Tassi Bce: il dibattito sull’inflazione accende il confronto tra falchi e colombe


Il confronto sui prossimi interventi della Banca Centrale Europea si intensifica, mentre le aspettative sull'inflazione dell'area euro continuano a ridursi, offrendo ai policymaker maggior fiducia sulla possibilità di centrare gli obiettivi inflazionistici prima del previsto.

Le nuove stime pubblicate dalla Bce confermano una flessione delle aspettative di inflazione tra i consumatori europei, elemento che alimenta il dibattito tra le due anime del board Bce: i “falchi”, più conservatori, e le “colombe”, favorevoli a politiche monetarie accomodanti.

In merito all’inflazione, le previsioni a breve e medio termine indicano una situazione incoraggiante: per i prossimi 12 mesi, le aspettative sono calate al 2,4%, il valore più basso dal settembre 2021, mentre le attese per i prossimi tre anni si attestano al 2,1%, il livello più basso da febbraio 2022.

A contribuire al dibattito sull’allentamento monetario sono anche i nuovi dati PMI sull’economia dell’area euro. L’indice PMI dei servizi di ottobre è sceso a 51,2, rispetto al precedente 51,4, e al di sotto delle aspettative di 51,5, mentre il PMI manifatturiero ha segnato un lieve miglioramento, passando a 45,9 da 45. Questi dati mostrano un calo dell’attività economica per il secondo mese consecutivo, suggerendo un quadro debole che potrebbe accelerare la disinflazione.

La Bce osserva con attenzione la dinamica economica: una contrazione persistente potrebbe giustificare ulteriori tagli, considerando che una domanda più contenuta e meno pressione sul mercato del lavoro riducono i rischi inflazionistici. L’andamento negativo del comparto manifatturiero, storicamente più esposto alla ciclicità economica, è un ulteriore segnale che l’economia europea potrebbe richiedere nuovi stimoli monetari per evitare un rallentamento prolungato.

La possibilità di un taglio corposo dei tassi di 50 punti base sta diventando uno dei punti più discussi all'interno della Bce, soprattutto in previsione della riunione di dicembre. La presidente Christine Lagarde ha recentemente chiarito che l'ultimo taglio non era una scelta obbligata, ma una mossa strategica per accompagnare la disinflazione. Tuttavia, le opinioni interne divergono. Alcuni membri del board Bce vedono l’opportunità di accelerare la riduzione dei tassi per sostenere la crescita e raggiungere il tasso neutrale.

Diversi osservatori indicano che l’atteggiamento della Bce sta mutando, con un progressivo allontanamento dal timore di inflazione persistente e un maggiore focus sui rischi economici. L’inflazione headline, sostenuta soprattutto dai prezzi energetici, è scesa al di sotto del 2%, ma le componenti core e dei servizi, più stabili e difficili da ridurre, rimangono elevate.

In sintesi, la Bce si trova in una posizione delicata, in cui deve bilanciare l'esigenza di sostenere un’economia che mostra segnali di indebolimento con la necessità di tenere sotto controllo l’inflazione core. Le prossime decisioni di politica monetaria saranno fortemente influenzate dai nuovi dati economici, che la Be attende con attenzione prima della riunione di dicembre. Un taglio di 50 punti base potrebbe effettivamente essere considerato, ma solo qualora si registrassero ulteriori segnali di bassa inflazione e un deterioramento delle aspettative di crescita.

Passiamo ai numeri e all’analisi delle curve.

Analisi ZC-Yield Curve Eur
La lettura della ZC-Yield Curve Eur mostra una risalita dei rendimenti su tutto il tratto della curva. Infatti, rispetto alla scorsa lettura il rendimento della scadenza a 10 anni sale in area 2,44%, mentre la scadenza trentennale sale frazionalmente  in area 2,24%.

Alla luce delle nuovi dati macro e delle (forse) mutate aspettative sulle prossime manovre della Bce, pare che la curva stia provando a normalizzarsi, pur mantenendo ancora un’inclinazione negativa piuttosto accentuata sul tratto a breve. È invece positiva per un buon tratto, dalle scadenze 2028 sino a quelle del 2041 e con il differenziale 10Y-2Y che si allarga con decisione portandosi ora a 14 bps. Nel tratto a brevissimo la curva esprime ora un massimo di rendimento sulle scadenze di inizio 2025 in area 3,00%.

In via di assestamento anche le previsioni fornite dai tassi forward su Euribor 6 mesi sulle scadenze a breve, con tassi attesi ora in area 2,90% per il primo trimestre 2025, con la discesa verticale sulla parte a breve che è sempre più corta in termini di escursione. Sotto questo profilo, sono confermate le aspettative sui tagli dei tassi che portano la curva dei forward poco sotto area 2,00% per i primi mesi del 2026. Stabili le previsioni di risalita dei tassi, visti sempre verso area 2,70%, a partire dal 2034.

Analisi Integrata Trendycator
Analizzando con il Trendycator le curve dei rendimenti su scala settimanale dei principali benchmark decennali si nota una fase altalenante nell’attesa delle prossime mosse delle banche centrali.

L’area UK vede il rendimento per il GILT risalire in area 4,22% con Trendycator che mantiene lo stato NEUTRAL. In lieve salita anche i rendimenti del BUND che si portano in area 2,29% con Trendycator che tuttavia conferma lo stato SHORT. In moderato rialzo i rendimenti del nostro Btp decennale, ora in area 3,51% con uno spread in lieve aumento e ora in area 121; modello Trendycator sempre stabile in stato SHORT. Infine, l’area USA con i rendimenti del Treasury decennale che tornano a volare per portarsi ora in area 4,23% con Trendycator che passa dallo stato SHORT a quello NEUTRAL.

Rendimenti bond governativi benchmark mondiali
Tabella dei rendimenti, su base settimanale, delle obbligazioni governative mondiali con qualunque rating. Il ranking considera i bond benchmark decennali in tutte le valute di emissione. In alcuni casi, per alcuni emittenti o per alcune valute, il rapporto rischio/rendimento di questi bond può essere anche piuttosto speculativo.

Conclusioni operative
Le attuali condizioni economiche, caratterizzate da un rallentamento dell'inflazione e dalle rafforzate prospettive di un allentamento della politica monetaria della Bce, suggeriscono di mantenere invariata la strategia per il portafoglio obbligazionario in ottica strategica.

In particolare, alla luce dei recenti rumors in merito alla diatriba interna al board della Bce, l’ipotesi di un possibile taglio dei tassi di 50 punti base entro fine anno, si rende interessante aumentare la durata media del portafoglio: obbligazioni con scadenze medio-lunghe (5-10 anni) potrebbero avvantaggiarsi dell’aumento di valore legato alla riduzione dei rendimenti, soprattutto se si punta su emissioni con buone cedole approfittando del recente calo delle quotazioni.

In questo contesto, è prudente privilegiare titoli di alta qualità, come le obbligazioni investment grade, tra cui titoli di Stato dei paesi europei più solidi e corporate bond di aziende con rating elevato, per mitigare i rischi connessi a un quadro economico ancora fragile. Questi asset, grazie alla loro stabilità, possono contribuire a contenere la volatilità, mantenendo il portafoglio bilanciato e adatto a un profilo di rischio moderato.

Una possibile selezione di bond con scadenze decennali, tutti investment grade con rating non inferiore ad A-, è presentata nelle tabella qui sotto.