Le ultime tendenze economiche globali rivelano importanti sviluppi, tra cui la crescita sostenuta dell'occupazione negli Stati Uniti, il declino degli ordini industriali in Germania, e l’imminente decisione della Banca Centrale Europea sui tassi d’interesse. Questi fattori potrebbero influenzare in modo rilevante le politiche monetarie di Fed e Bce, per cui cerchiamo di fare alcuni ragionamenti.
Il report sui nonfarm payrolls di settembre ha colto di sorpresa (positivamente) gli analisti, registrando un incremento di 254.000 nuovi posti di lavoro, rispetto ai 150.000 previsti da Bloomberg. Questo ha portato il tasso di disoccupazione a scendere al 4,1%, un risultato migliore del previsto, accompagnato da una crescita mensile dei salari medi orari dello 0,4%, superiore alle stime.
Questi risultati suggeriscono che il mercato del lavoro americano è ancora forte e in espansione, allontanando le preoccupazioni di un rallentamento economico. Tuttavia, con numeri così positivi, la Fed potrebbe limitarsi a un taglio moderato dei tassi nella prossima riunione, adottando un approccio più cauto per bilanciare crescita e inflazione.
A seguito dei dati, sul mercato obbligazionario, i rendimenti hanno registrato un rialzo: il Treasury a dieci anni è salito al 3,95%, mentre il titolo biennale ha avuto un aumento significativo di 15 punti base, attestandosi al 3,85%. La forza del dollaro è aumentata, spingendo l'euro a 1,096 e lo yen a 148,6.
Scenario opposto in Europa, dove in Germania gli ordini di fabbrica di agosto sono diminuiti del 5,8%, un calo molto più significativo delle attese (-2%), e il peggior dato registrato da gennaio. Anche su base annuale, la contrazione è stata del 3,9%, ben al di sopra delle previsioni degli economisti.
Questi dati mostrano le difficoltà economiche della Germania, complici le sfide energetiche e i problemi nel settore automobilistico. La possibilità che il governo tedesco riveda le stime di crescita per il 2024 appare sempre più concreta, suggerendo che l'economia potrebbe affrontare un periodo di stagnazione prolungata.
E così la Bce si avvia verso un possibile taglio dei tassi nel mese di ottobre, dopo aver analizzato i recenti dati sui PMI e l'inflazione, che mostrano un rallentamento economico e un'inflazione al di sotto del target per la prima volta in tre anni. Gli analisti prevedono con una probabilità del 90% un taglio di 25 punti base nella prossima riunione.
Christine Lagarde ha recentemente sottolineato la necessità di agire tempestivamente per sostenere l'economia europea e raggiungere l'obiettivo di inflazione del 2%. Questo indica un intervento deciso da parte della BCE, che potrebbe adottare misure più aggressive per contrastare i segnali di debolezza economica nell’Eurozona.
Con l'attesa di un nuovo intervento della Bce, l'euro ha continuato a perdere valore contro il dollaro, scendendo al di sotto di 1,10. Le aspettative di un nuovo allentamento monetario, unite alla forza del dollaro, stanno esercitando una pressione significativa sulla moneta unica. Ulteriori sviluppi legati ai dati sull’occupazione americana potrebbero incrementare la volatilità dell’euro nei prossimi giorni.
Le recenti statistiche economiche delineano uno scenario complesso e in evoluzione. Gli Stati Uniti mostrano segnali positivi grazie alla solidità del mercato del lavoro, mentre la Germania e l’Eurozona, in generale, devono affrontare criticità economiche e industriali piuttosto significative.
Per cui non è campata per aria l’ipotesi che Fed e Bce possano intraprendere strade diverse in tema di taglio dei tassi, con la Bce forse costretta a correre adottando misure più incisive e la Fed invece più rilassata, con la possibilità di una maggior pragmaticità.
Che sia come sia, per noi è monitorare queste tendenze perché dovremo operare (con cautela) in un contesto certamente caratterizzato da elevata incertezza e potenziale volatilità dei mercati.
Passiamo ai numeri e all’analisi delle curve.
Analisi ZC-Yield Curve Eur
La lettura della ZC-Yield Curve Eur mostra una risalita dei rendimenti su tutto il tratto della curva. Infatti, rispetto alla scorsa lettura il rendimento della scadenza a 10 anni sale in area 2,47%, mentre la scadenza trentennale sale in area 2,27%.
Ancora volubile l’evoluzione della conformazione della curva, che mantiene l’inclinazione positiva per un tratto centrale ma con il differenziale 10Y-2Y che arretra seppur di pochissimo portandosi ora a 6 bps. Ancora invariata la pronunciatissima inclinazione negativa nel tratto a brevissimo, con la curva che esprime un massimo di rendimento sulle scadenze corte ad inizio 2025 nei pressi di area 3,50%.
In fase di assestamento le previsioni fornite dai tassi forward su Euribor 6 mesi sulle scadenze a breve, con tassi attesi ora in area 3,10% per inizio 2025, con la discesa verticale sulla parte a breve che si accorcia in termini di escursione. Infatti, ora le aspettative sui tagli dei tassi portano la curva dei forward in area 2,10% per i primi mesi del 2026, in aumento rispetto alla scorsa analisi. In lieve aumento anche le previsioni di risalita dei tassi ora verso area 2,90%, a partire dal 2034.
Analisi Integrata TrendycatorAnalizzando con il Trendycator le curve dei rendimenti su scala settimanale dei principali benchmark decennali si nota una fase altalenante che non modificano tuttavia l’impostazione generale.
L’area UK vede il rendimento per il GILT stabiele in area 4,02% con Trendycator che conferma lo stato SHORT. In lieve calo invece i rendimenti del BUND che si portano in area 2,14% con Trendycator stabile in stato SHORT. Sostanzialmente stabili i rendimenti del nostro Btp decennale, in area 3,47% con uno spread ancora in riduzione e ora in area 130; modello Trendycator che conferma lo stato SHORT. Infine, l’area USA con i rendimenti del Treasury decennale discreta salita che si portano in area 3,84% pur con Trendycator che timane impostato a SHORT.
Rendimenti bond governativi benchmark mondiali
Tabella dei rendimenti, su base settimanale, delle obbligazioni governative mondiali con qualunque rating. Il ranking considera i bond benchmark decennali in tutte le valute di emissione. In alcuni casi, per alcuni emittenti o per alcune valute, il rapporto rischio/rendimento di questi bond può essere anche piuttosto speculativo.
Conclusioni operative
Alla luce dei recenti sviluppi macroeconomici, crediamo sia preferibile adottare una strategia di attesa focalizzata sulla gestione della liquidità in attesa di un quadro più chiaro sugli interventi delle banche centrali. La solidità del mercato del lavoro negli Stati Uniti e la debolezza dell'industria tedesca suggeriscono infatti uno scenario ancora incerto e forse non convergente per la politica monetaria di Fed e Bce.
Una soluzione operativa efficace può essere il posizionamento in titoli obbligazionari a breve scadenza, privilegiando strumenti con scadenza entro il 2025, o al massimo entro il 2026. In questo modo, è possibile mantenere la liquidità flessibile e pronta a essere riallocata in asset più remunerativi qualora il quadro economico e le politiche monetarie si stabilizzino e offrano nuove opportunità di investimento a medio-lungo termine.
Questa strategia permette di beneficiare dei rendimenti attuali sul tratto breve della curva ancora accettabili, riducendo l’esposizione al rischio di tassi che potrebbero diminuire drasticamente qualora le banche centrali si trovassero costrette a intervenire con forza. Titoli a breve termine, come obbligazioni governative o corporate ad alto rating, rappresentano un’opzione valida per chi desidera preservare il capitale e mantenere la flessibilità necessaria per agire rapidamente al mutare delle condizioni di mercato.
Ad esempio, qui sotto l’estrazione di bond bancari italiani di discreto merito di credito, con rendimenti superiori al 3,00% lordo annuo e scadenza massima entro il 2025. Alcuni permettono anche il recupero di eventuali minus, quotando sotto pari.