Che succederà il prossimo anno per la finanza? Nelle decine e decine di studi prodotti dall’industria del settore si leggono opinioni diverse. Il che è logico. E allora che si fa? Si inizia ad adottare una strategia buona per tutti i tempi, quella di piani di accumulo costruiti però in maniera non automatica. Magari con azioni ad alti dividendi e obbligazioni con buone cedole. Sfruttando la forza dell’interesse composto.
Il report della domenica
Se dovessimo riassumere ai lettori del tradizionale report domenicale le opinioni dell’industria finanziaria – riportate sulle decine se non centinaia di studi spesso autorevolissimi – distribuiti alla stampa di settore, in merito alle previsioni del 2025, sarebbe probabile che alcuni centrassero in pieno tali aspettative e altri le cannassero. Anche perché spesso vanno troppo avanti nel loro lavoro, formulando pronostici su dove si collocherà l’S&P 500, così come l’oro o il decennale Usa, a giugno piuttosto che a dicembre dell’anno successivo. E allora? C’è un’alternativa. Allacciare le cinture e investire a piccoli passi su azionario e obbligazionario, cogliendo eventuali storni che il mercato offrisse. In un contesto di enorme incertezza (nessuno sa che farà Trump? Nessuno sa se l’industria automobilistica crollerà? Nessuno sa se i metalli preziosi andranno alle stelle? Nessuno sa se l’inflazione tornerà a influenzare le decisioni delle Banche centrali? E di domande simili ne potremmo proporre a decine!) una strategia protettiva e sufficientemente redditizia è un’ancora di salvataggio per chi voglia – facendo da sé – affrontare i mercati senza troppi affanni guardando al futuro.
Incassare o reinvestire?
Naturalmente bisogna partire dalla risposta alla domanda di base: incamerare i rendimenti derivanti da dividendi e cedole, poiché necessari per le proprie esigenze, oppure ricollocare il tutto sul capitale di cui si dispone? Non possiamo dare un parere in merito, perché ogni storia di investitore è evidentemente diversa. Il risultato finale è quindi dissimile ma il punto di partenza esattamente uguale.
Di solito si fa con gli Etf!
È indubbio che il classico Pac si realizza con i normali Exchange Traded Funds quotati in Borsa. Si tratta della soluzione più semplice, anche perché resa possibile dall’automatizzazione delle rate fisse che le piattaforme prevedono per tale forma di investimento. In un’ottica però di diversificazione l’alternativa di piani di acquisto non automatizzati si può realizzare con azioni e obbligazioni, sempre che in teoria si abbia una conoscenza di base dell’analisi tecnica e si sappia identificare livelli di prezzo su cui operare. Troppo complesso? In pratica serve molto meno di tutto questo, poiché gli acquisti si possono – se non si ha una conoscenza specifica - stabilire in base a una percentuale fissa rispetto al prezzo di carico di ciascun strumento, a condizione solo della solidità assoluta di quest’ultimo. Prendiamo un titolo, per esempio l’azione Enel, e vediamo i due casi.
Quotazione in corso |
Acquisto su livello tecnico al ribasso |
Acquisto su percentuale fissa (5%) al ribasso |
6,943 Eur |
6,61 Eur |
6,59 Eur |
6,37 Eur |
6,26 Eur |
|
6,12 Eur |
5,95 Eur |
La differenza di quotazione fra le due opzioni è nel complesso contenuta ma nel caso di acquisto in base a una percentuale fissa quest’ultima può essere calibrata in funzione delle scelte individuali (5% o 10% o anche più) e del capitale disponibile. Ovviamente la stessa strategia può essere congegnata anche al rialzo sulla base per esempio dell’andamento della media mobile a 200 periodi (se inclinata all’insù o all’ingiù).
Il concetto di base è tuttavia che qualche “incidente” sui mercati si può sempre statisticamente innescare, offrendo opportunità che occorre saper cogliere.
Succederà nel 2025? Se così non fosse certamente accadrà nel 2026 o nel 2027. Tempi lunghi quindi? Difficile dirlo ma chiaramente qualcosa presto o tardi capiterà.
Il meccanismo è semplice: basta lasciarlo andare!
L’abbiamo definito un piano di acquisto intelligente, perché evita il peggiore rischio che si presenta per un Pac tradizionale, quello di continue entrate anche in presenza di un mercato privo di direzione. Che è un errore costoso, poiché porta ad aumentare l’esposizione senza ottimizzare i prezzi di carico.
Il modo migliore per non incrementare il capitale proprio investito sta poi (se si può!) nell’utilizzare quanto incassato con dividendi e cedole per proseguire il Pac. Già con 10.000 euro di partenza, calibrando gli importi, si riesce lentamente a costruire una posizione in crescita. È la magia dell'interesse composto o della "capitalizzazione dei rendimenti", grazie a cui i guadagni maturati sono automaticamente reinvestiti e generano nuovi guadagni.
Guardate il grafico qui sotto – tratto dal sito della Banca d’Italia per la cultura finanziaria (che ringraziamo) – e vi convincerete di quanto vi stiamo dicendo.
Si parte appunto da 10.000 euro e poi si lascia andare, realizzando eventuali correzioni relative solo all’evoluzione degli strumenti utilizzati, con un impegno che al massimo si limita a due volte l’anno.
Evidenti due conclusioni:
● è questo un modo di investire adatto soprattutto a chi è giovane e ha un capitale iniziale modesto (per esempio i 10.000 euro di cui si è detto), basandosi su un meccanismo che colga specialmente i ribassi di medio e lungo termine: in tal caso è preferibile scegliere l’opzione a percentuale (per esempio del 10%)
● vale però per chiunque punti anche al breve/medio termine, sebbene in questo caso occorra scegliere sottostanti più volatili.
Tante azioni e vari bond fra cui scegliere
Spazio adesso agli strumenti preferibili fra i numerosi adatti a tale scopo. Logicamente scegliendo azioni estere ad alti dividendi c’è l’handicap della doppia fiscalità, che però un Pac di questo tipo attenua nel lungo termine.
Tre azioni italiane idonee al Pac intelligente
Mediobanca |
Yield 7,5% (stima) |
Volatilità annua 20,2% |
Eni |
Yield 7,3% (stima) |
Volatilità annua 17,4% |
Enel |
Yield 6,2% (stima) |
Volatilità annua 16,8% |
Tre azioni tedesche idonee al Pac intelligente
Mercedes-Benz |
Yield 9,4% (stima) |
Volatilità annua 24,9% |
BASF |
Yield 7,6% (stima) |
Volatilità annua 27,0% |
Allianz |
Yield 4,6% (stima) |
Volatilità annua 16,5% |
Tre azioni francesi idonee al Pac intelligente
Credit Agricole |
Yield 7,9% (stima) |
Volatilità annua 19,8% |
Orange |
Yield 7,5% (stima) |
Volatilità annua 21,3% |
TotalEnergies |
Yield 5,8% (stima) |
Volatilità annua 18,9% |
Indici di volatilità: fino a 20 bassa – da 20 a 30 media
Sei bond idonei al Pac intelligente
Btp 4,5% Ot2053 |
IT0005534141 |
Yield in corso 4% |
Btp 4,45% St2043 |
IT0005530032 |
Yield in corso 3,8% |
Spagna 3,45%Lg2066 |
ES00000128E2 |
Yield in corso 3,6% |
Romania 6% St2044 |
XS2908645265 |
Yield in corso 6% |
Unione europea 3% Mz2053 |
EU000A3K4DY4 |
Yield in corso 3,2% |
Grecia 4,375% Lg2038 |
GR0128017747 |
Yield in corso 3,4% |
Avete domande da porci in merito? Siamo a vostra disposizione.
L’utilizzo delle informazioni e dei dati come supporto di scelte personali è nella completa autonomia del lettore e pertanto solo quest’ultimo è responsabile delle proprie decisioni.