Emilio Tomasini scrive regolarmente per:

Nasdaq Weekly. Contrasto tra gli indici azionari USA. Nasdaq100 al rialzo, S&P500 in consolidamento, Dow Jones in netto ribasso !


SETTIMANA IN NETTO CONTRASTO TRA LORO DEGLI INDICI AZIONARI USA. NASDAQ100 A NUOVI RECORD, S&P500 IN CONSOLIDAMENTO, DOW JONES IN PERDITA.

GRAZIE AI BUONI DATI SULL’INFLAZIONE (CPI E PPI) RIPRENDE FORZA IL DOLLAR INDEX E I RENDIMENTI DEI BONDS SOPRATTUTTO SULLE SCADENZE LUNGHE.

STAZIONARIE LE QUOTAZIONI DELL’ORO MENTRE SCENDONO DI POCO LE ALTRE COMMODITIES PREZIOSE COSI’ COME LE COMMMODITIES INDUSTRIALI. IN RIALZO IL PREZZO DEL PETROLIO RITORNATO 70-71$/B.

Settimana un pò anomala sui mercati azionari statunitensi, con l’indice NASDAQ100 che guadagna bene e fa registrare nuovi record, fase di consolidamento sull’indice S&P500, mentre sonora discesa dell’indice DOW JONES dopo i massimi storici di due mercoledì fa, accompagnato dall’indice delle ‘small cap’ RUSSELL2000.

A liberare l'entusiasmo sull’indice tech, trainato al solito dall’indice dei ‘Magnificent Seven’ che ha guadagnato il + 2,98% grazie agli exploit di ALPHABET, AMAZON, META e TESLA, tutte al rispettivo record storico, hanno contribuito i rilevanti dati sull’inflazione, con il CPI USA di novembre che è uscito in linea con le attese, cosa che ha sgombrato il campo da un potenziale ostacolo al sentiment, in un periodo in cui l'azionario ha a disposizione un buon numero di motivi per salire. I prezzi alla produzione USA di novembre sono saliti più delle attese, con quelli core più o meno in linea (ma la revisione a ottobre porta il dato anno su anno sopra attese). Ma le categorie che entrano nel PCE di novembre sono deboli e quindi il dato è stato considerato benigno.

Ciò che è successo all’indice tech non si è verificato sugli altri due indici, con l’S&P500 che ha registrato una ampiezza dei titoli negativa con 360 titoli su 503 in discesa e sarebbe la decima seduta consecutiva con questo scenario in un periodo in cui l'S&P500 è salito 5 volte su 9 e ha fatto 4 record storici. Sentimentrader.com ha osservato che una serie di questo tipo è stata osservata, dal 1960 ad oggi, appena 18 volte. Come si vede dal backtest, la performance media successiva è stata consolidativa fino a 2 mesi dopo (v. grafico):

Questa volta la serie si è registrata più vicina ai massimi storici (praticamente a pochi decimali). Le altre 2 volte in cui è avvenuto nei pressi dei massimi è stato nel dicembre 1961 e nel febbraio 1966. In entrambi i casi ne è seguito un consolidamento i 2 mesi successivi. Un altro elemento a favore di una fase di consolidamento a Wall Street.

Ad oggi le performance annuali dei maggiori indici azionari USA sono racchiuse nella seguente tabella:

NASDAQ COMPOSITE: +32.7%

NASDAQ100: + 29,45%

S&P 500: +26.9%

S&P Midcap 400: +17.8%

RUSSELL 2000: +15.8%

DOW JONES Industrial Average: +16.3%

Diamo ora uno sguardo ai movimenti sui fondi. I fondi azionari globali hanno attirato afflussi per l'undicesima settimana consecutiva fino all'11 dicembre, supportati dai segnali che il raffreddamento del mercato del lavoro statunitense e la stabilità dei prezzi al consumo potrebbero facilitare un terzo taglio consecutivo dei tassi da parte della Federal Reserve questo mese.

I dati di LSEG Lipper hanno mostrato che gli investitori hanno acquistato fondi azionari globali per un valore netto di 10,18 miliardi di $ durante la scorsa settimana, dopo circa 21,19 miliardi di $ di acquisti netti nella settimana precedente.

I fondi azionari statunitensi hanno continuato ad attrarre investitori per la sesta settimana consecutiva, ricevendo afflussi netti di 6,36 miliardi di $. I fondi europei hanno guadagnato 3,24 miliardi di $, ma i fondi asiatici hanno registrato un deflusso netto di 278 milioni di $. I fondi settoriali hanno affrontato il loro primo deflusso settimanale in cinque settimane, per un totale netto di 1,94 miliardi di $. In particolare, i settori sanitario, tecnologico e dei beni di consumo discrezionali hanno registrato deflussi rispettivamente di 1,08 miliardi di $, 654 milioni di $ e 616 milioni di $.

I fondi obbligazionari globali hanno segnato la 51a settimana consecutiva di investimenti netti, attirando 10,19 miliardi di $. I fondi obbligazionari aziendali hanno registrato un solido afflusso di 3,21 miliardi di $, il più alto afflusso settimanale dal 18 settembre, mentre i fondi di partecipazione ai prestiti hanno registrato il loro 12° afflusso settimanale consecutivo, per un totale di 1,32 miliardi di $.

La scorsa settimana, gli investitori hanno liquidato 16,29 miliardi di $ dai fondi del mercato monetario, dopo aver effettuato acquisti sostanziali per 169,16 miliardi di $ la settimana precedente.

Per quanto riguarda le materie prime, il segmento energetico ha registrato un deflusso netto di 256 milioni di $, segnando la terza perdita settimanale in quattro settimane, mentre i fondi in oro e metalli preziosi hanno registrato afflussi netti di 190 milioni di $.

I dati relativi a 29.593 fondi dei mercati emergenti hanno mostrato che gli investitori hanno ritirato 2,35 miliardi di $ dai fondi azionari per la quinta settimana consecutiva, mentre i fondi obbligazionari hanno registrato vendite nette per 721 milioni di $.

Passiamo ora ad analizzare il mercato monetario.

Il mercato sconta per sicuro un taglio dei tassi di un quarto di punto da parte della Federal Reserve mercoledì 18, ma si fa strada la sensazione che potrebbe aver finito di tagliare i tassi dopo questa riunione. La motivazione viene dai dati macroeconomici che nel corso della scorsa settimana hanno confermato una tendenza inquietante che il calo dell'inflazione si sia arrestato. I prezzi al consumo ‘core’, esclusi cibo ed energia, sono aumentati del 3,3% rispetto all'anno precedente, in modo simile al ritmo con cui stanno aumentando da diversi mesi. La preoccupazione particolare è rappresentatat dall'inflazione sul versante servizi che, esclusi i servizi energetici, ha registrato il 4,6% anno su anno. Tuttavia i mercati scommettono che il graduale rallentamento delle assunzioni negli ultimi mesi possa indurre la FED ad un ulteriore allentamento. Le oscillazioni mensili di fattori come scioperi e uragani hanno reso i dati un po' difficili da leggere, ma la tendenza di fondo è ancora chiara: la media trimestrale per gli aumenti di posti di lavoro è scesa a 173.000 unità a novembre da 243.000 dell'inizio del 2024. Come vedremo in seguito nel dettaglio i futures scontano altri due o tre tagli di un quarto di punto nel 2025 ma ciò potrebbe essere troppo ottimistico nel caso i dati macro continuassero a mantenersi su questi livelli. Alla fin fine, nonostante il rallentamento, i posti di lavoro stanno ancora registrando guadagni decenti e l’andamento economico complessivo rimane forte, con una crescita del prodotto interno lordo reale che ha raggiunto un 2,8% annualizzato nel terzo trimestre e con l'inflazione ora chiaramente bloccata intorno al 3%, al di sopra dell'obiettivo del 2% della FED, non si intravede una motivazione coerente per continuare a tagliare i tassi, almeno nella prima parte dell’anno.

A ciò bisogna aggiungere le più che probabili politiche dell'amministrazione Trump, come tagli alle tasse, una stretta sull'immigrazione e nuovi dazi commerciali. Tuttavia, l'atteggiamento negoziale di Trump a livello di dazi, pare stia trasparendo un po' dalle sue mosse. Questo potrebbe portare a minori imposizioni e rappresaglie, a beneficio dell'inflazione globale. Ma non vuol dire che le politiche commerciali resteranno senza costi per i partner commerciali degli USA. Se non altro, in assenza di spinte inflattive fuori controllo, le politiche monetarie potrebbero restare più accomodanti a beneficio di tutti. Altro motivo per il quale la FED potrebbe aspettare e vedere cosa succede quando le suddette politiche amministrative andranno a regime.

In questo momento le politiche monetarie globali sono un grosso supporto al ciclo: il ritmo dei tagli è ai massimi post Covid. Nel grafico sotto non sono incluse la Bank of Canada, la Swiss National Bank e la BCE.

A livello europeo, la BCE come da attese ha tagliato i tassi di altri 25 bps. Nello statement si è rimossa la notazione che i tassi devono stare su livelli restrittivi: la direzione ora sarà definita dall'outlook sull'inflazione alla luce degli sviluppi macroeconomici. La Lagarde, nella conference, non ha aggiunto molto: non ha voluto indicare qual'è il tasso neutrale ma ha dichiarato che il 3% è ancora restrittivo, lasciando intendere altri tagli in arrivo.

La Reserve Bank of Australia martedì scorso ha lsciato i tassi di interesse fermi al 4,35% mentre la Bank of Canada mercoledì scorso ha tagliato il tasso di 50 bps portandolo al 3,25%. Così come la Swiss National Bank che ha sorpreso gli economisti tagliando di 50 bps il tasso portandolo allo 0,5%.

Ma entriamo nello specifico del mercato dei futures sui Fed Funds secondo lo strumento CME FedWatch, e troviamo che:

per l’ultima riunione del 2024 di mercoledì 18, continuano a salire le probabilità per un taglio di 25 bps che passano dal 87,1% di lunedì scorso, all’attuale 97,1%. Praticamente è quasi sicuro il taglio. (v. grafico):

Per l’anno 2025 la prima riunione è prevista per mercoledì 29 gennaio, lo scenario si è leggermente modificato rispetto alla scorsa settimana, con le probabilità di un taglio per soli 25 bps (ma se tagliano a dicembre diventa nessun taglio) che salgono dal 64,9% di lunedì scorso all’attuale 81,0%, scendono ovviamente le probabilità di un taglio per complessivi 50 bps (25+25) che dal 26,1% di lunedì scorso passano all’attuale 16,6% (v. grafico):

Anche su questa nuova scadenza, quella del 19 marzo 2025, si conferma lo scenario di un taglio per complessivi 50 bps (25+25) con le probabilità che dal 51,7% di lunedì scorso passano all’attuale 54,0% contro le probabilità per un taglio di soli 25 bps prezzato al 35,4% dal 28,0% di lunedì scorso. In ribasso al 9,6% la percentuale delle probabilità di tagli per complessivi 75 bps (v. grafico):

Infine per quanto riguarda l’ultima riunione del 2025 e precisamente di mercoledì 10 dicembre. Qui troviamo un coacervo di possibilità e le relative probabilità con la tendenza a tagliare meno basis point rispetto al recente passato. Prendiamo in considerazione solo quelle più acquistate/vendute. Qui notiamo una conferma al comando delle probabilità di tagli per complessivi 75 bps in rialzo al 33,2%. Mentre balzano al secondo posto le probabilità per un taglio di soli 50 bps al 26,8%. Scendono al terzo posto le probabilità al 21,3% di tagli per complessivi 100 bps. Infine non sono presenti previsione a doppia cifra riguardante le probabilità per un taglio di soli 50 bps o di 125 bps (v. grafico):

Come riportato in precedenza, la scorsa settimana tutta la curva dei tassi è salita soprattutto sulle scadenze più lunghe. Pertanto il Treasury 2 anni sale di quota all’attuale 4,249% rispetto al 4,106% di due venerdì fa. Stessa situazione per il rendimento di riferimento del Treasury a 10 anni che sale nuovamente sopra la soglia del 4,40% chiudendo l’ottava al 4,401%, rispetto al 4,155% di due venerdì fa. Infine stessa dinamica anche per la scadenza più lunga del 30Y, che sale nuovamente a contatto con la soglia del 4,60%. L’ottava si è chiusa al 4,602% rispetto al 4,339% di due venerdì fa.

Risale di molto la curva del classico spread 10Y – 2Y allargandosi a 15,2 punti rispetto a 4,9 punti di due venerdì fa (v. grafico):

Stessa situazione dei rendimenti dei Treasury anche per quanto riguarda i tassi reali al netto dell’attuale tasso di inflazione, che in chiusura di ottava risalgono abbastanza al 2,33% rispetto al 2,24% della settimana precedente, come mostrato dal grafico del breakeven inflation a 10 anni (v. grafico):

Analisi grafica dell’indice di riferimento di una parte delle nostre operazioni, il NASDAQ100.

Nuovo record per l’indice tech a 21886 punti e grazie nuovamente ai titoli facenti parte del cosiddetto indice ‘Magnificent Seven’ che è salito del 2,98%, grazie agli exploit di TESLA (+ 12,08%) secondo cui il team di transizione di Trump prevede di eliminare l'obbligo per le case automobilistiche di segnalare incidenti che coinvolgono sistemi di guida autonoma. La società ha segnalato il maggior numero di incidenti sotto questo mandato, che è stato criticato dall'Alliance for Automotive Innovatione, e di ALPHABET (+ 8,65%) dopo che la sua unità Google ha presentato un chip quantistico all'avanguardia chiamato Willow. È stata una vittoria per il gigante della tecnologia nel suo sforzo di competere nel calcolo quantistico. Al rialzo dell’indice hanno contributo anche APPLE (+ 2,18%) e MICROSOFT. Il precedente massimo di TESLA è stato a novembre 2021, oltre 3 anni fa. Da metà ottobre il titolo è salito del 93%, ma il grosso è stato fatto dalle presidenziali in poi (+67%).

Mentre il titolo NVIDIA (- 5,75%) è al centro di un'indagine antitrust da parte dell'autorità cinese per la concorrenza. L'indagine si concentrerà sui sospetti che la società abbia violato i termini di un'approvazione condizionale ricevuta da Pechino nel 2020 per l'acquisizione di un'azienda di networking israeliana.

BROADCOM ha registrato un'impennata significativa, con azioni in aumento del 25,22% dopo aver annunciato un obiettivo di fatturato di 90 miliardi di dollari da chip AI personalizzati entro il 2027.

WALGREENS ha guadagnato in settimana il + 21,38% in quanto è in trattativa con la società di private equity Sycamore Partners e stanno discutendo un accordo per acquistare la catena di farmacie in difficoltà. Prima dei colloqui, le azioni WALGREENS erano scese di quasi il 70% quest'anno, a causa delle pressioni esercitate sulle attività di farmacia e vendita al dettaglio.

WARNER BROS DISCOVERY ha guadagnato in settimana il 13,23% dopo che la società ha dichiarato che si sta ristrutturando in due divisioni operative. Un'unità si concentrerà sul business della TV via cavo legacy, tra cui reti come TNT e CNN, e l'altra sullo streaming e gli studi. La riorganizzazione proposta arriva mentre la società cerca di convincere Wall Street di essere pronta a competere con altri giganti del settore e con i rivali dello streaming.

ADOBE ha riportato solidi risultati nel quarto trimestre, con EPS che hanno superato le stime e ricavi in aumento dell'11,1% anno su anno. Tuttavia, le sue previsioni per l'anno fiscale 2025 hanno deluso gli investitori, portando a un calo del 15,78% il prezzo delle sue azioni.

Le azioni di ORACLE hanno subito un calo del 9,55% dopo che il colosso del software ha riportato in settimana risultati economici trimestrali deludenti. I ricavi sono saliti dell'8,6% a 14,06 miliardi di $, leggermente al di sotto dei 14,12 miliardi di $ previsti dagli analisti intervistati da FactSet. Prima della pubblicazione, l'ottimismo sull'intelligenza artificiale aveva contribuito a far salire le azioni Oracle di oltre l'80% quest'anno.

Nel corso della scorsa settimana abbiamo visto un bel balzo di alcuni titoli ‘big cap’ del listino rispetto alla performance di quelli a più bassa capitalizzazione. L’indice NASDAQ100 Equal Weighted ha riportato una perdita dello 0,43% in chiusura di ottava, rispetto al guadagno dell’indice ‘pesato’ ampliando il deficit da inizio anno che è passato dal 15,16% di due venerdì fa all’attuale 17,78%.

A livello grafico notiamo come la fase rialzista sia continuata lasciando sempre aperti i gap up di due lunedì e di due mercoledì fa. I prezzi venerdì scorso hanno fatto registrare un nuovo record a 21886 punti andando a testare la proiezione in area 21860 per poi essere respinti un pò all’indietro in chiusura di ottava a 21780 punti. Il livello di RSI a 66 punti indica che un ulteriore test della suddetta resistenza è possibile superata la quale i prezzi verrebbero proiettati verso l’area dei 22150 punti. Viceversa una fase di consolidamento è possibile tra il massimo di venerdì e l’area dei 21350 punti superata la quale troviamo un supporto intermedio in area 21200/175 con chiusura del gap più ampio, quindi uno più importante in area 20700 punti. La settimana si è chiusa a 21780,25 in guadagno del + 0,73% rispetto alla chiusura dello scorso venerdì, il che porta ad un guadagno del + 29,45% rispetto alla chiusura del 2023.  

Come riportato nell’articolo della scorsa settimana, l’auspicata fase di consolidamento è in atto sull’indice S&P500 anche se il movimento è appena accennato,  servirebbe un ritorno sotto quota 6.000 punti e la media a 20 giorni per dargli un minimo di significato.

Tra i settori solo due si confermano positivi con i titoli dei servi di comunicazione e quelli dei  consumi discrezionali, che hanno riportato guadagni rispettivamente pari rispettivamente al 2,42% e 1,40%. In pareggio il settore tech dopo il forte guadagno di due settimane fa, mentre a frenare l’indice generale ci sono state prese di beneficio sui titoli dei materiali di base che perdono il 2,91%, a seguire i titoli di pubblica utilità con un – 2,70%, i titoli della sanità con un – 2,35% e infine i titoli industriali che perdono il 2,29%.

Allo stesso modo notiamo che l’indice S&P500 Equal Weighted ha ceduto l’1,73% in attesa che le politiche economiche di Trump dispieghino i loro benefici, il mercato è tornato a prediligere il vecchio trade di acquisti sui titoli dei Magnificent Seven e compagnia tecnologica. Pertanto lo spread è aumentando lo spread dal 10,66% di due venerdì fa all’attuale 11,86% vanificando la rincorsa dalla seconda metà di novembre.

La GENERAL MOTORS (- 1,65%) ha abbandonato il suo programma robotaxi dopo quasi un decennio e 10 miliardi di $ di sviluppo. La casa automobilistica ha annunciato in settimana la conclusione del programma Cruise , citando la crescente concorrenza e i tempi e i costi necessari per espandere l'attività. UBER che ha recentemente stretto una partnership con Cruise per portare i suoi robotaxi sulla piattaforma di ride-hailing sono crollate del 16,72%.

A livello grafico notiamo che le quotazioni, dopo aver fatto registrare il proprio massimo storico due venerdì fa in area 6100 punti, hanno ritracciato andando a testare l’area dei 6030 punti (precedente area di proiezione rialzista) che ora funge da supporto, per poi chiudere l’ottava in area 6050 punti. Una fase di consolidamento che era necessaria dopo la cavalcata al rialzo da metà novembre, anche se ciò non ha fatto scendere di molto il livello di RSI che si è attestato sui 60 punti. Come abbiamo scritto in precedenza l’ampiezza dei titoli su questo indice è negativa pertanto se venisse a mancare la spinta delle ‘big cap’ nulla osta a ritrovare i prezzi sotto i 6000 punti con un primo test ribassista in area 5950, quindi in area 5900 punti. Viceversa troviamo sempre la resistenza del precedente record in area 6100 punti.

Leggera risalita dai minimi di due venerdì fa a 12,77 punti per l'indice di volatilità Cboe Volatility Index (VIX). In coincidenza con la pubblicazione dei dati macro sull’inflazione, l’indice ha fatto registrare un piccolo rialzo verso i 14,50 punti per poi chiudere l’ottava a 13,81 il tutto nella completa tranquillità. Del resto, come sempre riportato, volatilità chiama volatilità e viceversa.

Situazione in linea con l’indice VIX anche per l’indice skew del CBOE sull’S&P500 – un indicatore del mercato delle opzioni ‘out of the money’ per la domanda relativa di contratti call al rialzo rispetto a contratti put al ribasso – che ha chiuso l’ottava a 169,91 punti appena sopra la chiusura di due venerdì fa a 168,05 punti. Lunedì scorso gli investitori avevano provato ad aprire posizioni meno rialzista in previsione dei dati sull’inflazione (CPI e PPI), ma poi visti i risultati in linea con le aspettative hanno chiuso le posizioni facendo risalire appunto l’indice in chiusura di ottava. Pertanto vengono confermate le scommesse degli investitori sulla tendenza al rialzo in questa e per le prossime settimane. La settimana dell’indice S&P500 si è chiusa a 6051,09 in perdita del – 0,65% rispetto alla chiusura di venerdì scorso, il che porta ad un guadagno del + 26,86% rispetto alla chiusura del 2023.

Unico listino, quello delle major industrial, DOW JONES, a riportare per la seconda settimana di fila una perdita ma, quasta volta, di importante entità. Lo switch dai titoli industriali a quelli tecnologici hanno rovesciato lo scenario che da consolidamento sulle alte vette ora si nota una vera e propria fase ribassista. Sia inteso che non c’è da allarmarsi in quanto il poderoso rialzo da inizio agosto fino al record di mercoledì 4 dicembre non ha prodotto, per il momento, neanche una correzione del 27,2%.

A livello di titoli la maggior performance negativa a pesare sul listino è stata prodotta dal titolo NVIDIA che ha lasciato sul parterre settimanale il 5,75% per le notizie delle quali abbiamo già scritto in precedenza; UNITEDHEALTH che ha perso il 5,30% dopo che un disegno di legge del Senato, sponsorizzato dai senatori Elizabeth Warren e Josh Hawley , costringerebbe le aziende che possiedono assicuratori sanitari o gestori di benefit farmaceutici a disinvestire le loro attività farmaceutiche entro tre anni; infine IBM con una perdita del 3,03% e GOLDMAN SACHS con un - 2,37%.

Di contro BOEING è salita del 10,22% ha annunciato un investimento di 1 miliardo di $ per espandere i suoi stabilimenti di produzione del Dreamliner 787 nella Carolina del Sud, con l'obiettivo di aumentare la produzione e creare oltre 500 posti di lavoro. Questa espansione riflette l'impegno della società nel soddisfare la domanda futura per i suoi aeromobili, nonostante sia in ritardo con il progetto Air Force One, e Qatar Airways sta riconsiderando i suoi ordini per il modello Boeing 737-10.

A livello grafico notiamo che i prezzi hanno contnuato la discesa di due settimane fa superando di slancio anche il supporto in area 44000 punti puntando verso l’importante supporto posto in area 43300 punti [ritracciamento del 27,2% di onda 5 di (5)]. Al rialzo è auspicabile almeno la ripresa di area 44500 punti. Il livello di RSI a 47 punti indica una flessione della forza relativa ma non offre spunti operativi. La settimana si è chiusa a 43828,06 in perdita del – 1,86% rispetto alla chiusura di venerdì scorso, il che porta ad un guadagno del + 16,29% rispetto alla chiusura del 2023.

ORO INDEX

Le quotazioni dell’Oro hanno perso il loro slancio rialzista dopo non essere riuscite a stabilizzarsi sopra i 2700 $/oz. ma, anzi, ritornando al punto di partenza della scorsa settimana. Le prospettive tecniche evidenziano la titubanza degli acquirenti nel breve termine.

In questa settimana gli investitori sull’Oro presteranno molta attenzione ai commenti del presidente della FED, Jerome Powell. Se Powell adotterà un tono cauto riguardo a un ulteriore allentamento della politica monetaria, sottolineando un approccio graduale, il Dollaro potrebbe rimanere resiliente rispetto ai suoi rivali. D'altro canto, è probabile che il Dollaro subisca una pressione di vendita nel caso in cui Powell esprima crescenti preoccupazioni per il raffreddamento del mercato del lavoro e il suo potenziale impatto negativo sulle prospettive di crescita, aprendo le porta ad un rialzo dell metallo giallo.

Giovedì, l'US Bureau of Economic Analysis pubblicherà la revisione finale dei dati del Prodotto interno lordo (PIL) del terzo trimestre prima delle cifre dell'indice dei prezzi delle spese per consumi personali (PCE) di novembre di venerdì. Dopo l'evento della FED, è probabile che la reazione del mercato al rapporto sull'inflazione PCE rimanga smorzata.

Secondo le analisi del World Gold Council, le previsioni per il mercato dell'Oro nel 2025 indicano un incremento dei prezzi a un ritmo più contenuto rispetto al recente passato, a meno di significativi cambiamenti nelle condizioni economiche globali. Nel 2024, il metallo giallo ha vissuto un'annata straordinaria, registrando la miglior performance degli ultimi dieci anni e raggiungendo picchi record, con un massimo di 40 massimi storici culminati a fine ottobre a 2.826,30 dollari l'oncia. La domanda nel terzo trimestre ha superato per la prima volta i 100 miliardi di dollari, grazie a consistenti acquisti delle banche centrali e alla percezione del metallo prezioso come bene rifugio in un contesto di instabilità geopolitica.

Le preoccupazioni per il crescente debito sovrano europeo e le inquietudini geopolitiche in Medio Oriente ed Europa orientale hanno ulteriormente sostenuto i prezzi. Per il 2025, i mercati anticipano circa 100 punti base di riduzione dei tassi di interesse sia negli Stati Uniti che in Europa, un fattore che potrebbe avvantaggiare ancora le quotazioni dell'Oro. Tuttavia, un rallentamento dei tagli potrebbe frenare la domanda.

L'amministrazione Trump, nel suo secondo mandato, rappresenta una variabile importante: il potenziale impatto delle sue politiche economiche rimane incerto e il dibattito è aperto su quanto queste possano influenzare l'inflazione e le catene di approvvigionamento, in grado di incidere sulla politica monetaria globale.

A livello globale, l'Asia continua a essere determinante. In Cina e India, la domanda di Oro ha toccato nuovi massimi, trainata da fattori economici e tendenze di mercato locali. In particolare, l'India sembra in grado di sostenere la crescita dei prezzi grazie alla sua robusta crescita economica. D'altra parte, le minacce di dazi imposti da Trump pesano sull'andamento della domanda in Cina.

L'acquisto del metallo giallo da parte delle banche centrali resta cruciale. Anche se la domanda nel 2024 potrebbe essere inferiore ai record passati, mantenere una tendenza superiore alle 500 tonnellate metriche annue nel 2025 avrà effetti benefici sui prezzi.

In sintesi, il panorama dell'Oro nei prossimi anni dipenderà da interazioni complesse fra espansione economica, rischio, costo opportunità e slancio di mercato, elementi che continueranno a essere monitorati attentamente dagli investitori.

Prospettive tecniche dell’Oro.

Gli eventi macroeconomici della scorsa settimana hanno prodotto uno scenario da montagne russe sulle quotazioni dell’Oro, con un movimento a salire nelle prime tre giornate per poi ripiegare e perdere tutto il guadagno ottenuto nelle due giornate conclusive della settimana.  Dopo la buona salita dal supporto dei 2660 $/oz. (rappresentato dal ritracciamento del 27,2% della fase rialzista iniziata dal minimo di maggio scorso) i prezzi hanno testato, senza superarla, la resistenza posta in area 2750/60 $/oz. per poi scendere nuovamente sul supporto dell’area 2660 $/oz. ove hanno chiuso l’ottava. Pertanto anche in questa settimana le due aree cruciali rimangono queste e nel caso di superamento, troviamo al ribasso un ulteriore supporto in area 2600 $/oz. (rappresentato dal ritracciamento del 38,2% della fase rialzista iniziata dal minimo di maggio scorso), mentre al rialzo troviamo il test del massimo storico di fine ottobre in area 2800 $/oz.

Veramente poco da dire sui prezzi del Platino che per tutta la settimana hanno cincischiato tra l’area dei 960 $/oz. e il supporto in area 930 $/oz. che è stato infranto in intraday con una toccata a 920 $/oz. per poi chiudere l’ottava a 927,7 $/oz. Non è da escludere in settimana che le quotazioni potrebbero andare al test del supporto successivo, peraltro abbastanza importante, in area 900 $/oz.

Viceversa le quotazioni dell’Argento hanno seguito l’andamento dell’Oro con le prime tre giornata della settimana in buon rialzo fino alla resistenza dei 33 $/oz. per poi ridiscendere bruscamente in area 31 $/oz. ove hanno chiuso l’ottava. Pertanto in questa fase di mercato i livelli chiave sono la resistenza in area 33 $/oz. ed il supporto in area 30 $/oz.

La quotazione settimanale dell’Oro si è chiusa a 2675,80 $/oz. con una perdita del – 0,20% rispetto alla chiusura di venerdì scorso, il che porta ad un guadagno da fine anno del + 29,16%. La quotazione settimanale dell’Oro in modalità spot si è chiusa a 2648,39 $/oz. Di seguito il grafico daily dell’ORO FUTURES FEBBRAIO 2025:

DATI MACROECONOMICI

La produttività del lavoro nel settore delle imprese non agricole negli Stati Uniti è aumentata del 2,2% nel terzo trimestre del 2024 rispetto al 2,1% del secondo trimestre, il dato più alto finora quest'anno e in linea con la stima preliminare.

I costi unitari del lavoro nel settore non agricolo degli Stati Uniti sono stati rivisti al ribasso del 1,1%, con un aumento dello 0,8% nel terzo trimestre del 2024, dall'1,9% nella stima preliminare e al di sotto delle aspettative di mercato dell'1,5%.

L’indice dei prezzi al consumo a livello annualizzato a novembre è pari al 2,7%, come atteso al consensus ed appena sopra al dato di ottobre del 2,6%. Il dato è rilasciato dall’U.S. Bureau of Labor Statistics.

L’indice dei prezzi al consumo core (che esclude il settore del cibo e dell’energia), invece, a livello annualizzato a novembre è al 3,3%, rispetto al 3,3% di ottobre e settembre e come indicato dal consensus.

Su base mensile, a novembre è stato registrato un +0,3% come a ottobre e settembre e come si aspettava il consensus. I dati sono rilasciati dall’U.S. Bureau of Labor Statistics.

Le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione nella settimana terminata il 7 dicembre sono salite molto più delle attese, ma qui abbiamo il consueto problema di destagionalizzare i giorni del Ringraziamento. Il dato ha riportato richieste per 242 mila unità in rialzo rispetto alle 224 mila della settimana precedente. Il dato è rilasciato dall’U.S. Department of Labor.

I prezzi alla produzione USA di novembre sono saliti più delle attese, con quelli core più o meno in linea (ma la revisione a ottobre porta il dato anno su anno sopra attese). L’indice dei prezzi alla produzione core a livello mensile a novembre ha registrato un +0,2%, come atteso dal consensus e dopo il +0,3% di ottobre.

A livello annualizzato, a novembre il dato si attesta al 3,4%, rispetto ad un consensus del 3,2% e dopo il dato di ottobre del 3,4% (rivisto da 3,1%). I dati sono rilasciati dall’U.S. Bureau of Labor Statistics.

PORTAFOGLI AZIONARI

Poco da dire sui Portafogli azionari nel corso della scorsa settimana. Sul Portafoglio Storico siamo entrati in acquisto sul titolo del NYSE, SALESFORCE, e su quello del NASDAQ100, INTEL che, come abbiamo scritto in un articolo separato della scorsa settimana, rappresentano una scommessa su due strategie diverse. Sia INTEL che SALESFORCE ci avevano un pò illuso con il rialzo di giovedì, per poi tornare al punto di partenza in chiusura di ottava. Mentre su MERCK la soddisfazione di un corposo recupero di artedì scorso è stata vanigìficata nei giorni successivi ed anche oggi non sembra andare per il meglio. Eppure il giudizio di JPMorgan rimane positivo con obiettivo 190 € e per il 2025 gli affari dell’industria farmaceutica rimangono solidi. Di contro la debolezza dell’economia tedesca è un peso. Speriamo che gli investitori sul titolo si sveglino presto altrimenti il livello di STOP si avvicina.  

Stesso discorso per SANOFI, con la società che venerdì scorso ha dichiarato che la Food and Drug Administration statunitense ha concesso la designazione di terapia innovativa per il farmaco ‘tolebrutinib’ come trattamento della sclerosi multipla secondaria progressiva non recidivante negli adulti. L'azienda farmaceutica francese ha dichiarato di essere ancora in fase di finalizzazione delle domande di autorizzazione per il tolebrutinib negli Stati Uniti, mentre si sta preparando per la presentazione delle domande nell'Unione Europea. Eppur il titolo scende.

Altre criticità non ce ne sono con la sola ENEL in guadagno con i prezzi che si sono riportati sopra i 7 €.

Infine stiamo tentando di entrare in acquisto sul titolo tedesco NEMETSCHEK la cui valutazione scettica di JPMorgan ha spinto le azioni al livello più basso degli ultimi due mesi giovedì scorso a 94,10 €. Le azioni dello specialista di software per l'edilizia hanno subito una correzione di ben il 14% rispetto al loro massimo annuale di novembre e noi aspettiamo che scendano a 91,70 € sulla M.M. a 200 periodi.

Sul Portafoglio “The Challenge” il titolo DEXCOM sempre sulle montagne russe e sempre alle prese con la resistenza degli 80 $. Nulla di nuovo su PARAMOUNT che alla prossima fiammata la vendiamo senza storie.

ADOBE ha guidato i record dell'anno fiscale 24 con 21,51 miliardi di $ di fatturato, 8,06 miliardi di $ di flussi di cassa dalle operazioni e 19,96 miliardi di $ in RPO come affermato da Dan Durn, vicepresidente esecutivo e CFO di Adobe. La strategia di Adobe, l'innovazione dell'intelligenza artificiale e le enormi opportunità cross-cloud posizionano bene l’azienda per il 2025 e oltre. Risultato ? Dopo i dati ha perso il 15%. Bahhh !!

STELLANTIS, dopo aver guadagnato faticosamente per 6 sedute consecutive, ecco il crollo odierno che ha riportato i prezzi nuovamente sotto i 13 € con le lancette al 5 dicembre scorso a 12,74 €. John Elkann sta agendo rapidamente per smantellare l'eredità del suo ex Amministratore Delegato e riparare i rapporti con i concessionari, i partner industriali, i governi e i lavoratori. In attesa di un nuovo amministratore delegato, Stellantis è gestita da un comitato esecutivo ad interim, presieduto proprio da Elkann.

Buon andamento di VOLKSWAGEN (anche se oggi scende un pò) su ripresa delle trattative con il sindacato IG Metall definite costruttive. L'obiettivo è di raggiungere una soluzione prima di Natale.

Su e giù anche per ALIBABA fino a quando (gennaio ?) il governo cinese non deciderà definitivamente sulle agevolazioni politiche e fiscali per rilanciare l’economia.

T-ROWE scende dopo i aver registrato i massimi di periodo due venerdì fa e dopo la delibera di un dividendo pari a 1,24 $ da pagare venerdì 27 dicembre. Intanto portiamo a casa qualcosa.

Infine siamo sempre in attesa di vendere i due ETF sui mercati emergenti EMQQ e HSTE. Ma anche qui l’attesa è per le decisioni del governo cinese.

Alla prossima.

PUBBLICAZIONE DELLE TRIMESTRALI ECONOMICHE SUI TITOLI DEL NASDAQ100 USCITI NELLA SCORSA SETTIMANA.

ADOBE SYSTEMS – 15,78%. La società offre una linea di software e servizi utilizzati da professionisti creativi, professionisti del marketing, sviluppatori, imprese e consumatori, ha riportato utili nel quarto trimestre fiscale 2024 pari a 4,81 $/az. su ricavi per 5,61 mld $. La stima degli analisti per gli utili era pari a 4,67 $/az. su ricavi per 5,54 mld $. Il fatturato è aumentato del 11,05% su base annua. La società ha dichiarato di aspettarsi per il primo trimestre fiscale 2025 utili tra 4,95 e 5,00 $/az. su ricavi tra 5,633 e 5,68 mld $ e l'attuale stima degli analisti per gli utili è pari a 4,96 $/az. su ricavi pari a 5,72 mld $. Infine la società ha affermato di aspettarsi utili per tutto l'anno fiscale 2025 pari a 20,20-20,50 $/az. su un fatturato di 23,30-23,55 mld $. L'attuale stima di consenso sugli utili è di 20,70 $/az. su un fatturato di 23,77 mld $.

La società a livello contabile nel quarto trimestre fiscale 2024 ha riportato: ricavi totali pari a 5,606 mld $, cresciuti dell’11% su base annua rispetto a 5,048 mld $ dello stesso periodo 2023; costi e spese operative totali pari a 3,01 mld $ in aumento rispetto a 2,705 mld $ dello stesso periodo 2023; un reddito operativo pari a 2,596 mld $ in aumento rispetto a 2,343 mld $ dello stesso periodo 2023; un utile netto pari a 2,132 mld $ in aumento rispetto a 1,959 mld $ dello stesso periodo 2023, per un utile per azione pari a 4,81 $ in aumento rispetto a 4,27 $/az. dello stesso periodo 2023. Il flusso di cassa derivante dalle attività operative è stato pari al record di 2,921 mld $, rispetto a 1,597 mld $ dell'anno precedente. Al 29 novembre 2024 la società aveva liquidità, mezzi equivalenti e investimenti a breve pari a 7,886 mld $. Gli obblighi di prestazione rimanenti (“RPO”) usciti dal trimestre ammontavano a 19,96 mld $. Adobe ha riacquistato circa 4,6 milioni di azioni durante il trimestre.

BROADCOM – 25,22%. La società è leader tecnologico globale che progetta, sviluppa e fornisce soluzioni software per semiconduttori e infrastrutture, impegnata nella produzione di prodotti a semiconduttori come optoelettronica, componenti a radiofrequenza e microonde e circuiti integrati per applicazioni specifiche, ha riportato utili nel quarto trimestre fiscale 2024 pari a 1,42 $/az. su ricavi per 14,05 mld $. La stima degli analisti per gli utili era pari a 1,39 $/az. su ricavi per 14,06 mld $. Il fatturato è aumentato del 51,20% su base annua. La società ha detto che prevede ricavi per il primo trimestre fiscale 2025 di circa 14,60 mld $. L'attuale stima degli analisti è per un fatturato di 14,52 mld $.

La società a livello contabile nel quarto trimestre fiscale 2024 ha riportato: ricavi totali pari a 14,054 mld $, cresciuti del 51% su base annua rispetto a 9,295 mld $ dello stesso periodo 2023; costi e spese operative totali pari a 5,243 mld $ in aumento rispetto a 3,548 mld $ dello stesso periodo 2023; un EBITDA pari a 9,089 mld $ in aumento rispetto a 6,048 mld $ dello stesso periodo 2023; un reddito operativo pari a 8,811 mld $ in aumento rispetto a 5,747 mld $ dello stesso periodo 2023; un utile netto pari a 6,965 mld $ rispetto a 4,810 mld $ dello stesso periodo 2023, per un utile per azione pari a 1,42 $ rispetto a 1,11 $/az. dello stesso periodo 2023. Il flusso di cassa derivante dalle attività operative è stato pari a 5,604 mld $, rispetto ai 4,828 mld $ dell'anno precedente. Il flusso netto di cassa è stato pari a 5,482 mld $, in aumento rispetto ai 4,723 mld $ dell'anno precedente. Al 29 novembre la società aveva liquidità e mezzi equivalenti pari a 9,348 mld $. Il 30 settembre 2024, la società ha pagato un dividendo in contanti su base frazionata rettificata di 0,53 $/az., per un totale di 2,484 mld $. Il CdA della Società ha approvato un dividendo trimestrale in contanti di 0,59 $/az. Il dividendo è pagabile il 31 dicembre 2024 agli azionisti registrati alla chiusura delle attività del 23 dicembre 2024.

COSTCO WHOLESALE – INV.%. La società e le sue filiali gestiscono 897 magazzini di proprietà nei quali offrono ai loro clienti/membri una selezione limitata di prodotti a marchio nazionale ed a marchio privato, in diverse categorie merceologiche, a prezzi bassi, ha riportato utili nel primo trimestre fiscale 2025 pari a 4,04 $/az. su ricavi per 61,00 mld $. La stima degli analisti per gli utili era pari a 3,79 $/az. su ricavi per 62,37 mld $. Il fatturato è aumentato del 7,53% su base annua.

La società a livello contabile nel primo trimestre fiscale 2025 ha riportato: ricavi totali pari a 60,99 mld $, cresciuti del 7,5% su base annua rispetto a 56,717 mld $ dello stesso periodo 2024; costi e spese operative totali pari a 58,794 mld $ in aumento rispetto a 54,733 mld $ dello stesso periodo 2024; un reddito operativo pari a 2,196 mld $ in aumento rispetto a 1,984 mld $ dello stesso periodo 2023; un utile netto pari a 1,798 mld $ rispetto a 1,589 mld $ dello stesso periodo 2024, per un utile per azione pari a 4,04 $ rispetto a 3,58 $/az. dello stesso periodo 2024. Il flusso di cassa derivante dalle attività operative è stato pari a 3,260 mld $, rispetto a 4,651 mld $ dell'anno precedente. Al 24 novembre 2024 la società aveva liquidità e mezzi equivalenti pari a 11,827 mld $.

ZSCALER – 5,62%. E’ una società di sicurezza cloud. La piattaforma tecnologica cloud-native dell'azienda, Zscaler Zero Trust Exchange, è progettata per aiutare i clienti ad essere più agili, efficienti, resilienti e sicuri, ha riportato utili nel primo trimestre fiscale 2025 pari a 0,77 $/az. su un fatturato di 627,96 mln $. La stima degli analisti per gli utili era di 0,63 $/az. su un fatturato pari a 605,68 mln $. I ricavi sono aumentati del 26,42% su base annua. La società ha detto che prevede utili nel secondo trimestre fiscale 2025 tra 0,68 e 0,69 $/az. su un fatturato tra 633,05 e 635,0 mln $. L'attuale stima degli analisti per gli utili è pari a 0,68 $/az. su un fatturato di 631,48 mln $. Infine la società alza le previsioni per l’intero anno fiscale 2025, affermando di aspettarsi utili tra 2,94 e 2,99 $/az. su ricavi tra 2,62 e 2,64 mld $ e l'attuale stima degli analisti per gli utili è pari a 2,87 $/az. su ricavi per 2,61 mld $.

La società a livello contabile nel primo trimestre fiscale 2025 ha riportato: ricavi totali pari a 628,0 mln $, cresciuti del 26,0% su base annua rispetto a 496,7 mln $ dello stesso periodo 2024; un utile lordo pari a 506,0 mln $ in aumento rispetto a 400,98 mln $ dello stesso periodo 2024; un margine operativo pari al 21% rispetto al 18% dello stesso periodo 2024; un reddito operativo pari a 134,1 mln $ in aumento rispetto agli 89,7 mln $ dello stesso periodo 2024; un utile netto pari a 124,3 mln $ in aumento rispetto a 86,4 mln $ dello stesso periodo 2024, per un utile per azione pari a 0,77 $ in aumento rispetto a 0,55 $/az. dello stesso periodo 2024. Il flusso di cassa derivante dalle attività operative è stato pari a 331,3 mln $, in aumento rispetto ai 260,8 mln $ dell'anno precedente. Il flusso netto di cassa è stato di 291,9 mln $, in aumento rispetto ai 224,7 mln $ dell'anno precedente. Al 31 ottobre 2024 la società aveva liquidità e mezzi equivalenti pari a 2,708 mld $.

L’autore del presente articolo è iscritto all’Ordine dei Giornalisti e non detiene gli strumenti oggetto delle sue analisi.
Il nostro giornale rispetta la Carta dei Doveri dell’Informazione Economica clicca qui >>