Le dinamiche economiche e politiche degli Stati Uniti e dell’Europa evidenziano una fase di incertezza che influenza profondamente i mercati obbligazionari e la politica monetaria.
Ormai siamo a ridosso delle elezioni presidenziali USA, e i dati economici statunitensi mostrano segnali di indebolimento del mercato del lavoro. Nel mese di ottobre, infatti, la crescita occupazionale si è fermata a 12.000 nuovi posti, molto al di sotto delle previsioni di 100.000.
Questa debolezza, unita a eventi straordinari come lo sciopero della Boeing e le calamità naturali, si intreccia con il clima elettorale incerto, in cui una vittoria di Trump e dei Repubblicani potrebbe determinare un aumento dei rendimenti obbligazionari, mentre una vittoria di Harris potrebbe portare stabilità moderata.
Se, però, il risultato elettorale fosse contestato o tardasse ad arrivare, la volatilità dei mercati finanziari, specialmente dei rendimenti obbligazionari, potrebbe intensificarsi.
In parallelo, l’Europa affronta anch’essa sfide economiche significative. L’inflazione nell’eurozona, infatti, ha registrato un’accelerazione al 2% su base annua a ottobre, superando le attese, mentre il dato core si attesta al 2,7%. Questi numeri mantengono alta la pressione sulla Banca Centrale Europea, che si trova a bilanciare l’obiettivo di stabilità dei prezzi con la necessità di sostenere la crescita economica.
Christine Lagarde ha dichiarato che l’inflazione non è ancora sotto controllo, e il ritorno a un tasso stabile del 2% potrebbe richiedere tempo, estendendosi fino al 2025.
Nel frattempo, i bond francesi si trovano sotto pressione a causa del deficit elevato e dell’instabilità politica interna. L’aumento dello spread rispetto ai Bund tedeschi, oltre al recente declassamento da parte delle agenzie di rating, riflettono la vulnerabilità dei titoli francesi in questo contesto.
La vittoria di Trump potrebbe aumentare ulteriormente i rischi per la Francia, come accadde negli anni ’80 quando le politiche di Reagan causarono crisi internazionali.
In conclusione, il contesto globale appare fragile, e l’andamento dei mercati obbligazionari dipenderà sia dai risultati elettorali negli Stati Uniti sia dalla capacità della Bce di adottare misure adeguate a fronteggiare l'inflazione.
Passiamo ai numeri e all’analisi delle curve.
Analisi ZC-Yield Curve Eur
La lettura della ZC-Yield Curve Eur mostra una contrazione dei rendimenti su tutto il tratto della curva. Infatti, rispetto alla scorsa lettura il rendimento della scadenza a 10 anni scende frazionalmente in area 2,43%, mentre la scadenza trentennale scende più decisa in area 2,15%.
Molto instabile la conformazione della curva: mantiene ancora un’inclinazione negativa piuttosto accentuata sul tratto a breve e diminuisce l’inclinazione positiva, ora solo più dalle scadenze 2028 sino a quelle del 2039. Il differenziale 10Y-2Y torna a stringersi appiattendo nuovamente la curva, portandosi ora a soli 3 bps. Nel tratto a brevissimo la curva esprime ora un massimo di rendimento sulle scadenze di inizio 2025 in area 3,10%.
Leggermente più stabili le previsioni fornite dai tassi forward su Euribor 6 mesi sulle scadenze a breve, con tassi attesi sempre in area 2,90% per il primo trimestre 2025 e la discesa verticale sulla parte a breve sempre presente, ma apparentemente in via di esaurimento. Decisamente mutevoli le aspettative sui tagli dei tassi che portano la curva dei forward ora sopra area 2,00% per i primi mesi del 2026. Stabili le previsioni di risalita dei tassi, visti sempre verso area 2,70%, nell’intervallo 2033-2034.
Analisi Integrata Trendycator
Analizzando con il Trendycator le curve dei rendimenti su scala settimanale dei principali benchmark decennali si nota ancora la fase altalenante e di forte indecisione nell’attesa delle prossime mosse delle banche centrali.
L’area UK vede il rendimento per il GILT esplodere in area 4,50% con Trendycator che passa a LONG. In salita anche i rendimenti del BUND che si portano in area 2,39% con Trendycator che pasa in stato NEUTRAL. In deciso rialzo anche i rendimenti del nostro Btp decennale, ora in area 3,67% con uno spread in lieve aumento e ora in area 125; modello Trendycator ancora stabile in stato SHORT. Infine, l’area USA con i rendimenti del Treasury decennale che continuano a salire per portarsi ora in area 4,28% con Trendycator che conferma il passaggio di stato a NEUTRAL.
Rendimenti bond governativi benchmark mondiali
Tabella dei rendimenti, su base settimanale, delle obbligazioni governative mondiali con qualunque rating. Il ranking considera i bond benchmark decennali in tutte le valute di emissione. In alcuni casi, per alcuni emittenti o per alcune valute, il rapporto rischio/rendimento di questi bond può essere anche piuttosto speculativo.
Conclusioni operative
Il continuo altalenare dei dati macroeconomici, sia per gli Usa sia per l’Europa, unitamente alle incertezze politiche legate all’esito elettorale statunitense, rendono il quadro molto fluido e poco intelligibile al momento.
Per questa settimana, aspettando di avere elementi di chiarezza soprattutto dalle urne americane, adottiamo una strategia di attesa, mirata alla conservazione della liquidità. In modo particolare per chi ha un approccio più dinamico la fase di osservazione delle dinamiche di mercato va orientata ai titoli nel tratto di curva 10-15 anni, sufficientemente reattivi in caso di una ripresa di aspettative sui tagli dei tassi un po’ consistenti.
Per chi ha un approccio più da cassettista, alla ricerca di rendimenti per il medio lungo termine, la fase di osservazione andrebbe indirizzata ai titoli che hanno visto allargare i loro rendimenti in questa fase di mercato. Per chi cerca la minor rischiosità, sono infatti tornati interessanti titoli a massimo rating che può avere senso inserire in portafoglio per chi ha ottica prudente.
Ad esempio, ecco una selezione di bond tedeschi che hanno rivisto rendimenti accettabili su diverse scadenze.