MAGNIFICENT SEVEN’ + NETFLIX. IL TUTTO A FAVORE DEI TITOLI ‘SMALL CAPS’.
STABILI LE QUOTAZIONI DEL DOLLARO, IN LEGGERA RISALITA I RENDIMENTI DEI BONDS, IN FORTE DISCESA LE COMMODITY INDUSTRIALI E PREZIOSE.
ENTRA NEL VIVO LA STAGIONE DELLE TRIMESTRALI ECONOMICHE CON ASPETTATIVE ALTE PER QUANTO RIGUARDA UTILI E RICAVI.
INFINE IL PRESIDENTE USA BIDEN SI E’ CHIAMATO FUORI DALLA CORSA ALLE PRESIDENZIALI CON TRUMP CHE AUMENTA LE PREFERENZE. COSA SUCCEDERA’ AI MERCATI DI WALL STREET ?
Inizio della scorsa settimana a Wall Street di matrice rialzista visti i nuovi record raggiunti (martedì) dall’S&P500 e dal DOW JONES (che poi replicherà anche nella giornata di giovedì), mentre per l’indice NASDAQ100 all’insegna del ‘vorrei ma non posso’ con un tentativo di rialzo martedì in intraday, subito stoppato in chiusura di seduta. Il ‘catalyst’ di tale evento potrebbe essere riportato al dato macro sulle vendite al dettaglio, senz’altro più buone delle attese grazie anche alle revisioni del dato di maggio, che ha causato una rotazione settoriale a favore dei titoli del settore industriale, dei materiali di base, della sanità e finanziario.
Ma quello che è avvenuto nella giornata di mercoledì che fa riflettere ed accendere il campanello di allarme (cosa che predichiamo da qualche settimana), in quanto l’indice azionario S&P500 ha mostrato il primo calo superiore al punto percentuale (- 1.39%) da oltre 2 mesi e mezzo (l'ultimo era stato il -1.57% del 30 aprile 2024) e il NASDAQ100 (-2.94%) a mettere giù la peggior performance giornaliera dal -3.37% del 15 Dicembre 2022, oltre 18 mesi fa !! Il tema principale ha continuato a essere la rotazione a favore dei titoli al di fuori del settore tecnologico, facilitata dalle difficoltà dei titoli del settore semiconduttori (del quale parleremo più avanti). La differenza con le sedute precedenti è che il crollo dei titoli componenti il cosiddetto indice dei ‘Magnificent Seven’ (-3.44%) è stato tale da affossare anche i due indici principali.
L’indice delle ‘Small Caps’, il RUSSELL 2000, pur terminando a sua volta in perdita (-1.06%) ha comunque fatto meglio del resto. Nelle ultime 7 sedute l'indice delle ‘Small Caps’ USA è salito di oltre l’11,5% per poi chiudere l’ottava con un guadagno del 6,58%, contro un calo di oltre il 5,58% per il NASDAQ100. Non si era mai registrata una forte performance del genere a favore del RUSSELL 2000 su questo orizzonte temporale, dal 1979, anno di creazione di questo indice. Il divario tra l'indice RUSSELL 2000 e l'indice S&P500 si è ridotto notevolmente, ma resta ampio, con l'indice S&P500 in rialzo di oltre il 15% nel 2024, rispetto a un guadagno del 7,8% per l'indice delle ‘Small Caps’ (v. grafico):
Un'altra seduta negativa nella giornata di giovedì per l'S&P500 e il NASDAQ100 che perdono poco più del mezzo punto percentuale, mentre si è registrata una correzione maggiore per l’indice delle ‘Small Caps’ dopo giorni di fuoco, con il RUSSELL 2000 in calo dell'1.85%. L’azione sui prezzi è sembrata essere prodotta da un assestamento del ‘Trump trade’, seguito alle notizie sempre più insistenti sui media che Biden potrebbe lasciare la corsa a favore di un altro candidato, che al momento viene identificato nella Harris. Così, oltre ad avere una performance negativa degli USA verso altri mercati, i settori più regolati (e quindi avvantaggiati da una spinta alla deregulation) come il settore sanitario e il settore finanziario (le banche, in particolare quelle regionali) sono stati penalizzati. Si tratta per lo più di un pretesto, visto che a modificarsi sono state le probabilità di nomination di Biden e della Harris, mentre quelle di Trump si sono mosse ben poco. Ma d'altronde non è che prima dell'attentato Trump non godesse alla grande del favore del pronostico: lo spartiacque era stato il dibattito televisivo disastroso. E la dichiarazione di Biden di ieri, domenica, di chiamarsi fuori dalla corsa alle elezioni presidenziali di novembre a favore della collega Kamala Harris, non ha fatto altro che rafforzare la posizione di Trump alla presidenza con la possibilità di un vantaggio netto anche per una vittoria repubblicana al Congresso il che aiuterebbe a ridurre i timori legati all’incertezza. Ricordiamo sempre che i mercati finanziari non amano le incertezze.
Pertanto con la possibilità che Trump ed il suo partito sostengano un nuovo ciclo di deregolamentazione aggressiva che andrebbe a vantaggio di una serie di settori, in particolare quello energetico, finanziario e sanitario e con le aspettative di tagli dei tassi, si andrebbe a creare uno scenario positivo sia per i titoli dei comparti che sono stati penalizzati dai grandi investitori, sia per i titoli a bassa capitalizzazione che sono più sensibili ai tassi di interesse in quanto tendono a comportare una leva finanziaria maggiore e hanno maggiori probabilità di essere finanziati con debito a tasso variabile.
Detto ciò, bisogna vedere chi sarà il candidato, se la Harris, che ne ha diritto, ma potrebbe essere convinta a rinunciare a favore di un altro candidato considerato più promettente. E qui regna l'incertezza, in quanto la Harris non sembra avere il fisico per contrastare Trump, ma può contare sul supporto dell'elettorato di colore e delle donne, mentre un suo accantonamento alienerebbe le simpatie di queste categorie. Una perdita significativa visto che Trump è considerato maschilista e razzista. Qui non si tratta di travaso di voti a Trump, ma di motivazione ad andare a votare. Chi dei due schieramenti riesce a mobilitare più persone, ha maggiori possibilità di prendere i delegati degli stati in bilico. E Trump già prima dell'attentato era messo meglio su questo fronte.
Abbandoniamo ora la parte politica per dare uno sguardo alle pubblicazioni degli utili trimestrali. Giovedì scorso dopo la chiusura del mercato ha riportato i propri dati NETFLIX che ha battuto le stime di utili, ricavi e crescita degli abbonati. Inizialmente la trimestrale è stata accolta tiepidamente, con una perdita nell’aftermarket di venerdì, poi con l'apertura del cash il titolo ha tentato un balzo, per poi ritracciare e tornare in negativo fino in chiusura di ottava. Un monito per i titoli dei cosiddetti ‘Magnificent Seven’, che riporteranno dal 23 luglio in poi, sulla difficoltà di sorprendere al rialzo un consenso assai ottimista ?
Infine anche nella giornata di venerdì, l'S&P500 ha perso progressivamente terreno, in parte penalizzato dalla rinnovata cattiva vena di alcuni dei suoi campioni (Tesla, Nvidia) e ovviamente dai titoli Internet dopo che un'interruzione tecnologica globale ha causato la chiusura degli aeroporti e l'interruzione delle attività commerciali in tutto il mondo.
CROWDSTRIKE, una società del NASDAQ100, fornitore di protezione da malware e virus per una vasta gamma di aziende, ha presentato un aggiornamento che ha causato interruzioni per milioni di utenti di dispositivi Microsoft Windows in tutto il mondo. L'interruzione ha bloccato le operazioni di banche, aziende di media e servizi di emergenza e ha costretto le compagnie aeree a sospendere i voli. L'amministratore delegato di CrowdStrike ha poi dichiarato che era stata implementata una correzione, ma il tutto si è risolto con estrema lentezza e la chiusura del cash a Wall Street sancisce per la terza seduta consecutiva in negativo, una serie negativa di entità modesta, ma abbastanza rara dopo un massimo storico, toccato martedì scorso.
Discorso a parte merita l’indice DOW JONES INDUSTRIAL, l’unico indice della major USA in controtendenza che riporta un guadagno settimanale e che ha fatto registrare ben 4 nuovi record consecutivi a partire da lunedì scorso fino a giovedì (41376 punti) per poi ripiegare in chiusura di ottava.
I titoli del settore dei semiconduttori sono state duramente colpite dopo che un rapporto pubblicato all'inizio della scorsa settimana ha affermato che gli Stati Uniti stavano riflettendo su restrizioni più severe sulle esportazioni di tecnologia avanzata dei semiconduttori in CINA. Mentre l'indice Philadelphia SE semiconductor crollava di circa l'8%, la pesantezza sul settore si estendeva anche a Taiwan con TSMC (Taiwan Semiconductor Manufacturing Company) in fortissimo calo per la terza seduta di seguito, nonostante i risultati positivi riportati anch’essa giovedì scorso, che hanno superato le aspettative di fatturato e profitti nel secondo trimestre, poiché la domanda di chip avanzati utilizzati nelle applicazioni di intelligenza artificiale continua a crescere. I ricavi sono stati pari a 673,51 mld di nuovi dollari taiwanesi (20,82 mld di $), rispetto ai 657,58 mld di NT$ previsti. L’utile netto è stato pari a 247,85 mld di NT$, contro 238,8 mld di NT$. TSMC ha riportato un aumento del fatturato netto del 40,1% rispetto all’anno precedente, mentre l’utile netto è aumentato del 36,3% rispetto all’anno precedente. L’azienda ha stimato un fatturato del terzo trimestre 2024 compreso tra 22,40 e 23,20 mld $. Questo dato si confronta con i 17,3 mld $ di fatturato registrati nello stesso periodo dell’anno scorso. Il gigante dei chip attualmente produce chip da 3 nanometri e prevede di iniziare la produzione di massa di chip da 2 nanometri nel 2025. In genere, una dimensione nanometrica inferiore produce chip più potenti ed efficienti. Lo sviluppo della tecnologia a 2 nanometri sta “procedendo bene” ed è sulla buona strada per la produzione in serie nel 2025, ha affermato il Presidente e CEO di TSMC, CC Wei.
Un secondo monito sugli utili delle società del tech, come quello di NETFLIX ? Vedremo !
Tornando alla fase attuale, dopo quanto ripetuto nell'ultimo periodo sull'elevata probabilità di un consolidamento a breve, non possiamo stupirci più di tanto che Wall Street corregga, come nelle ultime sedute, senza un ‘catalyst’ preciso. Come anticipato anche nello scorso articolo, questa fase potrebbe protrarsi, tra alti e bassi, fino alla seconda metà di agosto, con le prese di beneficio sui titoli dei cosiddetti ‘Magnificent Seven’ e le reazioni negative a pubblicazione di utili meno che stellari da parte del tech a fare da motore.
Anche le commodities oggi hanno avuto la loro reazione di prese di beneficio, con petrolio, metalli industriali e preziosi a guidare il movimento.
Riguardo alla appena iniziata stagione delle trimestrali economiche societarie, il report sugli utili del secondo trimestre per le aziende dell'S&P500 è iniziata in modo discontinuo. Da un lato, la percentuale di società che segnalano sorprese positive sugli utili è superiore alla media. Dall'altro, l'entità delle sorprese sugli utili è inferiore alla media.
Nel complesso, il 14% delle aziende dell'S&P500 ha riportato risultati effettivi per il secondo trimestre del 2024 fino ad oggi. Di queste aziende, l'80% ha riportato utili effettivi superiori alle stime che sono superiori alla media quinquennale pari al 77%. I settori che maggiormente stanno partecipando (o si prevede che parteciperanno) all’incremento a due cifre degli utili sono società dei Servizi di Comunicazione, della Sanità, dell’Informazione Tecnologica e Finanziario. Di contro, il settore delle società dei Materiali di base e Industriale sono quelle che stanno riportando (o che si prevede riporteranno) utili inferiori alle attese.
In termini di fatturato, il 62% delle aziende dell’S&P500 ha dichiarato ricavi effettivi superiori alle stime, il che è al di sotto della media quinquennale pari al 69%. I settori che stanno segnalando (o si prevede che segnaleranno) una crescita anno su anno dei ricavi, sono guidati dal settore Informazione Tecnologica e dei Servizi di Comunicazione. D'altro canto, due settori stanno segnalando un calo anno su anno dei guadagni, guidati dal settore dei Materiali di base e Industriale.
Guardando al futuro, gli analisti prevedono tassi di crescita degli utili (anno su anno) del 7,4% e del 17,0% rispettivamente per il Q3 2024 e il Q4 2024. Per l'anno civile 2024, gli analisti prevedono una crescita degli utili (anno su anno) dell'11,0%. Il rapporto P/E forward a 12 mesi è 21,2, che è superiore alla media a 5 anni (19,3).
Nel corso della prossima settimana, 138 società dell'indice S&P500 (tra cui sette componenti del DOW 30) pubblicheranno i risultati del secondo trimestre.
Passiamo ora ad analizzare il mercato monetario.
Il report pubblicato martedì scorso sulle vendite al dettaglio, ha lasciato quasi completamente indifferente il mercato dei Bonds, con rendimenti in calo e invariati in chiusura rispetto al pre-dato, Fed Fund Strip che non ha alterato il pricing. Va detto che questi numeri, come numerose altre serie, sono talmente pieni di rumore e soggetti a revisioni rilevanti, che forse gli investitori si rifiutano di dare troppo peso al singolo dato. Vedremo.
Quanto al piatto forte di questa settimana, ovvero l'abbandono di Biden alla corsa per la presidenza degli States a favore della sua vice, Kamala Harris, e l’alta probabilità di vittoria del repubblicano Trump, vedremo come reagiranno i mercati del reddito fisso. Al momento che scriviamo i rendimenti dei Treasury USA stanno leggermente salendo in quanto i programmi delle politiche economiche di Trump sono più inflazionistiche rispetto alle attuali, partendo dal potenziale stimolo derivante dalla riduzione delle imposte sulle società, quando il deficit è già vicino al 7% del PIL. Inoltre le posizioni commerciali più aggressive sotto una potenziale amministrazione Trump (es. la politica dei dazi doganali) rappresenta un'altra preoccupazione per i trader a reddito fisso.
Sul fronte FED, gli ultimi discorsi non hanno cambiato gran ché il quadro ed è già partito il balckout period in vista del FOMC del 31 luglio, per il quale il mercato attribuisce una probabilità del 5% di avere un taglio dei tassi, mentre lo vede con certezza al FOMC di settembre. Il Presidente, Jerome Powell, la scorsa settimana ha affermato che i tagli dei tassi inizieranno prima che l’inflazione raggiunga l’obiettivo del 2% rappresentando un cambiamento "consequenziale" nella politica, dalla lotta all'inflazione durante la pandemia a una fase di allentamento della politica monetaria. Il divario di sette settimane tra le riunioni del FOMC tra luglio e settembre è più lungo del solito, consentendo l'accumulo di più dati. Include anche la conferenza di ricerca annuale della FED di Kansas City a Jackson Hole, nel Wyoming, un luogo spesso utilizzato dai dirigenti del Comitato per trasmettere messaggi rilevanti per le politiche. "In realtà impareremo molto tra luglio e settembre", ha affermato il presidente della Federal Reserve di New York, John Williams, in una recente intervista al Wall Street Journal.
Nei loro commenti finali prima della prossima riunione politica, i funzionari della FED hanno affermato di ritenere che l'inflazione continuerà probabilmente a rallentare e che, in tal caso, sarebbero opportuni dei tagli ai tassi. L'inflazione, calcolata sull'indice dei prezzi per consumi personali (PCE) preferito dai membri del Comitato, è stata del 2,6% a maggio e molti economisti prevedono che scenderà al 2,5% o meno quando saranno pubblicati i dati di giugno, il 26 luglio. Quindi, prima della riunione di settembre, i decisori politici riceveranno un comunicato PCE per luglio il 30 agosto, più due report sull'indice dei prezzi al consumo il 14 agosto e l'11 settembre, rispettivamente, che copriranno i dati di luglio e agosto. Vedranno anche i dati sui prezzi all'ingrosso per entrambi i mesi. Nonostante le preoccupazioni espresse all'inizio dell'anno circa una ripresa dell'inflazione, i dati recenti hanno mostrato un nuovo rallentamento.
Infine, di recente Powell ha definito il mercato del lavoro come "in equilibrio", espressione che nel suo senso più ampio significa che il numero di lavoratori disponibili è più o meno in equilibrio con la domanda di manodopera delle aziende; il flusso mensile di nuove assunzioni e dimissioni è in linea con la crescita della popolazione; e la crescita salariale si sta allineando con l'obiettivo di inflazione della FED. L'attuale tasso di disoccupazione del 4,1% è all'incirca ciò che i funzionari della banca centrale ritengono sostenibile nel lungo periodo con un'inflazione al 2%; i decisori politici sperano di porre fine alla lotta all'inflazione e iniziare ad abbassare i tassi senza un aumento sostanziale della disoccupazione.
I prossimi report sull'occupazione saranno esaminati per confermare che l'aumento dei salari e la carenza di manodopera non rappresentano più un rischio di inflazione, mentre i segnali di indebolimento potrebbero - se abbastanza gravi - influenzare l'entità e il ritmo dei futuri tagli dei tassi. Il tasso di disoccupazione è aumentato lentamente ma costantemente rispetto al minimo storico dell'anno scorso del 3,4% e alcuni funzionari della FED hanno notato che spesso quando il tasso di disoccupazione inizia a salire, alla fine lo fa rapidamente.
Intanto per questo fine settimana sono previste le pubblicazioni dei dati macro riguardanti il PIL del secondo trimestre in uscita giovedì e venerdì i dati mensili sull'indice dei prezzi PCE.
Infine domani, martedì, il Tesoro metterà all'asta obbligazioni per un valore di 183 miliardi di dollari, a partire da un'asta di obbligazioni a 2 anni per un valore di 69 miliardi di dollari.
Andiamo ora a vedere nello specifico cosa è successo al mercato dei tassi statunitense che si è presentato nel fine settimana appena trascorso sulle probabilità dei tagli sui tassi d’interesse nel 2024 e, novità, ad inizio 2025 sui rendimenti dei Treasury.
Tralasciando la riunione in scadenza il 31 luglio p.v. nella quale le probabilità di nessun taglio sono quasi al 96%, lo strumento FedWatch del CME Group mostra come le probabilità del primo taglio dei tassi nella riunione del 18 settembre siano rimaste stabili. Infatti le probabilità di un taglio pari a 25 bps sono ora al 91,7% rispetto al 90,0% di due venerdì fa. Praticamente quasi inesistenti le probabilità per nessun taglio o di un taglio per complessivi 50 bps (1 da 0,50% o due da 0,25%) (v. grafico):
E veniamo alla scadenza relativa alla riunione del 7 novembre. Nella quale a comandare sono ora le probabilità per un taglio per complessivi 50 bps (1 da 0,50% o due da 0,25%) che dal 56,7% di due venerdì fa rimangono stabili all’attuale 54,4%. Stabili anche le probabilità per un taglio pari a 25 bps dal 38,4% di due venerdì fa passano all’attuale 41,5% (v. grafico):
Per l’ultima riunione del 2024, scendono di poco le probabilità di un taglio per complessivi 75 bps (forse troppo ottimistiche) che dal 51,2% di due venerdì fa balzano all’attuale 47,1%. Mentre salgono leggermente le probabilità di un taglio per complessivi 50 bps che dal 40,0% di due venerdì fa passano all’attuale 43,3%. Rimangono stabili le probabilità per un taglio di soli 25 bps che passano dal 6,2% di due venerdì fa all’attuale 7,2% (v. grafico):
Infine per l’anno 2025 e la prima riunione prevista per il 29 gennaio, salgono le probabilità di un taglio tra complessivi 75 bps e 100 bps. Al momento si consolida al comando il primo scenario che sale al 44,4% rispetto al 42,8% di due venerdì fa, mentre le probabilità per il secondo scenario passano dal 39,1% di due venerdì fa all’attuale 34,0%. Salgono leggermente le probabilità di un taglio per complessivi 50 bps che passano dal 14,5% di due venerdì fa all’attuale 17,7% (v. grafico):
Martedì scorso, dopo la pubblicazione del dato macro relativo alle vendite al dettaglio ex-componenti inflattive in rialzo nel mese di giugno, i rendimenti dei Treasury e dei Bonds in generale hanno invertito la rotta discendente dei precedenti 5 giorni ed hanno iniziato a risalire soprattutto sulle scadenze ‘corte’, con il Treasury 2Y che è passato dal 4,453% di due venerdì fa all’attuale 4,519%.
Rialzo più modesto per il rendimento di riferimento del Treasury a 10 anni, che dal 4,187% di due venerdì fa è passato all’attuale 4,221%.
Infine stesso discorso fatto per il 10Y vale anche per la scadenza più lunga del 30Y con il rendimento che passa dal 4,398% di due venerdì fa all’attuale 4,422%. Si allarga leggermente, il classico spread 2Y – 10Y a favore della scadenza corta con uno spread che da 22,8 punti di due venerdì fa passa all’attuale 29,8 punti.
Nella settimana appena trascorsa si alzano nuovamente i tassi reali, al netto dell’attuale tasso di inflazione. Come mostrato dal grafico del breakeven inflation a 10 anni, in chiusura di ottava il tasso si riporta alle quotazioni del primo di luglio salendo al 2,32% dal 2,24% di due venerdì fa (v. grafico):
Analisi grafica dell’indice di riferimento di una parte delle nostre operazioni, il NASDAQ100.
Il listino ha avuto il suo più grande calo percentuale settimanale da aprile 2024, anche se le azioni "value" più economiche sono rimbalzate facendo registrare un nuovo massimo storico all’indice NASDAQ100 Equal Weighted a 7778,59 nella giornata di martedì scorso, prima di intraprendere anch’esso una discesa che ha portato l’indice ‘non pesato’ a chiudere l’ottava a 7505,60 con una perdita settimanale del 2,35% ma recuperando non poco rispetto all’indice ‘pesato’ con il deficit che si è ulteriormente abbassato dal 13,33% di due venerdì fa all’attuale 11,04%. A zavorrare l’indice ‘pesato’ sono stati i titoli dei cosiddetti ‘Magnificent Seven’ + NETFLIX, ed i titoli legati al settore semiconduttori quali QUALCOMM, LAM REASERCH, MICROCHIP, ASML, ecc., tanto per intenderci.
Graficamente notiamo come la candela di mercoledì scorso abbia lasciato un ampio gap al ribasso per poi continuare a scendere nei giorni successivi riportando in breve tempo i prezzi al minimo del 24 giugno in area 19475 che non rappresenta un supporto in quanto, uno è già volato via, e parliamo dell’area 19700 [ritracciamento del 27,2% di onda 5 di (5)] ed un altro si avvicina in area 19250 [ritracciamento del 38,2% di onda 5 di (5)] con possibilità di chiudere un gap aperto il 12 giugno scorso a 19212 punti. Viceversa, rimane molto importante riprendere il prima possibile l’area dei 20000 punti in attesa di eventi ‘market mover’ come i dati macro di fine settimana. Ovviamente questa importante correzione ha portato il livello di RSI agli attuali 43 punti, quindi non è escluso che la discesa possa estendersi ancora anche se notiamo dai futures che un rimbalzo possa essere nelle corde già da oggi. La settimana si è chiusa a 19522.62 in perdita del – 3,98% rispetto alla chiusura della scorsa settimana, il che porta ad un guadagno del + 16,03% rispetto alla chiusura del 2023.
Nella settimana appena trascorsa la continuazione del rally si è interrotta per l’indice S&P500 non senza aver prima portato il suo nuovo record a 5669.67 punti nella giornata di martedì, facendo registrare il trentottesimo nuovo massimo del 2024 corredato con 10 delle ultime sedute positive su 11, mentre in termini di settimane siamo a 28 positive sulle ultime 37, la migliore serie da 35 anni. Su questo stesso tema, Sentimentrader.com ha osservato l'ennesimo fenomeno tecnico raro: con la seduta di martedì, l'S&P500 è in ipercomprato (RSI 14 > 70) su tutti i frame temporali, da daily ai 12 mesi. Si tratta di una configurazione che si è presentata appena 12 volte negli ultimi 100 anni.
Il backtest mostra che questa condizione è stata seguita da performance in media deludenti entro i 2/3 mesi, ma positive e caratterizzate da buoni win ratio entro i 12 mesi successivi. Questo studio va a sommarsi a tutti gli altri citati in passato che mostrano che le situazioni di estrema euforia e/o performance estremamente positive in tempi brevi e caratterizzate da bassa volatilità, della borsa USA, portano con buona probabilità a consolidamenti o correzioni, ma assai difficilmente ad un top nel volgere di poco tempo. I trend, prima di invertirsi, si indeboliscono.
Il settore tecnologico dell'S&P500 è sceso di quasi il 6% in poco più di una settimana, perdendo circa 900 mld $ di valore di mercato, poiché le crescenti aspettative di tagli dei tassi di interesse e una seconda presidenza di Donald Trump stanno sottraendo denaro ai vincitori di quest'anno, indirizzandolo verso settori che hanno languito nel 2024.
Alcuni analisti hanno svolto un backtest su un campione formato da tutte le volte che l'S&P500 è sceso di più di 0.75% per 2 giorni di seguito dopo un massimo storico, trovando appena 14 osservazioni. La statistica rileva un’elevata probabilità di un terzo calo, che al momento si sta materializzando, e un recupero con elevato indice di probabilità da 1 a 3 mesi dopo il segnale. Solo 2 performance negative, il solito 1987 e nel luglio 1999 (v. grafico):
Abbiamo un altro supporto statistico alla teoria che non siamo vicini ad un major top. Ma viene fatta notare che l'elevata incidenza di casi nel 1998/99 va ad alimentare le analogie tra la bolla tech e il periodo attuale.
I cali dei titoli tecnologici sono stati in parte compensati da forti guadagni in settori quali finanza, industria e mid cap. Gli utili del secondo trimestre potrebbero aiutare i titoli tecnologici a riprendersi la scena. TESLA e ALPHABET pubblicheranno i propri dati economici domani, martedì, dando il via ai risultati del gruppo di azioni megacap "Magnificent Seven" che hanno spinto i mercati dall'inizio del 2023. MICROSOFT e APPLE, dovrebbero riferire la settimana successiva.
D'altro canto, segnali di un calo dei profitti o di una spesa correlata all'intelligenza artificiale inferiore alle attese metterebbero alla prova la narrazione del predominio tecnologico che ha spinto le azioni quest'anno. Ciò potrebbe trasformarsi rapidamente in un problema per i mercati più ampi: ALPHABET, TESLA, AMAZON, MICROSOFT, META PLATFORMS, APPLE, NVIDIA e NETFLIX hanno rappresentato il 60% dei guadagni dell'indice S&P500 quest'anno.
Le previsioni parlano di risultati aziendali per i leader del mercato che raggiungano un livello elevato. Si prevede che il settore tecnologico aumenterà i guadagni anno su anno del 17% e i guadagni per il settore dei servizi di comunicazione, che include ALPHABET e META, sono previsti in crescita di circa il 22%. Tali guadagni supererebbero l'aumento stimato dell'11% per l'indice S&P500 nel suo complesso, secondo i dati di LSEG IBES.
Come detto, per quanto riguarda la partecipazione al rally, la rotazione settoriale è continuata anche nel corso della scorsa settimana con l’indice S&P Equal Weight che ha fatto registrare una perdita minima dello 0,09% riducendo sempre più lo spread rispetto all'indice ‘pesato’, passando dal 11,05% di due venerdì fa, ad un gap dell’8,84% da inizio anno.
A livello grafico notiamo come i prezzi, ad inizio settimana, abbiano tentato di avvicinarsi in area 5695/5700 [estensione del 127,2% di onda 3 di (5) partendo dal minimo di onda 4 di (5)] ma senza riuscirci, per poi intraprendere una correzione che ha portato i valori in area psicologica dei 5500 punti, non distante dal primo supporto in area 5475 rappresentata dal ritracciamento del 27,2% di onda 5 di (5). In caso di prosecuzione della correzione, troviamo supporti in area 5450, quindi 5400 [ritracciamento del 38,2% di onda 5 di (5)].
Nel corso della scorsa settimana il livello dell’indice Cboe Volatility Index (VIX) si è svegliato dal torpore degli ultimi due mesi, e negli ultimi tre giorni della settimana è partito al rialzo arrivando venerdì a superare i 17 punti per poi chiudere l’ottava a 16,52. Un discreto balzo che potrebbe durare anche nel corso di questa settimana con la pubblicazione dei dati macro.
Inversamente al percorso dell’indice VIX, la situazione sull’indice della ‘paura’, e parliamo dello skew del CBOE sull’S&P500 – un indicatore del mercato delle opzioni per la domanda relativa di contratti call al rialzo rispetto a contratti put al ribasso – che ha ripreso a scendere negli ultimi due giorni della settimana scorsa con parziale ricopertura di opzioni call acquistate nei giorni precedenti che hanno riportato l’indice a quota 147 punti in chiusura di ottava. La settimana si è chiusa a 5504.99 in perdita del - 1,97% rispetto alla chiusura della scorsa settimana, il che porta ad un guadagno del + 15,42% rispetto alla chiusura del 2023.
Grazie alla rotazione settoriale iniziata due settimane fa e continuata nel corso della scorsa settimana verso i settori: finanziario, immobiliare, servizi di pubblica utilità, industriale e materiali di base, il listino delle major industrial, DOW JONES, è riuscito prima a scrollarsi di dosso l’area di resistenza dei 40000 punti, registrando un nuovo record a 41376 punti nella giornata di giovedì [proiezione del 61,8% di onda 3 di 5 di (5) partendo dal minimo di onda 4], per poi ripiegare in chiusura di ottava in zona 40300. Comunque porta a casa una seconda settimana consecutiva di guadagni rispetto agli altri due indici maggiori. La discesa dei prezzi negli ultimi due giorni di contrattazione potrebbe essere classificata come un semplice pullback se i valori torneranno a salire nel corso di questa settimana dopo il test in area 40100/40000 rappresentata dal ritracciamento del 38,2% di onda c di 5 di (5). Il livello di RSI sceso a 60 permetterebbe questa ipotesi di rimbalzo. Viceversa, in caso di perdita del supporto in area 40000, troviamo un ulteriore supporto in area 39700/39600. La settimana si è chiusa a 40287.54 in guadagno del + 0,72% rispetto alla chiusura della scorsa settimana, il che porta ad un guadagno del + 6,90% rispetto alla chiusura del 2023.
ORO INDEX
Dopo aver chiuso due settimane fa in territorio positivo, le quotazioni dell’Oro hanno acquisito ulteriore forza rialzista, raggiungendo un nuovo massimo storico a 2488,40 $/oz nella giornata di mercoledì. Tuttavia, le prese di profitto e la ripresa del Dollaro USA sull'umore del mercato in peggioramento hanno causato una brusca correzione del metallo giallo nella seconda metà della settimana. Con l'inizio del periodo di blackout della Federal Reserve prima della riunione politica del 30-31 luglio, gli investitori sui mercati presteranno molta attenzione ai dati del Prodotto interno lordo (PIL) e dell'indice dei prezzi delle spese per consumi personali (PCE) degli Stati Uniti che verranno pubblicati in questa settimana.
I prezzi dell’Oro sono scesi leggermente all'inizio della scorsa settimana, in quanto gli investitori hanno reagito ai dati deludenti provenienti dalla CINA, che hanno mostrato come il PIL sia cresciuto a un tasso annuo del 4,7% nel secondo trimestre, dopo la crescita del 5,3% registrata nel primo trimestre e al di sotto delle aspettative del mercato pari al 5,1%. Secondo altri dati provenienti dalla Cina, le vendite al dettaglio sono cresciute del 2% su base annua a giugno, mancando la stima degli analisti del 3,3%. Durante la sessione di contrattazioni americana, il Presidente della FED Jerome Powell, durante un discorso all'Economic Club di Washington, ha affermato che tre letture migliori sull'inflazione hanno rappresentato un ulteriore progresso nel secondo trimestre e hanno aumentato la loro fiducia. Powell ha ribadito che prenderanno decisioni politiche riunione per riunione. Conseguentemente, il Dollaro ha faticato a trovare domanda consentendo ai prezzi della commodity di chiudere la giornata in leggero rialzo, nonostante l'apertura ribassista della settimana.
Nella giornata di martedì, il forte calo registrato dai rendimenti dei titoli del Tesoro USA hanno dato una spinta alle quotazioni del metallo prezioso. Con il rendimento di riferimento dei titoli USA a 10 anni sceso al suo livello più debole da marzo, vicino al 4,15%, l’Oro è salito registrando un nuovo massimo storico in chiusura giornaliera di contrattazioni.
Ma è durante la giornata di mercoledì che le quotazioni dell’Oro hanno ripreso a salire durante le ore di contrattazione asiatiche, per poi raggiungere la vetta record di 2488,40 $/oz. poco dopo l’apertura del cash a Wall Street nonostante l’assenza di pubblicazioni di dati macro importanti, ma le prese di profitto in seguito all'impennata record causava una correzione al ribasso nella seconda metà della giornata fino alla chiusura delle contrattazioni.
Giovedì, il Dollaro catturava i deflussi di capitale dall'Euro dopo che la Banca centrale europea (BCE) si asteneva dal confermare un taglio dei tassi a settembre, causando un’estensione della correzione dei prezzi dell’Oro iniziata il giorno precedente. Ma nella giornata di venerdì l'umore di rischio in peggioramento sui mercati azionari e dei Bonds che ha dato un'ulteriore spinta rialzista al Dollaro, facendo sì che i prezzi della commodity estendessero verso il basso. Con una perdita giornaliera di quasi il 2% nella sessione americana, l'Oro è sceso in area 2400 $/oz. chiudendo la settimana addirittura in negativo.
Nel corso di questa settimana gli investitori nel metallo giallo porranno molta attenzione sui dati macro degli Stati Uniti. I dati dell'indice PMI (S&P Global Purchasing Managers Index) di luglio saranno pubblicati nella giornata di mercoledì. Il PMI composito di giugno è arrivato a 54,8, dimostrando che l'attività economica nel settore privato si è espansa a un ritmo sano. Una lettura inferiore a 50, che indicherebbe una contrazione a luglio che potrebbe alimentare le aspettative di molteplici riduzioni dei tassi da parte della FED nei mesi a venire e causare una nuova pressione ribassista sul Dollaro. Se questi dati si mantengono comodamente sopra i 50, è probabile che la reazione del mercato rimanga flebile.
L'US Bureau of Economic Analysis (BEA) pubblicherà la prima stima della crescita del PIL del secondo trimestre. I mercati prevedono che l'economia statunitense si espanderà a un tasso annuo del 2% nel secondo trimestre, dopo la crescita dell'1,4% registrata nel primo trimestre. Un dato superiore al 2% potrebbe sollevare una reazione immediata per le sorti del Dollaro e causare un prolungamento al ribasso per i prezzi dell'Oro. Sebbene sia improbabile che una tale cifra alteri le aspettative per un taglio dei tassi della FED a settembre, potrebbe ridurre la probabilità di molteplici riduzioni dei tassi e aiutare il Dollaro a rinforzarsi. Viceversa se il dato uscirà con una cifra di crescita deludente potrebbe rendere difficile per il Dollaro trovare domanda.
Infine nella giornata di venerdì, il BEA pubblicherà i dati dell'indice dei prezzi delle spese per consumi personali (PCE) di giugno. Poiché il rapporto sul PIL di giovedì includerà i dati trimestrali dell'indice dei prezzi PCE e quelli dell'indice dei prezzi PCE ‘core’, è improbabile che i dati mensili offrano sorprese. Nel primo trimestre, l'indice dei prezzi PCE ‘core’, l'indicatore di inflazione preferito dalla FED, è aumentato del 3,7%, dopo l'aumento del 2% registrato nell'ultimo trimestre del 2023. Un calo significativo di questi dati, se combinato con una debole dato del PIL, potrebbe aprire le porte a un'altra fase di rialzo per i prezzi dell’Oro.
Prospettive tecniche dell’Oro.
Le prospettive tecniche a breve termine evidenziano una perdita di slancio rialzista per i prezzi dell’Oro che, dopo l’impennata record, sono scesi fino a testare il supporto psicologico dell’area dei 2400 $/oz. La prospettiva rimane sempre quella di consolidare i prezzi sopra tale area nell’attesa che un evento (v. pubblicazione di dati macro) possa dare la spinta per effettuare nuovamente un test dell’area di resistenza dei 2475 $/oz. Viceversa si rientrerebbe nel range 2.430-2.360 $/oz.
Passando agli altri due metalli preziosi, nel corso della scorsa settimana i prezzi del Platino hanno lateralizzato per poi seguire la scia della correzione dell’Oro, scendendo ben sotto l’area psicologica dei 1000 $/oz., con estensione fino a 960 $/oz. in coincidenza con la M.M. esponenziale a 200 periodi. L’ottava si è chiusa a 975 $/oz. Il livello di RSI a 42 indica debolezza. Rimane importante riprendere il prima possibile l’area psicologica dei 1000 $/oz.
Scenario grafico sicuramente migliore per le quotazioni dell’Argento anche se la dinamica settimanale dei prezzi ha seguito quella del Platino, con un inizio di settimana in laterale nell’area dei 31 $/oz. per poi scendere nei giorni successivi nuovamente fino all’importante supporto in area 29 $/oz. per poi chiudere l’ottava a 29,40 $/oz. Inutile dire che sotto il minimo di giugno in area 28,60 $/oz. lo scenario potrebbe cambiare notevolmente con proiezione verso i 27 $/oz. Viceversa, molto importante riprendere l’area dei 30 $/oz. in attesa degli eventi macro.
La quotazione settimanale dell’Oro si è chiusa a 2402,80 $/oz. con una perdita del - 0,55% rispetto alla precedente settimana che porta ad un guadagno da fine anno del + 15,98%. La settimana della commodity in modalità spot si è chiusa a 2400.78 $/oz. Di seguito il grafico daily dell’ORO FUTURES AGOSTO 2024:
POLITICA USA
Nella serata italiana di domenica, è arrivato un annuncio di grande rilevanza per la politica statunitense ed internazionale. In parte, atteso. Joe Biden non è più il candidato Presidente USA del Partito Democratico per le prossime elezioni presidenziali. Già nelle scorse settimane, in particolare dopo la performance al dibattito con Donald Trump di fine giugno, tra i dem c’era qualche dubbio sulla sua candidatura; la scorsa settimana la lista dei parlamentari democratici che avevano chiesto pubblicamente a Joe Biden di rinunciare al tentativo di ri-elezione era salito a 36. A preoccupare i parlamentari, la possibilità che la candidatura di Biden potesse portare a perdere non solo la corsa per la Casa Bianca, ma anche a non avere la maggioranza in entrambi i rami del Congresso.
In un post sul social network X, Biden ha comunicato la sua decisione di non accettare la nomination, aggiungendo che concentrerà tutte le proprie energie sui doveri di Presidente per il resto del mandato. Al contempo, Biden ha espresso il suo supporto ad un’eventuale candidatura di Kamala Harris, attualmente vicepresidente degli Stati Uniti. “Oggi – si legge in un passaggio del post di Biden – voglio offrire il mio pieno sostegno ed appoggio a Kamala come candidata del nostro partito quest’anno”.
Kamala Harris si è detta “onorata” dell’endorsement di Biden ed ha aggiunto: “la mia intenzione è di guadagnare e vincere questa nomination”. L’endorsment del Presidente ed ormai ex candidato democratico, però non si traduce in un’immediata candidatura di Kamala Harris, in quanto è da chiarire con quali metodi si sceglierà il nuovo candidato che si confronterà con Donald Trump alle elezioni di novembre. Come riportano i media, il presidente del Democratic National Committee Jaime Harrison ha fatto sapere che nei prossimi giorni il partito intraprenderà “un processo trasparente ed ordinato per andare avanti come un Partito Democratico unito con un candidato che possa battere Donald Trump a novembre”. La convention democratica nazionale è in programma per il 19-22 agosto, per l’occasione i delegati dem sceglieranno il candidato del Partito; molti di questi delegati erano impegnati con Biden in seguito alle primarie, ma dopo l’annuncio di ieri non sono vincolati da alcuna legge o regola di partito per sostenere qualcuno.
Il leader della maggioranza al Senato, il dem Chuck Schumer ha detto: “Joe Biden non è stato solo un grande Presidente ed un grande leader legislativo, ma è un essere umano davvero straordinario. La sua decisione certamente non è stata facile, ma lui ancora una volta ha messo al primo posto il suo Paese, il suo partito ed il nostro futuro. Joe, oggi dimostra che sei un vero patriota ed un grande americano”. Parole di stima nei confronti di Biden anche da parte del leader della minoranza alla Camera, il dem Hakeem Jeffries: “L’America è un posto migliore oggi perché il Presidente Joe Biden ci ha guidato con intelligenza, grazia e dignità. Saremo per sempre grati”. Il leader della maggioranza alla Camera, il repubblicano Steve Scalise, invece, con un post su X ha sostenuto non ci sia stato rispetto per gli elettori da parte dei vertici del Partito Democratico: “I capi del Partito Democratico hanno appena dimostrato di non avere assolutamente rispetto per i propri elettori. Dopo aver dato lezioni ad altri sulla democrazia, hanno semplicemente costretto Joe Biden a lasciare la propria candidatura, cestinando la scelta primaria di 14 milioni di loro elettori”.
Per alcuni repubblicani del Congresso, Biden dovrebbe anche dimettersi anche da Presidente subito. Lo speaker della Camera Mike Johnson (repubblicano), domenica prima dell’annuncio di Biden, ha detto ai media: “Se non è capace di correre come Presidente, come è capace di governare ora? Voglio dire, ci sono ancora cinque mesi in questa amministrazione. È una vera preoccupazione ed è un pericolo per il Paese”. Rivolgendosi ai media, il candidato repubblicano Donald Trump ha detto che Kamala Harris sarà più facile da battere rispetto a Biden. Dopo l’uscita del Presidente in carica dalla corsa elettorale, la campagna di Trump ha dichiarato che Harris era il “facilitatore in capo” di Biden, inoltre ha sostenuto che “non c’è distanza tra i due”.
POLITICA DELLA FED
La scorsa settimana sono stati forniti ulteriori elementi per un’analisi della situazione economica con la pubblicazione del Beige Book, report rilasciato otto volte all’anno che mette insieme i report dei 12 distretti sulle condizioni economiche attuali. In tale report, che ha raccolto dati fino all’8 luglio, si afferma che l’attività economica ha mantenuto un ritmo di crescita da leggero a modesto in una maggioranza di distretti da fine maggio ad inizio luglio. Sette distretti hanno riportato un certo livello di crescita dell’attività, mentre cinque hanno parlato di un’attività piatta o in calo, per tre più che nel periodo precedente. Per quanto riguarda le attese, la ricerca della FED spiega che le aspettative future per l’economia sono di una crescita più lenta nei prossimi sei mesi per via dell’incertezza intorno alle prossime elezioni, alla politica interna, ai conflitti e all’inflazione. Inoltre, diversi distretti hanno notato condizioni più morbide del mercato del lavoro. Gli aumenti salariali sono stati descritti come in crescita ad un ritmo da modesto a moderato nella maggior parte dei distretti, anche se diversi hanno riportato un rallentamento della crescita salariale. Nonostante segnali incoraggianti di un’inflazione in calo, le banche della FED hanno anche raccolto testimonianze che raccontano di come questa continui a pesare sulle famiglie.
Lunedì scorso il Presidente della FED, Jerome Powell, ha sottolineato che nel secondo trimestre sono stati fatti progressi sul lato dell’inflazione. Il numero uno della banca centrale statunitense ha ricordato come sia stato detto che non sarà appropriato iniziare ad allentare la politica fin quando alla FED non ci sarà maggior fiducia circa il ritorno in modo sostenibile dell’inflazione all’obiettivo del 2%; nessun progresso da questo punto di vista nel primo trimestre, “ma le tre letture nel secondo trimestre, inclusa quella della scorsa settimana, aggiungono un po’ di fiducia”. Nell’ambito del suo intervento di lunedì scorso all’Economic Club of Washington, Powell ha detto che intende restare in carica per tutto il suo mandato come Presidente, che giungerà a termine ad inizio 2026, tuttavia non ha commentato se resterà alla presidenza in caso di nomina dal prossimo Presidente USA.
Adriana Kugler, membro del consiglio direttivo della FED, martedì scorso ha sottolineato di ritenere che i beni, i servizi ed ora l’edilizia residenziale contribuiscano all’allentamento delle pressioni sui prezzi. Kugelr ha detto: “Sono cautamente ottimista sul fatto che stiamo vedendo progressi ed il tipo di progresso di cui abbiamo bisogno per tornare al 2%”. Per Kugler i dati recenti, tra cui rilevazioni sull’inflazione più deboli del previsto negli ultimi tre mesi, la moderazione della crescita dei salari e l’emergere di un equilibrio tra la domanda di lavoratori da parte delle imprese ed il numero di persone in cerca di occupazione, indicano un allentamento delle pressioni sui prezzi. Kugler ha detto: “Se le condizioni economiche continueranno ad evolversi in questo modo favorevole con una disinflazione più rapida, come evidenziato dai dati sull’inflazione degli scorsi tre mesi, e l’occupazione che si attenua ma rimane solida, come evidenziato dagli ultimi rapporti sull’occupazione, prevedo che sarà opportuno iniziare ad allentare la politica monetaria entro la fine dell’anno”.
Mercoledì scorso il presidente della FED di Richmond, Thomas Barkin, ha detto di essere “molto incoraggiato” dal fatto che il calo dell’inflazione abbia cominciato ad ampliarsi e che vorrebbe che ciò continuasse.
Per Christopher Waller, membro del consiglio direttivo della FED, i dati attuali sono coerenti con il raggiungimento di un ‘atterraggio morbido’ ed ha detto che cercherà dati nei prossimi due mesi per rafforzare questa visione. Inoltre, ha sottolineato di non pensare che sia arrivato il momento, ma che ci si stia avvicinando al termine nel quale sarà giustificato un taglio nel tasso di riferimento. Per Waller è complicato sapere quando la banca centrale potrà abbassare il suo tasso di interesse overnight di riferimento considerata l’incertezza circa il modo in cui performerà l’economia nei prossimi mesi. Inoltre, ha parlato di tre possibili scenari per i prossimi mesi. Il più ottimistico, con una probabilità significativa ma non elevata, vede una continua costante diminuzione delle pressioni inflazionistiche e con questo percorso “potrei prevedere un taglio dei tassi in un futuro non troppo lontano”. Uno scenario più probabile prevede cali dell’inflazione più irregolari che potrebbero mettere in discussione lo spostamento in modo sostenibile della FED verso l’obiettivo del 2%: “In questo caso, un taglio dei tassi nel prossimo futuro è più incerto”. Infine, lo scenario meno probabile, ma possibile, sarebbe una ripresa dell’inflazione.
Mercoledì scorso il presidente della FED di New York, John Williams, in un’intervista al Wall Street Journal ha sostenuto che si imparerà molto tra luglio e settembre, aggiungendo due mesi di dati sull’inflazione. Williams ha detto: “Sento che gli ultimi tre mesi, ed includerei giugno basandomi su ciò che abbiamo visto, sembrano avvicinarci ad un trend disinflazionistico che stiamo cercando. Vorrei vedere più dati per acquisire ulteriore fiducia che l’inflazione si sta muovendo in modo sostenibile verso il nostro obiettivo del 2%. Abbiamo alcuni buoni mesi ora”.
Austan Goolsbee, presidente della FED di Chicago, giovedì scorso in un’intervista a Yahoo Finance ha indicato che la banca centrale è più vicina al taglio dei tassi, ma non ha specificato quando si aspetta che ci sia un taglio. Inoltre ha avvisato circa il rischio di recessione nel caso in cui i funzionari aspettino troppo ad allentare la politica monetaria. In merito al mercato del lavoro, Goolsbee ha spiegato che si tratta di un’area sulla quale tenere un occhio, ma ha anche notato che si è raffreddato “in una posizione di miglior equilibrio”. Inoltre, ha detto: “Ci sono altre luci d’avvertimento direi, ma finora questa non sembra una recessione”. “È solo un raffreddamento per un miglior equilibrio, ma ha bisogno di stabilizzarsi e non continuare a peggiorare”. Goolsbee ha spiegato che sarebbe motivata l’agitazione circa il lato dell’occupazione del mandato, nel caso in cui la disoccupazione dovesse continuare a deteriorarsi o se dovesse esserci un forte aumento della disoccupazione simile a quello che accade all’inizio di una normale recessione.
Giovedì scorso il presidente della FED di San Francisco, Mary Daly, vuole ancora acquisire fiducia circa la discesa dell’inflazione verso il 2%. Daly ha poi sottolineato quanto sia necessario muoversi prestando attenzione all’equilibrio in ambito di politica monetaria: “È un rischio agire troppo presto per normalizzare i tassi d’interesse e poi avere l’inflazione bloccata sotto o sopra il nostro target ed è un rischio resistere troppo a lungo e far vacillare il mercato del lavoro”.
DATI MACROECONOMICI
Le vendite al dettaglio ex-componenti inflazionistiche di giugno sono decisamente più buone delle attese anche grazie alle revisioni all'anemico dato di maggio. I dati collocano i consumi USA su un percorso, se non brillante, sicuramente più confortevole di quanto stimato fino alla scorsa settimana. Le vendite al dettaglio Control Group a livello mensile a giugno crescono dello 0,9%, con un’accelerazione rispetto al +0,4% di maggio. Il dato è rilasciato dall’U.S. Census Bureau.
Mentre il dato ‘headline’ nel mese di giugno non ha registrato movimenti, dopo un +0,3% registrato a maggio (rivisto da +0,1%). Il dato è rilasciato dall’U.S. Census Bureau.
Il dato preliminare di giugno relativo ai permessi di costruzione si attesta a quota 1,446 milioni, con un +3,4% rispetto al dato di 1,399 milioni di maggio. Il dato è rilasciato dall’U.S. Census Bureau.
Il numero di case per le quali è iniziata la costruzione a giugno è pari a 1,353 milioni, in crescita del 3,0% rispetto agli 1,314 milioni di maggio (rivisti da 1,277 milioni). Il dato è rilasciato dall’U.S. Census Bureau.
La produzione industriale a livello mensile a giugno cresce dello 0,6%, crescita superiore al consensus del +0,3%, ma rilevazione che segna un rallentamento rispetto al +0,9% di maggio. Il dato è rilasciato dalla Federal Reserve.
Il dato sui sussidi di disoccupazione sono tornati a salire sia come richieste settimanali che come monte percettori. Per questa settimana evitiamo di trarre troppe conclusioni visto che ci può essere stato un effetto dell'uragano Beryl. Le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione nella settimana terminata il 13 luglio sono state 243 mila, in crescita rispetto alle 223 mila della settimana precedente (riviste da 222 mila). Il dato è rilasciato dall’U.S. Department of Labor.
Il Filadelfia Fed Manufacturing Index a luglio è uscito sopra le attese attestandosi a quota 13,9 punti in decisa crescita rispetto agli 1,3 punti di giugno. Anche i sottoindici sono robusti, con i nuovi ordini a 20.7 e occupazione a 15.2. Mentre i prezzi pagati sono scesi a 19.8, ma i prezzi ricevuti sono saliti bene a 24.2. Il dato è rilasciato dalla Federal Reserve Bank di Filadelfia.
PORTAFOGLI AZIONARI
E così sia ! Quando meno te lo aspetti, prendi STOP ed altrettanto, quando meno te lo aspetti, vai a target su ben 3 titoli e tutti nella stessa settimana. Vogliamo lamentarci ?? Giammai, prendiamo e portiamo in cantina un po' di tozzi di pane per l’estate. Come riportato in queste colonne nelle settimane precedenti, il mercato e, ovviamente, i nostri investimenti avevamo bisogno di una rotazione settoriale per poter sviluppare l’inespresso fino ad oggi, in quanto i titoli tecnologici dei cosiddetti ‘Magnificent Eight’ (i famosi Seven + NETFLIX) e i titoli del comparto semiconduttori erano stati oggetto di forti acquisti da parte degli investitori, alzando le proprie quotazioni in maniera folle, soprattutto al riguardo dei propri fondamentali e basandosi solo sui ricavi ed utili futuri oltretutto con rapporti molto alti. Noi, acquistare titoli a queste valutazioni, proprio NO !! Certo, puoi perdere qualche giro, in quanto è impossibile sapere in anticipo quando il denaro finisce o si gira verso altri titoli di altri settori, ma poi, quando arriva il giorno del ‘redde rationem’, i lamenti disperati si sprecano. A buon intenditor……!!
Quindi veniamo ai nostri Portafogli. Sul Portafoglio Storico due settimane fa avevamo preso una bella briscola sul capo con il titolo francese DASSAULT SYSTEMES (che poi da quel dì qualcosa ha recuperato, ma fa parte del gioco), ma nel corso della scorsa settimana abbiamo recuperato le perdite e portato a casa anche qualche buon tozzo di pane con i seguenti titoli: EPAM SYSTEMS + 10,00%; PACCAR + 8,09% e FASTENAL + 7,20%. MONSTER BEVERAGES è l’unico titolo che, pur continuando il lento recupero, rimane sempre in una zona di potenziale pericolo e tra qualche giorno pubblica la propria trimestrale economica (se saranno rose…..senza le spine, possibilmente !). Per quanto riguarda nuovi acquisti, abbiamo inserito il titolo NIKE in quanto a fine giugno ha riportato una trimestrale non in linea con le attese e il mercato ha penalizzato il titolo del 20%. Ora, pare, che stia costruendo una base sui 72 $ dalla quale ripartire rientrando dall’ipervenduto. Dobbiamo tentare. Altri titoli sarebbero da acquistare ma a brevissimo pubblicano le proprie trimestrali economiche e chi ci segue da tempo sa che anticipare tali eventi significa tirare in aria una monetina avendo il 50% di probabilità di guadagno o di perdita. E visto che, a questo giro, analisti ed investitori istituzionali si aspettano alte percentuali di utili e ricavi, riteniamo prudente aspettare tali dati prima di prendere posizione.
Nel Portafoglio “The Challenge”, nulla di importante da segnalare. Recupera qualcosa BREMBO in attesa della pubblicazione della propria trimestrale economica tra qualche giorno. CAMPARI sembra che stia facendo una base sugli 8,50 € dalla quale ripartire, trimestrale permettendo prevista per martedì 30 luglio. Benino STELLANTIS e in stand-by LUFTHANSA, anche per questi due titoli aspettiamo i risultati economici a fine mese. Su PARAMOUNT vediamo come va a finire la transazione con SkyDance Media e a che prezzo vendere il titolo (ovviamente in perdita). DISNEY sempre in laterale anche se di poco sotto la propria M.M. a 200 periodi. Anche su questo titolo la trimestrale potrebbe dare una spinta al rialzo che sarebbe gradita. Infine UNITED AIRLINES che è rimbalzata dalla propria M.M. a 200 periodi, ma la volatilità del settore aereo le fa fare dei balzi considerevoli sia in giù che in su. Abbiamo abbassato il nostro livello di target a pareggio. Infine, anche su questo Portafoglio stiamo monitorando dei titoli con potenzialità da sviluppare nei prossimi anni ma dobbiamo aspettare il prezzo giusto, per noi ovviamente.
Alla prossima.
FOCUS SU AZIONI
WALT DISNEY – Venerdì scorso Walt Disney ha comunicato che Safra Catz, amministratrice delegata di Oracle, dopo sei anni lascerà il consiglio di amministrazione dell’azienda. Robert Iger, amministratore delegato di Walt Disney, ha detto che Catz: “ha fornito una preziosa visione che ha contribuito a formare la pianificazione strategica a lungo termine in un panorama tecnologico in rapida evoluzione”. Con l’uscita di Catz, il consiglio di Disney sarà composto da 11 membri.
TESLA – Business Insider, citando fonti con familiarità con la questione, venerdì ha riportato che Tesla ha interrotto alcune linee di produzione in Texas e Nevada a causa dell’interruzione globale dell’IT, che ha paralizzato altri settori prima che i servizi tornassero attivi dopo ore di interruzione a causa di un aggiornamento dei contenuti da parte di CrowdStrike per gli host di Microsoft Windows. Il report di Business Insider sostiene che la casa automobilistica abbia mandato a casa in anticipo alcuni addetti alla produzione durante il turno di notte nei suoi stabilimenti di Austin e Sparks.
PAYPAL – PayPal Europe, come riporta Reuters, ha ricevuto una multa di 27,3 milioni di dollari da un’autorità polacca per non aver specificato ai consumatori nelle sue clausole contrattuali le attività per le quali possono essere multati, tuttavia si tratta di una decisione che non è ancora finale. UOKiK (Ufficio della Concorrenza e Protezione del Consumatore polacco) sostiene che sono state descritte in modo non chiaro le attività vietate che potrebbero comportare sanzioni e gli utenti potrebbero non comprendere esattamente ciò che non è permesso e quali azioni potrebbe intraprendere l’azienda in questi casi. UOKiK ha detto che Paypal ha la possibilità di appellarsi ad un tribunale. L’azienda ha detto: “Paypal si impegna a trattare i suoi clienti in modo equo e a fornire loro informazioni accurate, facile da comprendere e trasparenti”. “Abbiamo lavorato a stretto contatto con UOKiK durante la sua indagine e stiamo esaminando l’annuncio di oggi. Come afferma UOKiK, questa decisione non è definitiva e ci sarà un’opportunità di presentare ricorso”.
PUBBLICAZIONE DELLE TRIMESTRALI ECONOMICHE SUI TITOLI DEL NASDAQ100 USCITI NELLA SCORSA SETTIMANA.
ASML HOLDING – 17,50%. La società olandese quotata anche sul Nasdaq è un fornitore di sistemi tecnologici avanzati per l'industria dei semiconduttori, che offre un portafoglio integrato di sistemi di litografia principalmente per la produzione di circuiti integrati complessi, ha riportato utili nel secondo trimestre 2024 pari a 4,32 €/az. su un fatturato di 6,72 mld €. La stima degli analisti per gli utili era di 3,87 €/az. su un fatturato pari a 6,35 mld €. I ricavi sono diminuiti del 10,57% rispetto allo stesso trimestre di un anno fa. La società ha detto che prevede per il terzo trimestre 2024 un fatturato tra 7,33 e 8,02 mld €. L'attuale stima degli analisti è per ricavi pari a 8,31 mld €.
Il Presidente e A.D di ASML, Christophe Fouquet, ha affermato: "Le nostre vendite totali nel secondo trimestre sono state pari a 6,2 mld €, al limite massimo delle nostre previsioni, con un margine lordo del 51,5%, superiore alle previsioni, entrambi trainati principalmente dalle maggiori vendite di sistemi immersivi. In linea con i trimestri precedenti, i livelli complessivi di inventario dei semiconduttori continuano a migliorare e vediamo anche un ulteriore miglioramento nei livelli di utilizzo degli utensili litografici sia presso i clienti ‘Logic’ che ‘Memory’. Sebbene vi siano ancora incertezze nel mercato, principalmente guidate dall'ambiente macro, prevediamo che la ripresa del settore continuerà nella seconda metà dell'anno. Prevediamo un fatturato totale nel terzo trimestre compreso tra 6,7 e 7,3 mld € con un margine lordo compreso tra il 50% e il 51%. Prevediamo costi di Ricerca & Sviluppo di circa 1,100 mld € e Spese Generali & Amministrative di circa 295 mln €. Le nostre prospettive per l'intero anno 2024 rimangono invariate. Consideriamo il 2024 un anno di transizione con investimenti continui sia in capacità che in tecnologia. Attualmente vediamo forti sviluppi nell'intelligenza artificiale, che guidano la maggior parte della ripresa e della crescita del settore, prima di altri segmenti di mercato. A livello contabile nel secondo trimestre 2024 abbiamo riportato: vendite nette totali pari a 6,243 mld €, un margine lordo del 51,5%, un utile lordo pari a 3,212 mld €; un reddito netto pari a 1,578 mld € per un utile per azione di 4,01 €. Al 30 giugno 2024 avevamo liquidità, mezzi equivalenti e investimenti a breve termine pari a 5,019 mld €. Un dividendo provvisorio di 1,52 € per azione sarà pagabile il 7 agosto 2024. Nel secondo trimestre abbiamo acquistato azioni per un valore di 96 mln € nell'ambito dell'attuale programma di riacquisto di azioni 2022-2025”.
CINTAS + 5,10%. La società produce e vende uniformi di identità aziendale. Opera in quattro segmenti: noleggio uniformi e prodotti accessori, vendita diretta uniforme, pronto soccorso, servizi di sicurezza e protezione antincendio e servizi di gestione dei documenti, ha riportato utili nel quarto trimestre fiscale 2024 pari a 3,99 $/az. su ricavi per 2,47 mld $. La stima degli analisti per gli utili era pari a 3,80 $/az. su ricavi per 2,47 mld $. Il fatturato è cresciuto del 8,16% su base annua. La società ha dichiarato per l’intero anno fiscale 2025 di aspettarsi utili tra 16,25 e 16,75 $/az. su ricavi tra 10,16 e 10,31 mld $ e l'attuale stima degli analisti per gli utili 2025 è pari a 16,40 $/az. su ricavi per 10,25 mld $.
Todd M. Schneider, Presidente e A.D. di Cintas, ha dichiarato: "I nostri solidi risultati del quarto trimestre concludono un altro anno fiscale di successo con una crescita dei ricavi e un'espansione dei margini, tra cui un massimo storico nel reddito operativo come percentuale dei ricavi. Una forte generazione di cassa ha continuato ad alimentare la nostra strategia di allocazione del capitale, concentrandoci su nuovi prodotti e servizi per i nostri clienti e nuove tecnologie per migliorare ulteriormente la nostra posizione a lungo termine, investendo in acquisizioni strategiche e restituendo il capitale agli azionisti. Riteniamo che i nostri risultati dimostrino che la proposta di valore di Cintas continua ad essere presente: abbiamo un prodotto o un servizio per aiutare quasi tutte le aziende del Nord America a concentrarsi su ciò che sanno fare meglio, mentre noi ci prendiamo cura delle loro esigenze di immagine, sicurezza, pulizia e conformità. Le prospettive fiscali per il 2025 riflettono la continua fiducia nella nostra strategia. Restiamo concentrati nel fornire esperienze eccezionali ai clienti, coltivando la cultura differenziata di Cintas che guida i nostri dipendenti-partner e il nostro successo, e ottenendo crescita ed espansione dei margini aiutati da operazioni e investimenti in tecnologia. A livello contabile nel quarto trimestre fiscale 2024 abbiamo riportato: ricavi pari a 2,47 mld $ rispetto ai 2,28 mld $ del quarto trimestre dell’anno scorso, con un aumento dell'8,2%; costi e spese totali pari a 1,878 mld $; un margine lordo pari a 1,215 mld $, rispetto ai 1,088 mld $ del quarto trimestre dell'anno scorso, con un aumento dell'11,6%. un margine lordo in percentuale sui ricavi pari al 49,2%, rispetto al 47,7% del quarto trimestre dell'anno scorso, con un aumento di 150 punti base; un utile operativo pari a 547,6 mln $, rispetto ai 470,8 mln $ del quarto trimestre dell'anno scorso, con un aumento del 16,3%; un utile operativo in percentuale sui ricavi pari al 22,2%, rispetto al 20,6% del quarto trimestre dell'anno scorso; un utile netto pari a 414,3 mln $ rispetto ai 346,2 mln $ del quarto trimestre dell'anno scorso, per un utile per azione pari a 3,99 $ rispetto ai 3,33 $/az. del quarto trimestre dell'anno scorso, con un aumento del 19,8%. Al 31 maggio 2024 avevamo liquidità e mezzi equivalenti pari a 342 mln $. Infine il 2 maggio 2024, il CdA ha approvato uno split quattro per uno delle proprie azioni ordinarie. Gli azionisti registrati al 4 settembre 2024, riceveranno tre azioni aggiuntive per ogni azione posseduta, che saranno distribuite dopo la chiusura del mercato l'11 settembre 2024. Cintas prevede che le nuove azioni ordinarie inizieranno a essere negoziate al prezzo rettificato per lo split il 12 settembre 2024. I nostri risultati finanziari per il primo trimestre dell'anno fiscale 2025 saranno resi noti dopo il completamento dello stock split”.
FASTENAL + 3,75%. La società è impegnata nella distribuzione all'ingrosso di forniture industriali e da costruzione in Nord America. L'azienda offre bulloni, dadi, viti, prigionieri e relative rondelle; e forniture varie e hardware, ha riportato utili nel secondo trimestre 2024 pari a 0,51 $/az. su un fatturato di 1,92 mld $. La stima degli analisti per gli utili era di 0,51 $/az. su un fatturato pari a 1,93 mld $. I ricavi sono cresciuti del 1,76% su base annua.
In una nota la società ha dichiarato: “A livello contabile nel secondo trimestre 2024 abbiamo riportato: vendite nette pari a 1.916,2 mld $ rispetto a 1.883,1 mld $ dello stesso periodo 2023; un costo delle vendite pari a 1.052,7 mld $ rispetto a 1.025,6 mld $ dello stesso periodo 2023; un utile lordo pari a 863,5 mln $ rispetto a 857,5 mln $ dello stesso periodo 2023; spese generali e amministrative pari a 476,6 mln Rispetto a 462,6 mln $ dello stesso periodo 2023 un reddito operativo pari a 386,9 mln $ rispetto a 394,4 mln $ dello stesso periodo 2023; un reddito netto pari a 292,7 mln $ rispetto a 298,0 mln $ dello stesso periodo 2023 per un utile per azione pari a 0,51$ rispetto a 0,52 $ ; un reddito netto pari a 292,7 mln $ rispetto a 298,0 mln $ dello stesso periodo 2023. Il flusso di cassa dalle attività operative è stato di 258,0 mln $ in calo del 14,6% rispetto ai 302,1 mln $ dello stesso periodo 2023. Al 30 giugno 2023 avevamo liquidità e mezzi equivalenti pari a 255,5 mln $. Infine abbiamo restituito 223,3 mln $ ai nostri azionisti sotto forma di dividendi, rispetto ai 199,9 mln $ dello stesso periodo 2023”.
INTUITIVE SURGICAL + 2,45%. La società produce e commercializza il dispositivo robotico “da Vinci”, un sistema chirurgico avanzato che consente ai chirurghi di eseguire interventi chirurgici minimamente invasivi, ha riportato utili nel secondo trimestre 2024 pari a 1,78 $/az. su un fatturato di 2,01 mld $. La stima degli analisti per gli utili era di 1,55 $/az. su un fatturato pari a 1,97 mld $. I ricavi sono cresciuti del 14,47% su base annua. La società ha detto che prevede per tutto il 2024 un fatturato tra 8,12 e 8,34 mld $. L'attuale stima degli analisti è per ricavi pari a 8,01 mld $.
Gary Guthart, CEO di Intuitive, ha affermato: "La nostra attività è stata sana in questo trimestre e siamo soddisfatti del feedback sul sistema ‘da Vinci 5’ e della continua adozione di SP e Ion. Restiamo concentrati sul raggiungimento degli obiettivi che condividiamo con i nostri clienti, incentrati sul miglioramento dei risultati per i pazienti. Abbiamo collocato 341 sistemi chirurgici ‘da Vinci’, inclusi 70 sistemi ‘da Vinci 5’, nel secondo trimestre del 2024, rispetto ai 331 sistemi del secondo trimestre del 2023. I collocamenti dei sistemi chirurgici ‘da Vinci’ del secondo trimestre del 2024 includevano 175 sistemi collocati in contratti di locazione operativa, di cui 92 sistemi erano collocati in contratti di locazione operativa basati sull'utilizzo, rispetto ai 164 sistemi collocati in contratti di locazione operativa, di cui 91 sistemi erano collocati in contratti di locazione operativa basati sull'utilizzo nel secondo trimestre del 2023. A livello contabile nel secondo trimestre 2024 abbiamo riportato: ricavi pari a 2,01 mld $ in aumento del 14% rispetto ai 1,76 mld $ del secondo trimestre 2023; costi e spese totali pari a 1,442 mld $ rispetto ai 1,293 mld $ del secondo trimestre 2023; un reddito operativo in aumento a 754 mln $, rispetto ai 618 mln $ del secondo trimestre 2023; un utile netto pari a 641,0 mln $, ovvero 1,78 $ per azione, rispetto ai 507 mln $, ovvero 1,42 $/az. del secondo trimestre 2023. Al 30 giugno 2024 avevamo contanti, mezzi equivalenti e investimenti pari a 7,683 mld $, con un aumento di 360 mln $ nel corso del trimestre, dovuto principalmente alla liquidità generata dalle operazioni, parzialmente compensata dalle spese in conto capitale.
NETFLIX – 2,20%. La società opera come una rete televisiva su Internet che fornisce programmi TV e film che includono serie originali, documentari e lungometraggi. L'azienda ha tre segmenti: streaming nazionale, streaming internazionale e DVD nazionale, ha riportato utili nel secondo trimestre 2024 pari a 4,88 $/az. su un fatturato di 9,56 mld $. La stima degli analisti per gli utili era di 4,70 $/az. su un fatturato pari a 9,53 mld $. I ricavi sono cresciuti del 16,76% su base annua. La società ha detto che prevede utili nel terzo trimestre 2024 pari a 5,10 $/az. su un fatturato di 9,74 mld $. L'attuale stima degli analisti per gli utili è pari a 4,70 $/az. su un fatturato di 9,79 mld $. Infine la società ha affermato di aspettarsi un fatturato totale per il 2024 tra 38,45 e 38,78 mld $. L'attuale stima degli analisti sui ricavi è di 38,75 mld $.
In una nota la società ha dichiarato: "Le nostre previsioni aggiornate sui ricavi riflettono solidi trend di crescita degli iscritti e un andamento positivo degli affari, in parte compensati dal rafforzamento del dollaro statunitense rispetto alla maggior parte delle altre valute. Le aggiunte di abbonati pari a 8,05 milioni superano le aspettative di 4,7 milioni e seguono le aggiunte nette pari a 9,3 milioni che abbiamo aggiunto nel primo trimestre. Avevamo aggiunto 5,9 milioni di utenti paganti nel secondo trimestre del 2023. Abbiamo chiuso il secondo trimestre con 277,65 milioni di clienti a livello globale. Inoltre abbiamo continuato a puntare su iniziative di alto livello come la repressione della condivisione delle password ed alzato i ricavi dalla pubblicità, con gli abbonamenti pubblicitari in crescita del 34% trimestre su trimestre, oltre agli aumenti di prezzo dell'anno scorso su alcuni piani di abbonamento. A livello contabile nel secondo trimestre 2024 abbiamo riportato: ricavi pari a 9,56 mld $ con un aumento del 16,8% rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso; un utile netto cresciuto del 44% a 2,15 mld $ per un utile per azione pari a 4,88 $, rispetto a 3,29 $/az. dello stesso periodo dell'anno scorso. Abbiamo riportato un flusso netto di cassa pari a 1,21 mld $, in calo rispetto ai 1,34 mld $ dell'anno precedente”.
PEPSICO + 1,79%. La società alimentare di bevande analcoliche e snack ha riportato utili nel secondo trimestre 2024 pari a 2,28 $/az. su ricavi per 22,50 mld $. La stima degli analisti per gli utili era pari a 2,15 $/az. su ricavi per 22,60 mld $. I ricavi sono cresciuti dello 0,80% su base annua. La società ha affermato di continuare ad aspettarsi utili per tutto il 2024 di almeno 8,15 $/az. su un fatturato di circa 94,22 mld $. L'attuale stima degli analisti per gli utili è di 8,15 $/az. su un fatturato di 94,25 mld $.
Il CEO di Pepsico, Ramon Laguarta, ha dichiarato: "Stiamo assistendo a una maggiore sensibilità al prezzo e a consumatori che cercano più valore in tutte le fasce di reddito. Questo è qualcosa che dobbiamo prendere in considerazione. Abbiamo aumentato la produttività ma non possiamo continuare ad aumentare i prezzi, concentrandoci molto di più sulla nostra efficienza. Stiamo aggiungendo nuovi gusti ai nostri marchi, come Lay's, Doritos, Tostitos e Cheetos, per soddisfare le diverse preferenze dei consumatori, offrendo al contempo prodotti di diverse fasce di prezzo. A livello contabile nel secondo trimestre 2024 abbiamo riportato: vendite nette pari a 22,501 mld $ rispetto a 22,322 mld $ dello stesso periodo 2023; un margine di profitto lordo paria 12,582 mld $ rispetto a 12,201 mld $ dello stesso periodo 2023; un utile netto pari a 3,094 mld rispetto a 2,771 mld dello stesso periodo 2023 per un utile per azione apri a 2,28 $ rispetto ai 2,09 $/az. dello stesso periodo 2023”.
UNITED AIRLINES + 7,18%. La compagnia aerea, ha riportato una perdita nel secondo trimestre 2024 pari a 4,14 $/az. su un fatturato di 14,99 mld $. La stima degli analisti era per utili pari a 3,97 $/az. su un fatturato pari a 15,20 mld $. I ricavi sono cresciuti del 5,71% su base annua. La società ha detto che prevede utili per tutto il 2024 tra 9,00 e 11,00 $/az. L'attuale stima degli analisti per gli utili del 2024 è pari a 9,84 $/az.
L’A.D. della società, Scott Kirby, ha commentato: "I vantaggi della diversificazione dei ricavi che abbiamo costruito con i nostri clienti premium, i clienti Basic Economy e i viaggiatori nazionali, oltre al miglior programma fedeltà al mondo e al miglior servizio clienti, hanno spinto i nostri margini quasi al top del settore. Guardando al futuro, vediamo che diverse compagnie aeree hanno iniziato a cancellare la capacità in perdita e ci aspettiamo una performance di fatturato unitario leader tra i nostri maggiori pari nella seconda metà del terzo trimestre. United si è preparata da tempo per il momento in cui la capacità nazionale di tutto il settore si sarebbe adeguata: è ormai chiaro che il punto di svolta è a soli 30 giorni di distanza. Prevediamo che i tre vantaggi critici di diversità di fatturato che ci hanno spinto in cima al settore durante questo periodo difficile accelerino ulteriormente. A livello contabile nel secondo trimestre 2024 abbiamo riportato: una capacità in aumento dell'8,3% rispetto al secondo trimestre del 2023; ricavi operativi totali pari a 14,986 mld $, in aumento del 5,7% rispetto al secondo trimestre 2023; spese operative totali pari a 13,0587 mld $ rispetto a 12,661 mld $ del secondo trimestre 2023; un reddito operativo pari a 1,929 mld $ rispetto a 1,517 mld $ del secondo trimestre 2023; un utile ante imposte pari a 1,8 mld $, con un margine ante imposte del 12,1%; un utile netto pari a 1,4 mld $ per un utile per azione di 4,14 $. Inoltre abbiamo generato flussi di cassa forniti dalle attività operative pari a 2,9 mld $ e 1,9 mld $ di flusso netto di cassa nel trimestre. Il TRASM (ricavi per miglio di posti disponibili) è stato in calo del 2,4% rispetto al secondo trimestre 2023; il CASM (costo per miglio di posti disponibili) è stato in calo del 4,8% rispetto al secondo trimestre 2023. Il prezzo medio del carburante al gallone di che abbiamo pagato è stato di 2,76 $. La liquidità, i mezzi equivalenti e gli investimenti a breve termine sono pari a 15,248 mld $ al 30 giugno 2024. Il totale dei debiti e delle obbligazioni di leasing finanziario ammontano a 26,6 mld $ al 30 giugno 2024. Infine a luglio abbiamo pagato in anticipo volontariamente il restante 1,8 mld $ a saldo residuo del prestito a termine MileagePlus con un tasso di interesse prossimo all'11%”.