Negli ultimi tempi, il mercato azionario ha continuato a mantenere una direzionalità di forte ascesa, seppur in ripiegamento nelle ultime due sedute, in parte sostenuta dagli algoritmi che reagiscono in modo rapido e frequente a segnali tecnici e di flussi di capitale, piuttosto che a razionali valutazioni di sostenibilità.
Questo fenomeno è diventato più comune negli ultimi anni, dove le dinamiche quantitative e algoritmiche spesso hanno preso il sopravvento, amplificando movimenti e sostenendo il mercato anche in situazioni in cui i dati macroeconomici avrebbero potuto suggerire prudenza, come appunto il recente rallentamento in Europa.
La riduzione dei volumi giornalieri, accompagnata da un mercato che continua a salire, è in effetti un segnale che merita attenzione. Questo tipo di rally a basso volume spesso indica una debolezza di fondo, dato che una salita sana dei mercati è solitamente sostenuta da volumi elevati e partecipazione diffusa degli investitori.
Ecco alcuni possibili fattori dietro questo fenomeno:
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Partecipazione ridotta di investitori istituzionali: Gli investitori istituzionali potrebbero essere in fase di attesa, mantenendo posizioni difensive a causa dell’incertezza geopolitica. In questo scenario, sono gli investitori retail e gli algoritmi che tendono a guidare i movimenti di prezzo, causando salite a volume ridotto.
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Strategie algoritmiche e di trading ad alta frequenza: Queste strategie possono amplificare movimenti anche in condizioni di volumi bassi, cercando opportunità di profitto rapido su base tecnica. Tuttavia, il risultato è che i rialzi a breve termine non sono sostenuti da veri acquisti di lungo periodo.
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Effetto “melt-up”: In alcuni casi, i mercati salgono in modo graduale e “forzato” per l’assenza di venditori attivi, con gli investitori che continuano a comprare per non perdere opportunità di profitto. Il melt-up può portare a nuovi massimi, ma con fondamenta fragili in Europa, più solide ma non sostenibili in Usa, che possono facilmente crollare alla prima correzione.
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Rotazione di capitale verso altri asset: Se gli investitori vedono le azioni come eccessivamente rischiose rispetto alle obbligazioni ad alto rendimento, potrebbero spostare capitali su questi asset più sicuri, causando volumi ridotti sull’azionario.
In sintesi, un mercato che sale con volumi decrescenti è effettivamente vulnerabile a forti correzioni, dato che la mancanza di partecipazione di investitori di lungo termine può portare a una volatilità accentuata al minimo segnale negativo.
In merito al mercato obbligazionario, l’aumento dei rendimenti può essere in parte spiegato come una risposta alle aspettative di inflazione ancora persistenti e alla politica monetaria non ancora completamente accomodante. Anche con i tagli già avvenuti, i mercati si mostrano ancora incerti sui tempi e sull’impatto dei prossimi interventi delle banche centrali, portando quindi i rendimenti a rimanere alti per attrarre gli investitori e mantenere competitività rispetto all’azionario.
Le elezioni americane aggiungono un ulteriore livello di incertezza, e i mercati obbligazionari stanno cercando di bilanciare tra stabilità e attrattiva. Se da una parte il mercato azionario sembra proiettato verso il rialzo con l’aspettativa di un contesto di tassi bassi, dall’altra il mercato obbligazionario potrebbe essere visto come una sorta di “porto sicuro” adattato al contesto, con rendimenti maggiori che possano compensare la volatilità legata agli eventi imminenti.
La differenza tra i rendimenti delle obbligazioni a lungo termine e il tasso BCE può sembrare inconsueta, ma può anche riflettere diverse dinamiche.
I rendimenti delle obbligazioni includono un “premio a termine” per compensare gli investitori per il rischio di mantenere titoli a lunga scadenza, che può essere influenzato da molteplici fattori:
1. Inflazione e aspettative future: I mercati obbligazionari potrebbero incorporare un rischio inflazionistico superiore a quello percepito, specie se consideriamo che la BCE potrebbe mantenere i tassi elevati più a lungo del previsto, per combattere l'inflazione.
2. Instabilità economica e geopolitica: Gli investitori possono richiedere rendimenti più elevati per compensare le incertezze economiche e geopolitiche in Europa, specialmente se ci sono preoccupazioni su una crescita debole o persino su una possibile recessione.
3. Policy della BCE e aspettative sui tassi futuri: Anche se il tasso di riferimento è al 3.4%, ci sono timori che la BCE potrebbe non ridurre i tassi rapidamente nel breve termine, mantenendo la curva dei rendimenti elevata.
4. Vendite obbligazionarie e liquidità di mercato: Le recenti vendite di titoli obbligazionari (complice anche la diminuzione della domanda istituzionale in Europa) hanno spinto i prezzi al ribasso e quindi i rendimenti al rialzo. La ridotta liquidità del mercato obbligazionario europeo amplifica questi movimenti.
L’attuale contesto mostra come i mercati, più che seguire fedelmente i tassi di policy, stanno adattandosi alla percezione dei rischi, posizionandosi in modo da offrire un rendimento tale da attirare capitali anche in uno scenario di potenziali rialzi inflazionistici e incertezza economica.
Il Bund Future, riferimento per l'obbligazionario europeo, è recentemente sceso sotto la soglia dei 133 punti, un'area cruciale considerata come livello di "threshold" o "switch." Questo livello ha recentemente rappresentato una linea di demarcazione tra scenari di ribasso e rialzo dei rendimenti. La discesa al di sotto di questa soglia suggerisce un incremento dell’avversione al rischio, con una conseguente maggiore propensione al rialzo dei rendimenti.
Tuttavia, questo movimento potrebbe avere una natura transitoria e dipendere da eventi geopolitici di rilievo, come le elezioni presidenziali statunitensi. Il mercato sembra preferire attendere l'esito di queste elezioni prima di impegnarsi in posizioni di lungo termine, poiché le scelte di politica fiscale e monetaria della nuova amministrazione possono impattare notevolmente i flussi di capitale globali, influenzando anche l'area euro.
Una volta stabilito il contesto post-elettorale, si potrà rivedere l’analisi con un'ottica più ampia, per confermare se questo trend nei rendimenti dei bond europei sia destinato a proseguire o se, al contrario, si tornerà a un livello di supporto del Bund Future più vicino ai 133 punti.
Questa attesa strategica degli operatori è sintomatica di una cautela del mercato, che cerca di bilanciare il rischio rendimento rispetto a una situazione di elevata volatilità in attesa di un panorama politico-economico più definito.
Alla luce del quadro attuale, con il Bund Future in una fase di incertezza sotto la soglia dei 133 punti e le elezioni presidenziali statunitensi alle porte, sembra prudente adottare un approccio 'wait-and-see'. Gli operatori di mercato, sia sul fronte obbligazionario sia su quello azionario, potrebbero preferire rimanere alla finestra in attesa di indicazioni più chiare dal contesto macroeconomico e geopolitico che emergerà dopo il 5 novembre.
Con l'elevata incertezza che paradossalmente caratterizza entrambi i settori, prendere decisioni affrettate potrebbe comportare rischi superiori ai potenziali guadagni. La prudenza, ora più che mai, potrebbe rivelarsi la strategia vincente per proteggere il proprio portafoglio e attendere un quadro più definito.
(L'autore del presente articolo non è iscritto all'ordine dei giornalisti e potrebbe detenere i titoli oggetto dei suoi articoli)