Azioni del giorno – Nessuna rotazione, bancari su e utilities giù


Il taglio di 25 pb dei tassi da parte della Bce non riesce né a rafforzare i Btp né a realizzare il tanto atteso avvicendamento fra settori nell’ambito azionario. Il motivo? Un solo secondo taglio avverrà probabilmente in autunno o a dicembre e i mercati preferiscono così rinviare il turnover ad altro periodo. Ciò provocherà degli effetti che porteranno le banche a essere ancora protagoniste. Un’analisi grafica delle big del settore.

Buy or sell

Foto da Wikimedia Commons

Tutto come previsto. La Bce riduce i tassi di interesse di 25 pb (operazione puramente demagogica a due giorni dalle elezioni europee!) e le successive parole di Cristine Lagarde nella tradizionale conferenza stampa deludono gli investitori, che vedono scivolare forse al tardo autunno o al prossimo inverno il secondo taglio in area euro. Il risultato è chiaro. Se ne avvantaggiano le banche, i cui margini resteranno alti ancora per un certo tempo, e se ne svantaggiano le utilities, secondo settore maggiormente indebitato a livello europeo, dopo il comparto immobiliare. Inevitabile l’effetto su tutte le Borse europee, dove appunto si è riacceso l’interesse per il settore del credito. Con alcuni conseguenti aspetti degni di evidenza.

Cominciamo da cosa è successo ieri. Le banche hanno reagito bene in Borsa alle parole della Lagarde?

Un’analisi prima dell’Eurostoxx 50: se si esclude Sap, leader tedesca della tecnologia (una storia a parte!), sono state le banche a dominare la scena. La migliore dell’indice la spagnola BBVA (+3,6%) ma dietro molte altre

E in Italia??

Fineco, Bper, Unicredit, Mps, Banca Pop. Sondrio e Banco Bpm hanno messo a segno ottime performance, all’opposto di quanto si temeva solo poche ore prima degli annunci della Bce. Il mercato scontava una reazione negativa del settore e puntava su un rilancio delle utilities. Non si è visto

In ottica di investitori ciò cosa significa?

Che la capacità delle banche di avere margini elevati anche nel 2024 si conferma. Ciò vorrà dire – salvo penalizzazioni fiscali da prossima legge di bilancio – che la tenuta dei dividendi è confermata per l’esercizio 2024-pagamento 2025. Anzi ci sono prospettive che i profitti distribuiti crescano ancor più rispetto all’ultimo anno

E questo è un primo effetto. Poi ce n’è un secondo. Di che si tratta?

Che le tanto attese fusioni avranno maggiori probabilità di concretizzarsi. Marco Troiano, head of financial institutions presso Scope, ha nei giorni scorsi segnalato come “in Spagna, l'offerta di BBVA per il Banco de Sabadell abbia testimoniato l'attrattiva del mercato iberico, che con la sua struttura consolidata, la base di clienti in gran parte al dettaglio e la forte performance economica del Paese, offre potenzialità per rendimenti elevati e sostenibili. Al di là di BBVA-Sabadell, lo spazio per ulteriori accordi di trasformazione c’è ma comunque limitato, poiché il settore appare in bilico, con le big da un lato (Santander, BBVA e CaixaBank) e le istituzioni regionali dall'altro

Germania e Italia appaiono allora le più interessanti dal punto di vista delle fusioni/acquisizioni. È così?

Sì. In Germania si parla da tanto tempo di un’aggregazione fra Deutsche Bank e Commerzbank, mentre in Italia la creazione del terzo polo potrebbe trovare prime conferme nel corso dell’estate

Parliamo allora delle banche di casa nostra. Quali le più attrattive?

Mps è in testa, con alcuni target accresciuti nelle ultime settimane. Poi piacciono Bper e Credem, mentre le due leader – Intesa e Unicredit – raccolgono meno consensi da parte degli analisti, che forse si scordano però degli eccezionali “dividend yield” in prospettiva 2025. Il recente buy back di Unicredit ne ha rafforzato la posizione finanziaria ed è stato realizzato al prezzo medio ponderato di 36,2431 Eur contro una chiusura ieri a 36,5. Nelle ultime ore sono ricominciate intanto a circolare voci di un’operazione di aggregazione a livello europeo che potrebbe interessare appunto Piazza Gae Aulenti

Passiamo allora all’analisi grafica di alcuni dei principali titoli italiani del comparto bancario…

Si parte da Monte dei Paschi: una fase di consolidamento si è delineata dal 29 maggio ma era scontata dopo la corsa dell’ultimo anno. Solo un’inversione sotto i 4,75 Eur contro la chiusura ieri a 4,952 Eur darebbe il là a un’inversione ribassista. Le voci sull’ultimo atto della sua privatizzazione continuano a circolare e si ha l’impressione che il cosa fare sia chiaro a chi gestisce tale dossier. Segnale di forza oltre i 5,25 Eur. Protezione nell’area dei 4,56 Eur

E Banco Bpm?

Situazione abbastanza simile, sebbene la corsa del 2024 sia stata più rilevante. Dal 20 maggio è iniziata una correzione con appoggio sui 6,40 Eur contro la chiusura ieri a 6,49. Segnale di forza oltre i 6,80 e protezione nell’area 5,80-5,90 Eur

Fineco?

All’incirca si ripete lo stesso scenario di consolidamento, stretto in un’area fra 14,6 e 15 euro. Si evidenzia un po' più di debolezza rispetto ai due casi precedenti, con un segnale di forza oltre i 15,2-15,4 Eur e protezione sui 14,0-14,3 Eur

Unicredit?

La brutta candela rossa di martedì 4 è stata compensata dal recupero degli ultimi due giorni (chiusura ieri a 36,5 Eur). In questo caso c’è una resistenza molto netta a 37,1 Eur, che solo se nettamente rotta al rialzo darebbe un segnale di ripartenza all’insù, mentre ci si può proteggere collocando uno stop sui 33,5-33,8 Eur, con margini maggiori rispetto agli altri casi

Intesa?

Per la leader italiana non si più parlare di una fase di consolidamento, poiché il titolo è solo entrato nelle ultime settimane in un canale di lateralità senza segnali di debolezza. La chiusura ieri a 3,6 Eur si confronta con una resistenza a 3,62 e un supporto a 3,53 Eur. Tutto quello che avverrà al di fuori di quest’area sarà un avviso di forza o di debolezza successive

Bper?

Niente di diverso. Lateralità anche in questo caso dal 17 maggio, con resistenza sui 4,99 Eur e supporto sui 4,77 Eur contro la chiusura a 4,889 di ieri. La rottura al rialzo o al ribasso di questi livelli delineerà un’effettiva linea di tendenza

Insomma il settore bancario attendeva la Bce e sembra esserne uscito con le ossa ancora salde?

Questo è il verdetto di ieri. Ora tutto dipenderà dai prossimi segnali in merito alle decisioni future della Bce e dall’identificazione di qualcosa di più concreto rispetto alle indiscrezioni degli ultimi mesi in merito alla creazione o meno di un terzo polo italiano