La Fed tra passato e futuro: eco di Greenspan nell'inerzia sui tassi d'interesse


La fase che viviamo personalmente ricorda molto il Laissez-faire di Alan Greenspan nei primi anni del nuovo secolo, impostazione che l'allora presidente della Fed mantenne per l'intera durata dei suoi storici cinque mandati, salvo poi pentirsi negli ultimi scorci della sua presidenza, quando appunto vi fu lo scoppio della bolla Dot Com legata ai titoli del neonato settore internet.

L'ipotesi che i mercati fossero in grado di autoregolamentarsi si sbriciolò in pochi mesi, quale conseguenza naturale di una corsa al rialzo senza precedenti e senza freni che ebbe culmine allo scoccare del 2000 e che si manifestò con ondate di vendite che si abbatterono sul neonato listino Nasdaq.

Era appena entrato il nuovo secolo e il mondo finanziario era euforico per via di una rivoluzione che di lì a poco avrebbe pervaso le nostre vite in ogni aspetto, in ogni meandro, in una rivoluzione morfologica.

A partire da quel momento il mondo non sarebbe stato più lo stesso; l'immaginazione non aveva più il presupposto dell'irrealizzabile e menti illuminate avrebbero, poco dopo, immaginato quanto e come le nostre vite sarebbero state influenzate dalle innovazioni di scala che stavano avvenendo.

Erano i primi anni dei telefonini, o meglio dire dei "telefononi" ma nessuno, se non Steve Jobs, li avrebbe mai immaginati una protuberanza del corpo umano, delle mani per precisione, nonchè una fonte di informazione (o disinformazione se si vuole) continua, un modo per essere continuamente all'interno di un mondo già all'epoca etichettato come virtuale, ma di cui l'umanità non aveva ancora contezza finita.

La dimensione del boom era così evidente, così palpabile, che molte società, per attrarre investitori, cambiarono addirittura denominazione sociale, molte di loro aggiungendo la desinenza "Net" qua e là nei meandri delle loro specifiche denominazioni.

Fu un evento epocale senza ombra di dubbio e il tempo ne ha fra l'laltro evidenziato la grandezza a guardare le nostre vite oggi.

Sarebbe un errore però, ad oggi, dimenticare quanto accadde dal 2000 a tutto il 2006 e non far tesoro della storia in questione, banalizzando l'argomento semplicemente volgendo lo sguardo alle quotazioni attuali degli indici, perchè coloro i quali, come il sottoscritto tra l'altro, hanno vissuto direttamente in Borsa quei momenti, quegli anni, ben ricordano il disastro che fu consequenza del Laissez-faire delle Banche Centrali, intente a non turbare i mercati nella loro corsa sfrenata al rialzo, salvo poi intervenire con notevole ritardo a suon di inasprimento delle politche monetarie, nel tentativo di frenare l'irrazionalità che si era divulgata negli ambienti finanziari.

I promotori dell'epoca, i banchieri e chiunque avesse accesso ai mercati, proponeva di tutto, senza una vera selezione di qualità, agli investitori e il tutto proseguì finchè giunse il momento in cui le "grandi mani" iniziarono a vendere le loro posizioni azionarie ad una pletora di piccoli e medi investitori, i quali, a bocca aperta, era pronta ad ingurgitare di tutto purchè appartenente al ramo hi-tech o iper-tech, e quindi connesso al settore internet.

La sequenza degli eventi fù micidiale: dapprima vi furono grandi pacchetti azionari ceduti da grandi o grandissimi investitori, poi iniziarono ad uscire in sequenza news che riportavano la difficiltà del settore a sostenersi mediante la raccolta pubblicitaria essendo un mondo che aveva avuto il suo avvento mediante la gratuità del servizio. Le prime correzioni avvennero in un clima di attesa di rimbalzo dato per certo, e il seguente percorso è storia nota ovvero con investitori disperati che cedevano le proprie posizioni azionarie a prezzi più che dimezzati se non, in alcuni casi, azzerate o quasi.

Qualcuno ricorderà senza dubbio la parabola di Tiscali, una delle prime aziende pionieristiche italiane.

Sarebbe un errore pensare, ad esempio, che sarebbe bastato tenere in portafoglio quelle azioni per raccogliere lautamente guadagni 10 o 20 anni dopo; sul finire del secolo scorso, videro la luce infatti, numerose start-up le quali vennero inserite nel listino Nasdaq quale raccoglitore di quel gran numero di società collegate al settore internet appena nate.

La storia racconta che di quelle migliaia di società che componevano il listino Nasdaq nel 2000, meno dell'1% sopravvive ancora ai giorni nostri, per cui sarebbe stata necessaria la ben nota "palla di vetro" per conoscere in anticipo quale di quelle società avrebbe avuto le caratteristiche tali da essere mantenute in portafoglio vita natural durante!

Tuttavia, per rinfrescare la memoria, questo è quanto accadde al Nasdaq dopo la crescita incontrastata di fine secolo, in un grafico a timeframe mensile, senza correzioni tecniche, proprio come sta accadendo da tempo, ai nostri giorni.

C'è da dire che la composizione del listino Nasdaq ad oggi risulta essere molto più variegata ed eterogenea di quanto fosse al tempo ma ciò che solleva dei dubbi è l'atteggiamento della stessa Fed, sempre così compiacente e sottomessa al mercato che come per ammissione dello stesso Alan Greenspan - non può essere lasciato ingovernato proprio perchè non in grado di auto-regolamentarsi-.

La ratio di questo articolo a tinte noir pertanto, vuole rappresentare un monito per gli investiori, più o meno esperti, raccontando una storia vissuta direttamente, come un lascito di esperienze dirette.

Non esiste quindi alcun intento che voglia demonizzare la libertà di espressione del mercato e alla sua libera formazione dei prezzi, ma il suggerimento ad essere scettici alle volte, quando il caso lo richiede, magari utilizzando la storia, può essere d'aiuto.

Esistono degli avvisi che il movimento degli indici suggerisce, nei movimenti classici, aspetti profondi e poco visibili, come la caduta dei volumi di contrattazione, che raccontano della scarsa voracità ormai degli operatori nel comprare a certi livelli, che fungono da campanelli d'allarme.

L'anomalia di nessun movimento tecnico di correzione che permetta lo scarico dei portafogli e il ricarico a prezzi leggermente inferiori, non vorrebbe dire il suggerire cali vistosi e dolorosi, semmail tutto il contrario.

Esprimendomi sovente con metafore, potrei dire che un conto è dimagrire con costanza e con il tempo, frutto di una sana alimentazione e di un sano e non esasperato esercizio fisico, altro è dimagrire 20 kg in un mese che porterebbe scompensi alimentari nonchè scompensi fisici.

Ciò che manca nei movimenti di borsa al giorno d'oggi è la naturalezza anche del fisiologico tempo di elaborazione psichica di un essere umano.

Ogni giorno mi trovo ad operare nei mercati finanziari ed ogni giorno intraprendo solo operazioni direzionali, vale a dire, a favore di trend, che è appunto unico e in Long, ma le size si sono ristrette notevolmente, la volatilità è ai minimi, e non vi nego che ogni giorno, dopo la consueta analisi mattutina, mi trovo ad identificare quei punti sine qua non che costiuiscono quelle boe di direzionalità oltre le quali, sarò fuori dal mercato pronto ad attaccarlo in direzionalità short, ma finchè quei campanelli d'allarme non suoneranno, non c'è scelta che vivere di questa anomalia comportamentale.

Trovo inutile quindi andare a fare una analisi di indici che hanno un lento crescere, preferendo piuttosto trovare misteri e risposte alle molte domande nel mercato oggligazionario, laddove invece una naturalità nei movimenti ancora esiste avendo addirittura snobbato le parole del presidente della Fed - Jerome Powell - ignorando del tutto l'indicazione di addirittura tre tagli dei tassi nell'arco dell'anno in corso.

La domanda è: Perchè il mondo obbligazionario che quota rendimenti di circa il 4.40% ha ignorato totalmente una informazione che potrebbe portare i tassi ad un taglio considerevole, tanto in Usa quanto in Europa?

Dove è la verità?

A mio parere attualmente gli unici mercati a raccontare la realtà sono i mercati obbligazionari ed a quelli volgerò lo sguardo in una disamina, certo che da quel segmento proverrà un'indizio importante sul futuro prossimo. 

(L'autore del presente articolo non è iscritto all'ordine dei giornalisti e potrebbe detenere i titoli oggetto dei suoi articoli)