NUOVI RECORD PER GLI INDICI AZIONARI DOW JONES E S&P500 NONOSTANTE LA SETTIMANA CORTA DI CONTRATTAZIONI PER LE FESTIVITA’ RELATIVE AL RINGRAZIAMENTO.
DOLLARO INDEX IN DISCESA COSI’ COME I RENDIMENTI DEI BONDS SU TUTTE LE SCADENZE. IN LEGGERA DISCESA ANCHE LE QUOTAZIONI DELL’ORO E DELLE ALTRE COMMODITIES PREZIOSE. SEMPRE STAZIONARIE LE COMMMODITIES INDUSTRIALI MENTRE IL PETROLIO RITORNA SUI 67-68$/B.
Settimana corta per le contrattazioni sui mercati di Wall Street e nonostante i volumi ridotti, gli indici azionari DOW JONES e S&P500 fanno registrare nuovi record alle proprie quotazioni. Il primo ha superato quota 45.000 punti per poi chiudere la settimana appena sotto tale livello, mentre il secondo è arrivato a quota 6044 punti sia pure di un margine che non pone particolarmente al riparo da un falso breakout. I rendimenti sono vistosamente calati oggi,
I titoli dell’indice dei ‘Magnificent Seven’ sono saliti dell'1,22% in aggregato, mentre l’indice a bassa capitalizzazione, il RUSSELL2000 ha guadagnato l’1,14% in chiusura di ottava ma durante la settimana era arrivato a guadagnare anche il 2,44% facendo registrare a quota 2477 punti il proprio massimo storico, eclissando il livello record toccato tre anni fa. Sia il RUSSELL2000 che il DOW JONES INDUSTRIAL sono saliti rispettivamente di oltre il 10% e il 7,1% a novembre, in rotta per il loro più grande avanzamento percentuale mensile di quest'anno, secondo Dow Jones Market Data. Mentre l’indice S&P500 e il NASDAQ100 hanno aggiunto oltre il 5%.
I dati hanno mostrato che la spesa dei consumatori è aumentata in modo consistente in ottobre, il che suggerisce che l'economia statunitense ha mantenuto il suo ritmo sostenuto di crescita, ma i progressi nella riduzione dell'inflazione sembrano essersi bloccati.
Il report del FOMC pubblicato la scorsa settimana ha avuto toni abbastanza accomodanti, con il commento che i tassi possono continuare a muoversi gradualmente verso la neutralità, se i dati di inflazione continuano a calare come da attese. Quindi sempre data dipendente, ma con una visione non troppo scalfita dalle recenti stecche dei dati inflattivi e dall'avvento di Trump. Solo 2 membri hanno osservato che, per rientrare al target, l'inflazione potrebbe impiegare più del previsto. L'effetto è stato di contenere il rialzo dei rendimenti un po', mentre l'azionario ne ha forse tratto lo spunto per chiudere sui massimi di periodo.
Da rilevare che un dato pubblicato in settimana relativo alla Consumer Confidence è che la percentuale di consumatori che si aspetta prezzi dell'azionario più alti ha raggiunto il massimo storico.
Sicuramente un segnale di cautela ulteriore anche se, come ribadito più volte, condizioni di estremo ottimismo possono protrarsi per un po'. E comunque non costituiscono un segnale di inversione di tendenza ma solo di possibile correzione.
Il monitoraggio di Deutsche Bank, che osserva il mondo degli investitori istituzionali, mostra livelli di posizionamento elevato ma non estremo, con le strategie quantitative ancora leggermente indietro.
Diverso il quadro presentato in chiusura di mese da Sentimentrader, due studi dal significato apparentemente contrapposto.
La categoria di investitori rinomata per avere il peggior timing sui mercati, sono gli ‘small speculators’. Al momento essi sono fortemente investiti. La peculiarità di questo backtest è che le performance prospettiche sono ottime per i successivi 6 mesi, ma precipitano a 12 mesi, una conferma statistica dell’argomento che posizionamento e sentiment possono restare eccezionalmente positivi per un po’ senza causare immediatamente una correzione seria.
Il fatto è che, come si vede dalla figura, gli ‘small speculators’ sono eccessivamente ottimisti ed euforici dalla fine dell’anno scorso, il che può voler dire due cose nella pratica. O il segnale ha fallito, oppure il picco può essere imminente. La verità è che l’eccesso di euforia nel mercato è evidente da una vasta gamma di investitori e se questo, come abbiamo imparato nel 2017 e nel 2021, non è un buon motivo preso singolarmente, per correre ai ripari, è comunque una condizione che va tenuta a mente attentamente, per non arrivare a episodi come febbraio 2018 dove tutti erano pienamente investiti.
L’altro studio riguarda l’ampiezza del mercato. Il rally seguito alle elezioni aveva fatto balzare la percentuale netta di titoli ai massimi da 52 settimane (% ai massimi da 252 settimane meno percentuale ai minimi da 52 settimane) su livelli assai elevati, ma il successivo consolidamento l’aveva riportata a zero. Dopo di ché questa percentuale è rapidamente e violentemente ritornata sui massimi. Questo tipo di movimento ha prodotto in media un tasso di vincita dell’88% ad un anno. Una volta di più, non è una azione dei prezzi tipica dei top.
Gli insider (proprietari e dirigenti aziendali) hanno accelerato le vendite delle azioni delle loro società. Un chiaro segnale che le vendono sopravvalutate o comunque care. Ma uno studio mostra che queste categorie sono sempre in anticipo rispetto al top del mercato.
Passiamo ora ad analizzare il mercato monetario.
Relativamente ai rendimenti è interessante osservare che novembre ha visto, in particolare nella seconda parte del mese, discese generalizzate, che, nel caso degli USA, hanno comportato un calo sul mese, ma non hanno ritracciato il robusto rialzo di ottobre.
Sembra più un effetto della presa di beneficio sul Dollaro, dopo che anche i rendimenti USA hanno iniziato a correggere significativamente. Ma i rendimenti, con gli spauracchi del PCE e delle Minute FOMC alle spalle, sono scesi di parecchio portandosi dietro anche la correzione del Dollaro. I trader hanno aggiunto scommesse sul fatto che la FED abbasserà i tassi di 25 punti base nella riunione di dicembre, secondo FedWatch del CME. Tuttavia, prevedono che la banca centrale lascerà i tassi invariati nelle riunioni di gennaio e marzo. Goldman Sachs ha affermato in una nota la scorsa settimana che un'escalation della politica tariffaria rischia di ritardare il ritorno all'obiettivo di inflazione del 2,0%. Ci sono dubbi sugli effetti della politica tariffaria dichiarata da Trump, che, se attuata, potrebbe essere piuttosto inflazionistica e quindi la FED dovrà trovare un equilibrio tra i dati economici e il programma politico della nuova amministrazione.
L'incertezza sulla traiettoria dei tassi della FED è aumentata negli ultimi mesi, poiché una serie di solidi dati economici, tra cui un rapporto sull'occupazione esplosivo di settembre, alimenta il timore che l'inflazione possa riprendersi se la banca centrale abbassasse troppo i tassi, vanificando due anni di progressi nella riduzione dei prezzi.
Sebbene gli investitori abbiano accolto con favore le prove di solidità economica, un'altra tornata di dati positivi sull'occupazione il 6 dicembre potrebbe ulteriormente erodere le aspettative sui tagli della Fed e alimentare la cautela nei confronti dell'inflazione. Il presidente della FED, Jerome Powell, ha dichiarato all'inizio di questo mese che la banca centrale non ha bisogno di affrettarsi ad abbassare i tassi, citando un mercato del lavoro solido e un'inflazione che rimane al di sopra dell'obiettivo del 2%.
I dati sull'occupazione di venerdì forniranno un quadro più chiaro della tendenza di fondo, il che è importante poiché ci sono molti dibattiti e incertezze sul percorso dei tassi di interesse da parte della FED.
I costi di indebitamento negli Stati Uniti sono aumentati di 60 punti base da metà settembre, a causa di dati solidi e delle aspettative di un'inflazione più elevata e di deficit fiscali dovuti alle politiche di Trump.
La Reserve Bank of New Zealand ha tagliato i tassi di 50 bps, in linea con le attese, e il Governatore Orr ha dichiarato che taglierà ancora di 50 bps in febbraio, sempre se il suo scenario viene confermato dai dati. Il CPI australiano di ottobre invece ha sorpreso al ribasso (2.1% YoY da precedente 2.1% e vs stime per 2.3%).
Entrando nello specifico del mercato dei futures sui Fed Funds secondo lo strumento CME FedWatch troviamo che:
per l’ultima riunione del 2024, risalgono nuovamente le probabilità per un taglio di 25 bps che passano dal 52,3% di lunedì scorso, all’attuale 65,4%. Conseguentemente scendono le probabilità relative a nessun taglio che dal 47,7% di lunedì scorso passano all’attuale 34,6% (v. grafico):
Per l’anno 2025 la prima riunione è prevista per mercoledì 29 gennaio, lo scenario si è leggermente modificato rispetto alla scorsa settimana, con le probabilità di un taglio per soli 25 bps che salgono dal 51,3% di lunedì scorso all’attuale 58,2%, leggera risalita anche per le probabilità di un taglio per complessivi 50 bps che dal 13,4% di lunedì scorso passano all’attuale 15,4%, il tutto a scapito delle probabilità per nessun taglio prezzato all’attuale 26,5% dal 35,5% dello scorso lunedì (v. grafico):
Anche su questa nuova scadenza, quella del 19 marzo 2025, cambia lo scenario. Ora comandano le probabilità di un taglio per complessivi 50 bps che dal 34,5% di lunedì scorso passano all’attuale 40,2% contro le probabilità per un taglio di soli 25 bps prezzato al 39,8% dal 42,4% di lunedì scorso. In discesa all’11,1% anche la percentuale delle probabilità di nessun taglio (v. grafico):
Infine per quanto riguarda l’ultima riunione del 2025 e precisamente di mercoledì 10 dicembre. Qui troviamo un coacervo di possibilità e le relative probabilità con la tendenza a tagliare meno basis point rispetto al recente passato. Prendiamo in considerazione solo quelle più acquistate/vendute. Qui notiamo una conferma al comando delle probabilità di tagli per complessivi 75 bps al 29,0%. Al secondo posto troviamo le probabilità al 23,0% di tagli per complessivi 100 bps e al terzo posto troviamo le probabilità al 21,8% di tagli per complessivi 50 bps. Infine l’ultima previsione a doppia cifra riguarda le probabilità per un taglio di 125 bps all’11,5% (v. grafico):
Come detto in precedenza, discesa dei rendimenti su tutta la curva con quello del Treasury 2 anni che perde quota scendendo all’attuale 4,163% rispetto al 4,379% di due venerdì fa. Stessa situazione per il rendimento di riferimento del Treasury a 10 anni che perde anche la soglia del 4,40% chiudendo l’ottava al 4,18%, rispetto al 4,404% di due venerdì fa. Infine stessa dinamica anche per la scadenza più lunga del 30Y, con il rendimento che torna sotto la soglia del 4,40%. L’ottava si è chiusa al 4,368% rispetto al 4,59% di due venerdì fa.
Ritorna quasi alla parità la curva del classico spread 10Y – 2Y restringendosi ulteriormente a 1,7 punti rispetto ai 2,5 punti di due venerdì fa (v. grafico):
Stessa situazione dei rendimenti dei Treasury anche per quanto riguarda i tassi reali al netto dell’attuale tasso di inflazione, che in chiusura di ottava scendono al 2,26% rispetto al 2,34% della settimana precedente, come mostrato dal grafico del breakeven inflation a 10 anni (v. grafico):
Analisi grafica dell’indice di riferimento di una parte delle nostre operazioni, il NASDAQ100.
Discreto recupero settimanale dell’indice tech grazie nuovamente ai titoli facenti parte del cosiddetto indice ‘Magnificent Seven’ che hanno contribuito con un guadagno del + 1,22%. Tra i titoli ‘big cap’ che maggiormente hanno contribuito alle performance dell’indice troviamo AMAZON con un + 5,47% e APPLE con un + 3,25%. Viceversa troviamo NVIDIA e TESLA con perdite rispettivamente del – 2,61% e del – 2,10%. Modesti guadagni per gli altri titoli dell’indice.
Le azioni del colosso tecnologico olandese ASML e di altre aziende globali produttrici di chip sono salite giovedì dopo la pubblicazione di un rapporto che evidenzia un allentamento delle restrizioni statunitensi sulle vendite alla Cina. Oltretutto i governi di Olanda e Giappone devono ancora sottoscrivere misure più severe nei confronti della CINA e quindi i giganti dei chip di queste due nazioni sarebbero ancora più avvantaggiati nei confronti dei loro ‘competitors’ statunitensi.
Il titolo WORKDAY è scivolato del 6,2% dopo aver previsto ricavi da abbonamenti nel quarto trimestre inferiori alle aspettative, penalizzato dalla minore spesa dei clienti per il suo software di gestione del capitale umano.
Nel corso della scorsa settimana abbiamo visto un aumento dei titoli ‘big cap’ del listino ed uno minore di quelli a più bassa capitalizzazione. L’indice NASDAQ100 Equal Weighted ha riportato un guadagno dello 0,47% in chiusura di ottava, ampliando leggermente il deficit da inizio anno rispetto a quello ‘pesato’, passando dal 12,27% di due venerdì fa all’attuale 12,67%.
A livello grafico notiamo come i prezzi, nella prosecuzione del rimbalzo, siano riusciti a chiudere il gap ribassista del 15 novembre scorso, per poi proseguire in laterale durante tutta la scorsa settimana. La chiusura di ottava vede le quotazioni ridurre a circa 1,2 punti percentuali la distanza dal precedente record e con un livello di RSI a 58 (seppur non esaltante) vedere un movimento verso nuove vette risulta più che plausibile. Il risveglio delle ‘big cap’ facenti parte dell’indice dei ‘Magnificent Seven’ e gli importanti dati macro previsti in pubblicazione questa settimana, potrebbero dare un impulso rialzista. Pertanto dopo il test del massimo storico in area 21180/21200 la successiva proiezione rialzista la troviamo in area 21600 punti. Viceversa troviamo un supporto intermedio in area 20400, quindi un importante supporto in area 20150 punti. La settimana si è chiusa a 20930,37 in guadagno del + 0,74% rispetto alla chiusura dello scorso venerdì, il che porta ad un guadagno del + 24,40% rispetto alla chiusura del 2023.
Anche sull’indice S&P500 continua il rialzo dopo la correzione di tre venerdì fa, con i prezzi a registrare un nuovo record a 6044 punti.
Settorialmente parlando, guadagni settimanali per 10 settori su 11, tra i quali si sono distinti i settori dei consumi discrezionali (+ 2,32%), della sanità (+ 2,09%) e dell’immobiliare (+ 1,96%) mentre un solo settore, quello dei titoli legati all’energia, ha registrato un calo del 2,0%.
Al riguardo della rotazione settoriale in atto, la scorsa settimana i guadagni dei titoli big cap sono stati superiori a quelli ‘normali’ ma non tanto da spostare la bilancia a favore del listino ‘pesato’ rispetto a quello dell'indice S&P500 Equal Weight, che in settimana ha guadagnato l’1,03% praticamente uguale al ‘pesato’. Così che anche lo spread da inizio anno rimane sostanzialmente fermo intorno all’attuale 7,93%. Ancora ‘Trump trade’ in purezza, che favorisce le aziende che sono più legate all'economia domestica, pagano più tasse e quindi sono più favorite dagli sgravi, producono in loco e si interessano poco di green economy.
WELLS FARGO è cresciuto dello 0,6%, distinguendosi tra i titoli bancari in difficoltà, dopo che Reuters ha riferito che la banca è nelle ultime fasi di un processo per superare i test normativi per aumentare il limite massimo di 1,95 trilioni di dollari sulle attività il prossimo anno, dopo aver risolto i problemi derivanti dallo scandalo sui conti falsi.
Le azioni DELL sono crollate del 12% e quelle di HP sono scese di quasi il 6% dopo le previsioni trimestrali negative.
APPLIED THERAPEUTICS è crollato del 76% dopo che la Food and Drug Administration statunitense ha rifiutato di approvare il suo farmaco per il trattamento di una rara malattia metabolica genetica.
Il titolo TARGET è aumentato del 5,84% dopo la batosta presa due settimane fa a seguito di previsioni future sulle vendite in ribasso rispetto alle precedenti.
BATH & BODY WORKS ha aumentato le sue previsioni di utile rettificato per l'intero anno, facendo salire le azioni del rivenditore al dettaglio del 18,0%.
A livello grafico notiamo che le quotazioni si sono fermate proprio in corrispondenza della proiezione rialzista in area 6040 punti. Ricordiamo sempre che possiamo parlare solo di proiezioni e non di resistenze in quanto le aree da raggiungere sono prive di scambi effettuati.
Pertanto, ora, la prossima proiezione la troviamo in area 6110/15 punti, mentre un primo supporto lo troviamo in area 5860 punti ed un secondo molto più importante lo troviamo in area 5800 punti. Il rialzo dei prezzi, pur alzando il livello di forza relativa a 65, non ha fatto andare l’indice in zona di ipercomprato, pertanto ci sono margini per ulteriori allunghi.
L'indice di volatilità Cboe Volatility Index (VIX) in settimana è sceso fino a toccare quasi i minimi annuali. Questa è un'altra condizione di ipercomprato, ma non è un problema per le azioni a meno che il VIX non inizi a salire bruscamente. Dopo il balzo del livello dell’indice fino a 18,79 punti del 20 novembre, il livello è sceso ulteriormente dai 15 punti o poco più chiudendo l’ottava appena sopra i 14 punti. La struttura dei derivati ​​sulla volatilità rimane per lo più rialzista per le azioni e i future sul VIX vengono scambiati con un premio rispetto all’indice VIX.
Situazione in linea con l’indice VIX anche per l’indice skew del CBOE sull’S&P500 – un indicatore del mercato delle opzioni ‘out of the money’ per la domanda relativa di contratti call al rialzo rispetto a contratti put al ribasso – che troviamo sempre sui massimi. Anzi dai 161 punti di due venerdì fa, ora l’indice è salito ulteriormente fino a 167,94 di questo fine settimana. Pertanto vengono confermate le scommesse degli investitori sulla tendenza al rialzo in questa e per le prossime settimane. La settimana dell’indice S&P500 si è chiusa a 6032,38 in guadagno del + 1,06% rispetto alla chiusura di venerdì scorso, il che porta ad un guadagno del + 26,47% rispetto alla chiusura del 2023.
Ulteriore bel rialzo per il listino delle major industrial, DOW JONES, con tanto di nuovo record sopra quota 45000 punti. In una dichiarazione della scorsa settimana, Trump ha detto che avrebbe imposto una tariffa condizionale del 25% sulle importazioni canadesi e messicane che potrebbero violare un accordo di libero scambio da lui negoziato durante il suo precedente mandato. Ha anche delineato "un'ulteriore tariffa del 10%, al di sopra di qualsiasi tariffa aggiuntiva" sulle importazioni dalla Cina, aumentando il rischio di guerre commerciali.
Le case automobilistiche FORD e GENERAL MOTORS ne hanno fatto entrambe le spese in seguito alla notizia poiché hanno catene di fornitura altamente integrate in Messico, Stati Uniti e Canada. Le azioni GM sono crollate di quasi il 9% dopo la notizia.
Il listino è stato appesantito anche dal calo del titolo AMGEN che è sceso di circa il 12,50% dopo che il suo farmaco sperimentale contro l'obesità non ha soddisfatto le aspettative, per poi recuperare andando a chiudere l’ottava con una perdita del 4,0%
Mentre tra gli altri, ELI LILLY è salita del 6,33% dopo che il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha proposto di ampliare la copertura Medicare e Medicaid per i farmaci anti-obesità.
A livello grafico notiamo che il rimbalzo a V di due settimane fa si è tramutato in un razzo nel cielo. I prezzi si sono portati a ridosso della proiezione in area 45200/45250 punti e la prossima proiezione rialzista la troviamo in area 46000 punti. Un vero supporto lo troviamo in area 43300 punti [ritracciamento del 27,2% di onda 5 di (5)], mentre un supporto intermedio è possibile in area 44400 punti. Nonostante il forte rialzo, il livello di RSI a 69 punti non essendo andato ancora in zona di ipercomprato, indica che nuovi record potrebbero essere aggiunti in questa settimana visti anche gli importanti dati macro previsti in uscita. La settimana si è chiusa a 44910,65 in guadagno del + 1,39% rispetto alla chiusura di venerdì scorso, il che porta ad un guadagno del + 19,16% rispetto alla chiusura del 2023.
ORO INDEX
Le quotazioni dell’Oro sono scese bruscamente lunedì scorso dopo che si sono allentate le preoccupazioni geopolitiche, per poi trascorrere il resto della settimana cercando di recuperare le perdite. I dati macroeconomici relativi all'occupazione USA che verranno pubblicati venerdì prossimo potrebbero modificare le aspettative sulla decisione politica della Federal Reserve a dicembre e innescare una possibile grande azione nei prezzi dell’Oro.
Mercoledì, Automatic Data Processing pubblicherà i dati sull'occupazione nel settore privato. I mercati prevedono che le buste paga private aumenteranno di 166.000 unità a novembre. Una sorpresa positiva in questi dati potrebbe ravvivare l'ottimismo su una lettura positiva delle buste paga non agricole (NFP) di venerdì e far scendere leggermente i prezzi dell'Oro.
Dopo l'aumento di 12.000 unità di nuovi occupati registrato ad ottobre a causa di uragani e scioperi sindacali, gli investitori prevedono un rimbalzo decisivo pari a 183.000 nuovi occupati a novembre. Una cifra superiore a 200.000 unità potrebbe alimentare le aspettative di una politica di mantenimento dei tassi da parte della FED a dicembre e aumentare i rendimenti dei titoli del Tesoro statunitensi, danneggiando i prezzi del metallo prezioso. D'altro canto, una pubblicazione di un dato deludente, pari o inferiore a 150.000 unità, potrebbe mantenere vive le speranze di un altro taglio dei tassi di 25 punti base (bps), aprendo la porta a un rialzo corposo del metallo giallo prima del fine settimana.
Prospettive tecniche dell’Oro.
Il quadro tecnico a breve termine evidenzia che la forte discesa delle quotazioni di lunedì scorso, sono state solo parzialmente recuperate nel corso della settimana. Nella fase discendente i prezzi hanno testato il supporto in area 2600 $/oz. rappresentato dal ritracciamento del 38,2% della fase rialzista iniziata dal minimo di maggio scorso. Il successivo rimbalzo ha visto i prezzi ritornare sopra l’area dei 2660 $/oz. non riuscendo a superare la resistenza psicologica dell’area dei 2700 $/oz. La prossima forte resistenza la troviamo in area 2760 $/oz. superata la quale i prezzi andranno al test del precedente record a 2801 $/oz. Viceversa, una fase di consolidamento che non scenda nuovamente sotto l’area dei 2600 $/oz. Come detto in precedenza, i dati sul mercato del lavoro di venerdì prossimo potranno dare un impulso alle quotazioni.
Stessa sorte dell’Oro per i prezzi del Platino per quanto riguarda la giornata di lunedì scorso. Le quotazioni hanno perso anche il supporto in area 940 $/oz. con un minimo a 928 per poi risalire in chiusura di ottava in area 950 $/oz. Pertanto in questa settimana rimane sempre valida la resistenza in area 980 $/oz. mentre al ribasso troviamo un buon supporto in area 900 $/oz.
Anche le quotazioni dell’Argento hanno subito le vendite di lunedì scorso che sono state contenute fino al supporto dell’area fondamentale dei 30 $/oz. per poi rimbalzare fino a superare nuovamente in chiusura di ottava la resistenza posta in area 31 $/oz. Prossima resistenza in area 32 $/oz.
La quotazione settimanale dell’Oro si è chiusa a 2681,0 $/oz. con una perdita del – 1,15% rispetto alla chiusura di venerdì scorso, il che porta ad un guadagno da fine anno del + 29,41%. La quotazione settimanale dell’Oro in modalità spot si è chiusa a 2653,55 $/oz. Di seguito il grafico daily dell’ORO FUTURES FEBBRAIO 2025:
DATI MACROECONOMICI
L’indice di prezzo delle case a livello mensile a settembre registra una crescita del +0,7%; ad agosto era stata registrata una crescita dello 0,4% (rivista da +0,3%). Il dato è rilasciato dal Federal Housing Finance Agency.
L’S&P/Case-Shiller Home Price Index, che valuta le variazioni nel valore del mercato immobiliare residenziale in 20 regioni degli USA, a livello mensile a settembre si conferma allo 0,3% come il dato del mese di agosto. Su base annua, ad agosto si registra una piccola crescita al 4,6%, dopo il + 4,5% di agosto, ma nettamente inferiore al consensus che prevedeva un aumento al 5,2%.
Le vendite di case nuove hanno clamorosamente deluso il consenso, mostrando il maggior calo dal 2013. Il dato sulle vendite di nuove case a ottobre si attesta a 610mila, contro la rilevazione di settembre che era di 738 mila (rivista da 716 mila). Il dato è rilasciato dall’U.S. Census Bureau.
Il dato sulla fiducia dei consumatori rilasciato dal Conference Board a novembre è a quota 111,7 punti. Rilevazione oltre il consensus pari a 111,3 punti e al dato di ottobre di 109,6 punti (rivisto da 108,7 punti).
Il GDP USA del terzo trimestre, alla seconda lettura, è rimasto invariato, ma i dettagli lo rendono più debole, con una revisione al ribasso dei consumi, compensata da una al rialzo delle scorte e dell'investimento non residenziale. Il dato preliminare del terzo trimestre 2024 relativo al PIL a livello annualizzato segna un +2,8%, rispetto alla rilevazione del secondo trimestre del +3,0% ed un consensus anch’esso al +2,8%. Il dato è rilasciato dall’U.S. Bureau of Economic Analysis.
E anche il dato preliminare di ottobre sugli ordini dei beni durevoli escono sotto attese, dando il medesimo messaggio. Il dato mensile preliminare di ottobre registra un +0,2%, rispetto al –0,4% di settembre (rilevazione rivista da –0,7%). Il dato è rilasciato dall’U.S. Census Bureau.
Scendono gli ordini di beni strumentali non attinenti alla difesa esclusi gli aerei a livello mensile che a ottobre segnano un +0,2%, dopo il +0,3% di settembre (rivisto da +0,5%). Il dato è rilasciato dall’U.S. Census Bureau.
I sussidi di disoccupazione settimanali continuano a mostrare un mercato del lavoro robusto, ma c'è questo piccolo mistero del monte percettori che continua a salire lentamente. Le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione nella settimana terminata il 23 novembre sono state 213mila, come nella settimana precedente e sotto il consensus che ne prevedeva 216mila). Sempre alto il monte precettori a 1.907.000 unità. Il dato è rilasciato dall’U.S. Department of Labor.
Il Chicago PMI di novembre è rimasto sui livelli di ottobre deludendo le aspettative di un rimbalzo. Il Chicago PMI di novembre si attesta a 40,2 punti, in calo rispetto ai 41,6 punti di ottobre e ai 44 del consensus. Il dato è rilasciato da ISM-Chicago, Inc.
E veniamo all'atteso PCE di ottobre. Headline e core sono usciti in linea con le attese, il che lascia le cose come stanno sul fronte inflazione. L’indice di prezzo delle spese per consumi personali core (che esclude il settore del cibo e dell’energia) a livello mensile a ottobre è cresciuto dello 0,3%, come indicato dal consensus e dallo +0,3% di settembre.
A livello annualizzato, a ottobre sale il dato al 2,8%, dal precedente 2,7% di settembre e uguale al consensus del 2,8%. I dati sono rilasciati dall’U.S. Bureau of Economic Analysis.
Il reddito personale a livello mensile a ottobre cresce dello 0,6%, rispetto al 0,3% del consensus e al 0,3% di settembre. Il dato è rilasciato dall’U.S. Bureau of Economic Analysis.
La spesa personale su base mensile a ottobre registra un +0,4%, sotto al dato di 0,6% di settembre (rivisto da 0,5%) e uguale al consensus del +0,4%. Il dato è rilasciato dall’U.S. Bureau of Economic Analysis.
Le pending home sales di ottobre, che precedono le vendite di 6/8 settimane, hanno sorpreso in positivo. Il dato sulle vendite immobiliari in corso (che misura il cambiamento nel numero di case con contratto di vendita, ma in attesa della transazione di chiusura, escludendo le nuove costruzioni) a livello mensile a ottobre segna un +2,0%, in netto ribasso rispetto al + 7,5% registrato a settembre (dato rivisto da 7,4%). Il dato è rilasciato dalla National Association of Realtors.
PORTAFOGLI AZIONARI
Nulla di nuovo sui Portafogli azionari dopo la settimana semi-festiva USA, se non per essere andati a target sul titolo JD.com. Da segnalare che l’azionario europeo sta facendo i conti con la situazione macroeconomica continentale e lo si evince chiaramente tra le performance dei listini e dei titoli europei rispetti a quelli d’oltreoceano. Detto ciò, fortunatamente nessuno di voi abbonati è stato eseguito sul titolo IDEXX LABORATORIES che ha ben recuperato dai minimi di due settimane fa. Con gli indici sui massimi storici è difficile per i sistemi produrre nuovi segnali operativi ed anche discrezionalmente, pur essendo consapevoli che fino all’insediamento di Trump alla Casa Bianca il mercato dovrebbe continuare a tirare, trovare dei titoli che offrano un rapporto rischio/rendimento favorevole, è molto difficile ma ci proveremo.
Sul Portafoglio Storico, come detto in precedenza, siamo andati a target sul titolo del Nasdaq100, JD.com che ci ha regalato un tozzo di pane del 7,10% in soli 6 giorni di contrattazioni. Ora l’unica soddisfazione viene dal titolo ENEL. Ma nel Portafoglio abbiamo anche altri titoli difensivi che stranamente vengono penalizzati.
Sul Portafoglio “The Challenge” bene i soliti, con ASML e MONCLER in ripartenza. CAMPARI sembra aver trovato pace dalle vendite e sta formando una discreta base per la ripartenza. Male STELLANTIS per la notizia odierna (ma che era già nell’aria) dell’uscita del CEO Tavares dal gruppo che ha sorpreso per la velocità della decisione che alimenta le incertezze sulla società in una fase particolarmente complicata. Il titolo sta comunque rimbalzando dai minimi.
WALT DISNEY continua il suo percorso di recupero verso quotazioni più consone al proprio bilancio economico, così come T-ROWE. Breve pullback per PAYPAL, mentre su ZOOM torniamo a punto e a capo, con ricavi e utili in crescita anche superiori alle attese degli analisti, ma di poco. Anche le previsioni per il prossimo trimestre sono superiori ma il mercato, che forse aveva spinto troppo le quotazioni al rialzo prima della pubblicazione dei dati economici, ora ne ha chiesto il rientro vendendo il titolo e prendendo beneficio.
DEXCOM che lunedì scorso ha superato il precedente massimo relativo di agosto in area 77,80 $ portandosi a ridosso degli 80 $. Ribadiamo che quest’area è diventata una bella resistenza, basterebbe una spintarella per superare definitivamente tale area per poi andare a richiudere l’ampio gap di luglio.
Infine niente da fare in acquisto sui titoli del Nasdaq100, QUALCOMM e AMD, che per pochissimo non riescono a scendere sui nostri prezzi.
Alla prossima.
PUBBLICAZIONE DELLE TRIMESTRALI ECONOMICHE SUI TITOLI DEL NASDAQ100 USCITI NELLA SCORSA SETTIMANA.
ANALOG DEVICES + 1,62%. La società è impegnata nella progettazione, produzione e commercializzazione di un portafoglio di segnali analogici, segnali misti e digitali ad alte prestazioni, elaborazione di circuiti integrati utilizzati in tutti i tipi di apparecchiature elettroniche, ha riportato utili nel quarto trimestre fiscale 2024 pari a 1,67 $/az. su un fatturato di 2,44 mld $. La stima degli analisti per gli utili era di 1,64 $/az. su un fatturato pari a 2,40 mld $. I ricavi sono diminuiti del 10,06% rispetto allo stesso trimestre di un anno fa. La società ha detto che prevede utili nel primo trimestre fiscale 2025 tra 1,43 e 1,63 $/az. su un fatturato tra 2,25 e 2,45 mld $. L'attuale stima degli analisti per gli utili è pari a 1,58 $/az. su un fatturato di 2,36 mld $.
La società a livello contabile nel quarto trimestre fiscale 2024 ha riportato: ricavi consolidati pari a 2,443 mld $, in diminuzione del 10% rispetto a 2,716 mld $ del quarto trimestre fiscale 2023; costi e spese totali pari a 1,438 mld $ rispetto a 1,501 mld $ del quarto trimestre fiscale 2023; un margine lordo pari a 1,660 mld $ in diminuzione del 13% rispetto a 1,907 mld $ del quarto trimestre fiscale 2023; un utile operativo pari a 1,005 mld $ in diminuzione del 17% rispetto a 1,215 mld $ del quarto trimestre fiscale 2023; un margine operativo del 41,1% rispetto al 44,7% del quarto trimestre fiscale 2023; un utile per azione pari a 1,67 $ in diminuzione del 17% rispetto a 2,01 $/az. del quarto trimestre fiscale 2023. Il flusso di cassa operativo è stato di 1,051 mld $, rispetto a 1,187 mld $ del quarto trimestre fiscale 2023, mentre il flusso netto di cassa è stato di 855,0 mln $. La cassa, le disponibilità liquide e gli investimenti al 2 novembre 2024 ammontavano a 2,363 mld $, rispetto ai 958,0 mln $ del 28 ottobre 2023. Il CdA della società ha approvato un dividendo trimestrale in contanti di 0,92 $/az. Il dividendo verrà pagato il 20 dicembre 2024 a tutti gli azionisti registrati alla chiusura delle attività del 9 dicembre 2024.
AUTODESK – 9,14%. E’ una società di software e servizi di progettazione, che offre soluzioni ai clienti nei mercati dell'architettura, dell'ingegneria, delle costruzioni, della produzione, delle infrastrutture e dei media digitali, ha riportato utili nel terzo trimestre fiscale 2025 pari a 2,17 $/az. su un fatturato di 1,57 mld $. La stima degli analisti per gli utili era di 2,11 $/az. su un fatturato pari a 1,56 mld $. I ricavi sono aumentati del 11,03% su base annua. La società ha detto che prevede utili nel quarto trimestre fiscale 2025 tra 2,10 e 2,16 $/az. su un fatturato tra 1,623 e 1,638 mld $. L'attuale stima degli analisti per gli utili è pari a 2,11 $/az. su un fatturato di 1,62 mld $.
La società a livello contabile nel terzo trimestre fiscale 2025 ha riportato: ricavi totali pari a 1,57 mld $, cresciuti dell’11% su base annua rispetto a 1,414 mld $ dello stesso periodo fiscale 2024; costi e spese totali pari a 997,0 mln $ rispetto a 567,0 mln $ dello stesso periodo fiscale 2024; un margine operativo pari del 36% in calo di 3 punti %; un reddito operativo pari a 573,0 mln $ in aumento rispetto a 547,0 mln $ dello stesso periodo fiscale 2024; un utile per azione pari a 2,17 $ in aumento rispetto a 2,07 $/az. dello stesso periodo fiscale 2024. Il flusso di cassa derivante dalle attività operative è stato pari a 209,0 mln $, rispetto ai 191 mln $ rispetto all'anno precedente. Il flusso netto di cassa è stato pari a 199,0 mln $, in aumento di 186,0 mln $ rispetto all'anno precedente. Al 31 ottobre 2024 la società aveva liquidità e mezzi equivalenti pari a 1,437 mld $.
ZOOM VIDEO COMM. – 3,72%. La società fornisce una piattaforma di comunicazione basata su cloud concentrata sul miglioramento dell'esperienza di videoconferenza, comprese funzionalità come riunioni collaborative online, funzionalità di chat e voce e condivisione di file collaborativa, ha riportato utili nel terzo trimestre fiscale 2025 pari a 1,39 $/az. su un fatturato di 1,18 mld $. La stima degli analisti per gli utili era di 1,32 $/az. su un fatturato pari a 1,16 mld $. I ricavi sono aumentati del 3,59% su base annua. La società ha detto che prevede utili nel quarto trimestre fiscale 2025 tra 1,29 e 1,30 $/az. su un fatturato tra 1,175 e 1,185 mld $. L'attuale stima degli analisti per gli utili è pari a 1,27 $/az. su un fatturato di 1,17 mld $.
La società a livello contabile nel terzo trimestre fiscale 2025 ha riportato: ricavi consolidati pari a 1,177 mld $, in aumento del 3,6% rispetto a 1,138 mld $ dello stesso periodo 2024; spese totali pari a 707,5 mln $ in aumento rispetto a 676,3 mln $ dello stesso periodo 2024; un reddito operativo pari a 457,8 mln $ in aumento rispetto a 447,1 mln $ dello stesso periodo 2024 e un margine operativo del 38,9%; un utile netto pari a 435,1 mln $ per un utile per azione pari a 1,38 $ in aumento rispetto a 401,2 mln $ ovvero 1,29 $/az. dello stesso periodo 2024. Il flusso di cassa operativo è stato di 483,2 mln $, in diminuzione del 2,0% rispetto ai 493,2 mld $ dello stesso periodo 2024, mentre il flusso netto di cassa è stato di 457,7 mln $ in aumento dell’1,0% rispetto a 453,2 mln $ dello stesso periodo 2024. La cassa, le disponibilità liquide e gli investimenti al 31 ottobre 2024 ammontavano a 7,7 mld $. A novembre 2024, il CdA della società ha autorizzato il riacquisto di ulteriori 1,2 mld di $ di azioni ordinarie di Classe A. Questa autorizzazione si aggiunge all'importo rimanente ai sensi dell'autorizzazione precedente, per un totale di circa 2,0 mld di $ rimanenti da riacquistare.
L’autore del presente articolo è iscritto all’Ordine dei Giornalisti e non detiene gli strumenti oggetto delle sue analisi.
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