UN GRANDE AUGURIO DI UN 2024 IN SALUTE ED A LIVELLO PROFESSIONALE A VOI TUTTI, SPERANDO CHE SIA PROLIFICO ALMENO QUANTO L’ANNO CHE CI LASCIA.
FINE ANNO ALL’INSEGNA DEL CONSOLIDAMENTO SUI MASSIMI, STORICI O RELATIVI, DEI MERCATI AZIONARI E OBBLIGAZIONARI, DOPO LA LUNGA CORSA EFFETTUATA DALLA FINE DI OTTOBRE SCORSO.
Ultime due settimane all’insegna del raggiungimento di nuovi massimi storici per gli indici del Nasdaq100 e del Dow Jones, massimo relativo per l’indice S&P500, che chiudono questo eccezionale anno consolidando su questi estremi.
Ad inizio anno chi pensava che il 2023 sarebbe stato un anno di successi eccezionali per gli indici azionari USA ?
Quasi nessun analista aveva previsto questa imponente ascesa, per non parlare di molti che vaticinavano rovina e tristezza causa tassi molto alti e sicura recessione economica come la stragrande maggioranza dagli strateghi delle banche di Wall Street. Invece, l’inflazione ha continuato a scendere, i consumatori hanno continuato a spendere e il tasso di disoccupazione è sceso al 3,4%, il livello più basso dal 1969.
Ma difficilmente avrebbero potuto sbagliarsi di più. Certo, tutte le storiche correlazioni tra gli indici sono saltate per aria e ciò già dal periodo post-Covid, ma non riuscire a prevedere il rosso dal nero è grave. Questa è la ragione per la quale non bisogna dare ascolto alla miriade di previsioni che ogni inizio anno illustri analisti ed economisti inondano i media ed i social solo per aggiungere dei consensi.
Andiamo ad analizzare i fatti.
La guerra tra Russia e Ucraina è entrata nel suo secondo anno e un attacco contro Israele da parte di Hamas ha lanciato una guerra in Medio Oriente. L’impatto sui mercati è stato limitato e i futures del greggio Brent hanno chiuso l’anno in ribasso del 10% a 77,04 $/b, il calo annuale più grande dal 2020. La Federal Reserve ha alzato i tassi di interesse al ritmo più rapido dagli anni ’80, una crisi bancaria regionale ha abbattuto la Silicon Valley Bank e colto di sorpresa numerose banche regionali. Alla Silicon Valley Bank, i depositi e il valore del suo portafoglio obbligazionario sono crollati drasticamente, innescando infine una corsa agli sportelli ed evocando ricordi della crisi finanziaria globale di oltre dieci anni fa. Eppure le azioni hanno continuato a salire.
L’indice S&P500 ha chiuso l’anno in rialzo del 24%, il Dow Jones Industrial Average è avanzato del 14% arrivando per la prima volta a quota 37.000 e ha stabilito sette chiusure record negli ultimi giorni del 2023. La mania per l’intelligenza artificiale e i grandi titoli tecnologici ha fatto impennare il Nasdaq100 del 53% ed il Nasdaq Composite del 43%, il suo anno migliore dal 2020.
Contemporaneamente, in una delle più grandi sorprese di tutte, i rendimenti obbligazionari più alti non si sono rivelati lo spauracchio che molti gestori finanziari temevano. Una storica disfatta obbligazionaria – che ha portato i rendimenti dei titoli del Tesoro a 10 anni al 5% in ottobre per la prima volta in 16 anni – ha innescato un periodo di volatilità azionaria, ma non ha ostacolato il rally a lungo, anzi i titoli azionari hanno trovato una seconda ventata di ottimismo quando i rendimenti obbligazionari sono scesi: il rendimento del Tesoro a 10 anni ha chiuso l’anno al 3,860%, mentre il rendimento del Tesoro a due anni ha registrato il suo calo annuale più grande dal 2020, attestandosi al 4,25%. E per non farsi mancare nulla a livello di correlazioni storiche che non esistono più, anche un torrente record di liquidità si è riversato nei fondi del mercato monetario registrandosi come un investimento alternativo più che soddisfacente dell’anno.
"Sono il primo ad ammettere che il mercato azionario ha superato le mie aspettative", ha affermato l'investitore veterano Leon Cooperman, fondatore di Omega Advisors. "Tuttavia, quando tutti sono dalla stessa parte della barca, è tempo di guardare dall'altra parte", affermando di non prevedere nel 2024 grandi guadagni delle azioni, in particolare tra i colossi tecnologici che hanno guidato gran parte del progresso dell’indice S&P500 nel 2023.
Steve Brown, chief investment officer di Guggenheim Investments, ha affermato che anche lui si aspettava una recessione nel 2023 ed è rimasto sorpreso da quanti americani non fossero particolarmente sensibili al ritmo vertiginoso degli aumenti dei tassi di interesse, aprendo i loro portafogli per qualsiasi cosa, dai biglietti per gli spettacoli, ai voli e ai ristoranti. Conseguentemente gli utili delle maggiori aziende americane hanno ricominciato a crescere dopo il calo del 2022. Inoltre durante la crisi delle banche regionali che ha lasciato gli investitori con il timore che qualcos’altro avrebbe sicuramente fatto irruzione nel sistema finanziario, la FED ha rapidamente rafforzato la fiducia affermando che i depositanti non avrebbero perso il denaro che avevano nascosto presso i finanziatori, arginando le corse agli sportelli ed evitando il rischio di una catastrofe più profonda. “E quando la FED inasprisce la politica così rapidamente, qualcosa si romperà. In effetti qualcosa si è rotto, ma l'hanno riparato molto rapidamente" ha affermato Steve Brown.
A dire il vero, molti investitori ritengono che sia prematuro dichiarare che la FED ha messo a segno un atterraggio morbido. Alcuni investitori prevedono una flessione per il prossimo anno, avvertendo che ci vuole tempo perché gli aumenti dei tassi si diffondano nell’economia. Negli ultimi 11 cicli di rialzo dei tassi della FED, le recessioni sono generalmente iniziate circa due anni dopo che la banca centrale ha iniziato ad aumentare i tassi di interesse, secondo gli analisti di Deutsche Bank.
Altri restano nervosi, ritenendo che sia troppo presto per dichiarare vittoria sull’inflazione. I futures sui tassi di interesse suggeriscono che i tassi scenderanno di oltre un punto percentuale entro la fine del 2024. Se la banca centrale dovrà tagliare i tassi a causa di una recessione, o se sarà in grado di scongiurare una recessione, rimane un punto di dibattito.
Alcuni strateghi avvertono che l’estremo ottimismo degli investitori sull’economia e sui mercati è di per sé motivo di preoccupazione. Ma gli investitori dovrebbero aver imparato qualcosa dal 2023: la difficoltà di fare previsioni accurate sulla prossima svolta del mercato.
A livello di titoli, pochi prevedevano che la mania per l’intelligenza artificiale avrebbe aiutato a spingere le azioni a nuovi livelli. L’entusiasmo ha spinto al rialzo i titoli tecnologici, contribuendo a mascherare le scarse performance in altri settori del mercato. Nvidia è più che triplicata portandosi in testa ai guadagni dell'S&P500. I Magnifici Sette hanno sostituito l’indice FANG (o FAANG) come soprannome preferito per i leader del mercato. Nvidia, Apple, Microsoft, Alphabet, Amazon.com, Tesla, Meta Platforms.
Collettivamente, le azioni conosciute come i Magnifici Sette: Apple, Microsoft, Alphabet, Amazon.com, Nvidia, Tesla e Meta Platforms, sono balzate del 75% nel 2023, lasciando nella polvere le altre 493 società dell’indice S&P500. (Queste sono aumentate di un più modesto 12%, mentre l’indice nel suo complesso è cresciuto del 24%). Ciò ha lasciato alcuni strateghi preoccupati per il ristretto rally e per le valutazioni imposte da tali titoli. Nvidia, ad esempio, viene scambiata a circa 25 volte gli utili previsti per i prossimi 12 mesi (non molto a dire la verità, ndr.), mentre l’S&P500 viene scambiato a circa 20 volte gli utili futuri, al di sopra delle sue medie storiche.
Secondo Goldman Sachs Global Investment Research, le azioni dei Magnificent Seven sono aumentate fino a rappresentare circa il 30% del valore di mercato dell’indice S&P500. "È un numero strabiliante per me quando penso a un indice che dovrebbe rappresentare un gruppo così ampio di società", ha affermato Ann Miletti, responsabile del settore azionario attivo presso Allspring Global Investments, riferendosi all'ampio divario di sovraperformance.
Gli investitori e gli strateghi hanno da tempo sollevato preoccupazioni riguardo alla concentrazione del mercato. Quando solo una manciata di azioni è responsabile della maggior parte dei guadagni del mercato, questo diventa più vulnerabile a una flessione se alcuni pesi massimi crollano. I Magnifici Sette hanno chiuso il 2022 in ribasso del 40%, perdendo 4,7 trilioni di dollari in valore di mercato combinato, mentre le restanti azioni dell’S&P500 sono scese del 12%.
Cosa si cela dietro i guadagni del blockbuster ?
L’entusiasmo per l’intelligenza artificiale ha preso d’assalto Wall Street, rafforzando le speranze che queste società possano generare profitti inaspettati in futuro. Inoltre, i forti dati macroeconomici, insieme all’allentamento dell’inflazione, hanno alimentato le scommesse sul fatto che i tassi di interesse hanno raggiunto il picco, fornendo ai titoli tecnologici un’ulteriore spinta.
Microsoft ha registrato un rally del 55% nel 2023, con le azioni che hanno raggiunto livelli record a novembre. Apple ha guadagnato il 52% e in giugno è diventata la prima azienda statunitense la cui valutazione ha superato i 3mila miliardi di dollari. Le azioni di Nvidia sono più che triplicate, spingendo il suo valore di mercato sopra i mille miliardi di dollari. Pochi altri titoli hanno tenuto il passo. Sebbene l’S&P500 sia solo all’1,02% rispetto al record di gennaio 2022, secondo Dow Jones Market Data solo il 23% dei titoli azionari nell’indice si trova entro il 10% dei massimi storici. Questo è inferiore alla media storica del 28%.
Alcuni analisti affermano di non aspettarsi che il dominio dei titoli tecnologici si estenda fino al prossimo anno, scommettendo invece che settori indeboliti come quello industriale, dei materiali e dei trasporti sovraperformeranno. Matt Orton, capo stratega del mercato presso Raymond James Investment Management, raccomanda agli investitori di aumentare le loro posizioni in small cap selettivi e nei mercati emergenti, che secondo lui potrebbero beneficiare del calo del dollaro e dei tassi di interesse più bassi.
Alcuni dei grandi titoli tecnologici non si sono ancora ripresi dalla batosta dello scorso anno. Amazon, Alphabet, Meta e Tesla vengono scambiate al di sotto dei livelli a cui hanno concluso il 2021.
Anche gli investitori appaiono cauti. Sebbene abbiano aggiunto 4,1 miliardi di dollari netti ai fondi comuni di investimento azionari e quotati incentrati sulla tecnologia fino a novembre di quest’anno, si tratta di circa la metà dei circa 7,9 miliardi di dollari che hanno raccolto nello stesso periodo del 2022, come mostrano i dati di Refinitiv Lipper (v. grafico):
Michael Rosen, chief investment officer di Angeles Investment Advisors, ha affermato che uno dei motivi per cui i titoli tecnologici sono tornati a crescere è che i tassi di interesse più elevati li hanno aiutati a guadagnare rendimenti in contanti per la prima volta da decenni. Ciò ha rafforzato i loro bilanci e li ha aiutati a produrre profitti più elevati. "I tassi di interesse non contano tanto quanto contano i profitti".
Nancy Tengler, amministratore delegato e chief investment officer di Laffer Tengler Investments, ha affermato che vale la pena pagare per i titoli tecnologici perché possono sovraperformare durante i periodi di tassi di interesse più elevati: "Tutti affermano che le valutazioni sono così costose, ma in realtà non lo sono. In un contesto economico in rallentamento, vuoi investire in società affidabili in quanto son queste che offrono risultati”.
I titoli tecnologici sembrano ancora costosi rispetto al mercato più ampio. Nvidia viene scambiato a 25 volte gli utili previsti per i prossimi 12 mesi, mentre il multiplo di Microsoft è 31 e quello di Apple è 30. In confronto, l'indice S&P500 viene scambiato a circa 20 volte gli utili futuri.
Le aspettative degli investitori e degli analisti sono alte anche per il 2024.
Iniziamo dai primi.
I fondi azionari statunitensi hanno attirato massicci afflussi nella settimana terminata il 27 dicembre, sostenuti dalle aspettative di tagli anticipati dei tassi da parte della Federal Reserve dopo che i dati hanno mostrato un ulteriore raffreddamento dell'inflazione a novembre.
Secondo i dati LSEG, durante la settimana gli investitori hanno acquistato fondi azionari statunitensi per un valore netto di 14,57 miliardi di dollari, segnando il più grande acquisto netto settimanale dal 14 giugno.
I dati sui consumi personali statunitensi di venerdì 22 dicembre hanno mostrato che i prezzi statunitensi sono scesi a novembre per la prima volta in più di 3 anni e mezzo, spingendo l’aumento annuo dell’inflazione ulteriormente al di sotto del 3%.
I fondi statunitensi a grande, piccola e multi-capitalizzazione hanno attirato rispettivamente 8,93 miliardi di dollari, 3,63 miliardi di dollari e 642 milioni di dollari, mentre i fondi a media capitalizzazione hanno registrato deflussi per 665 milioni di dollari.
Nel frattempo, i fondi azionari settoriali statunitensi hanno registrato deflussi per circa 1,19 miliardi di dollari, con beni di prima necessità e sanità che hanno registrato rispettivamente 924 milioni di dollari e 721 milioni di dollari di vendite nette.
I fondi obbligazionari, nel frattempo, hanno ricevuto afflussi marginali di 8 milioni di dollari dopo quattro settimane consecutive di deflussi. I fondi generali statunitensi a reddito fisso imponibili a livello nazionale e i fondi investment grade a breve/intermedio hanno registrato acquisti netti rispettivamente di 1,83 miliardi di dollari e 210 milioni di dollari. Nel frattempo, i fondi governativi e del Tesoro a breve/intermedio hanno subito deflussi per circa 1,92 miliardi di dollari.
I dati LSEG hanno anche mostrato che gli investitori statunitensi hanno acquistato fondi del mercato monetario per un valore di circa 9,68 miliardi di dollari dopo due settimane di vendite nette consecutive.
Passiamo ai secondi.
I forti guadagni del mercato azionario statunitense nel 2023 potrebbero fornire un impulso alle azioni il prossimo anno, se la storia può insegnarci. Venerdì scorso l'indice S&P500 ha chiuso l'anno con un guadagno annuo di poco superiore al 24%, avvicinandosi al proprio massimo record di due anni fa.
Gli strateghi di mercato che seguono le tendenze storiche affermano che una performance annuale così forte per le azioni si è spesso protratta nell’anno successivo, un fenomeno che attribuiscono a fattori quali lo slancio e i fondamentali solidi.
"Ciò a cui continuiamo a credere, sono solidi guadagni per il prossimo anno", ha affermato Adam Turnquist, capo stratega tecnico di LPL Financial. "Forse avremo un po' di sofferenza a breve termine, ma il guadagno a lungo termine è sicuramente in questo contesto quando guardiamo i dati."
Le azioni hanno guadagnato terreno nel 2023, con l’S&P500 in rialzo dell’11% solo nel quarto trimestre. Ciò potrebbe tradursi in forza nel nuovo anno.
I dati di LPL Research risalenti al 1950 hanno mostrato che gli anni successivi a un guadagno del 20% o più hanno visto l’indice S&P500 salire in media del 10%. Ciò si confronta con un rendimento annuo medio del 9,3%. Statisticamente tali anni sono anche più spesso positivi, con il mercato che chiude l’anno in rialzo nell’80% dei casi, contro il 73% complessivo.
“Lo slancio genera slancio”, ha detto Turnquist. “Credo anche che i temi in grado di far salire un mercato (almeno) del 20% siano in genere tendenze durevoli che persistono oltre un anno solare”.
LPL Research ha un target range di fine anno 2024 per l’S&P500, compreso tra 4.850 e 4.950, ma l’azienda vede un potenziale rialzo dell’indice superiore a 5.000 se i tassi di interesse più bassi supporteranno valutazioni più elevate, le aziende raggiungeranno una crescita degli utili a due cifre e l’economia statunitense eviterà la recessione.
Le speranze degli investitori in un atterraggio morbido dell'economia verranno messe alla prima prova venerdì prossimo, con la pubblicazione del rapporto mensile sull'occupazione negli Stati Uniti.
Ryan Detrick, capo stratega del mercato presso Carson Group, osserva che le azioni hanno registrato forti guadagni dopo il rimbalzo da forti ribassi. Dal 1950, ci sono state sei volte in cui l’indice S&P500 è rimbalzato almeno del 10% dopo essere sceso del 10% o più l’anno precedente. I dati di Detrick hanno dimostrato che ogni volta che il rimbalzo dell'indice è continuato per il secondo anno, si è avuto un rendimento medio dell'11,7%. Detrick ha sottolineato i dati come parte di un recente commento sul perché il 2024 “dovrebbe essere un anno positivo per i rialzisti”.
Il raggiungimento di un livello record potrebbe essere un altro segnale rialzista per le azioni. Dal 1928, ci sono stati 14 casi di divario di almeno un anno tra i massimi storici dell’S&P500, secondo Ed Clissold, capo stratega statunitense presso Ned Davis Research. Secondo Clissold, l’S&P500 ha continuato a salire in media del 14% all’anno dopo aver raggiunto un nuovo massimo, salendo 13 volte su 14.
Ulteriori test sulla forza del mercato arriveranno presto. Le società statunitensi inizieranno a pubblicare i risultati del quarto trimestre nelle prossime due settimane con gli investitori che anticipano un anno molto più forte in termini di crescita degli utili nel 2024 dopo un tiepido aumento del 3,1% negli utili del 2023, secondo le ultime stime LSEG.
Gli investitori attendono inoltre la conclusione del primo incontro di politica monetaria dell’anno della FED, il 31 gennaio, per capire se i politici del Comitato terranno fede alla svolta accomodante segnalata a fine dicembre, prevedendo tagli dei tassi tra i 75 ed i 100 punti base per il 2024.
In effetti, i segnali che l’economia sta iniziando a vacillare a seguito dei 525 punti base degli aumenti dei tassi della FED dal 2022 potrebbero ostacolare lo slancio delle azioni. Allo stesso modo, l’accelerazione dell’inflazione nel 2024 potrebbe ritardare i tagli dei tassi attesi, mettendo in pausa le speranze di un atterraggio morbido del mercato. "La storia è un'ottima guida, ma mai vangelo, e penso che dobbiamo riconoscerlo", ha affermato Sam Stovall, capo stratega degli investimenti presso CFRA.
Tuttavia, i dati di Stovall prefigurano un 2024 solido, compresa la storia degli anni delle elezioni presidenziali. Secondo Stovall, l’indice S&P500 ha guadagnato tutte le 14 volte nell’anno in cui un presidente ha cercato di essere rieletto, indipendentemente da chi vincesse. "Fondamentalmente, tutti gli indicatori che guardo indicano un anno positivo", ha detto Stovall.
Diamo uno sguardo ora alle statistiche del 2023 con previsione 2024 a cura della società Factset.
Nel 2023, l’S&P500 si è ripreso dal difficile contesto del 2022 che aveva visto un calo di oltre il 19% con picchi del 25% circa. Nel 2022 l’indice S&P500 ha registrato 122 giorni di negoziazione con oscillazioni superiori all'1% e il 2023 è terminato con circa la metà di quel numero (il 20 dicembre è stato l’ultimo giorno di forte oscillazione con il conteggio arrivato a 63), che è più in linea con la media decennale di 59.
I fattori chiave per i giorni di grande oscillazione sono stati la performance dei titoli tecnologici a grande capitalizzazione, le turbolenze bancarie e la battaglia sull’inflazione della FED. Questi fattori hanno plasmato la traiettoria dei rendimenti di mercato, dove i 10 giorni con le migliori performance hanno contribuito ad un aumento complessivo del 18,35% dell'indice, in contrasto con i 10 giorni con le performance più basse, che hanno visto un calo collettivo del 16,20% (v. grafico):
L'anno 2023 segna un ritorno alla normalità nella performance dell'S&P500, con 132 giorni positivi che prevalgono su 113 giorni negativi. Si tratta di un cambiamento notevole rispetto al 2022, che ha visto un'inversione con 144 giorni negativi e solo 108 positivi, accompagnati da un notevole 48% di giorni di negoziazione che hanno registrato oscillazioni superiori all'1%. Al contrario, il 26% dei giorni di negoziazione con oscillazioni superiori all’1% nel 2023 ha avvicinato la volatilità del mercato alla media decennale del 23% (v. grafico):
In linea con una tendenza decennale, nel 2023 l’indice S&P500 ha registrato la maggior parte della sua volatilità nel primo trimestre, con gennaio, febbraio e marzo che hanno rappresentato cumulativamente 29 giorni con movimenti di prezzo superiori all’1%. Il modello di maggiore attività nella prima parte dell’anno è stato accompagnato da un’estate più tranquilla, con luglio che non ha registrato giorni che hanno superato la soglia dell’1% e agosto solo cinque, supportando la tendenza stagionale di ridotta volatilità durante questo periodo. Tradizionalmente, la calma estiva può essere attribuita a volumi di scambi inferiori poiché i partecipanti al mercato si ritirano per le vacanze. Ottobre si è distinto ancora una volta con otto giorni di negoziazione significativi, sottolineando la tendenza storica degli aggiustamenti di mercato di fine anno e delle reazioni agli sviluppi fiscali e politici (v. grafico):
Le politiche sui tassi di interesse della Federal Reserve sono state una pietra miliare per i movimenti di mercato nel 2023. Il 6 gennaio l’indice ha avuto il giorno di maggior movimento. L'indice S&P500 è salito del 2,28%, reagendo positivamente ai segnali secondo cui gli aumenti dei tassi da parte della Federal Reserve stavano effettivamente raffreddando l'economia senza innescare una recessione. Tuttavia, il mercato ha anche risentito dei timori di un rialzo dei tassi; il 21 febbraio l'indice S&P 500 è sceso del 2,00%, segnando la peggiore performance dell'anno, in gran parte a causa dei timori per ulteriori aumenti dei tassi di interesse. Nel corso dell’anno, la politica della FED e le preoccupazioni sull’inflazione sono state fondamentali per il sentiment del mercato, influenzando sei dei 12 giorni più volatili. Gli aumenti proattivi dei tassi di interesse della Federal Reserve, avviati nel marzo 2022, hanno portato a una riduzione dell’inflazione CPI su base annua da un picco del 9,1% al 6,4% entro gennaio 2023, per poi scendere al 3,2% entro ottobre. Con l’inflazione che si avvicinava al target della FED, il ritmo dei rialzi dei tassi è rallentato, con il FOMC che ha adottato solo quattro aumenti da 25 punti base nel 2023 e ha sospeso ulteriori aumenti dopo luglio. Questa strategia indica l'approccio misurato della Fed nel moderare la politica per stabilizzare l'economia mitigando al tempo stesso le perturbazioni del mercato (v. grafico):
Il 27 aprile, l’indice S&P500 ha registrato il terzo movimento più grande dell’anno, salendo dell’1,96%, alimentato dai robusti utili delle grandi aziende tecnologiche. Meta ha guidato il rally, in rialzo del 14% in seguito alla pubblicazione di utili che hanno superato le aspettative, ulteriormente aiutato dai suoi investimenti strategici nell’intelligenza artificiale. Da inizio anno, i rendimenti dell’S&P 500 sono stati significativamente influenzati dalla performance dei “Magnifici 7” insieme a Eli Lily e Broadcom. I primi 10 gruppi d'élite, che comprendono Apple, Amazon, Alphabet, A&C, Nvidia, Meta Platforms, Microsoft, Tesla, Eli Lily e Broadcom, sono stati determinanti nel guidare i rendimenti dell'indice con un contributo totale del 17,17%. Un'analisi confronta aumento del 229%, contribuendo per il 2,77% al rendimento complessivo dell'indice S&P. L'anno di successo di Nvidia può essere in gran parte attribuito al business dei data center, che ha registrato una crescita esponenziale grazie alla domanda di infrastrutture IA avanzate (v. grafico):
Il secondo giorno peggiore dell'anno è stato il 9 marzo, quando l'indice S&P 500 ha subito una significativa svendita, perdendo l'1,85%. Questa flessione è stata in gran parte attribuita alle crescenti preoccupazioni sul valore dei portafogli obbligazionari delle banche statunitensi, esacerbate dall'annuncio di SVB Financial Group di un'offerta di azioni ordinarie da 1,75 miliardi di dollari e di un'offerta preferenziale convertibile da 500 milioni di dollari. Il settore finanziario ha affrontato un anno tumultuoso nel 2023 e ha recuperato il forte calo nel primo trimestre dell’anno, riflettendo le sfide del settore bancario in generale. Nonostante le difficoltà di inizio anno, il settore ha dimostrato resilienza, recuperando un aumento del 7,96% nella performance dei prezzi da inizio anno e un rialzo del 13,59% dalla fine di ottobre. La crisi bancaria, segnata dal collasso di numerose banche importanti, ha provocato un'onda d'urto nel settore. Le perdite nella criptovaluta, il calo dei portafogli obbligazionari e immobiliari commerciali e le significative corse agli sportelli hanno catalizzato la caduta di istituzioni come Silvergate Bank e Silicon Valley Bank, tra le altre. Le azioni decisive della Federal Reserve, tra cui la fornitura di prestiti di emergenza e la garanzia del recupero dei depositi, sono state determinanti nella stabilizzazione del settore finanziario durante la crisi bancaria del 2023 (v. grafico):
A cosa prestare attenzione nel 2024
Gli indicatori economici saranno fondamentali, soprattutto perché gli economisti prevedono che l'indice dei prezzi al consumo (CPI) negli Stati Uniti scenderà al 2,7% e il tasso obiettivo della Federal Reserve sarà al 4,50% entro la fine dell'anno. Questo calo dell’inflazione potrebbe avere un impatto significativo sulle dinamiche del mercato. Inoltre, la performance dei giganti tecnologici “Magnifici 7” sarà cruciale, con una stima di consenso che prevede un’impressionante crescita media dell’EPS del 27%. Il potenziale calo dei tassi di interesse può anche significare un anno più impegnativo per il settore finanziario, che tende a ottenere buoni risultati con tassi in aumento.
Passiamo ora ad analizzare il mercato monetario.
Come detto in precedenza, ora il mercato sconta uno scenario ancora più estremo rispetto alle nuove previsioni della FED, con i rendimenti che hanno continuato la loro discesa su tutta la curva con un piccolo rigurgito nella giornata di venerdì scorso. Ma andiamo a vederlo nel particolare questo scenario:
Lo strumento FedWatch del CME Group mostra come i mercati, per la prima riunione del 2024 in programma il 31 gennaio, iniziano a prezzare una modesta ma crescente probabilità del 16,5% di uno sconto di 25 bps contro il 14,5% di due venerdì fa (v. grafico):
Per la riunione del 20 marzo, rimane stabile al 72,8% la probabilità di un taglio di 25 bps da parte degli investitori rispetto al 75,6% di due venerdì fa. Fate conto che un mese fa le probabilità erano del 41,5% (v. grafico):
Si amplia sempre più la forchetta per i tagli dei tassi per la riunione del 12 giugno, con probabilità per un taglio di 75 bps che arriva al 66,8%, con il 17,3% di probabilità per il taglio maggiore (100 bps) (v. grafico):
Infine, per l’ultima riunione del 2024 il balletto delle previsioni si sposta verso tagli più aggressivi (forse troppo) rispetto a due venerdì fa. Quindi troviamo due picchi di probabilità (37,5%) per un taglio di 1 punto e mezzo di percentuale o 150 bps e del 34,2% di 175 bps, praticamente stabili rispetto a due venerdì fa (v. grafico):
E veniamo ai numeri dei rendimenti dei Treasury che nelle ultime due settimane hanno continuato a scendere fino a far registrare nuovi minimi relativi che riportano i valori a maggio 2023. Nello specifico, la scadenza corta del 2 anni ha fatto registrare mercoledì scorso un minimo al 4,231% per poi chiudere l’anno al 4,25%. Stessa cosa per il Treasury 10Y con un minimo di mercoledì scorso al 3,783% per poi rimbalzare un po' chiudendo l’anno al 3,866%. Infine anche il rendimento del 30Y tocca un minimo del 3,942% per poi chiudere l’anno al 4,019%. Lo spread 2Y-10Y si riduce nuovamente sotto i 40 bps (v. grafico):
I tassi reali, al netto dell’attuale tasso di inflazione, a dicembre era del 1,675% (v. grafico):
Analisi grafica dell’indice di riferimento di una parte delle nostre operazioni, il NASDAQ100. Ci eravamo lasciati 15 gg. dicendo che le quotazioni non avevano voluto superare il massimo storico a 16764.86 per un’inezia ! Bene, in questo lasso di tempo le quotazioni hanno infranto la barriera del precedente massimo guadagnando ulteriori 200 punti registrando un nuovo massimo storico a 16969.17 ripiegando poi, nell’ultima seduta dell’anno, a 16825.93 portando il guadagno annuale ad un eccezionale 53,81%. Come già detto in precedenza la parte del leone l’hanno fatto i ‘magnifici sette’ titoli, ma anche altri titoli meno capitalizzati hanno contribuito a codesta ascesa e tra i massimi storici troviamo anche Lululemon Athletica, Marriott International, Ross Stores, Analog Devices, Booking Holdings, Broadcom, Cadence Design, Costco Whlosale, Fastenal, Lam Research, Microchip, NXP Semiconductors, Paccar, Regeneron Pharma, T-Mobile, solo citando le più conosciute. Per il futuro ? Bella domanda ! Come abbiamo letto in precedenza gli analisti fanno a gara nel pubblicare previsioni di ogni tipo, purtroppo non è il nostro compito in quanto la sfera di cristallo si è rotta molto tempo fa e non ci rimane che seguire i mercati giornalmente. Graficamente notiamo al rialzo una resistenza in area 17300 [estensione del 61,8% dell’onda 5 di (3) partendo dal minimo di onda (4)] e, per il momento accontentiamoci di questo. Il valore dell’RSI è tornato appena sotto quota 70 e nulla osta che possa scendere ancora se l’indice consolidasse su questi livelli o, forse meglio, se si verificasse una leggera correzione in area 16500, senza bisogno di arrivare al primo vero supporto in area 16150, per ricaricare un po' la molla per raggiungere il target sopra indicato. Vedremo in settimana, anche in base agli importanti dati macroeconomici sul mercato del lavoro in uscita venerdì 5 gennaio. Il 2023 si è chiuso a 16825.93 con un eccezionale guadagno del + 53,81% anno su anno.
A differenza dell’indice tech, per quanto riguarda l’indice maggiore S&P500, notiamo subito che le quotazioni non sono riuscite ad arrivare al massimo storico a 4818, pur avendo superato la resistenza in area 4765 [estensione del 78,6% di onda (3) partendo dal minimo di onda (4)] ed in base alla chiusura dell’anno serve un ulteriore guadagno dell’1,03% per riuscire a registrare un nuovo massimo storico. Ovviamente basta una seduta per fare ciò, ma il valore dell’RSI continua ad essere costantemente sopra i 70 e, forse, c’è bisogno di qualche altro giorno di consolidamento su questi prezzi o una piccola correzione in area 4700 per poter poi raggiungere tale target. I dati macro in uscita in settimana sulle PMI manifatturiero e servizi e, soprattutto quelli sul mercato del lavoro, potranno dare un eventuale impulso rialzista. Su codesto indice le previsioni degli analisti per il 2024 recitano di un + 10,5% di utili societari il che, con i conti della serva, significa arrivare in area 5250 punti, altri più prudentemente si limitano a dare un target in area 5000 punti (+ 5,0% da oggi). Il 2023 si è chiuso a 4769.82 con un guadagno del + 24,23% anno su anno.
Graficamente onda 5 continua a rappresentare uno dei più bei rialzi dell’indice delle blue-chip. Il DOW JONES chiude l’anno a 37689.55 praticamente sul nuovo massimo storico registrato giovedì scorso a 37778.85. Il rialzo si è fermato proprio in coincidenza con la resistenza in area 37750 (estensione del 127,2% di onda 3 dal minimo di onda 4). Il livello di RSI continua a viaggiare in zona di ipercomprato a 76.5 ma proveniente da un eccezionale 86.86, del resto un rialzo con questo alto grado di pendenza difficilmente si trova sugli indici azionari e non. Quindi il prossimo livello al rialzo lo troviamo in area 38200 (estensione del 138,2% di onda 3 dal minimo di onda 4), nel caso di correzione troviamo il primo supporto in area 37000. Anche su questo indice aspettiamo di vedere se l’uscita dei dati macro in settimana riuscirà a dare ulteriore impulso verso il successivo target. Il 2023 si è chiuso a 37689.55 con un guadagno del + 13,70% anno su anno.
ORO INDEX
Venerdì 22 dicembre, superata all’insù la resistenza in area 2050/2060 $/oz., nelle sedute successive i prezzi dell’Oro si sono mantenuti sopra tale area con un picco intraday a ridosso della soglia dei 2100 $/oz., per poi chiudere l’ottava e l’anno 2023 a 2071,80 $/oz. registrando un più che buon rialzo annuale.
Dopo l’ultimo incontro politico dell’anno, la FED ha lasciato invariato il tasso di riferimento al 5,25%-5,5% e ha notato il costante miglioramento delle prospettive di inflazione. Nella conferenza stampa successiva alla riunione, il Presidente Jerome Powell ha affermato che sarebbe prematuro dichiarare vittoria contro l'inflazione, ma ha riconosciuto che si sta profilando la questione di quando sarebbe opportuno iniziare ad abbassare i tassi, affermando esplicitamente che: “I membri del Comitato stanno pensando quando sarà opportuno tagliare i tassi, rimanendo molto concentrati nel non commettere l’errore di mantenere i tassi troppo alti per troppo tempo”. Inoltre la FED è anche relativamente fiduciosa che gli Stati Uniti eviteranno una recessione. Nel terzo trimestre, il prodotto interno lordo (PIL) è cresciuto ad un impressionante tasso annuo del 5,2%. Poiché l’accumulo di scorte in quel periodo è stato il principale motore dell’espansione, non sorprenderà vedere un forte calo del tasso di crescita nella prima metà del 2024.
Pertanto, è probabile che il prezzo dell’Oro mantenga la sua modalità di consolidamento in vista del nuovo anno, mantenendosi in posizione più elevata, ma le prospettive di prezzo del metallo giallo per la prima metà del 2024 dipendono da tre scenari:
1. L’inflazione continua a diminuire costantemente, mentre il mercato del lavoro rimane in equilibrio e l’attività economica rimane relativamente sana, con il PIL in crescita tra l’1,5% e il 2% nel primo e nel secondo trimestre.
2. L'inflazione continua a diminuire costantemente, mentre il tasso di disoccupazione aumenta sensibilmente e l'economia americana registra tassi di espansione inferiori all'1% nel primo e nel secondo trimestre.
3. I progressi sull’inflazione si fermano, con il tasso dell’indice dei prezzi delle spese per consumi personali principali che si stabilizza vicino al 3%.
Nel primo scenario, la quotazione dell’Oro potrebbe spingersi più in alto, ma è probabile che il rialzo rimanga limitato prima che si formi un nuovo trend rialzista a lungo termine. Un forte mercato del lavoro, combinato con un’economia forte, dovrebbe consentire alla FED di adottare un approccio cauto nei confronti del cambiamento di politica economica e di limitare il calo del dollaro e dei rendimenti obbligazionari.
Anche il secondo scenario è rialzista per il prezzo dell’Oro, con il potenziale di registrare guadagni maggiori rispetto al primo scenario. Tuttavia, un’economia statunitense più debole potrebbe avere un impatto negativo su altre economie, in particolare sull’economia cinese, e danneggiare la domanda del metallo giallo.
Il terzo scenario è chiaramente ribassista per la quotazione dell’Oro. La priorità della FED è riportare l'inflazione al target del 2% e i politici probabilmente si asterranno dall'allentare prematuramente la politica, anche se il mercato del lavoro o l'economia non vanno bene. In questo caso, un rialzo del dollaro americano e dei rendimenti obbligazionari potrebbero pesare sulla commodity.
Incertezze
Geopolitica: la guerra Russia-Ucraina nel 2022 e il conflitto Israele-Hamas nel 2023 hanno dimostrato che l’Oro è ancora uno dei beni rifugio preferiti in tempi di incertezza. Un’ulteriore escalation e la diffusione del conflitto in Medio Oriente potrebbero far salire le quotazioni. Nel frattempo, un inasprimento della guerra tra Russia e Ucraina potrebbe avere un impatto simile.
Le elezioni presidenziali negli Stati Uniti: è difficile dire in che modo l'esito delle elezioni presidenziali e tutti gli sviluppi correlati potrebbero influenzare i mercati finanziari. Tuttavia, esiste una possibilità, quasi del 50%, secondo un sondaggio di Real Clear Politics condotto il 15 dicembre, che l’ex presidente Donald Trump possa essere rieletto. Se eletto, Trump cercherà di imporre una tariffa del 10% sulla maggior parte dei beni esteri e di eliminare gradualmente le importazioni cinesi di beni essenziali in un piano quadriennale. Tariffe più elevate potrebbero rendere più difficile il compito della FED di riportare l’inflazione all’obiettivo del 2%, mentre il peggioramento delle relazioni con la Cina potrebbe avere un impatto negativo sulle prospettive della domanda di Oro.
L’economia cinese: la Cina è il più grande consumatore di Oro al mondo. Grazie alla riapertura post-Covid, l’economia cinese ha ripreso slancio di crescita nel 2023. Dopo un’espansione annua del 6,3% nel secondo trimestre, il PIL è cresciuto del 4,9% nel terzo trimestre. Sul versante negativo, i recenti dati PMI e i dati relativi all’attività dei consumatori hanno mostrato segnali di rallentamento. In un'intervista esclusiva con Reuters, i consiglieri del governo cinese hanno affermato che i loro obiettivi di crescita per il 2024 sono compresi tra il 4,5% e il 5,5%. Nel frattempo, l’agenzia di rating Moody’s ha messo in guardia contro un declassamento del rating creditizio della Cina, abbassando l’outlook a negativo da “stabile” e citando “l’aumento dei rischi legati alla crescita economica a medio termine strutturalmente e persistentemente inferiore e al continuo ridimensionamento del settore immobiliare. "
Prospettive tecniche dell’Oro
Come detto in precedenza, le quotazioni dell’Oro devono affrontare una resistenza provvisoria a 2060 $/oz. Una volta confermato tale livello come supporto, le quotazioni potrebbero testare nuovamente l'area del massimo storico a 2150 $/oz. In questo scenario, gli acquirenti potrebbero cercare di registrare i profitti e rendere difficile per la commodity estendere il suo trend rialzista prima di apportare una correzione tecnica. Tuttavia, nel caso le quotazioni riescano a stabilizzarsi anche al di sopra di quest'area di resistenza, i prossimi obiettivi rialzisti si posizionerebbero prima in area 2200 poi in area 2440 $/oz. anche se ci vorranno probabilmente più di diversi mesi prima che le quotazioni raggiungano l’obiettivo finale.
Sul lato negativo, oltre alla soglia psicologica dei 2000 $/oz. troviamo un forte supporto in area 1980 $/oz. Se tale supporto dovesse venir meno, si potrebbe assistere ad un calo esteso prima verso l’area 1940 $/oz., poi in area 1840 $/oz. recente minimo dello scorso ottobre.
Passando agli altri due metalli preziosi che seguiamo nel nostro Portafoglio, finalmente i prezzi del Platino si sono scrollati di dosso la resistenza dell’area 960 $/oz. coincidente con la M.M. a 200 periodi, portandosi ad un massimo relativo di 1031 $/oz. fatto registrare giovedì scorso e chiudendo l’anno a 1005,5 $/oz. Con un valore di RSI a 65 è possibile che il rialzo prosegua anche nei primi giorni dell’anno.
Passiamo ora alle quotazioni dell’Argento, che rimangono sempre all’interno del canale rialzista di volatilità ma nella parte inferiore. Il grafico mostra un anno esatto di lateralizzazione tra le aree 25 e 22,5 $/oz. con un picco minimo a 20 $/oz. e due picchi massimi intorno a 26,4 $/oz. L’anno si chiude in area 24 $/oz. appena sopra la M.M. a 200 periodi. Vista la forte manipolazione della commodity è praticamente impossibile fare previsioni per il futuro, speriamo solo di vendere la nostra posizione in ETF intorno ai massimi del 2023 accontentandoci di un modesto guadagno.
La quotazione 2023 dell’Oro si è chiusa a 2071.80 $/oz. con un guadagno da inizio anno del + 13,21%. La settimana della commodity in modalità spot si è chiusa a 2062.94 $/oz. Di seguito il grafico weekly dell’ORO FUTURES FEBBRAIO 2024:
POLITICA USA
Al rientro dalla pausa per le festività fissato per l’8 gennaio, il Congresso dovrà mettersi al lavoro per rispettare alcune scadenze. In particolare, i parlamentari dovranno confrontarsi con le scadenze del 19 gennaio e del 2 febbraio per regolare la spesa pubblica fino a settembre. Sul tavolo ci sarà anche il pacchetto di aiuto d’emergenza per l’Ucraina ed Israele. In caso di mancata approvazione di una dozzina di disegni di legge di spesa per l’anno fiscale 2024, le agenzie governative dovrebbero far fronte ad uno ‘shutdown’.
Lo scorso sabato, dei procuratori statunitensi hanno esortato una corte d’appello federale a respingere la richiesta di Donald Trump secondo la quale lui non potrebbe affrontare accuse penali per aver cercato di ribaltare la sua sconfitta alle elezioni presidenziali del 2020. Come riporta Reuters, il procuratore speciale Jack Smith, che supervisiona l’accusa, spiega che nella Costituzione statunitense o nella tradizione giuridica americana nulla sostiene che gli ex presidenti godano di assoluta immunità per accuse penali riferite ad azioni intraprese durante il mandato. Smith sostiene che a chiarire il fatto che un ex presidente possa essere accusato per crimini commessi durante il suo mandato è la separazione dei poteri prevista dalla Costituzione e i precedenti legali.
L’ex presidente Donald Trump, in corsa alle primarie del Partito Repubblicano in vista dell’appuntamento elettorale del 2024, sta facendo appello contro la sentenza di un tribunale di grado inferiore che nega la sua richiesta di archiviazione delle accuse elettorali sulla base della sua richiesta di immunità. Stando a quanto affermato dai suoi avvocati lo scorso 23 dicembre, consentire che Trump sia accusato per una condotta legata alle sue responsabilità ufficiali minerebbe la presidenza. Il 9 gennaio un gruppo di tre giudici della Corte d’Appello degli Stati Uniti per il District of Columbia Circuit terrà una discussione sulla questione.
POLITICA DELLA FED
Andiamo indietro di qualche giorno per fare il punto sulle ultime dichiarazioni da parte di funzionari della banca centrale statunitense.
In seguito alla scelta del FOMC di mantenere fissi i tassi nel meeting di dicembre, con previsioni che hanno indicato un’attesa per tre tagli dei tassi nel 2024 ed in seguito al successivo forte rialzo di azioni ed obbligazioni, il presidente della FED di Chicago, Austan Goolsbee, lunedì 18 dicembre ha detto che il mercato potrebbe aver frainteso il messaggio della banca centrale.
Goolsbee in un’intervista ad un emittente televisiva ha allontanato l’idea che la FED stia programmando attivamente una serie di tagli dei tassi: “Non discutiamo di politiche specifiche, in modo speculativo, sul futuro. Votiamo su quella riunione”.
Lo stesso giorno, il presidente della FED di Cleveland, Loretta Mester, in un’intervista al Financial Times ha detto: “La prossima fase non è quando ridurre i tassi, anche se è lì che si trovano i mercati. Si tratta di capire quanto a lungo è necessario che la politica monetaria resti restrittiva per essere sicuri che l’inflazione sia su quel percorso duraturo e puntuale verso il 2%”. Secondo Mester i mercati si trovano un po’ più avanti.
Martedì 19 dicembre Goolsbee ha sottolineato la centralità della lotta all’inflazione nel determinare il prossimo anno eventuali riduzioni dei tassi di interesse da parte della FED. In un’intervista a Fox News, il presidente della FED di Chicago ha detto: “Se l’inflazione continua a scendere verso il target, allora il Comitato può riconsiderare quanto vuole essere restrittivo”.
Martedì 19 dicembre, il presidente della FED di Atlanta, Raphael Bostic, ha spiegato che nei prossimi sei mesi l’inflazione calerà in modo relativamente lento, per questa ragione non ci sarà l’urgenza di iniziare ad abbandonare la posizione restrittiva della banca centrale. La previsione di Bostic è che ci saranno due tagli dei tassi da un quarto di punto, probabilmente nella seconda metà dell’anno. Il presidente della FED di Atlanta ha anche sottolineato che l’inflazione è ancora troppo elevata e il percorso della politica della banca centrale dipende dal fatto che continui a rallentare.
Nella stessa settimana, il presidente della FED di San Francisco, Mary Daly, ha spiegato, come riportato dal The Wall Street Journal, che se l’inflazione continuerà il calo costante degli ultimi mesi, il tasso d’interesse di riferimento della FED sarà ancora piuttosto restrittivo anche tagliando i tassi tre volte l’anno prossimo. Daly ha anche evidenziato l’effetto di una politica restrittiva sul mercato del lavoro ed ha detto che quando il tasso di disoccupazione inizia a salire tende a crescere molto: “dobbiamo essere lungimiranti e assicurarci di non dare alle persone stabilità di prezzo ma togliendo posti di lavoro”. Secondo il presidente della FED di San Francisco ora la banca centrale deve prestare attenzione ad entrambi i lati del suo mandato: “C’è ancora lavoro da fare e, a questo punto, questo lavoro include non solo il concentrarsi sul portare l’inflazione al 2%, ma anche riconoscere che vogliamo continuare a fare questo delicatamente, con meno interruzioni al mercato del lavoro possibili”. Daly ha anche detto che è troppo presto per fare ipotesi rispetto a quali saranno i meeting in cui la FED potrebbe cambiare la propria posizione politica nel 2024. Il presidente della FED di San Francisco ha anche aggiunto che è possibile che l’inflazione mostri maggiori segnali di persistenza nei prossimi mesi e che le prospettive economiche possano cambiare in modo tale da portare la banca centrale a mantenere i tassi più alti più a lungo. Daly ha anche detto però che l’inflazione potrebbe scendere più velocemente o il mercato del lavoro potrebbe indebolirsi in modo più significativo di quanto fatto finora, giustificando una politica più accomodante.
DATI MACROECONOMICI
Il numero di case per le quali è iniziata la costruzione su base mensile segna una crescita del 14,8% passando dal dato di 1,359 milioni di ottobre (rivisto da 1,372 milioni) a quello di novembre di 1,56 milioni, contro un consensus fissato a 1,36 milioni. Il dato è rilasciato dall’U.S. Census Bureau.
Il dato preliminare di novembre sui permessi di costruzione, invece, segna un -2,5%. In particolare, ad ottobre i permessi di costruzione erano 1,498 milioni mentre il dato preliminare di novembre si attesta a quota 1,46 milioni, sotto al consensus fissato a 1,470 milioni. Il dato definitivo di novembre rilasciato il 22 dicembre, invece, è pari a 1,467 milioni. Il dato è rilasciato dall’U.S. Census Bureau.
Il dato sulla fiducia dei consumatori elaborato dal Conference Board per il mese di dicembre è pari a 110,7 punti, in crescita rispetto ai 101 punti di novembre (rivisti da 102 punti).
Nella settimana terminata il 16 dicembre, le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione sono state 205 mila (poi riviste a 206 mila), in leggero aumento rispetto alle 203 mila della settimana precedente (dato rivisto da 202 mila).
Nella settimana terminata il 23 dicembre, invece, le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione sono state 218 mila, in crescita rispetto alle 206 mila della settimana precedente (riviste da 205 mila) ed oltre il consensus fissato a 210 mila. Il dato è rilasciato dall’U.S. Department of Labor.
Nel terzo trimestre 2023 il PIL ha fatto segnare un +4,9%, pari al primo dato preliminare ma al di sotto del secondo del +5,2%. Nel trimestre precedente era stato registrato un +2,1%. Il dato è rilasciato dall’U.S. Bureau of Economic Analysis.
L’indice dei prezzi PIL nel terzo trimestre registra un +3,3%, crescita poco inferiore al +3,5% indicato dai due dati preliminari. Nel secondo trimestre 2023 era stato registrato un +1,7%. Il dato è rilasciato dall’U.S. Bureau of Economic Analysis.
Il Filadelfia Fed Manufacturing Index a dicembre è pari a -10,5 punti, dato inferiore al consensus fissato a -3,0 punti. A novembre era pari a -5,9 punti. Il dato è rilasciato dalla Federal Reserve Bank di Filadelfia.
Gli ordini di beni durevoli a livello mensile a novembre crescono del 5,4%. Ad ottobre era stata registrata una contrazione del 5,1% (rivista da -5,4%). Il dato è rilasciato dall’U.S. Census Bureau.
Gli ordini di beni strumentali non attinenti alla difesa esclusi gli aerei a livello mensile a novembre segnano un +0,8%, quindi andando oltre il consensus fissato a +0,2% e cambiando direzione rispetto al mese precedente quando era stato registrato un -0,6% (rivisto da -0,1%). Il dato è rilasciato dall’U.S. Census Bureau.
L’indice di prezzo delle spese per consumi personali core (che esclude il settore del cibo e dell’energia) a livello mensile a novembre cresce dello 0,1%, quasi in linea con il consensus del +0,2% e pari al rialzo registrato ad ottobre dello 0,1% (rivisto da +0,2%).
A livello annualizzato, a novembre è stato registrato un +3,2%, anche in questo caso quasi in linea con il consensus del +3,3%. Ad ottobre la crescita era stata del 3,4% (rivista da +3,5%). I dati sono rilasciati dall’U.S. Bureau of Economic Analysis.
Il reddito personale a livello mensile a novembre segna un +0,4% come indicato dal consensus. Ad ottobre la crescita era stata dello 0,3% (rivista da +0,2%). Il dato è rilasciato dall’U.S. Bureau of Economic Analysis.
La spesa personale a livello mensile a novembre cresce dello 0,2%. Ad ottobre era stato registrato un rialzo dello 0,1% (rivisto da +0,2%). Il dato è rilasciato dall’U.S. Bureau of Economic Analysis.
L’indice di fiducia dei consumatori elaborato dall’università del Michigan a dicembre tocca quota 69,7 punti, oltre il dato preliminare di 69,4 punti ed in decisa crescita rispetto ai 61,3 punti registrati a novembre. Quello di dicembre è il dato più elevato da luglio.
L’indice di prezzo delle case a livello mensile segna una crescita dello 0,3%, passando dal dato di 414,9 punti di settembre (rivisto da 414,8 punti) a quello di ottobre di 416,3 punti. Il dato è rilasciato dalla Federal Housing Finance Agency.
L’S&P/Case-Shiller Home Price Index rilasciato da Standard & Poor’s, che valuta le variazioni nel valore del mercato immobiliare residenziale in 20 regioni degli USA, a livello mensile ad ottobre segna un +0,1%, dopo il +0,2% di settembre.
A livello annualizzato, la crescita di ottobre è del 4,9%, superiore a quella di settembre del 3,9%.
Il dato preliminare di novembre relativo alla bilancia commerciale di beni è pari a -90,27 miliardi di dollari, contro un dato di ottobre di -89,56 miliardi. Il dato è rilasciato dall’U.S. Bureau of Economic Analysis.
Il dato sulle vendite immobiliari in corso (che misura il cambiamento nel numero di case con contratto di vendita, ma in attesa della transazione di chiusura, escludendo le nuove costruzioni) a livello mensile a novembre segna un +0,0%, contro un consensus del +1,0% ed un dato di ottobre di -1,2% (rivisto da -1,5%). Il dato è rilasciato dalla National Association of Realtors.
Il Chicago PMI scivola dai 55,8 punti registrati a novembre ai 46,9 punti di dicembre, segnando un calo più marcato di quello indicato dal consensus, fissato a 51,0 punti. Il dato è rilasciato da ISM-Chicago, Inc.
PORTAFOGLI AZIONARI
Con l’ultima operazione andata a buon fine, giovedì 28 dicembre, sul titolo CHARTER COMMUNICATIONS (+ 7,41%) si chiude l’operatività per quanto riguarda l’anno 2023 sui nostri Portafogli azionari.
Pertanto andiamo a vedere il consuntivo annuale per quanto riguarda la nostra operatività sui Portafogli azionari. Ovviamente riportiamo un semplice calcolo matematico operazione per operazione senza considerare la percentuale di guadagno sul capitale iniziale destinato e le commissioni di negoziazione, che sono dati puramente soggettivi. Non sono presenti scarti di prezzo sugli eseguiti rispetto a quelli segnalati nei Portafogli (slippage) in quanto tutti ordini “limit”.
Il Portafoglio Storico nell’insieme delle operazioni ha riportato 66 trades vincenti e 14 perdenti, per una percentuale di guadagno complessiva del 502,98% ed una perdita complessiva del 208,75% che porta ad un guadagno di quasi il 300%. La strategia che ha riportato i maggiori risultati positivi è stata quella del Nasdaq Weekly che ha riportato una percentuale dell’84% di operazioni vincenti, seguita a ruota dalla strategia Azioni Internazionali Storico con il 79,31% di operazioni vincenti. Infine anche la strategia Azioni Italia Storico ha riportato un’ottima percentuale di operazioni vincenti pari all’85,71% ma su una base di 7 operazioni totali.
Passando al Portafoglio “The Challenge” potevamo fare senz’altro di più, soprattutto nell’acquistare qualche altro lotto sui titoli in forte perdita per abbassare il prezzo di carico totale, ad eccezione di qualche titolo (v. JUST EAT TAKEAWAY) che ha stravolto i propri bilanci indebitandosi alle stelle nel post-Covid per poi essere costretti, causa il rialzo dei tassi, a svendere alcuni asset. Ovviamente ci vorranno anni per rimettersi in fase di galleggiamento se il nuovo ‘board’ sarà capace. Stessa cosa dicasi per FASTLY, ROKU e gli ETF con sottostanti i futures che, pur essendo a leva 1, non sono affatto correlati. Sicuramente meglio quelli con sottostanti titoli azionari su settori alternativi ad alta crescita.
Tornando al nostro consuntivo annuale per quanto riguarda l’operatività del Portafoglio, nel 2023 abbiamo chiuso 19 operazioni tutte a target con due a pareggio e una sola in lieve perdita e ci riferiamo proprio ad un ETF sul Crude Oil in modalità Short con il sottostante che, nonostante perdesse più del 20% dalla nostra data di acquisto, non siamo riusciti neanche a chiudere l’operazione a pareggio. Via per sempre da questi strumenti mangiasoldi. Da sottolineare che abbiamo conteggiato una perdita del 93,23% relativa al titolo AURORA CANNABIS che tuttora deteniamo in caso di un’improbabile, ma non impossibile, resurrezione delle quotazioni. Tanto perdere il 93 o il 100% non ci cambia certo la vita.
La percentuale di guadagno sul totale delle operazioni è stata pari al 384,4%, mentre la perdita complessiva è stata del 99,29%. Anche su questo Portafoglio il guadagno complessivo si è aggirato su poco meno del 300%.
Potete controllare il tutto nella sez. ‘Storico Trades’ di ogni Portafoglio incolonnando le operazioni come meglio credete. Noi abbiamo usato, ovviamente, la data di uscita.
Per il prosieguo, riporto qui una risposta data ad un nostro abbonato circa le nostre intenzioni di acquistare qualche nuovo ETF su indici (non futures), o incrementare quello detenuto sull’S&P500 in modalità Short vista l’impossibilità di operare sulla discesa dei mercati su altri strumenti che non siano i futures puri. Il nostro abbonato obiettava che le previsioni per il 2024 sono per una continuazione del rialzo degli indici azionari e quindi acquistare ora degli strumenti short non aveva senso. La mia risposta è che, tutto è vero quando e se accade. Leggo che nel 2024 le previsioni degli analisti sugli utili delle società dell’S&P500 dovrebbe salire di un ulteriore 10,5%, di contro leggo che, statisticamente, quando la FED inizia con i tagli sui tassi di interesse, gli indici azionari iniziano a scendere. Da umile pennivendolo, non avendo la sfera di cristallo (che si è rotta qualche anno fa J), vedo che i mercati sono molto tirati ed iniziare ad aprire qualche posizione al ribasso, IN MODALITA’ TRADING, non a copertura del Portafoglio che risulterebbe impossibile per vari fattori (cambio valuta, possesso di pochi titoli rispetto all’indice di riferimento, sottostanti di titoli azionari di ETF che non possediamo, ecc.), potrebbe essere vantaggioso per noi. Poi, felicissimo di sbagliarmi. In quel caso vorrà dire che i 40 titoli detenuti in Portafoglio andranno la maggior parte a target per la gioia di tutti noi e chissenefrega se perdiamo qualcosa in modalità short.
Alla prossima.
FOCUS SU AZIONI
APPLE – La società di Cupertino sta cercando strategicamente di aggirare il divieto di utilizzo dei suoi popolari modelli di orologi, appellandosi alla sentenza per violazione di brevetto che ha portato al divieto.
Cosa è successo ?
La strategia di Apple prevede lo sviluppo di un nuovo software, ora sottoposto a un’agenzia doganale statunitense, che potrebbe autorizzare la vendita di versioni non contraffatte dei dispositivi già dal 12 gennaio, parallelamente al ricorso in corso contro la decisione dell’ITC, secondo quanto riportato da Bloomberg.
La Commissione per il Commercio Internazionale (ITC) degli Stati Uniti ha decretato a ottobre che Apple ha violato i brevetti del produttore di dispositivi medici Masimo Corp., provocando una pausa nelle vendite dell’Apple Watch Series 9 e dell’Ultra 2.
Il divieto ha costretto i modelli di spicco Apple Watch Series 9 e Ultra 2 a uscire dal mercato statunitense durante le festività natalizie. Tuttavia, l’ottenimento della sospensione provvisoria ha consentito la vendita dei dispositivi nei negozi Apple statunitensi e online a partire da giovedì a mezzogiorno, ora del Pacifico.
Apple sta “lavorando disperatamente… per cercare di bloccare proceduralmente l’ITC ottenendo una sospensione da parte di qualcuno”, ha dichiarato Smith R. Brittingham IV, che dirige il settore delle controversie ITC presso Finnegan, Henderson, Farabow, Garrett & Dunner LLP.
Perché è importante ?
Dopo che la Casa Bianca ha rifiutato di intervenire, Apple ha deciso di appellarsi al divieto imposto dall’ITC a causa di una disputa sui brevetti. Il divieto è scaturito dalle accuse di Apple di aver violato due brevetti di tecnologia sanitaria di proprietà di Masimo Corp.
Il colosso di Cupertino ha presentato una petizione al Federal Circuit per riconsiderare il verdetto dell’ITC e revocare i suoi ordini. Il Circuito Federale ha temporaneamente bloccato il divieto e ha dato all’ITC tempo fino al 10 gennaio per rispondere alla richiesta di Apple di una sospensione che durerebbe per tutta la durata dell’appello.
PUBBLICAZIONE DELLE TRIMESTRALI ECONOMICHE SUI TITOLI DEL NASDAQ100 USCITI NELLA SCORSA SETTIMANA. ALTRE LE PUBBLICHEREMO NEL REPORT DELLA PROSSIMA SETTIMANA.
CINTAS + 1,25%. La società produce e vende uniformi di identità aziendale. Opera in quattro segmenti: noleggio uniformi e prodotti accessori, vendita diretta uniforme, pronto soccorso, servizi di sicurezza e protezione antincendio e servizi di gestione dei documenti, ha riportato utili nel secondo trimestre fiscale 2024 pari a 3,61 $/az. su ricavi per 2,38 mld $. La stima degli analisti per gli utili era pari a 3,48 $/az. su ricavi per 2,34 mld $. Il fatturato è cresciuto del 9,30% su base annua. La società ha alzato le previsioni per l’intero anno fiscale 2024 per gli utili tra 14,35 e 14,65 $/az. su ricavi tra 9,48 e 9,56 mld $ e l'attuale stima degli analisti per gli utili è pari a 14,35 $/az. su ricavi per 9,48 mld $.
Todd M. Schneider, Presidente e A.D. della società, ha dichiarato: "Siamo soddisfatti dei risultati finanziari del secondo trimestre fiscale 2024. Ciascuno dei nostri segmenti operativi continua a funzionare a un livello elevato, portando a una robusta crescita dei ricavi del 9,3%, elevato margine operativo del 21,0% e crescita degli utili del 15,7%. Questa solido lavoro è il risultato dell'eccezionale dedizione dei nostri dipendenti-partner. Che si tratti di immagine, sicurezza, pulizia o conformità, disponiamo di prodotti e servizi innovativi per aiutare le aziende in tutto il Nord America. Stiamo aumentando la nostra previsione finanziaria per l'intero anno fiscale. A livello contabile nel secondo trimestre fiscale abbiamo riportato: ricavi pari a 2,38 mld $ rispetto ai 2,17 mld $ del secondo trimestre 2022, con un incremento del 9,3%; un margine lordo pari a 1,14 mld $ rispetto a 1,02 mld $ del secondo trimestre 2022, con un aumento dell'11,6%; spese amministrative e di vendita aumentate di 64,4 mln $, ovvero dell’11,1%, rispetto allo stesso periodo del 2022; un utile operativo aumentato del 12,3% a 499,7 mln $ rispetto ai 444,9 mln $ del secondo trimestre del 2022; un reddito operativo come percentuale dei ricavi è stato del 21,0% rispetto al 20,5% del secondo trimestre del 2022; un utile netto pari a 374,6 mln $ rispetto ai 324,3 mln $ del secondo trimestre del 2022; un utile per azione pari a 3,61 $ rispetto ai 3,12 $ del secondo trimestre del 2022, con un incremento del 15,7%. La liquidità netta fornita dalle attività operative è stata pari a 729,631 mln $ rispetto ai 619,149 mln $ del secondo trimestre 2022 e il flusso netto di cassa è stato pari a 529,104 mln $ rispetto ai 472,745 mln $ del secondo trimestre 2022. Il 15 dicembre 2023 abbiamo pagato agli azionisti un dividendo in contanti trimestrale complessivo di 137,5 mln $, con un aumento del 17,1% rispetto all’importo pagato lo scorso dicembre. Infine abbiamo acquistato 658.202 azioni Cintas a un prezzo medio di 486,58 $/az., per un costo totale pari a 320,3 mln $.”
MICRON TECHNO – 1,33%. L'azienda è un produttore e distributore di memorie e storage DRAM, NAND Flash e NOR, sensori di immagine CMOS e altri componenti a semiconduttore, ha riportato una perdita nel primo trimestre fiscale 2023 pari a 0,95 $/az. su un fatturato di 4,73 mld $. La stima degli analisti era per una perdita di 0,97 $/az. su un fatturato pari a 4,60 mld $. I ricavi sono cresciuti del 15,69% su base annua. La società ha detto che prevede una perdita nel secondo trimestre fiscale 2024 tra 0,35 e 0,21 $/az. su un fatturato tra 5,10 e 5,50 mld $. L'attuale stima degli analisti è per una perdita pari a 0,65 $/az. su un fatturato di 4,97 mld $.
Sanjay Mehrotra, Presidente e CEO della società, ha affermato: "La solida esecuzione e determinazione dei prezzi di Micron hanno portato a risultati finanziari del primo trimestre fiscale migliori del previsto. Ci aspettiamo che i nostri fondamentali aziendali migliorino nel corso del 2024, con un TAM (mercato totale disponibile) del settore record previsto per il calendario 2025. La nostra memoria ad alta larghezza di banda, leader del settore per applicazioni di AI per data center illustra la forza della nostra tecnologia e della nostra gamma di prodotti e siamo ben posizionati per trarre vantaggio dalle immense opportunità che l’intelligenza artificiale sta alimentando nei mercati. A livello contabile nel primo trimestre fiscale 2024 abbiamo riportato: un fatturato pari a 4,73 mld $ rispetto a 4,01 mld $ del trimestre precedente e 4,09 mld $ dello stesso periodo del 2022; una perdita netta pari a 1,05 mld $, ovvero 0,95 $/az.; un margine lordo pari a 37 mln $ rispetto a 934 mln $ dello stesso trimetre 2022; spese operative pari a 992 mln $ rispetto a 999 mln $ dello stesso trimestre 2022. Il flusso di cassa operativo è stato pari a 1,40 mld $ rispetto a 943 mln $ dello stesso periodo del 2022, mentre il flusso netto di cassa è stato negativo di 333 mln $ dovuto ad investimenti netti di spese in conto capitale pari a 1,73 mld $. Abbiamo chiuso il trimestre con liquidità, investimenti negoziabili e liquidità vincolata pari a 9,84 mld $. Il 20 dicembre 2023, il nostro CdA ha dichiarato un dividendo trimestrale di 0,115 $/az. pagabile in contanti il 18 gennaio 2024, agli azionisti registrati alla chiusura delle attività il 2 gennaio 2024”.
PAYCHEX - INV%. La società è un fornitore americano di risorse umane, buste paga e servizi di outsourcing di benefit per le piccole e medie imprese, ha riportato utili nel secondo trimestre fiscale 2024 pari a 1,08 $/az. su ricavi per 1,26 mld $. La stima degli analisti per gli utili era pari a 1,07 $/az. su ricavi per 1,27 mld $. Il fatturato è cresciuto del 5,68% su base annua. La società ha dichiarato di aspettarsi utili per tutto l'anno fiscale 2024 tra 4,70 e 4,74 $/az. su ricavi tra 5,31 e 5,36 mld $. L'attuale stima degli analisti per gli utili è pari a 4,70 $/az. su ricavi per 5,33 mld $.
Il Presidente e A.D. della società, John Gibson, ha commentato: "Siamo soddisfatti dei nostri risultati nel secondo trimestre e la prima metà dell'anno fiscale 2024, con una crescita dei ricavi totali del 6% e della crescita dell'utile per azione del 10% nella prima metà dell’anno fiscale. Il contesto macroeconomico rimane stabile per le piccole e medie imprese, che continuano ad affrontare sfide sia in termini di costi che di accesso al capitale per la crescita, e di ricerca di talenti di qualità nell’attuale mercato del lavoro. Il nostro Small Business Employment Watch continua a mostrare moderazione sia nella crescita dell’occupazione che nell’inflazione dei salari. Continuiamo a vedere la domanda per la nostra tecnologia HCM (Human Capital management), soluzioni HR (Human Resources) e assicurative, mentre le aziende faticano a conformarsi alle crescenti normative e ad un panorama HR e un mercato del lavoro impegnativi. A livello contabile nel secondo trimestre fiscale abbiamo riportato: ricavi derivanti dai servizi sono aumentati a 1,26 mld $ con una crescita del 5% rispetto allo stesso periodo del 2022; un utile operativo cresciuto del 7% arrivando a 506,2 mln $; un margine operativo aumentato al 40,2% rispetto al 39,7% dello stesso periodo del 2022; spese totali aumentate del 5% a 751,7 mln $; un utile netto per azione aumentato del 9% a 1,08 $ rispetto a 0,99 $/az. dello stesso periodo del 2022. La nostra posizione finanziaria e la generazione di flussi di cassa sono rimaste solide durante la prima metà dell'anno fiscale. Al 30 novembre 2023 avevamo contanti, contanti vincolati e investimenti aziendali totali pari a 1,4 mld $. Prestiti a breve e lungo termine, al netto dei costi di emissione del debito, pari a 812,0 mln $. Il flusso di cassa derivante dalle operazioni è stato pari a 1,0 mld $ per il semestre. Infine abbiamo pagato ai nostri azionisti dividendi cumulativi pari a 1,78 $/az. per un costo totale di 642,1 mln $ e riacquistato 1,5 milioni di azioni ordinarie per un costo di 169,2 mln $”.
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SEGNALI DI ENTRATA E DI USCITA DEL MODELLO QUANTITATIVO LOMBARD PER IL TRADING SULLE AZIONI NASDAQ TIME FRAME SETTIMANALE. I SEGNALI VENGONO GENERATI UNA VOLTA A SETTIMANA E PUBBLICATI SUL SITO IL LUNEDI MATTINA E VALEVOLI PER TUTTA LE SETTIMANA. IL REPORT SI COMPONE DI SEGNALI DI ACQUISTO PER NUOVE POSIZIONI E DI AGGIORNAMENTO PER I TITOLI GIA' PRESENTI IN PORTAFOGLIO.
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