Wall Street Journal


I lettori conoscono la mia passione per il Wall Street Journal e soprattutto per James Mackintosh, un giornalista di fama internazionale che fa il mio / nostro stesso mestiere ovvero interpreta i mercati cercando di portare fuori dal loro disordine qualcosa che possa assomigliare a un prodotto della logica e non del caos.

Questa volta sotto la lente del noto giornalista vanno a finire gli alti tassi di interesse che continuano a permanere un po’ ovunque sia in Europa che negli USA. Ormai ci siamo assuefatti a questa politica monetaria restrittiva anche se nei fatti non sappiamo ancora come andrà a finire.

Nel suo ultimo editoriale su prestigioso giornale finanziario il nostro Mackintosh scrive che il mercato obbligazionario sembra riflettere le parole di Trillian, personaggio del libro "Guida galattica per gli autostoppisti" dello scrittore Douglas Adams: "Abbiamo la normalità. Ripeto, abbiamo la normalità. Qualsiasi cosa con cui non puoi ancora fare i conti è quindi un tuo problema."

Martedì, la stima del mercato sul costo reale del denaro, post-inflazione - il rendimento delle obbligazioni TIPS a 10 anni - ha raggiunto l'1,89%, il più alto dal 2009, ritornando a ciò che una volta era considerato normale per l'economia. L'America ha superato l'era dei tassi bassi. Riuscirà a gestirla?

Il rischio è che, dopo oltre un decennio di tassi d'interesse vicini allo zero e spesso sotto l'inflazione, l'economia si sia abituata al denaro a buon mercato. I venture capitalist hanno finanziato progetti ambiziosi in nuove tecnologie, le aziende si sono indebitate e il governo ha continuato a prendere in prestito, anche in periodi di crescita economica. Ora, tutto sembra tornare alla normalità nel mercato obbligazionario.

C'era un tempo in cui si riteneva che il rendimento delle obbligazioni del Tesoro a 10 anni dovesse aggirarsi intorno al 4%, composto da un obiettivo di inflazione del 2% più rendimenti reali del 2%. Questo periodo sembra essere tornato, con gli investitori che prevedono un tasso d'inflazione del 2,4% per i prossimi 10 anni, portando il rendimento del Tesoro al 4,2%.

Tuttavia, la crescita economica è leggermente inferiore e l'inflazione un po' più alta. Ma ciò non impedisce agli investitori di credere che non torneremo all'era post-crisi finanziaria con tassi zero.

Gli investitori vedono questa evoluzione come una buona notizia. Tuttavia, ci sono dei rischi. Il primo è che stiamo solo iniziando a testare la capacità dell'economia di sopportare tassi più alti. Questo è evidente nell'aumento dei tassi di insolvenza e nella riduzione della domanda di prestiti.

In secondo luogo, molte delle ragioni dell'aumento dei rendimenti reali non riguardano la crescita, ma i cambiamenti globali che rendono il mondo più incline all'inflazione. Se l'economia diventa permanentemente più inflazionistica, la Fed dovrà adottare tassi reali più alti.

Il mercato azionario sembra non preoccuparsi di questi rischi. Tuttavia, con l'effetto dei tassi più alti sull'economia, sembra che il mercato azionario rifletta un altro personaggio di Douglas Adams, che ha detto: "Preferirei essere felice piuttosto che avere ragione."

Secondo me il nocciolo della questione è proprio in queste righe: finche gli indicatori macro USA in primis non ci daranno l’evidenza che la recessione possa essere evitata DEFINITIVAMENTE non avremo altre botte al rialzo sul mercato azionario. Il rischio recessione è un mantra che ci ha tenuto svegli finora e spesso anche su queste colonne ne abbiamo parlato. Finora non si è visto niente. Ma il rischio rimane, soprattutto dopo lo sbandamento dell’economia cinese avvenuto negli ultimi giorni.

Se è vero che un tasso di interesse del 4% può essere normale non sappiamo ancora come reagirà l’economia a questa normalità. Finora tutto bene direte voi ed è vero. Ma bilanci e dati macro sono come la puzza: arrivano dopo e quindi prepariamoci alle cattive notizie. Il mercato azionario percepisce tutto questo ed è la ragione per cui prima di Ferragosto si è tutto fermato.