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NASDAQ100 WEEKLY - Pullback e via di nuovo al rialzo per gli indici azionari USA...


LUNEDI’ 10 LUGLIO LA RUBRICA SALTA UN’USCITA.

OGGI CHIUSURA ANTICIPATA ALLE ORE 13:00 DI NEW YORK E DOMANI 4 LUGLIO CHIUSURA TOTALE DELLE BORSE USA PER FESTIVITA' "INDEPENDENCE DAY".

PULLBACK !! E’ SOLO UN SEMPLICE PULLBACK CIO’ CHE E’ AVVENUTO SUGLI INDICI AZIONARI USA NEL CORSO DELLA SETTIMANA SCORSA.

Nel corso della settimana appena trascorsa, la fase di consolidamento sui mercati azionari si è sviluppata con un semplice pullback (scongiurando al momento l’ipotesi di onda 4 correttiva) e tutto fa credere che il trend rialzista possa riprendere la corsa visto che l’indice S&P500 ha fatto registrare un nuovo massimo relativo ed il NASDAQ100 c’è andato molto vicino. La salita dei rendimenti ha bagnato un po' le polveri all’indice tech e ai titoli growth, ma questo al momento è compensato dalla forza del settore bancario, dei materials, degli industrials e dell'energy, con il risultato che l'S&P500 sta meglio performando. Giugno ha portato un'aria rinfrescante di "ampiezza" anche tra le mid e small cap del Russell 2000, società di medie dimensioni che stanno finalmente partecipando al mercato rialzista e proprio nell’ultima giornata di contrattazioni del mese e del semestre gli indici hanno chiuso con ottimi guadagni lasciando aperti dei gap up a riprova della forza dell’azionario, forza che comunque deve essere confermata anche ad inizio secondo semestre per eliminare anche il dubbio del “window dressing” cioè della finestra di periodo che serve agli istituzionali per presentare al meglio le loro performance di metà anno. Vedremo già da questa settimana come si comporteranno gli indici azionari in vista dell’uscita degli importanti dati macro sul settore manifatturiero di giugno a cura dell’ISM (oggi lunedì), sul settore servizi di giugno a cura dell’ISM e S&P Global (giovedì) e sul mercato del lavoro con i Nonfarm Payrolls di giugno (venerdì).

La statistica segnala che gli anni caratterizzati da una prima metà forte solitamente risultano positivi anche per la seconda parte. L'obiezione è la solita: abbiamo i tassi che sono saliti di 500 bps in 15 mesi, il bilancio FED che cala, i margini sui massimi e le curve invertite a livelli record. inoltre i multipli di una parte rilevante del mercato sono a livelli stratosferici, e il premio al rischio dell'equity non è stato così basso da oltre un decennio. Quanto possiamo tirare la corda?

In attesa che riparta la stagione delle trimestrali economiche societarie, FactSet ha riportato uno studio sui riacquisti di azioni proprie da parte delle società. Se prima abbiamo parlato di “ampiezza” nella partecipazione agli acquisti azionari da parte degli investitori, dove non si sta vedendo una migliore ampiezza è nei riacquisti. Dall'inizio dell'anno, le società facenti parte il listino Russell 3000 hanno annunciato piani di riacquisto di azioni per oltre 600 miliardi di dollari, quasi alla pari con il ritmo record registrato nel 2022. Ma scavando più a fondo, si nota che tra gli 11 settori componenti l’indice S&P500, solo due sono responsabili della maggior parte dei riacquisti nozionali; dominano i servizi di comunicazione e l'informatica. Il team di analisti di Wall Street Horizon conferma che l'ampiezza dei piani di riacquisto di azioni è davvero modesta. La media mobile di quattro trimestri degli annunci di riacquisto di aziende globali è ai minimi di sette anni. Mentre il primo trimestre del 2020 è stato il massimo storico, un'esplosione di attività post-pandemia alla fine del 2021 ha segnato un picco nel mercato rialzista. La politica del tasso di interesse zero della FED ha spinto molti dirigenti aziendali a ridurre il finanziamento azionario al posto del debito relativamente economico. Durante tali periodi, spostare maggiormente la struttura del capitale verso il debito può effettivamente aumentare il valore totale dell'impresa (v. grafico):

Andando avanti veloce fino ad oggi, la maggior parte delle aziende è apparentemente riluttante a dare voce ai piani di riacquisto. Le incertezze economiche e sugli utili sono elevate. Il lato positivo è che la “Merger&Acquisition” potrebbe essere in ripresa, quindi c'è la speranza che la seconda metà del 2023 sia più ottimista.

I dati macro usciti in settimana hanno evidenziato, in generale, che l'economia USA non sembra in procinto di rallentare significativamente (concetto che al momento non può essere esteso all'Europa) e se i bonds credevano di aver passato indenni le forche caudine dei banchieri centrali riuniti a Sintra con dichiarazioni aggressive circa la politica dei tassi, hanno dovuto prendere invece atto di questa grandinata di sorprese positive, anche sull'inflazione. Pertanto ora i Fed Funds strip sono andati a scontare una probabilità dell'85% di un rialzo dei Fed Funds a luglio e un altro 40% di un ulteriore rialzo da 25 bps entro novembre, mentre per il FOMC di dicembre, che mesi fa era indicato dai futures sotto al 4%, ora sconta Fed Funds più alti di quelli attuali, avendo quasi recuperato i livelli precedenti la crisi bancaria (v. grafico):

A livello di tassi, pesantissimi i bonds USA, con salita a 2 cifre per le principali scadenze, e la curva 2-10 ancora oltre i 100 bps di inversione. A tal proposito risulta molto interessante notare come la curva dei tassi termina il semestre scontando praticamente altri 2 rialzi da parte dell'ECB. La curva tedesca chiude al massimo livello di inversione dal 1992, a -80 bps. La più invertita è quella canadese e quella USA a -105 è a -2 bps dal record segnato prima della crisi bancaria di marzo (v. grafico):

Analisi grafica dell’indice di riferimento delle nostre operazioni, il NASDAQ100. Ottimo recupero dell’indice tech nel corso della scorsa settimana nonostante l’impennata dei rendimenti dei Treasury e l’uscita di un articolo del WSJ che ha alimentato la tesi che l'amministrazione USA potrebbe incrementare le limitazioni nella vendita di chips in CINA pesando sulle azioni dei produttori del settore, Nvidia e AMD in testa.

Graficamente notiamo come il pullback si sia fermato sul supporto in area 14800/750 [rappresentato dall’estensione del 138,2% delle onde 1 e 2 partendo dal minimo di onda (2) del 28 dicembre 2022], per poi rimbalzare nuovamente sopra l’area 15000 a pochi punti dal max relativo del 16 giugno a 15284 lasciando un nuovo gap aperto ma rientrando dal forte ipercomprato. Vista la forza dell’indice nulla osta che in questa settimana i prezzi possano superare la tosta resistenza in area 15275 [rappresentata dall’estensione del 161,8% delle onde 1 e 2 partendo dal minimo di onda (2) del 28 dicembre 2022 e corrispondente anche il massimo del 29 marzo 2022] per involarsi verso quota 16150 [rappresentata dall’estensione del 200% sempre delle onde 1 e 2] che ci riporta ai prezzi dell’inizio 2022. Solo a completamento dell’analisi riportiamo che per poter catalogare onda 4 correttiva di (3) i prezzi dovrebbero scendere almeno fino in area 14300/250 [rappresentata dal ritracciamento del 27,2% dell’onda 3 di (3)], situazione che ovviamente non ci auguriamo. La settimana si è chiusa a 15179.21 con un guadagno del + 1,93%, il che porta ad un profit da inizio anno del + 38,75%.

Discorso leggermente diverso per l’indice S&P500 che, grazie al recupero settimanale, registra un nuovo massimo relativo a 4458 punti, lascia aperto un gap e riporta un guadagno del + 6% nel solo mese di giugno. Non male per un indice che ultimamente sonnecchiava un po' rispetto al suo omologo tecnologico. Ovviamente tutto ciò ha portato il livello di RSI a 69 nuovamente ad un soffio dalla zona di ipercomprato. Graficamente notiamo come il pullback si sia fermato sul primo supporto posto in area 4325 (massimo di onda 4 della fase discendente) per poi ripartire a razzo verso la resistenza posta in area 4500 [rappresentata dall’estensione del 161,8% delle onde 1 e 2 partendo dal minimo di onda (2) del 22 dicembre 2022]. A completamento dell’analisi si nota che un ulteriore allungo rialzista vedrebbe i prezzi andare a testare la resistenza in area 4670 [rappresentata dall’estensione del 200% sempre delle onde 1 e 2]. Viceversa per poter catalogare onda 4 correttiva di (3) i prezzi dovrebbero scendere almeno fino in area 4280 [rappresentata dal ritracciamento del 27,2% dell’onda 3 di (3)], anche qui solo per dovere di cronaca. Le contrattazioni della scorsa settimana si sono chiuse a 4450.37 con un guadagno del + 2,35% che porta ad un profit da inizio anno del + 15,91%.

Risveglio anche per il fanalino di coda degli indici maggiori, quello delle blue-chip DOW JONES che questa volta riporta un ottimo guadagno settimanale lasciando anch’esso un gap aperto, ma non riesce ancora a superare il massimo relativo del 16 giugno a 34588 e soprattutto il massimo relativo a 34712 del 13 dicembre 2022 (contrassegnato nel grafico come onda A). Viceversa, sempre a completamento dell’analisi, in caso di discesa il primo scudo è rappresentato dal supporto testato recentemente in area 33750 [ritracciamento del 27,2% della gamba rialzista B-C], proseguendo il quale troviamo prima la M.M. exp a 50 periodi e poi l’importante supporto in area 33400/350 costituito dal ritracciamento del 38,2% della gamba B-C. Le contrattazioni della scorsa settimana si sono chiuse a 34407.61 con un guadagno del + 2,02% e che porta a segnare un profit da inizio anno del + 3,80%.

ORO INDEX 

Massima incertezza per il mercato dell’ORO che chiude la settimana praticamente sugli stessi valori di due venerdì fa. Di nuovo abbiamo che, come riportato su queste colonne lunedì scorso, i prezzi hanno fatto il test della soglia psicologica dei 1900 $/oz. dalla quale hanno poi rimbalzato fino a 1929,40 $/oz. Gli umori degli investitori seguono pedissequamente (o quasi) i dati macro che vengono pubblicati nel corso della settimana, infatti giovedì scorso ad una sorpresa per le richieste di sussidi di disoccupazione ben al di sotto della settimana precedente e sotto le attese degli analisti, ha prodotto un rialzo del Dollaro e dei rendimenti dei treasury, mentre il metallo giallo è andato a testare il supporto dei 1900 $/oz. Viceversa venerdì scorso la pubblicazione del dato sull’indicatore dell’inflazione preferito dalla FED il PCE “core” in leggero calo rispetto alla visura del mese precedente ed alle attese degli analisti, ha prodotto un calo del Dollar Index e rendimenti fermi dei Treasury, generando la ripresa delle quotazioni della commodity. Vedremo questa settimana quanto i dati macro della produzione manifatturiera e la retorica aggressiva da parte dei membri della FED potrebbe pesare sui prezzi dell'Oro durante la prima metà della settimana, e quanto i prezzi potrebbero rimbalzare verso la seconda metà se i PMI servizi e le richieste di disoccupazione mostrassero segni di debolezza economica.

Alcuni commenti di analisti del settore commodities riportano segnali positivi circa le quotazioni dell’Oro che nell’ultimo periodo ha subito una tendenza al ribasso lenta e costante e non improvvisa e ripida. Inoltre, ha mantenuto il livello di $ 1.900 l'oncia. Il responsabile della ricerca di Pepperstone, Chris Weston, ha affermato: "Sono sorpreso dalla resilienza dell'Oro visti i movimenti in aumento dei rendimenti nel mercato obbligazionario statunitense e come questo offre il vantaggio al Dollaro". L'analista di mercato senior di OANDA, Edward Moya, ha detto: “Uno dei motivi per cui l'Oro ha resistito è stato perché i mercati devono ancora scontare due aumenti dei tassi da parte della FED, se l'inflazione si dimostrerà più appiccicosa. È già stato prezzato? No ! I dati PCE hanno mostrato che l'inflazione si sta raffreddando, ma a malapena". “Ulteriori aumenti dei tassi della FED sono normalmente ribassisti per l'Oro, ma dato il posizionamento nel mercato, potremmo assistere a una svendita del mercato azionario e al ritorno di una forte domanda per il bene rifugio. Questo non è un ambiente in cui il metallo giallo crollerà". “Certo che, se i prezzi dovessero scendere sotto quota 1900 $/oz. lo scenario potrebbe diventare brutto. Ma non credo che accadrà",

Passando agli altri due metalli preziosi che seguiamo nel nostro Portafoglio, continuano le settimane di passione per le quotazioni del Platino che dal 10 maggio scorso non fa altro che scendere rompendo tutti i livelli di supporto che incontra. Inutile dire che la commodity viaggia costantemente in zona di ipervenduto ed ora i prezzi sono arrivati all’importante supporto dei 900 $/oz. testato a febbraio scorso ma che riporta le quotazioni a ottobre 2022. Anche la M.M. a 50 periodi sta intersecando all’ingiù quella a 200 periodi, il che non è un bel segnale. O reagisce ora su codesto supporto o potremmo vedere a breve le quotazioni a 840 $/oz. Vedremo.

Discorso diverso fatto per il Platino per quanto riguarda le quotazioni dell’Argento. Come riportato lunedì scorso una puntata dei prezzi verso l’area 22 $/oz. era possibile ed è stata eseguita nel corso della scorsa settimana, per poi rimbalzare immediatamente da tali valori riportandosi in area 23 $/oz. Possiamo dire che la combinazione del supporto di prezzo e la presenza della M.M. a 200 periodi, abbiano frenato la discesa, quindi è auspicabile un ritorno delle quotazioni in area 24 $/oz. per poi consolidare su tali valori. Il livello di RSI a 43 permetterebbe codesto scenario.

La settimana dell’Oro è si è chiusa a 1929.40 $/oz., praticamente a pareggio rispetto alla scorsa settimana e che porta ad un guadagno da inizio anno del + 5,65%. La settimana della commodity in modalità spot si è chiusa a 1919.62 $/oz. Di seguito il grafico weekly dell’ORO FUTURES AGOSTO 2023:

GUERRA RUSSIA - UCRAINA (EUROPA)

In seguito all’ammutinamento guidato da Evgenij Viktorovič Prigožin, il direttore della CIA Williams Burns ha avuto un colloquio con il direttore del servizio di intelligence internazionale della Russia, Sergey Naryshkin, per assicurare Mosca che gli USA non hanno avuto un ruolo in tali eventi. A riportarlo venerdì scorso sono stati il New York Times e il Wall Street Journal. Anche il Presidente statunitense Joe Biden, lunedì scorso ha sottolineato che gli Stati Uniti sono estranei alla vicenda.

Sabato il direttore della CIA Burns intervenendo ad una conferenza della Ditchley Foundation in Inghilterra ha sottolineato come sia stato sorprendente che Prigožin prima di agire abbia lanciato un’accusa contro le motivazioni mendaci del Cremlino per l’invasione dell’Ucraina e contro la conduzione della guerra da parte della dirigenza militare russa. “L’impatto di quelle parole e quelle azioni si farà sentire per un po’ di tempo, un vivido promemoria dell’effetto corrosivo della guerra di Putin sulla sua stessa società e sul suo stesso regime”. Secondo Burns l’ammutinamento di Prigožin è stato una “sfida armata allo Stato russo” ed ha specificato che si è trattata di una questione interna della Russia nella quale gli Stati Uniti non hanno avuto e non avranno un ruolo.

Secondo Burns la guerra ha mostrato la debolezza militare di Mosca ed ha danneggiato l’economia russa per gli anni a venire. Il direttore della CIA ha detto che il futuro della Russia “come junior partner e colonia economica della Cina” è stato creato “dagli errori di Putin”, inoltre ha spiegato il malcontento in Russia attorno alla guerra in Ucraina sta creando una rara opportunità per il reclutamento di spie.

TASS riporta che venerdì scorso il ministro degli esteri russo, Sergey Lavrov, riferendosi alla ribellione guidata da Prigožin ha detto che la “Russia è sempre emersa più forte da qualsiasi problema” e che lo stesso accadrà questa volta: “Inoltre, sentiamo già che questo processo è iniziato”.

POLITICA USA

Venerdì scorso la Corte Suprema degli Stati Uniti si è pronunciata sulla misura del Presidente Joe Biden circa la cancellazione del debito studentesco, misura che rientra tra le promesse elettorali dell’attuale inquilino della Casa Bianca e che avrebbe interessato fino a 43 milioni di americani. Il risultato? Con 6 voti contro 3 la misura è stata bloccata, come previsto, considerando la maggioranza di giudici conservatori nella Corte Suprema. Il piano era stato presentato circa un anno fa, nell’agosto del 2022, e 26 milioni di persone avevano fatto domanda per accedervi. L’amministrazione ha dichiarato che il piano è stato autorizzato nell’ambito dell’Higher Education Relief Opportunities for Students Act, legge federale del 2003 che permette al segretario all’istruzione di “revocare o modificare” l’assistenza finanziaria agli studenti durante una guerra o emergenze nazionali (in questo caso la misura era stata associata all’emergenza Covid-19).

Il presidente della Corte Suprema, John Roberts, ha contestato l’argomentazione dell’amministrazione, secondo la quale il programma di condono è una modifica di un programma già esistente, osservando che un programma simile richiederebbe un’approvazione dal Congresso. Roberts, riferendosi al piano del segretario dell’istruzione Miguel Cardona, ha dichiarato: “Da alcune situazioni strettamente delineate specificate dal Congresso, il segretario ha esteso il perdono a quasi tutti i mutuatari nel paese”. Secondo la Corte Suprema il Presidente Biden non aveva l’autorità per incaricare il segretario all’istruzione a cancellare un debito dei consumatori così rilevante come quello previsto dal piano senza l’autorizzazione del Congresso; Roberts ha scritto: “Il segretario può utilizzare i suoi poteri per abolire 430 miliardi di dollari di prestiti agli studenti, cancellando completamente saldi di prestito per 20 milioni di mutuatari, mentre una pandemia si avvia alla fine?”.

In seguito al blocco della Corte Suprema, il Presidente Biden ha annunciato le misure adottate nell’ambito della legge Higher Education Act dicendo: “La decisione di oggi ha chiuso una strada. Ora ne percorreremo un’altra”. Il Presidente statunitense ha anche dichiarato: “Ritengo che la decisione della corte di abbattere il mio programma di riduzione del debito studentesco sia stata un errore, sia stata sbagliata. Non smetterò di lottare per dare ai mutuatari ciò di cui hanno bisogno, in particolare a coloro che sono all’estremità inferiore della scala economica”. Il dipartimento dell’istruzione ha definito un programma che prevede di ridurre i pagamenti che i mutuatari con prestiti universitari devono versare mensilmente al 5% del reddito discrezionale (anziché il 10%). Il condono del prestito sarebbe previsto per i mutuatari con saldi di 12 mila dollari o meno dopo 10 anni di pagamenti, anziché 20 anni.

Prima dell’intervento di Biden, la senatrice progressista Elizabeth Warren aveva scritto: “Il Presidente ha più strumenti per cancellare il debito studentesco e deve usarli”. Alexandria Ocasio-Cortez, parlamentare progressista della Camera, ha esortato il Presidente a ricorrere all’Higher Education Act per dare continuità al condono del prestito prima che riprendano i pagamenti.

L’ex vicepresidente ed attuale candidato alle primarie repubblicane Mike Pence, invece, commentando la decisione della Corte Suprema ha detto: “Sono onorato di aver avuto un ruolo nel nominare tre dei giudici che hanno garantito la gradita decisione di oggi”.

POLITICA DELLA FED

Intervenendo dal forum organizzato dalla BCE a Sintra (Portogallo), la scorsa settimana il Presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, ha sottolineato che il percorso rialzista dei tassi non è ancora giunto a termine e non ha escluso che i rialzi possano riprendere proprio in occasione del meeting di luglio. Il numero uno della banca centrale statunitense ha spiegato che il comitato pensa che ci sia ancora lavoro da fare e che nel corso dell’anno saranno probabilmente appropriati ulteriori rialzi dei tassi. Powell ha detto: “Anche se la politica è restrittiva, e non lo è, potrebbe non essere abbastanza restrittiva e non lo è stata abbastanza a lungo”. Il Presidente della FED ha anche commentato la reazione dell’economia statunitense alle misure adottate dalla banca centrale: “È una cosa costruttiva il fatto che siamo stati in grado di aumentare i tassi di 500 punti base con la previsione di andare oltre, ed abbiamo ancora un mercato del lavoro molto forte, ma comunque un mercato che si sta raffreddando proprio come avremmo voluto”. In merito alle tempistiche per il raggiungimento dell’obiettivo di inflazione al 2%, Powell ha spiegato di non prevedere che tale obiettivo venga toccato quest’anno o il prossimo anno, ma è probabile che avvenga nel 2025.

I banchieri centrali nel panel di Sintra hanno grossomodo reiterato le rispettive stance:

Il Presidente dell’ECB, Cristina Lagarde, ha ribadito che non ci sono sufficienti prove che l'inflazione stia rientrando, e se lo scenario non si modifica significativamente alzeranno i tassi anche a luglio. Ma oltre luglio l'ECB si muoverà in base ai dati.

Il Presidente della Bank of Japan (BoJ), Kazuo Ueda, ha dichiarato che l'inflazione tendenziale è ancora sotto il 2% in Giappone, ma vi sono segnali che l'anno prossimo potrebbe salire, e quindi la BoJ è pronta a cambiare la stance, eventualmente anche quest'anno.

Il Presidente della Bank of England (BoE), Andrew Bailey, ha ribadito che il rialzo da 50 bps della scorsa settimana costituisce una risposta ad una sorpresa inflattiva.

In seguito, giovedì scorso, Jerome Powell ha parlato nell’ambito di un evento a Madrid organizzato dalla banca centrale spagnola tornando sul tema del rialzo dei tassi. Dopo lo stop del meeting di giugno, Powell ha detto che prevedono che il ritmo moderato delle decisioni sui tassi d’interesse proseguirà. Inoltre, il Presidente della FED ha spiegato che “una forte maggioranza” di decisori politici della banca centrale si aspettano che entro fine anno dovranno aumentare i tassi d’interesse almeno due volte.

Il numero uno della banca centrale statunitense giovedì scorso ha anche parlato della situazione bancaria, spiegando che sono molto restii a dire se le turbolenze che hanno interessato il settore sono finite. Powell ha riconosciuto che il settore ha ancora alcune vulnerabilità di finanziamento, anche se “i flussi di depositi” si sono stabilizzati. Inoltre, ha detto che in generale il capitale bancario è forte e la liquidità è elevata. Powell ha anche fatto riferimento all’immobiliare commerciale affermando che in tale settore è in corso “un aggiustamento di valutazione” che riguarda principalmente gli uffici.

Il presidente della FED di Atlanta Raphael Bostic invece, parlando prima di un intervento all’Irish Association of Investment Managers, si è espresso a favore di un approccio più cauto: “Non vedo tanta urgenza di muoversi come dichiarato da altri, incluso il mio Presidente”. Nel suo intervento Bostic ha sostenuto che il tasso di riferimento attuale è abbastanza elevato da portare l’inflazione al 2% in un lasso di tempo accettabile. Bostic ha anche voluto sottolineare che non sottovaluta l’inflazione: “Riconosco che se l’inflazione si allontana dal target o sembra fermarsi significativamente, allora probabilmente dovremo fare di più o se le aspettative di inflazione iniziano a muoversi in modo difficile, potremmo dover fare di più”.

DATI MACROECONOMICI

L’indice di fiducia dei consumatori rilasciato dal Conference Board fa un bel balzo in avanti passando dal dato di 102,5 di maggio (rivisto da 102,3 punti) a quello di 109,7 punti di giugno, sopra al consensus fissato a 104,0 punti.

L’indice di prezzo delle case a livello mensile ad aprile registra una crescita dello 0,7%, ovvero superiore a quella di marzo dello 0,5% (rivista da 0,6%) e superiore anche al consensus del +0,3%. Il dato è rilasciato dalla Federal Housing Finance Agency.

L’S&P/Case-Shiller Home Price Index rilasciato da Standard & Poor’s, che valuta le variazioni nel valore del mercato immobiliare residenziale in 20 regioni degli USA, a livello mensile ad aprile cresce dell’1,7%, appena sopra al consensus del +1,5% e dopo aver registrato un +1,6% a marzo (rivisto da +1,5%).

A livello annualizzato, invece, ad aprile è stato registrato il secondo mese consecutivo con il segno ‘meno’, in particolare con una contrazione dell’1,7%, calo più contenuto di quello indicato dal consensus fissato a -2,6%, ma più marcato rispetto al -1,1% di marzo.

Le vendite di nuove case passano dal dato di 680 mila unità di aprile (rivisto da 683 mila) a quello di maggio di 763 mila unità, registrando una crescita del 12,2% ed andando ben oltre al consensus fissato a 675 mila. Il dato è rilasciato dall’U.S. Census Bureau.

Gli ordini di beni durevoli su base mensile a maggio segnano un +1,7%, crescita più marcata del +1,2% di aprile (rivisto da +1,1%) ed in direzione opposta rispetto al consensus fissato a -1,0%. Il dato è rilasciato dall’U.S. Census Bureau.

Gli ordini di beni strumentali non attinenti alla difesa esclusi gli aerei, a livello mensile a maggio segnano un +0,7% dopo il +0,6% di aprile (rivisto da +1,4%) e rispetto ad un consensus del +0,0%. Il dato è rilasciato dall’U.S. Census Bureau.

Il dato preliminare di maggio relativo alla bilancia commerciale dei beni si attesta a -91,13 miliardi di dollari contro la rilevazione di -97,10 miliardi di dollari di aprile (rivista da -96,77 miliardi di dollari). Il dato è rilasciato dall’U.S. Census Bureau.

Il dato relativo al primo trimestre 2023 del PIL annualizzato si attesta al 2%, in calo rispetto all’ultimo trimestre del 2022 che aveva fatto registrare una rilevazione del 2,6%. Il secondo dato preliminare del primo trimestre 2023 era fissato all’1,3%. Il dato è rilasciato dall’U.S. Bureau of Economic Analysis.

L’indice dei prezzi PIL nel primo trimestre 2023 è al 4,1%, in leggero rialzo rispetto alla rilevazione del 3,9% dell’ultimo trimestre 2022. Il dato è rilasciato dall’U.S. Bureau of Economic Analysis.

Brusco impatto il dato in calo dei sussidi di disoccupazione, terminati 26.000 unità sotto attese. Si tratta di un dato singolo, ma decisamente inatteso, e oltretutto nella serie vi sono ancora le distorsioni legate al cambio di metodo in Minnesota, e alle truffe in Ohio. Se tra 8 giorni vedremo un altro report sul mercato del lavoro bello robusto, la FED potrebbe a maggior ragione continuare con la politica del rialzo dei tassi. Il dato, nella settimana terminata il 24 giugno, è stato pari a 239 mila unità, in calo rispetto alle 265 mila della settimana precedente (rilevazione rivista da 264 mila) e sotto al consensus fissato a 265 mila. Il dato è rilasciato dall’U.S. Department of Labor.

A livello mensile, a maggio il dato sulle vendite immobiliari in corso (che misura il cambiamento nel numero di case con contratto di vendita, ma in attesa della transazione di chiusura, escludendo le nuove costruzioni) incassa un -2,7%, contrazione al -0,4% di aprile (rivisto da +0,0%). Il dato è rilasciato dalla National Association of Realtors.

L’indice di prezzo delle spese per consumi personali core (che esclude il settore del cibo e dell’energia) ha sorpreso al ribasso di poco, chiudendo un mese in cui l'inflazione si è ritirata in aggregato in US. Su base mensile a maggio segna un +0,3%, appena sotto al +0,4% di aprile.

A livello annualizzato, a maggio si registra un +4,6%, rilevazione praticamente in linea con il consensus del +4,7% ed il dato di aprile sempre del +4,7%. I dati sono rilasciati dall’U.S. Bureau of Economic Analysis.

Il reddito personale a maggio ha sorpreso in positivo. Su base mensile cresce dello 0,4%, rispetto ad un dato di aprile sempre del +0,3% (rivisto da +0,4%). Il dato è rilasciato dall’U.S. Bureau of Economic Analysis.

Il dato sulla spesa personale invece ha deluso. Su base mensile a maggio registra un +0,1%, un rialzo che si attesta sotto al consensus del +0,2% e al +0,6% di aprile (rivisto da +0,8%). Il dato è rilasciato dall’U.S. Bureau of Economic Analysis.

L’indice di fiducia dei consumatori elaborato dall’Università del Michigan a giugno si attesta a quota 64,4 punti, rilevazione superiore al dato preliminare di giugno di 63,9 punti ed al dato di maggio di 59,2 punti.

Il Chicago PMI di giugno ha deluso le attese di un moderato rimbalzo, restando su livelli recessionari. Il dato è uscito a 41,5 punti, in crescita rispetto ai 40,4 punti di maggio e sotto al consensus di 44,0 punti. Il dato è rilasciato dall’ISM-Chicago, Inc.

PORTAFOGLI AZIONARI

I mercati si riprendono e l’operatività dei nostri Portafogli azionari regalano soddisfazioni ai nostri abbonati che continuano a stipare in cantina tanti buoni tozzi di pane. Nel Portafoglio storico, nella settimana appena trascorsa, abbiamo raggiunto due target proprio sui titoli menzionati lunedì scorso su queste colonne e stiamo parlando del titolo del Nyse, THE TJX COMPANIES che, con la strategia “Azioni internazionali” ci ha regalato un buon + 7,00% ed il titolo del Nasdaq100, HONEYWELL che, con la ultra consolidata strategia del “Nasdaq Weekly” ci ha regalato un ennesimo buon + 7,00%. Per quanto riguarda gli altri titoli, troviamo ALLIANZ GLOBALFOUNDRIES e T-MOBILE in rampa di lancio, mentre continua la criticità sul titolo XCEL ENERGY. Per questa settimana non sono presenti nuovi ordini ed abbiamo eliminato il titolo tedesco BRENNTAG che non è riuscito a toccare il nostro prezzo di acquisto.

Per quanto riguarda il Portafoglio “The Challenge” anche nella scorsa settimana non abbiamo raggiunto nuovi target ma i titoli con buone performance come STELLANTIS (che ha superato nuovamente i 16 €), IBERDROLA (che ha superato i 12 €, valore che non si vedeva da gennaio 2021), SAP (che sta cercando di superare nuovamente i 27 €) e UNITED AIRLINES (che è arrivata a 57 $, valore che non si vedeva da giugno del 2021), dovrebbero, si spera a breve, regalarci ampie soddisfazioni. Seguite sempre gli aggiornamenti pubblicati nei relativi Portafogli alla sez. “nuovi ordini”.  

Alla prossima.

FOCUS SU TITOLI

REGENERON. Martedì scorso la Food and Drug Administration degli Stati Uniti ha rifiutato di approvare una versione a dosaggio più elevato del trattamento del farmaco di successo Eylea di Regeneron Pharmaceuticals. Eylea, è una terapia biologica per vari disturbi oculari come la degenerazione maculare legata all'età umida (AMD umida), ha generato circa 6,3 mld $ di vendite nette negli Stati Uniti nel 2022. Tuttavia, le vendite del farmaco sono in calo a causa della concorrenza emergente. Regeneron sperava che questa formulazione ad alto dosaggio potesse aiutarla a mantenere la quota di mercato in indicazioni chiave come l'AMD umida. La buona notizia, se così si può chiamare, è che questo rifiuto deriva solo da un problema di produzione di terze parti, secondo il comunicato stampa. Gli analisti di Wall Street, a loro volta, pensano che questo ostacolo normativo possa essere affrontato abbastanza rapidamente. In effetti, gli analisti di Cowen hanno notato che questa battuta d'arresto dovrebbe ritardare l'approvazione del farmaco di non più di tre mesi. La cattiva notizia è che anche un piccolo ritardo dovrebbe comportare ulteriori perdite di quote di mercato per Eylea a favore della concorrenza del farmaco Vabysmo, l'anticorpo bispecifico di Roche.

PUBBLICAZIONE DELLE TRIMESTRALI ECONOMICHE SUI TITOLI DEL NASDAQ100 USCITI NELLA SCORSA SETTIMANA.

MICRON TECHNO – 3,33%. L'azienda è un produttore e distributore di memorie e storage DRAM, NAND Flash e NOR, sensori di immagine CMOS e altri componenti a semiconduttore, ha riportato una perdita nel terzo trimestre fiscale 2023 pari a 1,43 $/az. su un fatturato di 3,75 mld $. La stima degli analisti era per una perdita di 1,58 $/az. su un fatturato pari a 3,65 mld $. I ricavi sono diminuiti del 56,6% rispetto allo stesso trimestre di un anno fa. La società ha detto che prevede una perdita nel quarto trimestre fiscale 2023 tra 1,26 e 1,12 $/az. su un fatturato tra 3,70 e 4,10 mld $. L'attuale stima degli analisti è per una perdita pari a 1,06 $/az. su un fatturato di 3,89 mld $.

Sanjay Mehrotra, Presidente e CEO della società, ha affermato: "Micron ha realizzato entrate fiscali del terzo trimestre, margine lordo ed utili tutti al di sopra del punto medio dell'intervallo di riferimento. Riteniamo che l'industria delle memorie abbia superato il suo minimo di entrate e prevediamo che i margini miglioreranno man mano che l'equilibrio tra domanda e offerta del settore verrà gradualmente ripristinato. La recente decisione della Cyberspace Administration of China ("CAC") ha causato un notevole disagio che sta influenzando le nostre prospettive e rallentando la ripresa. A lungo termine, la leadership tecnologica, il portafoglio di prodotti e l'eccellenza operativa di Micron continuano a rafforzare il nostro posizionamento competitivo in diversi mercati in crescita, tra cui l'intelligenza artificiale e l'informatica incentrata sulla memoria. A livello contabile nel terzo trimestre fiscale abbiamo riportato: ricavi pari a 3,75 mld $ rispetto ai 3,69 mld $ del trimestre precedente e agli 8,64 mld $ dello stesso periodo dell'anno scorso; una perdita netta pari a 1,57 mld $, o 1,43 $/az.; un margine lordo in perdita pari a 603 mln $ rispetto alla perdita pari a 1,161 mld $ del trimestre precedente e al guadagno pari a 4,097 mld $ dello stesso periodo del 2022; il flusso di cassa operativo pari a 24 mln $ rispetto ai 343 mln $ del trimestre precedente e ai 3,84 mld $ dello stesso periodo dell'anno scorso; gli investimenti in spese in conto capitale sono stati pari a 1,38 mld $, il che ha portato a flussi netti di cassa negativi per 1,36 mld $. Micron ha chiuso il terzo trimestre del 2023 con liquidità, investimenti negoziabili e liquidità vincolata pari a 11,40 mld $. Il CdA della società ha dichiarato un dividendo trimestrale di 0,115 $/az., pagabile in contanti il ​​25 luglio 2023, agli azionisti registrati alla chiusura delle attività il 10 luglio 2023".

PAYCHEX + 3,22%. La società è un fornitore americano di risorse umane, buste paga e servizi di outsourcing di benefit per le piccole e medie imprese, ha riportato utili nel quarto trimestre fiscale 2023 pari a 0,97 $/az. su ricavi per 1,23 mld $. La stima degli analisti per gli utili era pari a 0,97 $/az. su ricavi per 1,22 mld $. Il fatturato è cresciuto del 7,5% su base annua. La società ha dichiarato di aspettarsi utili per tutto l'anno fiscale 2024 tra 4,65 e 4,70 $/az. su ricavi tra 5,31 e 5,36 mld $. L'attuale stima degli analisti per gli utili è pari a 4,59 $/az. su ricavi per 5,31 mld $.

John Gibson, Presidente e A.D. della società, ha commentato: "Abbiamo raggiunto un traguardo significativo di oltre 5 mld $ di entrate totali. I risultati per l'anno fiscale 2023 sono stati solidi con una crescita del 9% delle entrate totali e del 13% dell'utile rettificato per azione. Questi risultati sono dovuti al duro lavoro e alla dedizione di oltre 16.000 dipendenti e agli investimenti che abbiamo fatto nella nostra tecnologia di gestione del capitale umano ("HCM") e nelle soluzioni di consulenza per le risorse umane ("HR") e alla fiducia che i nostri clienti hanno riposto in noi. Siamo orgogliosi di essere lì per supportare i nostri clienti e i loro dipendenti in un ambiente complesso e stimolante per le piccole e medie imprese. Li abbiamo aiutati a sfruttare la nostra tecnologia HR, fornito consulenza su problemi HR complessi, assumere e trattenere talenti e finanziamenti sicuri come il credito d'imposta sulla trattenuta dei dipendenti. Mentre guardiamo al prossimo anno, siamo ben posizionati per raggiungere il nostro scopo: aiutare le aziende ad avere successo. La nostra leadership nel settore e un insieme differenziato di soluzioni ci consentiranno di continuare a servire i clienti, gli azionisti e le comunità. A livello contabile nel quarto trimestre e nell’anno fiscale 2023 abbiamo riportato: un utile operativo cresciuto del 15% a 453,3 mln $ per il quarto trimestre e del 10% a 2,0 mld $ per l'anno fiscale; il margine operativo (risultato operativo in percentuale dei ricavi totali) è aumentato al 36,9% per il quarto trimestre rispetto al 34,4% dello stesso periodo dell'anno precedente, mentre per l'anno fiscale, il margine operativo è aumentato al 40,6%, rispetto al 39,9% dell'anno precedente. Gli altri proventi sono aumentati di 15,5 mln $ a 10,3 mln $ nel trimestre e di 30,5 mln $ a 15,1 mln $ nell'anno fiscale, principalmente a causa dei tassi di interesse medi più elevati guadagnati sui nostri investimenti aziendali. Infine la nostra posizione finanziaria e la generazione di cassa sono rimaste solide durante l'anno fiscale. Al 31 maggio 2023 avevamo: contanti, contanti vincolati e investimenti aziendali totali per 1,6 mld $; prestiti a breve e a lungo termine, al netto dei costi di emissione del debito, pari a 808.4 mln $; il flusso di cassa derivante dalle operazioni è stato pari a 1,7 mld $ nell'anno fiscale; per il ritorno agli azionisti durante l'anno abbiamo distribuito dividendi cumulativi pari a 3,26 $/az. per un totale di 1,2 mld $, con un rapporto di distribuzione dei dividendi del 75%”.

WALGREENS BOOTS ALLIANCE – 9,27%. La società gestisce una catena di negozi di farmacie negli Stati Uniti. Rappresenta la tua farmacia sotto casa, che vende farmaci da prescrizione e da banco anche via, posta, telefono e online, ha riportato utili nel terzo trimestre fiscale 2023 pari a 1,00 $/az. su un fatturato di 35,42 mld $. La stima degli analisti per gli utili era di 1,07 $/az. su un fatturato pari a 34,25 mld $. I ricavi sono cresciuti dell’8,6% su base annua. La società ha detto che prevede utili per l’intero anno fiscale 2023 tra 4,00 e 4,05 $/az. su un fatturato tra 133,5 e 137,5 mld $. L'attuale stima degli analisti per utili pari a 4,43 $/az. per un fatturato pari a 134,8 mld $.

L'A.D. della società, Rosalind Brewer, ha dichiarato: "WBA ha registrato una crescita delle vendite in valuta costante dell'8,9% nel terzo trimestre, nonostante un ambiente operativo difficile. I consumatori continuano ad apprezzare il valore, la convenienza e la gamma di servizi forniti da Walgreens e Boots. Tuttavia, la domanda significativamente inferiore per i servizi correlati a COVID, consumatori più cauti e orientati al valore e una stagione invernale più debole hanno creato pressioni sui margini nel trimestre. La nostra previsione rivista assume una visione prospettica adeguatamente cauta alla luce dell'incertezza della spesa dei consumatori, pur dimostrando chiari driver di un ritorno alla crescita operativa il prossimo anno fiscale. Stiamo aumentando l'obiettivo del nostro programma di risparmio sui costi pari a 4,1 mld $ e intraprendendo azioni immediate per ottimizzare la redditività per il nostro segmento sanitario statunitense. Sono fiduciosa che la nostra strategia di “turnaround” consenta a WBA di guidare una crescita “core” sostenibile e fornire valore agli azionisti a lungo termine. A livello contabile nel terzo trimestre fiscale abbiamo riportato: un utile aumentato del 3,3% a 1,00 $/az., in aumento del 3,6% su base valutaria costante; le vendite sono aumentate dell'8,6% su base annua a 35,4 mld $ e dell'8,9% su base valutaria costante; l'utile netto è stato pari a 118 mln $ rispetto all'utile netto di 289 mln $ del trimestre di un anno fa, principalmente a causa di un reddito operativo inferiore, mentre l'utile netto rettificato è stato pari a 860 mln $, in aumento del 3,4% su base valutaria costante, trainato principalmente dall'utile operativo rettificato. La liquidità netta utilizzata per le attività operative è stata pari a 20 mln $; il flusso netto di cassa è stato negativo per 444 mln $ ma in diminuzione di 1,7 mld $ rispetto al trimestre di un anno fa, guidato dalla graduale riduzione del capitale circolante e dall'aumento delle spese in conto capitale, comprese le iniziative di crescita e l'assistenza sanitaria negli Stati Uniti. Inoltre realizzati circa 1,9 mld $ di proventi totali dalla monetizzazione di una parte delle partecipazioni in AmerisourceBergen principalmente attraverso una struttura a termine prepagata variabile e dalla vendita delle restanti azioni di Option Care Health nel terzo trimestre e a giugno 2023. Infine accelerata l'acquisizione completa di CareCentrix, completata il 31 marzo 2023 per una spesa pari a circa 380 mln $".

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