Mentre sta per avviarsi la seconda tranche di privatizzazione di P.I. quanto è accoppiabile oppure no l’investimento su quelle germaniche? I numeri danno una riposta chiara in un settore comunque solido e in crescita.
Buy or sell
Confronto a distanza fra due diverse realtà del mondo ex monopolistico postale puro, trasformatesi in fornitori di servizi a tutto tondo, dalla logistica al finanziario, per citare solo i due più importanti. Poste italiane stanno per affrontare una seconda fase di privatizzazione. Logica allora una comparazione con il gigante europeo di riferimento, ovvero Deutsche Post.
Immancabilmente occorre fare prima il punto sulla nuova tappa della privatizzazione di Poste italiane. Novità in merito? |
Sì, nel senso che – secondo indiscrezioni – l’operazione dovrebbe avvenire nella seconda parte di ottobre. Websim – società di analisi finanziaria – ricordando che si tratterà del 14% del capitale ha anticipato che possano essere considerate forme di incentivazione per i dipendenti e per gli investitori retail, ai quali andrà almeno il 30% delle azioni oggetto di privatizzazione. Il sostegno sarebbe in forma di sconto o di bonus shares |
Cosa potrebbe succedere al titolo nel frattempo? |
C’è un rischio di cosiddetto “overhang”, ovvero di eccesso di offerta di azioni, a parità di domanda, con l’effetto che si abbassi il prezzo di equilibrio. E’ un pericolo però di breve periodo, che nel caso specifico si ipotizza perfino contenuto |
Vediamo allora un confronto fra i numeri di Poste Italiane e quelli di Deutsche Post… |
La realtà italiana ha - in base ai numeri indicati dal maggiore fornitore mondiale di valutazioni finanziarie, FactSet - prospettive di una lenta ma progressiva crescita degli utili per azioni, stimati in 1,52 Eur (+3,03%) nel 2024 e in 1,58 Eur (+3,4%) nel 2025. Bene anche il tasso di rendimento, valutato nel 7,73% nel 2024 e nell’8,05% nel 2025. Analisti decisamente positivi sul titolo, con una prevalenza di “strong buy” (11 su 16). Diversa la situazione per Deutsche Post: utile per azione – sempre secondo FactSet – di 2,88 Eur (-5,09%) nel 2024 e di 3,42 Eur (+18,5%) nel 2025. Tasso di rendimento stimato al 4,78% nel 2024 e al 5,02% nel 2025. In questo caso solo 8 dei 18 analisti specializzati sul titolo si espongono su uno “strong buy” |
E adesso un confronto di andamento dei due titoli in Borsa. Cominciamo da Poste Italiane |
Trend di lungo periodo molto positivo: a 500 sedute è salito da 7,30 a 12,41 Eur (chiusura di ieri), senza eccessiva volatilità. Da inizio settembre Poste si muove in un canale di lateralità che identifica bene le possibili evoluzioni: forza in presenza di una decisa rottura al rialzo dei 12,68 Eur e debolezza sotto i 12,14 Eur. Si noti che in presenza di news sulla privatizzazione il mercato ha venduto ma in maniera ordinata |
Proseguiamo con Deutsche Post |
A 500 sedute in questo caso si è registrata maggiore volatilità, con pronunciati trend rialzisti e ribassisti, che hanno trovato nei 44,59 Eur un’importante resistenza, toccata a luglio e a dicembre del 2023. Anche nel breve termine il titolo si caratterizza per movimenti più veloci, correlati – secondo alcuni analisti – alle indicazioni relative all’andamento dell’economia tedesca e globale. Segnale di forza sopra i 41,25 Eur e debolezza sotto i 36,2 Eur, contro la chiusura ieri a 38,47 Eur |
Proviamo a trarre una conclusione |
Poste Italiane è un titolo più “tranquillo”, grazie anche a un migliore “dividend yield” del 6,44% (importi pagati per l’ultimo esercizio: 0,237 + 0,563 Eur) in base alla quotazione di ieri, con una volatilità media annuale del 17,5%. Deutsche Post si caratterizza all’opposto per una volatilità superiore (21%) ma per un “dividend yield” inferiore (4,8% alla chiusura di ieri). Stesso settore quindi, seppur con dimensioni del business ben diverse, a favore del gigante tedesco, ma trend di Borsa in buona parte dissimili, a conferma di un possibile interessante accoppiamento fra le due azioni da parte di chi voglia diversificare puntando su business solidi e in crescita |