NASDAQ100 WEEKLY - Nuovi record sugli indici azionari USA, ma il Nasdaq sembra stanco !


OGGI NEGLI STATI UNTI I MERCATI AZIONARI ED OBBLIGAZIONARI RIMARRANO CHIUSI PER LA FESTIVITA’ DEL PRESIDENT’S DAY !

I SORPRENDENTI DATI MACRO SULL’INFLAZIONE HANNO DETTO CHE L’ECONOMIA A STELLE E STRISCE GALOPPA DI BRUTTO E L’INFLAZIONE E’ DURA DA COMBATTERE. MA, A QUANTO PARE, A SOFFRIRE E’ SOLO IL MERCATO OBBLIGAZIONARIO.

Prima settimana al ribasso (molto modesto) per tutti e tre gli indici azionari USA, dall’inizio di gennaio. Nonostante questo fattore, nella giornata di lunedì scorso i tre indici maggiori statunitensi hanno fatto registrare ancora un altro record di punti, con il Nasdaq100 che sfonda il muro dei 18000 punti, 5050 punti per l’S&P500 (quindi già una parte degli analisti hanno raggiunto il loro target predittivo) e ad un soffio dai 39000 punti per il Dow Jones. Ma anche il DAX Index è sui massimi storici, il CAC40 francese è sui massimi storici così come l’EUROSTOXX50, ed il giapponese NIKKEY225 ha sfiorato il massimo storico del 1989 (!!) a 38.916, facendo segnare in intraday 38.865 punti. E l’indice FTSEMIB40 dov’è ?? A 31732, ben 13.000 punti sotto il proprio massimo storico. Campa cavallo, che se aspetti che l’erba italiana cresca, fai una brutta fine. Questo è uno dei motivi per i quali non investiamo sul mercato nostrano ad eccezione di quei pochi titoli ben capitalizzati e con bilanci sani che, oltretutto, meno risentono dell’high frequency di quelle diaboliche macchinette (secondo motivo a sfavore di Milano).

Ma torniamo ad occuparci del mercato azionario USA, che nella giornata di martedì scorso ha fatto registrare una discreta correzione, con tanto di apertura in gap down per il Nasdaq100 e l’S&P500, dopo la pubblicazione del dato sull’inflazione CPI di gennaio che ha sorpreso tutti per l’entità del dato, +0,4% il ‘core’ mensile con un + 0,1% su dicembre 2023 e +3,9% il ‘core’ annuale stesso dato di dicembre, quando gli economisti si aspettavano un calo dello 0,2%. La forza dei numeri riflette principalmente aumenti di inizio anno per le categorie come medical services (+0.7%), car insurance (+1.4%), car repair (+0.8%), personal care services (+0.7%). La categoria servizi, depurata dalla componente alloggi, sta continuando a dare segnali di ripresa (+0.85% sul mese) (v. grafico):

Stiamo parlando del mese di gennaio che di norma, a causa della destagionalizzazione, dovrebbe presentare dati inferiori al mese precedente. Così i tassi USA hanno preso a salire con forza, facendo nuovi massimi per l'anno in corso sulle principali scadenze. In termini di aspettative sui Fed Funds, ormai il primo taglio è scontato interamente solo al FOMC di giugno, ed entro fine anno i tagli scontati sono ormai meno di 4, come vedremo nel dettaglio in seguito.

Nella giornata di mercoledì l’inatteso rimbalzo, grazie alle dichiarazioni del membro della FED, Austan Goolsbee, che ha cercato di depotenziare la sorpresa sui prezzi del giorno precedente, osservando che non bisogna necessariamente aspettare il 2% di PCE per iniziare a tagliare i tassi.

Il rialzo si è fatto più corposo nella giornata di giovedì, grazie alla pubblicazione dei dati macro relativi alle vendite al dettaglio di gennaio che sono usciti così orrendi (-0,8% il dato headline e -0,5% il dato ‘core’) da far balzare l’azionario a detrimento del Dollaro e ovviamente dei rendimenti dei Treasury.  Si tratta del report più debole da marzo 2023.

Infine, nella giornata di venerdì, per l’ennesima volta un dato macro sorprende in positivo per l’economia a stelle strisce, e parlo dei prezzi alla produzione (o all’ingrosso) sia nella versione headline (+0,3%) sia nella versione ‘core’ (+0,5%) a fronte di attese per un modesto +0,1%. La componente servizi l’ha fatta da padrona in questo rialzo inatteso che andrà ad impattare sulle stime del PCE ‘core’ di Gennaio, che ora viene visto sopra lo 0.4% mese su mese e quindi un 4.5-5% annualizzato. Fortunatamente l'impatto dei numeri sui mercati finanziari è stato sì percettibile, ancorché non eccessivo. I rendimenti USA hanno accentuato i rialzi così come il Dollaro che in un primo momento ha preso forza per poi tornare sulle posizioni di partenza, mentre l'azionario ha accusato, con Wall Street che ha accumulato un po' di ribasso, concentrato sul Russell 2000 e sui listini Nasdaq/Nasdaq100. Da segnalare, sempre nella giornata di venerdì, che i dati sul settore immobiliare hanno deluso. La costruzione di nuove costruzioni a gennaio è scesa del 14,8% rispetto a dicembre ad un tasso annuo destagionalizzato di 1,33 milioni di case. Si è trattato del calo percentuale più grande dall’aprile 2020, quando l’economia è rimasta bloccata per la diffusione del Covid-19.

I report pubblicati nel corso della scorsa settimana non fanno davvero nulla per dare al FOMC quella confidenza che l'inflazione stia tornando stabilmente e docilmente al target, confidenza alla quale la FED ha legato l'inizio di taglio dei tassi, anche se con il ‘momentum’ che hanno i trend dell'S&P500 e del Nasdaq100, aspettarsi una inversione di tendenza puntuale era un po' azzardato. Di sicuro il rimbalzo dai minimi settimanali è stato decisamente rigoglioso.

Secondo un rapporto di Bank of America pubblicato venerdì scorso, gli investitori hanno scaricato liquidità e hanno continuato a riversare denaro in azioni, in particolare sui titoli tecnologici e obbligazioni ‘investment grade’, nella settimana terminata mercoledì scorso. Ci sono stati afflussi pari a 16,1 miliardi di dollari in azioni e 11,6 miliardi di dollari in obbligazioni, rispetto a deflussi di 18,4 miliardi di dollari dalla liquidità, il massimo in otto settimane. I fondi azionari tecnologici hanno registrato la sesta settimana consecutiva di afflussi e 2,3 miliardi di dollari di afflussi solo nella settimana terminata mercoledì 14 febbraio, secondo quanto affermato da BofA nella sua raccolta settimanale dei flussi di fondi in entrata e in uscita dai mercati mondiali, utilizzando i dati EPFR.

Analizziamo, però, anche le eccedenze dei mercati azionari di Wall Street che stazionano sul livello di ipercomprato da metà novembre 2023 senza mai scendere sotto il livello mediano di 50 ed inanellando 14 SETTIMANE di rialzo sulle ultime 15. Sul bassissimo livello di partecipazione del totale delle società di ogni listino abbiamo già detto molto nell’articolo di lunedì scorso e non c'è granché da aggiungere. Cameron Crise, un noto ‘macro strategist’, ha notato un'altra peculiarità di questo particolare periodo. La correlazione tra le azioni è nuovamente ai minimi storici. Come si nota nel grafico seguente, la correlazione realizzata a 3 mesi tra i membri dell'S&P500 è crollata a 0.14, e lo stesso ha fatto quella tra i membri dell'Eurostoxx 50.

In soldoni, alla base del recente crollo della volatilità realizzata vi è una crescente dispersione, con gli investitori impegnati a selezionare i titoli da tenere da quelli di cui liberarsi (con idee piuttosto precise, a quanto sembra), mentre sono totalmente privi di preoccupazioni sulla direzione del mercato.

Crise ha svolto il backtest e ha notato che, da quando ha iniziato a raccogliere questa serie di dati, 13 anni fa, il ritorno medio nei tre mesi successivi dell'S&P500 è stato del 3% con una mediana al 3.67%. Ma quando la correlazione realizzata tra le azioni è scesa sotto lo 0.15% questi ritorni sono scesi a -3.43% e -2.77% rispettivamente. Anche se il campione è relativamente ridotto (114 sedute) questo non è certo un risultato attraente.

Come si nota ad occhio nudo, livelli simili a quello attuale sono stati segnati a metà 2023, nel terzo trimestre del 2018, a fine del 2017, quando siamo andati significativamente sotto (0.06), Tutte occasioni in cui il mercato nel trimestre successivo ha poi corretto sensibilmente. Volutamente non prendiamo in considerazione l’inizio 2020, quando la volatilità è stata di origine esogena (Covid), mentre falsi segnali si sono avuti a inizio 2017 e inizio 2021, in occasioni in cui però in effetti valori sotto lo 0.15 non sono stati raggiunti.

Abbiamo quindi un segnale di attenzione per una correzione dei mercati piuttosto completo, nel quale convivono livelli elevati di ipercomprato, divergenze nella partecipazione e livelli record di dispersione. Questo ovviamente non ci offre la garanzia di una correzione né, tantomeno, ci indica quando questa potrebbe presentarsi, ma costituisce un chiaro segnale che le probabilità di successo di una continuazione del rally azionario in questo momento sono ridotte, sulla base dell'esperienza passata.

Restiamo convinti che nella migliore delle ipotesi siamo di fronte ad una fase di consolidamento e nella peggiore ad una fase correttiva. Infine entriamo in un periodo di stagionalità negativa (notare anche le 2 metà di marzo nel seguente grafico):

Stagione delle trimestrali economiche societarie.

In questa fase della stagione degli utili del quarto trimestre, la performance complessiva dell’S&P500 rispetto alle stime sugli utili è contrastante. Nel complesso, ad oggi il 79% delle società dell’S&P500 ha riportato risultati effettivi per il quarto trimestre del 2023. Di queste società, il 75% ha riportato utili per azione effettivi superiori alle stime. Nel complesso, le aziende riportano utili superiori del 3,9% alle stime, mentre il tasso di crescita effettivo per il trimestre è pari al 3,2%, Sette degli undici settori segnalano una crescita degli utili anno su anno, guidati dai settori dei servizi di comunicazione, dei beni di consumo voluttuari, dei servizi di pubblica utilità e dell'informatica. D’altro canto, quattro settori segnalano un calo degli utili rispetto all’anno precedente: energia, materiali, sanità e finanza.

In termini di ricavi, il 65% delle società S&P500 ha riportato ricavi effettivi superiori alle stime. Nel complesso, le aziende segnalano ricavi superiori dell'1,2% alle stime, mentre il tasso di crescita misto dei ricavi per il quarto trimestre è oggi del 4,0%, Otto settori stanno segnalando una crescita anno su anno dei ricavi, guidati dai settori immobiliare e dei servizi di comunicazione. D’altro canto, tre settori stanno segnalando un calo dei ricavi rispetto all’anno precedente, guidati dai settori dell’energia e dei materiali.

Guardando al futuro, gli analisti prevedono una crescita degli utili (anno su anno) del 3,9% per il primo trimestre del 2024 e del 9,0% per il secondo trimestre del 2024. Per tutto l’anno 2024, gli analisti prevedono una crescita degli utili (anno su anno) del 10,9%.

Il rapporto P/E a 12 mesi a termine è 20,4.

Durante la prossima settimana, 54 società dell’S&P500 (compresi due componenti del Dow 30) pubblicheranno i risultati del quarto trimestre.

Passiamo ora ad analizzare il mercato monetario.

Nel corso della scorsa settimana i dati macro pubblicati hanno portato i rendimenti dei Treasury sulle montagne russe con un finale di settimana in rialzo rispetto alla chiusura di due venerdì fa, facendo registrare nuovi massimi da dicembre 2023. A seguito della pubblicazione del dato CPI i rendimenti sono letteralmente schizzati al rialzo e ci sono volute le successive dichiarazioni del membro della FED, Goolsbee, oltre alla pubblicazione dei brutti dati sulle vendite al dettaglio, per far rientrare buona parte del rialzo di martedì, ma venerdì con la pubblicazione dei dati sui prezzi all’ingrosso (PPI), i rendimenti hanno ripreso il trend rialzista del mese di febbraio. Solo poche settimane fa, i mercati scontavano il primo taglio dei tassi da parte della FED a marzo. Da allora questo valore è stato spostato a giugno, poiché i membri hanno espresso cautela nel rinunciare troppo in fretta alla lotta contro l’inflazione, sottolineando al contempo che un’economia altrimenti stabile fa guadagnare loro tempo prima di doversi muovere. Certo, ma a scapito del debito pubblico se non interverranno a livello fiscale, aggiungiamo noi.

Andiamo, quindi, a vedere nello specifico lo scenario che si è presentato nel fine settimana appena trascorso sulle probabilità dei tagli sui tassi d’interesse nel 2024:

Lo strumento FedWatch del CME Group mostra come i mercati, per la prossima riunione del 2024 in programma il 20 marzo, prezzino una probabilità del 90,0% di mantenere i tassi fermi. E’ vero che manca un mese alla riunione del FOMC ma in questo periodo dovrebbero talmente sovvertirsi da pensare ad un taglio di un quarto di punto che, al momento, viene prezzato al 10% (v. grafico):

Stessa situazione per quanto riguarda la riunione del 1° maggio, si alzano sempre più le probabilità di nessun taglio al 61,6% rispetto al 39,3% di due venerdì fa, ovviamente a scapito dell’abbassamento delle probabilità per un taglio di 25 bps che dal 52,2% di due venerdì fa, crolla al 35,2% praticamente inesistenti le probabilità per un taglio di 50 bps (0,25 + 0,25% o uno da 0,50%) all’3,2% (v. grafico):

E veniamo al mese ‘clou’ per quanto riguardano le probabilità del primo taglio dei tassi, quello relativo alla riunione del 12 giugno. Le probabilità di un taglio di soli 25 bps si impennano al 53,7% rispetto al 41,9% di due venerdì fa e all’8,1% di un solo mese fa. Di conseguenza quasi si dimezzano le probabilità per un taglio di complessivi 50 bps (due da 0,25 o uno da 0,50 bps) che scendono dal 43,5% di due venerdì fa, all’attuale 25,7% (v. grafico):

Infine, per l’ultima riunione del 2024, continuano a salire (anche se di poco) le probabilità di un taglio per complessivi 100 bps che dal 31,1% di due venerdì fa passano all’attuale 33,7%, si alzano le probabilità per un taglio di soli 75 bps al 24,5% dal 15,5% di due venerdì fa, a scapito del taglio per complessivi 125 bps con le probabilità che scendono dal 32,1% all’attuale 23,2% (v. grafico):

Sul fronte tassi, come riportato in precedenza, i rialzi settimanali sono dovuti principalmente alla pubblicazione dei dati sull’inflazione, inaspettatamente migliori delle attese degli economisti e degli investitori. A ben guardare il rialzo finale pari a circa 10 bps per il decennale e i 16 bps per il biennale non rappresenta certo un rialzo eclatante in rapporto alla portata dei dati macro usciti. In ogni caso questi prezzi ci hanno riportato indietro di due mesi al dicembre 2023. Entrando quindi nello specifico, troviamo il Treasury a 2 anni al 4,646% rispetto al 4,486% di due venerdì fa, il Treasury 10Y al 4,283% rispetto al 4,177% di due venerdì fa. Infine il rendimento del 30Y al 4,439 rispetto al 4,374%. di due venerdì fa.

Ovviamente anche lo spread 2Y-10Y si alza a 36 pbs rispetto ai 30 bps di due venerdì fa.

Infine i tassi reali, al netto dell’attuale tasso di inflazione, in ulteriore lieve risalita dal 2,30% di inizio febbraio all’attuale 2,33% (v. grafico FED di S.Louis):

Analisi grafica dell’indice di riferimento di una parte delle nostre operazioni, il NASDAQ100. Tra i vari indici il meno convinto sembra l’indice tech, che staziona nella parte bassa del ripido canale di rialzo iniziato a novembre, pur avendo fatto nuovi massimi ad inizio settimana. Sembra che il principale driver del rally stia perdendo momentum. Inoltre dovremmo porre attenzione al rapporto sugli utili di NVIDIA in uscita dopodomani, mercoledì, in quanto l’incremento dei prezzi delle azioni di oltre il 46% dal 1° gennaio e il suo aumento di 570 mld $ nella capitalizzazione di mercato (più del triplo del valore di mercato di Intel), fa sì che ora rappresenta la terza azienda più capitalizzata a Wall Street dopo, Apple e Microsoft, quindi con un notevole peso sui listini del Nasdaq100 e dell’S&P500. Nulla osta che le sue azioni potrebbero crollare di almeno il 10% se la società semplicemente soddisfacesse le aspettative, senza superarle. L’indice Nasdaq100 ‘equal weighted’ riguadagna qualcosa rispetto al listino non pesato a conferma che le vendite della scorsa settimana si sono riversate verso le componenti del cosiddetto ‘Magnificent Seven’. Graficamente notiamo come, nella giornata di lunedì scorso, l’indice abbia fatto registrare un nuovo record a 18041.45, esattamente in coincidenza con l’estensione del 61,8% di onda 1 di (5) partendo dal minimo di onda 2 di (5), per poi aprire in gap down dopo l’uscita del dato macro sui CPI che riportava i prezzi in area 17500, dalla quale rimbalzavano andando a chiudere il gap nella giornata di giovedì grazie ai deludenti dati macro sulle vendite al dettaglio, ma poi l’uscita dei buoni dati macro sui prezzi all’ingrosso ributtava giù le quotazioni fino alla chiusura di ottava a 17685. Per questa settimana corta a causa della festività odierna, i livelli al rialzo rimangono sempre quelli della scorsa settimana è cioè il superamento del predetto livello di 18041 punti ed a seguire la resistenza in area 18500 costituita dall’estensione del 78,6% sempre di onda 1 di (5). Mentre su possibili correzioni i prezzi trovano supporto in area 17400, 17100 ed infine a 16900 [ritracciamento del 27,2% di onda (5)]. Il livello di RSI in discesa a 57 non offre indicazioni, quindi tutte le possibilità sono sul tavolo. Questa settimana l’agenda dei dati macroeconomici è completamente scarica ad eccezione dei dati preliminari di febbraio sulle PMI dei servizi e della manifattura a cura di S&P Global. Il report sul FOMC di gennaio non dovrebbe impattare nulla in quanto superato dai dati macro della scorsa settimana. La settimana si è chiusa a 17685.98 con una perdita del - 1,54% rispetto alla chiusura della scorsa settimana, il che porta ad un guadagno del + 5,11% rispetto alla chiusura del 2023.

La dinamica settimanale delle quotazioni dell’indice S&P500 rispecchiano quelle del Nasdaq100 ma con performance di perdita nettamente minori. Un nuovo record a 5048.39 è stato raggiunto lunedì scorso, gap down martedì con relativa chiusura del gap up del 7 febbraio e recupero tra mercoledì e giovedì con chiusura di ottava a mantenersi appena sopra i 5.000 punti. Sottolineiamo questo aspetto, in quanto intorno alla soglia dei 5.000 punti, pare si trovi una stratificazione di strike di opzioni a fare da campo di gravità. L’indice S&P500 ‘equal weighted’ ha guadagnato lo 0,60% nel corso della scorsa settimana a fronte di una perdita dello 0,42% del listino non pesato e ciò potrebbe aver fatto pensare ad un inizio di rotazione settoriale in atto, in realtà la differenza dell’uno per cento è da ascrivere unicamente o quasi alle vendite sui titoli del settore tecnologico e solo in minima parte a quelle del settore immobiliare. Graficamente notiamo, come detto, un ulteriore record raggiunto lunedì scorso appena sopra la resistenza costituita dall’estensione del 50% di onda 1 di (5) partendo dal minimo di onda 2, che sembra stia diventando un bell’osso da mordere. Prossimo obiettivo rialzista lo troviamo in area 5100 [estensione del 61,8% di onda 1 di (5) partendo dal minimo di onda 2]. Viceversa possibile fase di consolidamento tra le aree 5050 e 4950 punti, altrimenti in caso di correzione oltre al citato supporto in area 4950 troviamo supporto in area 4900 ed infine in area 4840/50. Visto il livello di RSI in discesa a 63 è auspicabile una possibile fase di lateralizzazioni tra le aree sopra citate per smaltire ulteriormente l’ipercomprato per favorire un nuovo impulso rialzista. Da segnalare che l’indice Cboe Volatility Index (VIX) nella sua lateralità tra i 12.50 ed i 14.50 punti, nella giornata di martedì scorso in concomitanza con l’uscita del dato macro sui CPI ha fatto registrare un picco a 18 punti, poi rientrato nei giorni successivi, quasi a scusarsi di essersi destato dal torpore dei mesi precedenti. Mentre l’indice della ‘paura’ e parliamo dello skew del CBOE sull’S&P500 – un indicatore del mercato delle opzioni per la domanda relativa di contratti call al rialzo rispetto a contratti put al ribasso – da un picco di 160 punti di mercoledì scorso calcolato sulla base dell’attività della giornata precedente, è poi sceso nel fine settimana ad un più tranquillo 142,60 punti. La settimana si è chiusa a 5005.56 con un guadagno del – 0,42% rispetto alla chiusura della scorsa settimana, il che porta ad un guadagno del + 4,95% rispetto alla chiusura del 2023.

Praticamente immutato a livello di performance lo scenario della scorsa settimana per l’indice delle major, il DOW JONES, mentre graficamente fa registrare un nuovo record a 38927.08 nella giornata di lunedì scorso. Il breve pullback di martedì ha portato i prezzi in area 38000 per poi recuperare tutta la perdita nei due giorni successivi, andando a chiudere l’ottava appena sotto la resistenza posta in area 38700 costituita dall’estensione del 150% di onda 3 partendo dal minimo di onda 4. Per questa settimana, con oggi che le contrattazioni sono chiuse per festività, si prevede una fase di lateralizzazione anche in virtù del fatto che non sono previste pubblicazioni di dati macro importanti e ciò potrebbe favorire l’ulteriore abbassamento del livello di RSI dal valore attuale di 55 al fine di ricaricare la molla per un prosieguo del trend rialzista che trova la prossima resistenza in area 39200 rappresentata dall’estensione del 161,8% di onda 3 partendo dal minimo di onda 4 e poi l’area 40000 estensione del 178,6% di onda 3 partendo dal minimo di onda 4, non che soglia psicologica. Eventuali brevi pullback provenienti da notizie impreviste potrebbero portare i prezzi a testare il supporto in area 38100/38000 o un supporto più consistente in area 37800. La settimana si è chiusa a 38628 con una perdita irrisoria del – 0,12% rispetto alla chiusura della scorsa settimana, il che porta ad un guadagno del + 2,49% rispetto alla chiusura del 2023.

ORO INDEX

Scendono ulteriormente e per la seconda settimana consecutiva le quotazioni dell’Oro. Il catalyst, manco a dirlo, è stata la pressione della ripresa dei rendimenti dei titoli del Tesoro USA e della rinnovata forza del dollaro USA dovuta ai dati macro sorprendenti dell’economia statunitense che sono andati ad impattare un inaspettato rialzo della componente inflazione.

Questa volta a cercare di bilanciare le aspettative, hanno contribuito le dichiarazioni dei membri della FED particolarmente accomodanti, affermato che sono fiduciosi circa il fatto che l'inflazione sia sulla strada verso l'obiettivo del 2%, ma ribadendo che c’è il bisogno di vedere ‘dati positivi e continuativi’ prima di sostenere un taglio dei tassi.

Al riguardo delle quotazioni dell’Oro nel corso della scorsa settimana, dai 2038 $/oz. della chiusura di due venerdì fa, le quotazioni nei primi tre giorni della settimana sono scese fino a sfondare il muro psicologico dei 2000 $/oz. ma solo in intraday, per poi recuperare buona parte delle perdite nelle successive due giornate, chiudendo l’ottava a 2025,5 $/oz.

Nel corso di questa settimana, la FED mercoledì pubblicherà i verbali della riunione politica del 30-31 gennaio, ma essendo gli investitori più interessati a sapere se la FED aspetterà fino a giugno per attuare una svolta politica, è improbabile che la pubblicazione del report offra nuovi indizi sui tempi del taglio dei tassi. Nella giornata di giovedì, S&P Global pubblicherà i rapporti preliminari delle PMI, manifatturiero e servizi per febbraio. Un indebolimento inaspettato dell’attività commerciale del settore privato, con uno dei dati PMI principali scesi al di sotto di 50, potrebbe ravvivare le aspettative per un taglio dei tassi a maggio e aiutare le quotazioni dell’Oro a guadagnare terreno. Gli investitori presteranno molta attenzione anche ai commenti riguardanti la pressione sui prezzi contenuti nei sondaggi. Nel caso in cui l'inflazione dei fattori produttivi nel settore dei servizi si rivelasse vischiosa, il Dollaro potrebbe rimanere resiliente rispetto ai suoi rivali e limitare il rialzo del metallo giallo anche se i dati PMI dovessero deludere.

Prospettive tecniche dell’Oro

Come detto in precedenza, il doppio minimo raggiunto finora nel corso di quest’anno, pari a 2024 $/oz. che rappresentava il minimo di gennaio coincidente con la M.M. semplice a 200 periodi, è stato infranto così come la soglia psicologica dei 2000 $/oz. poi prontamente ripresa e tutto nella giornata di mercoledì scorso. Quindi, oltre a tale soglia, al ribasso troviamo un forte supporto in area 1980 $/oz. Viceversa le quote di resistenza le troviamo sempre in area 2060 e 2080 $/oz. come visto e testato nel corso di codesto inizio di 2024.  

Passando agli altri due metalli preziosi che seguiamo nel nostro Portafoglio, il ribasso di due settimane orsono si è fermato sul supporto in area 880 $/oz. ed anche nella settimana appena trascorsa detto supporto ha fatto il suo dovere favorendo un recupero delle quotazioni sopra l’area 900 $/oz. e andando a chiudere l’ottava a 914 $/oz. La prossima resistenza la troviamo in area 940 $7oz. in coincidenza con la M.M. a 200 periodi.

Identico discorso per le quotazioni dell’Argento che dalla ampia fase di lateralizzazione iniziata a maggio 2023 tra le soglie di 25 e 22 $/oz., da inizio anno la lateralizzazione si è ristretta tra le aree 23,5 e 22,0 $/oz. con il supporto dell’area 22,00 $/oz. che sembra tenere molto bene le velleità dei ribassisti. Le quotazioni settimanali si sono chiuse proprio a ridosso della resistenza in area 23,50 $/oz. coincidente con la M.M. semplice a 200 periodi, quindi è lecito attendersi il superamento di tali resistenze che proietterebbero i prezzi prima in area 24, quindi in area 24,50 $/oz.

La quotazione settimanale dell’Oro si è chiusa a 2025.5 $/oz. con una perdita del – 0,65% rispetto alla precedente settimana che porta ad una perdita da fine anno del – 2,24%. La settimana della commodity in modalità spot si è chiusa a 2013.31 $/oz. Di seguito il grafico weekly dell’ORO FUTURES APRILE 2024:

POLITICA USA

Il Presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, si è detto fiducioso sul fatto che il Congresso approverà ulteriori fondi per l’Ucraina e sabato ha rassicurato il suo omologo ucraino Volodymyr Zelensky durante una telefonata, mentre l’esercito russo prendeva il controllo della città di Avdiivka. Tuttavia alla domanda se fosse fiducioso che i fondi statunitensi potranno arrivare prima che Kiev perda altro territorio, Biden ha detto “Non lo sono”.

Martedì scorso il Senato statunitense, con 70 voti favorevoli e 29 contrari, ha approvato un pacchetto da 95 miliardi di dollari di aiuti per Ucraina, Israele e Taiwan. Il leader della maggioranza al Senato, il dem Chuck Schumer, ha detto: “Con il forte sostegno bipartisan che abbiamo qui al Senato con questo voto, credo che se lo speaker Johnson porterà questo disegno di legge alla Camera, passerà con lo stesso forte sostegno bipartisan”. Al Senato hanno votato contro il disegno di legge anche il senatore indipendente Bernie Sanders ed i dem Jeff Merkley e Peter Welch. Parlando dopo la votazione, Welch ha indicato il motivo della propria opposizione nelle preoccupazioni per gli aiuti ad Israele: “L’inevitabile conclusione è che il governo Netanyahu non sta ascoltando”. “È difficile non concludere che il nemico [di Netanyahu] non è solo Hamas, ma i palestinesi”. Con il passaggio al Senato, il disegno approda alla Camera a maggioranza repubblicana. Lo speaker della Camera, il repubblicano Mike Johnson, lunedì scorso ha detto: “in assenza di una singola modifica alla politica di frontiera dal Senato, la Camera dovrà continuare a lavorare di propria volontà su queste importanti questioni”.

Intanto, martedì scorso la Camera con un margine risicatissimo (214-213) ha approvato due articoli di impeachment nei confronti del segretario della Sicurezza Interna, Alejandro Mayorkas, sostenendo che avrebbe violato intenzionalmente le leggi federali sull’immigrazione e bloccato la supervisione del Congresso sul Dipartimento della sicurezza interna. Il Senato potrà respingere gli articoli di impeachment oppure passare il processo ad una commissione per ascoltare le prove. Il Presidente Biden commentando il voto alla Camera ha detto: “La Storia non vedrà di buon occhio i repubblicani della Camera per il loro palese atto di faziosità incostituzionale che ha preso di mira un onorevole funzionario pubblico per piccoli giochi politici”. Il Dipartimento della sicurezza interna, invece, in seguito al voto ha dichiarato: “Mentre il segretario Mayorkas aiutava un gruppo di senatori repubblicani e democratici a sviluppare soluzioni bipartisan per rinforzare la sicurezza di frontiera ed ottenere le risorse necessarie per l’applicazione, i repubblicani della Camera hanno sprecato mesi con questo infondato e incostituzionale impeachment”.

Proprio alla Camera, però la già risicata maggioranza in mano ai repubblicani si riduce. Martedì scorso, infatti, il dem Tom Suozzi ha vinto nello stato di New York la tornata elettorale indetta per prendere il posto lasciato libero dal repubblicano George Santos, espulso dalla Camera. Nella corsa alla Camera, il candidato democratico ha sfidato la repubblicana Mazi Pilip. Con la vittoria di Suozzi, ora alla Camera i democratici contano 213 parlamentari ed i repubblicani 219. Suozzi, considerato un dem moderato, durante il discorso per la vittoria ha detto: “La gente del Queens e di Long Island è stufa dei battibecchi politici”. “Vogliono che ci uniamo e risolviamo i problemi”.

POLITICA USA – CINA

Negli Stati Uniti, gli investitori nei mercati emergenti stanno riducendo l'esposizione alla Cina e puntano invece su fondi negoziati in borsa che escludono il gigante asiatico. Una recente analisi condotta da ETF.com per il Financial Times ha rivelato che l'afflusso netto di capitali in otto ETF statunitensi sui mercati emergenti, escludendo la Cina, è più che triplicato, raggiungendo i 5,3 miliardi di dollari l'anno scorso. Questo contrasta con un deflusso di 802 milioni di dollari da 55 ETF focalizzati sulla Cina nel 2023, rispetto agli afflussi di 7,5 miliardi di dollari l'anno precedente.

La tendenza riflette una crescente preoccupazione degli investitori globali riguardo alla Cina, a lungo considerata un pilastro nei portafogli dei mercati emergenti. Le tensioni geopolitiche e l'incremento dell'intervento statale nell'economia cinese hanno alimentato l'interesse per alternative di investimento escludendo la Cina. David Dali di Matthews Asia sottolinea come la correlazione delle azioni cinesi con gli altri mercati emergenti sia drasticamente diminuita negli ultimi anni, spingendo alcuni investitori a preferire un'esposizione esclusa dalla Cina.

Questa tendenza non è nuova: già nel 2015 i gestori patrimoniali offrivano ETF sui mercati emergenti escludendo la Cina, anticipando le preoccupazioni legate alla sovrapponderazione nel gigante asiatico. Tuttavia, è stato solo nel 2021 che tale strategia ha guadagnato popolarità, con la crescente incertezza politica e le azioni di Pechino contro le aziende private, come nell'esempio dell'Ant Group di Jack Ma.

Il rallentamento della crescita economica cinese e le turbolenze sui mercati azionari locali hanno ulteriormente spinto gli investitori verso mercati emergenti alternativi. Paesi come India e Messico, beneficiari degli sforzi per ridurre la dipendenza dalla Cina, hanno registrato aumenti significativi nei loro indici azionari, mentre la Cina ha mostrato segni di flessione.

Questa rotazione degli investimenti riflette una crescente consapevolezza della necessità di diversificare i portafogli e di ridurre l'esposizione alla Cina, specialmente considerando la sua significativa ponderazione negli indici di mercato emergenti come l'MSCI Emerging Markets. Rajiv Jain di GQG Partners sottolinea che, nonostante l'interesse verso la Cina non sia scomparso del tutto, molti investitori preferiscono ora affidarsi a specialisti per navigare attraverso il complesso contesto cinese.

In questo scenario, gestori patrimoniali come Columbia Threadneedle continuano a offrire soluzioni che permettono agli investitori di calibrare l'esposizione alla Cina, anziché eliminarla completamente. Questa flessibilità è importante, soprattutto considerando l'incertezza politica e economica che continua a circondare il gigante asiatico.

POLITICA DELLA FED

Non si sbilancia ancora Michelle Bowman in merito alle tempistiche e alla misura del taglio del tasso ufficiale. Lunedì scorso il membro del consiglio direttivo della FED ha detto che “ad un certo punto sarà opportuno abbassare il tasso dei fondi federali”, cosa che però non vede nell’immediato futuro. Bowman ha anche notato che ci sono rischi che potrebbero influenzare l’economia, come la crisi del Mar Rosso e le sue possibili ricadute sul mercato energetico e le catene di approvvigionamento.

Mercoledì scorso il presidente della FED di Chicago, Austan Goolsbee, ha detto che anche nel caso in cui l’inflazione dovesse essere un po’ più alta per qualche mese, sarebbe comunque coerente con il percorso verso il target. Goolsbee ha anche affermato di non essere favorevole ad aspettare che il dato sull’inflazione su base annua tocchi il 2% per iniziare a tagliare i tassi. Per il presidente della FED di Chicago l’inflazione dei servizi abitativi è in contrasto con i dati di mercato sugli affitti per le nuove locazioni e che, pur aspettandosi che le pressioni sui prezzi riprenderanno ad allentarsi, i dati di martedì sull’indice dei prezzi al consumo indicano che “il puzzle si è ingrandito…ed è qualcosa che sto guardando”. Tuttavia ha sottolineato che non ci si deve far influenzare da una rilevazione di un mese del CPI più alta delle attese. “È totalmente chiaro che l’inflazione stia calando”. In merito ai tagli dei tassi, Goolsbee ha detto: “Penso che valga la pena notare che se rimaniamo così restrittivi per troppo tempo, inizieremo a doverci preoccupare del lato occupazionale del mandato della FED”.

Christopher Waller, membro del consiglio direttivo della FED, giovedì scorso ha parlato della posizione del dollaro nello scenario globale. Waller ha sottolineato come commenti in merito ad un possibile declino dello status del dollaro sollevano preoccupazioni sugli effetti delle sanzioni alla Russia, sulla disfunzione della politica statunitense, sull’aumento degli asset digitali e gli sforzi della Cina per rafforzare l’uso del renminbi. Preoccupazioni che secondo Waller non si sono tradotte in un declino significativo del ruolo del dollaro nell’economia mondiale, piuttosto il maggior utilizzo di asset digitali come le stablecoins, in gran parte legate al dollaro, tende ad aumentare il profilo internazionale della valuta statunitense.

Raphael Bostic, presidente della FED di Atlanta, venerdì scorso ha detto che la sua previsione è di iniziare al ritorno verso una posizione di politica monetaria più neutrale, in estate. Bostic ha sottolineato come ci siano stati grandi progressi nella riduzione dell’inflazione e questo ha anticipato i tempi di un probabile taglio dei tassi rispetto alle attese. Il numero uno della FED di Atlanta ha anche detto che in caso di forti progressi nella discesa dell’inflazione verso l’obiettivo del 2%, sarà disposto ad anticipare ulteriormente le aspettative di taglio dei tassi, “ma voglio che continui prima di esprimere questo giudizio”. I dati di gennaio che hanno mostrato rialzi dei prezzi al consumo e all’ingrosso superiori alle attese, secondo Bostic affermano la necessità della banca centrale di essere paziente. “Dobbiamo solo essere pazienti e non andare troppo avanti e dare per scontato che il lavoro sia finito, perché c’è ancora lavoro da fare”. Inoltre, secondo Bostic l’ampia liquidità del mercato permette alla banca centrale di continuare il lavoro di riduzione delle dimensioni del suo bilancio, tuttavia non vuole che il processo sia spinto troppo avanti.

C’è ancora lavoro da fare per avere prezzi stabili secondo il presidente della FED di San Francisco, Mary Daly. Secondo lei, tra i rischi di quest’anno figura anche quello di un rallentamento dei progressi dell’inflazione o che il mercato del lavoro vacilli. Per quanto riguarda il movimento dell’inflazione verso l’obiettivo del 2%, Daly afferma che servono più dati e più tempo per essere sicuri.

A circa un anno di distanza dal fallimento della Silicon Valley Bank, il vicepresidente della FED per la supervisione, Michael Barr, venerdì scorso ha spiegato che la banca centrale si è concentrata nel segnalare più rapidamente potenziali problemi alle banche. Barr ha detto: “Vogliamo e ci aspettiamo che le autorità di vigilanza aiutino le banche a concentrare un’attenzione adeguata sulle aree che contano di più per quella particolare banca”. Barr ha fatto sapere che gli ispettori richiedono esami extra ad aziende alle prese con perdite non realizzate e a queste aziende stanno richiedendo anche di adottare misure per rafforzare il loro capitale. Inoltre, ha detto che un piccolo numero di aziende con un profilo di rischio che potrebbe comportare pressioni sui finanziamenti, vengono monitorate costantemente.

DATI MACROECONOMICI

L’indice dei prezzi al consumo a livello annualizzato a gennaio si attesta al 3,1%, appena oltre un consensus del 2,9%, ma calando comunque rispetto al 3,4% di dicembre. Il dato è rilasciato dall’U.S. Bureau of Labor Statistics.

L’indice dei prezzi al consumo core (che esclude il settore del cibo e dell’energia) su base mensile a gennaio registra una crescita dello 0,4%, rispetto ad un consensus del +0,3% ed un rialzo di dicembre dello 0,3%.

A livello annualizzato, il dato di gennaio non si sposta rispetto al mese precedente restando al 3,9%, poco sopra al consensus fissato al 3,7%. I dati sono rilasciati dall’U.S. Bureau of Labor Statistics.

Le vendite al dettaglio, a livello mensile, hanno deluso come non facevano da tempo. Si tratta del report più debole da marzo 2023. A gennaio si rivede il segno ‘meno’, che registra un -0,8%, rispetto ad un consensus del -0,1% ed un +0,4% di dicembre (rivisto da +0,6%). Il dato è rilasciato dall’U.S. Census Bureau.

Le vendite al dettaglio Control Group su base mensile a gennaio segnano un -0,4% dopo la crescita dello 0,6% di dicembre (rivista da +0,8%). Il dato è rilasciato dall’U.S. Census Bureau.

Il Filadelfia Fed Manufacturing Index a febbraio si attesta a quota 5,2 punti, ben al di sopra del consensus pari a -8,0 punti ed in rialzo rispetto alla rilevazione di gennaio di -10,6 punti. Il dato è rilasciato dalla Federal Reserve Bank di Filadelfia.

L’indice manifatturiero del New York Empire State per il terzo mese consecutivo presenta il segno ‘meno’. A febbraio è pari a -2,40, in crescita rispetto ai -43,70 punti di gennaio. Il dato è rilasciato dalla Federal Reserve Bank di New York.

Le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione nella settimana terminata il 10 febbraio sono uscite leggermente sotto attese, ma il monte sussidi ha sorpreso al rialzo. Le richieste sono state 212 mila, rilevazione sotto le 220 mila richieste della settimana precedente (riviste da 218 mila) e sotto un consensus di 220 mila. Il dato è rilasciato dall’U.S. Department of Labor.

Il dato sulla produzione industriale statunitense ha marginalmente deluso. A livello mensile a gennaio cala dello 0,1%, in direzione opposta rispetto ad un consensus che indicava una crescita dello 0,3% dopo il +0,0% di dicembre (rivisto da +0,1%). Il dato è rilasciato dalla Federal Reserve.

L’indice dei prezzi alla produzione ‘core’ hanno sorpreso al rialzo, e nemmeno di poco. A gennaio cresce dello 0,5% su base mensile, rispetto ad un consensus del +0,1% ed una contrazione di dicembre dello 0,1% (rilevazione rivista da +0,0%).

A livello annualizzato, a gennaio si registra una crescita del 2,0%, oltre il consensus del +1,6% ed oltre la crescita di dicembre dell’1,7% (rivista da +1,8%). I dati sono rilasciati dall’U.S. Department of Labor.

I permessi di costruzione segnano un -1,5%, con il dato preliminare di gennaio che si attesta a 1,470 milioni, in calo rispetto agli 1,493 milioni di dicembre ed al di sotto del consensus fissato a 1,509 milioni. Il dato è rilasciato dall’U.S. Census Bureau.

Il numero di case per le quali è iniziata la costruzione su base mensile è uscito davvero basso. A gennaio registra un calo del 14,8% rispetto al mese precedente. In particolare, dal dato di 1,562 milioni di dicembre (rivisto da 1,460 milioni) si è passati a quello di gennaio di 1,331 milioni, sotto al consensus di 1,460 milioni. Il dato è rilasciato dall’U.S. Census Bureau.

Il dato preliminare di febbraio relativo all’indice di fiducia dei consumatori elaborato dall’Università del Michigan si attesta a 79,6 punti, sotto al consensus di 80,0 punti, ma in rialzo rispetto ai 79,0 punti di gennaio.

PORTAFOGLI AZIONARI

Star della settimana (scorsa) il portafoglio The Challenge sul quale abbiamo raggiunto il target su due titoli, mentre le novità sul Portafoglio Storico, riguardano gli acquisti dei titoli statunitensi HONEYWELL e GILEAD SCIENCES e del tedesco E.ON SE. Se son rose fioriranno. Gli altri titoli componenti il Portafoglio non preoccupano e CHARTER COMMUNICATION dopo aver recuperato dai minimi, sembra che stia facendo una base sui 290 $. Speriamo bene. Nonostante i massimi sui listini azionari, il fatto che i nostri titoli non performano conferma che non è in atto una rotazione settoriale e che i listini sono tirati solo dai titoli ad alto contenuto tecnologico, ben capitalizzati e ad alta leva. Quindi per questa settimana non sono previsti nuovi acquisti in ottica del mantenimento basso del rapporto rischio/rendimento.

Per quanto riguarda il portafoglio The Challenge, invece, le soddisfazioni non mancano e devo dire che a malincuore abbiamo raggiunto il target su MONCLER dopo aver alzato già una volta il livello di profit, ma con i mercati così tirati non me la sono sentita di rischiare ulteriormente fino al giorno della pubblicazione degli utili societari, anche in considerazione del fatto che dopo soli 3 mesi portiamo a casa un eccellente + 22,74%, oltretutto su un titolo italiano. Puntiamo molto su codesto titolo e rientreremo appena i prezzi ce ne daranno l’occasione…..sempre ammesso che ce la daranno ! Stellantis, Ferrari, Leonardo sono volati ma non disperiamo di poterli riacquistare a prezzi più convenienti. Passiamo ora a ringraziare un ETF di un settore che definisco strategico, al pari di quello sull’Intelligenza Artificiale, sull’Idrogeno, sulla Sicurezza della rete, ecc. e sto parlando del Lyxor World Water recentemente passato sotto l’egida di Amundi, che investe nelle 20 società mondiali più capitalizzate operative nel settore dell’acqua, che comprende anche il risanamento idrico, le infrastrutture e il trattamento delle acque. Ad essere onesti, visto proprio il settore alternativo, mi aspettavo un raggiungimento del target in un periodo più breve dei due anni che abbiamo passato in compagnia, ma guai a guardare in bocca a caval donato, portiamo a casa questo + 15,75% di tozzi di pane e ringraziamo sentitamente. Felici di rientrare a prezzi più bassi, se del caso. Per il resto siamo passati in guadagno su CAMPARI con gli investitori che dovrebbero aver metabolizzato l’aumento di capitale a sostegno dell’acquisizione del marchio Courvasier, BREMBO tira sempre bene e come data si sta avvicinando alla pubblicazione del proprio bilancio economico trimestrale e come prezzi alla M.M. a 200 periodi. Mentre IBERDROLA è in un tira e molla che non ha più fine, ok che è un titolo difensivo ma se non fosse per gli ottimi dividendi semestrali elargiti, l’avremmo già sfanculata. Aspettiamo buone nuove dal report sulla trimestrale economica in pubblicazione giovedì prossimo. Stessa cosa dicasi per il titolo statunitense FASTLY secondo lotto, il quale appena si avvicina al nostro prezzo di vendita a pareggio crolla come se non ci fosse un domani. Eppure fa parte del settore tecnologico/informatico che tira bene. Poi ci si mette anche il mercato che, a fronte di una trimestrale che riporta un utile a fronte di una perdita prevista dagli analisti, con un fatturato in linea con le attese, viene penalizzata del 33% ! Ok, le previsioni per il prossimo trimestre sono per utili in lieve perdita e con un fatturato stabile, ma da qui a penalizzarla del 33%......e che cavolo !! Infine, detto nel precedente articolo dell’acquisto dell’ETF in modalità ‘short’ sul nostro asfittico indice FTSEMIB, erroneamente abbiamo riportato l’acquisto, sempre in modalità ‘short’, dell’ETF sull’indice tedesco DAX che per una manciata di tick non è scattato, mentre l’alert immesso sì. Misteri dei computer.

Alla prossima.

FOCUS SU AZIONI

Le rivali, Diamondback Energia ed Endeavour Energy Resources si stanno fondendo per creare un colosso del petrolio e del gas del valore di oltre 50 miliardi di dollari, mentre l’aumento dei prezzi del petrolio e la corsa all’accaparramento di superfici di prima qualità alimentano il consolidamento del settore energetico. Diamondback ha annunciato l'accordo con Endeavour lunedì scorso. Endeavour, fondata dal selvaggio Autry Stephens, è da tempo una delle aziende più apprezzate nel consolidamento del bacino del Permiano, la più grande zona petrolifera degli Stati Uniti che si trova a cavallo tra il Texas occidentale e il Nuovo Messico. Nel concludere un accordo per Endeavour, Diamondback ha respinto la concorrenza di altre società del settore, incluso ConocoPhillips. L’accordo in azioni e contanti valutava Endeavour a circa 26 miliardi di dollari e gli azionisti di Diamondback avrebbero posseduto la maggioranza della società combinata dopo la sua chiusura. La transazione consiste in circa 117,3 milioni di azioni ordinarie Diamondback e 8 miliardi di dollari in contanti, hanno affermato le società. Diamondback, con sede a Midland, in Texas, ha un valore di mercato di circa 27 miliardi di dollari.E’ stata quotata in borsa nel 2012 ed è stata una delle società di ‘fracking’ in più rapida crescita, con una produzione di greggio cresciuta di circa 50 volte negli ultimi dieci anni, fino a raggiungere più di 260.000 barili di petrolio al giorno. Ha ampliato il suo possedimento di pozzi attraverso acquisizioni. L'amministratore delegato di Diamondback, Travis Stice, continuerà a ricoprire il ruolo di amministratore delegato della società risultante dalla fusione, che rimarrà con sede a Midland. "Si tratta della combinazione di due società forti e affermate che si fondono per creare una compagnia petrolifera nordamericana indipendente da possedere", ha affermato Stice. Un paio di mega affari di Exxon Mobil con Pioneer e Chevron con Hess alla fine dello scorso anno, ha contribuito a stimolare una raffica di accordi nel settore. È un altro segnale che l’economia statunitense si sta dimostrando sorprendentemente resiliente e che per molte aziende le cose vanno avanti come al solito, anche in presenza di tassi di interesse elevati.

GILEAD SCIENCES – L’azienda statunitense biofarmaceutica ha trovato un accordo per l’acquisizione di CymaBay Therapeutics per 4,3 mld $. Gilead aggiungerà ai suoi prodotti il ‘seladelpar’, principale farmaco sperimentale di CymaBay, che si stima possa generare vendite per 1,9 mld $ entro il 2029, se approvato, secondo i dati LSEG. I media riportano che l’ente governativo statunitense Food and Drug Administration (FDA) sta revisionando il farmaco ‘seladelpar’ come potenziale trattamento per la colangite biliare primitiva ed una decisione è attesa entro il 14 agosto. L’azienda spiega che l’accordo completerà il suo portafoglio di farmaci per malattie epatiche. L’operazione dovrebbe chiudersi nel primo trimestre.

WALT DISNEY – Secondo quanto riportato la scorsa settimana, una volta finalizzato l’accordo riguardo la piattaforma streaming sportiva progettata da Walt Disney, Fox e Warner Bros Discovery, il Dipartimento di giustizia statunitense esaminerà i termini. Le tre aziende attive nell’ambito dei media hanno un ampio portafoglio di diritti sportivi professionistici e collegiali. Una nuova applicazione fornirebbe l’accesso non esclusivo ad un insieme di reti tv sportive, tra cui ESPN, Fox Sports 1 e TNT, nonché ai contenuti trasmessi in streaming. Poco dopo l’annuncio della joint venture, il servizio di streaming incentrato sullo sport, Fubo, aveva richiesto un controllo ed aveva sottolineato come i media partner controllino una fetta significativa del mercato.

PARAMOUNT – Alcuni quotidiani finanziari USA, hanno riportato che Paramount Global avrebbe avuto colloqui con Comcast in merito alla possibilità di stringere una partnership o intraprendere una joint venture. Shari Redstone, presidente di National Amusements, azionista di controllo di Paramount, ha già avuto colloqui con l’amministratore delegato di Skydance Media, David Ellison, in merito alla vendita di National Amusements, compresa la quota di controllo di Paramount. I quotidiani ricordano anche che l’amministratore delegato di Paramount Bob Bakish, invece, ha avuto conversazioni con l’amministratore delegato di Warner Bros. Discovery David Zaslav in merito ad una fusione.

PUBBLICAZIONE DELLE TRIMESTRALI ECONOMICHE SUI TITOLI DEL NASDAQ100 USCITI NELLA SCORSA SETTIMANA.

AIRBNB + 3,33%. Airbnb gestisce una piattaforma online per soggiorni ed esperienze per ospiti principalmente in camere private e ville di lusso in più di 220 paesi, ha riportato una utile nel quarto trimestre 2023 pari a 0,76 $/az. su ricavi per 2,22 mld $. La stima degli analisti era per un utile pari a 0,67 $/az. su ricavi per 2,16 mld $. Il fatturato è cresciuto del 16,61% su base annua. La società ha dichiarato di aspettarsi ricavi nel primo trimestre 2024 tra 2,03 e 2,075 mld $ e l'attuale stima degli analisti è pari a 2,03 mld $.

Brian Chesky, cofondatore e A.D. della società, ha affermato: “I nostri ottimi risultati del 2023 sono stati guidati dalla nostra attenzione su tre priorità strategiche: rendere l’hosting, mainstream, perfezionare il nostro servizio principale ed espanderci oltre il ‘core business’. Innanzitutto, stiamo rendendo l'hosting, mainstream, concentrandoci nel rendere l'hosting tanto popolare quanto viaggiare su Airbnb. I nostri risultati mostrano che l’approccio funziona. Nel quarto trimestre, la community di host è cresciuta fino a raggiungere i 5 milioni di host in tutto il mondo. I listini attivi hanno superato i 7,7 milioni alla fine del 2023, aumentando del 18% su base annua. E abbiamo anche assistito a una crescita dell’offerta a due cifre in tutte le nazioni. Complessivamente, nel 2023, gli host hanno guadagnato più di 57 mld $. Quest'anno continueremo a sensibilizzare l'opinione pubblica sull'hosting e a migliorare l'esperienza complessiva dell'host. In secondo luogo, stiamo perfezionando il nostro servizio principale. Negli ultimi tre anni abbiamo lanciato più di 430 nuove funzionalità e aggiornamenti al nostro servizio principale. Abbiamo apportato miglioramenti significativi per rendere Airbnb un'opzione più conveniente e affidabile e stiamo già riscontrando un impatto positivo. Ad esempio, le cancellazioni degli host sono diminuite del 36% nel quarto trimestre del 2023, rispetto allo stesso periodo di un anno fa. A livello contabile nel quarto trimestre 2023 abbiamo riportato: entrate in aumento del 17% su base annua arrivando a 2,2 mld $; una perdita netta pari a 349 mln $, in gran parte dovuta a circa 1 mld $ di ritenute fiscali non ricorrenti e riserve fiscali. Escludendo queste voci, l'utile netto è stato redditizio di 489 mln $; un EBITDA salito a 738 mln $, in crescita del 46% rispetto al quarto trimestre 2022. Il flusso netto di cassa è stato pari a 46 mln $, influenzato da elementi fiscali non ricorrenti, ma il flusso netto di cassa per l’intero anno ha raggiunto i 3,8 mld $, dimostrando un buon margine del 39%. Il valore lordo delle prenotazioni è aumentato del 15% su base annua raggiungendo i 15,5 mld $, mentre le notti prenotate hanno raggiunto 98,8 milioni nel quarto trimestre, con un aumento del 12% su base annua. Infine abbiamo riacquistato 750 mln $ di azioni proprie nel quarto trimestre, e riacquistato per l’intero anno 2023 un totale di 2,25 mld $. Il nostro CdA inoltre ha approvato un nuovo programma di riacquisto di azioni fino a 6 mld $.”

APPLIED MATERIALS + 11,27%. La società che sviluppa, produce, commercializza e fornisce servizi di fabbricazione di apparecchiature per le industrie mondiali dei semiconduttori, ha riportato utili nel primo trimestre fiscale 2024 pari a 2,13 $/az. su ricavi per 6,71 mld $. La stima degli analisti per gli utili era pari a 1,90 $/az. su ricavi per 6,48 mld $. I ricavi sono diminuiti dello 0,47% rispetto allo stesso trimestre di un anno fa. La società ha dichiarato di aspettarsi utili nel secondo trimestre fiscale 2024 tra 1,79 e 2,15 $/az. su ricavi tra 6,10 e 6,90 mld $ e l'attuale stima degli analisti per gli utili è pari a 1,79 $/az. su ricavi per 6,29 mld $.

Gary Dickerson, Presidente e CEO della società, ha affermato: "Applied Materials ha prodotto ottimi risultati nel primo trimestre dell'anno fiscale 2024 e ha sovraperformato i nostri mercati di vendita per il quinto anno consecutivo. Le nostre posizioni di leadership nei settori chiave dei semiconduttori supportano una continua sovraperformance mentre i clienti sviluppano le tecnologie chip di prossima generazione fondamentali per l’intelligenza artificiale e l’IoT per gli anni a venire. A livello contabile nel primo trimestre 2024 abbiamo riportato: ricavi pari a 6,707 mld $ rispetto a 6,739 mld $ dello stesso periodo 2023; un margine lordo del 47,9%; un utile operativo pari a 1,98 mld $, ovvero il 29,5% dei ricavi netti, e un utile per azione di 2,13 $. Il costo del venduto è stata pari a 3,503 mld $ e le spese operative sono state pari a 1,237 mld $ in lieve aumento rispetto allo stesso periodo 2023. Abbiamo generato 2,33 mld $ di flusso di cassa operativo e al 28 gennaio 2024 avevamo contanti e mezzi equivalenti liquidi e vincolati pari a 6,954 mld $ rispetto a 3,653 mld $ dello stesso periodo 2023. Infine abbiamo distribuito 966 mln $ agli azionisti, inclusi 700 mln $ in riacquisti di azioni e 266 mln $ in dividendi.”

BIOGEN – 9,09%. L'azienda biofarmaceutica scopre, sviluppa, produce e commercializza terapie per disturbi neurologici, autoimmuni ed ematologici, ha riportato utili nel quarto trimestre 2023 pari a 2,95 $/az. su un fatturato di 2,40 mld $. I ricavi sono diminuiti del 6,0% rispetto allo stesso trimestre di un anno fa.

Il CEO della società, Christopher A. Viehbacher, ha affermato: "Il 2023 è stato un anno di trasformazione per Biogen e la performance dell’azienda è stata caratterizzata da un calo dei ricavi e degli utili, in gran parte dovuto alle pressioni concorrenziali e all'interruzione di alcuni progetti. Abbiamo visto l'approvazione di quattro farmaci di prima classe mentre abbiamo riallineato la nostra struttura dei costi e siamo rimasti prudenti nell'allocazione del capitale azionario ridefinendo le priorità della nostra gamma di farmaci. Crediamo che, con questi elementi in atto, siamo ora ben posizionati per riportare Biogen verso una crescita sostenibile. Guardando al 2024, la nostra attenzione è rivolta all'esecuzione operativa, compreso lo sviluppo dei progressi dei nostri recenti lanci di nuovi prodotti. Riteniamo che ciò sarà possibile permettondoci di continuare a portare avanti il ​​nostro obiettivo di una nuova Biogen che crei maggiore valore per i pazienti e gli azionisti. Il conto economico di Biogen riflette le sfide finanziarie, con il fatturato totale dei prodotti in calo del 4% nel quarto trimestre e del 9% per l'intero anno. La posizione finanziaria di Biogen alla fine del 2023 comprendeva circa 1,0 mld $ in contanti, mezzi equivalenti e titoli negoziabili. Il debito netto della società ammontava a circa 5,9 mld $, riflettendo i pagamenti relativi alla transazione Reata e il rimborso del debito. Il flusso di cassa disponibile per l'intero anno è stato di circa 1,3 mld $, nonostante un deflusso di cassa netto nel quarto trimestre a causa di significativi pagamenti di compensi basati su azioni.”

CADENCE DESIGN – 6,94%. La società concede in licenza software di automazione del-la progettazione elettronica, vende o concede in locazione tecnologia hardware e proprietà intellettuale e fornisce servizi di progettazione e metodologia in tutto il mondo per aiutare a gestire e accelerare i processi di sviluppo di prodotti elettronici, ha riportato utili nel quarto trimestre 2023 pari a 1,38 $/az. su un fatturato di 1,07 mld $. La stima degli analisti per gli utili era di 1,33 $/az. su un fatturato pari a 1,07 mld $. I ricavi sono cresciuti del 18,75% su base annua. La società ha dichiarato di aspettarsi utili per il primo trimestre 2024 compresi tra 1,10 e 1,14 $/az. su un fatturato compreso tra 0,999 e 1,01 mld $. L'attuale stima degli analisti per gli utili è di 1,36 $/az. sui ricavi pari a 1,09 mld $. Inoltre per l’intero anno 2024 prevede utili tra 5,87 e 5,97 $/az. su ricavi tra 4,55 e 4,61 mld $. La stima degli analisti è per utili pari a 5,90 $/az e ricavi per 4,54 mld $.

Anirudh Devgan, Presidente e A.D. della società, ha affermato: "Cadence ha fornito risultati eccezionali nel 2023, spinti da soluzioni innovative e dalla riuscita attuazione della nostra strategia di progettazione di sistemi intelligenti. Sono entusiasta delle opportunità che ci attendono, in particolare nel campo dell'intelligenza artificiale e del 3D-IC. Non vedo l’ora di continuare a guidare l’ampio aumento commerciale attraverso la nostra leadership tecnologica. Abbiamo chiuso l’anno in modo positivo, con una crescita in tutte le nostre attività nel 2023. Sono soddisfatto del nostro portafoglio ordini da record di fine anno pari a 6,0 mld $ e non vedo l'ora di sfruttare questa forza nel 2024. A livello contabile nel quarto trimestre 2023 abbiamo riportato: un fatturato pari a 1,069 mld $, rispetto a un fatturato di 900 mln $ del quarto trimestre 2022; un margine operativo del 43% rispetto al 36% del quarto trimestre 2022; un utile netto pari a 376 mln $ rispetto a 262 mln $ del quarto trimestre 2022; un utile per azione pari a 1,38 $, rispetto a 0,96 $ del quarto trimestre 2022; costi e spese totali pari a 732 mln $ rispetto a 689 mln $ del quarto trimestre 2022. Contanti e mezzi equivalenti pari a 1,008 mld $ rispetto a 882 mln $ del quarto trimestre 2022.”

CISCO SYSTEMS – 3,37%. La società che progetta, produce e vende prodotti e servizi di rete basati su protocollo Internet (IP) relativi alle comunicazioni ed all’industria della tecnologia dell'informazione (IT), ha riportato utili nel secondo trimestre fiscale 2024 pari a 0,87 $/az. su ricavi per 12,79 mld $. La stima degli analisti per gli utili era pari a 0,84 $/az. su ricavi per 12,71 mld $. Il fatturato è diminuito del 5,89% rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente. La società ha dichiarato di aspettarsi utili nel terzo trimestre fiscale 2024 tra 0,84 e 0,86 $/az. su ricavi tra 12,10 e 12,30 mld $ e l'attuale stima degli analisti per gli utili è pari a 0,92 $/az. su ricavi per 13,13 mld $. Inoltre per l’intero anno fiscale 2024 prevede utili tra 3,68 e 3,74 $/az. su ricavi tra 51,50 e 52,50 mld $. La stima degli analisti è per utili pari a 3,87 $/az e ricavi per 54,34 mld $.

Chuck Robbins, Presidente e CEO di Cisco, ha affermato: “Abbiamo realizzato un secondo trimestre solido con una forte leva operativa e rendimenti di capitale. Continuiamo ad allineare i nostri investimenti alle future opportunità di crescita. La nostra innovazione è al centro di un ecosistema sempre più connesso e svolgerà un ruolo fondamentale man mano che i nostri clienti adotteranno l'intelligenza artificiale e proteggeranno le loro organizzazioni. L'esecuzione mirata e la disciplina operativa hanno portato a solidi risultati sia in termini di profitti che di forti margini nel secondo trimestre. Stiamo facendo buoni progressi nel passaggio al nostro modello di business verso ricavi più ricorrenti, pur rimanendo concentrati sulla disciplina finanziaria, sulla leva operativa e sui rendimenti per gli azionisti, come evidenziato dal nostro aumento dei dividendi. A livello contabile nel secondo trimestre 2024 abbiamo riportato: ricavi pari a 12,8 mld $ in calo del 3% anno su anno; un margine lordo totale, un margine lordo del prodotto e un margine lordo del servizio rispettivamente del 66,7%, 65,2% e 70,5%, rispetto al 63,9%, 62,1% e 69,1% del secondo trimestre dell’anno fiscale 2023; spese operative pari a 4,3 mld $, in aumento dell'1% rappresentando il 33,8% dei ricavi; un utile operativo pari a 4,2 mld $, in calo del 4%, con un margine operativo al 33,0%; un utile netto pari a 3,5 mld $ in calo del 3%, e un utile per azione pari a 0,87 $ in calo dell’1% anno su anno. Il flusso di cassa operativo è stato pari a 0,8 mld $ in calo dell’83% rispetto ai 4,7 mld $ del secondo trimestre dell’anno fiscale 2023. La liquidità, disponibilità liquide e investimenti sono state pari a 25,7 mld $ rispetto ai 26,1 mld $ della fine dell’anno fiscale 2023. abbiamo restituito 2,8 miliardi di dollari agli azionisti attraverso riacquisti di azioni proprie e dividendi. Infine abbiamo approvato e pagato un dividendo in contanti di 0,39 $/az. da pagare il 24 aprile 2024 a tutti gli azionisti, ovvero 1,6 mld $ e riacquistato circa 25 milioni di azioni ordinarie nell'ambito del nostro programma a un prezzo medio di 49,54 $/az. per un costo complessivo di 1,3 mld $. L'importo rimanente autorizzato per il riacquisto di azioni nell'ambito del programma è pari a 8,4 mld $ senza data di scadenza.”

DATADOG – 3,84%. E’ una piattaforma di monitoraggio e sicurezza per le applicazioni cloud. La piattaforma SaaS integra e automatizza il monitoraggio dell'infrastruttura, il monitoraggio delle prestazioni, delle applicazioni e la gestione dei registri per fornire un'osservabilità unificata e in tempo reale dell'intero reparto tecnologico dei clienti, ha riportato utili nel quarto trimestre 2023 pari a 0,44 $/az. su un fatturato di 589.65 mln $. La stima degli analisti per gli utili era di 0,44 $/az. su un fatturato pari a 566.70 mln $. I ricavi sono cresciuti del 25,62% su base annua. La società ha dichiarato di prevedere utili per il primo trimestre 2024 compresi tra 0,33 e 0,35 $/az. su un fatturato compreso tra 587.0 e 591.0 mln $. L'attuale stima degli analisti per gli utili è pari a 0,42 $/az. su un fatturato di 583.13 mln $. Infine la società ha anche affermato di aspettarsi utili per tutto il 2024 tra 1,38 e 1,44 $/az. su ricavi tra 2,555 e 2,575 mld $. L’attuale stima degli analisti è per utili pari a 1,87 $/az e ricavi per 2,56 mld $.

Olivier Pomel, cofondatore e CEO di Datadog, ha affermato: “Siamo soddisfatti del nostro solido lavoro nell'anno 2023, con una crescita dei ricavi del 27% su base annua, 660 mln $ di flusso di cassa operativo e 598 mln $ di flusso netto di cassa. Durante il 2023, abbiamo fornito oltre 400 nuove funzionalità per aiutare i nostri clienti a realizzare i loro piani di migrazione al cloud e trasformazione digitale. Guardando al 2024, siamo entusiasti dei nostri piani per fornire maggiore innovazione e aiutare i clienti con le loro esigenze in termini di osservabilità moderna, sicurezza cloud, distribuzione di software e gestione dei servizi cloud. A livello contabile nel quarto trimestre 2023 abbiamo riportato: ricavi pari a 589,6 mln $, con un aumento del 26% su base annua; un reddito operativo pari a 166,7 milioni di dollari e un margine operativo del 28%; un costo dei ricavi pari a 104,829 mln $ e spese totali pari a 457,078 mln $; un utile netto pari a 53.993 mln $ rispetto ad una perdita pari a 29.0 mln $ del quarto trimestre 2022 e un utile netto per azione pari a 0,44 $. Il flusso di cassa operativo è stato pari a 220,2 mln $, con un flusso netto di cassa pari a 201,3 mln $. Al 31 dicembre 2023, liquidità, mezzi equivalenti, liquidità vincolata e titoli negoziabili ammontavano a 2,6 mld $.”

GLOBALFOUNDRIES – 4,58%. La società è la terza fonderia di semiconduttori indipendente più grande al mondo, ha riportato un utile nel quarto trimestre 2023 pari a 0,62 $/az. su un fatturato di 1,85 mld $. La stima degli analisti per gli utili era pari a 0,58 $/az. su un fatturato di 1,85 mld $. Il fatturato è diminuito dell’11,76% rispetto allo stesso trimestre di un anno fa. La società ha dichiarato che prevede utili nel primo trimestre 2024 tra 0,18 e 0,28 $/az. su un fatturato tra 1,50 e 1,54 mld $. L'attuale stima degli analisti per gli utili è pari a 0,46 $/az. su un fatturato di 1,76 mld $.

Il Dott. Thomas Caulfield, Presidente e CEO della società, ha affermato: "Nel quarto trimestre, i nostri team in tutto il mondo hanno prodotto risultati finanziari che hanno superato il punto medio delle previsioni di novembre. Continuiamo a posizionare GF per promuovere l'innovazione e la differenziazione della fonderia nei mercati essenziali e siamo particolarmente orgogliosi della crescita dei nostri ricavi nel mercato automobilistico, con oltre 1 mld $ di fatturato nel 2023. È inoltre per me un grande piacere dare il benvenuto a John Hollister, come nostro nuovo CFO. Non vedo l'ora di collaborare con John mentre ci concentriamo sulle nostre priorità aziendali fino al 2024 e oltre. A livello contabile nel quarto trimestre 2023 abbiamo riportato: un fatturato pari a 1,854 mld $, un utile lordo pari a 537 mln $ con un margine lordo del 29,0%; un utile operativo pari a 383 mln $ con un margine operativo del 20,7%; un utile netto di 356 mln $; un EBITDA pari a 773 mln $ con un margine EBITDA del 41,7%. Un flusso di cassa operativo pari a 684 mln $ e un flusso netto di cassa pari a 507 mln $. Al 31 dicembre 2023 avevamo contanti, mezzi equivalenti e titoli negoziabili pari a 2,387 mld $.”

KRAFT HEINZ – 3,23%.  La società è la quinta multinazionale al mondo del settore alimentare e delle bevande, ha riportato utili nel quarto trimestre 2023 pari a 0,78 $/az. su ricavi per 6,86 mld $. La stima degli analisti per gli utili era pari a 0,77 $/az. su ricavi per 6,98 mld $. Il fatturato è diminuito del 7,06% rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente. La società ha detto di aspettarsi utili per l’intero anno 2024 tra 3,01 e 3,07 $/az. per un fatturato tra 26,64 e 27,17 mld $. L'attuale stima degli analisti per il 2024 per gli utili è pari a 3,01 $/az. su ricavi pari a 26,90 mld $.

Carlos Abrams-Rivera, CEO della società, ha affermato: "Sono orgoglioso dei risultati che abbiamo ottenuto nel 2023 e dei progressi che abbiamo compiuto come azienda durante tutto l'anno. Abbiamo ottenuto una crescita delle vendite nette in ciascuno dei nostri pilastri chiave, servizio di ristorazione globale, mercati emergenti e piattaforme GROW al dettaglio negli Stati Uniti. Abbiamo predisposto piani d’azione all’inizio del 2023 per promuovere il miglioramento della quota di mercato e del volume – e hanno funzionato. Grazie ai progressi digitali e alle nuove modalità di lavoro, siamo stati in grado di reinvestire dollari in tutta l'azienda per favorire la crescita futura. Abbiamo anche rafforzato il nostro bilancio, chiudendo l’anno al nostro target di leva netta di circa 3,0 volte, rispettando al contempo il nostro nuovo programma di riacquisto di azioni e mantenendo un dividendo competitivo. Per il 2024 prevediamo una crescita continua per Kraft Heinz. Manterremo una forte attenzione nel lavoro e nell’esecuzione della nostra strategia, supportata dagli investimenti che stiamo facendo nei nostri marchi e nelle persone. Siamo certi di avere scelto la giusta strategia in atto per garantire una crescita redditizia e creare valore per i nostri azionisti. A livello contabile nel quarto trimestre 2023 abbiamo riportato: vendite nette pari a 6,860 mld $ in diminuzione del 7,1% rispetto a 7,381 mld $ dello stesso periodo 2022; un margine di profitto lordo in aumento di 260 punti base al 34,8%; un utile lordo pari a 2,317 mld $ in calo del 2% rispetto a 2,364 mld $ dello stesso periodo 2022; un EBITDA pari a 1,650 mld $ in calo del 5,3%, rispetto a 1,743 mld $ dello stesso periodo 2022; un utile netto pari a 757 mln $ in calo del 14,6% rispetto a 887mln $ dello stesso periodo 2022; un utile per azione pari a 0,78 $ in calo dell'8,2%, rispetto a 0,85 $/az. dello stesso periodo 2022. Infine nell'anno fiscale 2023, abbiamo pagato 1,965 mld $ in dividendi in contanti e riacquistato 455 mln $ di azioni. Il 27 novembre 2023, il nostro CdA ha approvato un programma di riacquisto di azioni fino a 3,0 mld $ e fino al 26 dicembre 2026.”

MARRIOTT INTL. – 2,19%. La società è un operatore, franchisor e licenziatario di hotel e proprietà in multiproprietà con diversi marchi, ha riportato utili nel quarto trimestre 2023 pari a 3,57 $/az. su un fatturato di 6,10 mld $. La stima degli analisti per gli utili era di 2,12 $/az. su un fatturato pari a 6,20 mld $. I ricavi sono cresciuti del 2,90% su base annua. La società ha dichiarato di prevedere utili per il primo trimestre 2024 compresi tra 2,12 e 2,19 $/az. L'attuale stima degli analisti per gli utili è di 2,30 $/az. Infine la società ha anche affermato di aspettarsi utili per tutto il 2024 tra 9,18 e 9,52 $/az. L’attuale stima degli analisti è per utili pari a 9,79 $/az.

Anthony Capuano, Presidente e A.D. della società, ha dichiarato: "Il nostro team ha ottenuto risultati eccellenti nel 2023, poiché la domanda per il nostro portafoglio di proprietà in tutto il mondo ha continuato a crescere. Il RevPAR (ricavo generato per camere disponibili) globale per l'intero anno è aumentato del 15%, le camere nette sono cresciute 4,7% e il nostro modello di business basato sulle commissioni e asset-light ha generato livelli record di liquidità. Il nostro team di sviluppo ha avuto un 2023 stellare, firmando la cifra record di 164.000 camere organiche a livello globale, comprese 37.000 camere derivanti dal nostro accordo con MGM Resorts International, e il nostro programma di sviluppo ha raggiunto un nuovo massimo di circa 573.000 camere alla fine dell'anno. Durante l'anno, abbiamo aggiunto quasi 81.300 stanze nella nostra distribuzione, con una stanza organica su quattro proveniente da conversioni. Nel 2024, prevediamo un altro anno di solida crescita e significativi ritorni per gli azionisti. A livello contabile nel quarto trimestre 2023 abbiamo riportato: un utile operativo pari a 992 mln $, rispetto a 926 mln $ del quarto trimestre 2022; un utile netto pari a 1,055 mld $, rispetto a 622 mln $ del quarto trimestre 2022; un utile per azione pari a 3,57 $, rispetto a 1,96 $ del quarto trimestre 2022. Le spese generali, amministrative e di altro tipo sono ammontate a 330 mln $, rispetto ai 236 mln $ del quarto trimestre 2022. Gli interessi passivi netti sono ammontati a 144 mln $, rispetto ai 107 mln $ del quarto trimestre 2022. Alla fine dell'anno 2023, il nostro debito totale era pari a 11,9 mld $ e la liquidità e mezzi equivalenti ammontavano a 0,3 mld $, rispetto a 10,1 mld $ di debito e 0,5 mld $ di liquidità ed equivalenti della fine dell'anno 2022. Infine abbiamo riacquistato 4,7 milioni di azioni ordinarie nel quarto trimestre del 2023 pari a 965 mln $. Per l’intero anno 2023, abbiamo riacquistato 21,5 milioni di azioni pari a 3,9 mld $. Da inizio anno fino al 9 febbraio, la società ha riacquistato 1,3 milioni di azioni pari a 300 mln $.”

THE TRADE DESK + 24,71%. La società gestisce una piattaforma tecnologica basata su cloud che consente agli acquirenti di annunci pubblicitari di ottimizzare la propria spesa, mostrando attraverso l’Internet aperto come utilizzare i dati per ampliare il numero di utenti attraverso la più ampia gamma di siti Web, app, podcast, piattaforme TV in streaming e altro ancora, confrontando le prestazioni in modo aperto e obiettivo. Ha riportato utili nel quarto trimestre 2023 pari a 0,41 $/az. su un fatturato di 605.80 mln $. La stima degli analisti per gli utili era di 0,44 $/az. su un fatturato di 581.94 mln $. I ricavi sono cresciuti del 23,45% su base annua. La società ha dichiarato di aspettarsi un fatturato nel primo trimestre 2024 di almeno 478.0 mln $. L'attuale stima degli analisti per i ricavi di è pari a 451.63 mln $.

Jeff Green, fondatore e CEO della società, ha affermato: “Ancora una volta The Trade Desk ha superato quasi tutte le aree della pubblicità digitale nel 2023, con 1,95 mld $ di entrate che rappresentano una crescita del 23% anno su anno e una spesa record di 9,6 mld $ sulla nostra piattaforma. Allo stesso tempo, continuiamo a generare redditività e flusso di cassa significativi, che ci consentono di rimanere all’avanguardia nel nostro settore, con innovazioni come Kokai. I nostri risultati testimoniano il valore crescente che gli inserzionisti attribuiscono all’Internet aperta rispetto alle limitazioni di altre piattaforme concorrenti. Sempre più importanti inserzionisti a livello mondiale gravitano verso canali e partnership che offrono precisione e valore premium su larga scala, come la Connected TV (CTV) e i media al dettaglio. Sempre più aziende nell’ecosistema pubblicitario stanno sfruttando nuovi strumenti, come UID2, OpenPath e OpenPass, che consentono loro di costruire il nuovo tessuto di identità e autenticazione dell’Internet aperta. E con il lancio di Kokai, stiamo offrendo più valore agli inserzionisti con la piattaforma di acquisto multimediale più avanzata e intuitiva del settore. A livello contabile nel quarto trimestre 2023 abbiamo riportato: ricavi pari a 606 mln $ rispetto a 491 mln $ dello stesso periodo 2022; costi operativi totali pari a 461 mln $ rispetto a 390 mln $ dello stesso periodo 2022; un EBITDA pari a 284 mln $ rispetto a 245 mln $ con un margine EBITDA del 47% rispetto al 50% dello stesso periodo 2022; un utile netto pari a 207 mln $ rispetto a 190 mln $ che ha portato ad un utile per azione pari a 0,41 $ rispetto a 0,38 $ dello stesso periodo 2022. Al 31 dicembre 2023 avevamo contanti, mezzi equivalenti e investimenti a breve termine pari a 1,380 mld $. Abbiamo riacquistato circa 220 mln $ di azioni proprie di Classe A nel quarto trimestre del 2023, mentre al 31 dicembre 2023 avevamo riacquistato circa 647 mln $ di azioni di Classe A ad un prezzo di riacquisto medio di 63,87 $, con una rimanenza di 53 mln $ disponibili e autorizzati per i riacquisti. Inoltre il CdA della società ha approvato ulteriori 647 mln $ nell'ambito del programma di riacquisto di azioni.”

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