Il 17 ottobre 2024 è una data chiave per i mercati finanziari europei, con l’attesa riunione della Banca Centrale Europea. Dopo la riduzione dei tassi annunciata a settembre, le aspettative di un altro taglio a ottobre si sono fatte sempre più forti. Questa ipotesi è sostenuta dai recenti dati macroeconomici, tra cui gli indici PMI deludenti e il ritorno dell'inflazione al di sotto del 2%, un livello che non si osservava dal 2021.
Un sondaggio condotto da Reuters ha rivelato che circa il 90% degli economisti prevede una nuova riduzione del tasso di deposito di 25 punti base. Le parole di diversi membri della BCE confermano questa aspettativa. Anche Goldman Sachs e Bloomberg condividono la previsione di una politica monetaria più accomodante da parte della BCE nei prossimi mesi, con riduzioni graduali fino a marzo 2025. In particolare, Barclays prevede un ciclo di sei tagli consecutivi di 25 punti base, che dovrebbe portare il tasso di deposito al 2% entro metà 2025.
Negli Stati Uniti, la situazione del mercato del lavoro sta destando preoccupazioni, che potrebbero avere ripercussioni sulle decisioni della Federal Reserve. Nella settimana terminata il 5 ottobre, le richieste di sussidi di disoccupazione sono aumentate a 258.000, con un incremento di 28.000 unità rispetto alla settimana precedente. Questo dato ha sorpreso gli analisti, che avevano previsto un aumento più contenuto, intorno a 231.000.
La media mobile delle ultime quattro settimane, che tende a ridurre la volatilità, si è attestata a 231.000 unità, leggermente inferiore alla media della settimana precedente di 224.250 unità. Le richieste continuative di sussidio, che indicano il numero di persone che ancora ricevono assistenza, sono salite a 1.861.000, superando le stime di 1.830.000. Questi dati riflettono una difficoltà crescente nel reinserimento lavorativo per una parte significativa dei disoccupati.
I verbali della riunione di settembre della BCE hanno mostrato una crescente preoccupazione per la debolezza della crescita economica, ma una resistenza nel dichiarare sconfitta la battaglia contro l'inflazione. Nonostante l’indice dei prezzi al consumo (CPI) sia sceso sotto il 2%, permane una notevole incertezza sull'evoluzione futura dei prezzi.
Anche l’inflazione core, che esclude le componenti più volatili come energia e alimentari, continua a crescere. A settembre, l'inflazione core è aumentata dello 0,3% su base mensile e del 3,3% su base annua, allontanandosi ulteriormente dall’obiettivo del 2% fissato dalla BCE. Questi dati potrebbero costringere l'istituto guidato da Christine Lagarde a mantenere una politica di stimolo monetario per un periodo più lungo.
Anche negli Stati Uniti, la gestione dell’inflazione sta diventando una sfida complessa per la Federal Reserve. A settembre, l'indice dei prezzi al consumo è cresciuto dello 0,2% su base mensile, leggermente superiore alle previsioni, mentre su base annua l’inflazione ha raggiunto il 2,4%. Tuttavia, è l’inflazione core a destare le maggiori preoccupazioni, con un incremento dello 0,3% su base mensile e del 3,3% su base annua.
Questi dati complicano il quadro per la Fed, che deve bilanciare la necessità di mantenere i prezzi sotto controllo senza compromettere la già fragile ripresa del mercato del lavoro. Le future decisioni della Fed potrebbero essere influenzate sia dall'andamento del mercato del lavoro che dai rischi di inflazione persistente.
Passiamo ai numeri e all’analisi delle curve.
Analisi ZC-Yield Curve Eur
La lettura della ZC-Yield Curve Eur continua a mostrare una risalita dei rendimenti su tutto il tratto della curva. Infatti, rispetto alla scorsa lettura il rendimento della scadenza a 10 anni sale in area 2,50%, mentre la scadenza trentennale sale in area 2,30%.
Ancora molto volubile l’evoluzione della conformazione della curva, che mantiene l’inclinazione positiva per un buon tratto, dalle scadenze 2028 sino a quelle del 2040 ma con il differenziale 10Y-2Y che arretra ancora portandosi ora a 4 bps. Ancora invariata la pronunciatissima inclinazione negativa nel tratto a brevissimo, con la curva che esprime un massimo di rendimento sulle scadenze corte ad inizio 2025 nei pressi di area 3,50%.
In via di definizione e stabili le previsioni fornite dai tassi forward su Euribor 6 mesi sulle scadenze a breve, con tassi attesi sempre in area 3,10% per inizio 2025, con la discesa verticale sulla parte a breve che rimane corta in termini di escursione. Infatti, sono confermate le aspettative sui tagli dei tassi che portano la curva dei forward in area 2,10%-2,00% per i primi mesi del 2026. In lieve diminuzione le previsioni di risalita dei tassi ora verso area 2,80%, a partire dal 2034.
Analisi Integrata Trendycator
Analizzando con il Trendycator le curve dei rendimenti su scala settimanale dei principali benchmark decennali si nota una fase di incertezza con potenziali cambi dell’impostazione generale.
L’area UK vede il rendimento per il GILT salire in area 4,22% con Trendycator che abbandona lo stato SHORT e diventa NUTRAL. In salita anche i rendimenti del BUND che si portano in area 2,25% con Trendycator ancora fermo in stato SHORT. In lieve aumento anche i rendimenti del nostro Btp decennale, ora in area 3,53% con uno spread in costante riduzione e ora in area 127; modello Trendycator che conferma ancora lo stato SHORT. Infine, l’area USA con i rendimenti del Treasury decennale che sono schizzati al rialzo e che ora si trovano in area 4,10% con Trendycator che passa dallo stato SHORT a quello NEUTRAL.
Rendimenti bond governativi benchmark mondiali
Tabella dei rendimenti, su base settimanale, delle obbligazioni governative mondiali con qualunque rating.
Il ranking considera i bond benchmark decennali in tutte le valute di emissione.
In alcuni casi, per alcuni emittenti o per alcune valute, il rapporto rischio/rendimento di questi bond può essere anche piuttosto speculativo.
Conclusioni operative
L’andamento dei rendimenti delle ultime settimane, unitamente ai recenti dati macroeconomici, evidenzia un momento di incertezza e di attesa da parte degli investitori. Come sempre, il filo rosso che lega il tutto sono le attese per la politica monetaria di Fed e Bce, forse mai come in questo momento alle prese con la gestione di equilibri fragili.
Operativamente, quindi, crediamo sia preferibile continuare ad adottare una strategia di attesa focalizzata sulla gestione della liquidità e, per chi ha liquidità e ottica di lungo termine, approfittare dell’attuale risalita dei rendimenti per fare scorta di obbligazioni con buoni flussi cedolari da portare a scadenza.
Questa strategia combinata mitiga notevolmente il rischio tasso e lascia aperta la possibilità di avere liquidità pronta cassa da utilizzare in base all’evoluzione degli scenari. Il discorso vale sia per l’area EUR sia per l’area USD, posto che stando agli ultimi dati macro, non è da escludere che Fed e Bce procedano con ritmi diversi nell’allentamento monetario, con il differenziale dei rendimenti EUR/USD a favore del dollaro, per cui con un rischio cambio che appare mitigato.
Ragionando in quest’ottica, con scadenze a 5 e 10 anni su governativi in USD con appeal un po’ speculativo, si può fare riferimento alla tabella qui sotto.