DATI MACRO BUONI ? RISVOLTI NEGATIVI PER GLI INDICI AZIONARI USA ! E IN QUESTA SETTIMANA CI ASPETTANO I DATI SULL’INFLAZIONE E SUI CONSUMI AL DETTAGLIO.
Gli indici chiudono comunque negativamente la settimana - corta, vista la chiusura di lunedì per la festa del Lavoro - a causa dei rinnovati timori su altri rialzi dei tassi d'interesse da parte della Federal Reserve, visti la forza dei dati economici e del prezzo del petrolio, che mercoledì ha toccato i massimi da novembre a causa della decisione di Arabia Saudita e Russia di estendere i tagli alla produzione.
Gli investitori azionari statunitensi stanno rivolgendo la loro attenzione ai dati sull'inflazione e sulle vendite al dettaglio di questa settimana, che potrebbero determinare il percorso a breve termine di un rally azionario che ha vacillato nelle ultime settimane.
I dati sui prezzi al consumo di questa settimana potrebbero dover raggiungere un equilibrio simile Un numero troppo alto potrebbe alimentare i timori che la FED lasci i tassi di interesse più alti per un periodo più lungo o li aumenti ulteriormente nei prossimi mesi. Ciò darebbe agli investitori meno motivi per mantenere le azioni dopo un calo guidato dalla tecnologia in cui l’S&P500 ha perso circa il 5% rispetto ai massimi estivi.
"Questo demone dell'inflazione è lungi dall'essere distrutto", ha affermato Michael Purves, capo di Tallbacken Capital Advisors, che si aspetta che i segnali di un'inflazione più elevata peseranno sui multipli dei titoli di crescita delle “megacap” che hanno alimentato il rally. “Se stiamo attraversando un cambiamento strutturale con una crescita del PIL nominale più elevata, ciò comporterà una certa volatilità e conseguenze indesiderate”.
Gli strateghi e gli investitori attualmente hanno largamente fiducia nel mercato, nonostante la recente oscillazione delle azioni. Alcuni, però, stanno diventando più cauti.
I motivi di ottimismo includono la sovraperformance relativa dell’economia statunitense rispetto a quella di Europa e Cina e i segnali che la cosiddetta recessione dei profitti tra le società S&P500 potrebbe essere finita.
Tuttavia, le preoccupazioni per un rallentamento economico in Cina e i timori di una contrazione dei margini aziendali statunitensi hanno portato alcuni operatori di mercato a credere che ottenere maggiori guadagni dalle azioni diventerà più difficile.
Il settore informatico S&P500 ha perso oltre il 2% la scorsa settimana in seguito alla notizia che Pechino aveva ordinato ai dipendenti del governo centrale di smettere di utilizzare gli iPhone per lavoro. Le azioni APPLE sono scese del 6% durante la scorsa settimana a causa dei timori che la società e i suoi fornitori possano subire un colpo dalla crescente concorrenza della cinese Huawei.
Il canovaccio è sempre quello, i listini azionari fanno dunque i conti anche con le ipotesi di un ennesimo rialzo dei tassi da parte della FED che spinge i rendimenti dei Treasury al rialzo così come le quotazioni del Dollar Index salito nuovamente a 105 dal marzo scorso.
In attesa delle decisioni delle banche centrali USA ed EU, l’attenzione del mercato è tornata sull’inflazione dopo che l’Arabia Saudita ha deciso di prolungare il taglio alla produzione da un 1mln di barili al giorno di altri 3 mesi. Il timore del mercato è che l’impatto di questa decisione possa far aumentare nuovamente le aspettative di inflazione spingendo ulteriormente al rialzo i rendimenti. La decisione, infatti, si inserisce all’interno di un trend rialzista da parte del petrolio e con le riserve strategiche USA sui minimi dagli anni ’80.
Il risultato della decisione dell’Arabia Saudita si è visto in un rialzo dei rendimenti con il 10y USA tornato a lambire il 4.30%. Ad aggiungere pressione ai rendimenti hanno contribuito anche un mercato primario molto intenso dopo la pausa di agosto e le dichiarazioni della Mester che non ha chiuso la porta ad altri rialzi anche se non a settembre.
Diamo uno sguardo ora al mercato monetario. La Banca del Canada ha mantenuto il tasso di interesse principale stabile al 5% dopo i rialzi consecutivi dei tassi di giugno e luglio, affermando che l’economia è entrata in una fase più debole e le pressioni sul mercato del lavoro si sono allentate. Il governatore della Bank of Canada, Tiff Macklem, ha affermato che i tassi di interesse più elevati stanno sopprimendo i consumi e frenando gli aumenti dei prezzi, e potrebbero essere a livelli “sufficientemente restrittivi” affinché la banca centrale possa raggiungere il suo obiettivo di inflazione del 2%.
I listini azionari fanno dunque i conti anche con le ipotesi di un ennesimo rialzo dei tassi da parte della FED a novembre, probabilità che è oggi al 37,2%, in rialzo di quasi 4 punti percentuali rispetto a una settimana fa, secondo il Cme Group. Per diversi analisti, c'è il 93% di probabilità che tra due settimane, invece, i tassi siano mantenuti all'attuale livello. Mentre i futures sui Fed Funds continuano ad assumere un atteggiamento accomodante, nonostante i buoni dati macroeconomici pubblicati nel corso della scorsa settimana. Essi indicano una piccola probabilità di rialzo dei tassi tra ottobre e dicembre come si evince dal seguente grafico:
Nel corso della scorsa settimana, il rendimento dei titoli del Tesoro statunitensi a 2 anni è salito nuovamente sopra il 5% rimanendo in quell’area per tutta l’ottava e stessa sorte per il 10 anni tornato nuovamente sopra il 4,30% ove risiede tuttora. Lo spread tra 2 e 10 anni è rimasto stabile intorno ai 70 bps. Ma siamo pronti a scommettere che i dati macro in uscita in settimana modificheranno le curve, in caso di sorprese.
Analisi grafica dell’indice di riferimento delle nostre operazioni, il NASDAQ100. La settimana corta non ha portato beneficio all’indice tech e l’auspicato consolidamento in area 15500 non si è verificato. Nulla di allarmante in quanto il ribasso è stato molto contenuto a fronte di diverse notizie negative (i dati macro migliori delle attese che hanno fatto risalire i rendimenti dei Bonds, rialzo dei timori inflazionistici dovuti al caro Petrolio, le ripercussioni sui titoli tech da parte del governo cinese ad iniziare da Apple, ecc.) ma, di buono, ci sono le revisioni al rialzo degli analisti circa gli utili societari per i prossimi due trimestri. Pertanto, a livello grafico, notiamo che la discesa non ha interessato l’area di supporto dei 15000 punti ma il tentativo di rimbalzo di venerdì scorso è stato abortito. Con un livello di RSI a 51 tutto può succedere, in un verso o nell’altro, di sicuro la volatilità si farà sentire anche questa settimana con l’uscita, mercoledì, dei dati macro sull’inflazione di agosto ed a seguire, giovedì, il dato sui prezzi alla produzione e le vendite al dettaglio sempre di agosto. Quindi okkio all’area 15000 al ribasso e 15600 al rialzo. La settimana si è chiusa a 15280.23 con una perdita del – 1,36%, il che porta ad un profit da inizio anno del + 39,68%.
Stesso discorso fatto per l’indice tech vale anche per l’indice maggiore, S&P500, che ha aperto la settimana in area 4500 per poi iniziare la discesa fino al forte supporto in area 4440, ritracciamento del 61,8% di onda 5 di (3), dal quale ha rimbalzato per chiudere l’ottava appena sopra l’area 4450. Prossimo supporto in area 4380 mentre al rialzo nuovo test dell’area 4550. Il livello di RSI a 49 indica tutto e il contrario di tutto, pertanto non resta che attendere l’uscita dei dati macro. Le contrattazioni della scorsa settimana si sono chiuse a 4457.50 con una perdita del -1,29% che porta ad un profit da inizio anno del + 16,10%.
Poco mosso l’indice delle blue-chip DOW JONES nel corso della settimana scorsa. I prezzi continuano ad essere attratti dall’area 34500/600 ed il suo sforamento all’insù ed all’ingiù fa perdere la caratteristica di valido supporto o resistenza. Quindi si prosegue in laterale così come dal novembre 2022 ben testimoniato dalla linearità delle tre medie mobili con le due a 200 periodi, gialla la esponenziale e bianca la semplice, che si baciano per mancanza di un minimo di trend. Non siamo dei gran fautori delle trendline ma c’è da notare come la breve discesa settimanale dei prezzi si siano appoggiati con precisione sulla trendline rialzista tracciata due lunedì fa. Vedremo se nei giorni a venire possa fungere da supporto. Mentre il vero supporto è rappresentato dall’area 34000 (ritracciamento del 38,2% di onda C) che ha retto bene tre venerdì fa. Il livello di RSI neutro a 47 conferma la non direzionalità dell’indice rimandando, quindi, all’uscita dei dati macroeconomici l’eventuale movimento delle quotazioni. Le contrattazioni della scorsa settimana si sono chiuse a 34576.60 con una perdita del – 0,75% e che porta a segnare un profit da inizio anno del + 4,31%.
ORO INDEX
Discreta perdita settimanale per le quotazioni dell’Oro che si sono mosse, comunque, in un range di soli 32 punti a cavallo dell’area 1950 $/oz. con un minimo a 1940 $/oz. L’attesa per una possibile puntata verso i 2000 $/oz. non solo non si è concretizzata, ma l’uscita di buoni dati macroeconomici ha innalzato i rendimenti dei Treasury, le quotazioni del Dollaro ritornato a quota 105 dopo ben sei mesi, facendo scendere anche se di poco il valore dell’Oro ma deprimendo tutte le altre commodities ad eccezione del Petrolio, sostenuto dall’estensione del taglio della produzione dell’OPEC+ il che contribuirà ad aumentare i rischi inflazionistici. Inutile fare previsioni in vista dell’uscita, tra mercoledì e giovedì, dei dati sull'indice dei prezzi al consumo (CPI), sulle vendite al dettaglio e sui prezzi alla produzione di agosto che, quasi sicuramente, daranno una direzione ai prezzi. Noi sappiamo che troviamo un importante supporto in area 1920/15 $/oz. con possibile estensione fino alla soglia psicologica dei 1900 $/oz.che dovrebbe continuare a reggere l’eventuale ribasso, mentre al rialzo troviamo una resistenza in area 1980 con possibile test dei 2000 $/oz. Non resta che aspettare.
Passando agli altri due metalli preziosi che seguiamo nel nostro Portafoglio, come detto in precedenza, tutte le altre commodities sono state penalizzate dai buoni dati macro, pertanto le quotazioni del Platino dopo essersi fermate contro la resistenza dei 1000 $/oz. coincidente con la M.M. esponenziale a 200 periodi, hanno preso a scendere continuando il trend anche nel corso della settimana appena trascorsa che ha portato le quotazioni nuovamente sotto l’area 900 $/oz. per chiudere l’ottava a 894,8 $/oz. Ultimo supporto valido l’area 880 $/oz. di metà agosto scorso, dopo di che si viaggerà verso gli 830 prima e 800 $/oz. finale.
Tengono meglio le quotazioni dell’Argento che dopo aver fatto registrare un massimo a fine agosto in area 25,50 $/oz, la seguente fase di discesa ha portato le quotazioni fino in area 23,15 $/oz. chiudendo l’ottava appena sopra tale area a ridosso delle M.M. a 200 periodi (semplice ed esponenziale). Eventuale prossimo supporto in area 22,15 $/oz.
La settimana dell’Oro è si è chiusa a 1942.70, con una perdita del – 1,24% rispetto alla scorsa settimana e che porta ad un guadagno da inizio anno del + 6,38%. La settimana della commodity in modalità spot si è chiusa a 1919.15 $/oz. Di seguito il grafico weekly dell’ORO FUTURES DICEMBRE 2023:
GUERRA RUSSIA - UCRAINA (EUROPA)
Ieri, domenica, a margine del G20 di Nuova Delhi il ministro degli esteri russo, Sergej Lavrov, ha affermato che la Russia rientrerà nell’accordo sul grano del Mar Nero “il giorno stesso” in cui saranno accolte le condizioni di Mosca che riguardano l’esportazione dei suoi cereali e fertilizzanti verso il mercato mondiale.
Reuters riporta che questa settimana in una lettera, le Nazioni Unite avrebbero detto a Mosca che un’unità della Banca agricola russa in Lussemburgo potrebbe immediatamente richiedere a SWIFT di “abilitare effettivamente l’accesso” della banca al sistema di pagamenti internazionale SWIFT entro 30 giorni; Lavrov tuttavia ha detto che nessuno ha promesso che la Banca agricola russa sarà riconnessa a SWIFT.
Anche il Presidente turco, Recep Tayyip Erdoğan, a margine del G20 ha parlato dell’accordo sul grano del Mar Nero sostenendo che iniziative per rilanciarlo che isolino Mosca probabilmente non saranno sostenibili. Erdoğan ha anche fatto sapere che Russia, Ucraina e Turchia continueranno a discutere dell’accordo sul grano.
Il ministro degli esteri russo Lavrov, ha parlato di successo in riferimento al summit del G20 in India ed ha spiegato che la posizione dei paesi del sud del mondo ha aiutato a prevenire che l’agenda del G20 fosse oscurata dal conflitto in Ucraina.
Sabato il G20 ha adottato una dichiarazione che evita di condannare la Russia per la guerra in Ucraina e che esorta tutti gli Stati a non fare ricorso alla forza per prendere territori. Il consigliere per la sicurezza nazionale statunitense, Jake Sullivan, ha apprezzato la dichiarazione per la difesa del principio secondo il quale gli Stati non possono ricorrere alla forza per acquisire territorio o per violare l’integrità territoriale e la sovranità o l’indipendenza politica di altre nazioni.
Secondo il Presidente francese Emmanuel Macron, la dichiarazione del G20 non è stata una vittoria diplomatica per la Russia. Macron ha detto che il G20 ha confermato di nuovo l’isolamento di Mosca: “Oggi, la stragrande maggioranza dei membri del G20 condanna la guerra in Ucraina e il suo impatto”. Il primo ministro giapponese Fumio Kishida ha affermato che l’invasione russa dell’Ucraina “è qualcosa che potrebbe scuotere le fondamenta della cooperazione al G20”.
POLITICA USA
La scorsa settimana è terminata la pausa estiva del Senato. I senatori al rientro a Washington si trovano sul tavolo la questione del finanziamento del governo federale, da risolvere entro la fine del mese per evitare uno “shutdown” con l’arrivo di ottobre. Un gruppo bipartisan di senatori ha dato seguito alla richiesta del Presidente Biden di un disegno di legge di spesa provvisoria in grado di finanziare le agenzie fino a quando non sarà raggiunto un accordo per l’intero anno fiscale 2024, che scatta il 1° ottobre. Un lavoro bipartisan è stato portato avanti anche alla commissione degli stanziamenti del Senato, dove dem e repubblicani hanno appoggiato i dodici distinti disegni di legge di spesa che andrebbero a finanziare la maggior parte delle operazioni del governo per l’anno fiscale 2024. Nella stessa commissione della Camera, invece, vengono prodotti disegni di legge che hanno il solo sostegno repubblicano.
Il leader della maggioranza al Senato, il dem Chuck Schumer, in merito ai dodici disegni di legge ha detto: “Tutte le parti devono lavorare insieme in buona fede senza impegnarsi in tattiche estremiste o del ‘tutto o niente’”.
Questa settimana terminerà la pausa estiva anche per la Camera. I repubblicani della Camera presentano differenze al loro interno su temi come l’ulteriore aiuto di emergenza all’Ucraina o l’entità della spesa pubblica. L’House Freedom Caucus (gruppo considerato il più conservatore alla Camera) punta a portare la spesa discrezionale per il 2024 al livello del 2022 di 1,47 trilioni di dollari; somma che risulta essere inferiore (per 120 miliardi di dollari) al livello accettato dallo speaker repubblicano della Camera Kevin McCarthy e dal Presidente Biden.
Mercoledì scorso la senatrice democratica Patty Murray e la collega repubblicana Susan Collins, rispettivamente presidente e vicepresidente della commissione degli stanziamenti del Senato, hanno rilasciato una dichiarazione per comunicare l’intenzione di procedere questa settimana all’esame al Senato della prima serie di disegni di legge sugli stanziamenti. Nella dichiarazione delle due senatrici si legge: “Quest’estate abbiamo lavorato con i nostri colleghi in modo bipartisan per elaborare e far passare in commissione tutti i dodici disegni di legge sugli stanziamenti per la prima volta dopo anni ed abbiamo fatto questo con voti bipartisan schiaccianti. Questo è un passo successivo fondamentale mentre continuiamo a lavorare in modo collaborativo al Senato per mantenere finanziato il nostro governo, trovare terreno comune e ottenere risultati per le persone a casa che rappresentiamo”. Nel corso di questa settimana alla Camera sarà presa in considerazione la legislazione sulla spesa per la difesa per l’anno fiscale 2024.
Intanto venerdì scorso la dem Nancy Pelosi, ex speaker della Camera, ha annunciato che si ricandiderà alla Camera al suo seggio congressuale di San Francisco.
POLITICA DELLA FED
Mercoledì scorso è stato pubblicato il Beige Book, rapporto pubblicato otto volte in un anno e che mette insieme informazioni sulle condizioni economiche nei dodici di distretti. In tale rapporto viene detto che “la maggior parte dei distretti hanno riportato che la crescita dei prezzi ha rallentato nel complesso”. Per quanto riguarda il mercato del lavoro, quasi tutti i distretti hanno riportato che le aziende hanno rinnovato aspettative precedentemente insoddisfatte circa un rallentamento nel breve periodo della crescita dei salari. Secondo il rapporto, c’è un numero crescente di famiglie che ha esaurito i risparmi messi insieme durante il periodo pandemico e che stanno facendo maggiormente ricorso al prestito; inoltre è stato notato che più famiglie stanno faticando a gestire il debito. Nel documento si parla anche della questione abitativa sottolineando che l’offerta di case unifamiliari “è rimasta limitata”; la FED inoltre ha spiegato che la costruzione di case è in ripresa, ma la costruzione di proprietà economiche è messa a dura prova dagli alti costi di finanziamento e dai premi assicurativi in crescita.
Diversi anche gli interventi da parte di esponenti della banca centrale statunitense durante la scorsa settimana.
Christopher Waller, membro del consiglio dei governatori della FED, martedì scorso parlando degli ultimi dati economici in un’intervista alla CNBC ha spiegato che questi concedono alla banca centrale spazio per capire se sarà necessario aumentare ulteriormente i tassi. Waller ha sottolineato che le decisioni sui tassi dipendono dai dati, mostrando prudenza: “Voglio essere molto cauto nel dire che abbiamo finito il lavoro”. Secondo Waller non è scontato che un eventuale ulteriore rialzo dei tassi provochi molto danno al mercato del lavoro considerando che, anche se il tasso di disoccupazione è aumentato e ci sono segnali di un mercato del lavoro più debole, le assunzioni sono ancora storicamente forti.
Il presidente della FED di Boston, Susan Collins, mercoledì scorso in un suo intervento ha evidenziato la necessità di una politica monetaria che tenga conto del rischio di un’inflazione che resta elevata per più tempo, ma anche del rischio legato ad una posizione eccessivamente restrittiva che potrebbe portare ad un rallentamento nell’attività superiore a quello richiesto per ripristinare una stabilità di prezzo. Collins ha spiegato come in questo contesto sia necessario un approccio alla politica monetaria “paziente ed attento, ma deliberato” che lasci il tempo di valutare gli effetti delle azioni politiche messe in campo ad oggi, per poi agire in modo appropriato.
Collins ha sottolineato come, anche se si stanno vedendo alcuni segnali di moderazione, la domanda continui ad essere superiore all’offerta innescando pressioni sui prezzi. Inoltre ha evidenziato che le pressioni sui prezzi nel settore dei servizi non si sono attenuate con la stessa rapidità di quelle sui beni. Per quanto riguarda il mercato del lavoro, Collins ha osservato che la domanda di lavoratori è ancora superiore all’offerta e che la crescita dei salari resta elevata. Secondo il presidente della FED di Boston si può raggiungere una stabilità di prezzo con “un rallentamento ordinato e solo un aumento modesto del tasso di disoccupazione, idealmente preservando alcune delle dinamiche favorevoli dell’offerta di lavoro”.
Giovedì scorso il presidente della FED di Dallas, Lorie Logan, ha espresso dubbi in merito al fatto che sia stata eliminata l’inflazione in eccesso. Il FOMC si riunirà nuovamente il 19-20 settembre, meeting durante il quale, secondo Logan, potrebbe essere appropriato un mancato rialzo dei tassi. Per Logan il calo dell’inflazione è incoraggiante, ma non è abbastanza bassa, anche considerando i mercati del lavoro ancora forti. Per il presidente della FED di Dallas si deve procedere “gradualmente” soppesando il rischio di un’inflazione troppo alta con quello di frenare eccessivamente l’economia.
Parlando ad una radio, giovedì scorso il presidente della FED di Chicago, Austan Goolsbee, ha sottolineato che il livello complessivo dell’inflazione è ancora alto, in particolare ha detto che vorrebbe vedere un maggior rallentamento nell’inflazione dei beni e dell’immobiliare. Secondo Goolsbee ci si sta avvicinando rapidamente al momento in cui non si discuterà più di quanto dovrebbero salire i tassi, ma quanto a lungo è necessario mantenere i tassi in questa posizione.
Il presidente della FED di New York, John Williams, giovedì scorso non ha voluto dire se la banca centrale dovrebbe aumentare ancora i tassi ed ha sottolineato l’importanza dei dati: “Le cose si stanno muovendo nella giusta direzione ed abbiamo la politica in una buona posizione, ma dovremo continuare a dipendere dai dati, osservare gli sviluppi e valutare cosa dobbiamo fare”.
Venerdì scorso si è tornato a parlare della valuta digitale della FED. Il vicepresidente della FED, Michael Barr, ha detto che anche se i funzionari stanno studiando una valuta digitale della banca centrale, la decisione sulla questione è lontana. Inoltre, Barr ha sottolineato la necessità di un “chiaro sostegno” da parte del Presidente Biden e di una legislazione autorizzativa da parte del Congresso per avere una valuta digitale.
DATI MACROECONOMICI
Gli ordini alle fabbriche su base mensile a luglio registrano un calo del 2,1% (come quello di febbraio) dopo il rialzo del 2,3% del mese precedente. Si tratta della prima contrazione dopo quattro mesi consecutivi con il segno ‘più’. Il dato è rilasciato dall’U.S. Census Bureau.
La bilancia commerciale di beni e servizi a luglio si attesta a quota -65,00 miliardi di dollari, contro un dato di giugno di -63,70 miliardi (rivisto da -65,50 miliardi). Il dato è rilasciato dall’U.S. Bureau of Economic Analysis.
Il PMI S&P Global del settore dei servizi rilasciato da Markit Economics ad agosto è pari a 50,5 punti (dato più basso da gennaio), rilevazione inferiore al dato preliminare di 51,0 punti e a quello di luglio di 52,3 punti.
Il PMI relativo al settore dei servizi rilasciato da ISM passa dai 52,7 punti di luglio ai 54,5 punti di agosto (dato più elevato da febbraio), contro un consensus che indicava una contrazione a 52,5 punti.
L’indice di occupazione nel settore dei servizi rilasciato da ISM fa un balzo dai 50,7 punti di luglio ai 54,7 punti di agosto (per un dato più elevato si deve tornare a novembre 2021).
L’indice relativo ai nuovi ordini nel settore dei servizi rilasciato da ISM passa dal dato di 55,0 punti di luglio a quello di agosto di 57,5 punti (dato più elevato da febbraio 2023).
Il dato sui prezzi nel settore dei servizi rilasciato da ISM, invece, passa dai 56,8 punti di luglio ai 58,9 punti di agosto (dato più elevato da aprile).
Le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione nella settimana terminata il 2 settembre sono state 216 mila, dato inferiore alle 229 mila richieste della settimana precedente (riviste da 228 mila) ed al consensus fissato a 234 mila. Il dato è rilasciato dall’U.S. Department of Labor.
Nel secondo trimestre 2023 la produttività nel settore non-agricolo segna un +3,5% rallentando rispetto al +3,7% del dato preliminare. Il dato è rilasciato dall’U.S. Bureau of Labor Statistics.
I costi unitari del lavoro nel secondo trimestre 2023 segnano un +2,2%, crescita superiore al +1,6% del dato preliminare. Il dato è rilasciato dall’U.S. Bureau of Labor Statistics.
PORTAFOGLI AZIONARI
Poco da segnalare sui nostri portafogli azionari per quanto riguarda la settimana appena trascorsa, corta ed al ribasso. Nel Portafoglio Storico il titolo ANSYS è andato ad un soffio dal nostro target per poi ripiegare in chiusura di settimana, mentre tra i titoli critici segnaliamo il buon recupero di DEXCOM che ha guadagnato oltre il 6% in una sola seduta. AMERICAN ELECTRIC POWER rimane affossato come altri titoli del settore utilities.
Nel Portafoglio “The Challenge”, SAP, SAP ed ancora SAP ! Manca un briciolo per portare a casa un’ottima performance. Si è poi svegliata anche la CYBER SECURITY ? Chissà se ci mette in sicurezza anche il nostro conto corrente !! Aspettiamo con fiducia.
N.B. Sono presenti nuovi ordini per oggi che ho pubblicato nel mio spazio sul sito. L’aggiornamento del Portafoglio avverrà regolarmente questa sera appena risolti i problemi.
Alla prossima.
FOCUS SU AZIONI
APPLE - Potrebbe essere il re della tecnologia. Ma nella crescente guerra economica fredda tra le due maggiori economie del mondo, sta diventando solo un altro tassello, anche se importante.
Ancora la più grande società pubblica al mondo per valore di mercato, Apple ha visto tale valore subire un notevole calo questa settimana a causa dei crescenti segnali che la sua attività in Cina potrebbe essere in pericolo.
Mercoledì scorso varie testate giornalistiche hanno riferito che il governo cinese sta vietando l'uso dell'iPhone e di altri dispositivi di marca straniera da parte dei lavoratori delle agenzie del governo centrale. Bloomberg ha riferito che tale divieto potrebbe essere esteso anche alle imprese statali e ad altri enti sostenuti dal governo. Ciò potrebbe equivalere a una fascia significativa di persone in un’economia guidata dallo Stato con una popolazione totale di oltre 1,4 miliardi.
Secondo l'Ufficio nazionale di statistica cinese, nel 2021 circa 56,3 milioni di lavoratori urbani erano impiegati in "unità di proprietà statale". Questi lavori comportavano un salario medio superiore di circa l'8% alla media urbana nazionale: un segmento interessante per un'azienda specializzata in dispositivi premium. E poiché Apple ora spedisce circa 230 milioni di iPhone in tutto il mondo ogni anno, 56 milioni costituirebbero una fetta notevole da eliminare dal bacino di potenziali acquirenti, soprattutto in un mercato globale degli smartphone maturo con prospettive di crescita basse.
Oltre a ciò, il colosso tecnologico cinese Huawei Technologies ha lanciato un nuovo smartphone che, secondo quanto riferito, offre una velocità simile al 5G, nonostante il divieto statunitense sul tipo di chip avanzati tipicamente necessari per tali dispositivi. Il nuovo dispositivo chiamato Mate 60 Pro è andato esaurito in poche ore e ha già accumulato ordini arretrati. Inoltre è stato lanciato convenientemente poco prima della prevista presentazione da parte di Apple della linea iPhone di quest'anno in un evento previsto per la prossima settimana.
Il prezzo delle azioni Apple è crollato di quasi il 7% negli ultimi due giorni, costando alla società circa 194 miliardi di dollari in valore di mercato. Ciò potrebbe sembrare eccessivo considerando le molte incognite sui divieti segnalati su iPhone e su come potrebbero alla fine svolgersi. Inoltre, la Cina ha almeno un certo interesse a non danneggiare eccessivamente un importante datore di lavoro locale in un periodo di crescente disoccupazione. Secondo quanto riferito, una sola città cinese ha più di un milione di lavoratori che costruiscono prodotti Apple o sono impiegati in lavori correlati.
Ricordiamo che prima di questo provvedimento, le quotazioni di APPLE erano aumentate del 46% dall’inizio dell’anno portando le azioni a quasi 30 volte gli utili futuri, un multiplo storicamente alto per un’azienda ciclica focalizzata sull’hardware. Secondo FactSet, le azioni stavano effettivamente superando l'obiettivo di prezzo medio di Wall Street per la prima volta in 18 mesi, poco prima degli ultimi risultati trimestrali della società all'inizio di agosto.
I recenti sviluppi sono anche solo l’ultima sfida che Apple ha dovuto affrontare nel paese che ora funge da terzo segmento geografico più grande, rappresentando il 19% delle entrate totali dell’azienda nel periodo di 12 mesi che termina a giugno.
Le vendite di Apple nel segmento della Grande Cina hanno inoltre generato margini operativi al lordo delle imposte superiori di 12 punti percentuali rispetto al totale della società durante l'ultimo anno fiscale. Le restrizioni legate al Covid-19 e i disordini sociali hanno ostacolato la produzione di modelli di iPhone Pro in Cina lo scorso anno, con conseguenti ritardi nelle spedizioni durante un periodo chiave di vendite. Apple sta cercando di diversificare la propria impronta produttiva, con l’azienda che ora costruisce dispositivi in paesi come India e Vietnam.
Ma la Cina è ancora di gran lunga la più grande base produttiva dell’azienda. E l’iPhone è ancora il business più grande di Apple, rappresentando il 52% delle entrate. Ciò, ironicamente, rende Apple un bersaglio relativamente facile nella guerra economica tra Stati Uniti e Cina. Gli Stati Uniti hanno adottato severe restrizioni sulle spedizioni di chip avanzati e tecnologia correlata alla Cina, che a sua volta ha risposto imponendo le proprie restrizioni alle imprese statunitensi come il produttore di chip di memoria Micron.
La Cina ha anche adottato altri divieti per le aziende statunitensi, negando l’approvazione a importanti fusioni e acquisizioni e stoppando i piani di crescita delle principali società statunitensi di semiconduttori come Qualcomm, Intel, Applied Materials, ecc.
Stessa cosa dicasi per le aziende statunitense produttrici di personal computer che hanno anche importanti stabilimenti produttivi in Cina, come Qorvo, Skyworks, HP, DELL, ecc che hanno visto le loro azioni crollare.
Se Apple non può schivare i proiettili tra Stati Uniti e Cina, chi può davvero farlo?
ROKU – La società sta riducendo il 10% della sua forza lavoro in una ristrutturazione volta a ridurre le crescenti spese della piattaforma di streaming. La società, con sede a San Jose, in California, ha inoltre pubblicato i risultati fiscali del terzo trimestre in anticipo rispetto alle previsioni precedenti. Oltre ai tagli di posti di lavoro, Roku mercoledì scorso ha dichiarato che prevede di consolidare i propri spazi per uffici, limitare le nuove assunzioni ed eseguire una revisione strategica del proprio portafoglio di contenuti.
Roku, che secondo i dati di FactSet conta circa 3.600 dipendenti, ha dichiarato che prevede di contabilizzare oneri di ristrutturazione compresi tra 45 e 65 mln $ legati ai tagli di posti di lavoro, principalmente nel terzo trimestre 2023. La società ha affermato che prevede inoltre di registrare oneri di svalutazione compresi tra 160 e 200 mln $, relativi alla cessazione dell'uso di alcune strutture per uffici, e tra 55 e 65 mln $ relativi alla rimozione di contenuti selezionati e prodotti in licenza dai servizi sulla sua piattaforma di streaming TV.
Escludendo le spese di ristrutturazione e svalutazione, Roku ha affermato di aspettarsi che i risultati fiscali del terzo trimestre 2023 supereranno le previsioni precedenti. La società ha dichiarato di aspettarsi ora un fatturato trimestrale compreso tra 835 e 875 mln $, in aumento rispetto alla previsione di fine luglio di 815 mln $ e una perdita di Ebitda rettificato compresa tra 20 e 40 mln $, rispetto alla previsione precedente di un deficit di 50 mln $.
Infine da notare che le azioni di Roku sono raddoppiate di valore quest’anno.
COMCAST e DISNEY – Il CEO di Comacst, in una conferenza stampa, mercoledì scorso ha detto che le due società hanno concordato di anticipare al 30 settembre la data in cui inizieranno a negoziare il destino del loro servizio di streaming di proprietà congiunta, Hulu.
Le società intendono iniziare a negoziare una potenziale vendita della quota di minoranza di Comcast in Hulu il 30 settembre, mesi prima rispetto alla data di inizio iniziale di gennaio. Hulu, sede di spettacoli come “The Handmaid's Tale” e “The Bear”, vale probabilmente più di 30 mld $.
Le trattative tra Disney e Comcast arrivano mentre le società di intrattenimento lottano per rendere redditizi i propri servizi e determinare ciò che i consumatori sono disposti a pagare. Allo stesso tempo, i canali TV lineari stanno perdendo rapidamente abbonati, esercitando maggiore pressione sulle aziende affinché traggano profitto dallo streaming.
Disney è diventata proprietaria di maggioranza di Hulu quando ha acquisito le principali risorse di intrattenimento della 21st Century Fox nel 2019, un accordo che ha aumentato la partecipazione della società nel servizio di streaming da un terzo a due terzi, lasciando a Comcast con una quota di un terzo.
Hulu aveva 48,3 milioni di abbonati inclusa la sua offerta TV in diretta al 1 luglio. Il servizio ha il secondo più alto coinvolgimento tra i clienti dopoNetflix, citando la società di rating Nielsen. Il valore di Hulu per un acquirente include tutta la programmazione nella libreria della piattaforma, gran parte della quale è di proprietà della Disney.
Hulu è stata una risorsa fondamentale per Disney nel ridurre al minimo le defezioni dei clienti tra i suoi servizi di streaming. Disney vende un pacchetto che include Hulu, Disney+ ed ESPN+ che è più economico per i consumatori rispetto all'acquisto di abbonamenti a tutti e tre separatamente.
In base a un accordo raggiunto quello stesso anno, sia Disney che Comcast hanno il diritto di forzare la vendita della partecipazione di Comcast al valore equo di mercato, con una valutazione minima di 27,5 mld $ per l'intero servizio.
Roberts si aspetta che Comcast venda la sua quota di un terzo alla Disney come risultato della negoziazione, ma ha detto che crede che Hulu valga più della valutazione minima.
Si prevede che le trattative Hulu tra Comcast e Disney saranno lunghe e complesse. Disney e Comcast sono già in disaccordo sulla sua valutazione, ha riferito il Wall Street Journal.
Il CEO ha detto che Comcast prevede di restituire i proventi della vendita della quota di Hulu agli azionisti attraverso riacquisti di azioni proprie.
T-Mobile – L’azienda telefonica prevede di licenziare circa 5.000 dipendenti, ovvero il 7% della sua forza lavoro, poiché l’operatore di telefonia mobile cerca di ridurre i costi in un contesto di crescente concorrenza nel settore wireless.
"In questo momento, la nostra azienda si trova a un bivio cruciale", ha affermato l'amministratore delegato Mike Sievert. “Ciò che serve per attrarre e fidelizzare i clienti è sostanzialmente più costoso di quanto lo fosse solo pochi trimestri fa”.
T-Mobile e gli operatori rivali, AT&T e Verizon Communications, hanno respinto la crescente concorrenza delle società via cavo, che offrono piani wireless a prezzi inferiori come parte di un pacchetto con servizi Internet e via cavo. Anche l’aumento del numero di abbonati in tutto il settore ha subito un rallentamento negli ultimi trimestri dopo un’impennata di crescita alimentata dalla pandemia negli ultimi due anni.
Negli ultimi anni la crescita del business wireless di T-Mobile ha superato quella di AT&T e Verizon. L’azienda sta inoltre aggiungendo rapidamente clienti alla sua offerta di Internet domestico wireless basato sul 5G. Sievert ha detto che questi successi non sono sufficienti: "È chiaro che fare tutto ciò che stiamo facendo e farlo semplicemente più velocemente non è sufficiente per soddisfare queste mutevoli aspettative dei clienti in futuro".
I licenziamenti di T-Mobile avverranno nelle prossime cinque settimane e colpiranno soprattutto i dipendenti aziendali e di back-office dell'azienda. I dipendenti del settore vendita al dettaglio e del servizio clienti non saranno interessati. Al 31 dicembre l’azienda contava 71.000 dipendenti a tempo pieno e part-time.
La società ha lavorato per digerire Sprint dopo aver concluso l’acquisizione del gestore di telefonia mobile rivale nel 2020. T-Mobile ha anche concordato all’inizio di quest’anno di acquistare Mint Mobile, il marchio wireless emergente sostenuto dall’attore Ryan Reynolds, per 1,35 mld $.
T-Mobile ha dichiarato che prevede di contabilizzare un onere ante imposte di circa 450 mln $ nel terzo trimestre relativo alla riduzione della forza lavoro. Una volta completati i licenziamenti, Sievert ha detto di non aspettarsi un'altra serie di riduzioni diffuse nel prossimo futuro.
Anche i grandi rivali di T-Mobile si sono mossi per tagliare il personale nell'ultimo anno poiché il settore risponde a un ambiente più difficile. AT&T il mese scorso ha ampliato l’obiettivo di riduzione dei costi di altri 2 mld $ nei prossimi tre anni, mentre Verizon sta anche riorganizzato la propria strategia di prezzo nel tentativo di rinvigorire la crescita nella sua unità in difficoltà focalizzata sul consumatore.
PUBBLICAZIONE DELLE TRIMESTRALI ECONOMICHE SUI TITOLI DEL NASDAQ100 USCITI NELLA SCORSA SETTIMANA.
ZSCALER + 1,51%. E’ una società di sicurezza cloud. La piattaforma tecnologica cloud-native dell'azienda, Zscaler Zero Trust Exchange, è progettata per aiutare i clienti ad essere più agili, efficienti, resilienti e sicuri, ha riportato utili nel quarto trimestre fiscale 2023 pari a 0,64 $/az. su un fatturato di 455,01 mln $. La stima degli analisti per gli utili era di 0,49 $/az. su un fatturato pari a 430.38 mln $. I ricavi sono aumentati del 43,06% su base annua. La società ha detto che prevede utili nel primo trimestre fiscale 2024 tra 0,48 e 0,49 $/az. su un fatturato tra 472.0 e 474.0 mln $. L'attuale stima degli analisti per gli utili è pari a 0,46 $/az. su un fatturato di 464.60 mln $. Infine la società alza le previsioni per l’intero anno fiscale 2024, affermando di aspettarsi utili tra 2,20 e 2,25 $/az. su ricavi tra 2,05 e 2,065 mld $ e l'attuale stima degli analisti per gli utili è pari a 2,10 $/az. su ricavi per 2,05 mld $.
Jay Chaudhry, Presidente e CEO della società, ha affermato: “Abbiamo concluso il nostro anno fiscale con una forte crescita dei ricavi e profitti operativi a livello record. In meno di due anni, abbiamo raddoppiato il nostro fatturato annuale ricorrente, superando il traguardo dei 2 mld $. Con la sicurezza informatica come priorità assoluta, i nostri clienti stanno ottenendo un valore straordinario dai nuovi servizi e dalle funzionalità avanzate fornite sulla nostra piattaforma Zero Trust Exchange™. Continueremo a investire per deliziare i nostri clienti con ulteriori innovazioni di prodotto per cogliere le grandi opportunità che ci aspettano. A livello contabile nel quarto trimestre fiscale abbiamo riportato: ricavi pari a 455,0 mln $ in aumento del 43% su base annua; un reddito operativo pari a 86,0 mln $ ovvero il 19% dei ricavi, rispetto ai 38,1 mln $ ovvero il 12% dei ricavi, del quarto trimestre 2022; un utile netto pari a 100,9 mln $, rispetto ai 36,4 mln $ del quarto trimestre 2022. Il flusso di cassa operativo è stata di 135,9 mln $ ovvero il 30% dei ricavi, rispetto ai 103,1 mln $ ovvero il 32% dei ricavi, del quarto trimestre 2022, mentre il flusso netto di cassa è stato di 101,3 mln $ ovvero il 22% dei ricavi, rispetto ai 74,8 mln $ ovvero il 24% dei ricavi, del quarto trimestre 2022. Al 31 luglio 2023 i ricavi differiti sono stati pari a 1,4397 mld $, in aumento del 41% su base annua. Inoltre la liquidità, mezzi equivalenti e investimenti a breve termine al 31 luglio 2023 sono stati pari a 2,1002 mld $, in aumento di 368,9 mln $ rispetto al 31 luglio 2022.
A livello contabile per tutto l’anno fiscale 2023 abbiamo riportato: ricavi pari a 1,6170 mld $ in aumento del 48% su base annua; un reddito operativo pari a 240.8 mln $ ovvero il 15% dei ricavi, rispetto ai 111.6 mln $ ovvero il 10% dei ricavi dell’anno fiscale 2022; un utile netto pari a 277.0 mln $ rispetto ai 101.3 mln $ dell'anno fiscale 2022 ed un utile netto per azione pari a 1,79 $ rispetto a 0,69 $/az. dell'anno fiscale 2022. Il Flusso di cassa operativo è stata pari a 462.3 mln $ ovvero il 29% dei ricavi, rispetto ai 321.9 mln $ o il 30% dei ricavi dell’anno fiscale 2022. Infine il flusso netto di cassa è stato pari a 333.6 mln $ ovvero il 21% dei ricavi, rispetto ai 231.3 mln $ o il 21% delle entrate dell’anno fiscale 2022”.
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SEGNALI DI ENTRATA E DI USCITA DEL MODELLO QUANTITATIVO LOMBARD PER IL TRADING SULLE AZIONI NASDAQ TIME FRAME SETTIMANALE. I SEGNALI VENGONO GENERATI UNA VOLTA A SETTIMANA E PUBBLICATI SUL SITO IL LUNEDI MATTINA E VALEVOLI PER TUTTA LE SETTIMANA. IL REPORT SI COMPONE DI SEGNALI DI ACQUISTO PER NUOVE POSIZIONI E DI AGGIORNAMENTO PER I TITOLI GIA' PRESENTI IN PORTAFOGLIO.
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