Emilio Tomasini scrive regolarmente per:

NASDAQ100 WEEKLY - Discesa dei listini azionari USA sulle incertezze governative e di politica monetaria !


MERCATI AZIONARI IN DISCESA A CAUSA DELLE SCELTE DELLA COMPOSIZIONE DEL GOVERNO DA PARTE DEL PRESIDENTE ELETTO TRUMP E DALLE DICHIARAZIONI DEL PRESIDENTE DELLA FED, POWELL.

IL DOLLARO INDEX SI CONFERMA MOLTO FORTE COSI’ COME I RENDIMENTI DEI BONDS SU TUTTE LE SCADENZE. FORTE DISCESA DELLE QUOTAZIONI DELL’ORO E DELLE ALTRE COMMODITIES PREZIOSE. IN DISCESA ANCHE LE COMMMODITIES INDUSTRIALI E IL PETROLIO RITORNATO SUI 67$/B.

Dopo i nuovi record registrati nella giornata di lunedì scorso (ma parliamo di limature per gli indici S&P500 e NASDAQ100), i 3 principali indici azionari USA hanno intrapreso una discesa settimanale più o meno ripida con il picco delle perdite nell’ultima giornata di contrattazioni con l'S&P500 che è sceso del e il NASDAQ100 del mentre il Nasdaq è sceso del 3,15%, segnando le maggiori perdite settimanali in più di due mesi, mentre il DOW JONES ha riportato perdite settimanali dell'1,24%. A farne le spese anche il listino delle ‘small cap’ il RUSSELL2000 (- 3,95%) che invece dovrebbero beneficiare dei programmi di Trump a favore dell’economia domestica. Evidentemente il comparto sta digerendo i recenti guadagni. Sembra sensato attendersi che, dopo un consolidamento, iniziato tra l'altro quando l'indice ha raggiunto i massimi relativi, dopo ben 3 anni dai propri massimi storici, l'outperformance riprenda.

Le azioni sono scese nei primi due giorni della settimana a causa delle scelte del Presidente eletto, Donald Trump, in merito alla composizione del governo e già si nota un bel malcontento interno per alcune delle sue nomine più clamorose. Tra l’altro Trump si è visto conferire infine anche la House of Representatives, nel senso che i seggi che sono stati ufficialmente assegnati ai Repubblicani hanno raggiunto il numero di 218, che garantisce la maggioranza.

Mentre nella seconda parte della settimana, ad iniziare da giovedì scorso, le dichiarazioni del Presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, secondo cui la banca centrale non ha bisogno di affrettarsi ad abbassare i tassi di interesse, citando la continua crescita economica, un solido mercato del lavoro e un'inflazione superiore all'obiettivo del 2% della banca centrale statunitense come riportato dai dati macroeconomici pubblicati in settimana. Tutto ciò manterrà la politica monetaria al centro dell'attenzione dei mercati nelle prossime settimane. Un mercato azionario così costoso e la FED che sta segnalando che non sarà così accomodante come aveva indicato prima delle elezioni dovrebbe creare almeno qualche ostacolo nei giorni e nelle settimane a venire.

In parziale soccorso a tale scenario potrebbe arrivare NVIDIA con i propri risultati economici, che verranno pubblicati mercoledì prossimo, ad orientare il mercato azionario statunitense sulla via da seguire nel prossimo futuro, mentre gli investitori concentreranno la loro attenzione sul settore tecnologico e nell’investimento sui titoli legati all’intelligenza artificiale dopo la battuta d'arresto post-elezioni.

Tale peso conferisce a NVIDIA un'enorme influenza nei benchmark di mercato come l'indice S&P500 e NASDAQ100, mentre i risultati del 20 novembre forniranno anche un indicatore dell'interesse del mercato per i titoli tecnologici, del commercio di intelligenza artificiale e del sentiment per i titoli azionari in generale. Tuttavia, dopo aver superato le stime degli analisti sugli utili lo scorso anno, le sorprese sui numeri di NVIDIA sono diventate più modeste come riportato nello scorso trimestre, con utili superiori del 6% ma inferiori alle attese degli analisti.

La posizione dominante di NVIDIA nell'AI ha catapultato il prezzo delle sue azioni e ha portato a una performance finanziaria sorprendente. Per il suo terzo trimestre fiscale, la società dovrebbe registrare un utile netto di 18,4 miliardi di $, con un fatturato balzato di oltre l'80% a 33 miliardi di $, secondo i dati LSEG.

Le nuove misure di stimolo in Cina non hanno entusiasmato il mercato. Di conseguenza, i prezzi dei metalli di base sono scesi in picchiata questa settimana: a Londra il prezzo di una tonnellata di rame è giunto sotto la soglia dei 9.000 dollari.

Passiamo ora ad analizzare il mercato monetario.

Livello di inflazione in dubbio. Gli attuali livelli dei rendimenti obbligazionari possono essere facilmente interpretati come una risposta ai timori degli investitori non solo sul futuro percorso della politica monetaria della FED, ma anche sui rischi di una significativa ripresa dell'inflazione, come nel 1970. A questo proposito, gli ultimi dati sono contrastanti: mentre l'indice dei prezzi al consumo (CPI) è risultato in linea con le aspettative, il PPI ha fatto un po' meno bene del previsto, mostrando un (piccolo) aumento. Da parte sua, Jerome Powell ha elogiato la tenuta dell'economia statunitense e la mancanza di urgenza di tagliare drasticamente i tassi di riferimento. Al contrario, il mercato teme un afflusso di carta per rifinanziare un debito che continua a gonfiarsi. Tecnicamente, terremo comunque d'occhio la resistenza al 4,46/55% sul decennale per evitare una continuazione dell'attuale impennata verso il 5%.

I dati economici di venerdì scorso hanno mostrato che le vendite al dettaglio negli Stati Uniti sono aumentate leggermente più del previsto a ottobre. Anche i prezzi all'importazione sono rimbalzati e i dati pubblicati mercoledì e giovedì scorso hanno mostrato un'inflazione rigida. Pertanto i trader hanno aumentato le scommesse sul fatto che la FED non modificherà i tassi nella riunione di dicembre, stimando una probabilità di circa il 42%, rispetto al 14% circa di un mese fa. Inoltre hanno anche ridimensionato le aspettative di allentamento nel 2025 come vedremo nel dettaglio riportato qui sotto.

Pertanto nello specifico del mercato dei futures sui Fed Funds secondo lo strumento CME FedWatch troviamo che:

per l’ultima riunione del 2024, rimangono abbastanza stazionarie le probabilità per un taglio di 25 bps che passano dal 65,3% di lunedì scorso, all’attuale 61,9%. Conseguentemente salgono le probabilità relative a nessun taglio che dal 34,7% di lunedì scorso passano all’attuale 38,1% (v. grafico):

Per l’anno 2025 la prima riunione è prevista per mercoledì 29 gennaio, lo scenario è stazionario rispetto alla scorsa settimana, con le probabilità di un taglio per soli 25 bps che dal 55,5% di lunedì scorso passano all’attuale 54,3%, così come tra le probabilità di un taglio per complessivi 50 bps che dal 20,9% di lunedì scorso scendono all’attuale 19,8% a favore delle probabilità per nessun taglio prezzato al 25,9% dal 23,6% dello scorso lunedì (v. grafico):

Per questa nuova scadenza, quella del 19 marzo 2025, troviamo una quasi parità tra le probabilità di un taglio per complessivi 50 bps che dal 39,6% di lunedì scorso salgono leggermente all’attuale 40,5% mentre scendono le probabilità per un taglio di soli 25 bps prezzato al 37,2% dal 38,2% di lunedì scorso. Al 10,4% la percentuale delle probabilità di nessun taglio (v. grafico):

Infine per quanto riguarda l’ultima riunione del 2025 e precisamente di mercoledì 10 dicembre. Qui troviamo un coacervo di possibilità con le relative probabilità. Prendiamo in considerazione solo quelle più acquistate/vendute, ed anche qui notiamo una conferma al comando delle probabilità di tagli per complessivi 75 bps al 29,8%. Al secondo posto troviamo le probabilità al 24,4% di tagli per complessivi 50 bps e al terzo posto troviamo le probabilità al 21,3% di tagli per complessivi 100 bps. Infine l’ultima previsione a doppia cifra riguarda le probabilità per un taglio di 25 bps al 10,6% (v. grafico):

Settimana di consolidamento sempre sui massimi di periodo per il Treasury 2 anni che attualmente è al 4,307% rispetto al 4,258% di due venerdì fa dopo aver sfiorato in settimana anche il 4,38%. Riprende a salire sopra la soglia del 4,40% il rendimento di riferimento del Treasury a 10 anni che è arrivato in settimana a toccare quota 4,50% per poi chiudere l’ottava al 4,441%, rispetto al 4,308% di due venerdì fa. Stessa dinamica anche per la scadenza più lunga del 30Y, con il rendimento che supera la soglia del 4,66% per poi chiudere la settimana al 4,619% rispetto al 4,471% di due venerdì fa.

Riprende quota il classico spread 10Y – 2Y allargandosi a 13,4 punti rispetto ai 4 punti di due venerdì fa (v. grafico):

Si abbassano leggermente i tassi reali al netto dell’attuale tasso di inflazione, che in chiusura di ottava si riportano al 2,33% rispetto al 2,35% della settimana precedente, come mostrato dal grafico del breakeven inflation a 10 anni (v. grafico):

Analisi grafica dell’indice di riferimento di una parte delle nostre operazioni, il NASDAQ100. Ad inizio della scorsa settimana l’indice tech da una limatina al proprio massimo storico portandolo a 21.182 punti, per poi precipitare per tutti gli altri giorni della settimana riportando perdite superiori agli altri due indici maggiori. Questa volta le perdite dei titoli facenti parte del cosiddetto indice ‘Magnificent Seven’ non hanno pesato più di tanto sul totale del listino in quanto hanno perso solo il – 2,62% con il solito contributo di TESLA (sempre più in alto dopo che martedì Trump ha affermato che l'imprenditore miliardario Elon Musk sarà uno dei responsabili di quello che ha definito il Dipartimento per l'efficienza governativa, o DOGE) che ha chiuso l’ottava in pareggio, controbilanciando la forte negatività di META (- 5,99%). Come riportato in precedenza, sul fronte societario mercoledì sera NVIDIA sarà sotto i riflettori con l'annuncio dei propri risultati economici trimestrali.

NETFLIX + 3,64%: il gigante dello streaming conta ormai 70 milioni di utenti del suo servizio con pubblicità. Negli Stati Uniti l'abbonamento costa 6,99 dollari al mese. La strategia del gruppo sta dando i suoi frutti.

Di contro le azioni di APPLIED MATERIALS sono scese del 12,06% dopo che la società produttrice di apparecchiature per semiconduttori ha registrato maggiori ricavi e profitti nel quarto trimestre fiscale, ma ha pubblicato previsioni di vendita inferiori alle attese, citando un andamento della domanda più debole in Cina. L'azienda prevede che le vendite in Cina rappresenteranno il 30% del fatturato totale nel primo trimestre, invariato rispetto al quarto trimestre e in calo rispetto al 32% del terzo trimestre.

Nel corso della scorsa settimana abbiamo visto prese di beneficio su tutti i titoli facente parte del listino, soprattutto su quelli a larga capitalizzazione. Pertanto l’indice NASDAQ100 Equal Weighted, pur incassando una perdita del 3,36% in chiusura di ottava, contribuisce a ridurre il deficit da inizio anno rispetto a quello ‘pesato’, passando dal 14,52% di due venerdì fa all’attuale 13,95%.

A livello grafico notiamo come i prezzi, abbiano lasciato due gap al rialzo consecutivi aperti due settimane fa e nella scorsa un gap al ribasso. Dire che in questo ultimo periodo la volatilità sull’indice è alta è un eufemismo. In ogni caso la discesa dai massimi non è ancora andata ad intaccare nessun supporto in quanto il primo lo troviamo in area 20165 rappresentato dal ritracciamento del 27,2% di onda 5 di (5), ed il secondo in area 19750 punti, tenendo presente che l’area psicologica dei 20000 punti farà sentire la sua presenza. Pertanto già in codesta area dovremmo aspettarci un rimbalzo quantomeno tecnico anche se il livello di RSI a 48 è ben distante dalla zona di ipervenduto. Viceversa la chiusura del gap down in area 20850 potrebbe rappresentare già un primo target. La settimana si è chiusa a 20394,13 in perdita del – 3,43% rispetto alla chiusura dello scorso venerdì, il che porta ad un guadagno del + 21,21% rispetto alla chiusura del 2023.  

E’ durata poco la permanenza in quota dei 6.000 punti per l’indice S&P500 che dopo aver limato il proprio record ha intrapreso quattro sedute consecutive negative.

Le prese di profitto non sono state generalizzate, in quanto 3 degli 11 settori dell'S&P500 hanno chiuso la settimana in pareggio e lieve rialzo, con i titoli del settore dei titoli bancario/finanziario in guadagno del + 1,43%, seguiti dai titoli del settore energia (+0,58%), in pareggio il settore dei titoli della pubblica utilità. Forte negatività la troviamo nel settore dei titoli legati alla sanità che ha perso il 5,52% dopo che Trump ha dichiarato che avrebbe nominato Robert F Kennedy Jr a capo del Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani, lo stesso che ha diffuso informazioni sbagliate sui vaccini e criticato gli alimenti ultra-processati. A seguire i titoli del settore dei materiali di base (- 3,13%) e quelli del settore tecnologico (- 3,18%).

Al riguardo della rotazione settoriale in atto, anche l’indice dei titoli ‘minori’ l’S&P Equal Weight ha perso in settimana l’1,73% ma meno rispetto all’indice ‘pesato’. Così che lo spread da inizio anno passa all’attuale 8,71% dal 9,28% di due venerdì fa a favore del ‘pesato’.

Le azioni di Super Micro Computer (- 24,38% nella scorsa settimana e – 62,18% in tredici giorni di borsa aperta) sono in caduta libera da quando Ernst & Young ha scaricato l'azienda come cliente di revisione circa un anno dopo aver sostituito Deloitte & Touche. Se EY ha trovato qualcosa che Deloitte non ha notato, la situazione potrebbe diventare ancora più complicata per il produttore di server che un tempo sembrava inarrestabile.

Shopify +24,53%: la piattaforma di e-commerce ha superato in modo significativo le aspettative nel terzo trimestre. La società è fiduciosa per il futuro e punta a una crescita di almeno il 20% per gli ultimi tre mesi dell'anno.

Spotify +14,39%: la piattaforma di streaming musicale sta raccogliendo i frutti del lavoro intrapreso per rafforzare la propria redditività. La società svedese conta 252 milioni di abbonati.

A livello grafico notiamo che lo scenario è simile con l’indice tech, anche se con percentuali più contenute, con il rialzo che lascia aperti due gap consecutivi due settimane fa e ne lascia uno aperto al ribasso venerdì scorso. Il primo supporto in area 5875 è stato infranto ma recuperato in chiusura di ottava. Mentre un vero supporto lo troviamo in area 5770 [ritracciamento del 27,2% di onda 5 di (5)]. Viceversa un primo target al rialzo potrebbe essere rappresentato dalla chiusura del gap down in area 6000 o poco meno. Anche su questo indice il livello di forza relativa a 43 indica debolezza ma la strada pwer la zona di ipervenduto è ancora lunga.

Balzo del livello dell’indice Cboe Volatility Index (VIX) nella giornata di venerdì scorso fino a 17,55 punti dai 13,50 del giorno precedente. La chiusura di ottava a 16,14 punti fa pensare che qualche incertezza sia rientrata.

Situazione completamente opposta per l’indice skew del CBOE sull’S&P500 – un indicatore del mercato delle opzioni ‘out of the money’ per la domanda relativa di contratti call al rialzo rispetto a contratti put al ribasso – che prezzava i 140 punti ad inizio settimana quando gli indici hanno limato i rispettivi record, per poi chiudere la settimana nuovamente a 150 punti quindi con una tendenza degli operatori più rialzista proprio quando i listini hanno accusato pesanti perdite. Strano, evidentemente gli investitori stanno scommettendo su un rimbalzo dei prezzi in questa settimana. Vedremo. La settimana dell’indice S&P500 si è chiusa a 5870,62 in perdita del – 2,09% rispetto alla chiusura di venerdì scorso, il che porta ad un guadagno del + 23,12% rispetto alla chiusura del 2023.

Perdite sopra il punto percentuale per il listino delle major industrial, DOW JONES, ma nettamente inferiori rispetto agli altri due listini maggiori. L’indice dopo aver fatto registrare un nuovo record quasi a 44500 punti anch’esso ha preso la via del ribasso.

Tra i titoli che hanno permesso il contenimento delle perdite del listino, troviamo CONTINENTAL + 11,75%: nonostante il difficile clima economico, il fornitore di automobili ha pubblicato risultati trimestrali meno negativi del previsto. Sebbene il fatturato sia in calo, gli analisti hanno apprezzato il taglio dei costi e gli aggiustamenti dei prezzi effettuati per compensare la debolezza della produzione di veicoli.

L'investitore attivista Elliott Management chiede lo scioglimento di uno degli ultimi conglomerati industriali: HONEYWELL. Elliott ha reso nota una partecipazione di circa 5 miliardi di $ nella società e ha affermato in una lettera al suo CdA che "un'esecuzione irregolare, risultati finanziari incoerenti e un prezzo delle azioni sottoperformante" hanno ridotto la capacità dell'azienda di creare valore per gli azionisti. L'attivista ha raccomandato di dividere le sue attività aerospaziali e di automazione. Circa il 40% del fatturato annuale dell'azienda deriva dalla sua attività aerospaziale, che produce motori e sistemi di cabina di pilotaggio per Boeing e altri.

A livello grafico notiamo un ampio gap al rialzo nella giornata post-elezioni, quindi un gap al ribasso nella giornata di venerdì scorso. Il primo supporto in area 43300 punti è stato testato ma non infranto, mentre un secondo supporto molto più valido lo troviamo in area 42800 punti [ritracciamento del 27,2% di onda 5 di (5)]. Viceversa dopo la chiusura del gap down a 43700 punti troviamo una resistenza in area 44150 punti. Il livello di RSI a 52 punti non offre indicazioni di sorta. La settimana si è chiusa a 43444,99 in perdita del – 1,24% rispetto alla chiusura di venerdì scorso, il che porta ad un guadagno del + 15,27% rispetto alla chiusura del 2023.

ORO INDEX

Le quotazioni dell’Oro sono crollate nel corso della scorsa settimana e per la terza settimana consecutiva. La cautela della FED, l’aumento dei rendimenti obbligazionari e il rally del dollaro USA guidato da Trump hanno pesato sul metallo aureo, che ha chiuso l’ottava a 2570 $/oz.

Tutto è cambiato da quando le elezioni hanno assicurato a Trump un secondo mandato, questa volta come 47° presidente degli Stati Uniti. In effetti, il dollaro USA ha riacquistato un forte impulso al rialzo dopo la vittoria di Trump, mantenendo il complesso delle materie prime e la galassia legata al rischio ben sotto pressione. Mentre l'indice del Dollaro, che traccia il biglietto verde rispetto a un paniere di valute rivali dirette, è avanzato verso nuovi massimi del 2024 sopra la barriera di 107,00, il metallo prezioso ha intrapreso un robusto ritracciamento verso l’area dei 2550 $/oz., da dove ora ha tentato di rimbalzare.

Le principali preoccupazioni che aleggiano attorno al metallo giallo includono la probabile attuazione di tariffe sulle importazioni europee e cinesi da parte dell'amministrazione Trump, in combinazione con una regolamentazione aziendale e una politica fiscale più flessibili.

La conclusione è che queste misure potrebbero permeare l'economia tramite la pressione inflazionistica e, molto probabilmente, finire per motivare la Federal Reserve a modificare il suo attuale ciclo di allentamento. Il potenziale grado di accelerazione dei prezzi al consumo potrebbe persino riaccendere la ripresa di alcune misure restrittive da parte della banca centrale.

Oltretutto le quotazioni dell’Oro non sono sostenute dalle tensioni geopolitiche in quanto non ci sono nuove notizie di peggioramento delle condizioni di questi conflitti e ancora una volta, il Presidente eletto Trump avrà la sua parola sulla crisi Russia-Ucraina, poiché ha promesso di “porre fine” a quella guerra al più presto.

Prospettive tecniche dell’Oro.

Il quadro tecnico a breve termine evidenzia una forte tendenza ribassista con i prezzi che hanno perforato il supporto in area 2600 $/oz. (ritracciamento del 38,2% della fase rialzista iniziata dal minimo di maggio scorso) andando a testare il supporto in area 2550 $/oz. (ritracciamento del 50% della fase rialzista iniziata dal minimo di maggio scorso), dalla quale sta tentando un timido rimbalzo. Il prossimo forte supporto lo troviamo in area 2500 $/oz. la quale perdita potrebbe innescare un ritracciamento più profondo. Viceversa, molto importante per i prezzi riprendere e consolidare sopra l’area 2600 $/oz.

Il livello di RSI sceso fino a 32 conferma la fase di debolezza della commodity che non è ancora entrata in zona di ipervenduto dalla quale è lecito aspettarsi quanto meno un rimbalzo tecnico.

Stessa sorte per gli altri due metalli preziosi. Settimana negativa anche per i prezzi del Platino che scendono dall’area dei 1000 $/oz. fin sotto l’area dei 940 $/oz. bucando per l’ennesima volta la M.M. a 200 periodi, chiudendo l’ottava a 946 $/oz. Prossimo supporto lo troviamo in area 900 $/oz., viceversa troviamo le solite aree sensibili dei 980 e 1000 $/oz.

Anche le quotazioni dell’Argento hanno continuato a scendere infrangendo gli importanti supporti dei 32 e dei 31 $/oz. andando a testare anche l’area fondamentale dei 30 $/oz. dalla quale hanno rimbalzato chiudendo l’ottava a 30,335 $/oz., Se il supporto in area 30$/oz. dovesse tenere, un rimbalzo nuovamente sopra i 31 $/oz. è auspicabile.

La quotazione settimanale dell’Oro si è chiusa a 2570,10 $/oz. con una perdita del – 4,63% rispetto alla chiusura di venerdì scorso, il che porta ad un guadagno da fine anno del + 24,05%. La quotazione settimanale dell’Oro in modalità spot si è chiusa a 2561,24 $/oz. Di seguito il grafico daily dell’ORO FUTURES DICEMBRE 2024:

DATI MACROECONOMICI

L’indice dei prezzi al consumo di ottobre non ha riservato particolare batticuore. Sia il dato ‘headline’ che ‘core’ sono usciti in linea con le attese, con la Core non arrotondata a 0.28%. Gli affitti sono tornati a spingere un po', insieme alle tariffe aeree e ai prezzi delle auto usate. Negativi per contro il vestiario e, stranamente, le tariffe assicurative. L’indice dei prezzi al consumo a livello annualizzato a ottobre è pari al 2,6%, uguale al consensus e al di sopra del dato di settembre del 2,4%. Il dato è rilasciato dall’U.S. Bureau of Labor Statistics.

L’indice dei prezzi al consumo core (che esclude il settore del cibo e dell’energia), invece, a livello annualizzato a ottobre è al 3,3%, rispetto al 3,3% di settembre e al 3,3% indicato dal consensus.

Su base mensile, a ottobre è stato registrato un +0,3% come ad agosto ed uguale al consensus del +0,3%. I dati sono rilasciati dall’U.S. Bureau of Labor Statistics.

Il dato ‘core’ dei prezzi alla produzione USA di ottobre è uscito leggermente sopra le attese, un altro segnale che l'inflazione negli States non è più così benigna. L’indice dei prezzi alla produzione ‘core’ a livello mensile a settembre ha registrato un +0,3%, come indicato dal consensus e dopo il +0,2% di settembre.

A livello annualizzato, a ottobre il dato si attesta al 3,1%, rispetto ad un consensus del 3,0% e dopo un dato di settembre del 2,9% (rivisto da 2,8%). I dati sono rilasciati dall’U.S. Bureau of Labor Statistics.

I sussidi di disoccupazione sono usciti bassi, in linea col consenso. A giudicare da questi numeri, il rilassamento del mercato del lavoro di primavera estate è ormai un ricordo. Nella settimana terminata il 9 novembre sono state 217 mila, in discesa rispetto alle 221 mila della settimana precedente. Il dato è rilasciato dall’U.S. Department of Labor.

Le vendite al dettaglio di ottobre su base mensile crescono dello 0,4%, in direzione opposta rispetto allo 0,8% (rivisto da 0,4%) del mese di settembre e ad un consensus del +0,3%. Il dato è rilasciato dall’U.S. Census Bureau.

Le vendite al dettaglio Control Group a livello mensile a ottobre segnano un - 0,1%, in netto rallentamento rispetto al + 1,2% di settembre (rivisto da + 0,7%). Il dato è rilasciato dall’U.S. Census Bureau.

PORTAFOGLI AZIONARI

La discesa settimanale dei listini azionari ha penalizzato un po' le percentuali dei nostri titoli, mentre siamo usciti con una perdita modestissima del 2% sul titolo KUERIG DR PEPPER. A tal proposito abbiamo anche stretto un po' il livello di STOP anche su IDDEX LABORATORIES in quanto la notizia della scorsa settimana è che diversi laboratori sono preoccupati per la nomina di Robert F. Kennedy Jr alla direzione del Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani. In passato, l'uomo ha diffuso disinformazione sui vaccini e non gode di una buona reputazione nel settore. La nomina di Kennedy da parte del presidente eletto Donald Trump ha spinto alla svendita dei principali produttori di vaccini al mondo, tra cui Moderna e Pfizer. Ma anche diverse aziende farmaceutiche hanno sofferto, tra le quali le nostre MERCK e SANOFI, con la prima che ha rotto un buon supporto sui 150/149 € andando a creare un doppio minimo in area 143 € come nell’aprile scorso. Sulla seconda i prezzi sono andati momentaneamente sotto la M.M. a 200 periodi ed in ipervenduto, pertanto un rimbalzo è auspicabile. Nel frattempo in settimana abbiamo acquistato il titolo italiano ENEL, che tramite Endesa utility spagnola controllata da ENEL, ha firmato un accordo con Corporación Acciona Energías Renovables, gruppo Acciona, per l'acquisizione dell'intero capitale sociale di Corporación Acciona Hidráulica (Cah).

Secondo una nota, l'accordo prevede un corrispettivo pari a 1 miliardo di euro soggetto ad aggiustamenti usuali per questo tipo di operazioni, in considerazione del tempo che intercorrerà fino al perfezionamento dell'operazione. Il portafoglio di impianti detenuto da Cah è composto da 34 centrali idroelettriche, localizzate nel nord-est della Spagna, per una capacità installata complessiva di 626 MW, la maggior parte modulabile, che nel 2023 hanno generato circa 1,3 TWh. A seguito del perfezionamento dell'acquisizione, il gruppo ENEL raggiungerà nella penisola iberica una capacità idroelettrica installata di oltre 5,3 GW, per una capacità rinnovabile complessiva pari a circa 10,7 GW.

In questa settimana tentiamo un acquisto sul titolo cinese JD.com che ha riportato dati trimestrali economici positivi a seguito di una ripresa della crescita di elettronica ed elettrodomestici e di un aumento sostenuto nei beni di largo consumo in CINA e con prospettive di ulteriore crescita nel 2025. Il titolo è stato penalizzato, al solito, dal mercato nella giornata di venerdì scorso.  

Sul Portafoglio “The Challenge”, niente di nuovo. Scende un po’ la pressione sul settore del lusso e, vista la settimana, notizia negativa non è. Tiene bene LUFTHANSA e riprende quota ASML. Il produttore di macchine litografiche per la produzione di semiconduttori guarda lontano. Sono stati confermati gli obiettivi per il 2030, data per la quale i ricavi dovrebbero essere compresi tra 44 e 60 miliardi di euro, con un margine lordo tra il 56% e il 60%.

Finalmente WALT DISNEY che guadagna in settimana il + 16,22%. Il famoso operatore di media e parchi a tema ha alzato le sue previsioni per il 2025. Il gruppo ha anche completato la fusione delle sue attività mediatiche indiane con Reliance Industries per 8,5 miliardi di $.

Bene anche DEXCOM che supera il precedente massimo relativo di agosto in area 77,80 $ per poi chiudere un po’ più in basso. Il tentativo c’è stato ed ora aspettiamo che inizi a richiudere l’ampio gap di luglio, in parte o in toto. Vedremo.

ALIBABA ha pubblicato in settimana i risultati economici del terzo trimestre: l'utile netto è schizzato alle stelle del 63% a 43,5 miliardi di RMB (6 miliardi di $) e i ricavi sono cresciuti del 5% anno su anno a 236,5 miliardi di RMB (32,7 miliardi di $), mancando le aspettative di Wall Street di 239 miliardi di RMB. Non è un granché, ma non è neanche la fine del mondo, eppure venerdì il titolo è sceso.

Infine T-ROWE che dopo aver disegnato un doppio massimo relativo in area 122 $ non è riuscito ancora a superare tale area, che potrebbe proiettare i prezzi in area 130 $.

Per quanto riguarda altri acquisti alcune opportunità sono al vaglio in quanto, dopo questa discesa, i prezzi si stanno avvicinando ai nostri target.

Alla prossima.

PUBBLICAZIONE DELLE TRIMESTRALI ECONOMICHE SUI TITOLI DEL NASDAQ100 USCITI NELLA SCORSA SETTIMANA.

APPLIED MATERIALS – 12,06%. La società che sviluppa, produce, commercializza e fornisce servizi di fabbricazione di apparecchiature per le industrie mondiali dei semiconduttori, ha riportato utili nel quarto trimestre fiscale 2024 pari a 2,32 $/az. su ricavi per 7,05 mld $. La stima degli analisti per gli utili era pari a 2,18 $/az. su ricavi per 6,94 mld $. I ricavi sono è cresciuti del 4,79% su base annua. La società ha dichiarato di aspettarsi utili nel primo trimestre fiscale 2025 tra 2,11 e 2,47 $/az. su ricavi tra 6,75 e 7,55 mld $ e l'attuale stima degli analisti per gli utili è pari a 2,23 $/az. su ricavi per 7,16 mld $.

La società a livello contabile nel quarto trimestre fiscale 2025 ha riportato: ricavi record pari a 7,05 mld $ in aumento del 5% rispetto ai 6,723 mld $ del terzo trimestre fiscale 2023; spese operative totali sono state di 4,99 mld $, rispetto ai 4,714 mld $ del terzo trimestre fiscale 2023; un reddito operativo in aumento del 6% pari a 2,06 mld $ rispetto a 2,009 mld $ del terzo trimestre fiscale 2023; un margine operativo pari al 29,3% rispetto al 29,5% del terzo trimestre fiscale 2023; un utile netto pari a 1,917 mld $ in aumento del 7% rispetto ai 1,786 mld $ del terzo trimestre fiscale 2023; un utile netto per azione pari a 2,32 $ in aumento del 9% rispetto a 1,90 $/az. del terzo trimestre fiscale 2023. Il flusso netto di cassa è stato pari a 2,168 mld $ in aumento del 74% rispetto a 1,246 mld $ del terzo trimestre fiscale 2023. Al 27 ottobre 2024 la società aveva contanti, mezzi equivalenti e investimenti a breve termine pari a 9,471 mld $ rispetto a 6,869 mld $ del 29 ottobre 2023.

CISCO SYSTEMS – 1,04%. La società che progetta, produce e vende prodotti e servizi di rete basati su protocollo Internet (IP) relativi alle comunicazioni ed all’industria della tecnologia dell'informazione (IT), ha riportato utili nel primo trimestre fiscale 2025 pari a 0,91 $/az. su ricavi per 13,84 mld $. La stima degli analisti per gli utili era pari a 0,87 $/az. su ricavi per 13,76 mld $. Il fatturato è diminuito del 5,64% rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente. La società ha dichiarato di aspettarsi utili nel secondo trimestre fiscale 2025 tra 0,89 e 0,91 $/az. su ricavi tra 13,75 e 13,95 mld $ e l'attuale stima degli analisti per gli utili è pari a 0,88 $/az. su ricavi per 13,66 mld $. Inoltre per l’intero anno fiscale 2025 prevede utili tra 3,60 e 3,66 $/az. su ricavi tra 55,30 e 56,30 mld $. La stima degli analisti è per utili pari a 3,58 $/az e ricavi per 55,61 mld $.

La società a livello contabile nel primo trimestre fiscale 2025 ha riportato: ricavi consolidati pari a 13,8 mld $, in diminuzione del 6% rispetto a 14,7 mld $ dello stesso periodo fiscale 2024; spese operative pari a 4,90 mld $ in aumento del 9%; un margine lordo del 69,3%; un reddito operativo pari a 4,70 mld $ in diminuzione del 12%; un utile netto pari a 3,671 mld $, in diminuzione del 19% rispetto a 4,528 mld $ dello stesso periodo fiscale 2024; un utile per azione pari a 0,91 $ in diminuzione del 18% rispetto a 1,11 $/az. dello stesso periodo fiscale 2024. Il flusso di cassa operativo è stato di 3,661 mld $, in aumento del 54% rispetto ai 2,371 mld $ dello stesso periodo fiscale 2024. La cassa, le disponibilità liquide e gli investimenti al 26 ottobre 2024 ammontavano a 18,7 mld $, rispetto ai 17,90 mld $ del 31 dicembre 2023. Nel primo trimestre dell'anno fiscale 2025, la società ha restituito 3,6 mld $ agli azionisti tramite riacquisti di azioni e dividendi. Inoltre ha dichiarato un dividendo trimestrale di 0,40 $/az. da pagare il 22 gennaio 2025 a tutti gli azionisti registrati alla chiusura delle attività il 3 gennaio 2025.

JD.COM – 8,74%. E’ una società di vendita diretta online in Cina. La Società acquisisce prodotti dai fornitori e li vende direttamente ai propri clienti tramite il proprio sito Web e le applicazioni mobili, ha riportato utili nel terzo trimestre 2024 pari a 1,24 $/az. su un fatturato di 37,11 mld $. La stima degli analisti per gli utili era di 1,04 $/az. su un fatturato pari a 36,54 mld $. I ricavi sono cresciuti dello 9,29% su base annua.

La società a livello contabile nel terzo trimestre 2024 ha riportato: ricavi netti in aumento del 5,1% a 37,105 mld $; un costo dei ricavi in aumento del 3,1% a 30,7 mld $; spese totali per ordini, marketing, ricerca e sviluppo, generali ed amministrative pari a 4,6 mld $; un utile operativo in aumento del 17,9% a 1,9 mld $; un margine operativo pari al 5,0% rispetto al 4,5% del terzo trimestre 2023; un utile netto in aumento del 23,9% a 1,9 mld $; un utile netto per azione in aumento del 29,5% pari a 1,24 $/az. Al 30 settembre 2024, la liquidità e le disponibilità liquide equivalenti, la liquidità vincolata e gli investimenti a breve termine della Società ammontavano a 28,0 miliardi di $ rispetto ai 197,7 miliardi RMB al 31 dicembre 2023. Il flusso di cassa operativo è stato pari a 0,9 mld $. La Società ha riacquistato un totale di circa 31,0 milioni di azioni ordinarie di Classe A (equivalenti a 15,5 milioni di ADS) per un totale di circa 390 mln $ nei tre mesi conclusi il 30 settembre 2024. Inoltre ha riacquistato un totale di circa 255,3 milioni di azioni ordinarie di Classe A (equivalenti a 127,6 milioni di ADS) per un totale di circa 3,6 mld $ nei nove mesi conclusi il 30 settembre 2024.

MICROCHIP – 13,74%. La società che sviluppa, produce e vende prodotti semiconduttori utilizzati dai propri clienti per una varietà di applicazioni di controllo integrate, ha riportato utili nel secondo trimestre fiscale 2025 pari a 0,46 $/az. su un fatturato di 1,16 mld $. La stima degli analisti per gli utili era pari a 0,43 $/az. su un fatturato pari a 1,15 mld $. I ricavi sono diminuiti del 48,37% rispetto allo stesso trimestre fiscale 2024. La società ha detto che prevede utili nel terzo trimestre fiscale 2024 tra 0,25 e 0,35 $/az. su un fatturato tra 1,025 e 1,095 mld $. L'attuale stima degli analisti per gli utili è pari a 0,49 $/az. su un fatturato di 1,20 mld $.

La società a livello contabile nel secondo trimestre fiscale 2025 ha riportato: ricavi pari a 1,164 mld $ in diminuzione del 48,4% rispetto a 2,289 mld $ del secondo trimestre fiscale 2024; costi e spese totali pari a 823,2 mln $ rispetto a 1,205 mld $ del secondo trimestre fiscale 2024; un utile operativo del 29,3% a 340,8 mln $, rispetto al 48,1% e 1,084 mld $ del secondo trimestre fiscale 2024; un utile netto pari a 250,0 mln $ rispetto a 889,3 mln $ del secondo trimestre fiscale 2024; un utile per azione pari a 0,46 $ rispetto a 1,62 $/az. del secondo trimestre fiscale 2024. Il flusso di cassa operativo è stato pari a 377,1 mln $ rispetto a 993,2 mln $ del primo trimestre fiscale 2024. Mentre il flusso netto di cassa è stato pari a 304,2 mln $ rispetto a 882,1 mln $ del primo trimestre fiscale 2024. Al 30 settembre 2024 la società aveva contanti, mezzi equivalenti e investimenti a breve termine pari a 286,1 mln $ mld $. La società ha restituito agli azionisti circa 261,0 mln $ nel trimestre tramite dividendi per 243,7 mln $ e il riacquisto di 17,3 mln $, ovvero 0,2 milioni di azioni del capitale azionario ordinario, a un prezzo medio di 76,86 $ ad azione nell'ambito del programma di riacquisto di azioni da 4,0 mld $ precedentemente annunciato. Il CdA della società ha approvato il pagamento di un dividendo trimestrale record pari a 45,4 cent/$ per azione, con un incremento del 3,60% rispetto al trimestre dell'anno precedente.

QUALCOMM – 6,09%. La società che sviluppa una tecnologia di comunicazione digitale chiamata CDMA (Code Division Multiple Access) e possiede la proprietà intellettuale applicabile ai prodotti che implementano qualsiasi versione di CDMA inclusi brevetti, domande di brevetto e segreti commerciali, ha riportato utili nel quarto trimestre fiscale 2024 pari a 2,81 $/az. su un fatturato di 10,24 mld $. La stima degli analisti per gli utili era di 2,56 $/az. su un fatturato pari a 9,90 mld $. I ricavi sono cresciuti del 18,69% su base annua. La società ha detto che prevede utili nel primo trimestre fiscale 2025 tra 2,85 e 3,05 $/az. su un fatturato compreso tra 10,50 e 11,30 mld $. L'attuale stima degli analisti per gli utili è pari a 2,86 $/az. su ricavi pari a 10,59 mld $.

La società a livello contabile nel quarto trimestre fiscale 2024 ha riportato: ricavi totali pari a 10,244 mld $ in aumento del 18% rispetto a 8,665 mld $ dello stesso trimestre fiscale 2023; costi e spese totali pari a 6,753 mld $ rispetto a 6,048 mld $ del terzo trimestre fiscale 2023; un reddito operativo pari a 3,491 mld $ in aumento del 33% rispetto ai 2,617 mld $ dello stesso trimestre fiscale 2023; un utile netto pari a 3,036 mld $ in aumento del 33% rispetto a 2,277 mld $ del terzo trimestre fiscale 2023; un utile per azione pari a 2,69 in aumento del 33% rispetto a 2,02 $/az. del terzo trimestre fiscale 2023. Al 29 settembre 2024, la società aveva 7,849 mld $ in contanti e mezzi equivalenti, rispetto a 8,450 mld $ del 24 settembre 2023. Durante il quarto trimestre dell’anno fiscale 2024, abbiamo restituito agli azionisti 2,249 mld $, di cui 947 mln $ di dividendi in contanti e 1,302 mld $ tramite riacquisto di 8 milioni di azioni di azioni ordinarie.

L’autore del presente articolo è iscritto all’Ordine dei Giornalisti e non detiene gli strumenti oggetto delle sue analisi.
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