Azioni del giorno – Se Trump vince loro vincono: cosa suggerisce Wall Street


Anticipare i mercati in occasione delle elezioni presidenziali Usa: ecco la sfida dei prossimi mesi. Soprattutto se il candidato repubblicano fosse dato per scontato vincitore con ampio anticipo. Un’analisi allora dei titoli “trumpiani” e qualche relativa ipotesi sull’andamento da qui al 5 novembre.

Buy or sell

Foto di Gage Skidmore da Wikimedia Commons

Che piaccia o non piaccia Trump è diventato nelle ultime ore il candidato ritenuto vincente alle prossime elezioni presidenziali Usa, con un certo scarto su Biden. In realtà – secondo un sondaggio condotto dalla società di rilevamenti Swg – al 61% degli italiani non piace nessuno dei due, contro un 24% che sceglierebbe il primo e un 15% favorevole al secondo. Siccome però a votare saranno gli americani meglio affrontare un argomento che sta certamente a cuore ai nostri lettori: quali azioni sarebbero favorite da un successo di Trump? Siamo andati a scartabellare vari report pubblicati negli ultimi giorni e dalla lunga lista di titoli abbiamo selezionato quelli dati più “vittoriosi” in presenza di un’eventuale elezione del candidato repubblicano.

E’ già il caso di gratificarle come azioni del giorno?

Gli investitori hanno storicamente anticipato il risultato delle elezioni. Se Trump dovesse staccare di brutto nei sondaggi il suo rivale democratico è inevitabile che alcune azioni se ne avvantaggerebbero prima del verdetto finale

Cosa si dice in merito sui mercati?

Questa volta c’è più incertezza rispetto al passato, perché il quadro generale è diverso e perché le pressioni internazionali si faranno sentire maggiormente. Comunque il “Make America Great Again” si ripeterà di sicuro come slogan della gestione trumpiana, il che potrebbe favorire le grandi banche e le aziende petrolifere

Cominciamo allora dai nomi del comparto bancario…

JPMorgan, Goldman Sachs, Morgan Stanley e Bank of America hanno già reagito lunedì all’attentato in Pennsylvania e vengono viste come grandi favorite da un successo di Trump. Il perché è presto spiegato: si avvantaggerebbero da una probabile maggiore ondata di fusioni nell’ambito dell’economia Usa, non solo fra le big (che non ne hanno bisogno) ma soprattutto fra le “mid cap” (che ne hanno necessità). Inoltre beneficerebbero di regole meno severe su capitale e liquidità probabilmente approvate da un'amministrazione Trump 2

Vediamo allora questi quattro titoli bancari. Già molto forti!

● JPMorgan è sui massimi storici (chiusura ieri a 213,6 Usd) ma da maggio ha evidenziato qualche fase correttiva. Un’eventuale discesa sui 190 Usd rappresenterebbe una prima interessante occasione di acquisto, anche perché vi è già atterrata a metà giugno. Attenzione comunque alla permanenza all’interno di un canale rialzista in cui si muove da settembre dello scorso anno.

● Goldman Sachs è pure sui massimi storici (chiusura ieri a 503,2 Usd), con un’impostazione grafica simile a quella di JP Morgan. In questo caso un primo livello di acquisto si identifica – in presenza di una fase correttiva – sui 440-450 Usd ma decisiva - nella situazione in corso - sarebbe il ben più basso livello dei 385-400 Usd, dove stanno per sovrapporsi un forte supporto e la media mobile a 200 nel suo posizionamento attuale.

● Morgan Stanley ha vissuto un trend rialzista meno forte rispetto alle due rivali ma è pure essa su massimi storici (chiusura ieri a 106,2 Usd). Una discesa su 88-90 Usd sarebbe un’ottima occasione di acquisto.

● Bank of America conferma tutto quanto si è visto nei tre casi precedenti (chiusura ieri a 44,1 Usd), con un trend accumulativo che potrebbe in questo caso riportarla a un massimo precedente, quello dei 47 Usd di inizio 2022. Anche per BoA si evidenzia un canale rialzista, iniziato a ottobre dello scorso anno. In presenza di una fase correttiva un primo buy scatterebbe sui 36-38 Usd

Spieghiamoci meglio: in tutti e quattro i casi si guarda a un’eventuale fase ribassista nei prossimi mesi. E se non si realizzasse?

Osservando i grafici si vede chiaramente che la corsa del 2024 è risultata pilotata da mani forti, con acquisti regolari e quasi nessun scatto eccessivamente rialzista. C’è chi la considera una bolla, con potenzialità di sgonfiarsi proprio prima delle elezioni presidenziali Usa. E c’è chi pensa che il tutto sia manovrato già in ottica post elettorale

Come seguire allora il settore bancario nel suo insieme?

Per esempio con l’indice replicato dall’Etf Xtrackers Msci Usa Banks (IE00BDVPTJ63), che non è quotato su Borsa Italiana ma facilmente reperibile cliccando su Internet il relativo Isin

Detto delle banche, vediamo alcuni titoli industriali e tecnologici su cui il mercato punta in chiave Trump

Ne citiamo vari:

● General Motors (GM) riceve vari apprezzamenti in ottica di secondo semestre 2024 ma si avvantaggerebbe anche per una già dichiarata politica anti cinese nell’ambito dell’industria automobilistica

● Powell Industries (POWL) opera nel settore della componentistica energetica e trarrebbe vantaggio da una campagna di disincentivazione della “green energy”, probabile cavallo di battaglia di Trump

● Western Midstream Partners (WES) è uno dei maggiori operatori specializzati nella distribuzione e nello stoccaggio di petrolio e gas: una “nazionalizzazione” in tale campo – altro cavallo di battaglia trumpiano – favorirebbe il comparto Midstream e questa società in particolare

● Argan (AGX) è attiva in tre aree di business: l’operatività energetica, l’edilizia industriale e i servizi di telecomunicazioni/infrastrutturali, tutti vincenti se Trump diventasse presidente

L3Harris Technologies (LHX) è una specialista delle tecnologie della difesa nazionale. I suoi maggiori clienti sono proprio il governo e le varie agenzie dello spazio e della cybersecurity

● Carpenter Technology Corporation (CRS) si occupa di sviluppo e produzione di materiali speciali destinati ai settori della difesa e dell’industria più innovativa, ambito che attende finanziamenti da un’eventuale gestione repubblicana.

E la lista potrebbe proseguire!

E che dire di Tesla?

La notizia è delle ultime ore: Elon Musk ha annunciato che donerà 45 milioni di dollari al mese all'America Pac, nuovo super comitato elettorale per Donald Trump. E’ evidente che Tesla ne godrebbe se lui diventasse presidente

Inevitabile infine segnalare la Trump Media & Technology Group Corp. (DJT), che ha evidenziato una forte volatilità negli ultimi mesi

È la società della stessa famiglia Trump. Si definisce così: “Siamo un'azienda focalizzata sui social media e sulla tecnologia, la cui missione è porre fine all'assalto delle Big Tech alla libertà di parola, aprendo Internet e restituendo alle persone la loro voce. Gestiamo Truth Social, una piattaforma di social media istituita come porto sicuro per la libera espressione in mezzo a una censura sempre più dura da parte delle grandi aziende tecnologiche”. Con Trump presidente il suo fatturato di certo esploderebbe!