BUON 2024 A TUTTI.
INIZIO ANNO ALL’INSEGNA DEL RIBASSO SUI MERCATI AZIONARI (SOPRATTUTTO DEI TITOLI TECNOLOGICI) E OBBLIGAZIONARI.
Semplice pullback o inizio di una correzione più profonda ? E’ questa la domanda dominante a Wall Street cui una marea di analisti e gestori cercano di dare una risposta, ma invano, in quanto nessuno sa ma ognuno cerca di tirare acqua al proprio mulino. Le variabili in gioco sono diverse, dati macroeconomici versante mercato del lavoro ed inflazione, mosse della FED circa il tagliare i tassi di quanto e quando, la stagione delle trimestrali economiche societarie, il debito fuori controllo degli USA e per ultimo, ma proprio per ultimo, inseriamo la guerra in Medio Oriente. Del possibile ‘shutdown’ ne parliamo ma non lo prendiamo in seria considerazione in quanto rappresenta la solita schermaglia tra le due opposte fazioni che alla fine trovano il solito compromesso. Di sicuro dobbiamo ragionare sul fatto che il 2023 è stato un anno eccezionale per i mercati azionari ed obbligazionari con un ultimo rally molto forte che induce non paura ma quantomeno prudenza. Noi, come nostro solito, procediamo a vista mancando a volte qualche buona occasione ma rimanendo sempre nell’ambito del lecito rischio. I dati macro pubblicati nel corso della scorsa settimana sono stati contrastanti tra mercato del lavoro e sviluppo economico delle PMI nel settore manifattura e servizi, ma anche all’interno dello stesso settore (come vedremo in seguito) ed i mercati, azionari ed obbligazionari, ne hanno risentito in modo abbastanza contenuto. Staremo a vedere come reagiranno giovedì ai dati sull’inflazione. Nel frattempo si apre la stagione delle trimestrali economiche con una parte delle maggiori banche del paese che pubblicheranno i propri dati.
Concentriamoci sulla imminente stagione delle trimestrali economiche societarie
Date le preoccupazioni del mercato su un possibile rallentamento economico o recessione, gli analisti hanno abbassato le stime degli utili più del normale per le società dell’S&P500 per il quarto trimestre. Dal 30 settembre al 31 dicembre 2023 gli analisti hanno abbassato le stime degli utili del 6,8% con un ritorno mediano, aggregato per tutte le società presenti nell’indice, che passa dai 57,86 agli attuali 53,90 $/az. (v. grafico):
Portando la crescita prevista degli utili del quarto trimestre ad un più modesto 1,3% rispetto allo stesso periodo del 2023 (v. grafico):
Durante questa settimana, gli investitori riceveranno i risultati economici da alcune delle più grandi banche del paese, tra cui JP Morgan Chase, Bank of America, Wells Fargo, così come Delta Airlines e UnitedHealth Group e BlackRock. Riceveranno anche nuovi dati sull'inflazione che probabilmente influenzeranno i piani della Federal Reserve sui tassi di interesse.
Gran parte dell’ottimismo che ha spinto la furiosa ascesa dei titoli azionari nelle ultime settimane del 2023 si basava su dati che suggerivano che l’economia avesse rallentato abbastanza da consentire un rallentamento dell’inflazione, ma non abbastanza da cadere in recessione. Questo scenario di “atterraggio morbido” consentirebbe alla FED di passare al taglio dei tassi di interesse. L’ultimo sondaggio di BofA Global Research, pubblicato il mese scorso, ha mostrato che il 66% dei gestori di fondi ritiene che l’economia raggiungerà un atterraggio morbido nel 2024. Solo il 15% dei gestori di fondi si aspetta una recessione nei prossimi 12 mesi, in netto contrasto rispetto a un anno prima, quando il 68% degli investitori si aspettava una recessione.
A livello settoriale, nove degli undici settori hanno registrato una diminuzione delle stime degli utili per il quarto trimestre del 2023 dal 30 settembre al 31 dicembre, guidati dai settori dell’assistenza sanitaria (-21,3%) e dei materiali (-13,5%). D’altro canto, i settori dei servizi di pubblica utilità (+1,9%) e dell’informatica (+1,7%) sono stati gli unici due settori che hanno registrato un aumento delle stime degli utili per il quarto trimestre del 2023 durante questo periodo (v. grafico):
Mentre su base annuale, secondo Factset, gli analisti si aspettano che le società di servizi di comunicazione riportino la più alta crescita degli utili tra i settori dell’S&P500, pari a circa il 42%, con Meta Platforms come maggiore contributore. Di contro gli analisti prevedono che il segmento energetico subirà il maggiore calo dei profitti rispetto al 2022, quando i prezzi del petrolio salirono alle stelle e gli utili andarono in forte espansione.
Per il 2024, Wall Street prevede una forte crescita degli utili, infatti gli analisti prevedono che i profitti delle società dell’indice S&P500 aumenteranno di circa il 12%. Ma c’è qualche dubbio sulla possibilità che le azioni registreranno un rally anche se gli utili saliranno. Secondo FactSet, le società dell’S&P500 vengono scambiate a circa 19,2 volte gli utili previsti nei prossimi 12 mesi, rispetto alla media quinquennale di 18,9.
Tuttavia non sorprende che molti investitori abbiano una visione positiva sulle azioni. Il sentiment rialzista è salito al 48,6% nell'ultima settimana, leggermente più in basso rispetto al recente picco di dicembre, ma ben al di sopra della media storica del 37,5%, come ha dimostrato il sondaggio dell'American Association of Individual Investors.
Queste opinioni sono state modellate in gran parte da prove tangibili del raffreddamento dell’inflazione, da un’economia relativamente forte e dalle linee guida della FED, dopo che i membri del Comitato hanno sorpreso i mercati con una svolta accomodante il mese scorso. Di contro, con i titoli azionari vicini ai massimi storici e con valutazioni elevate, alcuni investitori temono che le prospettive solari del mercato lascino più spazio alla delusione, se uno qualsiasi di questi scenari non si dovesse materializzare.
Passiamo ora ad analizzare il mercato monetario.
Il rapporto sull'occupazione ha rivelato che l'occupazione è aumentata di 216.000 unità nel mese di dicembre. Si tratta di un numero molto superiore alla stima iniziale degli economisti di 170.000, e ben al di sopra dei 199.000 posti di lavoro aggiunti a novembre. Ciò ha comportato un forte rialzo del dollaro statunitense e un aumento dei rendimenti dei titoli del Tesoro statunitensi. Ma questo dato ha mostrato alcune crepe nel rapporto sull'occupazione del Dipartimento del Lavoro, attentamente seguito venerdì scorso. L’economia ha aggiunto 71.000 posti di lavoro in meno in ottobre e novembre rispetto a quanto riportato in precedenza. Anche se il tasso di disoccupazione si è mantenuto al 3,7% il mese scorso, ciò è dovuto al fatto che 676.000 persone hanno lasciato la forza lavoro, cancellando quasi tutti i guadagni in termini di partecipazione da febbraio. Di conseguenza, il tasso di partecipazione alla forza lavoro, ovvero la percentuale di americani in età lavorativa che hanno un lavoro o ne stanno cercando uno, è sceso al 62,5%. Questo è stato il livello più basso da febbraio ed è sceso dal 62,8% di novembre. Il tasso di partecipazione in età lavorativa è stato il più basso da marzo (v. grafico):
L'occupazione delle famiglie è crollata di 683.000 unità. È, tuttavia, molto volatile. Il rapporto occupazione/popolazione, visto come una misura della capacità di un’economia di creare occupazione, è sceso al minimo di un anno del 60,1% dal 60,4% di novembre.
L’economia negli Stati Uniti continua a sorprendere gli operatori di mercato e gli economisti, tuttavia, nel 2023 sono stati aggiunti solo 2,7 milioni di posti di lavoro in netto calo rispetto ai 4,8 milioni di posto di lavoro creati nel 2022.
La retribuzione oraria media è aumentata dello 0,4% a dicembre, eguagliando l'aumento del mese precedente. Ciò ha portato l’aumento dei salari su base annua al 4,1% dal 4,0% di novembre. La crescita dei salari è ben al di sopra della media pre-pandemia e dell’intervallo del 3-3,5% che la maggior parte dei membri della FED considera coerente con l’obiettivo di inflazione del 2% (v. grafico):
Ciò ha indotto gli operatori di mercato a mettere in discussione le loro aspettative riguardo alla politica monetaria della Federal Reserve e ai tempi dei tagli dei tassi quest'anno. I mercati finanziari hanno inizialmente ridotto le probabilità di un taglio dei tassi di marzo a circa il 53%, ma in seguito le hanno aumentate a circa il 65% quando gli operatori hanno digerito il rapporto contrastante sull'occupazione. L'attenzione ora si sposta sul rapporto sull'inflazione al consumo di dicembre, la cui pubblicazione è prevista per giovedì prossimo.
Come potete notare le oscillazioni sono, de facto, molto volatili mentre gli operatori dei mercati dovrebbero concentrarsi non sui singoli dati, ma sul discorso del Presidente della FED Powell che ha tenuto nella conferenza stampa dell'ultima riunione del FOMC e sulle proiezioni attraverso il dot plot.
Andiamo a vedere nello specifico lo scenario che si è presentato nel fine settimana appena trascorso sulle probabilità dei tagli sui tassi d’interesse nel 2024:
Lo strumento FedWatch del CME Group mostra come i mercati, per la prima riunione del 2024 in programma il 31 gennaio, iniziano a prezzare una modesta probabilità del 6,2% di uno sconto di 25 bps contro il 17,6% di fine anno. In buona sostanza se non intervengono fattori eclatanti da qui alla fine del mese, la FED non taglierà i tassi (v. grafico):
Per la riunione del 20 marzo, come detto in precedenza, scende al 62,3% la probabilità di un taglio di 25 bps da parte degli investitori rispetto al 73,4% di fine anno. Mentre riprende fiato al 33,8% la probabilità che anche a marzo i tassi rimangano fermi (v. grafico):
Torna ad abbassarsi la forchetta del taglio dei tassi per la riunione del 12 giugno, con le probabilità che si arrivi ad aver tagliato 75 bps dal 67,8% di fine anno all’attuale 47,2%, mentre salgono le probabilità che si arrivi ad aver tagliato 50 bps dal 10,5% di fine anno all’attuale 40,6% (v. grafico):
Infine, per l’ultima riunione del 2024 il balletto delle previsioni rimane stabile per un taglio totale di 1 punto e mezzo percentuale o 150 bps con una probabilità del 36,3% mentre riprende quota al 28,6% la probabilità di un taglio totale di 125 bps dal 13,1% di fine anno (v. grafico):
E veniamo ai numeri dei rendimenti dei Treasury dai nuovi minimi di fine anno, rimbalzano in questo inizio grazie ai dati macro contrastanti pubblicati nel corso della settimana passata, dei quali abbiamo ampiamente scritto in precedenza. Nello specifico, la scadenza corta del 2 anni passa dal 4,25% con cui ha chiuso il 2023 al 4,383% di venerdì scorso. Recupero più corposo per il Treasury 10Y che chiude l’anno 2023 al 3,866% per salire sopra il 4% chiudendo la settimana al 4,05%. Infine anche il rendimento del 30Y che chiude l’anno al 4,019% per rimbalzare lo scorso venerdì fino al 4,205% Lo spread 2Y-10Y si riduce ulteriormente portandosi a 33 bps (v. grafici):
I tassi reali, al netto dell’attuale tasso di inflazione, a dicembre era del 1,675% mentre a gennaio è salito al 2,22% (v. grafico FED di S.Louis):
Analisi grafica dell’indice di riferimento di una parte delle nostre operazioni, il NASDAQ100. Pullback dei grandi titoli tecnologici nella prima settimana del 2024. Molti dei grandi nomi della tecnologia che hanno spinto il mercato al rialzo nel 2023 hanno vacillato all’inizio del nuovo anno con le quotazioni di Apple crollate del 5,9% nella settimana corta dalle festività, colpite da un downgrade da parte degli analisti di Barclays. Amazon.com sono scese del 4,4%, anche Tesla sono scese del 4,4% e le azioni di Classe A di Alphabet sono scese del 2,8%. Del resto era anche prevedibile visto che i cosiddetti ‘Magnificent Seven’ che includono anche Meta Platforms, Microsoft e Nvidia, hanno rappresentato oltre il 60% del rendimento totale dell'S&P500, dividendi compresi, nel 2023. Tuttavia la perdita del 3% su un eccezionale guadagno del 53,81% nel 2023 è ben poca cosa, anche se si è sviluppata abbastanza violentemente nei primi tre giorni dell’anno, ma di positivo notiamo che il valore dell’RSI si è portato a 48 ed i prezzi si sono avvicinati al primo serio supporto in area 16150 costituito dal ritracciamento del 27,2% di onda 1 di (5). I dati macro contrastanti usciti venerdì scorso non hanno influito sul trend, anzi sono lievemente rimbalzati, ed ora attendiamo i dati sull’inflazione di giovedì per vedere che direzione intendano prendere gli indici azionari. Graficamente notiamo che, nel caso di perdita del primo supporto, ne troviamo un altro ben più importante in area 15800/750, mentre al rialzo nuovamente l’area 16750 prima di un nuovo massimo storico. La prima settimana del 2024 si è chiusa a 16305.98 con una perdita del – 3,09% rispetto all’ultima giornata del 2023.
A differenza del Nasdaq100, l’indice maggiore S&P500 riduce la perdita settimanale ad un modesto punto e mezzo percentuale dopo aver guadagnato il 16,80% durante il vertiginoso rally da fine ottobre 2023. Come riportato su queste colonne lo scorso lunedì, un pullback era pronosticabile e, aggiungiamo noi, anche salutare. La fase rialzista è stata molto forte con il valore dell’RSI costantemente sopra i 70 con punte di 82. Ora siamo ritornati ad un più confortevole 55 e non è detto che la correzione possa rivelarsi più profonda, alla fin fine non siamo neanche a metà strada tra il massimo relativo a 4793.30 e il primo supporto in area 4600 costituito dal ritracciamento del 27,2% di onda 1 di (5). Nonostante ciò, l’indicatore di protezione dai ribassi più seguito, il Cboe Volatility Index (VIX), viene scambiato a 1,5 punti dal minimo di quattro anni toccato alla fine del 2023 a 11.81, segno che gli investitori rimangono ottimisti. Anche l’indice della ‘paura’, lo skew del CBOE sull’S&P500 – un indicatore del mercato delle opzioni per la domanda relativa di contratti call al rialzo rispetto a contratti put al ribasso – è salito di soli 5 punti rispetto al livello più basso registrato alla fine di ottobre scorso a 128,21. Pertanto a livello grafico abbiamo già detto del possibile primo livello serio di supporto mentre al rialzo, ovviamente, il superamento del precedente massimo relativo. Un ulteriore test potrebbe arrivare questa settimana, quando giovedì verrà pubblicato l’attesissimo rapporto sui prezzi al consumo e ricordiamo che a giorni inizierà la stagione delle trimestrali economiche societarie. La prima settimana del 2024 si è chiusa a 4697.23 con una perdita del – 1,52% rispetto all’ultima giornata del 2023.
Sull’indice delle blue-chip, il DOW JONES, addirittura nel primo giorno borsistico dell’anno notiamo una limatura del precedente massimo storico di 6 punti che porta il record a 37790.08 punti per poi lateralizzare nei giorni seguenti, perdendo appena lo 0,60% rispetto alla chiusura dell’ultimo giorno borsistico del 2023, riuscendo a far scendere il livello di RSI appena sotto la zona di ipercomprato a 68. Al rialzo la resistenza in area 37750 (estensione del 127,2% di onda 3 dal minimo di onda 4) sta facendo il suo dovere e l’eventuale superamento di tale area proietterebbe i prezzi verso la prossima resistenza posta in area 38200 (estensione del 138,2% di onda 3 dal minimo di onda 4). Viceversa, nel caso di correzione, troviamo il primo supporto in area 37000 e successivamente un serio supporto in area 36300 costituito dal ritracciamento del 27,2% di onda 5. Vedremo dopo i dati macro di giovedì. La prima settimana del 2024 si è chiusa a 37466.12 con una perdita del – 0,60% rispetto all’ultima giornata del 2023.
ORO INDEX
Dopo aver registrato tre settimane rialziste consecutive alla fine del 2023, l'Oro ha iniziato il nuovo anno in lieve correzione fino a lambire il supporto in area 2030 $/oz. per poi recuperare la soglia dei 2050 $/oz. nell’ultima giorno della settimana borsistica. Ciò si è verificato a causa dei dati macro contrastanti pubblicati nel corso della settimana. I dati mensili pubblicati dal Bureau of Labor Statistics degli Stati Uniti hanno mostrato venerdì scorso che i salari non agricoli (NFP) sono aumentati di 216.000 unità nel mese di dicembre, superando le aspettative del mercato che prevedevano un aumento di 170.000, ma il dato preoccupante è che le due precedenti letture sono state riviste al ribasso per un totale di 71.000 che in parte hanno bilanciato questo aumento, ma gettano ombre sulla effettiva capacità del mese di dicembre. Il tasso di disoccupazione è rimasto stabile al 3,7% nello stesso periodo, ma il tasso di partecipazione alla forza lavoro è sceso al 62,5% dal 62,8% di novembre il che riflette il rischio di una ripresa dell’inflazione salariale. Di contro il dato delle PMI nel settore servizi a cura dell’ISM hanno riportato un dato in discesa a 50,6 punti a dicembre dai 52,7 di novembre ha fatto recuperare parte delle perdite subite qualche ora prima.
Per questa settimana, il calendario economico non offre alcuna pubblicazione di dati di alto livello nella prima metà, mentre per giovedì è prevista la pubblicazione dei dati sull’indice dei prezzi al consumo (CPI) di dicembre. Si prevede che l'indice dei prezzi al consumo ‘core’, che esclude la volatilità dei prezzi alimentari ed energetici, aumenterà dello 0,3% su base mensile per eguagliare l'aumento di novembre. Un indice mensile dei prezzi al consumo ‘core’ pari o superiore allo 0,5% potrebbe alimentare un altro rialzo dei rendimenti statunitensi e pesare sui prezzi dell’Oro. Viceversa, un dato più debole del previsto potrebbe ravvivare le aspettative per una svolta della politica della FED con un primo taglio dei tassi previsto per marzo.
Infine nella giornata di venerdì, i dati sull'indice dei prezzi al consumo provenienti dalla Cina, il più grande richiedente mondiale di Oro, saranno osservati da vicino anche dagli investitori. A novembre l’IPC mensile è diminuito dello 0,5%. Un altro dato negativo potrebbe evidenziare la mancanza di slancio nella spesa dei consumatori e danneggiare le quotazioni del metallo giallo.
Prospettive tecniche dell’Oro
Le quotazioni dell’Oro devono riuscire a superare e soprattutto consolidare sopra l’area di resistenza a 2060 $/oz. Una volta confermato tale livello come supporto, le quotazioni potrebbero testare nuovamente l'area del massimo storico a 2150 $/oz. Di contro il supporto in area 2030 $/oz. sembra tenere abbastanza bene, altrimenti oltre alla soglia psicologica dei 2000 $/oz., troviamo un forte supporto in area 1980 $/oz. coincidente con la M.M. semplice a 200 periodi sul grafico daily.
Passando agli altri due metalli preziosi che seguiamo nel nostro Portafoglio, inizio anno all’insegna del ribasso per i prezzi del Platino che, in qualche modo, sono riusciti a non superare il supporto in area 960 $/oz. (venerdì scorso solo in intraday) coincidente con la M.M. a 200 periodi. Il piccolo recupero in chiusura di ottava potrebbe essere di auspicio per un rimbalzo più corposo.
In discesa anche le quotazioni dell’Argento, che continua nella lateralizzazione tra le aree 25 e 22,5 $/oz. con un picco minimo a 20 $/oz. e due picchi massimi intorno a 26,4 $/oz. L’inizio dell’anno vede le quotazioni perdere l’area 24 $/oz. scendendo anche sotto la M.M. semplice a 200 periodi. La cosa positiva, se così possiamo definirla, è che il supporto in area 23 $/oz. ha tenuto. Magra consolazione.
La quotazione dell’Oro si è chiusa a 2049.80 $/oz. con una perdita da fine anno del – 1,45%. La settimana della commodity in modalità spot si è chiusa a 2045.61 $/oz. Di seguito il grafico weekly dell’ORO FUTURES FEBBRAIO 2024:
POLITICA USA
Il 2024 per il Congresso si apre con la necessità di trovare ed approvare un accordo sulla spesa pubblica in circa due settimane per evitare uno shutdown parziale del governo. Tra le questioni sul tavolo, anche l’aiuto d’emergenza per l’Ucraina ed Israele. Venerdì scorso la direttrice dell’ufficio di gestione e bilancio della Casa Bianca, Shalanda Young, in merito alla possibilità di raggiungimento di un accordo per evitare un parziale shutdown, ha spiegato che non si direbbe pessimista, “ma non sono ottimista”. Young, facendo riferimento ad un viaggio della scorsa settimana di alcuni repubblicani della Camera al confine tra USA e Messico e a commenti di alcuni parlamentari, ha detto di essere preoccupata dal fatto che i repubblicani della Camera siano diretti verso uno ‘shutdown’. Young ha esortato i repubblicani della Camera a raggiungere un accordo sulla sicurezza delle frontiere e le riforme politiche, inoltre ha chiesto al Congresso di approvare ulteriori fondi per l’Ucraina. Tra i senatori nei giorni scorsi ci sono stati incontri per discutere di immigrazione; i repubblicani chiedono leggi più stringenti come condizione per appoggiare il pacchetto di sicurezza dei dem per Ucraina, Israele e Taiwan. Il Wall Street Journal nel fine settimana riportava che i negoziatori stanno discutendo di cambiamenti che renderebbero più facile per i funzionari dell’immigrazione statunitensi respingere rapidamente i migranti che chiedono asilo, limitando al contempo il numero di persone che potrebbero beneficiare di tale protezione.
Due le date “segnate” in calendario. Quella del 19 gennaio, quando scadranno gli stanziamenti per alcune agenzie federali e potrebbe esserci un parziale shutdown, e quella del 2 febbraio, quando potrebbero scadere i fondi per altre agenzie governative.
Secondo quanto riportato giovedì dai media, lo speaker della Camera Mike Johnson (repubblicano) ed il leader della maggioranza al Senato Chuck Schumer (democratico) si starebbero avvicinando ad un accordo sui livelli di finanziamento complessivi per il governo. Un accordo non porterebbe, a prescindere, ad evitare uno ‘shutdown’, in quanto il Congresso dovrebbe approvare i disegni di legge di finanziamento o una misura temporanea per estendere i finanziamenti ed evitare lo ‘shutdown’. Ottimista mercoledì scorso il tono di Schumer in merito alla possibilità di evitare uno ‘shutdown’ e di raggiungere un accordo sui livelli di finanziamento: “Sono fiducioso che potremo trovare un accordo sul bilancio presto e sono fiducioso che potremo evitare questo ‘shutdown’”.
Sempre mercoledì scorso, la senatrice indipendente Kyrsten Sinema ha detto che i negoziatori del Senato si stanno avvicinando ad un accordo bipartisan sulla sicurezza dei confini ed ha anche aggiunto: “Abbiamo ancora molto lavoro tecnico da fare”.
POLITICA USA – CINA
La CINA ha deciso di imporre sanzioni a cinque aziende del settore della difesa statunitensi. Ad annunciarlo ieri, domenica, è stato il ministero degli affari esteri cinese. Si tratterebbe di una scelta presa in risposta alla vendita di armi statunitensi a Taiwan e a sanzioni degli USA nei confronti di entità cinesi. Le misure prese da Pechino – come riporta il tabloid cinese Global Times – includono il congelamento di beni mobili ed immobili ed altre proprietà detenute in CINA, il divieto per organizzazioni ed individui in CINA di intraprendere con queste aziende transazioni, cooperazione ed altre attività.
In particolare, le aziende oggetto di sanzioni sono BAE Systems Land and Armament, Alliant Techsystems Operation, AeroVironment, ViaSat e Data Link Solutions.
Il ministero degli esteri cinese in una dichiarazione di ieri ha affermato che la vendita di armi statunitensi a Taiwan e le “sanzioni unilaterali illegali” imposte dagli USA nei confronti di aziende ed individui cinesi danneggiano la sovranità e gli interessi di sicurezza della CINA, minano pace e stabilità nello stretto di Taiwan e violano i diritti e gli interessi delle aziende e degli individui cinesi.
POLITICA DELLA FED
La scorsa settimana sono stati pubblicati i verbali relativi al meeting del FOMC del 12-13 dicembre. Dal documento emerge come crescente la sensazione di un’inflazione sotto controllo, ma ad essere crescente è anche la preoccupazione circa i rischi per l’economia legati ad una politica monetaria eccessivamente restrittiva. Secondo i verbali, per la prima volta da giugno 2022, i decisori politici non hanno indicato l’inflazione con l’espressione “inaccettabilmente alta” ed hanno spiegato perché sentono che l’inflazione continuerà a calare.
Tra i rischi indicati da diversi partecipanti, l’idea che la banca centrale abbia già ottenuto di tutto l’aiuto che ci si potesse aspettare dal miglioramento delle catene di approvvigionamento per far calare l’inflazione, con una politica monetaria rigida ancora necessaria per frenare la domanda e nuovi rischi geopolitici che potrebbero provocare uno stallo dei progressi dell’inflazione. Alcuni funzionari della FED hanno anche osservato la possibilità di dover presto avere a che fare con un “compromesso” tra i due obiettivi della banca centrale statunitense, ovvero il controllo dell’inflazione ed il mantenimento di tassi elevati di occupazione. Nei verbali viene riportato come diversi partecipanti hanno osservato che in caso di un ulteriore e sostanziale indebolimento della domanda di lavoro, il rischio è che il mercato del lavoro possa passare rapidamente da un graduale allentamento ad una più brusca riduzione delle condizioni.
Fiducia per un’economia che sembra sulla giusta strada per un atterraggio morbido, attenzione per ostacoli ancora presenti sulla strada. Questa la posizione espressa mercoledì scorso dal presidente della FED di Richmond Thomas Barkin, che ha parlato di tassi d’interesse ancora sul tavolo. Barkin ha detto: “Ora, tutti parlano del potenziale di un atterraggio morbido, in cui l’inflazione completa il suo viaggio di ritorno a livelli normali mentre l’economia rimane sana. E si può vedere l’argomentazione a favore di questo”. Barkin ha paragonato il lavoro della banca centrale statunitense a quello di un pilota che deve far atterrare un aereo, indicando quattro rischi. Ovvero, un’economia che potrebbe “rimanere senza carburante” e la crescita potrebbe invertirsi, eventi imprevisti, la possibilità di “avvicinarsi all’aeroporto sbagliato” in cui l’inflazione rimane sopra il target del 2%, ed infine il rischio di un “atterraggio ritardato”, in cui la domanda rimane inaspettatamente elevata aumentando l’inflazione. Facendo riferimento all’immagine dell’aereo, Barkin ha detto che “l’aeroporto è all’orizzonte”, sottolineando però le difficoltà del caso, legate anche a prospettive poco chiare. “È facile sovrasterzare e fare troppo o sottosterzare e fare troppo poco”. Il presidente della FED di Richmond ha poi evidenziato come non sia esclusa la possibilità di ulteriori rialzi dei tassi.
Venerdì scorso Thomas Barkin ha sottolineato come al momento l’inflazione sia ancora sopra al target della banca centrale, mentre la disoccupazione sia probabilmente pari o inferiore a livelli coerenti con la massima occupazione. Barkin ha detto che, allo stato attuale, pensa che il cosiddetto atterraggio morbido sia “sempre più ipotizzabile”.
DATI MACROECONOMICI
Il PMI S&P Global manifatturiero a dicembre è pari a quota 47,9 punti, rilevazione che si posiziona sotto al dato preliminare di 48,2 punti e che segna un calo rispetto al dato di novembre di 49,4 punti.
Il PMI manifatturiero rilasciato da ISM, invece, a dicembre si attesta a quota 47,4 punti andando oltre al consensus fissato a 47,1 punti e segnando una crescita rispetto ai 46,7 punti registrati a novembre.
L’indice di occupazione manifatturiera rilasciato da ISM passa dai 45,8 punti di novembre ai 48,1 punti di dicembre.
L’indice relativo ai nuovi ordini nel settore manifatturiero rilasciato da ISM, invece, cala dai 48,3 punti di novembre ai 47,1 punti di dicembre.
Il dato sui prezzi nel settore manifatturiero rilasciato da ISM a dicembre si attesta a quota 45,2 punti, registrando un calo rispetto ai 49,9 punti di novembre, un calo più marcato rispetto al consensus fissato a 47,5 punti.
Le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione nella settimana terminata il 30 dicembre sono state 202 mila, rilevazione inferiore al consensus di 216 mila e alle 220 mila richieste della settimana precedente (riviste da 218 mila). Il dato è rilasciato dall’U.S. Department of Labor.
Il PMI S&P Global relativo al settore dei servizi a dicembre si attesta a quota 51,4 punti, appena sopra al dato preliminare di 51,3 punti ed in crescita rispetto ai 50,8 punti di novembre.
Nel settore non-agricolo nel mese di dicembre sono stati creati 216 mila posti di lavoro, dato che segna una crescita rispetto ai 173 mila posti di lavoro creati a novembre (rivisti da 199 mila) e che si piazza sopra al consensus di 170 mila.
Nel settore non-agricolo privato, invece, i posti di lavoro creati a dicembre sono 164 mila, in rialzo rispetto ai 136 mila di novembre (rivisti da 150 mila) ed oltre il consensus di 130 mila. I dati sono rilasciati dall’U.S. Bureau of Labor Statistics.
Il tasso di disoccupazione a dicembre è al 3,7%, come a novembre ed appena sotto al consensus fissato al 3,8%. Il dato è rilasciato dall’U.S. Bureau of Labor Statistics.
Il salario orario medio a livello mensile a dicembre cresce dello 0,4%, come a novembre e segnando un rialzo appena superiore al +0,3% indicato dal consensus.
A livello annualizzato, la crescita di dicembre è del 4,1%, contro un +4,0% registrato a novembre ed un consensus del +3,9%. I dati sono rilasciati dall’U.S. Bureau of Labor Statistics.
Il tasso di partecipazione alla forza lavoro negli Stati Uniti è diminuito di 0,3 punti percentuali al 62,50% a dicembre, segnando il calo più grande da gennaio 2021. È il tasso più basso in 10 mesi poiché 845.000 persone hanno lasciato la forza lavoro.
Il PMI del settore dei servizi rilasciato da ISM a dicembre è pari a 50,6 punti, in calo rispetto ai 52,7 punti di novembre e sotto al consensus fissato a 52,6 punti.
L’indice relativo all’occupazione nel settore dei servizi rilasciato da ISM passa dai 50,7 punti di novembre ai 43,3 punti di dicembre.
Il dato sui nuovi ordini nel settore dei servizi, sempre rilasciato da ISM, a dicembre scende a 52,8 punti, dai 55,5 punti di novembre.
Il dato sui prezzi nel settore dei servizi, rilasciato da ISM, invece, passa dai 58,3 punti di novembre ai 57,4 punti di dicembre.
Gli ordini alle fabbriche su base mensile a novembre crescono del 2,6%, contro un consensus del +2,1% e dopo aver incassato un calo del 3,4% ad ottobre (rivisto da -3,6%). Il dato è rilasciato dall’U.S. Census Bureau.
PORTAFOGLI AZIONARI
Inizio anno con i mercati azionari al ribasso, soprattutto sui titoli tecnologici sui quali siamo completamente fuori ad eccezione di Starbucks che, comunque, difende la posizione. Per i nuovi abbonati chiariamo che il titolo biofarmaceutico Biomarin, sul quale abbiamo fatto in passato già diversi giri in profit, rappresenta una scommessa in attesa che la FdA americana conceda l’autorizzazione alla commercializzazione di alcuni importanti farmaci. Per quanto riguarda i nuovi acquisti che troverete nell’apposita sezione del Portafoglio, proviamo ad inserire gli ordini BUY limit su 2 titoli del Nasdaq100 ed uno sul mercato francese.
Quindi se il Portafoglio storico è stato, fortunatamente (?) in stand-by, le soddisfazioni arrivano dal portafoglio The Challenge che ha chiuso l’anno con la vendita a target del titolo REPLY (+ 20,47%) ed apre il 2024 con la vendita a target del titolo ENEL (+ 18,97%). Per quanto riguarda i nuovi acquisti, vista la natura conservativa di codesto Portafoglio, dobbiamo aspettare che i mercati scendano ancora un po', o quantomeno, che i titoli che monitoriamo scendano di prezzo per una qualsiasi ragione (v. prossime trimestrali economiche, news, ecc.). Infine, a voler ottimizzare troppo il livello di acquisto sugli ETF in modalità ‘short’, si rischia di perdere l’occasione per fare un giro ed è quello che è successo alla fine del 2023. Peccato.
Alla prossima.
FOCUS SU AZIONI
SYNOPSYS – Synopsys sarebbe vicina all’acquisizione di Ansys. A riportarlo è The Wall Street Journal che in un articolo di venerdì scorso riporta che tra le due aziende sono in corso trattive esclusive e potrebbe esserci un accordo già a metà settimana. Per l’acquisizione si parla di circa 35 miliardi di dollari, in un accordo azionario e in contanti. Synopsys sta discutendo di pagare circa 400 dollari per azione per Ansys. Le due aziende nel 2017 avevano annunciato una partnership per integrare le tecnologie di Ansys con alcune di Synopsys per aiutare i clienti delle due società che si sovrapponevano ad utilizzare in modo più efficiente i loro prodotti.
ALIBABA – Ant Group, società affiliata di Alibaba Group, secondo quanto riportato da Reuters, sta concludendo un accordo per l’acquisto della società di pagamenti olandese MultiSafepay, che fornisce servizi di acquisizione ed elaborazione dei pagamenti ad oltre 18 mila piccole e medie imprese e collabora con partner commerciali per offrire servizi aggiuntivi. Secondo una delle fonti a contatto con Reuters, si prevede che la transazione valuti MultiSafepay a circa 200 milioni di dollari. Alibaba detiene una partecipazione del 33% in Ant.
WALT DISNEY – Reuters riporta che Reliance Industries e Walt Disney hanno nominato degli studi legali ed avviato la due diligence antitrust per la loro prevista fusione nel settore dei media e dell’intrattenimento indiano. Si tratta di un segnale di avanzamento verso la fusione di Reliance Industries e Walt Disney che porterebbe alla costituzione di un colosso dell’intrattenimento in India, con la prima delle due aziende che dovrebbe avere una partecipazione di maggioranza nel nuovo ente.
PUBBLICAZIONE DELLE TRIMESTRALI ECONOMICHE SUI TITOLI DEL NASDAQ100 USCITI NELLA SCORSA SETTIMANA. ALTRE LE PUBBLICHEREMO NEL REPORT DELLA PROSSIMA SETTIMANA.
WALGREENS BOOTS ALLIANCE – 4,22%. La società gestisce una catena di negozi di farmacie negli Stati Uniti. Rappresenta la tua farmacia sotto casa, che vende farmaci da prescrizione e da banco anche via, posta, telefono e online, ha riportato un utile nel primo trimestre fiscale 2024 pari a 0,66 $/az. su un fatturato di 36,71 mld $. La stima degli analisti per gli utili era di 0,63 $/az. su un fatturato pari a 34,92 mld $. I ricavi sono cresciuti del 9,96% su base annua. La società ha detto che prevede utili per l’intero anno fiscale 2024 tra 3,20 e 3,50 $/az. L'attuale stima degli analisti per utili pari a 3,34 $/az.
L’A.D. della società, Tim Wentworth, ha dichiarato: "WBA ha fornito risultati fiscali per il primo trimestre in linea con le aspettative generali, riflettendo un lavoro disciplinato in un contesto difficile per i consumatori. Stiamo valutando tutte le opzioni strategiche per generare valore sostenibile a lungo termine per gli azionisti, concentrandoci su azioni rapide per ridimensionare correttamente i costi e aumentare il flusso di cassa, con un approccio equilibrato alle priorità di allocazione del capitale. Oggi annunciamo una riduzione del 48% nel pagamento dei dividendi trimestrali, pur mantenendo un rendimento competitivo. Siamo orgogliosi di essere un partner affidabile e indipendente, che fornisce assistenza sanitaria a milioni di persone. Inoltre, sfrutteremo la nostra presenza locale per interagire con i pazienti e aiutare anche i pagatori, i fornitori e le aziende farmaceutiche a ottenere risultati sanitari migliori a un costo accessibile. A livello contabile nel primo trimestre fiscale abbiamo riportato: vendite in aumento del 10,0% (8,7% su base valutaria costante) rispetto allo stesso trimestre del 2023 raggiungendo i 36,7 mld $; un utile operativo rettificato pari a 687 mln $, in calo del 33,0% su base valutaria costante che riflette le tendenze più deboli del mercato al dettaglio statunitense; un utile netto rettificato diminuito del 43,7% a 571 mln $ su base valutaria costante; un utile per azione rettificato diminuito del 43,7% a 0,66 $ su base valutaria costante. Il flusso di cassa operativo è stato negativo per 281 mln $, mentre il flusso netto di cassa è stato negativo per 788 mln $, con una diminuzione di 671 mln $ rispetto allo stesso trimestre del 2023, principalmente a causa della graduale riduzione del capitale circolante e dei minori utili. Le spese in conto capitale sono diminuite di 104 mln $ rispetto allo stesso trimestre del 2023. Infine i contanti, mezzi equivalenti e la liquidità vincolata al 30 novembre 2023 era pari a 846 mln $ rispetto ai 4,314 mld $ dello stesso trimestre 2023”.
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SEGNALI DI ENTRATA E DI USCITA DEL MODELLO QUANTITATIVO LOMBARD PER IL TRADING SULLE AZIONI NASDAQ TIME FRAME SETTIMANALE. I SEGNALI VENGONO GENERATI UNA VOLTA A SETTIMANA E PUBBLICATI SUL SITO IL LUNEDI MATTINA E VALEVOLI PER TUTTA LE SETTIMANA. IL REPORT SI COMPONE DI SEGNALI DI ACQUISTO PER NUOVE POSIZIONI E DI AGGIORNAMENTO PER I TITOLI GIA' PRESENTI IN PORTAFOGLIO.
ASTENERSI PRIMA DI AVERE COMPRESO CON ESATTEZZA IL PROFILO DI RISCHIO E LE CARATTERISTICHE TECNICHE DEL SERVIZIO CON LA LETTURA DELLE SPIEGAZIONI POSTE NELLA DICITURA "Il Portafoglio LombardReport": (clicca qui >>>)
CONSIGLIAMO DI SEGUIRE IN PAPER TRADING LE OPERAZIONI PER QUALCHE SETTIMANA PRIMA DI APPLICARLE.
ORDINI DI ACQUISTO NUOVE POSIZIONI DELLA SETTIMANA (08/01/2024)
APPLE | Azioni_nasdaq_weekly | US0378331005 | AAPL | Limit | 183 $ |
O'REILLY_AUTO | Azioni_nasdaq_weekly | US67103H1077 | ORLY | Limit | 915.85 $ |