Emilio Tomasini scrive regolarmente per:

NASDAQ100 WEEKLY - Buon recupero degli indici azionari USA. Gli indici S&P500 e Dow Jones ad un passo dai rispettivi record.


SETTIMANA CORTA DI CONTRATTAZIONI PER LE FESTIVITA’ RELATIVE AL RINGRAZIAMENTO. GIOVEDI’ MERCATI TUTTI CHIUSI E VENERDI’ MERCATI AZIONARI APERTI FINO ALLE ORE 13.00 LOCALI.

BUON RECUPERO DEGLI INDICI AZIONARI FAVORITI DA UNA OTTIMA ROTAZIONE SETTORIALE E ANCHE DA ACQUISTI SU TITOLI MENO CAPITALIZZATI.

IL DOLLARO INDEX SI CONFERMA MOLTO FORTE COSI’ COME I RENDIMENTI DEI BONDS SU TUTTE LE SCADENZE. FORTE DISCESA DELLE QUOTAZIONI DELL’ORO E DELLE ALTRE COMMODITIES PREZIOSE. IN RISALITA ANCHE LE COMMMODITIES INDUSTRIALI E IL PETROLIO RITORNATO SUI 70$/B. PER L’AUMENTARE DELLE TENSIONI GEOPOLITICHE.

Settimana positiva, quella appena trascorsa, per tutti e tre gli indici azionari USA che hhano guadagnato tra il punto e mezzo e i due punti percentuali, trainati anche dai titoli ‘small caps’, che sembrano aver smaltito debolezza delle scorse sedute con l’indice RUSSELL2000 che ha sovraperformato gli indici a grande capitalizzazione ed è aumentato del 4,38% nella scorsa settimana, chiudendo a ridosso dei massimi di due settimane fa e del massimo storico di novembre 2021.

Stabili o quasi i rendimenti, le tensioni geopolitiche hanno offerto supporto ai tradizionali asset come oro, petrolio e gas.

Dollaro in spolvero, specialmente contro Euro (minimo da dicembre 2022 a 1,03405) dopo la pubblicazione dei dati macroeconomici europei sulle PMI, con Francia e Germania che continuano ad essere i paesi più in difficoltà, mentre il resto d'Eurozone ha continuato a mostrare una marginale crescita, ma al ritmo più basso da 11 mesi. La probabilità di un taglio da 50 bps a dicembre da parte dell’ECB è balzata dal 16% al 50% circa.

Alla luce dello scenario attuale di calma degli investitori, vista anche la poca importanza data allo sviluppo settimanale delle news di geopolitica (v. scambio di missili tra Russia e Ucraina) ed alle incertezze dovute alle scelte di Trump in merito alla composizione del suo Governo, sembra sensato attendersi che, superato il consolidamento, gli indici azionari USA proseguano in linea con la media storica, accumulando ulteriore performance tra qui e l'entrata di Trump alla Casa Bianca. Ovvero vada a scontare uno scenario di crescita macroeconomica robusta, resa più brillante dalla pronta erogazione di uno stimolo fiscale più generoso, e ad una accelerazione dei profitti, grazie ad un taglio alle imposte sulle società ed a una significativa deregolamentazione. Da febbraio in avanti, conteranno la percentuale di attuazione delle promesse elettorali e la tempistica delle stesse.

Dopo la scarna pubblicazione di dati macroeconomici della scorsa settimana, in questa ci sarà da valutare la salute dei consumatori statunitensi con il dato sui consumi personali e sui prezzi e con il settore delle vendite al dettaglio che saranno al centro dell'attenzione con il Black Friday che darà il via a una stagione di acquisti natalizi che potrebbe far luce su come gli acquirenti stanno affrontando l'aumento dei prezzi.

Gli investitori statunitensi hanno fatto incetta di fondi azionari per la terza settimana consecutiva fino al 20 novembre, spinti dall'ottimismo per le crescenti aspettative sugli utili aziendali, sebbene gli afflussi siano stati limitati dalle caute prospettive sui tassi di interesse della Federal Reserve e dalle tensioni geopolitiche tra Russia e Occidente.

Secondo i dati raccolti da LSEG, durante la settimana gli investitori hanno acquisito fondi azionari statunitensi per un importo netto di 2,98 miliardi di $, registrando un acquisto netto settimanale significativamente inferiore rispetto ai circa 37,42 miliardi di $ di aggiunte nette della settimana precedente. Nel seguente grafico riportiamo i flussi settimanali in fondi azionari, obbligazionari e del mercato monetario statunitensi in milioni di $:

Dopo la decisiva vittoria di Donald Trump a inizio novembre e le ottime performance delle aziende statunitensi, i dati raccolti da LSEG hanno mostrato che gli analisti hanno aumentato le loro previsioni sugli utili del 2025 per le aziende statunitensi dell'1,3% in media nelle ultime due settimane, aumentando la domanda di fondi azionari.

I fondi settoriali statunitensi hanno ottenuto un valore netto di 1,2 miliardi di $ di afflussi durante la settimana, il secondo di fila. I segmenti finanziari, industriali e beni di prima necessità hanno ricevuto rispettivamente 841 milioni, 437 milioni e 364 milioni di $. Nel grafico seguente notiamo i flussi settimanali nei fondi del settore azionario statunitense in milioni di $:

Gli investitori hanno aggiunto 1,51 miliardi di $ ai fondi azionari statunitensi dopo un acquisto netto di 1,97 miliardi di $ la settimana precedente, mentre i fondi di crescita hanno registrato deflussi per 3,65 miliardi di $ nello stesso periodo. Nel grafico seguente sono visibili i flussi settimanali nei fondi di crescita e valore degli Stati Uniti in milioni di $:

Riguardo ai fondi obbligazionari statunitensi, gli investitori hanno incanalato nei suddetti fondi la cospicua cifra di 8,29 miliardi di $, registrando il più alto acquisto netto settimanale in cinque settimane. I fondi investment-grade statunitensi a breve e medio termine hanno ricevuto 4,8 miliardi di $, il più grande afflusso netto settimanale dal 7 febbraio. Mentre i fondi comuni di investimento nazionali imponibili fissi, i fondi di partecipazione ai prestiti e i fondi di debito municipale hanno ricevuto afflussi settimanali rispettivamente di 3,35 miliardi, 2 miliardi e di 1,29 miliardi di $. Nel grafico seguente sono visibili i flussi settimanali nei vari segmenti dei fondi obbligazionari statunitensi in milioni di $:

Infine per quanto riguarda i fondi del mercato monetario statunitense, questi hanno dovuto affrontare vendite nette per un valore pari a 24,6 miliardi di $, dopo aver effettuato acquisti netti per un valore di 76,56 miliardi di $ nella settimana precedente.

Riguardo la CINA, abbiamo trovato interessante questa notizia, che sembra costituire una rappresentazione plastica di un sentiment che si sta progressivamente affermando in quel Paese, ovvero evitare i prodotti USA e occidentali e concentrarsi su quelli domestici. Le vendite di Iphone sono calate in doppia cifra nel China Singles Day, mentre quelle di Huawey sono salite del 7%. E' proprio una questione di etichetta, visto che anche gli iphone sono costruiti in CINA. Questa crescente avversione ai prodotti esteri, figlia della crescente contrapposizione tra Cina e USA-occidente, è da monitorare attentamente come un fattore che potrebbe impattare sugli scambi commerciali, come e più dei dazi, se si affermasse sufficientemente, in quanto in Cina hanno modi più efficaci di modificare le attitudini dei consumatori rispetto all'occidente, dove alla fine sono liberi di scegliersi i prodotti, se possono pagarne il prezzo, dazio compreso. Le società che esportano in CINA dovranno preoccuparsi (anche) di questo.

Passiamo ora ad analizzare il mercato monetario.

Torna in auge il tema inflazione negli Stati Uniti. Non che il tema sia stato mai abbandonato da economisti e FED, ma la maggiore attenzione negli ultimi tempi è stata riposta sui dati del mercato del lavoro USA. Ora, alla luce dei dati macro usciti nel mese di novembre, non ultimo quello sulla fiducia dei consumatori che è aumentato per il quarto mese consecutivo anche trainato dal forte miglioramento del sentiment tra i repubblicani in seguito alla vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali, la preoccupazione sale in quanto dall’indagine risulta che le famiglie hanno continuato a riscontrare pressioni inflazionistiche contenute nel prossimo anno, ma intravedono un rischio maggiore di aumento dei prezzi durante il prossimo mandato quadriennale di Trump. I dati hanno mostrato aspettative di inflazione a un anno al 2,6%, il livello più basso da dicembre 2020, ma le aspettative a cinque anni sono salite al 3,2%, il livello più alto in un anno, dal 3,0% di ottobre. Molti economisti vedono un rischio di riaccesa inflazione derivante dall'agenda economica di Trump di tagli alle tasse, tariffe più elevate e restrizioni all'immigrazione.

Tuttavia, la scelta di Scott Bessent come segretario al Tesoro da parte di Donald Trump potrebbe smorzare in parte la tristezza che ha pervaso il mercato obbligazionario del Tesoro statunitense nelle ultime settimane. La scelta arriva dopo giorni di speculazioni che hanno gravato sui mercati del Tesoro con svendite massicce dei Treasury soprattutto trentennali, già afflitti dalle preoccupazioni per una potenziale ripresa dell'inflazione e per l'aumento del deficit del bilancio federale dovuti ai piani economici di Trump, come i tagli alle tasse e i dazi sulle importazioni. Essendo Bessent un conservatore fiscale, il mercato potrebbe accogliere con favore la nomina di un personaggio che possa preparare il terreno per una maggiore disciplina fiscale, attenuando il rischio di tariffe estreme o di una guerra commerciale. Il nuovo funzionario del governo potrebbe voler tenere sotto controllo alcune misure:

DEBITO USA IN AUMENTO

Gli Stati Uniti hanno già un debito di oltre 35 trilioni di $, di cui circa 28 trilioni sono investiti nel mercato obbligazionario globale sotto forma di titoli del Tesoro USA. Il debito totale è cresciuto di oltre 7,8 trilioni di $ nel primo mandato di Trump, con il debito del Tesoro in aumento di 7,2 trilioni di $. Sotto la presidenza di Joe Biden, il debito totale è aumentato di altri 8,2 trilioni di $, inclusi quasi 7 trilioni di nuovo debito di mercato del Tesoro. Secondo le ultime previsioni di base del Congressional Budget Office, che non tengono conto delle ambizioni di Trump di ulteriori tagli fiscali e tariffe, si prevede che tali cifre saliranno rispettivamente a circa 42 trilioni di $ e 35 trilioni di $ entro la fine del 2028, poco prima della scadenza del secondo mandato del presidente repubblicano eletto alla Casa Bianca (v. grafico):

DEFICIT SUPERA LA CRESCITA

Alla luce della volontà di Trump di abbassare le tasse, il che probabilmente porterà a una riduzione delle entrate fiscali, Bessent dovrà sperare che i tagli stimolino una crescita economica che superi quella del deficit del bilancio federale. Bessent ha detto che vorrebbe ridurre il deficit come quota del prodotto interno lordo al 3%. Per l'anno fiscale 2024, conclusosi il 30 settembre, era il 7,8% del PIL reale, o corretto per l'inflazione. Non è mai stato al 3%, o al di sotto, dal 2015 durante l'amministrazione Obama. Durante il primo mandato di Trump, è variato dal 3,4% nell'anno fiscale 2017 al 15,2% nell'anno fiscale 2020, anno in cui la spesa per gli aiuti alla pandemia di COVID-19 ha fatto esplodere il deficit (v. grafico):

INTERESSE SUL DEBITO

I costi del servizio del debito federale hanno superato per la prima volta i 1 trilione di $ nell'anno fiscale 2024, grazie a una combinazione di più debito e tassi di interesse più elevati derivanti da due anni di aumenti dei tassi della Federal Reserve per frenare l'inflazione. Gli interessi sul debito nell'ultimo anno fiscale sono stati superati solo dal programma pensionistico della Social Security come voce di spesa. E, nonostante la FED abbia iniziato a tagliare i tassi di interesse, i rendimenti dei titoli del Tesoro sono aumentati notevolmente negli ultimi due mesi, in previsione dell'entrata in vigore di gran parte del programma di Trump, e con essi i costi di indebitamento del Paese hanno continuato a crescere (v. grafico):

DOLLARO ROVENTE

Il dollaro statunitense è in forte ascesa, con un rialzo di oltre il 7% dalla fine di settembre rispetto a un paniere di valute dei principali partner commerciali, e si trova al livello più forte degli ultimi due anni. Un dollaro forte contribuirà a smorzare parte dell'impeto inflazionistico dell'agenda economica di Trump, con effetti valutari che renderanno i beni importati più economici. Ma renderà le esportazioni statunitensi meno attraenti, complicando qualsiasi sforzo per intaccare il deficit commerciale, anche con l'ampia serie di tariffe che Trump ha in mente per rallentare il flusso delle importazioni (v. grafico):

Trump è noto per aver inasprito il suo atteggiamento nei confronti di Powell subito dopo averlo promosso da governatore della FED a capo della banca centrale degli Stati Uniti, perché Powell aveva continuato con il regime di aumento dei tassi avviato dal suo predecessore, che peraltro era la Yellen. Con l'insediamento di Trump, la FED è in procinto di abbassare i tassi, ma forse non quanto avevano previsto gli stessi funzionari della banca centrale appena due mesi fa e forse nemmeno quanto Trump vorrebbe.

I dati economici di venerdì scorso hanno mostrato che le vendite al dettaglio negli Stati Uniti sono aumentate leggermente più del previsto a ottobre. Anche i prezzi all'importazione sono rimbalzati e i dati pubblicati mercoledì e giovedì scorso hanno mostrato un'inflazione rigida. Pertanto i trader hanno aumentato le scommesse sul fatto che la FED non modificherà i tassi nella riunione di dicembre, stimando una probabilità di circa il 36%, rispetto al 14% circa di un mese fa. Inoltre hanno anche ridimensionato le aspettative di allentamento nel 2025 come vedremo nel dettaglio riportato di seguito.

Pertanto nello specifico del mercato dei futures sui Fed Funds secondo lo strumento CME FedWatch troviamo che:

per l’ultima riunione del 2024, scendono ulteriormente le probabilità per un taglio di 25 bps che passano dal 61,9% di lunedì scorso, all’attuale 52,5%. Conseguentemente salgono le probabilità relative a nessun taglio che dal 38,1% di lunedì scorso passano all’attuale 47,5% (v. grafico):

Per l’anno 2025 la prima riunione è prevista per mercoledì 29 gennaio, lo scenario è abbastanza stazionario rispetto alla scorsa settimana, con le probabilità di un taglio per soli 25 bps che scendono leggermente dal 54,3% di lunedì scorso all’attuale 51,3%, più marcata la discesa per le probabilità di un taglio per complessivi 50 bps che dal 19,8% di lunedì scorso scendono all’attuale 12,3%, il tutto a favore delle probabilità per nessun taglio prezzato al 36,3% dal 25,9% dello scorso lunedì (v. grafico):

Anche su questa nuova scadenza, quella del 19 marzo 2025, si abbassano le probabilità di un taglio per complessivi 50 bps che dal 40,5% di lunedì scorso passano all’attuale 34,4% a favore delle probabilità per un taglio di soli 25 bps prezzato al 43,2% dal 37,2% di lunedì scorso. In risalita al 15,8% anche la percentuale delle probabilità di nessun taglio (v. grafico):

Infine per quanto riguarda l’ultima riunione del 2025 e precisamente di mercoledì 10 dicembre. Qui troviamo un coacervo di possibilità e le relative probabilità con la tendenza a tagliare meno basis point rispetto al recente passato. Prendiamo in considerazione solo quelle più acquistate/vendute, ed anche qui notiamo una conferma al comando delle probabilità di tagli per complessivi 75 bps al 28,4%. Al secondo posto troviamo le probabilità al 27,3% di tagli per complessivi 50 bps e al terzo posto troviamo le probabilità al 17,8% di tagli per complessivi 100 bps. Infine l’ultima previsione a doppia cifra riguarda le probabilità per un taglio di 25 bps al 14,3% (v. grafico):

Come riportato in precedenza, con lo spettro di un rialzo dell’inflazione, il rendimento del Treasury 2 anni prende quota risalendo all’attuale 4,379% rispetto al 4,307% di due venerdì fa. Mentre torna a scendere sulla soglia del 4,40% il rendimento di riferimento del Treasury a 10 anni che due settimane fa era arrivato a toccare quota 4,50%, chiudendo l’ottava al 4,404%, rispetto al 4,441% di due venerdì fa. Stessa dinamica anche per la scadenza più lunga del 30Y, con il rendimento che torna sotto la soglia del 4,60% dopo aver toccato quota 4,68% due settimane fa. L’ottava si è chiusa al 4,59% rispetto al 4,619% di due venerdì fa.

Ritorna quasi alla parità la curva del classico spread 10Y – 2Y restringendosi a 2,5 punti rispetto ai 13,4 punti di due venerdì fa (v. grafico):

Stabile la situazione sui tassi reali al netto dell’attuale tasso di inflazione, che in chiusura di ottava si portano al 2,34% rispetto al 2,33% della settimana precedente, come mostrato dal grafico del breakeven inflation a 10 anni (v. grafico):

Analisi grafica dell’indice di riferimento di una parte delle nostre operazioni, il NASDAQ100.

Buon recupero settimanale dell’indice tech grazie, questa volta, soprattutto ai titoli meno capitalizzati del listino che hanno sopperito alle carenze dei titoli facenti parte del cosiddetto indice ‘Magnificent Seven’ che hanno contribuito solo in minima parte al rimbalzo dell’indice. Tra i titoli ‘big cap’ che maggiormente hanno pesato sulle performance dell’indice troviamo ALPHABET che ha lasciato sul parterre il – 4,48% e AMAZON il – 2,71%. Modesti guadagni per gli altri titoli con la solita TESLA di Musk a riportare un bel guadagno del + 9,93%.

NVIDIA. Il rapporto economico del terzo trimestre del produttore di chip ha mostrato che le vendite annuali hanno superato per la prima volta in assoluto il traguardo dei 100 miliardi di $, più del doppio di quanto generava un anno fa. E la capitalizzazione di mercato di 3,6 trilioni di $ dell'azienda è di oltre 100 miliardi di $ superiore a quella di Apple, ma comunque il titolo non ha guadagnato nulla in chiusura di ottava rispetto alla quotazione di due venerdì fa, poiché la proiezione ha superato la stima di consenso di Wall Street con il margine più basso da quando l'attività di intelligenza artificiale dell'azienda ha iniziato a decollare a maggio dell'anno scorso. Inoltre la previsione per il quarto trimestre è terminata troppo vicino al consenso per rendere davvero felici gli investitori e c’è da considerare l’incertezza sulla nuova linea di prodotti molto attesa, che è anche così complessa che sarà limitata da sfide di fornitura e produzione. Infine anche una crescente incertezza su ulteriori tariffe e altri potenziali ostacoli da parte dell'amministrazione Trump che potrebbero ostacolare ulteriormente le vendite di NVIDIA in Cina, dove è già limitata nella vendita dei suoi chip più sofisticati. Subito dopo la pubblicazione del precedente rapporto dell'azienda ad agosto si era vista innescare una svendita ancora più grande, ma da allora le azioni sono rimbalzate del 24%. Pertanto la scommessa è aperta. Gli investitori saliranno o scenderanno dal carro ? Staremo a vedere.

ALPHABET è sceso del 4,48%, toccando il minimo delle quattro settimane, dopo che il Dipartimento di Giustizia ha sostenuto davanti a un giudice che Google deve vendere il suo browser Chrome e adottare altre misure per porre fine al suo monopolio sulla ricerca online. Il dipartimento ha anche proposto di impedire a Google di dare accesso preferenziale al suo motore di ricerca sui dispositivi Android e di proibire a Google di pagare per essere il motore di ricerca predefinito su qualsiasi browser. Chrome e Android sono stati centrali per le fortune di Google negli ultimi due decenni.

AMAZON.com è sceso del 2,71% dopo che un rapporto ha affermato che molto probabilmente l'anno prossimo l'azienda dovrà affrontare un'indagine dell'UE per verificare se favorisce i prodotti a marchio proprio sul suo mercato online.

NETFLIX + 8,96%: il gigante dello streaming ha dimostrato la sua capacità di attrarre spettatori da tutto il mondo per eventi live con il recente incontro tra l'influencer dei social media, Jake Paul, e l'ex campione dei pesi massimi, Mike Tyson, che ha attirato 60 milioni di famiglie. Ciò lo ha reso l'evento sportivo più trasmesso in streaming di tutti i tempi. Nonostante i problemi tecnici segnalati, questo evento è stato largamente positivo per l'ambizione di NETFLIX in live/sport e anche per quanto riguarda la capacità dell'azienda di guidare la crescita nella pubblicità. Gli analisti di Bank of America hanno aumentato l'obiettivo di prezzo da 800 a 1.000 $/az.

Nel corso della scorsa settimana abbiamo visto una riscossa dei titoli meno capitalizzati del listino a scapito di quelli a larga capitalizzazione. Pertanto l’indice NASDAQ100 Equal Weighted, incassando un guadagno del 3,69% in chiusura di ottava, ha recuperato tutta la perdita di due settimane fa contribuendo a ridurre il deficit da inizio anno rispetto a quello ‘pesato’, passando dal 13,95% di due venerdì fa all’attuale 12,27%.

A livello grafico notiamo come i prezzi, dopo la tenuta del minimo di due venerdì fa in area 20400 punti, abbiano rimbalzato tentando di chiudere il gap ribassista del 15 novembre scorso senza, tuttavia, riuscirci. La chiusura di ottava vede le quotazioni a circa 2 punti percentuali dal precedente record e con un livello di RSI a 56 il movimento verso nuove vette è più che plausibile. Di contro notiamo un certo affaticamento delle ‘big cap’ facenti parte dell’indice dei ‘Magnificent Seven’ e oltretutto questa settimana è caratterizzata dai giorni festivi del Ringraziamento che limiteranno di molto gli scambi nella seconda parte della settimana in coincidenza anche con lo shopping del ‘Black Friday’. Livelli di supporti e resistenze sono ben visibili sul grafico anche se, ripeto, difficilmente vedremo grosse oscillazioni. La settimana si è chiusa a 20776,23 in guadagno del + 1,88% rispetto alla chiusura dello scorso venerdì, il che porta ad un guadagno del + 23,48% rispetto alla chiusura del 2023.  

Dopo la correzione di due settimane fa, buono il rimbalzo anche per l’indice S&P500 che si riavvicina a quota 6.000 punti e soprattutto si porta a meno dell’uno % dal precedente massimo storico.

Settorialmente parlando, ottimi guadagni li hanno riportati i titoli dei settori ciclici, come: beni di prima necessità (+ 3,10%), materiali di base (+2,95%), sanità (+ 2,61%) e industriali (+ 2,46%) mentre un solo settore, quello dei servizi di comunicazione ha registrato un calo peraltro contenuto.

Al riguardo della rotazione settoriale in atto, "piccolo" è tornato ad essere meglio che "grande", come mostra anche l'indice S&P500 Equal Weight che ha guadagnato in settimana il 2,55% ben più rispetto all’indice ‘pesato’. Così che lo spread da inizio anno passa all’attuale 6,15% dall’8,71% di due venerdì fa a favore del ‘pesato’. Ancora Trump trade in purezza, che favorisce le aziende che sono più legate all'economia domestica, pagano più tasse e quindi sono più favorite dagli sgravi, producono in loco e si interessano poco di green economy.

Azioni del produttore di macchinari DEERE ha guadagnato l'8% dopo aver riportato un profitto positivo nel quarto trimestre, mentre la società di intelligenza artificiale SNOWFLAKE è balzato del 32,7% dopo aver aumentato le previsioni di fatturato annuo dei prodotti.

WALMART. Nel corso della scorsa settimana il titolo ha guadagnato il + 7,35% in quanto ha avuto un ottimo inizio di stagione di vendite natalizie affermando che le vendite comparabili negli States sono aumentate del 5,3% nel trimestre conclusosi il 25 ottobre scorso rispetto all'anno precedente, superando ampiamente la crescita del 3,8% prevista dagli analisti. Questo segna l'11° trimestre consecutivo in cui WALMART supera le aspettative degli analisti su tale parametro.

Mentre un suo concorrente, TARGET, è crollato del 20,7% dopo che il rivenditore ha previsto vendite comparabili e profitti nel trimestre delle festività inferiori alle aspettative di Wall Street, a seguito di una stima non positiva per il terzo trimestre.

SUPER MICRO COMPUTER (SMC) è sulla strada della ripresa e sta ricaricando le sue azioni. Nella scorsa settimana il titolo ha guadagnato il + 78,5% dopo che il produttore di server specializzati ha presentato un piano per restare quotato al NASDAQ dopo aver mancato le scadenze per la presentazione dei report finanziari agli investitori. Super Micro ha anche nominato un nuovo revisore dei conti, BDO USA, dopo che il suo precedente studio di revisione contabile, Ernst & Young, si era dimesso il mese scorso, adducendo preoccupazioni in merito alla rendicontazione finanziaria dell'azienda. L' azienda in difficoltà ha iniziato quest'anno come uno dei nomi più in voga nel campo dell'intelligenza artificiale, ma un rapporto critico della società di vendite allo scoperto Hindenburg Research e un'indagine del Dipartimento di Giustizia hanno ridotto pesantemente il valore delle sue azioni.

GAP (+ 12,54%). Il nuovo stile del rivenditore di abbigliamento sta dando i suoi frutti. La società ha aumentato le sue previsioni di vendita per l'anno. L'azienda ora prevede che le vendite per l'intero anno cresceranno tra l'1,5% e il 2%. GAP ha inoltre registrato un aumento degli utili e delle vendite nel terzo trimestre fiscale e ha affermato che il quarto trimestre fiscale è iniziato bene. L'azienda ha lavorato per risollevarsi e modernizzare il suo approccio di marketing dopo anni di vendite lente. Gli sforzi sono in corso sotto la guida dell'amministratore delegato Richard Dickson, ex-Mattel, che ha assunto la carica lo scorso anno.

A livello grafico notiamo che dopo la correzione di due settimane fa sembra che i prezzi abbiano fatto un supporto in area 5860 punti (massimi di ottobre) con apparante volontà di puntare nuovamente verso quota 6.000 punti. Intanto il gap ribassista di due venerdì fa è stato richiuso ed ora mancano meno di 50 punti base al test del precedente record a 6017 e in caso di superamento è molto facile che i prezzi si spingano più in alto della proiezione rialzista posta in area 6030 punti. Staremo a vedere se ciò potrà accadere in questa settimana forzatamente corta per le festività. Anche su questo indice il livello di forza relativa a 61 indica ritrovata forza e margini per ulteriori allunghi.

Dopo il balzo del livello dell’indice Cboe Volatility Index (VIX) nella giornata di mercoledì scorso fino a 18,79 punti, il livello è tornato nella normalità dei 15 punti o poco più come registrato anche in chiusura di ottava dando poca importanza a qualche incertezza presente soprattutto a livello geopolitico.

Finalmente troviamo una situazione in linea con l’indice VIX anche per l’indice skew del CBOE sull’S&P500 – un indicatore del mercato delle opzioni ‘out of the money’ per la domanda relativa di contratti call al rialzo rispetto a contratti put al ribasso – che dai 149 punti di due venerdì fa è salito addirittura fino ai 161,64 punti di fine settimana. Le scommesse degli investitori sulla tendenza al rimbalzo di due settimane fa si sta tramutando in ripresa della tendenza al rialzo in questa e per le prossime settimane. Vedremo. La settimana dell’indice S&P500 si è chiusa a 5969,34 in guadagno del + 1,68% rispetto alla chiusura di venerdì scorso, il che porta ad un guadagno del + 25,15% rispetto alla chiusura del 2023.

Gran ben rimbalzo per il listino delle major industrial, DOW JONES, dopo aver fatto registrare un minimo due venerdì fa. Il settore è sicuramente favorito dalle dinamiche protezionistiche che Trump vorrebbe applicare all’inizio del suo mandato.

Il listino è stato aiutato dalla società cloud SALESFORCE in aumento del 5,16% dopo che tre broker hanno alzato i loro obiettivi di prezzo sul titolo.

BOEING + 6,50% dopo che una sussidiaria della Boeing si è aggiudicata una modifica da 2,39 miliardi di dollari a un contratto precedentemente assegnatole dal Dipartimento della Difesa.

In scia al rialzo di WALMART del quale abbiamo parlato nell’indice S&P500, anche il titolo dello stesso settore, PROCTER&GAMBLE riporta guadagni settimanali pari al + 3,98%, dopo che la società ha ribadito la sua strategia e le sue linee guida per l'anno fiscale 2025 durante l'Investor Day a Cincinnati.

AMERICAN EXPRESS + 5,03%. Traguardo storico per il titolo che supera per la prima volta la quotazione di 300 $/az. sottolineando un notevole periodo di crescita per il gigante dei servizi finanziari, che ha visto il valore delle sue azioni aumentare del 60,83% da inizio anno. Gli investitori hanno mostrato una crescente fiducia in American Express, sostenuti da solidi rapporti sugli utili e dal sentiment positivo del mercato verso le iniziative strategiche dell'azienda e gli sforzi di acquisizione di clienti.

A livello grafico notiamo un bel rimbalzo a V che, de facto, ha recuperato tutte le perdite di due settimane fa portandosi a meno di mezzo punto percentuale dal precedente massimo storico, superato il quale troviamo come prima proiezione l’area dei 44600 punti, che verrà molto probabilmente spazzata via, quindi la proiezione in area 45200/45250 punti. Di contro, rimane sempre molto valido il supporto in area 42800 punti [ritracciamento del 27,2% di onda 5 di (5)]. Il livello di RSI a 65 punti indica senz’altro una buona forza relativa, da valutare se in questa settimana riesca a superare il precedente record visti gli importanti dati macro previsti in uscita in abbinamento alla settimana corta di contrattazioni. La settimana si è chiusa a 44296,51 in guadagno del + 1,96% rispetto alla chiusura di venerdì scorso, il che porta ad un guadagno del + 17,53% rispetto alla chiusura del 2023.

ORO INDEX

Le quotazioni dell’Oro hanno invertito la rotta dopo aver registrato grandi perdite per due settimane consecutive recuperando l’area dei 2.700 dollari, grazie all’aumento della domanda di rifugio sicuro sulle crescenti tensioni geopolitiche. I dati chiave di questa settimana sull’inflazione degli Stati Uniti e le notizie provenienti dalla guerra Russia-Ucraina potrebbero influenzare la valutazione dell’Oro.

Il calendario economico di questa settimana sarà caratterizzato da rilasci di dati di alto livello, ma l’azione commerciale probabilmente diventerà contenuta nella seconda metà della settimana, con i mercati azionari e obbligazionari negli Stati Uniti che saranno chiusi giovedì e che opereranno per mezza giornata il venerdì nel rispetto della festa del Ringraziamento.

Martedì, la Federal Reserve pubblicherà il verbale della riunione del FOMC di novembre. A seguito dei cauti commenti del presidente della Fed Jerome Powell sull’ulteriore allentamento delle politiche all’inizio del mese, gli investitori hanno iniziato a rivalutare la probabilità di un altro taglio dei tassi di altri 25 punti base (bps) a dicembre. Mentre nella giornata di mercoledì, il Bureau of Economic Analysis (BEA) degli Stati Uniti pubblicherà le revisioni del prodotto interno lordo (PIL) del terzo trimestre e rilascerà i dati dell’indice dei prezzi delle spese di consumo personali (PCE) di ottobre, l’indicatore preferito dell’inflazione della Fed.

La lettura mensile dell’indice ‘core’ dei prezzi PCE, che non è distorta dagli effetti di base ed esclude i prezzi volatili del cibo e dell’energia, potrebbe innescare una reazione di mercato di breve durata. Gli investitori si aspettano che l’indice mensile dei prezzi PCE salirà dello 0,3% a ottobre per eguagliare l’aumento di settembre. Un dato più forte potrebbe far aumentare il valore del Dollaro e trascinare le quotazioni dell’Oro verso il basso e viceversa in caso di dato più basso del previsto.

Prospettive tecniche dell’Oro.

Il quadro tecnico a breve termine evidenzia una forte ripresa rialzista con i prezzi che hanno superato la resistenza in area 2660 $/oz. (ritracciamento del 27,2% della fase rialzista iniziata dal minimo di maggio scorso) oltrepassando la resistenza psicologica dell’area dei 2700 $/oz. La prossima forte resistenza la troviamo in area 2760 $/oz. superata la quale i prezzi andranno al test del precedente record a 2801 $/oz. Viceversa, una fase di consolidamento che non scenda nuovamente sotto l’area dei 2660 $/oz.

Stessa sorte ma in tono nettamente minore per gli altri due metalli preziosi. Salgono anche per i prezzi del Platino dal minimo in area 940 $/oz. fino alla resistenza dell’area dei 980 $/oz. per poi chiudere l’ottava a 971 $/oz. Pertanto abbiamo un supporto in area 940 $/oz. e al rialzo troviamo le solite aree sensibili dei 980 e 1000 $/oz.

Anche le quotazioni dell’Argento hanno rimbalzato dal test dell’area fondamentale dei 30 $/oz. superando nuovamente la resistenza posta in area 31 $/oz. chiudendo l’ottava a 31,405 $/oz. Prossima resistenza in area 32 $/oz.

La quotazione settimanale dell’Oro si è chiusa a 2712,20 $/oz. con un guadagno del + 5,53% rispetto alla chiusura di venerdì scorso, il che porta ad un guadagno da fine anno del + 30,91%. La quotazione settimanale dell’Oro in modalità spot si è chiusa a 2712,55 $/oz. Di seguito il grafico daily dell’ORO FUTURES DICEMBRE 2024:

DATI MACROECONOMICI

Il dato preliminare di ottobre relativo ai permessi di costruzione segna un -0,6%, con un passaggio dalla rilevazione di settembre pari a 1,430 milioni a quella preliminare di ottobre di 1,416 milioni. Il consensus indicava un rialzo fino a 1,430 milioni. Il dato è rilasciato dall’U.S. Census Bureau.

Il numero di case per le quali è iniziata la costruzione ad ottobre subisce una bella diminuzione del 3,1% su base mensile a 1,311 milioni, dal dato (rivisto) di settembre pari a 1,353 milioni, oltre il consensus di 1,330 milioni. Il dato è rilasciato dall’U.S. Census Bureau.

Le vendite di case esistenti hanno sorpreso marginalmente in positivo, ma questo è dovuto alla revisione al ribasso dei dati di settembre. Il livello è sempre sui minimi degli ultimi 15 anni, mentre le scorte stanno progressivamente salendo. Il numero di abitazioni esistenti vendute a livello mensile a ottobre registra un +3,4% con 3,96 milioni vendite, passando dalla rilevazione di 3,83 milioni di settembre (rivista da 3,84 milioni). Il dato è rilasciato dalla National Association of Realtors.

I sussidi di disoccupazione settimanali hanno continuato a sorprendere al ribasso e sono su livelli ridotti con la media a 4 settimane a 218.000, a indicare un mercato del lavoro tornato solido. Le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione nella settimana terminata il 16 novembre sono state 213 mila, in calo rispetto alle 219 mila della settimana precedente, con attese degli analisti per 220 mila. Ma il monte sussidi a 1.908 mila continua a salire, ed è ai massimi da 3 anni, un numero in contraddizione con le richieste settimanali. Il dato è rilasciato dall’U.S. Department of Labor.

Il PMI flash manifatturiero è rimasto in moderata contrazione. Il dato preliminare di novembre del PMI manifatturiero S&P Global si attesta a quota 48,8 punti, in crescita rispetto al 48,5 punti di ottobre e pari al consensus di 48,8 punti.

Mentre quello dei servizi (85% dell'economia USA) ha battuto di 2 punti le attese poste a 55,2 punti, francamente un po' troppo basse in base a quello che si è visto nell'ultimo mese, che le aziende hanno potuto apprezzare almeno in parte. Il dato preliminare di ottobre relativo al settore dei servizi è uscito pari a 57 punti, rispetto alla rilevazione di ottobre pari a 55 punti.

Le revisioni finali all’indice di fiducia dei consumatori elaborato dall’Università del Michigan di novembre offre un moderato rientro dell'ottimismo legato al consolidamento della borsa. Il dato si attesta a quota 71,8 punti rispetto ai 70,5 punti di ottobre.

PORTAFOGLI AZIONARI

La fortuna o la sfortuna non esiste in Borsa, ma diciamo che le combinazioni non ci sono particolarmente favorevoli negli ultimi tempi. Mi spiego meglio, giovedì scorso in apertura di contrattazioni il titolo IDEXX LABORATORIES ha toccato con un solo contratto di 37 pezzi il livello del nostro STOP a 398,50 $ per poi risalire immediatamente. Noi non siamo stati eseguiti e mi auguro che neanche uno di voi lo sia stato e vi prego di avvisarmi in quanto dobbiamo eventualmente, per correttezza, riportare la perdita nel relativo portafoglio.

Il gruppo farmaceutico e tecnologico MERCK ha inaspettatamente aumentato il suo risultato in modo significativo durante l'estate. Nel terzo trimestre, l'utile operativo rettificato (EBITDA) è salito di quasi il dodici percento a 1,62 miliardi di euro, come ha annunciato giovedì l'azienda di Darmstadt. Gli analisti si aspettavano una media di 1,55 miliardi. Oltre alla crescita in tutti i settori di attività, Merck ha beneficiato anche di riduzioni dei costi e di minori spese di ricerca e sviluppo nel settore farmaceutico. Le vendite sono aumentate dell'1,8% a 5,26 miliardi di euro. I venti contrari sono stati causati dagli effetti negativi dei tassi di cambio; depurata da questi, la crescita organica è stata del 3,8 percento. Merck ha confermato gli obiettivi annuali che aveva indicato in estate. Per il 2024, il Gruppo continua a prevedere vendite tra i 20,7 e i 22,1 miliardi di euro (2023: 21), con una crescita organica tra il 2 e il 5 percento e un risultato rettificato tra i 5,8 e i 6,4 (5,9) miliardi di euro. Tuttavia, l'azienda ha ora specificato la sua previsione secondo cui il fatturato dovrebbe essere nella metà inferiore dell'intervallo e gli utili intorno al punto medio. Il CdA della società ha dichiarato un dividendo trimestrale di 0,81 $/az. delle azioni ordinarie della società per il primo trimestre del 2025. Il pagamento verrà effettuato l'8 gennaio 2025 agli azionisti registrati alla chiusura delle attività del 16 dicembre 2024. Il titolo sta rimbalzando dai minimi dopo essere andato in ipervenduto. Speriamo continui a tornare sopra il supporto dei 148 €.

ENEL, si è poggiata sulla propria M.M. a 200 periodi con un minimo a 6,526 € per poi rimbalzare riportandosi sopra il nostro livello di acquisto. Anche il nostro ultimo acquisto della scorsa settimana, JD.com ha rimbalzato dai minimi di due giovedì fa e sta costruendo un bel supporto da dove poter ripartire.

Sul Portafoglio “The Challenge”, poche novità. Doppio minimo in area 605 € per ASML e ripartenza. KERING in fase di ristrutturazione con la nomina di due nuovi CEO per i marchi Saint Laurent e Balenciaga. La VOLKSWAGEN e il sindacato IG Metall non sono riusciti a raggiungere un accordo nell'ultimo round di trattative. Il sindacato potrebbe iniziare gli scioperi il mese prossimo.

WALT DISNEY continua il suo percorso di recupero verso quotazioni più consone al proprio bilancio economico. Idem per PAYPAL che ritorni almeno a pareggio per prendere decisioni in merito. Stessa cosa per il titolo finanziario T-ROWE, non manca poi molto. Infine su ZOOM aspettiamo la trimestrale che verrà pubblicata nella giornata odierna e speriamo che il mercato non la penalizzi. DEXCOM anche lunedì scorso ha superato il precedente massimo relativo di agosto in area 77,80 $ ma poi è scesa nuovamente. un po’ più in basso. Quest’area è diventata una bella resistenza, rotta la quale è plausibile che i prezzi inizino a richiudere l’ampio gap di luglio.

Per quanto riguarda gli acquisti, siamo sempre in stand-by su CAMPARI in attesa che costruisca una buona base da cui ripartire, non come oggi per intenderci, con apertura in gap. Infine stiamo pensando ad entrare in acquisto sul titolo del Nasdaq, QUALCOMM, se scende ancora di poco.  

Alla prossima.

PUBBLICAZIONE DELLE TRIMESTRALI ECONOMICHE SUI TITOLI DEL NASDAQ100 USCITI NELLA SCORSA SETTIMANA.

INTUIT – 6,94%. La società che crea soluzioni di gestione aziendale e finanziaria che aiutano a semplificare l'attività della vita di piccole imprese, consumatori e professionisti della contabilità, ha riportato utili nel primo trimestre fiscale 2025 pari a 2,50 $/az. su un fatturato di 3,28 mld $. La stima degli analisti per gli utili era di 2,36 $/az. su un fatturato pari a 3,14 mld $. I ricavi sono cresciuti del 10,24%. La società ha detto che prevede utili nel secondo trimestre fiscale 2025 tra 2,55 e 2,61 $/az. su un fatturato tra 3,812 e 3,845 mld $. L'attuale stima degli analisti per gli utili è pari a 3,16 $/az. su un fatturato di 3,88 mld $. Infine la società ha detto di aspettarsi utili per l’intero anno fiscale 2025 tra 19,16 e 19,36 $/az. per un fatturato tra 18,16 e 18,347 mld $. L'attuale stima degli analisti per gli utili è pari a 19,25 $/az. su ricavi pari a 18,25 mld $ per il 2025.

La società a livello contabile nel primo trimestre fiscale 2025 ha riportato: ricavi consolidati pari a 3,283 mld $, in aumento del 10% rispetto a 2,978 mld $ dello stesso periodo 2024; costi e spese totali pari a 2,33 mld $ in aumento rispetto a 2,018 mld $ dello stesso periodo 2024; un reddito operativo pari a 953 mln $ in diminuzione dell’1% rispetto a 960 mln $ dello stesso periodo 2024 e un margine operativo del 32,5%; un utile netto pari a 709,0 mln $ per un utile per azione pari a 2,50 $ in aumento dell’1% rispetto a 2,47 $/az. dello stesso periodo 2024. Il flusso di cassa operativo è stato di 362,0 mln $, in aumento rispetto ad una perdita di 97,0 mln $ dello stesso periodo 2024. La cassa, le disponibilità liquide e gli investimenti al 31 ottobre 2024 ammontavano a 2,872 mld $, rispetto a 3,609 mld $ del 31 luglio 2024. La società ha riacquistato 570,0 mln in azioni proprie durante l'anno fiscale 2024 con 4,3 mld $ rimanenti nell'autorizzazione al riacquisto di azioni. Abbiamo dichiarato un dividendo trimestrale di 1,04 $/az. da pagare il 17 gennaio 2025 in aumento del 16% rispetto allo scorso anno.

NVIDIA – INV.%. La società si occupa di tecnologie di processori grafici programmabili. I suoi principali segmenti di business sono le unità di elaborazione grafica, i processori per media e comunicazioni e l'elettronica palmare e di consumo, ha riportato utili nel terzo trimestre fiscale 2025 pari a 0,81 $/az. su un fatturato di 35,08 mld $. La stima degli analisti per gli utili era di 0,74 $/az. su un fatturato pari a 32,81 mld $. I ricavi sono cresciuti del 93,61% su base annua. Inoltre la società ha detto che prevede utili nel quarto trimestre fiscale 2025 tra 0,79 e 0,86 $/az. su un fatturato tra 36,75 e 38,25 mld $. L'attuale stima degli analisti per gli utili è pari a 0,82 $/az. su un fatturato di 37,03 mld $.

La società a livello contabile nel terzo trimestre fiscale 2025 ha riportato: ricavi consolidati pari a 35,082 mld $, in aumento del 94% rispetto a 18,12 mld $ dello stesso periodo fiscale 2024; spese operative pari a 3,046 mld $ in aumento del 50% rispetto a 2,026 mld $ del secondo trimestre fiscale 2024; un margine lordo del 75,0%; un reddito operativo pari a 23,276 mld $ in aumento del 101% rispetto a 11,557 mld $ dello stesso periodo fiscale 2024; un utile netto pari a 20,010 mld $, in aumento del 100% rispetto a 10,020 mld $ dello stesso periodo fiscale 2024; un utile per azione pari a 0,81 $ in aumento del 103% rispetto a 0,40 $/az. dello stesso periodo fiscale 2024. Il flusso di cassa operativo è stato di 17,629 mld $, rispetto ai 7,333 mld $ dello stesso periodo fiscale 2024, mentre il flusso netto di cassa è stato pari a 16,787 mld $ rispetto a 13,483 mld $ dello stesso periodo fiscale 2024. La cassa, le disponibilità liquide e gli investimenti al 27 ottobre 2024 ammontavano a 38,487 mld $, rispetto ai 25,984 mld $ del 28 gennaio 2023. Il CdA della società ha approvato un dividendo trimestrale di 0,01 $/az. da pagare il 27 dicembre 2024 a tutti gli azionisti registrati alla chiusura delle attività il 5 dicembre 2024.

PALO ALTO NETWORKS – 0,94%. La società offre una piattaforma di sicurezza della rete aziendale che consente alle aziende, ai fornitori di servizi e agli enti governativi di proteggere le proprie reti e abilitare in modo sicuro le applicazioni in esecuzione sulle loro reti, ha riportato utili nel primo trimestre fiscale 2025 pari a 1,48 $/az. su un fatturato di 2,14 mld $. La stima degli analisti per gli utili era di 1,48 $/az. su un fatturato pari a 2,12 mld $. I ricavi sono cresciuti del 13,88% su base annua. La società ha detto che prevede utili nel secondo trimestre fiscale 2025 tra 1,54 e 1,56 $/az. su un fatturato tra 2,22 e 2,25 mld $.  L'attuale stima degli analisti per gli utili è pari a 1,55 $/az. su un fatturato di 2,23 mld $. Infine la società ha detto di aspettarsi utili per l’intero anno fiscale 2025 tra 6,26 e 6,39 $/az. per un fatturato tra 9,12 e 9,17 mld $. L'attuale stima degli analisti per gli utili è pari a 6,26 $/az. su ricavi pari a 9,13 mld $ per il 2025.

La società a livello contabile nel primo trimestre fiscale 2025 ha riportato: ricavi consolidati pari a 2,138 mld $, in aumento del 14% rispetto a 1,878 mld $ dello stesso periodo 2024; spese totali pari a 1,521 mld $ in aumento rispetto a 1,349 mld $ dello stesso periodo 2024; un reddito operativo pari a 616,2 mln $ in aumento rispetto a 529,3 mln $ dello stesso periodo 2024 e un margine operativo del 28,8%; un utile netto pari a 544,9 mln $ per un utile per azione pari a 1,56 $ in aumento del 21% rispetto a 466,3 mln $ ovvero 1,38 $/az. dello stesso periodo 2024. La società ha annunciato che il CdA ha approvato uno stock split forward due per uno delle azioni ordinarie in circolazione. Lo stock split verrà effettuato determinando anche un aumento proporzionale del numero di azioni ordinarie autorizzate da 1,0 miliardi a 2,0 miliardi. Ogni azionista registrato alla chiusura delle negoziazioni del 12 dicembre 2024 riceverà, dopo la chiusura delle negoziazioni del 13 dicembre 2024, un'azione aggiuntiva per ogni azione detenuta alla data di registrazione. Si prevede che le negoziazioni inizino su base rettificata per lo split il 16 dicembre 2024.

PINDUODUO – 12,22%. E’ la più grande piattaforma tecnologica incentrata sull'agricoltura in Cina, che serve 731 milioni di acquirenti attivi a partire da settembre 2020. Ha creato una piattaforma che collega agricoltori e distributori con i consumatori direttamente attraverso la sua esperienza di acquisto interattiva, ha riportato utili nel terzo trimestre 2024 pari a 2,65 $/az. su un fatturato di 14,16 mld $. La stima di consenso per gli utili era pari a 2,82 $/az. su ricavi per 14,47 mld $. I ricavi sono aumentati del 50,05% su base annua.

La società a livello contabile nel terzo trimestre 2024 ha riportato: ricavi consolidati pari a 14,157 mld $, in aumento del 44% rispetto allo stesso periodo 2023; costi e spese totali pari a 10,342 mld $; un reddito operativo pari a 3,815 mld $; un utile netto pari a 3,913 mld; un utile per azione pari a 2,65 $. Il flusso di cassa operativo è stato di 3,922 mld $. La cassa, le disponibilità liquide e gli investimenti al 30 settembre 2024 ammontavano a 44,0 mld $.

L’autore del presente articolo è iscritto all’Ordine dei Giornalisti e non detiene gli strumenti oggetto delle sue analisi.
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