I mercati obbligazionari sembrano congelati, e non solo a causa del meteo che segna estate sul calendario ma offre clima e temperature da autunno inoltrato.
L’attesa per le ormai imminenti elezioni in Francia ha creato una sorta di sospensione sui debiti sovrani, che hanno visto in molti casi aumentare sia il loro spread contro i Bund tedeschi sia i loro valori di CDS.
Abbiamo già analizzato le possibili implicazioni degli esiti alle urne d’oltralpe nella scorsa analisi, per cui qui vediamo solo un rapido aggiornamento di numeri per passare prontamente all’analisi delle curve.
Partiamo dalla Francia, epicentro di questa nuova paventata crisi dell’euro: il suo spread è schizzato da un valore medio degli ultimi mesi in area 47 punti base sino ad un massimo di circa 80 punti base nelle scorse sedute, per poi ripiegare e attestarsi ora in area 70 punti base. Stessa sorte per i suoi CDS, passati da una media di circa 24 punti base ad un massimo oltre 38 per assestarsi ora poco sotto area 37 punti base.
Stessa sorte per l’ Italia, con lo spread passato da una media degli ultimi mesi in area 132 punti base sino ad un massimo di quasi 170 punti base nelle scorse sedute, per poi ridimensionarsi ora in area 150 punti base. Stesso copione anche per i nostri CDS, passati da una media di circa 63 punti base ad un massimo di 97 per poi calare ora in area 76 punti base.
Ripercussioni anche sul credit risk della Spagna, con lo spread passato da una media degli ultimi mesi in area 76 punti base sino ad un massimo di 95,50, per poi scendere e portarsi ora in area 86 punti base. Dinamica identica anche per i CDS, passati da una media di circa 37 punti base ad un massimo di 51,50 per poi riportarsi ora poco sopra la media, in area 39 punti base.
Ora, la domanda che tutti si pongono e alla quale qualcuno ha provato a dare risposta è questa: siamo nuovamente sull’orlo di una crisi dell’euro e del debito governativo dei Paesi più fragili?
Posto che non è facile rispondere, anche perché non avendo la sfera di cristallo non possiamo sapere né chi uscirà vincitore dal voto francese né quali potranno essere le reazioni dei mercati e le eventuali azioni della Bce, i numeri che vediamo oggi e che misurano il credit risk dei debiti governativi non sono così spaventosi.
L’aumento di spread e CDS è evidente e, in termini percentuali, anche piuttosto consistente considerando che per la Francia è quasi raddoppiato. Tuttavia, siamo ancora su livelli che non indicano certo un sentiment orientato allo sfacelo a cui abbiamo assistito nel 2010-2011, quando il default della Grecia ci travolse e solo l’ormai storico “Wathever it takes” di Draghi riuscì a disinnescare la miccia pochi metri prima di raggiungere il barile.
Un esito elettorale sgradito ai mercati potrebbe far ulteriormente schizzare in alto i valori di credit risk dei governativi europei? Sì, certo, è molto probabile. La pressione sarebbe molto forte e si ballerebbe parecchio.
È pensabile che si scateni una serie di default a catena e un’implosione dell’euro? Certo, nulla è impossibile, ma questo sembra uno scenario poco probabile. Almeno per ora e stando ai numeri che abbiamo appena esaminato.
Comunque vada, avremo presto le nostre risposte, per cui ora passiamo ai numeri e ai grafici.
Analisi ZC-Yield Curve Eur
La lettura della ZC-Yield Curve Eur mostra una sostanziale stabilità dei rendimenti su tutto il tratto a medio della curva, e un leggero incremento sul tratto a lunga. Infatti, rispetto alla scorsa lettura il rendimento della scadenza a 10 anni resta in area 2,78%, mentre la scadenza trentennale sale in area 2,44%.
La riduzione dei rendimenti sul breve e l’aumento sul tratto a lunga sta iniziando a modificare, seppur impercettibilmente, la conformazione della curva, che rimane con inclinazione negativa ma vede gli estremi che iniziano a spostare il loro baricentro. Presto per dire che il processo di normalizzazione della curva sia davvero iniziato, ma questo è un primo indizio. In leggero ulteriore restringimento il differenziale 10Y-2Y, ora sui -40 bps.
Si stabilizza il tratto a breve, con la curva che esprime ora un massimo di rendimento sulle scadenze corte per fine 2024 in area 3,75%.
Stabili le previsioni fornite dai tassi forward su Euribor 6 mesi sulle scadenze a breve, con tassi attesi poco sotto area 3,75% per inizio 2025. Si conferma anche la discesa pronunciata sempre sulla parte a breve, con la curva che scende repentinamente per assestarsi nell’intervallo di area 2,60% - 2,50% per le scadenze 2028-2031. Confermata in avanti la previsione di risalita dei tassi, sempre a partire da metà 2033, con un picco verso area 3,00% al 2034 per stabilizzarsi poi sopra area 2,75% sulle scadenze sino al 2038.
Analisi Integrata Trendycator
Analizzando con il Trendycator le curve dei rendimenti su scala settimanale dei principali benchmark decennali si confermano per ora le evidenze già osservate nelle scorse analisi.
L’area UK, infatti, vede il rendimento per il GILT stabilizzarsi poco sopra area 4,05% con Trendycator che conferma lo stato LONG. Assestamento anche per i rendimenti del BUND che si mantengono nei pressi di area 2,37% con Trendycator che conferma lo stato LONG conquistato a fine maggio. Fase di tregua anche per i rendimenti del nostro Btp decennale, Sostanzialmente stabile in area 3,94% con uno spread assestato in area 150 bps; il modello Trendycator conferma il passaggio a LONG avvenuto la scorsa settimana. Infine, l’area USA con i rendimenti del Treasury decennale che hanno per ora trovato una base in area 4,25% con Trendycator che mantiene ancora lo stato NEUTRAL.
Rendimenti bond governativi benchmark mondiali
Tabella dei rendimenti, su base settimanale, delle obbligazioni governative mondiali con qualunque rating.
Il ranking considera i bond benchmark decennali in tutte le valute di emissione.
In alcuni casi, per alcuni emittenti o per alcune valute, il rapporto rischio/rendimento di questi bond può essere anche piuttosto speculativo.