NASDAQ100 WEEKLY - Settimana positiva per il DOW JONES e nuovi record per S&P500 e Nasdaq100 mentre l'inflazione frena !


INIZIANO AD USCIRE IMPORTANTI DATI MACRO BRUTTINI SIA IN USA CHE IN EUROPA. NONOSTANTE CIO’ IL NASDAQ100 STA FLIRTANDO CON LA VETTA DEI 20.000 PUNTI, L’S&P500 CON I 5.500 PUNTI, E IL DOW JONES FATICOSAMENTE CERCA DI RIPENDERE QUOTA 39.2000 PUNTI. RENDIMENTI DEI BONDS IN STALLO E DOLLARO CHE STRANAMENTE SI MANTIENE FORTE. PICCOLA RIPRESA DELLE COMMODITIES PREZIOSE E INDUSTRIALI.

Con la festività di mercoledì scorso negli USA, possiamo definire la settimana di contrattazioni a Wall Street in sostanziale parità con risultato finale di 2 a 2 (visti gli europei di calcio in corso). Primi due giorni di settimana positivi, poi intervallo, infine due giorni negativi a chiudere la settimana. Ad inizio settimana, complici i deboli dati sulle vendite al dettaglio, i listini degli indici S&P500 e Nasdaq100 hanno fatto registrare nuovi record rispettivamente a 5505,53 e 19979,93 punti, poi negli ultimi due giorni di ottava i prezzi restituivano quasi tutto il guadagno di inizio settimana complice il dato, questa volta buono, delle PMI sui servizi di giugno. Essendo un dato preliminare da confermare, a nostro giudizio gli investitori hanno un’importanza esagerata rispetto al dato finale delle vendite al dettaglio. Probabilmente il mercato era già abbastanza tirato dall’ipercomprato che è stata presa come scusa il dato per consolidare i guadagni. Il DOW JONES recupera qualcosa ma sbatte sempre su quota 39200, mentre recupera bene l’indice Russell2000 delle piccole capitalizzazioni che guadagna l’1,90% dopo la perdita dell'1,6% di due settimane fa. Ma veniamo ai dettagli degli eventi che hanno caratterizzato la settimana appena trascorsa. 

Iniziamo dai dati macro settimanali che seguono ed amplificano la scia negativa di quelli delle due settimane scorse, con le vendite al dettaglio al quanto deludenti anche in virtù delle revisioni negative dei numeri di aprile. La produzione industriale di maggio è andata bene, ma hanno deluso anche il sentiment dei costruttori di abitazioni, i nuovi cantieri e permessi di costruzione, e anche le richieste dei sussidi di disoccupazione, nuove e continuative, hanno sostanzialmente confermato - per il momento - il recente rialzo.

In pratica, il rimbalzo delle aspettative di crescita occorso nella prima metà di giugno era stato prodotto principalmente da 2 report, i nuovi occupati di maggio, e i servizi di maggio a cura dell'ISM. Due report importanti, ma soggetti a rumore nelle serie (l'ISM servizi è passato dal minimo da 18 mesi segnato ad aprile al massimo da 10 mesi di maggio) e, soprattutto, revisioni.

Il ritorno alla mediocrità dei dati ha prodotto un parziale riaffermarsi dello scenario di perdita di momentum del ciclo USA. Peraltro, questo sentiment non si è riflesso sui Bonds, che già avevano visto i rendimenti scendere abbondantemente due settimane fa, grazie a dati macro sui prezzi assai benigni, sia il CPI, che il PPI, che i prezzi degli import ed export, che hanno ricollocato, per il momento, l'inflazione USA su un trend di rientro. E non si è riflesso nemmeno sull'azionario, che ha continuato il suo viaggio di nozze con NVIDIA capogruppo, che almeno fino a mercoledì scorso, aveva superato MICROSOFT diventando l'azienda con il maggior valore al mondo, chiudendo la giornata con una capitalizzazione di mercato di 3,22 trilioni di dollari. Mentre nella giornata di giovedì con una Wall Street che metteva a segno una delle sue rare chiusure negative, con l'S&P 500 in calo di 0.25% e il Nasdaq 100 in discesa di 0.79%, NVIDIA, che aveva accumulato in apertura quasi un 4% di progresso, ha chiuso in calo di un 3.5%, restituendo temporaneamente a MICROSOFT la palma della maggior capitalizzazione. Alcuni analisti stanno mettendo in guardia gli investitori su codesta società in quanto con un valore di poco superiore a 3,1 trilioni di dollari alla chiusura di venerdì scorso, NVIDIA non è certo a buon mercato. Questo valore è solo il 2% inferiore a quello di APPLE, una società con più di 2 volte e mezzo il flusso netto di cassa di NVIDIA negli ultimi 12 mesi. Inoltre, il titolo è ora quasi 45 volte superiore agli utili previsti per i prossimi quattro trimestri. Si tratta dell’11% in più rispetto al suo multiplo medio quinquennale e di circa il 35% in più rispetto a quello che il titolo stava ottenendo quando il valore di mercato della società ha superato per la prima volta la soglia dei 2 trilioni di dollari a marzo. Ovviamente nulla a che vedere con le quotazioni di CISCO nella bolla delle dot-com di quasi un quarto di secolo fa quando la società arrivò a raggiungere un multiplo molto più incredibile di 131 volte gli utili futuri al picco della quotazione nel marzo 2000. CISCO crollò l'anno successivo quando gli ordini di clienti finanziariamente instabili che avevano sostenuto gli acquisti svanirono rapidamente, con la conseguenza che CISCO perse denaro nell’anno fiscale 2001 dopo aver guadagnato 3,2 miliardi di dollari l’anno prima. NVIDIA potrebbe essere la migliore arma dell'intelligenza artificiale, ed altri analisti piuttosto esuberanti hanno aumentato i loro obiettivi di prezzo dopo il frazionamento del titolo del 10 giugno. E almeno quattro di questi obiettivi sono ora a 160 dollari e oltre, il che porterebbe la capitalizzazione di mercato di Nvidia vicino ai 4 trilioni di dollari al suo attuale conteggio azionario. L’avvertimento è partito !

Anche nel settore immobiliare le cose non vanno granché bene, con i permessi di costruzione di maggio che sono scesi di 54.000 richieste, i nuovi cantieri di maggio sono scesi di 75.000 unità e le scorte di case stanno progressivamente salendo, come si nota dal grafico di Calculated risk (massimi da metà 2020 in termini di mesi equivalenti di vendite) il che vuol dire che diventa più difficile biasimare la mancanza di case in vendita per giustificare i numeri bassi (v. grafico):

Solo i dati flash sulle PMI di giugno a cura di S&P Global, pubblicati nella giornata di venerdì scorso, hanno messo a segno un ulteriore progresso come servizi e composite, ma sono dati preliminari che andranno confermati a fine mese.

E veniamo alla partecipazione dei titoli dei listini azionari all’attuale rally. La scorsa settimana abbiamo approfondito sul listino S&P500, questa settimana invece parliamo del listino tecnologico NASDAQ100 a cura di Sentimentrader.

I punti chiave sono 3:

1) Mentre il NASDAQ100 sale ai massimi storici, sempre meno titoli sono in trend rialzista, mentre altri stanno toccando nuovi minimi.

Il NASDAQ100, dominato dalle big tech, continua a raggiungere livelli record dopo livelli record. Tuttavia, molti dei suoi titoli non solo sono in ritardo, ma stanno scendendo ai minimi mensili, trimestrali o addirittura annuali. Questo non è normale. In realtà, non è mai successo prima a questo livello. Prendiamo, ad esempio, la percentuale di azioni del NASDAQ100 che hanno toccato i massimi di un mese meno quelle che hanno toccato i minimi di un mese. È un numero negativo, il che significa che più azioni scendono ai minimi mensili che salgono ai massimi mensili.

2) Ciò è evidente in tutti gli intervalli di tempo a un livello mai visto.

Le azioni salgono per la maggior parte del tempo e tali probabilità aumentano in modo significativo quando le condizioni sottostanti sono sane, come è stato per la maggior parte dell’ultimo anno e mezzo. Le cose sono cambiate nelle ultime settimane, con sempre più problemi che emergono, in particolare sul NASDAQ.

3) In circostanze simili il NASDAQ100 raramente, se non mai, è sfuggito alla debolezza nel medio termine.

La tecnologia raggiunge una delle condizioni di maggior ipercomprato della storia.

Punti chiave

1) Il forte aumento dei titoli tecnologici ha spinto il settore significativamente al di sopra della media a breve e lungo termine.

La leadership si è ridotta solo a pochi settori e la tecnologia, uno degli attori più importanti, potrebbe essere avanzata troppo rapidamente.

2) Simili condizioni di ipercomprato hanno preceduto una prospettiva sfavorevole per la tecnologia nel mese successivo.

Il caso precedente si è verificato nel settembre 2020, portando a un calo del 12% nei due mesi successivi.

3) Un indice dei semiconduttori ha chiuso il 60% sopra la sua media a 200 giorni, un traguardo raggiunto solo poche altre volte.

Nell’ultimo mese, il settore tecnologico dell’S&P500 ha registrato un’impennata, alimentato dalla domanda di titoli legati all’intelligenza artificiale, in particolare nel settore dei semiconduttori. Questo aumento dei prezzi ha spinto il settore ben al di sopra delle sue medie mobili a 20 e 200 giorni, un’impresa raggiunta solo altre 13 volte nella storia escludendo eventi ripetuti.

Simili condizioni di ipercomprato suggeriscono che il settore tecnologico potrebbe avere difficoltà nel mese successivo, il tutto all’interno di un trend rialzista a lungo termine. Dovremmo vendere tutti i nostri titoli tecnologici? Assolutamente no! Tuttavia, date le circostanze, per ora non è consigliabile aggiungere alcuna nuova esposizione. Inoltre, se il vostro portafoglio ha una posizione sovrappesata nel settore tecnologico, sarebbe saggio ridurre parte dell’esposizione per gestire il rischio in modo efficace. I semiconduttori, uno dei settori chiave del settore tecnologico, hanno superato la media mobile a 200 giorni di oltre il 60%, suggerendo una condizione di ipercomprato estremo. Questa volta sarà diverso rispetto alle altre poche volte che ciò è accaduto ?

Passiamo ora ad analizzare il mercato monetario.

Gli spread tra i rendimenti delle obbligazioni societarie ‘investment grade’ statunitensi e i titoli del Tesoro statunitensi sono saliti ai massimi da oltre tre mesi, in un segnale di avversione al rischio dovuta all'incertezza politica in Francia e al rialzo dei titoli di Stato statunitensi.

Gli spread indicano il premio che gli investitori richiedono per detenere obbligazioni societarie piuttosto che titoli di stato più sicuri. Lo spread sull'indice ICE BofA US Corporate un parametro di riferimento comunemente utilizzato per il debito di qualità elevata, è salito a 96 punti base questa settimana, il livello più alto da metà marzo.

Separatamente, l’indice Markit CDX North American Investment Grade, un paniere di ‘credit default swap’ che funge da indicatore del rischio di credito, venerdì scorso si è ampliato fino a raggiungere un massimo intraday di oltre 54 punti base, il più ampio dal 1° maggio scorso.

Le mosse hanno fatto seguito alle turbolenze nei mercati finanziari francesi dove, in vista delle elezioni parlamentari a sorpresa, gli investitori hanno venduto titoli di stato a causa delle preoccupazioni per una crisi di bilancio nella seconda economia più grande della zona euro.

Gli strateghi di Barclays hanno affermato in una nota venerdì scorso che la svendita del debito societario statunitense è stata in parte dovuta a una "fuga verso la qualità" causata dall'incertezza politica, con gli investitori che si sono spostati verso titoli del Tesoro statunitensi più sicuri, nonostante i dati sull'inflazione più deboli del previsto.

Anche le emissioni di debito societario ‘investment grade’ più pesanti del previsto hanno contribuito all’ampliamento degli spread. Secondo i dati IFR, questa settimana sono state fissate operazioni per oltre 31,4 miliardi di dollari, al di sopra delle previsioni di 27 miliardi di dollari.

La banca centrale norvegese ha mantenuto il tasso di riferimento al 4,5% e ha ribadito le indicazioni secondo cui il tasso probabilmente rimarrà a quel livello per qualche tempo, poiché si prevede che l'elevata crescita dei salari manterrà elevata l'inflazione. Mentre un numero crescente di banche centrali europee ha ridotto i costi di finanziamento con l’inflazione che si raffredda. Giovedì scorso, la banca centrale svizzera ha abbassato il tasso di riferimento in vista di un secondo incontro politico.

Pertanto andiamo a vedere nello specifico cosa è successo al mercato dei tassi statunitense che si è presentato nel fine settimana appena trascorso sulle probabilità dei tagli sui tassi d’interesse nel 2024 e sui rendimenti dei Treasury.

Lo strumento FedWatch del CME Group mostra come le probabilità di nessun taglio per la riunione del 31 luglio siano rimaste praticamente invariate dal 91,7% di due venerdì fa all’attuale 89,7%. Pochissime le probabilità per un taglio di 25 bps che dall’8,3% di due venerdì fa si alzano leggermente all’attuale 10,3%. (v. grafico):

Si alzano leggermente le probabilità del primo taglio dei tassi nella riunione del 18 settembre. Infatti le probabilità di un taglio pari a 25 bps sono ora al 59,5% rispetto al 56,7% di due venerdì fa, a scapito delle probabilità di nessun taglio che si abbassano dal 38,5% di due venerdì fa all’attuale 34,1%. Infine rimangono sempre molto basse le probabilità di un taglio per complessivi 50 bps (1 da 0,50% o due da 0,25%) che dal 4,8% di due venerdì fa passano all’attuale 6,4% (v. grafico):

E veniamo alla scadenza relativa alla riunione del 7 novembre. Per questa riunione rimangono stabili le probabilità di un taglio pari a 25 bps che dal 50,0% di due venerdì fa passano all’attuale 50,6%. Mentre salgono nuovamente le probabilità di un taglio per complessivi 50 bps (1 da 0,50% o due da 0,25%) che dal 23,8% di due venerdì fa passano all’attuale 25,1% a scapito di nessun taglio che dal 24,4% di due venerdì fa, passano all’attuale 22,1% (v. grafico):

Infine, per l’ultima riunione del 2024, passano al comando le probabilità di un taglio per complessivi 50 bps che passano dal 43,1% di due venerdì fa all’attuale 44,7% e con loro si alzano anche le probabilità per un taglio complessivo di 75 bps (forse troppo ottimistiche) che dal 18,0% di due venerdì fa passano all’attuale 19,9%. Il tutto a scapito delle probabilità per un taglio di soli 25 bps che passano dal 31,1% di due venerdì fa all’attuale 28,6%, e delle probabilità di nessun taglio che passano dal 6,4% di due venerdì fa all’attuale 5,1% (v. grafico):

Dagli articoli di luglio andremo a dare uno sguardo anche alle prime riunioni del 2025.

Solo lievemente risaliti i rendimenti dei Treasury nel corso della scorsa settimana anche se, nelle giornate di lunedì e martedì, i dati macro hanno prodotto delle oscillazioni di una certa entità. Nello specifico i numeri riportano che la scadenza corta costituita dal Treasury 2Y è passata dal 4,707% di due venerdì fa, all’attuale 4,74%. Stessa situazione per il Treasury 10Y che dal 4,223% di due venerdì fa passa all’attuale 4,265%. Infine per la scadenza lunga del 30Y troviamo un’ampiezza leggermente maggiore con il rendimento che passa dal 4,35% di due venerdì fa all’attuale 4,405%. Attualmente il classico spread 2Y – 10Y è posizionato a 47,5 punti.

In lieve risalita i tassi reali, al netto dell’attuale tasso di inflazione, nonostante il debole dato sulle vendite al dettaglio della scorsa settimana. Come mostrato dal grafico del breakeven inflation a 10 anni, in chiusura di ottava il tasso risale al 2,23% dal 2,17% di due venerdì fa (v. grafico):

Analisi grafica dell’indice di riferimento di una parte delle nostre operazioni, il NASDAQ100. L’indice tech prosegue imperterrito il trend rialzista segnando un altro record in apertura di contrattazioni nella giornata di giovedì a 19979.93 punti, per poi iniziare a restituire i guadagni della settimana fino in chiusura di ottava. A guidare questa restituzione di gain è stata soprattutto il titolo NVIDIA che dai massimi di giovedì scorso riesce a perdere oltre il 10% in due giorni, mentre i titoli costituenti il cosiddetto indice dei ‘Magnificent Seven’, ad eccezione di Tesla, continuano a macinare record su record. Fondamentalmente quasi tutta l'attività è ora concentrata sulle opzioni call di NVIDIA che ha scambiato sette milioni di contratti di opzione. Si tratta di circa tre o quattro volte la quantità di volume di contratti in totale che sarebbero stati scambiati sul mercato cinque anni fa.

Nel corso della scorsa settimana anche altri titoli di chip hanno esteso i loro recenti rally, rafforzando l’indice Philadelphia SE Semiconductor ad un livello record, segno che la febbre dell’intelligenza artificiale potrebbe essere andata troppo oltre. I titoli QUALCOMM, ARM HOLDINGS e MICRON, sono aumentati tra il 2,1% e l’8,7%, con quest’ultima che ha raggiunto un nuovo livello record, per poi ripiegare marginalmente in chiusura di ottava.

Da rilevare un parziale recupero dell’indice Nasdaq100 Equal Weighted che guadagna l’1,04% a fronte del + 0,21% dell’indice ‘pesato’, ma l’ampiezza dei titoli positivi rispetto ai negativi è ancora scarsa. Da inizio anno il rendimento dell’indice Nasdaq100 equal weighted mostra un deficit dell’11,74% rispetto a quello ‘pesato’. Troppo.

Come riportato in apertura di articolo, graficamente notiamo la bella candela di lunedì scorso che ha stabilito un momentaneo nuovo record, alla quale ha fatto seguito una candela di consolidamento, poi dopo la festività di mercoledì, l’apertura di giovedì ha evidenziato un ritocco del record di lunedì, per poi intraprendere una discesa durata anche venerdì che ha, de facto, annullato quasi tutto il guadagno di inizio settimana. Da notare che i due record settimanali, praticamente coincidenti sono stati registrati a ridosso di quota 20.000 punti, soglia psicologica e tecnica [proiezione del 138,2% di onda 3 di (5) partendo dal minimo di onda 4 di (5)], dalla quale i prezzi sono stati poi respinti all’indietro anche in virtù del fatto che l’indice era in forte ipercomprato con il valore di RSI a quasi 82 (!) sia martedì che giovedì prima della discesa. Pertanto, fermo restando che una salutare correzione/consolidamento fino in area 19200 (con chiusura del gap) possa essere possibile in questa settimana fino all’uscita venerdì del dato inflattivo sulla spesa per consumi personali (PCE), le prossime proiezione rialziste prevedono, oltre all’area già citata dei 20000, l’area 20300 estensione del 150% di onda 3 di (5) partendo dal minimo di onda 4 di (5). La settimana si è chiusa a 19700.43 con un guadagno del + 0,21% rispetto alla chiusura della scorsa settimana, il che porta ad un guadagno del + 17,09% rispetto alla chiusura del 2023.  

Anche nel corso della scorsa settimana ulteriori rialzi per l’indice S&P500 hanno fatto sì che nella giornata di giovedì, aggiornasse il proprio record a 5505.61 punti, per poi ripiegare in chiusura di ottava. L’indice, in rialzo del 14,6% nel 2024 deve la maggior parte dei guadagni ai settori della tecnologia e dell'informazione e comunicazioni - rispettivamente in crescita del 28,2% e del 24,3%. Il resto del mercato è stato più sottotono: il secondo settore con le migliori prestazioni, quello dei servizi di pubblica utilità, è cresciuto solo del 9,5% da inizio anno. Molti investitori ritengono che le ragioni a lungo termine per i titoli tecnologici siano solide, dati i loro forti utili e l’entusiasmo per il potenziale rivoluzionario dell’intelligenza artificiale. Ma enormi aumenti di prezzo, come detto in precedenza, tra i quali quello di NVIDIA, in rialzo del 155% da inizio anno, sta suscitando timori che il rally tecnologico possa surriscaldarsi. I ritardatari del mercato, come le small cap e i cosiddetti titoli ‘value’, come quelli finanziari e industriali, potrebbero fornire delle occasioni. Ma la partecipazione al rally continua ad essere bassa. E’ pur vero che l’indice S&P Equal Weight ha guadagnato la scorsa settimana l’1,12% rispetto allo 0,61% dell’indice ‘pesato’ ma rimane sempre con un gap del 10,05% da recuperare, e non è poco.

A livello grafico notiamo la continuazione del trend rialzista con le quotazioni della giornata di giovedì scorso che hanno rotto il precedente massimo storico. Superata quindi la resistenza in area 5410 rappresentata dall’estensione del 78,6% di onda 3 di (5) partendo dal minimo di onda 4 di (5), la prossima proiezione rialzista vede l’area 5530/40 punti, rappresentata dall’estensione del 100,0% di onda 3 di (5) partendo dal minimo di onda 4 di (5). Con un livello di RSI a 76 pensiamo che i prezzi possano consolidare tra l’area dei 5500 e del supporto in area 5410 punti. Più difficile che i prezzi vadano a chiudere il gap di mercoledì 12 giugno a 5375 punti.

Venerdì scorso non è stato un ‘triple witching’ normale in quanto sono scadute opzioni pari a 5,1 trilioni di dollari di nozionale (nuovo record da dicembre 2023 con 4,9 trilioni di dollari). Apparentemente questa scadenza è estremamente esposta verso le call, con un rapporto di 11 a 1 in termini di nozionale. La scomparsa di queste opzioni toglierà al mercato il supporto del relativo delta hedging e questo con il mercato che vi arriva in una situazione di forte ipercomprato nonostante il lieve calo di giovedì scorso. Pertanto se un consolidamento o correzione da questi eccessi si dovesse manifestare, tra oggi e mercoledì sembrerebbe essere il periodo più propizio, ma il fatto che diversi quotidiani finanziari ne hanno parlato, con addirittura un editoriale su Bloomberg, renderebbe queste aspettative un po’ scontate, quindi nulla osta al fatto che lo scenario possa essere ritardato o diluito in più giorni.

Nel fine settimana scorso il livello dell’indice Cboe Volatility Index (VIX) è solo lievemente salito a 13,20 punti rispetto al 12,66 di due venerdì fa, quindi in base allo scenario che abbiamo appena descritto, un probabile aumento del valore è possibile durante questa settimana. Vedremo.

Sempre abbastanza tirata la situazione sull’indice della ‘paura’, e parliamo dello skew del CBOE sull’S&P500 – un indicatore del mercato delle opzioni per la domanda relativa di contratti call al rialzo rispetto a contratti put al ribasso – che è sì scesa dal massimo di giovedì scorso a 162,25 punti, ma continua a stazionare in area 155/151 punti. Vedremo questa settimana come evolverà la situazione dopo la scadenza del ‘triple watching’. La settimana si è chiusa a 5464.61 con un guadagno del + 0,61% rispetto alla chiusura della scorsa settimana, il che porta ad un guadagno del + 14,57% rispetto alla chiusura del 2023.

Dopo tre settimane di perdite su quattro, il DOW JONES, nel corso della scorsa settimana riesce a recuperare quasi un punto e mezzo percentuale, maggior guadagno settimanale da metà maggio, in parte grazie ai titoli McDonald’s e Salesforce. Graficamente notiamo come, sia il rimbalzo dei prezzi dai minimi, sia il tentativo di test rialzista di mercoledì scorso, sia stato bloccato dalla resistenza posta in area 39100/39200 per poi, entrambe le volte, essere subito ricacciati all’indietro sino in area 38500 con puntate fino a 38300 punti. Pertanto, in prospettiva futura, le due aree da guardare con attenzione sono quella relativa a 39200 al rialzo e quella relativa a 38000 punti in caso di correzione. Il valore dell’indice RSI a 56 non offre indicazioni. Staremo a vedere dopo la pubblicazione dei dati macro inflattivi di venerdì. La settimana si è chiusa a 39150.34 con un guadagno del + 1,46% rispetto alla chiusura della scorsa settimana, il che porta ad un guadagno del + 3,88% rispetto alla chiusura del 2023.

ORO INDEX

L'Oro acquisito buoni guadagni durante la settimana, per poi cancellarli tutti nell’ultimo giorno della settimana.

Gli operatori di mercato in questa settimana terranno d’occhio la geopolitica e i dati macro statunitensi.

Dopo un inizio di settimana tranquillo, nella giornata di giovedì scorso l'Oro è uscito dal suo ristretto range di negoziazione ed è salito al massimo di due settimane sopra i 2.380 $/oz. La persistente forza del Dollaro prima del fine settimana, tuttavia, ha fatto sì che il metallo giallo cancellasse i suoi guadagni.

Dopo il calo della settimana precedente, il rendimento dei titoli del Tesoro USA a 10 anni è salito lunedì scorso poiché i funzionari della Federal Reserve hanno adottato un tono cauto sull'allentamento della politica, non consentendo ai prezzi dell’Oro di salire. Il presidente della Fed di Minneapolis Neel Kashkari ha dichiarato nel fine settimana che sarebbe una “previsione ragionevole” che la FED aspettasse fino a dicembre per tagliare i tassi di interesse, aggiungendo che la banca centrale deve ottenere più dati prima di prendere qualsiasi decisione. Inoltre, il presidente della Fed di Filadelfia, Patrick Harker, ha osservato che la FED potrebbe dover mantenere i tassi al livello attuale per un periodo più lungo di quanto i mercati sperano attualmente.

Nella giornata di martedì, i deludenti dati macroeconomici pubblicati dall'US Census Bureau ha riferito che le vendite al dettaglio sono aumentate solo dello 0,1% a maggio, mentre le vendite al dettaglio ‘core’ escluse le automobili sono diminuite dello 0,1%. Entrambe queste letture sono state inferiori alle aspettative del mercato. Ciò ha fermato il rafforzamento del Dollaro aiutando la commodity preziosa a mantenere la sua posizione.

Mercoledì, con i mercati statunitensi rimasti chiusi in osservanza della festività del 19 giugno, i volumi degli scambi si sono ridotti e l'oro non è riuscito a compiere un movimento notevole in nessuna delle due direzioni, chiudendo la giornata praticamente invariato.

Le tensioni geopolitiche si sono riacutizzate giovedì scorso dopo le notizie secondo cui l'esercito israeliano avrebbe approvato un'offensiva contro il Libano e avrebbe affermato di essere pronto per una "guerra totale" in risposta al crescente fuoco transfrontaliero. A sua volta, l'Oro è partito al rialzo avanzando al livello più alto in due settimane, sopra i 2.380 $/oz. Nel frattempo, i dati macro USA hanno mostrato che le richieste settimanali iniziali di disoccupazione sono scese a 238.000 nella settimana terminata il 15 giugno rispetto alle 243.000 della settimana precedente, confermando il trend al rialzo.

Infine nella giornata di venerdì, l'indice S&P Global Manufacturing PMI negli Stati Uniti è salito a 51,7 nella stima flash di giugno da 51,3 di maggio, mentre l'indice PMI dei servizi è salito a 55,1 da 54,8, mostrando una continua espansione dell'attività commerciale del settore privato a un ritmo sostenuto. Il Dollar Index è andato al rialzo sulla base dei dati positivi, facendo sì che il metallo giallo cancellasse i guadagni di giovedì e oltre.

Nel corso di questa settimana, il calendario economico statunitense offrirà, giovedì, il rilascio da parte del Bureau of Economic Analysis (BEA) la revisione finale della crescita del prodotto interno lordo del primo trimestre, mentre venerdì la BEA pubblicherà i dati dell'indice dei prezzi delle spese per consumi personali (PCE) di maggio, l'indicatore di inflazione preferito dalla FED. È probabile che gli investitori reagiscano alla lettura mensile dell’inflazione ‘core’ del PCE, che esclude i prezzi di articoli volatili, come cibo ed energia, e non è distorta dagli effetti base. Ad aprile, l’indice core dei prezzi PCE è aumentato dello 0,2%. Una lettura dello 0,2%, o inferiore, potrebbe ravvivare le aspettative per un taglio del tasso da parte della FED a settembre e causare pressioni di vendita sul Dollaro. D’altro canto, un valore pari o superiore allo 0,3% potrebbe innescare un rally dei rendimenti dei titoli del Tesoro USA e costringere i prezzi dell’Oro a scendere nel fine settimana.

Inoltre, gli investitori rimarranno concentrati sui titoli dei giornali riguardanti il ​​conflitto in Medio Oriente. Un’ulteriore escalation delle tensioni geopolitiche potrebbe consentire alla commodity preziosa di riprendere la fase rialzista.

Prospettive tecniche dell’Oro.

Settimana, quella appena trascorsa, di ulteriore consolidamento per le quotazioni del metallo giallo con i prezzi che hanno oscillato tra l’area di supporto dei 2330 $/oz. e l’area 2380 $/oz. per poi chiudere l’ottava poco sopra l’area di supporto. In settimana in base agli eventi geopolitici e alla pubblicazione dell’importante dato sull’inflazione, i prezzi dell’Oro potranno anche tentare un test dell’area di resistenza a 2400 $/oz. In caso contrario, importante è non scendere sotto il supporto psicologico dei 2300 $/oz.

Passando agli altri due metalli preziosi, i prezzi del Platino hanno arrestato la discesa a ridosso della propria M.M. a 200 periodi in area 940 $/oz. per poi rimbalzare fino a testare la resistenza psicologica dei 1000 $/oz. per poi chiudere l’ottava appena sotto tale soglia. In base agli eventi settimanali è possibile la prosecuzione di tale rimbalzo, altrimenti importante è non perdere il supporto dell’area 940 $/oz.

Scenario leggermente peggiore per le quotazioni dell’Argento. I prezzi hanno tenuto l’area di supporto dei 29 $/oz. per poi rimbalzare fino quasi al test dei 31 $/oz., ma nella giornata di venerdì scorso, in scia allo scenario dell’Oro, le quotazioni hanno perso tutto ciò che avevano guadagnato in settimana chiudendo l’ottava in sostanziale parità. Molto importante la tenuta del supporto dell’area 29 $/oz., mentre al rialzo i venditori sono pronti ad arrestare i prezzi intorno all’area dei 31 $/oz.

La quotazione settimanale dell’Oro si è chiusa a 2331.20 $/oz. con una perdita del – 0,73% rispetto alla precedente settimana che porta ad un guadagno da fine anno del + 12,52%. La settimana della commodity in modalità spot si è chiusa a 2321.51 $/oz. Di seguito il grafico daily dell’ORO FUTURES AGOSTO 2024:

POLITICA USA

Martedì scorso il Senato ha approvato, con 88 voti favorevoli e 2 contrari, un disegno di legge che ha l’obiettivo di accelerare lo sviluppo della capacità di energia nucleare. Una versione del disegno di legge era già stata approvata dalla Camera.

Il tema dell’espansione dell’energia nucleare trova il sostegno sia dei dem che dei repubblicani: i primi in quanto reputano l’energia nucleare fondamentale per la decarbonizzazione, i secondi perché la considerano come un modo per garantire una fornitura affidabile di elettricità e creare posti di lavoro. Tra le misure previste dal disegno di legge, una riduzione dei costi normativi per le aziende che cercano di concedere licenze per tecnologie avanzate dei reattori nucleari e l’istituzione di un premio per l’implementazione con successo di reattori di nuova generazione; inoltre, velocizzerebbe le licenze per impianti nucleari in certi siti.

Il senatore dem Tom Carper, presidente della commissione Ambiente e Lavori Pubblici al Senato, ha commentato positivamente il passaggio del disegno di legge: “Una grande vittoria per il nostro clima e la sicurezza energetica americana, il Senato degli Stati Uniti ha approvato l’ADVANCE Act con un sostegno schiacciante e bipartisan”.

Intanto, venerdì scorso la Corte suprema degli Stati Uniti ha confermato una legge federale che vieta di detenere armi a persone soggette ad ordini restrittivi per violenza domestica. Otto i giudici favore del verdetto, uno solo contrario. La sentenza ha ribaltato la decisione di un tribunale inferiore che annullava la legge in quanto ritenuta una violazione del diritto di detenere e portare armi sancito dal Secondo Emendamento della Costituzione degli Stati Uniti. Il presidente della Corte suprema degli Stati Uniti, John Roberts, ha scritto: “Quando un ordine restrittivo contiene la constatazione che un individuo rappresenta una minaccia credibile per la sicurezza fisica di un partner intimo, a questo individuo può – in conformità con il Secondo Emendamento – essere vietato di possedere armi da fuoco mentre l’ordine è in vigore”.

Per quanto riguarda la campagna elettorale per le elezioni presidenziali, questa sarà una settimana particolare, in quanto giovedì 27 la CNN ospiterà il confronto tra il Presidente uscente Joe Biden ed il candidato repubblicano Donald Trump. Si è dunque delineato un “faccia a faccia” dopo che il candidato indipendente Robert F. Kennedy non è riuscito a qualificarsi non raggiungendo i criteri richiesti per partecipare al confronto. NBC News riporta che Kennedy non ha raggiunto la soglia del 15% dei sondaggi della CNN in almeno quattro sondaggi nazionali approvati, avendo raggiunto tale traguardo solo in tre sondaggi prima della scadenza.

POLITICA DELLA FED

Lunedì scorso il Presidente della FED di Filadelfia, Patrick Harker, ha spiegato che se le sue previsioni economiche saranno rispettate sarebbe appropriato applicare un taglio dei tassi entro la fine dell’anno. La rilevazione della settimana precedente sull’indice dei prezzi al consumo è stata accolta positivamente, ma Harker ha osservato che quest’anno finora i progressi sull’inflazione sono stati modesti e necessita di analizzare ulteriori dati nei prossimi mesi per prendere una decisione. Per il numero uno della FED di Filadelfia, il tasso di riferimento della banca centrale al momento deve restare invariato, anche per attenuare i rischi a rialzo. Lo stesso Harker non ha escluso la possibilità di dover rivedere la propria visione sui tassi: “Vedo due tagli o nessuno per quest’anno come del tutto possibili se i dati si modificano in un modo o nell’altro…rimarremo dipendenti dai dati”.

Il presidente della FED di New York, John Williams, la scorsa settimana parlando al canale TV Fox Business ha detto di aspettarsi che i tassi d’interesse caleranno gradualmente nei prossimi due anni “riflettendo il fatto che l’inflazione sta tornando al nostro target del 2% e l’economia si sta muovendo su un percorso sostenibile molto forte”. Williams non si è sbilanciato in merito ad una previsione su quello che potrà essere l’esatto sviluppo della politica, anche perché per il presidente della FED di New York ciò che accadrà dipende dai dati. Williams ha anche detto: “Penso che le cose si stiano muovendo nella giusta direzione” per un eventuale allentamento.

Thomas Barkin, presidente della FED di Richmond, ha detto: “siamo chiaramente sul retro dell’inflazione”. Inoltre ha definito come incoraggianti i recenti dati che hanno mostrato che i prezzi al consumo da aprile a maggio non sono aumentati affatto. Tuttavia ha sottolineato che la discontinuità dei dati dall’anno scorso indica che il percorso di politica non è chiaro.

Dopo la recente pubblicazione dei dati sull’inflazione, martedì scorso il presidente della FED di Boston, Susan Collins, ha affermato che non si dovrebbe avere una reazione eccessiva per un mese o due di notizie promettenti, così come non si dovevano raccogliere troppi segnali dai dati deludenti di inizio anno. Per Collins non è ancora il momento di tagliare i tassi d’interesse: “L’approccio appropriato alla politica monetaria continua a richiedere pazienza, fornendo il tempo per una valutazione metodica ed olistica della costellazione in evoluzione dei dati disponibili”. Collins ha detto di restare un’ottimista realista: “ottimista che possiamo ripristinare la stabilità dei prezzi in un ragionevole lasso di tempo in mezzo ad un mercato del lavoro che resta sano, ma realistico circa i rischi e le incertezze di tali prospettive”.

Martedì scorso il presidente della FED di Dallas, Lorie Logan, si è espressa a favore di un approccio paziente rispetto alla posizione dalla banca centrale sui tassi d’interesse, nonostante i recenti dati positivi sull’inflazione. Per Logan, infatti, servono altri mesi di dati per avere la sicurezza che ci si sta dirigendo verso l’obiettivo del 2%. La numero uno della FED di Dallas ha detto: “Siamo in una buona posizione, siamo in una posizione flessibile per guardare i dati ed essere pazienti”. Logan ha anche osservato che ci sono rischi geopolitici che potrebbero mettere pressioni a rialzo sui prezzi delle materie prime e dei prodotti alimentari, un’altra preoccupazione riguarda i persistenti problemi della catena di approvvigionamento dovuti alla pandemia.

Anche Adriana Kugler, membro del consiglio direttivo della FED, martedì scorso ha commentato la situazione relativa all’inflazione. Kugler ha detto che servono ulteriori progressi per tornare al livello del 2%, ma per lei le condizioni economiche si stanno muovendo nella giusta direzione: “Se l’economia si evolverà come mi aspetto, probabilmente diventerà opportuno iniziare ad allentare la politica entro la fine dell’anno”. Per Kugler ad oggi l’inflazione è ancora troppo elevata, ma si è detta “incoraggiata” dai progressi complessivi e dalla traiettoria.

Il presidente della FED di Chicago, Austan Goolsbee, ha definito “eccellenti” gli ultimi dati sull’inflazione. Inoltre, ha detto che lo scorso anno un aumento nell’offerta di lavoratori e beni aveva permesso all’inflazione di calare rapidamente senza far crescere la disoccupazione, una combinazione che per Goolsbee potrebbe avere ancora spazio per funzionare quest’anno.

Martedì scorso Alberto Musalem ha rilasciato il suo primo commento pubblico in materia di politica monetaria da quando ricopre il ruolo di presidente della FED di St. Louis sostenendo di dover osservare “un periodo di inflazione favorevole, moderando la domanda ed espandendo l’offerta prima di diventare sicuro che una riduzione nel target range del tasso sui federal funds sia appropriata”. Musalem ha detto: “Queste condizioni potrebbero richiedere mesi, e più probabilmente trimestri per verificarsi”. Il numero uno della FED di St. Louis non ha escluso la possibilità di applicare ulteriori rialzi dei tassi nel caso in cui l’inflazione dovesse rimanere “significativamente” sopra al 2% o riaccelerare, anche se ha sottolineato che non si tratta del suo scenario di base. Musalem ha espresso qualche incertezza sul grado di restrizione dell’attuale posizione di politica monetaria osservando che le condizioni finanziarie paiono accomodanti per alcune parti dell’economia e restrittive per altre.

DATI MACROECONOMICI

L’indice manifatturiero del New York Empire State a giugno si attesta a -6,00 punti, rispetto ai -15,60 punti di maggio. Il dato è rilasciato dalla Federal Reserve Bank di New York.

Le vendite al dettaglio a maggio a livello mensile crescono dello 0,1%, dopo un -0,2% registrato ad aprile (rivisto da +0,0%). Il dato è rilasciato dall’U.S. Census Bureau.

Le vendite al dettaglio Control Group a maggio segnano un +0,4%, invertendo rotta rispetto ad aprile, quando era stato registrato un -0,5% (rivisto da -0,3%). Il dato è rilasciato dall’U.S. Census Bureau.

La produzione industriale a livello mensile a maggio cresce dello 0,9%, rispetto ad un consensus del +0,3% ed un dato di aprile del +0,0%. Il dato è rilasciato dalla Federal Reserve.

Le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione nella settimana terminata il 15 giugno sono state 238 mila, leggermente sopra al consensus di 235 mila ed in calo rispetto alle 243 mila richieste della settimana precedente (riviste da 242 mila). Il dato è rilasciato dall’U.S. Department of Labor.

Il dato preliminare relativo ai permessi di costruzione a livello mensile segna un -3,8%, passando dal dato di aprile 1,440 milioni a quello di preliminare di maggio di 1,386 milioni, rispetto ad un consensus di 1,450 milioni. Il dato è rilasciato dall’U.S. Census Bureau.

Il numero di case per le quali è iniziata la costruzione a maggio è pari a 1,277 milioni, in calo del 5,5% rispetto al dato di 1,352 milioni di aprile (rivisto da 1,360 milioni) e sotto al consensus di 1,370 milioni. Il dato è rilasciato dall’U.S. Census Bureau.

Il Filadelfia Fed Manufacturing Index passa dai 4,5 punti di maggio agli 1,3 punti di giugno, rilevazione più bassa da gennaio. Il dato è rilasciato dalla Federal Reserve Bank di Filadelfia.

Contrariamente alle attese di consenso, che si aspettavano un piccolo ridimensionamento, i PMI flash USA hanno messo a segno un ulteriore progresso, segnando il massimo da 26 mesi come Servizi e Composite. Bene anche i dettagli, con i new orders + 1.9 punti a 53.8 e l'employment + 2 punti a 51.4 tornato in espansione. Il dato preliminare di giugno del PMI manifatturiero S&P Global si attesta a quota 51,7 punti, in rialzo rispetto al consensus di 51,0 punti ed al dato di maggio di 51,3 punti.

Per quanto riguarda il PMI relativo al settore dei servizi, il dato preliminare di giugno è di 55,1 punti, sopra alla rilevazione di maggio di 54,8 punti.

PORTAFOGLI AZIONARI

Nessun target raggiunto nei nostri Portafogli nel corso della scorsa settimana ma, almeno, abbiamo migliorato alcune posizioni in perdita. Sul Portafoglio Storico splendido recupero del titolo GILEAD SCIENCES che ha ottenuto risultati incoraggianti dal suo studio in fase avanzata PURPOSE 1. Somministrando due volte all'anno il farmaco ‘lenacapavir’ sottocutaneo e il farmaco ‘Descovy’ orale una volta al giorno per prevenire l'HIV. Il trattamento è stato effettuato su oltre 5.300 donne e ragazze in Sud Africa e in Uganda. Il titolo dopo essersi avvicinato al nostro livello di STOP ora ha recuperato quasi tutta la perdita pregressa. MONSTER BEVERAGES è crollata dopo aver lanciato un’OPA di stile ‘olandese’ che ammontava a 3 miliardi di dollari, è stata completata ad un prezzo finale di 53 dollari per azione. Questo era al limite inferiore dell’intervallo inizialmente previsto tra 60 e 53 $ per azione. Il riacquisto è stato finanziato con un mix di 2,25 miliardi di dollari in contanti e 0,75 miliardi di dollari di debito, riducendo il numero complessivo delle azioni in circolazione di 56,6 milioni. Auguriamoci che il titolo recuperi almeno le quotazioni dell’OPA a 53 $. DASSAULT SYSTEMES recupera qualcosa ma rimane sempre in zona pericolo in attesa delle nuove elezioni presidenziali francesi anche se, spiace dirlo, la recrudescenza del conflitto in Medio Oriente tra Israele ed ora il Libano, dovrebbe favorire la vendita di sistemi di difesa. Sempre alla finestra per quanto riguarda i titoli FORTINET e FASTENAL. Per quanto riguarda il titolo AIRBNB molto probabilmente lo salutiamo visto che non ha intenzione di scendere sul nostro prezzo di acquisto. Amen.

Nel Portafoglio “The Challenge” bene il secondo lotto su KERING e su ADOBE che, tecnicamente, dovrebbe ora riuscire a superare la propria M.M. a 200 periodi. Lateralità per quanto riguarda CAMPARI ed alti e bassi per BREMBO ma senza spunti operativi. Al palo anche il settore aereo compresa la Southwest Airlines della quale abbiamo scritto nell’articolo della scorsa settimana. Infine per quanto riguarda il comparto ETF l’obiettivo di vendere in guadagno il WISDOMTREE_CLOUD_COMPUTING si sta complicando. Probabilmente dovremmo vendere a pareggio un settore che dovrebbe continuare a performare.

Alla prossima.

FOCUS SU AZIONI

ADOBE - Lunedì scorso, come riporta Reuters, il governo statunitense ha citato in giudizio Adobe con l’accusa di aver nascosto pesanti costi di risoluzione nel suo piano di abbonamento più popolare e rendendo difficile l’annullamento degli abbonamenti. La Federal Trade Commission sostiene che l’azienda nasconde tariffe, che a volte raggiungono centinaia di dollari, ma anche altri termini importanti nel suo piano di abbonamento annuale a pagamento mensile in clausole scritte in piccolo o dietro a caselle di testo e collegamenti ipertestuali. Secondo la denuncia, Adobe calcola le spese di risoluzione anticipata come il 50% dei pagamenti rimanenti quando i consumatori annullano nel loro primo anno. Inoltre, la Federal Trade Commission ha detto che Adobe costringe gli abbonati che vogliono annullare a navigare inutilmente attraverso diverse pagine o, in caso di contatto telefonico, costringe loro a ripetersi a più rappresentanti. Dana Rao, consigliere generale e chief trust officer di Adobe, ha fatto sapere che la società confuterà le affermazioni della FTC in tribunale. Rao ha detto: “Siamo trasparenti con i termini e le condizioni dei nostri contratti di abbonamento e abbiamo un processo di cancellazione semplice”.

PAYPAL – PayPal giovedì scorso ha raccontato a Reuters di aver assunto Srini Venkatesan, dirigente tecnologico di Walmart. Venkatesan sarà direttore tecnologico e supervisionerà la tecnologia della società, tra cui l’intelligenza artificiale e l’apprendimento automatico, la sicurezza delle informazioni e l’ingegneria dei prodotti. Alex Chriss, CEO di PayPal, ha detto: “Mentre eseguiamo la nostra missione di rivoluzionare il commercio a livello globale, l’esperienza di Srini nel guidare la tecnologia, la trasformazione digitale e la personalizzazione dell’intelligenza artificiale dall’interno di alcuni dei nostri più grandi clienti e partner sarà inestimabile”.

APPLE – Ieri, domenica, il Wall Street Journal ha riportato che Meta Platforms ha discusso con Apple circa la possibilità di integrare il suo modello di intelligenza artificiale generativa nel sistema di intelligenza artificiale per iPhone recentemente annunciato. Apple starebbe pianificando di aggiungere ai suoi dispositivi tecnologia da altre aziende di intelligenza artificiale. Inoltre, si prevede che Apple discuta partnership con aziende di intelligenza artificiale in altre regioni.

PUBBLICAZIONE DELLE TRIMESTRALI ECONOMICHE SUI TITOLI DEL NASDAQ100 USCITI NELLA SCORSA SETTIMANA.

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