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La valuta del giorno – Il dollaro torna a essere super dollaro


Di nuovo forte e non solo sull’euro, con il timore che diventi ancor più forte. C’è un livello grafico ora da monitorare. I motivi alla base di un movimento inatteso solo pochi mesi fa.

Buy or sell

Dai massimi a oltre 1,12 di metà luglio agli attuali 1,056: il rapporto di cambio euro-dollaro sta agitando i mercati e rappresenta la sola fonte di gain sia nell’azionario sia nell’obbligazionario in Usd. Oltre che logicamente per chi opera con il Forex. Facciamo allora il punto su questa evoluzione forse imprevista all’inizio dell’estate.

Iniziamo dai riferimenti grafici. Quali le possibili evoluzioni?

La rottura al rialzo per il dollaro di 1,064 nella coppia Eur-Usd rappresenta un passo importante nel processo di rafforzamento sull’euro. Il livello ha fatto da barriera per otto giorni e poi non è riuscito a trattenere il vigore della divisa d’oltre Oceano. Occorre ora che si confermi il trend positivo nelle prossime sedute: quindi sotto 1,064

Se il dollaro ce la facesse a restare forte potrebbe tornare verso la pari con l’euro?

Perché non escluderlo? Da un punto di vista tecnico si dischiudono ora spazi di ulteriore consolidamento alla condizione qui sopra esposta ma se il movimento proseguisse rapidamente si aprirebbe una ferita per l’economia Usa e a un anno dalle elezioni presidenziali l’ipotesi appare poco probabile

Da cosa deriva tanta forza?

Dal fatto che probabilmente è più credibile una maggior restrittività della politica monetaria Usa rispetto a quella europea, fattore determinante al momento nel movimento a favore del dollaro

Di solito si guarda al Dollar Index per valutare meglio cosa sta succedendo. E allora cosa sta succedendo?

Il valore dell’Usd rispetto a un paniere di valute straniere del mondo occidentale (euro – yen – sterlina – dollaro canadese – corona svedese e franco svizzero), cioè il Dollar Index, è tornato ampiamente sopra 100, collocandosi quasi a 106. Graficamente sta muovendosi verso i massimi di settembre 2022 ma c’è una differenza rispetto ad allora: i margini di azione della Fed sui tassi appaiono oggi meno rilevanti

C’è addirittura chi ha ipotizzato un tasso Fed al 7%. In questo contesto è inevitabile che l’Usd corra!

L’Usd è ai massimi degli ultimi dieci mesi. Tutto è dipeso dalla aggressività delle parole di Powell, dimostratosi convinto di ulteriori possibili rialzi dei tassi. Ipotesi 7%? Sembra più una provocazione che una previsione

Chi ne soffre di più?

Certamente lo yen giapponese, ma bisogna considerare che la Banca centrale di Tokyo continua a difendere una politica monetaria ultra espansiva, in netto contrasto con quanto avviene sugli altri fronti occidentali

Tornando all’obbligazionario come si sta muovendo il future sul Treasury Usa a dieci anni?

Ha rivisto i minimi del 2006-2007, con una discesa sui 108. Anche qui si aprono spazi di incertezza, visto che il primo vero supporto si trova sui 103,8. Il mercato guarda in realtà ai 105 come un possibile punto di arrivo ma ancora una volta tutto dipenderà dalle parole di Powell, forse più dalle parole che dalle decisioni. Poiché non c’è nulla di peggio che sostenere “tassi più alti per un periodo più lungo”. È il più lungo che fa paura. Di qui la forza del dollaro, che – notizia della notte – proprio alcuni analisti confermano di temere in movimento verso la parità con l’euro. Sarebbe una scossa in più per i mercati finanziari