E’ ARRIVATA LA TANTO ATTESA CORREZIONE SUGLI INDICI AZIONARI USA ED EUROPEI. IN DISCESA TROVIAMO ANCHE LE COMMODITIES, PETROLIO ED ORO, MENTRE I RENDIMENTI DEI BONDS SEMBRANO ESSERE ARRIVATI AL CAPOLINEA.
Riprendendo da dove si eravamo lasciati due settimane fa, non possiamo che dire che il temuto scrollone sui mercati azionari (più USA che europei) si è verificato proprio nel corso della settimana appena trascorsa dopo un periodo di acclimatamento (consolidamento) sulle vette più alte mai raggiunte prima. Il deterioramento tecnico è risultato marcato e l'impressione è che vi sia stata una temporanea transizione da una fase di acquisto sulla debolezza a una di vendita del rally. A farne le spese maggiormente, troviamo l’indice tecnologico NASDAQ100 che per poco più di un punto percentuale non azzera le performance di 4 mesi di contrattazioni, cioè da inizio anno 2024, dopo aver raggiunto un guadagno del 10% esattamente un mese fa, registrando la quarta settimana negativa. Stesso discorso per l’S&P500 anche se le perdite prodotte sono percentualmente meno consistenti rispetto all’indice tech.
Questo avverrebbe in una fase in cui il mercato inizia a essere ipervenduto nel breve (es vedi il grafico il Mc Clellan oscillator)
Il driver di questi movimenti non sono stati i dati macro. In realtà, su un mercato dei Bonds già cedente, è andata a impattare la retorica, tornata relativamente stringente, dei membri della FED. In particolare, del Vice Presidente Jefferson che ha pronunciato un discorso recante un’impostazione più possibilista riguardo al fatto che i Fed Funds restino elevati più a lungo e di un intervento del Presidente Powell ad un panel alla Bank of Canada, nel quale ha decisamente corretto il tiro rispetto alle ultime comparse, dichiarando che i dati stanno mostrando un'assenza di progressi sul fronte inflazione, il che non dà alla FED la necessaria confidenza per tagliare i tassi e, anzi, indica che raggiungere quel livello di confidenza richiederà più tempo del previsto (come leggeremo più approfonditamente nel relativo capitolo, ndr.). Mica male per uno che qualche settimana fa diceva che i dati di gennaio e febbraio potevano essere delle distorsioni stagionali.
A quel punto i mercati, in generale, hanno mangiato la foglia sul fatto che anche il Presidente si sarebbe mostrato meno convinto dello scenario in base al quale aveva proiettato, all'ultimo FOMC, tagli prima dell'estate, con il Dollar Index a bearsi di tanta grazia. Tuttavia, bisogna dire che la reazione dei mercati non è stata nemmeno poi così drammatica. Cinque o sei bps sui rendimenti e un piccolo assestamento sull'azionario. Va detto che il mercato obbligazionario si era portato avanti dopo l'1-2 Payrolls/CPI di marzo, scontando meno di 2 tagli per il 2024 e un taglio intero dopo l'estate, mentre l'azionario era sceso abbastanza bene le 2 sedute precedenti, grazie anche alla geopolitica. Detto questo, la cosa è stata assorbita bene e questo forse indica che nel breve il mercato è meglio impostato.
Da notare e sottolineare che nel corso della settimana scorsa diversi membri esecutivi della banca centrale europea, il francese Villeroy, l’austriaco Holzmann, il portoghese Centeno, l’italiano Cipollone, il tedesco Nagel e il vice presidente della BCE lo spagnolo Guindos, hanno dichiarato che "a meno di forti shock" la BCE taglierà i tassi a giugno, evidenziando la divergenza con la FED. Infatti la probabilità di un taglio dei tassi a giugno da parte dell’Istituto europeo resta superiore all'80% (dopo gli scherzi della FED è normale che vi sia un piccolo margine di incertezza), ma al meeting di luglio supera il 100% e i tagli scontati per il 2024 sono 3 abbondanti. Tutt'altra aria tira in USA, dove la probabilità di un taglio a giugno è al 20% circa e questo è interamente scontato solo per settembre, mentre per fine anno il mercato vede solo un taglio certo, mentre il secondo è scontato all'80% (come vedremo nel dettaglio in seguito, ndr.). D'altronde, l'economia europea ha dato qualche segnale di recupero, ma è ben lontana dalla forza di quella USA, che nella seconda metà del 2023 è cresciuta in media di oltre il 4% annualizzato, e nel primo trimestre del 2024 vede un 2% abbondante come finestra di consenso e un 2.5% dai modelli econometrici (Atlanta Fed 2.9% e NY Fed 2.23%).
Fortunatamente ad impattare poco sui mercati c’è la situazione geopolitica, nonostante durante la settimana scorsa Israele abbia compiuto la sua rappresaglia contro l'attacco iraniano di pochi giorni fa. Ormai i fatti sono noti: l'attacco è avvenuto tramite droni alla base di Esfahan. Non ci sono state vittime e l'Iran ha definito l'attacco fallito e dichiarato che non ci sarà una ritorsione immediata, ma eventuali reazioni sono destinate ad ulteriori aggressioni. Come forse gli USA auspicavano, la reazione è stata di facciata e dimensionata per evitare una escalation, che presumibilmente nemmeno l'Iran vuole.
Dalla scorsa settimana e per altri 20 gg., oltre ai dati macro che usciranno, gli investitori guarderanno con molto interesse i resoconti sugli utili di molte delle più grandi società tecnologiche ed industriali che, se in crescita, potrebbero rivelarsi un test importante per il prosieguo del rally azionario statunitense. Le società sono viste come importanti indicatori di riferimento a causa delle posizioni dominanti ai vertici dei loro settori, mentre i pesanti pesi negli indici conferiscono ai movimenti del prezzo delle loro azioni un'influenza enorme su benchmark come l'S&P500. Sebbene il rally del mercato si sia ampliato quest'anno, le azioni delle ‘megacap’ rimangono un punto fermo del portafoglio, con i gestori di fondi che le definiscono ancora una volta come le operazioni “più affollate” del mercato. Escludendo i titoli dei cosiddetti ‘Magnificent Seven’, si prevede che oltre 300 società dell’S&P500 pubblicheranno i propri dati nelle prossime due settimane con aspettative per gli utili in aumento del 9% per l’intero anno, secondo i dati LSEG, con ulteriore pressione sui risultati per supportare le valutazioni complessive. Attualmente il rapporto prezzo/utili a termine dei titoli dell'S&P500 si è leggermente moderato, ma è ancora a 20 volte, ben al di sopra della sua media a lungo termine di 15,7. Dal punto di vista psicologico, è importante che le aziende arrivino al livello o al di sopra delle aspettative, visto che ci sono buone notizie in molte di queste aziende. Questa situazione non comprende i titoli delle società più piccole che risentono in modo più ampio degli alti tassi di interesse viste le difficoltà a emettere obbligazioni e a prendere in prestito denaro ad un costo molto alto del tasso variabile, ed infatti il listino RUSSELL2000 è rimasto molto indietro nella fase di rialzo, con il suo prezzo in rialzo inferiore al 5% contro il 10% dell’S&P500 nel primo trimestre. Poi, nel corso del mese di Aprile, il RUSSELL2000 è sceso ancora di più, in ribasso dell'8,3% contro un calo del 5,5% per l'S&P500. Gli analisti di diverse società del settore finanziario, hanno calcolato che quasi un terzo del debito delle società del RUSSELL2000 è a tasso variabile, rispetto al 6% di quelle dell’S&P500.
Passiamo ora ad analizzare il mercato monetario.
Detto delle dichiarazioni restrittive del Presidente della FED Powell e del vicepresidente Jefferson, altre botte ai Bonds sono arrivate dalle dichiarazioni degli altri esponenti dell’Istituto con il presidente della FED di New York, John Williams, addirittura a dichiarare che i tassi potranno anche salire.
Il mercato monetario non ha reagito coerentemente. I tassi hanno per il momento arrestato la salita e, anzi, hanno corretto qualcosa (con l'asta del 20 anni treasury che ha visto una buona domanda). Il fatto che questo piccolo ritracciamento avvenga il giorno dopo la "svolta" di Powell è un segnale che forse nel breve anche i rendimenti non ne hanno più al rialzo. A questo punto il quadro è però un po' più bilanciato, meno cervellotico di quello di gennaio e meno ottimista anche di quanto scontato a marzo. A nostro parere sarà difficile andare a scontare, nel breve, meno di un taglio e le nostre aspettative sono per un numero di tagli complessivi che oscilli tra uno e due entro il 2024, motivo per cui un calo della volatilità sui Bonds ci sembra probabile.
In questo contesto andiamo, quindi, a vedere nello specifico lo scenario che si è presentato nel fine settimana appena trascorso sulle probabilità dei tagli sui tassi d’interesse nel 2024.
Tralasciando la prossima riunione in programma il 1° maggio nella quale le probabilità di un taglio dei tassi è praticamente nullo, lo strumento FedWatch del CME Group mostra come i mercati, per la successiva riunione del 2024 in programma il 12 giugno, prezzino una probabilità dell’83,0% di mantenere i tassi fermi in rialzo rispetto al 71,7% di due venerdì fa e, addirittura, del 29,4% di un mese fa (v. grafico):
E cambia il mese ‘clou’ per quanto riguardano le probabilità del primo taglio dei tassi che da quello relativo alla riunione del 31 luglio, passa a quella del 18 settembre, in quanto le probabilità di un taglio di 25 bps si abbassano ulteriormente al 37,1% rispetto al 44,5% di due venerdì fa. Mentre si alzano notevolmente le probabilità per nessun taglio al 57,3% rispetto al 43,5% di due venerdì fa (v. grafico):
Ed arriviamo alla riunione del 18 settembre, benché le probabilità di un taglio pari a 25 bps rimangono stabili al 45,0% rispetto al 44,0% di due venerdì fa, salgono notevolmente le probabilità di nessun taglio al 34,9% rispetto al 23,5% di due venerdì fa. Poca considerazione delle probabilità di un taglio per complessivi 50 bps (1 da 0,50% o due da 0,25%) che dal 44,1% del mese scorso passa all’attuale 17,8% (v. grafico):
Infine, per l’ultima riunione del 2024, praticamente si pareggiano le preferenze per le probabilità di un taglio per 25 bps o per complessivi 50 bps rispettivamente al 35,7% e 32,0%. Rispetto a due venerdì fa, ovviamente, si alzano di più le probabilità per un taglio di soli 25 bps rispetto al taglio di 50 bps. Mentre si dimezzano le probabilità per un taglio complessivo di 75 bps che dal 34,4% del mese scorso passano all’attuale 13,8%. (v. grafico):
Sul fronte rendimenti la settimana ha presentato un andamento stabile con qualche lieve discesa recuperata poi in chiusura di ottava, nonostante i buoni dati macro pubblicati sulle vendite al dettaglio e la retorica dei membri della FED, evidenziando che siamo ritornati a rendimenti ‘top’ e ulteriore spazio ce n’è poco. Pertanto la scadenza corta costituita dal Treasury 2Y è passata dal 4,901% di due venerdì fa, all’attuale 4,988%. Guadagna qualcosa in più il Treasury 10Y che dal 4,526% di due venerdì fa passa all’attuale 4,623%, mentre la scadenza lunga del 30Y è quella dei tre che guadagna meno passando dal 4,631% di due venerdì fa all’attuale 4,714%.
Lo spread 2Y-10Y rimane sostanzialmente stabile a 36,5 bps.
Infine i tassi reali, al netto dell’attuale tasso di inflazione, mostrano il grafico del breakeven inflation a 10 anni che dopo il continuo rialzo dalla metà di marzo culminato con un massimo relativo a 2,43% alla metà di aprile, prende fiato e scende al 2,41% in chiusura di ottava (v. grafico):
Analisi grafica dell’indice di riferimento di una parte delle nostre operazioni, il NASDAQ100. Dei tre indici maggiori è quello che ha fatto peggio, chiudendo la settimana in perdita di oltre il 5% (calo più grande dalla settimana del 31 ottobre 2022) penalizzato dal settore dei semiconduttori (Philadelphia Semiconductors Index – 9,24% a causa anche della trimestrale di ASML), e con questa siamo a 4 settimane di perdite consecutive, roba che non si vedeva dal dicembre 2022. A nulla è servita la buona trimestrale di NETFLIX, alla quale è stata riservata un'accoglienza fredda, forse perchè il colosso dello streaming ha annunciato che smetterà di riportare il numero dei sottoscrittori paganti dall'anno prossimo, e l’ottima performance di PARAMOUNT GLOBAL, dopo l’uscita la notizia che Sony Pictures Entertainment e Apollo Global Management stanno discutendo di fare un'offerta congiunta per la società. A guidare il ribasso anche i titoli dei cosiddetti ‘Magnificent Seven’ (- 7%) con NVIDIA che è crollato del – 10% ed occhio in questa settimana alla pubblicazione delle trimestrali economiche di diversi titoli di questo sotto indice con GOOGLE, META, MICROSOFT e TESLA, che sicuramente movimenteranno il mercato viste le aspettative piuttosto alte verso codeste società. Graficamente notiamo come dopo la fase di consolidamento ha portato l’indice a testare la M.M. a 50 periodi, il relativo sforamento al ribasso ha provocato un’accelerazione dei prezzi che hanno prodotto la rottura dei supporti in area 17700 e 17350 punti, fermandosi in area 17000 costituita dal ritracciamento del 61,8% di onda 3 di (5). Il minimo fatto registrare venerdì scorso dalle quotazioni, è praticamente uguale al massimo di onda 1 di (5) del 28 dicembre 2023. Questa serie di ribassi ha portato alla chiusura di diversi gap, tra i quali quello molto importante del 22 febbraio scorso. Reggerà questa concomitanza di livelli ? L’RSI a 14 periodi indica un livello di 30 punti e ci dice che siamo al limite dell’ipervenduto, anche se nel breve, a 7 periodi, siamo abbondantemente sotto 20 punti e quindi un rimbalzo, dico rimbalzo, dovrebbe attuarsi. Livelli chiave, il recupero dell’area 17600/17700, viceversa prima l’area 16700 quindi l’area 16400 coincidente con la M.M. a 200 periodi. L’indice del Nasdaq100 equal weighted è passato in negativo del – 2,10% rispetto alla chiusura del 2023 con lo spread che si riduce di qualcosa rispetto all’indice ‘normale’. La settimana si è chiusa a 17037.65 con una perdita del – 5,37% rispetto alla chiusura della scorsa settimana, il che porta ad un guadagno del + 1,26% rispetto alla chiusura del 2023.
Per l'S&P500 quella di venerdì scorso è stata la sesta seduta negativa consecutiva, per una perdita settimanale di oltre il 4% (calo più grande da marzo 2023) e la terza settimana consecutiva negativa, una serie che riporta al settembre 2023. Dai massimi di fine marzo la correzione ha accumulato un – 5,65% alla chiusura di ottava. Quindi la fase senza una correzione di almeno il 3%, che durava da inizio novembre, si è conclusa con un record di 5 mesi e mezzo, la seconda più lunga degli ultimi 10 anni, dopo quella durata da fine marzo 2017 a fine gennaio 2018 (10 mesi). Resettate le statistiche, si può osservare che la correzione è stata abbastanza brusca, e ha prodotto rapidamente un livello non banale di ipervenduto. Sopra ho messo il grafico del Mc Clellan Oscillator, qui aggiungo la percentuale di azioni dell’S&P500 sopra la media mobile a 20 giorni, terminata sotto il 10% (non si vede molto bene ma rende l’idea, ndr.):
L'ultima volta che è stato raggiunto questo livello è stato ad agosto 2023. In quel caso la correzione fu del 5%, e il rimbalzo del 4.5%, prima che la fase correttiva si riproponesse, nel corso del mese di settembre. Il movimento correttivo nella sua interezza fu di un 10% abbondante in 3 mesi. Sentimentrader.com poi ha notato che la percentuale di azioni in ipervenduto ha superato il 75% dei titoli, massimo dal settembre 2022. Anche in questo caso questo target è stato raggiunto molto rapidamente, con una discesa relativamente modesta.
Nondimeno, il backtest, come si vede nella figura, mostra che i ritorni dopo questo segnale sono storicamente buoni.
Un ulteriore fattore a favore di un rimbalzo potrebbe essere una stabilizzazione dei tassi USA. Ora che la curva sconta il primo taglio interamente per novembre, diciamo che il quadro è un po' più bilanciato, e vulnerabile a sorprese negative su inflazione e ciclo. Come detto ieri, però, stiamo parlando di rimbalzi. Il rialzo da fine ottobre scorso è stato potente, e non credo che una o 2 settimane di correzione siano sufficienti a digerirlo. Mi aspetto una fase di consolidamento più lunga, tipo quella del terzo trimestre 2023, come durata (come estensione vedremo). Graficamente notiamo come le quotazioni delle sei sedute negative consecutive si siano fermate in area 4975 punti costituita dal ritracciamento del 50% di onda 3 di (5). Con il livello di RSI a 31 è auspicabile un rimbalzo delle quotazioni anche se prima è possibile un ulteriore affondo fino a quota 4900 [ritracciamento del 61,8% di onda 3 di (5)]. L’importante è non scendere sotto quota 4800 punti. Così come sarebbe importante che il rimbalzo raggiungesse quota 5100 sopra la M.M. a 50 periodi, altrimenti rimbalzi più esigui aumenterebbero le probabilità per una continuazione della discesa. Sempre intorno al 3% il gap per l’indice S&P500 ‘equal weighted’ rispetto all’indice ‘normale’. Tra le dichiarazioni aggressive dei membri della FED circa il prolungamento temporale degli attuali tassi di interesse e la situazione geopolitica, anch’essa in fase di prolungamento temporale, l’indice Cboe Volatility Index (VIX) nella giornata di venerdì scorso ha fatto un balzo oltre i 21 punti, massimo che non si vedeva da ottobre 2023, per poi ripiegare chiudendo a 18.71 in media con i valori della settimana. In genere volatilità chiama ulteriore volatilità. Vedremo. Mentre, rispetto al VIX, la situazione sull’indice della ‘paura’ e parliamo dello skew del CBOE sull’S&P500 – un indicatore del mercato delle opzioni per la domanda relativa di contratti call al rialzo rispetto a contratti put al ribasso – continua a scendere ed anche notevolmente dai 142,5 punti di due venerdì fa all’attuale 133,4 con un minimo a 131,8 punti nella giornata di giovedì, valore che non si vedeva dagli inizi di dicembre 2023. La settimana si è chiusa a 4967.24 con una perdita del – 3,05% rispetto alla chiusura della scorsa settimana, il che porta ad un guadagno del + 4,14% rispetto alla chiusura del 2023.
Dopo due settimane negative le quotazioni del listino delle major, il DOW JONES, chiude l’ottava in pareggio grazie alla ottima trimestrale economica di AMERICAN EXPRESS con un’accelerazione nella sottoscrizione di nuove carte, a dimostrazione del fatto che gli americani continuano a fare acquisti liberamente aumentando la spesa rispetto all’anno precedente. Anche la società UnitedHealth Group ha chiuso la settimana in rialzo del 14% dopo che i suoi utili hanno superato le aspettative di Wall Street. La società è un titolo ‘value’ che è più isolata dai cambiamenti economici o dai tassi di interesse più elevati. Graficamente notiamo come la discesa delle quotazioni si siano fermati nell’area di supporto dei 37700/37800 punti costituita dal ritracciamento del 27,2% della lunga onda 5. Ora in base ai dati macro ed alle trimestrali economiche che usciranno in settimana, molto importante è riuscire a recuperare l’area dei 38500 punti riportandosi sopra la M.M. a 50 periodi, altrimenti l’attuale fase di consolidamento potrebbe anche prendere una piega diversa andando a testare il successivo supporto in area 37000 punti (ritracciamento del 38,2% di onda 5). Il livello di RSI in risalita a 38 indica sempre debolezza anche se un po' di ipervenduto è stato smaltito. La settimana si è chiusa a 37986.41 praticamente invariata rispetto alla chiusura della scorsa settimana, il che porta ad un guadagno del + 0,79% rispetto alla chiusura del 2023.
ORO INDEX
Nella settimana appena trascorsa, dopo il rally da record di due venerdì fa a 2448.80 $/oz., il prezzo dell'Oro ha oscillato in un intervallo relativamente ristretto tra i 2340 e i 2430 $/oz. La commodity preziosa ha beneficiato dei flussi di acquisto verso i beni rifugio, acquisendo un forte slancio rialzista all'inizio della settimana, quando i mercati hanno reagito alla notizia dell'Iran che ha lanciato un assalto nel fine settimana, con dozzine di droni e missili in rappresaglia al sospetto attacco israeliano al consolato iraniano a Damasco. Lunedì scorso le quotazioni hanno guadagnato più dell'1,5% registrando la chiusura giornaliera più alta mai vista. Nel frattempo, i dati provenienti dagli Stati Uniti mostravano che le vendite al dettaglio sono aumentate dello 0,7% su base mensile a marzo. Questa lettura è stata migliore delle aspettative del mercato di un aumento dello 0,3%, ma il valore dell’Oro ignorava la rinnovata forza del Dollaro USA.
Mentre le nazioni occidentali hanno invitato Israele a evitare un'ulteriore escalation del conflitto e hanno riferito di piani di ampliamento delle sanzioni contro l'Iran, l'umore del mercato è leggermente migliorato martedì scorso e ha reso difficile per il metallo giallo sfruttare i guadagni del giorno precedente. Nel frattempo, i commenti aggressivi dei funzionari della Federal Reserve hanno portato il rendimento dei titoli del Tesoro USA a 10 anni al livello più alto dall’inizio di novembre, vicino al 4,7% non consentendo alle quotazioni di guadagnare terreno.
In assenza di dati di alto livello, i prezzi dell'Oro hanno messo in atto una correzione al ribasso, mercoledì scorso, chiudendo in territorio negativo, mentre nella giornata di giovedì un mercato sottotono ha indotto le quotazioni del metallo giallo a non trovare una direzione, concludendo la giornata con pochi cambiamenti.
Nelle prime ore di negoziazione della sessione asiatica di venerdì scorso, le notizie di missili israeliani che colpivano l'Iran hanno innescato una escalation della tensione sui mercati con la reazione istintiva che portava le quotazioni dell’Oro a superare i 2.430 $/oz. avvicinandosi al precedente record. Sebbene Israele non abbia immediatamente confermato un attacco di ritorsione contro l’Iran, diversi organi di stampa hanno affermato che è stato Israele a effettuare gli attacchi, citando funzionari statunitensi.
A seguito di questo sviluppo, tuttavia, l'umore del mercato è migliorato e si sono allentate le preoccupazioni per un ulteriore inasprimento del conflitto. Un alto funzionario iraniano ha detto a Reuters che non c'era alcun piano per una ritorsione immediata perché non c'erano chiarimenti su chi ci fosse dietro l'incidente, mentre altre agenzie di stampa riferivano che attacchi diretti da stato a stato tra Israele e Iran erano finiti. A sua volta, i prezzi prendevano la via della discesa chiudendo l’ottava in area 2406 $/oz.
Nel corso di questa settimana gli operatori di mercato rimarranno concentrati sulla geopolitica. Un allentamento della crisi iraniano-israeliana potrebbe innescare una correzione al ribasso delle quotazioni della commodity e spostare l’attenzione del mercato sui dati statunitensi. D’altra parte, un’altra risposta di ritorsione da parte dell’Iran potrebbe ravvivare i timori su una crisi sempre più profonda in Medio Oriente e consentire all’Oro di continuare a capitalizzare sulla domanda di beni rifugio.
Giovedì, il Bureau of Economic Analysis (BEA) degli Stati Uniti pubblicherà i dati avanzati sul prodotto interno lordo (PIL) per il primo trimestre, mentre venerdì, la BEA pubblicherà i dati dell'indice dei prezzi sulle spese per consumi personali (PCE) di marzo, l'indicatore di inflazione preferito dalla FED, anche se il Presidente Powell ha affermato che, secondo le loro stime, l’inflazione core annuale PCE è rimasta poco cambiata a marzo.
Prospettive tecniche dell’Oro
Come detto in precedenza la settimana appena trascorsa ha visto le quotazioni muoversi in uno stretto range, ad eccezione di venerdì scorso, quando ha tentato l’assalto al precedente record. Pertanto livelli sensibili li troviamo in area 2340 $/oz. in caso di correzione, mentre le proiezioni al rialzo vedono impegnate, oltre al precedente record a 2448 $/oz., le aree 2470 e 2500 $/oz., quest’ultima solo soglia psicologica.
Passando agli altri due metalli preziosi, i prezzi del Platino dopo essere riusciti a superare la resistenza in area 960 $/oz., hanno fatto registrare una sparata sopra i 1000 $/oz. due venerdì fa ma con chiusura sotto tale livello. Da quel giorno cinque sedute negative consecutive hanno inesorabilmente ricacciato all’indietro le quotazioni nuovamente sotto l’area 960 $/oz. e comunque sopra la M.M. semplice a 200 periodi. Livelli chiave ora passano a 1000 $/oz. al rialzo e 900 $/oz. al ribasso.
Riguardo alle quotazioni dell’Argento, le dinamiche sembrano essere in scia a quelle dell’Oro. Per entrambi massimi (non storici per l’Argento) di due venerdì fa, seguite da una settimana di consolidamento tra i 28 ed i 29 $/oz. per il metallo bianco. Livelli chiave, al rialzo il superamento e consolidamento dei prezzi sopra l’area 29 $/oz. mentre per la fase correttiva troviamo supporto in area 27,50 $/oz.
La quotazione settimanale dell’Oro si è chiusa a 2406.70 $/oz. con un guadagno del + 1,93% rispetto alla precedente settimana che porta ad un guadagno da fine anno del + 16,17%. La settimana della commodity in modalità spot si è chiusa a 2392.39 $/oz. Di seguito il grafico weekly dell’ORO FUTURES GIUGNO 2024:
POLITICA USA
La Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti ha approvato sabato, con ampio sostegno bipartisan, un pacchetto legislativo da 95 miliardi di dollari che fornisce assistenza in materia di sicurezza a Ucraina, Israele e Taiwan, nonostante le aspre obiezioni dei repubblicani intransigenti.
La legislazione passa ora al Senato a maggioranza democratica, che ha approvato una misura simile più di due mesi fa. I leader statunitensi, dal Presidente democratico Joe Biden al repubblicano al Senato Mitch McConnell, avevano esortato il portavoce repubblicano della Camera Mike Johnson a sollevare la questione per una votazione.
Martedì il Senato inizierà a esaminare il disegno di legge approvato dalla Camera, con alcune votazioni preliminari nel pomeriggio. La prossima settimana era prevista l’approvazione definitiva, che avrebbe aperto la strada a Biden per trasformarla in legge.
I progetti di legge stanziano 60,84 miliardi di dollari per affrontare il conflitto in Ucraina, compresi 23 miliardi di dollari per ricostituire armi, scorte e strutture statunitensi; 26 miliardi di dollari per Israele, inclusi 9,1 miliardi di dollari per bisogni umanitari, e 8,12 miliardi di dollari per l’Indo-Pacifico, compresa Taiwan.
Il presidente ucraino Volodymyr Zelenskiy ha espresso i suoi ringraziamenti, affermando che i legislatori statunitensi si sono mossi per mantenere "la storia sulla strada giusta". "Il vitale disegno di legge sugli aiuti statunitensi approvato oggi dalla Camera impedirà alla guerra di espandersi, salverà migliaia e migliaia di vite e aiuterà entrambe le nostre nazioni a diventare più forti", ha detto Zelenskiy su X.
L'amministrazione Biden sta già finalizzando il prossimo pacchetto di assistenza per l'Ucraina in modo da poter annunciare la nuova tranche di aiuti subito dopo che il disegno di legge diventerà legge, al fine di soddisfare le urgenti esigenze dell'Ucraina sul campo di battaglia, ha detto un funzionario della Casa Bianca. Non è chiaro quanto velocemente i nuovi finanziamenti militari per l’Ucraina si esauriranno, causando probabilmente richieste di ulteriori azioni da parte del Congresso.
Biden, che dallo scorso anno aveva esortato il Congresso ad approvare gli aiuti aggiuntivi all'Ucraina, ha dichiarato in un comunicato: "Arriva in un momento di grave urgenza, con Israele che deve affrontare attacchi senza precedenti da parte dell'Iran e dell'Ucraina sotto i continui bombardamenti della Russia".
Il voto sull'approvazione dei finanziamenti all'Ucraina è stato 311-112. Significativamente, 112 repubblicani si sono opposti alla legislazione, con solo 101 a sostegno. L’insolito pacchetto di quattro fatture include anche una misura che include la minaccia di vietare l’app di social media di proprietà cinese TikTok e il potenziale trasferimento dei beni russi sequestrati in Ucraina.
Alcuni repubblicani intransigenti, che esprimono una forte opposizione a ulteriori aiuti all’Ucraina, sostengono che gli Stati Uniti non possono permetterseli, dato il crescente debito nazionale di 34mila miliardi di dollari. Hanno ripetutamente sollevato la minaccia di estromettere Johnson, che è diventato portavoce in ottobre dopo che il suo predecessore, Kevin McCarthy, è stato estromesso dagli estremisti del partito.
La Casa Bianca venerdì in una dichiarazione ha affermato: “Passare questa legislazione invierebbe un forte messaggio sulla forza della leadership americana in un momento cruciale. L’amministrazione esorta entrambe le camere del Congresso ad inviare rapidamente questo pacchetto di finanziamenti supplementari sulla scrivania del presidente”.
Lo speaker della Camera, il repubblicano Mike Johnson, venerdì ha detto: “Non è la legislazione perfetta, non è la legislazione che scriveremmo se i repubblicani fossero in carica sia alla Camera, del Senato e alla Casa Bianca”. “Questo è il miglior prodotto possibile che possiamo ottenere in queste circostanze per occuparci di questi obblighi molto importanti”.
Bob Good, membro della Camera e capo dell’House Freedom Caucus (l’ala del partito Repubblicano ritenuta più conservatrice), venerdì ha criticato i disegni di legge sostenendo che rappresentano uno “scivolamento verso l’abisso di una maggiore crisi fiscale e di politiche americane che riflettono Biden e Schumer e Jeffries, e non riflettono il popolo americano”.
Intanto, venerdì scorso al Senato ha approvato la riautorizzazione del Foreign Intelligence Surveillance Act (FISA, Legge per la sorveglianza sull’intelligence straniera). Il leader della maggioranza al Senato, il dem Chuck Schumer, ha detto: “Democratici e repubblicani si sono uniti ed hanno fatto la cosa giusta per la sicurezza del nostro Paese”. Jake Sullivan, consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, ha detto che la legislazione è uno degli strumenti di raccolta di informazioni più vitali degli USA e che il presidente Joe Biden la firmerà rapidamente.
POLITICA DELLA FED
Lunedì scorso il presidente della FED di San Francisco, Mary Daly, ha spiegato che considerata la forza dell’economia e del mercato del lavoro e con un’inflazione ancora sopra al target del 2%, non c’è urgenza di tagliare i tassi d’interesse. Daly ha detto: “La cosa peggiore da fare è agire con urgenza quando l’urgenza non è richiesta”. Daly, che nelle scorse settimane aveva definito come “ragionevoli” tre tagli dei tassi quest’anno, lunedì scorso non ha ribadito questo concetto e non ha esplicitato quando pensa di poter essere pronta a considerare un taglio, anche se ha detto che dovrà essere sicura del fatto che l’inflazione sia diretta verso il 2%. Daly ha detto: “Dobbiamo essere cauti nel non essere troppo fiduciosi che l’ultima inflazione appiccicosa sia un’indicazione della direzione da prendere, e non possiamo confidare troppo nel fatto che la nostra proiezione che l’inflazione continuerà a scendere si materializzi”.
Il vicepresidente della FED Philip Jefferson martedì scorso ha detto: “La mia previsione di base continua ad essere che l’inflazione diminuirà ulteriormente, con il tasso di riferimento mantenuto stabile al suo livello attuale, e che il mercato del lavoro rimarrà forte, con la domanda e l’offerta di lavoro che continueranno a riequilibrarsi”. Jefferson ha anche sottolineato che la previsione è ancora piuttosto incerta e nel caso in cui i dati in arrivo dovessero evidenziare un’inflazione più persistente di quanto si aspetta ora, sarà appropriato mantenere l’attuale posizione restrittiva di politica più a lungo. Il vicepresidente della banca centrale statunitense ha spiegato: “Anche se abbiamo visto progressi notevoli nella riduzione dell’inflazione, il lavoro per ripristinare in modo sostenibile l’inflazione al 2% non è ancora finito”.
La scorsa settimana è intervenuto pubblicamente anche il numero uno della FED, Jerome Powell, che in merito all’inflazione ha detto: “I dati recenti chiaramente non ci hanno dato maggior fiducia ed invece indicano che è probabile che ci vorrà più tempo del previsto per raggiungere tale fiducia”. Per il presidente della banca centrale statunitense, considerata la forza del mercato del lavoro ed i progressi per quanto riguarda l’inflazione, è appropriato lasciar ulteriore tempo alla politica restrittiva per agire. Powell ha detto che se l’inflazione dovesse persistere, si potrà restare nell’attuale posizione restrittiva per quanto ritenuto necessario: “Allo stesso tempo, abbiamo un ampio margine di manovra nel caso in cui il mercato del lavoro si indebolisca inaspettatamente”.
Niente fretta nell’avvio del processo di normalizzazione della politica monetaria anche da parte di Loretta Mester, presidente della FED di Cleveland. Mester ha sottolineato che quest’anno, finora, l’inflazione è stata più alta del previsto ed ha detto: “A volte le cose non collaborano; dobbiamo solo essere vigili ed aspettare che l’economia si mostri a che punto siamo”. Per Mester, con un mercato del lavoro forte ed una crescita economica solida, la banca centrale può aspettare di avere più informazioni prima di fare qualche mossa.
Giovedì il presidente della FED di New York John Williams ha spiegato di non sentire l’urgenza di dover tagliare i tassi d’interesse considerata la forza dell’economia. Il numero uno della FED di New York ha sottolineato la positività di avere un’economia forte, ma ha anche osservato come un’economia forte significhi che “i tassi che abbiamo non hanno causato un rallentamento eccessivo dell’economia”, cosa che sostiene la necessità di restare stabili mentre si lavora per riportare l’inflazione all’obiettivo del 2%. Williams ha detto che la possibilità che la FED debba aumentare di nuovo i tassi d’interesse per garantire una diminuzione delle pressioni sui prezzi pare improbabile, ma ha sottolineato che è impossibile escluderla. Il presidente della FED di New York ha detto che un aumento dei tassi “non è il mio punto di riferimento, la mia aspettativa in questo momento è che i tassi di interesse siano in una buona posizione e alla fine, a un certo punto, vorremmo abbassare i tassi d’interesse”. Tuttavia ha anche spiegato che nel caso in cui i dati dovessero indicare la necessità di tassi d’interesse più alti per raggiungere i propri obiettivi “a quel punto, ovviamente, vorremmo farlo”.
Raphael Bostic, presidente della FED di Atlanta, si è detto aperto a rialzi dei tassi, in caso di mancati progressi verso l’obiettivo dell’inflazione al 2%: “Se sembra che il livello di restrizione attuale non sia sufficiente a svolgere il lavoro o a portarlo a termine, dovrei essere aperto ad alzare i tassi”. Al momento Bostic prevede un taglio dei tassi a fine 2024, anziché i due che si aspettava precedentemente, in una situazione in cui l’inflazione stava calando più rapidamente. Bostic ha anche detto che se l’inflazione cala più rapidamente di quanto si aspetta ora, “forse ritiriamo avanti” i tagli dei tassi in modo da assicurarsi che la politica non diventi eccessivamente restrittiva.
Venerdì il presidente della FED di Chicago, Austan Goolsbee, ha spiegato che, considerando la solidità del mercato del lavoro ed i progressi nell’allentamento dell’inflazione visti in un arco di tempo più lungo, ritiene appropriata l’attuale politica monetaria restrittiva della banca centrale statunitense. Goolsbee ha detto: “Penso che dobbiamo ricalibrare e dobbiamo aspettare e vedere”. Inoltre, il numero uno della FED di Chicago sostiene che la FED dovrà determinare se la continua forte crescita dell’economia e del mercato del lavoro sia un segno di surriscaldamento. Per Goolsbee, anche se l’aumento della produttività e della partecipazione alla forza lavoro suggeriscono che c’è “spazio per progressi” per quanto riguarda l’inflazione sui servizi, l’inflazione immobiliare persistentemente alta resta la principale minaccia alla stabilità dei prezzi. Il presidente della FED di Chicago non ha escluso la possibilità di un nuovo rialzo dei tassi in risposta all’inflazione, ma ha anche detto che la banca centrale potrebbe dover ridurre i costi di prestito se l’inflazione riprende a scendere. E si è espresso a favore di un approccio basato sui dati: “In definitiva, la politica corretta per il futuro dipenderà dai dati”.
La scorsa settimana, inoltre, è stato rilasciato il Beige Book, documento che mette insieme informazioni aneddotiche sulle condizioni economiche attuali raccolte dalle varie banche della Federal Reserve. Il Beige Book (che fa riferimento ad interviste ai contatti commerciali nei 12 distretti della FED fino all’8 aprile) riporta che nel complesso l’attività economica ha registrato una lieve espansione, con 10 distretti su 12 che hanno registrato una crescita economica lieve o modesta. Il sondaggio della banca centrale statunitense riporta che il ritmo dei rialzi dei prezzi è stato descritto complessivamente dalle imprese come mediamente modesto, tuttavia sei distretti hanno notato aumenti moderati dei prezzi dell’energia e i contatti di alcuni di questi, soprattutto in ambito manifatturiero, hanno visto rischi al rialzo nel breve termine, sia nei prezzi di input che in output. Nel Beige Book viene riportato nel complesso i contatti si aspettano che l’inflazione si manterrà ad un ritmo lento in futuro. Per quanto riguarda l’occupazione, nonostante un numero maggiore di lavoratori disponibili, molti distretti della FED hanno continuato a vedere persistente carenza di candidati qualificati per certe posizioni, ma diversi distretti hanno affermato che i tassi di crescita annuali dei salari sono recentemente tornati alle medie storiche.
DATI MACROECONOMICI
Le vendite al dettaglio su base mensile a marzo registrano una crescita dello 0,7%, rispetto al +0,9% di febbraio (rivisto da +0,6%).
Le vendite al dettaglio Control Group a marzo segnano un +1,1% su base mensile, oltre al +0,3% di febbraio (rivisto da +0,0%). I dati sono rilasciati dall’U.S. Census Bureau.
Per il quinto mese consecutivo l’indice manifatturiero del New York Empire State è accompagnato dal segno ‘meno’. Ad aprile è pari a -14,30 punti, rispetto ad una rilevazione di marzo di -20,90 punti. Il dato è rilasciato dalla Federal Reserve Bank di New York.
I dati sui nuovi cantieri di marzo e sui permessi di costruzione hanno sorpreso enormemente al ribasso sia pure dopo un febbraio sensazionale. Il dato preliminare di marzo dei permessi di costruzione si attesta ad 1,458 milioni, in calo rispetto al dato di febbraio di 1,523 milioni e sotto al consensus di 1,514 milioni. Il dato è rilasciato dall’U.S. Census Bureau.
Il numero di case per le quali è iniziata la costruzione registra un calo, passando dal dato di 1,549 milioni di febbraio (rivisto da 1,521 milioni) a quello di marzo di 1,321 milioni, sotto al consensus di 1,480 milioni. Il dato è rilasciato dall’U.S. Census Bureau.
Il dato sulla produzione industriale statunitense a livello mensile a marzo cresce dello 0,4%, come indicato dal consensus e registrando la stessa crescita di febbraio (rivista da +0,1%). Il dato è rilasciato dalla Federal Reserve.
Le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione nella settimana terminata il 13 aprile restano su livelli bassi, coerenti con un mercato del lavoro robusto, Il dato mostra che sono state 212 mila, sotto al consensus di 215 mila e pari al dato della settimana precedente di 212 mila (rivisto da 211 mila). Le richieste continue sono scese di poco a 1.812.000 unità. Il dato è rilasciato dall’U.S. Department of Labor.
Il Philadelphia Fed Manufacturing Index ad aprile è uscito ai massimi da 2 anni, con buoni progressi dei new orders (+6.8 a 12.2) e shipments (+7.7 a 19.1). Il dato principale tocca quota 15,5 punti, ampiamente sopra al consensus di 1,5 punti ed ai 3,2 punti registrati a marzo. Il dato è rilasciato dalla Federal Reserve Bank di Filadelfia.
A marzo il numero di abitazioni esistenti vendute ha registrato un calo rispetto al mese precedente. In particolare, da una rilevazione di 4,38 milioni registrata a febbraio, si è passati a quella di marzo di 4,19 milioni, appena sotto al consensus di 4,20 milioni. Il dato è rilasciato dalla National Association of Realtors.
PORTAFOGLI AZIONARI
Due settimane fa ci eravamo lasciati con due STOP presi sul Portafoglio Storico sui titoli CHARTER COMMUNICATIONS e AIXTRON e dopo sei sedute negative da parte dell’indice S&P500 e cinque del NASDAQ100, non poteva che andare peggio. Purtroppo altri due titoli della strategia Nasdaq Weekly sono andati in STOP e precisamente J.B.HUNT TRANSPORT e LULULEMON ATHLETICA, entrambi con un – 15% di perdita. Nulla che possa scalfire le ottime performance del Portafoglio ma, per uno che nella prima vita è stato uno sportivo professionista, brucia molto qualsiasi sconfitta. La cosa strana è che stanno resistendo titoli che non hanno buoni fondamentali ad iniziare da un elevato debito contro cash e/o contro EBITDA in questo contesto di tassi alti e con la prospettiva di mantenere un debito alto se non in aumento nel futuro, vista l’attuale retorica dei membri della FED in materia di tassi. Soprattutto LULULEMON aveva riportato dei dati di bilancio buoni e comunque sopra le attese degli analisti. Eppure, dopo aver perso ben il – 15% post-dati, ne ha perso un ulteriore – 15% dal nostro prezzo di acquisto solo perché hanno dichiarato utile e fatturato leggermente minore per il prossimo trimestre. Pazienza. Di buono, c’è da considerare che la nostra visione del mercato ha fatto sì di non proporre ulteriori acquisti, evitando di aumentare esponenzialmente il rischio. Ora siamo in piena stagione delle trimestrali economiche e avventurarsi ad acquistare prima della pubblicazione dei dati significherebbe solo tirare la monetina in aria (quindi 50 e 50%) ma con l’aggravante che una qualsiasi dichiarazione da parte della società circa le prospettive future degli utili, verrebbe percepita dagli analisti e investitori in maniera negativa, dando il via alle vendite.
Per quanto riguarda il portafoglio The Challenge, nulla da segnalare. Purtroppo sull’ETF VANECK JUNIOR GOLD MINERS dobbiamo rassegnarci a vendere il titolo in leggera perdita nonostante i continui record di prezzo dell’Oro. Assolutamente inconcepibile ma dobbiamo inchinarci ai voleri degli emittenti ed uscire nel modo meno penalizzante da questi investimenti di m….a !! Se le società minerarie con prevalenza nell’estrazione del metallo giallo ed argenteo non guadagnano ora…. ?? Quando allora ?? Anche su codesto Portafoglio, a proposito di nuovi acquisti, procediamo con i piedi di piombo nell’attesa che i prezzi delle azioni che abbiamo nel mirino, scendano un po'.
Alla prossima.
FOCUS SU AZIONI
APPLE – Samsung ha superato Apple come principale fornitore di smartphone lo scorso trimestre, secondo una ricerca preliminare di International Data Corp. Le spedizioni globali di iPhone sono diminuite del 9,6% su base annua nel primo trimestre. Sia le quote di mercato di Apple che quelle di Samsung sono diminuite, poiché i concorrenti cinesi hanno conquistato fette più grandi della torta degli smartphone. Samsung Electronics ha riconquistato il suo status di venditore numero uno di smartphone a livello mondiale, dopo che Apple aveva superato Samsung nel quarto trimestre del 2023. La breve ascesa di Apple al primo posto è stata aiutata dalla crescente popolarità dei dispositivi premium e dall'aggressiva attività commerciale dell'azienda. in offerte e piani di finanziamento senza interessi.
TESLA – Il produttore di veicoli elettrici prevede di tagliare oltre il 10% del suo personale a livello globale, ha riferito lunedì il Wall Street Journal. L’amministratore delegato Elon Musk ha informato i dipendenti dei tagli previsti, citando la necessità di ridurre i costi e aumentare la produttività. Lunedì anche due alti dirigenti hanno dichiarato che lasceranno l'azienda. Tesla è alle prese con un rallentamento della domanda di veicoli elettrici e una riduzione dei margini di profitto. All’inizio di questo mese, la casa automobilistica ha registrato il primo calo anno su anno delle consegne trimestrali dal 2020.
UNITED AIRLINES - La compagnia aerea ha riportato un aumento delle entrate del primo trimestre grazie alla forte domanda di voli e ha affermato che avrebbe registrato un profitto se non fosse stato per la recente messa a terra dei jet Boeing Max 9. Sebbene i suoi utili trimestrali abbiano subito un calo di 200 milioni di dollari dopo tre settimane di stop, la perdita di 124 milioni di dollari del primo trimestre è stata inferiore alla perdita di 194 milioni di dollari nello stesso periodo del 2023. La United prevede inoltre di noleggiare quasi tre dozzine di aerei Airbus nei prossimi anni poiché è alle prese con una carenza di nuove consegne da parte della Boeing. In settimana le azioni United sono aumentate del 17%, rendendo il titolo il titolo con le migliori performance dell'indice S&P500.
PUBBLICAZIONE DELLE TRIMESTRALI ECONOMICHE SUI TITOLI DEL NASDAQ100 USCITI NELLA SCORSA SETTIMANA.
ASML HOLDING – 10,64%. La società olandese quotata anche sul Nasdaq è un fornitore di sistemi tecnologici avanzati per l'industria dei semiconduttori, che offre un portafoglio integrato di sistemi di litografia principalmente per la produzione di circuiti integrati complessi, ha riportato utili nel primo trimestre 2024 pari a 3,38 €/az. su un fatturato di 5,74 mld €. La stima degli analisti per gli utili era di 2,84 €/az. su un fatturato pari a 5,73 mld €. I ricavi sono diminuiti del 20,64% rispetto allo stesso trimestre di un anno fa. La società ha detto che prevede per il secondo trimestre 2024 un fatturato tra 6,07 e 6,60 mld €. L'attuale stima degli analisti è per ricavi pari a 6,93 mld €.
Il Presidente e A.D. di ASML, Peter Weennink, ha affermato: "Le nostre vendite nette totali del primo trimestre sono state pari a 5,3 mld €, a metà delle previsioni, con un margine lordo del 51,0% che è superiore alle previsioni, principalmente guidato dal mix di prodotti e dai prodotti una tantum. Prevediamo un fatturato netto totale del secondo trimestre compreso tra 5,7 e 6,2 mld €, con un margine lordo compreso tra il 50% e il 51%. Inoltre prevediamo costi di ricerca e sviluppo pari a circa 1,070 mld € e costi SG&A (spese generali e amministrative di vendita) di circa 295 mln €. Le nostre prospettive per l'intero anno 2024 è invariato, con una seconda metà dell'anno che dovrebbe essere più forte della prima metà, in linea con la continua ripresa del settore dalla crisi. Consideriamo il 2024 come un anno di transizione con continui investimenti sia in termini di capacità che in tecnologia per essere pronti per la svolta del ciclo. Nello specifico a livello contabile nel primo trimestre 2024 abbiamo riportato un utile lordo pari a 2,697 mld € rispetto a 3,717 mld € del trimestre precedente; un margine lordo del 51,0 % rispetto al 51.4% del trimestre precedente; un utile netto pari a 1,224 mld € rispetto a 2,048 mld € del trimestre precedente per un utile per azione pari a 3,11 € rispetto a 5,21 € del trimestre precedente. La disponibilità liquida e mezzi equivalenti di fine trimestre e investimenti a breve termine sono pari a 5,406 mld € rispetto a 7,010 mld € del trimestre precedente. Infine nel primo trimestre 2024 abbiamo acquistato azioni per un valore di circa 400 mln € nell’ambito dell’attuale programma di riacquisto di azioni proprie 2022-2025.”
CSX – 2,83%. La società fornisce servizi di trasporto su rotaia, compreso il servizio ferroviario tradizionale e il trasporto di container e rimorchi intermodali, ha riportato utili nel primo trimestre 2024 pari a 0,46 $/az. su un fatturato di 3,68 mld $. La stima degli analisti per gli utili era di 0,45 $/az. su un fatturato pari a 3,67 mld $. I ricavi sono diminuiti dello 0,67% rispetto allo stesso trimestre di un anno fa.
Joe Hinrichs, Presidente e A.D. di CSX, ha affermato: "Lavorando insieme, il team ONE CSX ha riportato un buon inizio d'anno in linea con le nostre aspettative. Siamo lieti di vedere che le prestazioni costanti nel servizio clienti hanno portato a una crescita dei volumi e restiamo concentrati sul miglioramento dell'affidabilità e della fluidità della nostra rete. Guardando al futuro, con tendenze favorevoli in molti dei mercati che serviamo, siamo ansiosi di sfruttare il nostro aumento per il resto dell’anno e oltre. I ricavi sono stati pari a 3,68 mld $ per il trimestre, in calo dell’1% su base annua poiché una minore sovrattassa carburante, un calo delle altre entrate, ricavi più deboli nel settore dei trasporti su strada e una riduzione dei prezzi del carbone all’esportazione hanno compensato gli aumenti dei prezzi delle merci e maggiori volumi intermodali e di carbone. I ricavi del primo trimestre sono rimasti stabili in sequenza. A livello contabile nel primo trimestre 2024 abbiamo riportato un utile operativo pari a 1,35 mld $ in diminuzione dell’8% rispetto a 1,46 mld $ dello stesso periodo 2023; un margine operativo del 36,8%, in calo di 270 punti base su base annua ma in aumento di 90 punti base sequenzialmente; un utile netto pari a 893 mln $, ovvero 0,46 $/az., in diminuzione del 4% rispetto ai 987 mln $, ovvero 0,48 $/az. dello stesso periodo 2023.”
FASTENAL – 4,09%. La società è impegnata nella distribuzione all'ingrosso di forniture industriali e da costruzione in Nord America. L'azienda offre bulloni, dadi, viti, prigionieri e relative rondelle; e forniture varie e hardware, ha riportato utili nel primo trimestre 2024 pari a 0,52 $/az. su un fatturato di 1,90 mld $. La stima degli analisti per gli utili era di 0,53 $/az. su un fatturato pari a 1,92 mld $. I ricavi sono cresciuti del 1,94% su base annua.
In una nota la società ha dichiarato: “Il profitto lordo, come percentuale delle vendite nette, è sceso al 45,5% nel primo trimestre del 2024 dal 45,7% del primo trimestre 2023. Le spese SG&A, come percentuale delle vendite nette, sono aumentate al 24,9% nel primo trimestre del 2024 dal 24,6% del primo trimestre 2023. L’utile operativo, come percentuale delle vendite nette, è sceso al 20,6% nel primo trimestre del 2024 dal 21,2% del primo trimestre 2023. L’utile netto durante il primo trimestre del 2024 è stato di 297,7 mln $, con un aumento dello 0,9% rispetto al primo trimestre 2023. L’utile netto per azione è stato di 0,52 $ durante il primo trimestre del 2024, invariato rispetto a 0,52 $ del primo trimestre 2023. Abbiamo prodotto un flusso di cassa operativo pari a 335,6 mln $ nel primo trimestre del 2024, con un calo del 13,6% rispetto al primo trimestre 2023, che rappresenta il 112,7% dell'utile netto del periodo rispetto al 131,7% del primo trimestre del 2023. Durante il primo trimestre del 2024, abbiamo restituito 223,2 mln $ ai nostri azionisti sotto forma di dividendi, rispetto al primo trimestre 2023, quando abbiamo restituito 199,8 mln $ ai nostri azionisti sotto forma di dividendi. Non abbiamo riacquistato nessuna delle nostre azioni ordinarie in nessuno dei due periodi. Il debito totale nel nostro bilancio era di 200,0 mln $ alla fine del primo trimestre del 2024, ovvero il 5,5% del capitale totale (la somma del patrimonio netto e del debito totale). Ciò si confronta con il debito di 400,0 mln $ ovvero il 10,9% del capitale totale, della fine del primo trimestre 2023.”
INTUITIVE SURGICAL – 4,80%. La società produce e commercializza il dispositivo robotico “da Vinci”, un sistema chirurgico avanzato che consente ai chirurghi di eseguire interventi chirurgici minimamente invasivi, ha riportato utili nel primo trimestre 2024 pari a 1,50 $/az. su un fatturato di 1,89 mld $. La stima degli analisti per gli utili era di 1,41 $/az. su un fatturato pari a 1,86 mld $. I ricavi sono cresciuti del 11,46% su base annua. La società ha detto che prevede per tutto il 2024 un fatturato tra 8,12 e 8,34 mld $. L'attuale stima degli analisti è per ricavi pari a 8,01 mld $.
In una nota la società ha dichiarato: “Le procedure da Vinci a livello mondiale sono cresciute di circa il 16% rispetto al primo trimestre del 2023. Abbiamo collocato 313 sistemi chirurgici da Vinci, rispetto ai 312 del primo trimestre del 2023. Abbiamo ampliato la base installata di sistemi chirurgici da Vinci a 8.887 sistemi al 31 marzo 2024, con un aumento del 14% rispetto a 7.779 alla fine del primo trimestre del 2023. Nel gennaio 2024, abbiamo ottenuto la certificazione del marchio CE per il sistema chirurgico da Vinci single-port (SP) da utilizzare in procedure chirurgiche endoscopiche addominopelviche, toracoscopiche, otorinolaringoiatriche transorali, transanali del colon-retto e della mammella. Prevediamo di commercializzare il sistema SP in alcuni dei principali paesi europei selezionati nel corso del 2024 come parte di una strategia di lancio misurata. Nel corso del primo trimestre del 2024, abbiamo collocato in Europa 8 sistemi da Vinci SP. Nel marzo 2024 abbiamo ottenuto l'autorizzazione della FDA per il sistema da Vinci 5, il primo sistema robotico multiporta di prossima generazione, per l'uso in tutte le specialità chirurgiche e le procedure indicate per da Vinci Xi, ad eccezione delle indicazioni cardiache e pediatriche e di una controindicazione correlata all’uso del ‘force feedback’ nelle procedure di isterectomia e miomectomia. Nel corso del primo trimestre 2024 abbiamo collocato 8 sistemi da Vinci 5. Nel marzo 2024, abbiamo ricevuto l’autorizzazione normativa dalla National Medical Products Administration (“NMPA”) in Cina per il suo sistema endoluminale Ion. A livello contabile nel primo trimestre 2024 abbiamo riportato: ricavi pari a 1,89 mld $, in aumento dell’11% rispetto a 1,70 mld $ del primo trimestre 2023; un costo del venduto pari a 645,2 mln $ rispetto a 583,2 mln $ del primo trimestre 2023; spese operative totali pari a 776,0 mln $ rispetto a 725,4 mln $ del primo trimestre 2023; ricavi operativi in aumento a 630 mln $, rispetto ai 535 mln $ del primo trimestre 2023; un utile netto pari a 541 mln $, o 1,50 $/az. rispetto ai 437 mln $, o 1,23 $/az. del primo trimestre 2023. Abbiamo chiuso il primo trimestre del 2024 con 7,32 mld $ in liquidità, mezzi equivalenti e investimenti, con un calo di 21 mln $ durante il trimestre, principalmente guidato dalle spese in conto capitale, parzialmente compensato dalla liquidità generata dalle operazioni.”
NETFLIX – 10,89%. La società opera come una rete televisiva su Internet che fornisce programmi TV e film che includono serie originali, documentari e lungometraggi. L'azienda ha tre segmenti: streaming nazionale, streaming internazionale e DVD nazionale, ha riportato utili nel primo trimestre 2024 pari a 5,28 $/az. su un fatturato di 9,37 mld $. La stima degli analisti per gli utili era di 4,51 $/az. su un fatturato pari a 9,25 mld $. I ricavi sono cresciuti del 14,81% su base annua. La società ha detto che prevede utili nel secondo trimestre 2024 pari a 4,68 $/az. su un fatturato di 9,49 mld $. L'attuale stima degli analisti per gli utili è pari a 4,53 $/az. su un fatturato di 9,53 mld $.
In una nota la società ha dichiarato che a livello contabile nel primo trimestre 2024 ha riportato: entrate pari a 9,37 mld $ in aumento del 15% rispetto al primo trimestre 2023; un utile operativo pari a 2,6 mld $ rispetto a 1,7 mld $ del primo trimestre 2023, con un aumento anno su anno del 54%; un margine di profitto pari al 25% in aumento rispetto al 16% del primo trimestre 2023 (l’aumento del margine è stato determinato da maggiori ricavi); un utile netto pari a 2,33 mld $ in aumento del 79% rispetto al primo trimestre 2023 che ha portato ad un utile per azione pari a 5,40 $ in aumento rispetto a 2,93 $ del primo trimestre 2023. Il flusso di cassa operativo è stato pari a 2,213 mld $ rispetto a 2,179 mld del primo trimestre 2023, mentre il flusso netto di cassa è stato pari a 2,137 mld $ rispetto a 2,117 mld $ del primo trimestre 2023. Durante il trimestre, abbiamo rimborsato 400 mln $ di titoli senior con la liquidità a disposizione e abbiamo riacquistato 3,6 milioni di azioni pari a 2 mld $ terminando il trimestre con un debito lordo pari a 14 mld $ e liquidità equivalente a 7 mld $. Supponiamo ancora che il flusso netto di cassa per l’intero anno 2024 sia di circa 6 mld $.”
UNITED AIRLINES + 22,92%. La compagnia aerea, ha riportato una perdita nel primo trimestre 2024 pari a 0,15 $/az. su un fatturato di 12,54 mld $. La stima degli analisti era di una perdita pari a 0,53 $/az. su un fatturato pari a 12,41 mld $. I ricavi sono cresciuti del 9,71% su base annua. La società ha detto che prevede utili per tutto il 2024 tra 9,00 e 11,00 $/az. L'attuale stima degli analisti per gli utili del 2024 è pari a 9,46 $/az.
Scott Kirby, CEO della società, ha affermato: "Voglio ringraziare il team United per aver lavorato così duramente in questo trimestre per fornire solidi parametri operativi per i nostri clienti e aumentando l’attenzione alla sicurezza, producendo allo stesso tempo eccellenti risultati finanziari per i nostri azionisti. Abbiamo adattato il nostro piano di flotta per riflettere meglio la realtà di ciò che i produttori sono in grado di fornire. E utilizzeremo quegli aerei per sfruttare un'opportunità che solo United ha: cioè far crescere in modo redditizio i nostri hub nel medio continente ed espandere la nostra rete internazionale altamente redditizia dai nostri migliori hub costieri del settore. A livello contabile nel primo trimestre 2024 abbiamo riportato: ricavi operativi totali pari a 12,5 mld $, in crescita del 9,7% rispetto al primo trimestre 2023; una perdita ante imposte di 79 mln $ in miglioramento di 187 mln $ rispetto allo stesso trimestre 2023 con un margine ante imposte dello 0,6%; una perdita netta pari a 50 mln $ per una perdita per azione pari a 0,15 $. Queste perdite riflettono l’impatto di circa 200 mln $ derivante dalla messa a terra del Boeing 737 MAX 9, senza la quale la società avrebbe registrato un profitto trimestrale. Nel trimestre, la società ha generato un flusso di cassa operativo pari a 2,8 mld $ e un flusso netto di cassa pari a 1,5 mld $ con una capacità in crescita del 9,1% rispetto al primo trimestre 2023. Il prezzo medio del carburante per gallone è stato di 2,88 $. Al 31 marzo 2024 la liquidità disponibile era pari a 16,9 mld $. Sempre al 31 marzo il debito totale e obblighi di locazione finanziaria erano pari a 27,2 mld $ e l’indebitamento netto era di 2,7x.”
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