NASDAQ100 WEEKLY - Dopo il breve pullback continua imperterrito il rialzo sugli indici azionari USA !


DOPO IL BREVE PULLBACK RIPRENDE IL RIALZO SUGLI INDICI AZIONARI USA, GRAZIE ANCHE AI BUONI DATI MACRO SULL’INFLAZIONE DI SETTEMBRE.

CONTINUA IL RECUPERO DEL DOLLARO E DEI RENDIMENTI DEI BONDS. MENTRE RIMANGONO FERME LE COMMODITIES PREZIOSE ED INDUSTRIALI. IN DISCESA IL PETROLIO.

Nuovi record per l’azionario USA, con l’indice S&P500 che raggiunge la spettacolare vetta dei 5822,13 punti, marcando il quarantacinquesimo nuovo massimo di questo 2024, e l’indice DOW JONES segue a ruota a 42863,86 punti. Anche l’indice tech riporta guadagni settimanali ma continua a cozzare contro la resistenza in area 20300 punti. In chiusura di ottava, il principale indice USA mostra un guadagno da inizio anno del 22.0% circa, la miglior performance, a questo punto dell'anno, dal 1997.

La tenuta dell'azionario della scorsa settimana è difficile da argomentare, in quanto nessuno dei due dati macro pubblicati, sono favorevoli all’azionario. Ma Wall Street forse si accontenta del fatto che i buoni dati del CPI e del PPI invariato non sono sufficienti a giustificare un cambio di posizione da parte della FED o una rinuncia a tagliare al FOMC di novembre ed infatti ha ignorato i dati e, trainata dai finanziari e dal settore trasporti (grazie al balzo di UBER galvanizzata dal flop della presentazione dei robo taxi di TESLA), ha accumulato buoni progressi, portandosi come abbiamo visto sui nuovi massimi storici. Mentre il NASDAQ fatica un po', frenato dalla stessa TESLA (-7%), e dal consolidamento di NVIDIA dopo il volo dei giorni scorsi quando ha guadagnato il 13% in 5 sedute positive consecutive.

Sabato scorso, 12 ottobre, si è segnato il secondo anniversario dell'attuale mercato rialzista. Dopo aver toccato il fondo il giorno 12 ottobre 2022 quando l'indice S&P500 ha toccato il minimo di chiusura del mercato ribassista a 3577,03 punti, l’indice è salito del 62% dal 12 ottobre 2022, mentre il NASDAQ100 è salito di un ancor più impressionante 88%. Da allora, l'S&P500 ha raggiunto la sua migliore performance nei primi tre trimestri dell'anno dalla fine degli anni '90. E se riuscisse a mantenere i suoi guadagni fino alla fine di dicembre, segnerebbe il secondo anno consecutivo in cui l'S&P 500 è salito del 20% o più, la prima volta che avrà raggiunto un simile risultato dal 1998.

Dal 1950, il mercato rialzista medio per l'S&P500 è durato cinque anni e mezzo, secondo Carson Investment Research. La bolla delle dot-com che si è conclusa nel 2000 è stata la più lunga, durando più di 12 anni e determinando un guadagno sbalorditivo del 582%. Tra l'altro, la fase rialzista più breve è stata quella conclusasi nel 2022, durata meno di due anni e conclusasi quando è diventato chiaro che la Federal Reserve avrebbe dovuto contrastare l'aumento dell'inflazione con tassi più elevati.

Se la storia è una guida, c'è motivo di pensare che le azioni abbiano ancora molto da correre.

Ma i potenziali rischi per il rally si sono moltiplicati di recente. Le azioni statunitensi sono attualmente sedute su valutazioni elevate rispetto alla storia e appena al di sotto del loro precedente picco di fine 2021. Le attese sono elevate, in particolare per le Big Tech, al solito. Deutsche Bank ha osservato che, solitamente, quando si arriva ad una stagione delle trimestrali economiche in queste condizioni, le reazioni tendono più al deluso che all'euforico.

Ci sono segnali evidenti di una crescita azionaria più lenta in arrivo. Il rapporto prezzo/utile dell'S&P500, basato sulle stime degli analisti sui prossimi 12 mesi di utili, si sta avvicinando a 22, al di sopra della sua media quinquennale di 19, secondo FactSet. Il rapporto prezzo/utile aggiustato ciclicamente a 10 anni, una metrica resa popolare dall'economista di Yale Robert Shiller, è al di sopra di 36, una delle letture più alte della storia. Senza dimenticarsi dei potenziali sconvolgimenti all'orizzonte, vale a dire le elezioni presidenziali degli Stati Uniti. L'ex Presidente Donald Trump afferma di voler tagliare le tasse, solitamente un catalizzatore per le azioni, ma vuole anche imporre tariffe enormi e generalizzate e deportare milioni di immigrati, mosse che alcuni economisti affermano sarebbero disastrose. D'altro canto, la vicepresidente Kamala Harris sostiene che è necessario aumentare le tasse sulle aziende e sulle famiglie che guadagnano più di 400.000 dollari, il che in genere danneggerebbe le azioni.

Nonostante ciò, con l'inizio della stagione degli utili del terzo trimestre, gli analisti di Goldman Sachs alzano per la terza volta nell’anno gli obiettivi per l'indice S&P500. Il team guidato da David Kostin ha effettuato almeno il terzo upgrade delle previsioni sull’S&P500 quest'anno. Ora si aspettano che l'S&P500 raggiunga quota 6.000 punti nei prossimi tre mesi, rispetto ai 5.600 punti precedenti, e quota 6.300 punti in 12 mesi, rispetto ai 6.000 punti precedenti.

La loro logica è che sono più ottimisti sugli utili del 2025 e del 2026 rispetto alla maggior parte di Wall Street. Si aspettano 268 $ di utili per azione per i titoli dell’S&P500 l'anno prossimo e 288 $ nel 2026, il che è superiore ai 265 $ nel 2025 e 281 $ visti da altre società di Wall Street, anche se inferiore rispetto a quando tutte le stime degli utili aziendali vengono messe insieme, che sono 275 $ per il 2025 e 307 $ nel 2026.

Il team di Goldman Sachs afferma che il vero motore del ritrovato ottimismo è la loro visione dell'espansione del margine. Il team prevede che i margini di profitto saliranno al 12,3% l'anno prossimo, da una stima dell'11,5% nel 2024, e che aumenteranno ulteriormente al 12,6% nel 2026. In precedenza, il team Goldman si aspettava 24 punti base di espansione del margine nel 2025 rispetto agli attuali 78 punti base. "Il contesto macroeconomico continua a favorire una modesta espansione dei margini, con prezzi applicati che superano la crescita dei costi di input", affermano.

La stagione delle trimestrali economiche societarie è partita alla grande, con JPMORGAN, WELLS FARGO, BLACKROCK e BANK OF NEW YORK MELLON che hanno tutte battuto abbondantemente le stime, ottenendo reazioni abbastanza entusiastiche al momento, che sono riverberate per tutto il comparto bancario.

Qual è l'andamento dei numeri fino ad oggi? Delle 30 società dell’S&P500 che hanno riportato utili effettivi per il terzo trimestre del 2024 fino all'11 ottobre, il 79% ha riportato utili effettivi superiori alla stima media. Nel complesso, gli utili effettivi riportati da queste 30 società hanno superato gli utili stimati del 5,9%. In termini di ricavi, il 60% di queste 30 società ha riportato ricavi effettivi superiori alle stime.

Nove degli undici settori stanno registrando (o si prevede che riporteranno) una crescita anno su anno. Tre di questi nove settori stanno segnalando (o si prevede che riporteranno) una crescita a due cifre: informatica, servizi di comunicazione e sanità. D’altro canto, si prevede che due settori registreranno un calo degli utili anno su anno (Materiali di base) e solo uno di questi settori si prevede che riporteranno un calo a doppia cifra: Energia.

Infine le stime per il futuro segnalano che per il terzo trimestre 2024, le società dell’S&P500 riportino una crescita anno su anno degli utili del 4,1% e una crescita dei ricavi del 4,6%. Per il quarto trimestre del 2024, gli analisti prevedono una crescita degli utili del 14,2% e una crescita dei ricavi del 5,1%. Per tutto il 2024, gli analisti prevedono una crescita degli utili del 9,7% e una crescita dei ricavi del 5,0%. Per il primo trimestre del 2025, gli analisti prevedono una crescita degli utili del 13,9% e una crescita dei ricavi del 5,5%. Per il secondo trimestre del 2025, gli analisti prevedono una crescita degli utili del 13,1% e una crescita dei ricavi del 5,4%. Per tutto il 2025, gli analisti prevedono una crescita degli utili del 14,9% e una crescita dei ricavi del 5,9%.

Durante questa settimana 43 aziende dell’indice S&P500 (incluse 6 componenti del Dow 30) pubblicheranno i risultati del terzo trimestre 2024.

Sul fronte elezioni presidenziali, da qualche giorno Trump è passato al comando sulle quotazioni dei bookmakers, ma non in quelle dei sondaggi anche se si nota anche qui un discreto recupero da parte del tycoon. Ora per Trump vincitore i bookmakers pagano 54 cent per il sì e 47 cent per il no, mentre per la Harris le quotazioni sono a 50 cent per il sì e 51 cent per il no. Mentre per gli ultimi sondaggi troviamo un pareggio e due punti di vantaggio della Harris sugli altri due sondaggi. La scorsa settimana il vantaggio della Harris era più netto in tutti i sondaggi.

Non c'è dubbio quale candidato Wall Street veda più di buon occhio, in particolare se questo promette ulteriori tagli alla ‘corporate tax’.

Con il recupero di Trump, al momento le elezioni risultano assolutamente aperte e molto incerte. Sembra strano che l’avvicinamento verso quest'appuntamento resti caratterizzato da questa tranquillità sui mercati che non amano le incertezze. Nelle prossime settimane verranno sparate le salve più pesanti della campagna elettorale.

Vedremo che succederà nelle prossime 3 settimane abbondanti. Nel frattempo Deutsche Bank ha ripubblicato il suo studio sulla stagionalità degli anni elettorali dove la corsa è incerta (e questo è sicuramente uno) con anche la casistica singola.

E' evidente come a ottobre normalmente si abbia uno storno, presente nel 100% dei precedenti, e poi un rally nei 2 mesi finali dell'anno, eliminata l'incertezza. Un decorso simile potrebbe dare l'opportunità di posizionarsi su livelli più attraenti in vista del rally finale. Per il momento lo storno non si è visto. Ma c'è ancora tempo.

Passiamo ora ad analizzare il mercato monetario.

Mercoledì della scorsa settimana è stato pubblicato il report del FOMC del 18 settembre. L'aspetto più rilevante è che, sebbene alla fine abbia ufficialmente dissentito solo il membro Bowman, le perplessità circa l'opportunità di tagliare 50 bps erano un po' più diffuse. Pertanto si tratta di un’indicazione che i 50 bps erano meno condivisi di quanto sembrasse a prima vista, e quindi l'asticella per mosse del genere in futuro è abbastanza alta. Per il resto il quadro dei rischi viene definito "bilanciato" ma, in base agli ultimi dati, i rischi sull'occupazione sembrano un po' rientrati.

l rendimento di riferimento dei Treasury a 10 anni, che ha chiuso sopra il 4% per il secondo giorno consecutivo martedì scorso, sembra non raggiungere i livelli necessari per smorzare il rally azionario statunitense del 2024. Le vendite di titoli di Stato statunitensi a lungo termine registrate lunedì e martedì sono state probabilmente dovute a prese di profitto e probabilmente non interromperanno la tendenza generale di prezzi obbligazionari più alti e rendimenti più bassi che ha prevalso da fine luglio e agosto anche se, dopo la pubblicazione dei dati macro, i rendimenti dei Bonds hanno prontamente ripreso il rialzo sulle scadenze lunghe (10 e 30Y) il che ha favorito la reazione del Dollar Index asserragliato a 103 (1,09 conto €) e con le commodities industriali e preziose che hanno visto parecchio sollievo.

La scorsa settimana era prevista la vendita all’asta dei Treasury 10Y per un importo totale di 39 miliardi di $. I Bonds sono stati assegnati ad un rendimento medio del 4,008% ed il Bid-to-Cover Ratio è stato pari a 2.48 (molto forte).

Gli investitori globali hanno effettuato ingenti investimenti nei fondi del mercato monetario nella settimana conclusasi il 9 ottobre, spinti dalla frenata delle aspettative di taglio dei tassi da parte della Federal Reserve, dalla cautela sul conflitto in Medio Oriente e in attesa di un aggiornamento sulle misure di stimolo adottate da Pechino. Secondo i dati LSEG, i fondi del mercato monetario globale hanno registrato afflussi netti per 24,55 miliardi di $ durante la scorsa settimana, dopo aver registrato circa 22,78 miliardi di $ di acquisti netti nella settimana precedente.

Nello specifico i fondi del mercato monetario asiatico hanno registrato un significativo afflusso di 12,88 miliardi di $, il più alto dal 10 gennaio. Anche i fondi europei e statunitensi hanno registrato rispettivamente 7,78 miliardi di $ e 2,54 miliardi di $ di acquisti netti.

Per il resto, la Reserve bank of New Zealand ha tagliato i tassi di 50 bps da 5.25% a 4.75% come da attese, mentre la Reserve Bank of India li ha lasciati invariati al 6.5% ma adottato una posizione neutrale.

Andiamo ora a vedere nello specifico il mercato dei futures sui Fed Funds dopo l’uscita dei buoni dati sull’inflazione di giovedì e venerdì scorso che potrebbero aiutare a capire le opinioni sulla prossima mossa della FED nella riunione del 6-7 novembre.

Lo strumento FedWatch del CME Group mostra quasi uguali probabilità del secondo taglio dei tassi riguardo alla prossima riunione di mercoledì 7 novembre. Al momento sono invariate le probabilità per un taglio di 25 bps all’88,2% rispetto al 11,8% di quelle per un taglio di 50 bps. Ricordiamo che un mese fa il taglio da 50 bps riportavano probabilità pari al 50,0% (v. grafico):

Per l’ultima riunione del 2024, scendono di poco le probabilità di un taglio per complessivi 50 bps che passano dal 82,6% di due venerdì fa, all’attuale 80,6%. Salgono anche le probabilità relative al taglio di soli 25 bps che dal 10,0% di due venerdì fa passano all’attuale 18,4%. Non quotano più le probabilità di un taglio per complessivi 75 bps (giudicate da noi sempre come troppo ottimistiche), (v. grafico):

Per l’anno 2025 la prima riunione è prevista per mercoledì 29 gennaio e anche qui viene confermato lo scenario con le probabilità per un taglio di complessivi 75 bps (forse i più reali) che dal 66,9% di due venerdì fa scendono di poco all’attuale 62,0%. Continuano a riprendere quota le probabilità di un taglio per complessivi 50 bps che dal 25,2% di due venerdì fa passano all’attuale 32,7%. Ovviamente non vengono più quotate le probabilità di un taglio per complessivi 100 bps (v. grafico):

La novità per le prossime settimane riguarda l’ultima riunione del 2025 e precisamente di mercoledì 10 dicembre. Qui troviamo un coacervo di possibilità con le relative probabilità. Prendiamo in considerazione solo quelle più acquistate/vendute, ed anche qui notiamo una conferma al comando delle probabilità di tagli per complessivi 150 bps al 30,7%. Al secondo posto troviamo le probabilità al 24,3% di tagli per complessivi 125 bps e solo al terzo posto troviamo le probabilità al 21,4% di tagli per complessivi 175 bps. Infine l’ultima probabilità a doppia cifra riguardano le probabilità di tagli per complessivi 100 bps al 10,8% (v. grafico):

Dopo il rapporto sull’inflazione USA (CPI) e sui prezzi al consumo (PCE index core), dato di inflazione prediletto dalla FED, i rendimenti hanno fatto un ulteriore allungo dopo che gli stessi sono saliti ininterrottamente da metà settembre (+45 bps su 2 e 10 anni Treasury).

Nello specifico, il Treasury 2 anni chiude l’ottava in leggero rialzo al 3,959%, rispetto al 3,926% di due venerdì fa; mentre il rendimento di riferimento del Treasury a 10 anni resta costantemente sopra la soglia del 4,0% chiudendo l’ottava salendo all’attuale 4,104%, valore più alto dalla fine di luglio, dal 3,969% di due venerdì fa.

Infine anche la scadenza più lunga del 30Y guadagna molti bps con il rendimento che passa dal 4,251% di due venerdì fa, al 4,413% della chiusura di ottava.

Il classico spread 10Y – 2Y ritorna alla doppia cifra di 14,4 punti rispetto ai 5 punti di due venerdì fa (v. grafico):

Ovviamente si alzano ulteriormente anche i tassi reali, al netto dell’attuale tasso di inflazione, che in chiusura di ottava salgono al 2,33% (valore che non si vedeva dagli inizi di giugno scorso) rispetto al 2,23% della settimana precedente, come mostrato dal grafico del breakeven inflation a 10 anni (v. grafico):

Analisi grafica dell’indice di riferimento di una parte delle nostre operazioni, il NASDAQ100. Buona settimana di guadagni per l’indice tech grazie alla rotazione settoriale a favore dei titoli meno capitalizzati, ma il rimbalzo delle quotazioni dal supporto è stato fermato dall’area dei 20300 punti, livello che non riesce a superare in chiusura giornaliera.

L’indice dei titoli cosiddetti ‘Magnificent Seven’ è sceso nel corso della scorsa settimana perdendo il – 0,96%. Tra i titoli che hanno contribuito a codesto calo, al primo posto troviamo TESLA con una perdita settimanale del – 12,90%, ALPHABET con un – 2,40% e META PLATFORMS con un – 1,00%; mentre tra i rialzi troviamo NVIDIA con un + 7,91% proiettata nuovamente verso il record precedente, e AMAZON che recupera qualcosa dalle perdite di due settimane fa.

Da luglio 2024, nonostante le preoccupazioni sulla bolla dell'intelligenza artificiale, gli investitori al dettaglio si aspettano ancora che le azioni tecnologiche superino il mercato, ma uno studio di Public ha misurato quanto è cresciuto il volume di trading mensile per alcuni titoli correlati all'IA da ottobre 2023, prima che il rally dei titoli AI decollasse davvero. Ha scoperto che i volumi di trading per NVIDIA, ADVANCED MICRO DEVICES, DELL TECHNO, INTEL, SUPER MICRO DEVICES ha iniziato a salire alla fine del 2023, raggiungendo il picco a giugno e luglio 2024, per poi iniziare a scendere nei mesi successivi. Ad esempio, il volume di trading per NVIDIA è stato oltre 11 volte superiore a giugno 2024 rispetto a ottobre 2023. A settembre 2024, il volume di trading è stato solo 3,5 volte superiore a ottobre 2023. Altri titoli AI hanno visto oscillazioni ancora più drammatiche. Il volume di trading di AMD a luglio 2024 è stato oltre 71 volte superiore a quello di ottobre 2023, per poi scendere a 3 volte superiore a settembre 2024. Il volume di trading di DELL a giugno è stato quasi 600 volte superiore a quello dell'ottobre precedente, prima di scendere a 49 volte superiore nei tre mesi successivi. Questi volumi di negoziazione rimangono elevati rispetto a quelli di un anno fa, ma l'aumento e la diminuzione dell'attività degli investitori in questi titoli di intelligenza artificiale sono stati sostanziali. In parole povere un numero sempre maggiore di investitori al dettaglio di Public si sente rialzista piuttosto che ribassista nei confronti dell'intelligenza artificiale, ci si potrebbe chiedere se valga ancora la pena investire in questa tecnologia. Noi pensiamo di sì a condizione che i prezzi scendano da questo enorme ipercomprato.

Tra gli altri titoli, nel settore della tecnologia troviamo ATLASSIAN con un + 9,39% dopo il + 6,07% di due settimane fa, ZSCALER (+ 13,99%), CROWDSTRIKE (+ 9,57%), PALO ALTO NETWORKS (+ 9,00%), FORTINET (+ 6,23%), HONEYWELL (+ 5,99%), CADENCE DESIGN (+ 5,12%), per il settore della distribuzione troviamo FASTENAL (+ 9,46%) dopo aver riportato una buona trimestrale economica, MERCADOLIBRE (+ 6,70%), COPART (+ 5,71%). Tra le vendite settimanali maggiori troviamo i titoli del settore sanitario quali ALIGN TECHNO (- 8,00%), CONSTELLATION ENERGY (- 6,76%).

Rivalsa dei titoli cosiddetti ‘minori’ rispetto ai titoli megacap dell’indice tech. L’indice NASDAQ100 Equal Weighted, al proprio massimo storico a 7779,88 punti, ha chiuso l’ottava in guadagno del + 1,86% andando a diminuire il deficit da inizio anno rispetto a quello ‘pesato’, all’attuale 11,83% contro il 12,42% di due venerdì fa.

Anche nel corso della scorsa settimana abbiamo potuto notare la tenuta del supporto posto in area 19650/19700, dal quale i prezzi hanno prodotto un buon rimbalzo tornando in area 20300 massimo relativo del 26 settembre senza, però, riuscire a chiudere le sessioni giornaliere sopra tale livello. La forza relativa è buona con un valore dell’RSI a 67 e lo spazio per ulteriori allunghi verso il precedente massimo storico in area 20700 è senz’altro possibile. La settimana si è chiusa a 20271,97 in guadagno del + 1,19% rispetto alla chiusura dello scorso venerdì, il che porta ad un guadagno del + 20,48% rispetto alla chiusura del 2023.  

Nuovo impulso per la fase rialzista dell’indice S&P500 grazie alla pubblicazione dei dati macro sull’inflazione di giovedì e venerdì scorso che hanno portato l’indice a registrare l’ennesimo massimo storico.

Degli 11 settori dell’indice, 8 hanno chiuso l’ottava in rialzo e 3 in ribasso. Ottimo guadagno per il settore industriale all’ennesimo record, seguito dal settore finanziario (grazie alle buone trimestrali delle banche) anch’esso a nuovi record, dell’informazione tecnologica e della sanità. Mentre al ribasso troviamo soprattutto il settore della pubblica utilità, dei servizi di comunicazione e dei consumi discrezionali.

Al riguardo della rotazione settoriale in atto, nel corso della scorsa ottava gli acquisti sui titoli di media capitalizzazione hanno fatto registrare un nuovo record all’indice S&P Equal Weight a 7302 punti, anche se ha riportato un guadagno del + 0,75% più contenuto rispetto all’indice ‘pesato’. Pertanto lo spread da inizio anno passa all’attuale 7,98% dal 7,48% di due venerdì fa a favore del ‘pesato’.

Le principali banche americane hanno dato il via alla stagione degli utili con notizie rassicuranti. Sia JPMORGAN CHASE che in settimana ha guadagnato il + 5,24% che WELLS FARGO in guadagno settimanale del + 7,08%, hanno pubblicato utili trimestrali in calo rispetto all'anno precedente, ma meno di quanto previsto dagli analisti. JPMORGAN ha dichiarato che l'utile è sceso del 2% a 12,9 miliardi di $, sostenuto dagli utili sui prestiti e appesantito dalle maggiori perdite nei prestiti con carta di credito. Mentre per WELLS FARGO, l'utile è sceso dell'11% a 5,11 miliardi di $, trascinato verso il basso dai maggiori costi di finanziamento per i depositi dei clienti. JPMORGAN ha affermato che l'economia rimane solida sia per i consumatori che per le grandi aziende, segno che la Federal Reserve potrebbe aver ottenuto un atterraggio morbido.

Trimestrali economiche pubblicate anche per BANK OF NEW YORK MELLON che in settimana ha guadagnato il + 3,02% registrando un nuovo record a 76,15 $/az. e per la grande società di investimenti BLACKROCK in guadagno settimanale del + 4,33% registrando il proprio massimo storico a 996,29 $/az. dopo che il gestore patrimoniale ha comunicato che i suoi asset in gestione avevano raggiunto un livello record per il terzo trimestre consecutivo.

La presentazione del ‘robotaxi’ di TESLA è stata accolta freddamente dagli investitori e venerdì le azioni della società sono scese dell'8,8%. Il ‘robotaxi’ senza conducente ha fatto un debutto appariscente, ma gli investitori non ne sono rimasti entusiasti. Il Chief Executive Elon Musk ha presentato giovedì il nuovo ‘Cybercab’ autonomo, senza volante né pedali. Ha anche annunciato il ‘Robovan’, progettato per trasportare fino a 20 persone alla volta. Il servizio di taxi senza conducente di Tesla entrerà in concorrenza con servizi come ‘Waymo’ di ALPHABBET e ‘Cruise’ di GENERAL MOTORS, nonché con i giganti del ‘car sharing’ UBER e LYFT. Musk ha affermato che TESLA ha intenzione di avviare la produzione del ‘Cybercab’ prima del 2027. Ha anche lasciato molte domande senza risposta, tra cui i dettagli specifici del modello di business.

A livello grafico notiamo che la continuazione della fase rialzista, ha portato i prezzi a pochi punti dalla proiezione rialzista che troviamo in area 5835 punti, avvicinando sempre più l’area dei 6000 punti, target di molti analisti che stanno alzando nuovamente le proprie previsioni. La nostra proiezione grafica ci indica come prossimo target l’area dei 6030 punti. Come possibile correzione troviamo un minimo significativo in area 5675 punti con estensione fino in area 5650. Il livello di RSI è tornato a 69 indicando una ottima forza relativa in atto, che permetterebbe di continuare l’attuale scenario rialzista prima di una fase di consolidamento.

Fa fatica a supportare l'azionario, eventualmente, il livello dell’indice Cboe Volatility Index (VIX), ancora sopra i 20 punti. L'indicatore della volatilità implicita è l'unico asset che mostra un premio al rischio geopolitico, e, in assenza di sviluppi che una settimana fa sembravano imminenti, il calo della tensione fa comparire venditori di volatilità, su questi livelli storicamente elevati, che sono oltretutto insoliti, per un mercato che fa i massimi storici a raffica. Infatti, come si nota dal grafico sotto (linea rossa S&P500, linea gialla VIX con scala inversa) la divergenza tra il VIX e l'S&P 500 in ottobre è davvero notevole. Nell'ultimo anno (ma è una regola di lungo periodo) la stragrande maggioranza dei massimi di periodo e a maggior ragione quelli storici avviene col VIX compreso tra 11-12 e 15 punti.

E' possibile che questa divergenza sia dovuta interamente ad hedging contro rischio geopolitico, che sta andando in sofferenza e il cui smontamento quindi sostiene l'azionario. Alternativamente può essere una componente di qualcosa di diverso, e meno positivo.

Mentre il VIX mostra una certa resistenza al sentiment positivo dell’azionario, non così l’indice skew del CBOE sull’S&P500 – un indicatore del mercato delle opzioni ‘out of the money’ per la domanda relativa di contratti call al rialzo rispetto a contratti put al ribasso – che continua a rimanere su livelli alti, tra i 155 ed i 160 punti dai 160,99 punti della chiusura di ottava. Evidentemente la tendenza degli operatori rimane rialzista a fronte dei buoni dati sul mercato del lavoro USA, mettendo in secondo piano l’escalation del conflitto in M.O. cosa che ultimamente sta facendo anche il prezzo del petrolio. La settimana dell’indice S&P500 si è chiusa a 5815,03 in guadagno del + 1,11% rispetto alla chiusura di venerdì scorso, il che porta ad un guadagno del + 21,92% rispetto alla chiusura del 2023.

Anche per il listino delle major industrial, DOW JONES, è stata una settimana all’impronta del rialzo con la registrazione di un nuovo record a 42899 punti. L’indice è salito 152 volte negli ultimi 250 giorni di contrattazione, con un tasso di vincita di poco inferiore al 61%. Le uniche volte in cui si è visto un tale andamento in passato sono state nell'aprile 2010 e nel maggio 2018, ed in entrambi quei casi hanno fatto seguito periodi di circa sei mesi di contrattazioni instabili. Il periodo 1995-2000 è l'unico che sia riuscito a mantenere una continuazione prolungata e impressionante del rialzo, e i rialzisti devono sperare che la rivoluzione [dell'intelligenza artificiale] sia paragonabile alla bolla di Internet.

Sul listino, il titolo aeronautico BOEING recupera qualcosa in chiusura di settimana dopo 3 giornate di perdite. La società ha sorpreso i mercati annunciando il suo piano di tagliare circa il 10% della sua forza lavoro e ha avvisato gli investitori che si aspetta una perdita nel terzo trimestre molto più elevata e vendite più deboli di quanto previsto da Wall Street. La società ha anche posticipato la consegna del suo jet commerciale 777-9 al 2026 e quella del cargo 777-8 al 2028, il che comporterà un onere sugli utili ante imposte di 2,6 miliardi di $.

Oltre a JPMORGAN della quale abbiamo parlato in precedenza, bene ha fatto anche l’altro titolo bancario GOLDMAN SACHS (+ 4,27%) e il titolo tecnologico AMGEN (+ 2,72%).

A livello grafico si nota che la lateralità di quasi tre settimane è stata infranta con forza al rialzo nella giornata di venerdì scorso, con le quotazioni che hanno sancito un nuovo record a 42899 punti e con un livello di RSI a 71 a ridosso della zona di ipercomprato. Ciò non impedirebbe all’indice di raggiungere il livello della prossima proiezione rialzista in area 43270/43300 punti. Viceversa i prezzi tornerebbero sempre nel range di lateralità tra le aeree dei 42400 e 41850 punti. La settimana si è chiusa a 42863,86 in guadagno del + 1,31% rispetto alla chiusura di venerdì scorso, il che porta ad un guadagno del + 13,73% rispetto alla chiusura del 2023.

ORO INDEX

L'Oro è sceso bruscamente nella prima metà della settimana arrivando a una distanza ravvicinata di quota 2600 $/oz., per poi riprendersi in chiusura di ottava.

Le prospettive tecniche suggeriscono che i venditori sono ancora restii a scommettere su una correzione più profonda.

Gli investitori seguiranno con attenzione la pubblicazione dei dati macroeconomici provenienti dalla Cina la prossima settimana.

Il calendario economico degli Stati Uniti non presenterà alcun rilascio di dati di alto livello nella prima metà di questa settimana. Giovedì, l'US Census Bureau pubblicherà i dati sulle vendite al dettaglio di settembre. La reazione del mercato a questi dati potrebbe essere semplice, con una sorpresa positiva a sostegno del Dollaro e una lettura negativa che avrebbe l'impatto opposto sulla valuta. Tuttavia, è improbabile che questi dati da soli abbiano un effetto abbastanza forte da alterare la direzione dell'Oro. Nel frattempo, i partecipanti al mercato presteranno molta attenzione alle pubblicazioni di dati macroeconomici dalla Cina.

Lunedì, sono previsti i dati della bilancia commerciale. Un brusco calo del surplus commerciale potrebbe alimentare preoccupazioni sulla salute economica della Cina e pesare sulle quotazioni del metallo giallo. Venerdì mattina, il Prodotto interno lordo (PIL) del terzo trimestre, insieme ai dati sulla produzione industriale e sulle vendite al dettaglio di settembre potrebbero dare uno spunto positivo agli acquirenti se i dati risultassero positivi.

Infine uno sguardo anche alla geopolitica, se Israele dovesse effettivamente attaccare l'Iran creando una crisi sempre più profonda in Medio Oriente. Ciò potrebbe aiutare il metallo prezioso a beneficiare della domanda come rifugio sicuro.

Prospettive tecniche dell’Oro.

Il quadro tecnico a breve termine evidenzia una tendenza rialzista con l’RSI salito a 60 dopo una correzione tecnica. Quindi nulla osta alla prosecuzione dello scenario rialzista al test del precedente record in area 2700 $/oz. con proiezione rialzista fino in area 2750/2760 $/oz. Possibili correzioni in area 2615/2620 $/oz. fino al supporto in area 2600/2590 $/oz.

Passando agli altri due metalli preziosi, i prezzi del Platino hanno subito lo stesso scenario dell’Oro con una prima parte della settimana in discesa fino a toccare la M.M. a 200 periodi posta in area 960 $/oz. per poi recuperare e chiudere l’ottava appena sotto l’area psicologica dei 1000 $/oz. I prezzi continuano a lateralizzare senza offrire uno spunto operativo di rilievo.

Per quanto riguarda le quotazioni dell’Argento dopo il nuovo massimo relativo a 33,225 $/oz. di due venerdì fa, i prezzi sono scesi fino in area 30,40 $/oz. a testare la M.M. a 50 periodi per poi recuperare e chiudere l’ottava in area 31,80 $/oz. Manca il catalist per la prosecuzione dello scenario rialzista. Viceversa è importante non perdere il supporto in area 30 $/oz.

La quotazione settimanale dell’Oro si è chiusa a 2676,3 $/oz. praticamente invariato rispetto alla chiusura di venerdì scorso, il che porta ad un guadagno da fine anno del + 29,08%. La quotazione settimanale dell’Oro in modalità spot si è chiusa a 2657,56 $/oz. Di seguito il grafico daily dell’ORO FUTURES DICEMBRE 2024:

DATI MACROECONOMICI

La bilancia commerciale di beni e servizi ad agosto si attesta a -70,4 miliardi, rispetto ad una rilevazione di luglio di -78,9 miliardi (rivista da -78,8 miliardi). Il dato è rilasciato dall’U.S. Bureau of Economic Analysis.

L’indice dei prezzi al consumo hanno sorpreso al rialzo su tutta la linea, sia headine che ‘core’. Per il dato ‘core’ si tratta della seconda sorpresa al rialzo di seguito. Il dato ‘headline’ a livello annualizzato a settembre è pari al 2,4%, appena sopra al consensus del 2,3% ed appena sotto al dato di agosto del 2,5%. Il dato è rilasciato dall’U.S. Bureau of Labor Statistics.

L’indice dei prezzi al consumo core (che esclude il settore del cibo e dell’energia), invece, a livello annualizzato a settembre è al 3,3%, rispetto al 3,2% di agosto e luglio e al 3,2% indicato dal consensus.

Su base mensile, a settembre è stato registrato un +0,3% come ad agosto ed appena sopra al consensus del +0,2%. I dati sono rilasciati dall’U.S. Bureau of Labor Statistics.

Le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione nella settimana terminata il 5 ottobre hanno presentato una corposa sorpresa al rialzo sia sulle richieste che sul monte percettori. Il dato riporta 258 mila richieste (per trovare un dato più alto si deve tornare a giugno 2023), in rialzo rispetto alle 225 mila della settimana precedente. Le richieste continue anch’esse in rialzo, sono state pari a 1.861.000 unità. Il dato è rilasciato dall’U.S. Department of Labor.

L’indice dei prezzi alla produzione ‘core’ a livello mensile a settembre è stato più benigno del CPI, sia come ‘headline’ che ‘core’ sotto attese. Il dato ha registrato un +0,2%, come indicato dal consensus e dopo il +0,3% di agosto.

A livello annualizzato, a settembre il dato ‘core’ si attesta al 2,8%, rispetto ad un consensus del 2,7% e dopo un dato di agosto del 2,6% (rivisto da 2,4%). I dati sono rilasciati dall’U.S. Bureau of Labor Statistics.

Il dato preliminare di ottobre dell’indice di fiducia dei consumatori rilasciato dall’Università del Michigan è tornato a deteriorarsi su entrambe le componenti, current conditions e expectations. Il dato è pari a 68,9 punti, sotto al dato di settembre di 70,1 punti.

PORTAFOGLI AZIONARI

Nulla da segnalare sul nostro Portafoglio azionario Storico. I titoli in essere non crescono e non crepano. Proviamo un altro acquisto oggi su ROSS STORES ma ai nostri prezzi. Il titolo è appena uscito dall’ipervenduto e si è riportato a contatto della M.M. a 200 periodi. Con i mercati così tirati possiamo solo sperare in qualche titolo dai bilanci più che sani, che il mercato penalizza a causa di una trimestrale economica al di sotto delle attese.

Sul Portafoglio “The Challenge” hanno ripreso fiato i titoli tecnologici ASML e ADOBE, sempre bene TOTALENERGIES.

BREMBO è ritornata sui nostri prezzi di acquisto, dopo che ha accettato di acquistare il produttore svedese di tecnologia per sospensioni premium Öhlins Racing per 405 milioni di $ da Tenneco, una società di portafoglio di Apollo Global Management. L'acquisizione in contanti dovrebbe chiudersi all'inizio del 2025, in base alle approvazioni normative.

STELLANTIS, continua la discesa dei prezzi dopo che la casa automobilistica ha detto che l'amministratore delegato Carlos Tavares andrà in pensione nel 2026 e ha annunciato ampi cambiamenti nel management che non sono però riusciti a sostenere il titolo. Gli annunci sono arrivati dopo che la settimana scorsa il gruppo, a cui fanno capo marchi come Peugeot, Fiat, Jeep e Ram, ha tagliato le previsioni di utile per il 2024 e ha indicato possibili riduzioni di dividendi e buyback nel 2025. Valutiamo la possibilità di acquistare un secondo lotto in caso di ulteriore discesa delle quotazioni.

KERING, l'azienda francese di beni di lusso ha nominato Stefano Cantino come amministratore delegato di Gucci, succedendo a Jean-François Palus dal 1° gennaio 2025. Cantino è entrato a far parte della casa di moda a maggio come vice amministratore delegato, secondo un comunicato di martedì. In precedenza ha gestito le comunicazioni e l'immagine di Louis Vuitton per cinque anni. Dopo il bel rimbalzo dai minimi grazie agli interventi governativi dei cinesi, il titolo è di nuovo sceso in attesa che il governo cinese faccia chiarezza sull’ammontare dei finanziamenti e degli sgravi fiscali alla popolazione.

Questa stessa situazione interesserà anche i nostri investimenti sugli ETF HANG SENG TECH e EMERGING MARKETS INTERNET con le quotazioni che sono arrivate vicino ai nostri prezzi di acquisto per poi ridiscendere.

Infine siamo ad un passo dal vendere in pareggio l’ETF CLOUD COMPUTING, mentre sul titolo UNITED AIRLINES abbiamo deciso di vendere oggi, inviando un segnale con SMS, in quanto domani è prevista la pubblicazione della propria trimestrale economica, anche se siamo positivi sul titolo. Non possiamo rischiare di una eventuale discesa delle quotazioni ad un passo dal nostro livello di target. Poi, come di consueto, ognuno è libero di comportarsi come meglio crede.

Alla prossima.

PUBBLICAZIONE DELLE TRIMESTRALI ECONOMICHE SUI TITOLI DEL NASDAQ100 USCITI NELLA SCORSA SETTIMANA.

FASTENAL + 9,46%. La società è impegnata nella distribuzione all'ingrosso di forniture industriali e da costruzione in Nord America. L'azienda offre bulloni, dadi, viti, prigionieri e relative rondelle; e forniture varie e hardware, ha riportato utili nel terzo trimestre 2024 pari a 0,52 $/az. su un fatturato di 1,91 mld $. La stima degli analisti per gli utili era di 0,52 $/az. su un fatturato pari a 1,92 mld $. I ricavi sono cresciuti del 3,48% su base annua.

A livello contabile nel terzo trimestre 2024 abbiamo riportato: ricavi pari a 1,910 mld $ rispetto a 1,846 mld $ dello stesso periodo 2023; costo del venduto e spese generali pari a 1,522 mld $ rispetto a 1,459 mld $ dello stesso periodo 2023; un utile operativo pari a 388,1 mln $ rispetto a 386,7 mln $ dello stesso periodo 2023; un utile netto pari a 298,1 mln rispetto a 295,5 mln $ dello stesso periodo 2023 per un utile per azione pari a 0,52 $ rispetto a 0,52 $/az. dello stesso periodo 2023. Il flusso di cassa netto fornito dalle attività operative è stato di 296,9 mln $ rispetto a 388,0 mld $ dello stesso periodo 2023. Al 30 settembre 2024 avevamo liquidità e mezzi equivalenti pari a 292,2 mln $. Nel terzo trimestre del 2024, abbiamo restituito 223,4 mln $ ai nostri azionisti sotto forma di dividendi, rispetto al terzo trimestre del 2023, quando abbiamo restituito 199,8 mln $.

PEPSICO + 4,07%. La società alimentare di bevande analcoliche e snack ha riportato utili nel terzo trimestre 2024 pari a 2,31 $/az. su ricavi per 23,32 mld $. La stima degli analisti per gli utili era pari a 2,30 $/az. su ricavi per 23,95 mld $. I ricavi sono diminuiti dello 0,57% rispetto allo stesso trimestre di un anno fa. La società ha affermato di continuare ad aspettarsi utili per tutto il 2024 di almeno 8,15 $/az. su un fatturato di circa 93,76 mld $. L'attuale stima degli analisti per gli utili è di 8,13 $/az. su un fatturato di 93,77 mld $.

A livello contabile nel terzo trimestre 2024 abbiamo riportato: ricavi pari a 23,319 mld $ rispetto a 23,453 mld $ dello stesso periodo 2023; costo del venduto e spese generali pari a 19,447 mld $ rispetto a 19,438 mld $ dello stesso periodo 2023; un utile operativo pari a 3,872 mld $ rispetto a 4,015 mld $ dello stesso periodo 2023; un utile netto pari a 2,930 mld rispetto a 3,092 mld $ dello stesso periodo 2023 per un utile per azione pari a 2,13 $ rispetto a 2,24 $/az. dello stesso periodo 2023. Il flusso di cassa netto fornito dalle attività operative è stato di 6,22 mld $ rispetto a 7,63 mld $ dello stesso periodo 2023. Al 7 settembre 2024 avevamo liquidità e mezzi equivalenti pari a 8,051 mld $.