NASDAQ100 WEEKLY - Nuovi record sugli indici azionari USA...e non sembra finita qui !!


NUOVI MASSIMI STORICI SUI LISTINI AZIONARI USA E IN PARTE ANCHE SU QUELLI EUROPEI. PRESE DI BENEFICIO SUI BONDS E COMMODITIES PREZIOSE CHE VOLANO. I DATI SULL’INFLAZIONE DI APRILE HANNO CONFERMATO LA DISCESA DI MOMENTUM DELL’ECONOMIA A STELLE E STRISCE.

Settimana, quella appena trascorsa, piena di dati macro importanti che hanno movimentato i mercati in generale nelle giornate di martedì, mercoledì e giovedì, facendo registrare ai tre indici azionari maggiori nuovi record, come in massima parte ci aspettavamo, per poi chiudere l’ottava in leggerissimo ripiegamento che hanno negato il proseguimento del rialzo dopo il breakout. Ovviamente nuovi massimi anche per il FAANG Index e Magnificent Seven, mentre solo il Russell 2000 Small Cap deve ancora fare i massimi dell'anno, ma manca pochissimo, meno di un punto percentuale. In Europa, nuovi massimi storici per l’indice Stoxx600, DAX30, CAC 40, l’olandese AEX25, mentre per altri (IBEX, Eurostoxx50 e FTSE Mib) ultraventennali.

Il segnale tecnico è inequivocabile. Siamo ancora in un bull market. Il trend è solidamente positivo, la partecipazione elevata con la capacità di mantenersi in ipercomprato a lungo, e l’auspicata correzione (anche da parte nostra), oltre ad essere stata poco ampia ha avuto anche uno sviluppo di breve durata. Tutto può accadere ma la coralità dei breakout fa pensare ad una prosecuzione del movimento rialzista, per poi correggere appoggiandosi e consolidando sui massimi di marzo. Viceversa se questo movimento fosse un falso breakout, allora aprirebbe ad una fase correttiva più ampi e duratura ma, al momento, non è questo lo scenario principale. 

Dicevamo di martedì scorso quando sono stati pubblicati i dati macro sui prezzi alla produzione (PPI) di aprile che hanno sorpreso sia come ‘headline’ che come dato ‘core’, anche se le revisioni del mese di marzo hanno bilanciato abbastanza, come si nota dal fatto che il dato anno su anno è in linea con le attese e quello ‘core’ solo marginalmente sopra attese. In generale, non è un report terribile, ma nemmeno di quelli che fanno dormire sonni tranquilli.

La reazione del mercato al PPI è stata inizialmente coerente, con i tassi in salita, l'azionario sotto pressione, il dollaro forte e le commodities frenate. Successivamente i Bonds hanno trovato domanda, eventualmente anche grazie ad una rilettura un po' più dettagliate del report, e a cascata i vari effetti sono rientrati, debolezza dell'azionario compresa. Addirittura i rendimenti hanno preso a scendere, il che mostra quanto timore c'era per questa pubblicazione, e quanto tatticamente difensive fossero le posizioni.

Sempre nella giornata di martedì si è fatto sentire anche Powell. Il Presidente FED ha espresso ottimismo sull'economia e ribadito che i progressi sull'inflazione si sono arrestati e la fiducia del FOMC in un rientro al target si è ridotta e, quindi, i tassi potrebbero rimanere a questo livello per un po'. Powell ha commentato anche il PPI sostenendo che, più che troppo elevato, gli è sembrato un report contrastato, il che sembra in linea con la lettura del mercato. Ha infine ribadito che non è necessario che l'inflazione sui servizi torni esattamente al 2%. L' unico effetto del discorso è stato di ridurre un po’ la discesa dei rendimenti dei Treasury.

Ma veniamo al dato ‘clou’ della settimana nella giornata di mercoledì, con il dato sui prezzi al consumo (CPI) che è uscito grossomodo in linea con le attese, con la chicca che il dato ‘headline’ ha sorpreso al ribasso (ma è quello più volatile). I dati anno su anno scendono in linea con le attese, dando un effetto ottico favorevole. Il dato ‘core’ è uscito in linea con le attese anche se le medie annualizzate sono su livelli poco confortevoli, in particolare quelle a 3 e 6 mesi, che colgono meglio la storia recente, e sono le più osservate da alcuni membri Fed (v. grafico):

Nel complesso, un report che permette alla FED di rilassarsi un po', ma non fornisce ancora la confidenza necessaria che il rientro al target sia sostenibile, necessaria soprattutto per iniziare i tagli. Detto questo, dopo tre sorprese al rialzo consecutive, una marginale al ribasso, con queste caratteristiche è sufficiente a validare le aspettative della vigilia sui tassi e in generale confortare i mercati.

E poi, ad esaltare l'effetto di questo report moderatamente benigno, è giunto il dato sulle vendite al dettaglio di aprile, assai mediocre anche in considerazione delle revisioni, rispetto a a quello di marzo, in origine spumeggiate (prima delle revisioni). Il dato del ‘control group’ (che entra nel dato del PIL) ovvero il dato depurato da energia, cibo e materiali di costruzione, è arretrato di 0.3%, col numero del mese precedente passato da +1.1% a +1%. In parte si può trattare di un payback da un marzo che anche dopo le revisioni resta sempre molto forte. Ma insomma, i consumi hanno una traiettoria un po' ridimensionata, e ricordo che sono dati nominali. Questo è il problema degli "hard data": sul mese sono imprevedibili e le revisioni a volte cambiamo un po' volto alla serie (vedi la lotteria dei payrolls).

Molte case di investimento sulla scorta di questo report hanno abbassato le stime del PIL del secondo trimestre (Goldman ha tagliato di 0.4% a +3%). La stessa cosa ha fatto il modello della Fed di Atlanta ‘GDPNow’, passando da +4.2% a +3.8%. Questo deterioramento nei dati macro, ormai affermatosi da qualche settimana, sembra indicare una perdita di momentum del ciclo USA nel secondo trimestre del 2024, situazione che è stata ben fotografata dai ‘surprise index’ ed ogni commento al seguente grafico risulta essere superfluo:

La reazione del mercato è stata coerente, con robusti cali dei rendimenti, analoga la reazione del Dollaro e comprensibile il rally delle commodities, preziosi in testa. L'azionario ha reagito come di recente, festeggiando con nuovi massimi l'aumento delle attese di tagli dei tassi nel corso d'anno. Sicuramente quella di Wall Street non è una reazione coerente con dei dati macro in deterioramento. Ma in questo momento il focus è sulla FED, le cui dichiarazioni restrittive avevano contribuito alla recente correzione. Inoltre, non è la prima volta che i dati USA si deteriorano negli ultimi trimestri, e questo non si è tradotto in un significativo rallentamento del ciclo americano, in quanto la reazione dei tassi è così rapida che la facilitazione delle condizioni finanziarie produce un recupero dell'attività, come avvenuto nel primo trimestre 2024. Sia chiaro, questo non vuol dire che questa deriva dei numeri USA vada ignorata. Se la cosa si accentua, una volta che la curva avrà terminato di scontare nuovamente i tagli, la paura della crescita avrà il sopravvento causando una bella correzione, come è avvenuto ad agosto scorso, senza il bisogno che la recessione poi arrivi.

Passiamo ora ad analizzare il mercato monetario.

Dopo la pubblicazione del dato sui CPI (headline e core) si sono visti robusti cali dei rendimenti, con la Fed Funds strip tornata a scontare un taglio a settembre e 2 tagli completi entro il FOMC di dicembre. Poi in chiusura di ottava i Bonds hanno visto prese di beneficio con il Treasury 10Y salito di 3 bps e il 2Y addirittura e stranamente di 7. Come detto in precedenza i dati macro non giustificano questo recupero dei rendimenti. Se questo tipo di musica dovesse continuare nelle prossime settimane, non credo che i mercati potranno ignorarlo a lungo. Tra l'altro, la previsione dei Fund manager di Bank of America ha riportato che le aspettative di crescita hanno già un po' risentito della recente stringa di dati, con un 9% netto di investitori che si aspetta un’economia più debole nei prossimi 12 mesi. Ma la percentuale di investitori che ritiene una recessione "improbabile" è ancora aumentata, ad un 78% netto (v. grafico):

In altre parole, quasi nessuno più si aspetta una recessione. Infatti la medesima previsione dice che l'allocazione di capitali nell’azionario è salita di 7 punti a maggio, ad un 41% netto, massimo dal gennaio 2022, mentre il cash nei portafogli è calato al 4% minimo dal giugno 2021. Poi bisogna osservare, che l'economia USA parte da una situazione di robustezza per la quale non basta un deterioramento dei dati a certificare una recessione, come abbiamo imparato di recente. Per quanto riguarda gli eventi di questa settimana sul fronte dei tassi, troviamo l'asta dei titoli del Tesoro ventennali, la pubblicazione degli ultimi verbali della FED e le indagini flash di giovedì sulle piccole e medie imprese di maggio. Con il presidente della FED, Jerome Powell, isolato a causa di un'infezione da COVID, le dichiarazioni del vicepresidente Philip Jefferson e del governatore Chris Waller potrebbero dare un tono al mercato.

Andiamo ora a vedere nello specifico lo scenario che si è presentato nel fine settimana appena trascorso sulle probabilità dei tagli sui tassi d’interesse nel 2024 e sui rendimenti dei Treasury.

Saltando la successiva riunione del 2024 in programma il 12 giugno, che vedrà i tassi fermi con altissime probabilità, passiamo direttamente a vedere come i mercati prezzino le probabilità per la riunione del 31 luglio 2024. Lo strumento FedWatch del CME Group mostra probabilità stabili di nessun taglio che passano dal 74,6% di due venerdì fa all’attuale 72,1%, ovviamente a scapito delle probabilità per un taglio di 25 bps che dal 24,6% di due venerdì fa si confermano basse all’attuale 26,0%. (v. grafico):

Il mese ‘clou’ per quanto riguardano le probabilità del primo taglio dei tassi rimane sempre valido per la riunione del 18 settembre, nella quale le probabilità di un taglio pari a 25 bps si alzano leggermente al 50,0% rispetto al 48,6% di due venerdì fa, ci saremmo aspettati molto di più visti i recenti dati sull’inflazione. Conseguentemente si abbassano leggermente le probabilità di nessun taglio al 34,6% rispetto al 38,8% di due venerdì fa, anche qui troppo poco. Infine rimangono stabili le probabilità di un taglio per complessivi 50 bps (1 da 0,50% o due da 0,25%) che dal 12,2% di due venerdì fa passano all’attuale 14,4% (v. grafico):

Continuiamo il percorso con la scadenza relativa alla riunione del 7 novembre, nella quale spiccano sempre le probabilità di un taglio pari a 25 bps in sostanziale pareggio al 44,6% rispetto al 45,2% di due venerdì fa, come se i dati inflattivi di aprile non fossero stati pubblicati. Salgono di pochissimo le probabilità di un taglio per complessivi 50 bps (1 da 0,50% o due da 0,25%) che dal 25,0% di due venerdì fa passano all’attuale 27,0%. Infine scendono anch’esse di poco, le probabilità di nessun taglio al 22,4% rispetto al 25,2% di due venerdì fa (v. grafico):

Infine, per l’ultima riunione del 2024, si rialzano leggermente le probabilità tra le preferenze di un taglio per complessivi 50 bps e quelle per un taglio di soli 25 bps. Nel caso di un taglio per complessivi 50 bps si passa dal 35,3% di due venerdì fa all’attuale 36,9%. Mentre si abbassano quelle relative al taglio di soli 25 bps che dal 35,0% passano all’attuale 32,2%. Ritornano dall’oblio le probabilità per un taglio complessivo di 75 bps che dal 14,9% di due venerdì fa passano all’attuale 17,5%. (v. grafico):

Detto del recupero ingiustificato dei rendimenti dei Treasury nelle giornate successive alla pubblicazione dei dati inflattivi del CPI andiamo a vedere nello specifico i numeri: la scadenza corta costituita dal Treasury 2Y è passata dal 4,846% di due venerdì fa, all’attuale 4,818% con un minimo settimanale al 4,704%. Stessa situazione per il Treasury 10Y che dal 4,485% di due venerdì fa passa all’attuale 4,418% con un minimo settimanale al 4,313%. Infine per la scadenza lunga del 30Y, che passa dal 4,63% di due venerdì fa all’attuale 4,56% con un minimo settimanale al 4,469%.

Stabili i tassi reali, al netto dell’attuale tasso di inflazione, in attesa dei dati sull’inflazione di questa settimana. Come mostrato dal grafico del breakeven inflation a 10 anni in chiusura di ottava, scende di nulla al 2,32% dal 2,34% di due venerdì fa (v. grafico):

Analisi grafica dell’indice di riferimento di una parte delle nostre operazioni, il NASDAQ100. Nuovo record per l’indice tech nella giornata di giovedì scorso a 18669.50 punti con un lieve ripiegamento nella giornata di venerdì che, comunque, gli ha permesso di registrare un guadagno settimanale di oltre il 2%. Nel corso di questa settimana l’indice potrebbe fare un balzo considerevole in vista della pubblicazione della trimestrale economica di NVIDIA con gli investitori che ritengono come il produttore di chip AI possa mantenere la sua crescita esplosiva e stare al passo con i rivali grazie ai suoi chip essenziali per alimentare tecnologie come Gemini di Google e ChatGPT di OpenAI. Gli analisti prevedono un utile netto di 12,83 mld $ nel primo trimestre, in aumento rispetto ai 2,04 mld $ di un anno fa. MICROSOFT ha affermato che prevede di offrire ai propri clienti di cloud computing una piattaforma di chip AMD AI che competerà con i componenti realizzati da Nvidia. Questa notizia ha fatto alzare le quotazioni di ADVANCE MICRO DEVICES nel corso della scorsa settimana. REDDIT nel frattempo è cresciuto del 10% a seguito di una partnership con OpenAI per portare i suoi contenuti su ChatGPT.

Con le ‘big cap’ sempre sugli scudi si amplia sempre più la forbice dei rendimenti tra l’indice Nasdaq100 equal weighted e quello ‘pesato’. Nella settimana appena trascorsa, il guadagno del primo è stato dello 0,30% inferiore rispetto a quello dell’indice ‘pesato’, ampliando ulteriormente il rendimento da inizio anno con l’equal weighted che registra un gap del 5,92% rispetto a quello ‘pesato’. Graficamente notiamo come i prezzi dopo aver superato il precedente massimo storico si siano proiettati anche sopra l’area dei 18500 punti [rappresentante l’estensione del 78,6% di onda 3 di (5) partendo dal minimo di onda 4 di (5)] facendo registrare il nuovo record a 18669.50 per poi ripiegare leggermente e chiudere l’ottava in area 18500. Questa ultima fiammata ha portato il valore dell’RSI a 14 periodi a 77 indicando prudenza, anche se non è la prima volta che i prezzi continuino a salire nonostante l’ipercomprato di breve. Certamente una fase di consolidamento sarebbe più sana visto il forte rimbalzo dai minimi di aprile. Viceversa, troviamo un supporto di rilievo solo in area 18000 [ritracciamento del 38,2% di onda 5 di (5)] con il rinforzo della M.M. a 50 periodi che sta arrivando. La settimana si è chiusa a 18546.23 con un guadagno del + 2,12% rispetto alla chiusura della scorsa settimana, il che porta ad un guadagno del + 10,22% rispetto alla chiusura del 2023.

 

Completato il recupero della correzione di aprile con un nuovo record anche per l’indice S&P500 che, nella giornata di giovedì scorso, aggiorna i numeri a 5325.49 punti di massimo grazie ai settori dell’energia, delle materie prime e bancario che bilanciano la debolezza dei beni di consumo di prima necessità nella settimana appena trascorsa. Gli strateghi di mercato che seguono le tendenze storiche affermano che le azioni tendono ad acquisire slancio quando si riprendono da pullback di dimensioni simili, spesso continuando al rialzo anche dopo aver recuperato il terreno perduto. In passato i rimbalzi dell'S&P500 dai pullback del 5% sono stati seguiti da un guadagno medio del 17,4% e venerdì scorso l’indice era cresciuto di quasi il 7% rispetto ai minimi di aprile scorso. I catalist sono quelli noti, il rinnovato ottimismo riguardo al fatto che l’economia si sta dirigendo verso un cosiddetto atterraggio morbido e le proiezioni di utili forti che potrebbero alimentare ulteriori guadagni azionari. Da valutare, però, che molti titoli hanno valutazioni elevate, l’S&P500 viene scambiato con un rapporto prezzo/utili a termine di 20,8 ben al di sopra della sua media storica di 15,7, secondo i dati di LSEG Datastream. Il rimbalzo dal recente pullback è stato guidato dai settori della tecnologia, delle utility e dal settore immobiliare con un aumento rispettivamente dell'11,3%, del 10,1% e del 7,9%. Tutti gli 11 settori dell’S&P500 sono attualmente al di sopra delle proprie medie mobili a 200 giorni.

A livello grafico notiamo un ulteriore gap aperto nella giornata di mercoledì scorso, e il nuovo record si è fermato proprio in area 5320 rappresentata dall’estensione del 61,8% di onda 3 di (5) partendo dal minimo di onda 4 di (5). Prossima tappa rialzista l’area 5410 punti. Viceversa, consolidamento a parte, una correzione è possibile a testare il supporto in area 5210 visto anche il livello di RSI a 80. Ancora un po’ lontano dai propri massimi storici l’indice S&P500 ‘equal weighted’, quasi ogni settimana guadagna qualcosa meno rispetto all’indice ‘pesato’, nella scorsa ci ha lasciato mezzo punto percentuale aumentando il gap tra i due indici da inizio anno a quasi il 5% a favore di quello ‘pesato’.

Il continuo rimbalzo dei titoli azionari e, soprattutto, il dato in calo sull’inflazione ha prodotto una forte discesa dei valori dell’indice Cboe Volatility Index (VIX) a 11,99, quasi a livello della toccata e fuga a 11,88 di dicembre scorso, e quasi al livello di 11,42 del gennaio 2020. Viceversa alla sorta del VIX, la situazione sull’indice della ‘paura’ e parliamo dello skew del CBOE sull’S&P500 – un indicatore del mercato delle opzioni per la domanda relativa di contratti call al rialzo rispetto a contratti put al ribasso – che si è alzato improvvisamente a 147,50 nella giornata di giovedì per poi chiudere l’ottava a 143 punti. Evidentemente i trader che continuano ad acquistare azioni al posto delle opzioni call, si stanno costruendo delle posizioni di copertura visto il basso costo delle opzioni put. Tutto nella normalità. La settimana si è chiusa a 5303.26 con un guadagno del + 1,54% rispetto alla chiusura della scorsa settimana, il che porta ad un guadagno del + 11,19% rispetto alla chiusura del 2023.

L'ascesa delle quotazioni del listino delle major industrial, il DOW JONES, verso un nuovo record esemplifica la forza dell'economia statunitense in tutti i settori. L’indice ha chiuso sopra quota 40.000 per la prima volta venerdì scorso, un giorno dopo aver superato tale soglia su base intraday registrando un nuovo massimo storico a 40051.05 punti. A differenza dell’S&P500 e del Nasdaq100 e Composite, il DOW viene calcolato sommando i prezzi dei 30 titoli e dividendoli per un fattore che tiene conto dei cambiamenti come i frazionamenti azionari. Le società con un prezzo azionario più elevato hanno un effetto maggiore sulla direzione del DOW, mentre gli altri due indici principali sono ponderati in base al valore di mercato. Nel 2020, il Nasdaq, ad alto contenuto tecnologico, è balzato del 44% mentre il DOW ha guadagnato circa il 7%. Altre volte, il peso del prezzo delle azioni del DOW è stato il suo vantaggio. Durante il tracollo del mercato azionario del 2022, l’indice è sceso in misura minore rispetto all’S&P500 e al Nasdaq100. Il ruolo di MICROSOFT come leader nel DOW riflette la crescente importanza dei titoli tecnologici per l’indice e per il mercato nel suo insieme. Secondo Dow Jones Market Data, il settore tecnologico ha ora un peso di circa il 19% nel DOW, rispetto a meno del 18% quando l’indice raggiunse quota 30.000 (v. grafico):

GOLDMAN SACHS, MICROSOFT, UNITEDHEALTH e CATERPILLAR sono stati i principali contributori alla sua ascesa dai 30000 punti. Di contro tra i componenti del DOW in calo da novembre 2020 sono stati 3M, WALT DISNEY, NIKE e BOEING che hanno pesato maggiormente sull’indice. Più di due terzi dei componenti del Dow hanno registrato guadagni dal 24 novembre 2020 contribuendo ad un rally ad ampio raggio.

A febbraio il Dow ha aggiunto AMAZON al suo club d'élite di 30 membri. Ciò porta nell’indice un altro titolo big-tech maggiormente associato a banche e produttori.

Graficamente notiamo come il forte rialzo si sia fermato proprio in area 40000 punti [soglia psicologica e estensione del 38,2% di onda 3 di (5) partendo dal minimo di onda 4 di (5)]. Prossima tappa rialzista l’area dei 40600 punti. Ricordiamo sempre che essendo i prezzi in territorio inesplorato, si trattano di aree di proiezione e non vere e proprie resistenze già testate. Viceversa, l’area dei 39400 punti rappresenta il primo vero supporto ed a seguire l’area dei 39100 punti, ma questa area verrà testata solo in caso di falso breakout. Il livello di RSI a 82 predica prudenza anche se è una settimana che è su questi livelli di ipercomprato. La settimana si è chiusa a 40003.60 con un guadagno del + 1,24% rispetto alla chiusura della scorsa settimana, il che porta ad un guadagno del + 6,14% rispetto alla chiusura del 2023.

ORO INDEX

Le quotazioni dell’Oro si sono rafforzate nel corso della scorsa settimana salendo sopra i 2400 $/oz. La prospettiva tecnica a breve termine suggerisce che le prospettive rialziste rimangono invariate. I verbali del FOMC e le dichiarazioni dei membri della FED potrebbero influenzare l'andamento dei prezzi dell’Oro in questa settimana.

L'Oro ha iniziato la settimana appena trascorsa sotto una pressione ribassista, perdendo nella giornata di lunedì quasi l'1%. In assenza di fattori trainanti fondamentali, l'azione dei prezzi è sembrata essere una correzione tecnica dopo l'impennata osservata nella seconda metà della settimana precedente.

A seguire, i dati macro pubblicati martedì dal Bureau of Labor Statistics (BLS) hanno mostrato che l’indice dei prezzi alla produzione (PPI) nel mese di aprile è aumentato del 2,2% su base annua. Questa lettura fa seguito all'aumento dell'1,8% registrato a marzo ed è in linea con le aspettative del mercato. La reazione immediata a questi dati ha causato l’indebolimento del Dollar Index e ha permesso all’Oro di riguadagnare terreno. Intervenendo all'assemblea generale annuale della Foreign Bankers' Association nel corso della giornata, il Presidente della FED, Jerome Powell, ha osservato che i dati PPI erano contrastanti e ha ribadito che la politica restrittiva potrebbe richiedere più tempo del previsto per ridurre l'inflazione. Questi commenti hanno aiutato il Dollaro a limitare le proprie perdite e a limitare il rialzo dell’Oro.

Nella giornata di mercoledì, la BLS ha riferito che l’inflazione annuale negli Stati Uniti, misurata dalla variazione dell’indice dei prezzi al consumo (CPI), ad aprile è scesa al 3,4% dal 3,5% di marzo. Nello stesso periodo, l'inflazione ‘core’ CPI, che esclude la volatilità dei prezzi alimentari ed energetici, è arrivata al 3,6% e ha soddisfatto le stime degli analisti. Su base mensile, il dato CPI ‘headline’ e il CPI ‘core’ sono aumentati entrambi dello 0,3%. Il rendimento dei titoli del Tesoro USA a 10 anni è sceso di oltre il 2% dopo il rapporto sull’inflazione di aprile e ha consentito al metallo giallo di spingersi più in alto verso i 2400 $/oz. Nel frattempo, altri dati macro pubblicati hanno mostrato che le vendite al dettaglio sono rimaste invariate a 705,2 mld $ in aprile.

Nella seconda metà della settimana, i funzionari della FED hanno, stranamente, adottato un tono più cauto riguardo ai tempi dell’inizio del taglio dei tassi, cosa che ha aiutato il Dollaro a trovare un punto d’appoggio con la conseguente correzione al ribasso per le quotazioni della commodity preziosa nella giornata di giovedì.

L'azione sui mercati finanziari è rimasta contenuta nella prima metà della giornata di venerdì. Poi, inaspettatamente, l'Oro ha virato verso nord nella sessione americana, probabilmente spinto dai flussi del fine settimana, raggiungendo i 2427 $/oz., livello più alto in quasi un mese.

Nel corso di questa settimana, i dati preliminari di maggio delle PMI manifatturiero e dei servizi a cura di S&P Global costituiranno gli unici dati di alto livello pubblicati. Nel caso in cui questi dati scendano sotto i 50 e mostrino una contrazione nell'attività commerciale del settore privato, il Dollaro potrebbe subire una rinnovata pressione di vendita, aprendo la porta ad un rialzo delle quotazioni del metallo giallo. D'altro canto, il Dollaro potrebbe trovare domanda se il report sulle PMI indicassero un'accelerazione del tasso di espansione del settore privato. Inoltre nella giornata di mercoledì la FED pubblicherà i verbali della riunione e gli investitori esamineranno attentamente le dichiarazioni dei membri del Comitato sulle prospettive dei tassi alla luce dei forti dati sull'inflazione del primo trimestre.

Prospettive tecniche dell’Oro.

Nel corso della scorsa settimana i prezzi non hanno neanche sfiorato l’area di supporto dei 2325 $/oz. (ritracciamento del 27,2% della gamba rialzista dal 14 febbraio 2024), per poi testare e superare l’area dei 2400 $/oz. spingendosi fino ad un massimo di 2427,4 $/oz. Ovviamente il valore dell’RSI è salito a 71 indicando prudenza, ma visto che sia a marzo che ad aprile i valori sono abbondantemente saliti sopra tale soglia e rimasti a lungo in ipercomprato, nulla osta a proseguire il rialzo tentando l’attacco al massimo storico.

Passando agli altri due metalli preziosi, quando troppo e quando niente. Praticamente i prezzi del Platino per quasi dodici mesi sono rimasti ingabbiati in un’estenuante fase laterale tra gli 860 e i 1020 $/oz., superata questa resistenza le quotazioni, in soli quattro giorni, sono esplose andando a toccare l’area dei 1100 $/oz. entrando in zona di netto ipercomprato con il livello di RSI a 89. Okkio ad una probabile correzione.

Stessa cosa dicasi per le quotazioni dell’Argento, che dopo la correzione di tre settimane fa sul supporto in area 26,50 $/oz. coincidente con la M.M. a 50 periodi, sono partite al rialzo come se non ci fosse un domani, infrangendo tutte le aree di resistenza fino ad un massimo di 31,775 $/oz. livello che non si vedeva dagli inizi di febbraio 2013. Per essere una commodity molto manipolata, rappresenta un evento più che straordinario. Il livello di RSI a 88 predicherebbe prudenza, ma ora sembrano saltati tutti gli schemi. Eventuali correzioni in area 30 $/oz., area più psicologica che tecnica.

La quotazione settimanale dell’Oro si è chiusa a 2419.80 $/oz. con un guadagno del + 2,24% rispetto alla precedente settimana che porta ad un guadagno da fine anno del + 16,80%. La settimana della commodity in modalità spot si è chiusa a 2414.70 $/oz. Di seguito il grafico weekly dell’ORO FUTURES GIUGNO 2024:

POLITICA USA

In vista delle elezioni presidenziali di novembre, il Presidente uscente Joe Biden ed il candidato repubblicano Donald Trump si sono accordati per tenere due dibattiti televisivi. Il primo è in programma tra poco più di un mese, andrà in onda il 27 giugno sulla CNN, senza pubblico live. Niente pubblico in studio anche per il secondo dibattito, che sarà ospitato dal canale televisivo ABC il 10 settembre. Per partecipare, CNN ed ABC richiederanno ai candidati del dibattito di apparire su un numero sufficiente di schede elettorali statali per raggiungere la soglia di 270 voti elettorali e ricevere almeno il 15% in quattro sondaggi nazionali separati di elettori registrati o probabili. Il candidato indipendente Robert F. Kennedy con un post sul social network “X” ha detto che riuscirà ad avere i requisiti per partecipare al dibattito alla CNN prima della scadenza del 20 giugno.

Secondo quanto riportato da Reuters, i collaboratori del Presidente Biden pensano che i dibattiti possano evidenziare quelle che a volte sono risultate essere posizioni mutevoli dell’ex Presidente Donald Trump su questioni come l’aborto. Al contempo, i collaboratori del candidato repubblicano pensano che Biden sia incline ad incappare in errori verbali e questo potrebbe alimentare le preoccupazioni dell’elettorato in merito all’età del Presidente uscente (anche se in realtà la differenza di età tra i due candidati non è così significativa…Biden è nato il 20 novembre 1942, Trump il 14 giugno 1946).

Donald Trump ha accettato le date proposte da Joe Biden per i dibattiti di giugno e settembre e starebbe cercando di fissare altri due appuntamenti, a luglio ed agosto. Mercoledì scorso l’ex Presidente tramite un post su Truth Social ha detto di aver accettato i termini per un incontro ad ottobre su Fox News. Il team di Biden invece non ha dato segni di aver accettato l’invito di Trump ad ulteriori dibattiti.

Giovedì scorso la Camera ha approvato l’Israel Security Assistance Support Act, un disegno di legge che costringerebbe il Presidente Biden ad inviare armi ad Israele e che ha ricevuto 224 voti favorevoli e 187 contrari (la maggioranza di voti favorevoli è stata repubblicana, ma anche 16 democratici hanno votato a favore; tra i voti contrari in maggior parte dem, anche tre repubblicani). Non ci si aspetta che la misura diventi legge. Alcuni repubblicani sostengono che Biden abbia voltato le spalle ad Israele per via delle proteste pro-Palestina, al contempo alcuni democratici sostengono che i repubblicani stiano distorcendo la posizione del Presidente sulla questione.

POLITICA USA – CINA

Giro di vite sulla concorrenza cinese da parte dell’amministrazione Biden. Martedì scorso il Presidente statunitense ha presentato alcuni aumenti tariffari che riguardano le importazioni cinesi su prodotti come le batterie dei veicoli elettrici, i chip per computer e prodotti medici. Biden ha detto: “I lavoratori americani possono lavorare e competere più di chiunque, purché la concorrenza sia leale, ma per troppo tempo non è stata equa”. “Non lasceremo che la CINA inondi il nostro mercato”. La Casa Bianca ha fatto sapere che le nuove misure riguardano beni cinesi per 18 miliardi di dollari, tra questi acciaio ed alluminio, semiconduttori, veicoli elettrici, minerali critici, celle fotovoltaiche e gru. Katherine Tai, rappresentante per il commercio degli Stati Uniti d’America, ha sostenuto che la modifica alle tariffe è giustificata dal fatto che la Cina sta rubando proprietà intellettuali statunitensi ed ha anche raccomandato esenzioni tariffarie per centinaia di categorie di importazioni di macchinari industriali dalla CINA.

Quest’anno le tariffe sui veicoli elettrici passeranno dal 25% al 100% per dazi totali del 102,5%, per le batterie per veicoli elettrici agli ioni di litio ed altre componenti di batterie passeranno dal 7,5% al 25%, per le celle fotovoltaiche utilizzate per produrre i pannelli solari i dazi saliranno dal 25% al 50%, per alcuni minerali critici e per gru da nave a terra, prima non soggetti a dazi, verranno introdotte tariffe del 25%. Per siringhe ed aghi saranno introdotte dazi del 50% e per alcuni dispositivi di protezione personale utilizzati in ambito medico del 25%. Nel 2025 e nel 2026 seguiranno altri dazi su semiconduttori, batterie a ioni di litio non utilizzate nei veicoli elettrici, grafite, magneti permanenti, guanti di gomma usati in ambito sanitario. La Casa Bianca ha anche fatto sapere che una misura precedentemente annunciata da Biden che prevede l’aumento delle tariffe su alcuni prodotti in acciaio ed alluminio entrerà in vigore quest’anno.

La questione della concorrenza con la CINA diventa anche tema di campagna elettorale. Biden ha definito l’accordo commerciale con la Cina di Trump del 2020 un fallimento nell’aumentare le esportazioni o i posti di lavoro americani, ed in merito alla proposta del candidato repubblicano di aumentare le tariffe sulle importazioni del 10% da qualsiasi punto di origine, ha detto che porterebbe ad un aumento dei prezzi. Trump martedì scorso ha sostenuto che le nuove tariffe dell’amministrazione Biden dovrebbero riguardare altri tipi di veicoli e prodotti.

A tal proposito, il segretario al Tesoro americano Janet Yellen ha affermato che le nuove tariffe sui beni cinesi proteggerebbero le aziende e i lavoratori statunitensi senza intaccare i portafogli dei consumatori americani. “Non credo che i consumatori americani vedranno alcun aumento significativo dei prezzi che dovranno affrontare”, ha detto Yellen martedì scorso in un’intervista su PBS NewsHour.

E da Pechino come hanno reagito alla mossa dell’amministrazione Biden? Come riporta il quotidiano cinese Global Times, martedì scorso il Ministero del Commercio della CINA ha esortato Washington a ritirare le tariffe addizionali immediatamente, promettendo di prendere misure risolute in risposta. Per il Ministero del Commercio cinese quella americana è una politicizzazione ed una militarizzazione di questioni di mercato, oltre che un tipico caso di manipolazione politica che avrà impatto sul clima della cooperazione.

INTELLIGENZA ARTIFICIALE

L'amministrazione Biden è pronta ad aprire un nuovo fronte nel tentativo di salvaguardare l'intelligenza artificiale statunitense da CINA e Russia con piani preliminari per posizionare paletti attorno ai modelli di intelligenza artificiale più avanzati, il software principale dei sistemi di intelligenza artificiale come ChatGPT.

Il Dipartimento del Commercio sta valutando una nuova spinta normativa per limitare l'esportazione di modelli di intelligenza artificiale proprietari o ‘closed source’, il cui software e i dati su cui è addestrato siano tenuti nascosti.

Qualsiasi azione integrerebbe una serie di misure messe in atto negli ultimi due anni per bloccare l’esportazione di sofisticati chip di intelligenza artificiale verso la CINA, nel tentativo di rallentare lo sviluppo di Pechino della tecnologia all’avanguardia per scopi militari. Anche così, sarà difficile per le autorità di regolamentazione tenere il passo con i rapidi sviluppi del settore.

Il Dipartimento del Commercio ha rifiutato di commentare mentre l’ambasciata russa a Washington non ha risposto immediatamente ad una richiesta di commento. L'ambasciata cinese ha descritto la mossa come un "tipico atto di coercizione economica e di bullismo unilaterale, a cui la CINA si oppone fermamente", aggiungendo che prenderà "misure necessarie" per proteggere i propri interessi.

Attualmente, nulla ferma i giganti statunitensi dell’intelligenza artificiale come Microsoft, OpenAI supportato da Alphabet, Google DeepMind e la rivale Anthropic, che hanno sviluppato alcuni dei più potenti modelli di intelligenza artificiale ‘closed source’, vendendoli a quasi chiunque nel mondo senza la supervisione del governo.

I ricercatori del governo e del settore privato temono che gli avversari statunitensi possano utilizzare i modelli, che estraggono grandi quantità di testo e immagini per riassumere informazioni e generare contenuti, per sferrare attacchi informatici aggressivi o addirittura creare potenti armi biologiche.

Una delle fonti ha affermato che qualsiasi nuovo controllo sulle esportazioni probabilmente prenderebbe di mira Russia, Cina, Corea del Nord e Iran. Microsoft ha dichiarato in un rapporto di febbraio di aver monitorato i gruppi di hacking affiliati ai governi cinese e nordcoreano, nonché all'intelligence militare russa e alla Guardia rivoluzionaria iraniana, mentre cercavano di perfezionare le loro campagne di hacking utilizzando modelli linguistici di grandi dimensioni.

POLITICA DELLA FED

Fino a quando non ci saranno dati che raccontano di pressioni sui prezzi che stanno regredendo, per il vice presidente della FED Phillip Jefferson è adeguato che la banca centrale mantenga un tasso di riferimento restrittivo. Commentando la situazione economica, lunedì scorso Jefferson ha osservato come si stiano ancora creando posti di lavoro e sia ancora in corso una crescita, ma ha anche indicato come una “fonte di preoccupazione” l’attenuarsi del calo dell’inflazione del primo trimestre dell’anno. Nel corso del suo intervento, ad una conferenza tenuta dalla Federal Reserve Bank di Cleveland sul tema delle comunicazioni della banca centrale, Jefferson ha sottolineato il contributo di comunicazioni chiare all’efficacia delle politiche della banca centrale in quanto “possono influenzare l’andamento previsto dei tassi d’interesse e delle condizioni finanziarie più generalmente”, inoltre ha detto che a volte i tentativi di comunicare possono avere “conseguenze indesiderate” e c’è un rischio che le dichiarazioni dei funzionari sul futuro dell’economia e della politica monetaria vengano “interpretate dal pubblico con un falso senso di certezza”.

La scorsa settimana sono arrivate anche le dichiarazioni del numero uno della FED. Parlando da Amsterdam, martedì scorso Jerome Powell ha detto: “Mi aspetto che l’inflazione torni a scendere su base mensile a livelli più simili alle letture più basse che stavamo avendo l’anno scorso”. Il Presidente della banca centrale ha detto che, considerata un’inflazione più veloce di quanto ci si aspettasse nel primo trimestre 2024, la sua sicurezza non è alta tanto quanto prima, ma dal suo punto di vista rimane improbabile che la FED debba alzare ulteriormente i tassi: “Sulla base dei dati che abbiamo non penso sia probabile che la prossima mossa che faremo sarà un rialzo dei tassi”. “È più probabile…che manteniamo il tasso ufficiale dove è”. Powell si aspetta una crescita del 2% circa dell’economia quest’anno ed un mercato del lavoro che resta “molto, molto forte”. 

A Reuters, il presidente della FED di New York, John Williams, ha commentato i dati di aprile relativi all’indice dei prezzi al consumo parlando di una “sorta di sviluppo positivo dopo alcuni mesi in cui i dati erano deludenti”. Per Williams il trend generale appare ragionevolmente buono per un rallentamento graduale delle pressioni inflazionistiche, anche se non è ancora sufficientemente fiducioso circa la discesa in modo sostenibile verso l’obiettivo di inflazione al 2% prima di abbassare i costi di prestito a breve termine. Al momento per Williams non ci sono segnali che indichino di dover cambiare la posizione della politica monetaria. Inoltre ha detto: “Oggi non vedo la necessità di inasprire la politica monetaria”.

Il presidente della FED di Minneapolis Neel Kashkari, mercoledì scorso ha detto che la più grande incertezza che ha in testa è “quanta pressione ribassista la politica monetaria sta mettendo sull’economia?”. Questa incertezza porta Kashkari a pensare che i costi di prestito dovrebbero restare dove sono fino a quando non sarà chiara la direzione dell’inflazione sottostante. Il numero uno della FED di Minneapolis ha osservato che l’economia ed il mercato immobiliare si sono dimostrate più resilienti di quanto ci si aspettasse, inoltre gli americani hanno speso più del previsto dato l’aumento del tasso di riferimento della FED all’attuale range 5,25%-5,5%.

Giovedì scorso Loretta Mester, presidente della FED di Cleveland, ha affermato che la politica monetaria è “ben posizionata per la gestione del rischio man mano che raccogliamo più prove su come si sta evolvendo l’economia”. Per Mester lo scenario più probabile è che la posizione restrittiva attuale della politica monetaria continuerà ad aiutare a moderare la crescita e le condizioni del mercato del lavoro, moderazione che contribuirà ad un ulteriore allentamento delle pressioni sui prezzi. La Mester ha anche detto: “Mi aspetto progressi sull’inflazione nel tempo, ma ad un ritmo più lento rispetto a quello visto l’anno scorso”. Mester ha definito “deludente” la mancanza di progressi nell’abbassamento dell’inflazione ed ha detto che ora pensa che ci vorrà più tempo di quanto pensasse prima per raggiungere l’obiettivo del 2%.

Raphael Bostic, presidente della FED di Atlanta, in merito all’allentamento dell’inflazione degli alloggi di aprile ha detto che si tratta di “uno sviluppo piuttosto significativo”, ma ha anche sottolineato che “un punto dati non è una tendenza”. Il presidente della FED di Chicago, Austan Goolsbee, invece, ha detto che il rallentamento di aprile dell’inflazione degli alloggi lo ha reso “ottimista” circa il fatto che il ritmo dei rialzi dei prezzi continuerà a diminuire.

Per Thomas Barkin, presidente della FED di Richmond, le vendite al dettaglio di aprile indicano che la spesa cresce ad “buon” ritmo. Barkin ha anche osservato che le aziende, in particolare nel settore dei servizi, gli riferiscono che continuano a programmare rialzi dei prezzi. Il presidente della FED di Richmond ha detto di pensare che l’inflazione stia scendendo, anche se serve ancora un po’ più tempo per arrivare in modo sostenibile al 2%.

Venerdì scorso Michelle Bowman, membro del consiglio direttivo della FED, ha notato come dopo i progressi dello scorso anno nel rallentamento dell’inflazione, quest’anno non se ne siano visti ulteriori. Bowman si è detta disposta ad aumentare il target range per i tassi sui federal funds in futuro nel caso in cui i dati in arrivo dovessero mostrare che i progressi sull’inflazione si sono fermati o invertiti.

La scorsa settimana il vicepresidente della FED per la supervisione Michael Barr ha preso parte ad un’audizione in Congresso. In questo ambito, giovedì scorso la senatrice Elizabeth Warren gli ha chiesto se, seguendo l’esempio di altri regolatori, lavorerà per un piano volto a richiedere alle banche di recuperare parte di retribuzione dai dirigenti che si assumono troppi rischi. La Federal Deposit Insurance Corp. e l’Office of the Comptroller of the Currency stanno provando a rilanciare il Dodd-Frank Act, ma Warren ha sottolineato che la FED “non si è ancora unita a loro”; Barr ha detto che la banca centrale si è impegnata a seguire la legge per attuare la regola e che c’è ancora del lavoro da fare.

DATI MACROECONOMICI

I prezzi alla produzione (PPI) di aprile hanno sorpreso significativamente al rialzo, sia come ‘headline’ che come ‘core’. Ma le revisioni al ribasso sul mese di marzo bilanciano abbastanza, come si nota dal fatto che il dato anno su anno è in linea con le attese e quello core solo marginalmente sopra attese. Il dato ‘core’ (che esclude il settore del cibo e dell’energia) dell’indice dei prezzi alla produzione a livello mensile ad aprile cresce dello 0,5%, sopra il consensus del +0,2% ed in direzione opposta rispetto al -0,1% (rivisto da +0,2%) di marzo.

Su base annua, ad aprile si registra un +2,4%, in linea con il consensus ed in crescita rispetto al +2,1% di marzo (rivisto da +2,4%). I dati sono rilasciati dall’U.S. Bureau of Labor Statistics

L'indice dei prezzi al consumo (CPI) è uscito grossomodo in linea con le attese. Su base annua ad aprile si attesta al 3,4%, come indicato dal consensus ed in leggero calo rispetto al 3,5% di marzo. Il dato è rilasciato dall’U.S. Bureau of Labor Statistics.

L’indice dei prezzi al consumo core, invece, a livello mensile ad aprile cresce dello 0,3%, in linea con il consensus e con un lieve rallentamento rispetto al +0,4% di marzo.

Su base annua, la rilevazione passa dal 3,8% di marzo al 3,6% di aprile, come indicato dal consensus. I dati sono rilasciati dall’U.S. Bureau of Labors Statistics.

Le vendite al dettaglio ad aprile non registrano movimenti, con un +0,0% rispetto ad un consensus del +0,4% ed un dato di marzo del +0,6% (rivisto da +0,7%). Il dato è rilasciato dall’U.S. Census Bureau.

Sempre ad aprile, le vendite al dettaglio Control Group registrano un -0,3% dopo il +1,0% di marzo (rivisto da +1,1%). Il dato è rilasciato dall’U.S. Census Bureau.

L’indice manifatturiero del New York Empire State è ancora accompagnato dal segno ‘meno’, per il sesto mese consecutivo. A maggio si attesta a -15,60, in calo rispetto ai -14,30 punti di aprile e sotto ad un consensus di -10,0. Il dato è rilasciato dalla Federal Reserve Bank di New York.

Le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione nella settimana terminata l’11 maggio sono state 222 mila e non confermano né smentiscono la moderata accelerazione della scorsa settimana. Nella settimana precedente erano state 232 mila (riviste da 231 mila) ed il consensus indicava un calo ancora maggiore a 220 mila. Il dato è rilasciato dall’U.S. Department of Labor.

La produzione industriale di aprile delude più per le revisioni a marzo che per il dato del mese. Il dato sulla produzione industriale statunitense a livello mensile ad aprile resta stabile con un +0,0%, rispetto ad un consensus del +0,1% ed una crescita di marzo dello 0,1% (rivista da +0,4%). Il dato è rilasciato dalla Federal Reserve.

I permessi di costruzione, che sono un po' più stabili (non vengono impattati dal clima ad esempio) sono brutti anche quelli, con le revisioni a febbraio e marzo che si annullano. Anche qui un effetto dei tassi dei mutui. Il dato preliminare di aprile sui permessi di costruzione si attesta a 1,44 milioni. Il consensus era fissato a 1,48 milioni. Il dato è rilasciato dall’U.S. Census Bureau.

Il rimbalzo dei nuovi cantieri ad aprile è stato più basso delle attese, anche in virtù della revisione al ribasso del dato di marzo, che ora è diventato un tracollo di quasi il 17%. Il numero di case per le quali è iniziata la costruzione ad aprile tocca quota 1,36 milioni, con una crescita del 5,7% rispetto al dato di 1,287 milioni di marzo (rivisto da 1,321 milioni), ma restando sotto al consensus di 1,42 milioni. Il dato è rilasciato dall’U.S. Census Bureau.

Il Filadelfia Fed Manufacturing Index registra un calo importante, passando dai 15,5 punti di aprile ai 4,5 punti di maggio, con una contrazione più marcata rispetto a quella indicata da un consensus fissato a 8 punti. Il dato è rilasciato dalla Federal Reserve Bank di Filadelfia.

PORTAFOGLI AZIONARI

Signori è la Borsa !! Quando nulla o qualche perdita e quando è troppa la soddisfazione (mai dirà qualcuno !). Dopo aver raccolto un po' di melma nella settimana di metà aprile (il che non fa mai male e riporta tutti con i piedi per terra), la settimana appena trascorsa è stata piena di soddisfazioni per quanto riguarda tutti e due i nostri portafogli azionari. Sì, anche la piccola perdita sull’ETF delle società minerarie la ritengo una soddisfazione e poi vi spiego il perché. Quindi, come dicevamo, ben 4 ceste di tozzi di pane portati a casa in questa ottava nel Portafoglio Storico ad iniziare dalla francese SOITEC che ci ha regalato un bel + 9,98% in un mese e mezzo, per poi passare a 3 target raggiunti con la famosa strategia del ‘Nasdaq Weekly’ che poche volte tradisce. IDEXX LABORATORIES con un buon + 7,94% in un mese di contrattazioni, ON SEMICONDUCTOR con un buon + 7,81% in poco più di un mese ed infine HONEYWELL con un + 7,18% che ci ha fatto penare un po’ più essendo andata a SOLI 3 tick dal target a fine marzo scorso. Non voglio aggiungere altro, ma darei uno sguardo a ZOETIS e FORTINET……hai visto mai ?? Come nuovi acquisti siamo entrati su EPAM SYSTEMS ed ora risulta difficile trovare i titoli giusti sui quali entrare in acquisto viste le quotazioni sempre molto tirate. Vedremo.

Sul Portafoglio “The Challenge” finalmente, dopo poco più di tre anni, siamo riusciti ad andare a target sul titolo spagnolo IBERDROLA. Certo però, che abbiamo portato a casa un ottimo + 29,85% più diverse buone cedole semestrali. Ho definito ottima la performance non per vanità, ma quanto per il fatto che essendo una ‘utility’, quindi un titolo difensivo, non è facile riportare una simile performance attraversando anche un’annata stupida come il 2022. Di BREMBO abbiamo già parlato nell’articolo della scorsa settimana e poco è cambiato in questa, se non che sta consolidando poco sopra gli 11 €. Bene APPLE e UNITED AIRLINES. Male DISNEY nonostante una buona trimestrale, ma con previsioni per il 2024 in lieve ribasso come riportato nell’articolo della scorsa settimana.

Infine per quanto riguarda gli ETF abbiamo fatto più che bene a vendere il VANECK JUNIOR GOLD MINERS in lieve perdita, basta guardare il seguente grafico per capire dove ci eravamo andati a cacciare. Nonostante i tassi in rialzo e i preziosi che volano, le società minerarie pur facendo registrare i massimi da aprile 2022, non riescono a stare al passo con le performance dei sottostanti. Dando un occhio al seguente grafico del ‘ratio’ Oro/Goldminers, la sotto performance è molto evidente rispetto al sottostante:

Oltretutto alcune delle maggiori società ‘goldminer’ estraggono anche altri metalli preziosi/industriali, che stanno volando pure loro. Quindi, alla sottoperformance delle società rispetto ai relativi sottostanti, andiamo ad aggiungere la sottoperformance del fondo rispetto…..a sé stesso ! Infatti nell’ultima fase rialzista culminata nell’aprile 2022, il suddetto ETF quotava 40,985 € mentre venerdì scorso ha chiuso a 36,805 €. Addirittura (sigh !!) il 10% in meno. Ma a chi vogliono prendere per il c..o !! Scusate il francesismo ma quando è troppo…..!!! Noi abbiamo venduto a livello di target di 36,48 €, con un – 4,50% di perdita, ma anche chi avesse venduto a 36 € non si rammarichi più di tanto, l’importante era uscire da queste trappole autorizzate. Per quanto riguarda gli altri ETF in Portafoglio, ad eccezione di quelli ‘short’ su indici che male non fanno mai, il cammino si sta accorciando e speriamo di uscire a pareggio almeno su quelli che più si avvicinano alle nostre quotazioni di acquisto, per gli altri ‘obtorto collo’ dobbiamo incassare sicuramente una perdita, cercando che sia la meno dolorosa possibile. Sempre fermi sulle nostre posizioni per quanto riguarda il secondo lotto del titolo francese KERING !

Alla prossima.

FOCUS SU AZIONI

ALPHABET - Google ha trascorso gran parte degli ultimi 18 mesi in difesa dopo che OpenAI ha lanciato ChatGPT alla fine del 2022. Il chatbot, alimentato dall'intelligenza artificiale generativa, è stato percepito come una minaccia significativa per l'attività di ricerca su Internet di Google, che costituisce la maggior parte delle sue entrate operative. I passi falsi di Google, come il lancio poco brillante del suo chatbot Gemini, hanno aggravato questa percezione, causando una performance inferiore delle azioni di Alphabet rispetto a quelle di Microsoft, sostenitrice di OpenAI.

Nonostante le sfide, Google rimane una forza dominante nel settore delle ricerche online, con oltre il 90% del mercato globale, secondo Statcounter. Inoltre, il sistema operativo Android di Google alimenta oltre il 70% degli smartphone mondiali, fornendo potenti canali di distribuzione per la sua tecnologia AI. In confronto, il motore di ricerca Bing di Microsoft, che ha integrato ChatGPT, detiene solo il 3,6% del mercato globale.

Durante la conferenza annuale degli sviluppatori I/O, Google ha mostrato come i suoi ultimi strumenti di intelligenza artificiale generativa si integreranno nei suoi servizi principali come la ricerca e Android. Tra le nuove funzionalità c'è "AI overviews", che permetterà agli utenti di ottenere risposte colloquiali con un solo clic. Google ha anche dimostrato che gli utenti mobili potranno avere conversazioni basate su audio con Gemini.

Sebbene non sia stata menzionata la collaborazione vociferata con Apple, l'azienda di Cupertino potrebbe annunciare novità in occasione della sua conferenza per sviluppatori. Apple, infatti, sembra essere in trattative per la licenza con OpenAI.

Gli investitori hanno reagito positivamente alle recenti mosse di Google. Le azioni di Alphabet sono aumentate dopo gli annunci di OpenAI e hanno continuato a salire dopo l'evento di Google, con un guadagno complessivo dell'1% in due giorni. Le azioni di Alphabet sono ora cresciute del 22% quest'anno, il doppio rispetto a Microsoft.

Il rendimento totale corretto dei dividendi delle due aziende è quasi identico da quando il lancio pubblico di ChatGPT ha incrementato le azioni di Microsoft. Mark Mahaney di Evercore ISI ha sottolineato che Google ha dimostrato di poter rimanere un attore leader nella corsa all'IA.

Ora, la sfida per entrambe le società è dimostrare come la loro costosa corsa all’IA porterà profitti. Entrambe hanno segnalato un aumento della spesa in conto capitale per sviluppare ulteriormente l’infrastruttura tecnica per i servizi di intelligenza artificiale, con una spesa combinata prevista di quasi 97 miliardi di dollari nel 2024, un aumento del 42% rispetto all'anno scorso.

Nel breve termine, Microsoft potrebbe vedere risultati più chiari grazie alla sua vasta base di clienti aziendali, mentre per Google gli aspetti economici della ricerca generativa basata sull’IA sono meno certi. Tuttavia, la situazione potrebbe evolvere rapidamente man mano che più utenti provano questi nuovi servizi. Secondo un sondaggio di Morgan Stanley, il 36% degli utenti di Gemini utilizza il chatbot per acquistare prodotti, rispetto al 23% degli utenti di ChatGPT.

In sintesi, Google sta dimostrando che non sarà facilmente sostituito nella corsa all'intelligenza artificiale, sfruttando i suoi punti di forza e la sua posizione dominante nel mercato delle ricerche online e dei dispositivi mobili. La partita tra i giganti dell'IA è ancora aperta e Google sembra ben preparato per affrontare le sfide future.

UNITED AIRLINESLe principali compagnie aeree americane fanno causa al governo americano. I principali vettori tra cui United Airlines, Delta Air Lines e American Airlines, insieme all'associazione di categoria Airlines for America, hanno intentato una causa contro il Dipartimento dei trasporti per bloccare una nuova norma federale che richiede la divulgazione anticipata delle tariffe aggiuntive. Il DOT ha affermato che la norma aiuterebbe i consumatori a evitare addebiti imprevisti. I vettori hanno sostenuto in una dichiarazione in tribunale che il DOT non ha l'autorità per emanare una norma del genere. Anche Alaska Air, JetBlue Airways e Hawaiian Airlines si sono unite alla causa. Southwest Airlines, che non addebita alcun costo per un massimo di due bagagli registrati, non lo ha fatto.

APPLE – The Information venerdì scorso ha riportato che Apple starebbe sviluppando una versione più sottile di iPhone che probabilmente sarà lanciata entro il 2025. Questo potenziale nuovo modello, secondo il report, è probabile che avrà un costo superiore dell’iPhone Pro Max e si prevede possa essere lanciato con l’iPhone 17 a settembre 2025. Inoltre, Apple starebbe programmando rilasciare il suo modello meno costoso iPhone Plus ed intende lanciare anche una versione meno costosa di iPhone nella primavera del 2025.

PARAMOUNT – Venerdì scorso il New York Times ha riportato che Sony Pictures Entertainment ed Apollo Global Management hanno firmato accordi di riservatezza che danno loro la possibilità di prendere visione dei libri contabili di Paramount in ottica di una possibile offerta per le attività dello studio cinematografico, tuttavia le aziende si starebbero allontanando da un piano iniziale che prevedeva un’offerta di 26 miliardi di dollari in contanti per Paramount. Il New York Times ha riportato che Sony ed Apollo ora stanno valutando una serie di approcci per acquisire gli asset di Paramount.

WALT DISNEY – Giovedì scorso è stato annunciato che il servizio streaming di sport che sarà lanciato da Walt Disney, Warner Bros Discovery e Fox Corp si chiamerà Venu Sports. A farlo sapere è stato Pete Distad, CEO dell’impresa. Il servizio metterà insieme l’offerta sportiva professionistica e collegiale presente nel portfolio delle aziende e sarà disponibile tramite una nuova applicazione. La joint venture deve ancora fare alcuni passi, è infatti necessaria l’approvazione normativa e la finalizzazione degli accordi definitivi tra le società.

PUBBLICAZIONE DELLE TRIMESTRALI ECONOMICHE SUI TITOLI DEL NASDAQ100 USCITI NELLA SCORSA SETTIMANA.

APPLIED MATERIALS + 1,12%. La società che sviluppa, produce, commercializza e fornisce servizi di fabbricazione di apparecchiature per le industrie mondiali dei semiconduttori, ha riportato utili nel secondo trimestre fiscale 2024 pari a 2,09 $/az. su ricavi per 6,65 mld $. La stima degli analisti per gli utili era pari a 1,97 $/az. su ricavi per 6,51 mld $. I ricavi sono cresciuti dello 0,24% su base annua. La società ha dichiarato di aspettarsi utili nel terzo trimestre fiscale 2024 tra 1,83 e 2,19 $/az. su ricavi tra 6,25 e 7,05 mld $ e l'attuale stima degli analisti per gli utili è pari a 1,94 $/az. su ricavi per 6,47 mld $.

Gary Dickerson, Presidente e CEO della società, ha affermato: “Applied Materials continua a fornire ottime prestazioni nel 2024, con ricavi e utili del secondo trimestre fiscale verso la fascia alta della nostra previsione. Abbiamo il portafoglio più abilitante di tecnologie di ingegneria dei materiali per chip che sostengono i cambiamenti epocali, tra i quali l’intelligenza artificiale, l’IoT, i veicoli elettrici e l’energia pulita, il che ci mette in un’ottima posizione per crescere insieme a queste tendenze a lungo termine. A livello contabile nel secondo trimestre fiscale 2024 abbiamo riportato: ricavi pari a 6,65 mld $ rispetto a 6,63 mld $ dello stesso trimestre 2023; un costo del venduto pari a 3,493 mld $ rispetto a 3,536 mld $ dello stesso trimestre 2023; un margine lordo del 47,5% rispetto al 46,8% dello stesso trimestre 2023; un utile operativo di 1,927 mld $, ovvero il 29,0% dei ricavi netti, rispetto a 1,93 mld $ dello stesso trimestre 2023; un utile netto pari a 1,744 mld $ rispetto a 1,692 mld $ dello stesso trimestre 2023 per un utile per azione pari a 2,09 $ rispetto a 2,00 $/az. dello stesso trimestre 2023. Il flusso di cassa operativo è stato pari a 1,392 mld $ rispetto a 2,292 mld $ dello stesso trimestre 2023, mentre il flusso netto di cassa è stato pari a 1,135 mld $ rispetto a 2,037 mld $ dello stesso trimestre 2023. Al 28 aprile 2024 avevamo un totale di contanti, mezzi equivalenti e mezzi equivalenti vincolati pari a 7,175 mld $. Infine abbiamo distribuito 1,09 mld $ agli azionisti, dei quali 820 mln $ in riacquisti di azioni e 266 mln $ in dividendi.”

CISCO SYSTEMS – INV.%. La società che progetta, produce e vende prodotti e servizi di rete basati su protocollo Internet (IP) relativi alle comunicazioni ed all’industria della tecnologia dell'informazione (IT), ha riportato utili nel terzo trimestre fiscale 2024 pari a 0,88 $/az. su ricavi per 12,70 mld $. La stima degli analisti per gli utili era pari a 0,83 $/az. su ricavi per 12,47 mld $. Il fatturato è diminuito del 12,83% rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente. La società ha dichiarato di aspettarsi utili nel quarto trimestre fiscale 2024 tra 0,84 e 0,86 $/az. su ricavi tra 13,40 e 13,60 mld $ e l'attuale stima degli analisti per gli utili è pari a 0,79 $/az. su ricavi per 13,20 mld $.

Chuck Robbins, Presidente e CEO di Cisco, ha affermato: "Abbiamo ottenuto una solida performance nel terzo trimestre in quello che rimane un ambiente difficile. La nostra capacità unica di riunire networking, sicurezza, osservabilità e dati consente a Cisco di offrire ai nostri clienti una resilienza digitale senza rivali nell'era dell'intelligenza artificiale. I ricavi, il margine lordo e l’utile si sono attestati nella fascia alta o al di sopra delle nostre previsioni, sia includendo che escludendo Splunk, con conseguente leva operativa continua. I clienti hanno acquistato le nostre apparecchiature negli ultimi trimestri, in linea con le nostre aspettative e di conseguenza stiamo assistendo a una stabilizzazione della domanda. L'aggiunta di Splunk alla nostra linea di prodotti sarà un catalizzatore per un'ulteriore crescita. A livello contabile nel terzo trimestre fiscale 2024 abbiamo riportato: ricavi pari a 12,7 mld $, in calo del 13% su base annua, con Splunk che ha contribuito con 413 mln $; spese operative pari a 4,3 mld $, in calo del 5% su base annua; un margine lordo del 68,3%; un utile operativo pari a 4,3 mld $, in calo del 12%; un utile netto pari a 3,6 mld $ in diminuzione del 14% su base annua per un utile per azione pari a 0,88 $ in diminuzione del 12% su base annua. Il flusso di cassa operativo è stato pari a 4,0 mld $, in calo del 24%. La liquidità, disponibilità liquide e investimenti erano pari a 18,8 mld $ alla fine del terzo trimestre dell’anno fiscale 2024, rispetto ai 26,1 mld $ alla fine dell’anno fiscale 2023. Abbiamo restituito 2,9 mld $ agli azionisti attraverso riacquisti di azioni proprie e dividendi. Il nostro CdA ha approvato un dividendo trimestrale di 0,40 $/az. che sarà pagato il 24 luglio 2024 a tutti gli azionisti registrati a partire dalla chiusura delle attività il 5 luglio 2024. Infine abbiamo riacquistato circa 26 milioni di azioni ordinarie nell'ambito del nostro programma a un prezzo medio di 49,22 $ per un prezzo di acquisto complessivo di 1,3 mld $. L'importo rimanente per il riacquisto di azioni nell'ambito del programma è pari a 7,2 mld $ senza data di scadenza.”

COPART – INV.%. E’ un fornitore di aste online e servizi di remarketing di veicoli negli Stati Uniti, Canada, Regno Unito e Brasile. Fornisce ai venditori di veicoli servizi per elaborare e vendere veicoli su Internet, ha riportato utili nel terzo trimestre fiscale 2024 pari a 0,39 $/az. su ricavi pari a 1,13 mld $. La stima degli analisti per gli utili era pari a 0,38 $/az. su ricavi pari a 1,11 mld $. Il fatturato è cresciuto del 10,32% su base annua.

In una nota la società ha dichiarato: “Nel terzo trimestre fiscale 2024 abbiamo riportato ricavi pari a 1,127 mld $ rispetto a 1,021 mld $ dello stesso periodo 2023; costi e spese operative totali pari a 690,056 mln $ rispetto a 602,907 mln $ dello stesso periodo 2023; un utile operativo pari a 437,203 mln $ rispetto a 418,924 mln $ dello stesso periodo 2023; un utile netto pari a 382,110 mln $ rispetto a 350,431 mln $ dello stesso periodo 2023 per un utile per azione pari a 0,39 $ rispetto a 0,36 $/az. dello stesso periodo 2023. Al 30 aprile 2024 avevamo contanti, mezzi equivalenti e contanti vincolati pari a 1,090 mld $ rispetto a 2,114 mld $ dello stesso periodo 2023.”

JD.COM + 9,54%. E’ una società di vendita diretta online in Cina. La Società acquisisce prodotti dai fornitori e li vende direttamente ai propri clienti tramite il proprio sito Web e le applicazioni mobili, ha riportato utili nel primo trimestre 2024 pari a 0,78 $/az. su un fatturato di 36,0 mld $. La stima degli analisti per gli utili era di 0,64 $/az. su un fatturato pari a 35,75 mld $. I ricavi sono cresciuti dello 0,64% su base annua.

Sandy Xu, A.D. di JD.com, ha affermato: "Siamo lieti di iniziare l'anno con una solida performance nel primo trimestre. In particolare, nel primo trimestre, la nostra attenzione all'esperienza utente ha contribuito a favorire una forte crescita del numero di utenti attivi e del coinvolgimento degli stessi. Siamo fiduciosi che aumenteremo ulteriormente il lavoro nei prossimi mesi poiché l'impegno di JD nel fornire la migliore combinazione di selezione, velocità, qualità e prezzo continua ad attrarre consumatori cinesi a livello nazionale. Ci stiamo avvicinando al decimo anniversario della nostra quotazione sul Nasdaq nel 2024 e riteniamo di essere ben posizionati per continuare a creare valore per i nostri utenti, dipendenti, azionisti e per la società nel suo complesso per il futuro. Abbiamo ottenuto solidi risultati finanziari in questo trimestre con una crescita accelerata dei ricavi e una sana redditività, grazie alla nostra attenzione a migliorare le efficienze operative. Siamo lieti di vedere che la nostra gamma di prodotti continua a prendere piede nei mercati, grazie alla robusta ripresa della categoria dei supermercati, che riflette la capacità di JD di offrire la migliore qualità e selezione di prodotti, competitività di prezzo e servizio al cliente. Durante il trimestre, abbiamo anche continuato a portare avanti il ​​nostro programma di riacquisto di azioni che, insieme al nostro dividendo annuale, sottolinea la sana redditività della Società, il solido bilancio e l’impegno a restituire valore agli azionisti. Nello specifico a livello contabile nel primo trimestre 2024 abbiamo riportato: ricavi netti in aumento del 7,0% a 260,0 mld di RMB (36,0 mld $) rispetto a 243,0 mld di RMB del primo trimestre 2023; un costo dei ricavi in aumento del 6,4% a 220,3 mld di RMB (30,5 mld $) rispetto a 206,9 mld di RMB del primo trimestre 2023; spese generali e amministrative sono diminuite del 21,0% a 2,0 mld di RMB (0,3 mld $) rispetto a 2,5 mld di RMB del primo trimestre 2023; un utile operativo in aumento del 12,7% a 8,9 mld di RMB (1,2 mld $) rispetto a 7,9 mld di RMB del primo trimestre 2023; un margine operativo del 3,4% rispetto al 3,2% del primo trimestre 2023; un EBITDA in aumento del 13,6% a 10,8 mld di RMB (1,5 mld $) rispetto a 9,5 mld di RMB del primo trimestre 2023; un margine EBITDA del 4,1% rispetto al 3,9% del primo trimestre 2023; un utile netto in aumento del 17,2% a 8,9 mld di RMB (1,2 mld $) rispetto a 7,6 mld di RMB del primo trimestre 2023; un margine netto del 3,4% rispetto al 3,1% del primo trimestre 2023; un utile netto per ADS in aumento del 18,7% a 5,65 RMB (0,78 $) rispetto a 4,76 RMB del primo trimestre 2023. Al 31 marzo 2024, le disponibilità liquide e mezzi equivalenti, la liquidità vincolata e gli investimenti a breve termine ammontavano a 179,3 mld di RMB (24,8 mld $), rispetto ai 197,7 mld di RMB del 31 dicembre 2023. Durante il periodo dal 1 gennaio al 15 maggio 2024, abbiamo riacquistato un totale di 98,3 milioni di azioni ordinarie (equivalenti a 49,2 milioni di ADS) che ammontano a circa il 3,1% delle azioni ordinarie in circolazione per un totale di 1,3 mld $. L'importo rimanente nell'ambito del nuovo programma di riacquisto di azioni della Società è di 2,3 mld $ a partire dal 15 maggio 2024.”

TAKE-TWO INTERACTIVE + 1,35%. La società è uno sviluppatore, distributore ed editore di intrattenimento interattivo per consumatori in tutto il mondo attraverso le sue due etichette interamente controllate Rockstar Games e 2K, ha riportato utili nel quarto trimestre fiscale 2024 pari a 0,36 $/az. su un fatturato di 1,40 mld $. La stima degli analisti per gli utili era di 0,09 $/az. su un fatturato pari a 1,30 mld $. I ricavi sono diminuiti dello 3,24% rispetto allo stesso trimestre di un anno fa. La società ha detto che prevede ricavi per l’anno fiscale 2025 compresi tra 5,57 e 5,67 mld $. L'attuale stima degli analisti per i ricavi 2025 è pari a 6,94 mld $.

Strauss Zelnick, Presidente e CEO della società, ha affermato: ”Abbiamo concluso l'anno fiscale 2024 con ottimi risultati del quarto trimestre, comprese prenotazioni nette pari a 1,35 mld $, che hanno superato la fascia alta delle nostre previsione. Molti dei nostri franchising chiave hanno sovraperformato, tra cui NBA 2K24; gli acquisti in-app di Zynga, guidati da Toon Blast e il nostro ultimo successo, Match Factory!; la serie Red Dead Redemption e la serie Grand Theft Auto. Le nostre prospettive riflettono un restringimento della finestra del calendario 2025 precedentemente stabilita da Rockstar Games fino all'autunno del calendario 2025 per Grand Theft Auto VI. Siamo altamente fiduciosi che Rockstar Games offrirà un’esperienza di intrattenimento senza precedenti e le nostre aspettative per l’impatto commerciale del titolo continuano ad aumentare. Guardando al futuro, crediamo che la nostra azienda sia pronta a raggiungere nuovi livelli di successo e ci aspettiamo di realizzare una crescita sequenziale nelle prenotazioni nette per gli anni fiscali 2025, 2026 e 2027. Man mano che realizziamo la nostra gamma di prodotti, siamo fiduciosi che aumenteremo i nostri ricavi, miglioreremo i nostri margini e forniremo rendimenti leader del settore per i nostri azionisti. A livello contabile nel quarto trimestre 2024 abbiamo riportato: ricavi pari a 1,339 mld $ rispetto a 1,446 mld $ dello stesso periodo 2023; costi e spese operative totali pari a 4,112 mld $ rispetto a 925,6 mln $ dello stesso periodo 2023; una perdita netta pari a 2,903 mld $ per svalutazione dell’avviamento pari a 2,342 mld $, rispetto ad una perdita di 610,3 mln $ dello stesso periodo 2023. Al 31 marzo 2024 avevamo liquidità, mezzi equivalenti e mezzi equivalenti vincolati pari a 1,102 mld $.”

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