Finita la tronata dei dati macro e delle esternazioni dei banchieri centrali, facciamo un rapido punto della situazione, per capire cosa aspettarci nelle prossime settimane.
Come da programma la riunione della Bce si è conclusa esattamente come da aspettative, ossia con tassi fermi. Tuttavia, il comunicato finale ha posto le basi per il primo taglio dei tassi di interesse della Banca Centrale Europea. Infatti, nel comunicato sono contenute le nuove previsioni macroeconomiche per il triennio 2024-2026 nell’Eurozona e si tratta di una revisione al ribasso per inflazione, inflazione “core” e Pil.
Questi i numeri:
- Inflazione: 2,3% – 2% – 1,9%
- Inflazione “core”: 2,6% – 2,1% – 2%
- Pil: 0,6% – 1,5% – 1,6%
Quindi, secondo la Bce, quest’anno in media la crescita tendenziale dei prezzi al consumo resterà un po’ più alta del target del 2%, che dovrebbe invece essere centrato l’anno prossimo. Visto in calo anche il Pil per il 2024, che salirà solamente dello 0,6%, per poi accelerare all’1,5% l’anno prossimo e all’1,6% nel 2026.
Parrebbe quindi che il tanto atteso taglio dei tassi sia ormai alle porte. L’indizio è abbastanza chiaro se si analizzano le parole della Lagarde in conferenza stampa, la quale di fatto ha ammesso che ”la BCE è ormai fiduciosa di tendere all’obiettivo della stabilità dei prezzi”, anche se ha aggiunto che ad oggi non dispone ancora di sufficienti dati per passare ad una politica monetaria espansiva.
I dati cui si riferisce Lagarde dovrebbero arrivare “nei prossimi mesi […] a giugno”. Inoltre, in risposta ad una precisa domanda da parte della stampa, Lagarde ha precisato che il taglio dei tassi non è necessariamente subordinato alla discesa dell’inflazione al target del 2%, ponendo l’accento sull’importanza “della tendenza con cui si muovono i numeri”.
Così, il mercato scommette che il taglio dei tassi sarà comunicato nel mese di giugno e sarà nell’ordine dello 0,25%. In ottica di più largo respiro, le previsioni e le aspettative sono, entro fine anno, di vede i tassi scendere, con il tasso di riferimento che dovrebbe attestarsi dal 4,50% al 3,50%. Insomma, in taglio di 100 bps nel corso del 2024.
L’ipotesi non è del tutto campata per aria: infatti, più che le dinamiche dell’inflazione ora sono le prospettive di crescita ad avere un peso specifico maggiore. Infatti, l’ufficio statistico federale tedesco Destatis ha pubblicato il dato sugli ordini industriali in Germania a gennaio, risultati in calo dell’11,3% su base mensile, dato che dimostra chiaramente la debole congiuntura economica nell’area.
I prossimi mesi saranno quindi utilizzati dalla Bce per preparare il terreno ad un primo allentamento monetario, considerando che probabilmente la stretta sin qui operata si sia rivelata efficace per riportare l’Eurozona alla stabilità dei prezzi. Inoltre, a fine aprile avremo i dati sul Pil nel primo trimestre, e al prossimo board saranno noti anche i dati su altri tre mesi di inflazione.
Pare proprio che l’appuntamento Bce di giugno sia potenzialmente il più importante di tutto il 2024, salvo naturalmente che le condizioni macro non vadano a deteriorarsi rapidamente, cosa al momento data come poco probabile.
Passiamo quindi all’aggiornamento e all’analisi delle curve di riferimento.
Analisi ZC-Yield Curve
La lettura della ZC-Yield Curve mostra un discreto restringimento dei rendimenti su tutto il tratto della curva rispetto alla scorsa analisi. Infatti, rispetto alla scorsa lettura il rendimento della scadenza a 10 anni si posiziona in area 2,57% rispetto al 2,70% precedente, mentre la scadenza trentennale va in area 2,26% rispetto al precedente 2,35%. Sempre immutata la conformazione della curva, che rimane invertita con un differenziale 10Y-2Y stabile sui -51 bps. Si ridimensiona un po’ anche il tratto a breve, con la curva che evidenzia ora un massimo di rendimento sulle scadenze nella seconda metà del 2024 in area 4,00% in diminuzione rispetto al 4,10% precedente. Stabili le previsioni dei tassi forward su Euribor 6 mesi sulle scadenze a breve, con la curva che rimane impennata e con tassi attesi sempre poco sotto area 4,00% per la seconda metà del 2024, per poi scendere repentinamente verso area 2,25% nella seconda metà del 2025 e fino ad inizio 2028, data dalla quale i tassi sono rivisti in lenta risalita ora sino ad area 2,75% nel tratto a lunga.
Analisi Integrata Trendycator
Osservando – a livello di analisi integrata – le curve dei rendimenti su scala settimanale dei principali benchmark decennali si nota la contrazione dei redimenti, sull’onda delle aspettative di taglio dei tassi d’interesse. L’area UK vede il rendimento per il GILT in area 4,09% con Trendycator che si conferma in stato NEUTRAL. I rendimenti del BUND scendono in area 2,29% con Trendycator che conferma la posizione NEUTRAL. In riduzione anche i rendimenti del nostro Btp decennale, ora in area 3,60% e con uno spread in costante diminuzione ora in area 130 bps e modello Trendycator che rimane tuttavia in stato SHORT. Infine, l’area USA con i rendimenti del Treasury decennale che si attestano in area 4,09% con Trendycator che resta in stato NEUTRAL.
Bond Governativi Mondo Weekly Ranking
Consueta sezione dell’analisi sui mercati obbligazionari, con l’introduzione sotto forma di ranking dei bond governativi mondiali con qualunque rating. In alcuni casi, per alcuni emittenti o per alcune valute, il rapporto rischio/rendimento di questi bond può essere anche piuttosto speculativo. Il ranking considera i bond benchmark decennali in tutte le valute di emissione.