Arriva il decoupling


Powel ha mantenuto la barra della nave dritta: alti tassi di interesse non piacciono ai politici ma se servono all'economia ci si deve dimenticare di Waschington e dei politici arrabbiati e continuare sulla propria strada. E del resto se leggete i giornali italiani ad ogni rialzo dei tassi si suona sempre la stessa musica perché così gira la ruota. 
 
Il Federal Open Market Committee ha aumentato ieri come tutti ormai sappiamo il tasso di interesse di riferimento di un quarto di punto, portandolo al 5,25%-5,5%, dopo una pausa nel suo incontro di giugno.
 
Alla conferenza stampa  Powell ha dichiarato che aumenti futuri dei tassi sono possibili quest'anno se i dati sull'inflazione lo giustificheranno.
 
Il FOMC dispone ora di circa otto settimane prima del prossimo incontro, con due rapporti mensili sull'occupazione e i prezzi al consumo nel frattempo da studiare per capire se si è sulla buona strada.
 
Powell ha detto: "La Federal Reserve può permettersi di essere un po' paziente, così come risoluta", anche se il suo messaggio generale è stato orientato verso la risolutezza. "Dobbiamo portare a termine questo compito", ha aggiunto, riferendosi alla campagna anti-inflazione, "ed è evidente che se impieghiamo troppo tempo o se non riusciamo, il dolore sarà solo maggiore".
 
E ha ragione.
 
C'è sempre il pericolo che la Fed possa esagerare con gli aumenti dei tassi, ma questo è stato un rischio fin dal momento in cui la banca centrale si è trovata una inflazione fuori controllo nel 2021-2022.
 
Il rialzo dei tassi della Fed, iniziato nel marzo 2022, finora non ha messo l'economia in difficoltà.
 
Powell ha sottolineato che il tasso di disoccupazione nazionale del 3,6% è lo stesso di 16 mesi fa.
 
Le condizioni di credito non sembrano particolarmente restrittive.
 
Le azioni USA sono al rialzo, i rendimenti obbligazionari sono solo leggermente più alti, il dollaro si sta indebolendo e il Dow Jones Industrial Average ha registrato ieri il suo 13° giorno consecutivo di guadagni.
 
Parlavamo di recessione e di crollo dei listini ? Qui non si vede niente se non una situazione particolarmente florida.
 
Ma quello che più stupisce è che Powell ha comunicato la notizia che lo staff della Fed non prevede più una recessione. Lo staff, composto principalmente da keynesiani, ha sbagliato in passato (vedi il panico finanziario del 2008), ma la previsione odierna di nessuna recessione in vista è rassicurante per i membri dell'FOMC che cercano di sconfiggere l'inflazione.
 
Powell ha anche affermato che il tumulto finanziario esploso a marzo con il fallimento di Silicon Valley Bank sembra essere finalmente contenuto. Questo potrebbe cambiare se i tassi dovessero salire al 6% o oltre, ma un aumento di un quarto di punto probabilmente non causerà un'altra ondata di panico.
 
Nel mese di giugno, i prezzi al consumo USA sono aumentati solo del 3% su base annua, in calo rispetto al 9,1% dell'anno precedente. Ma i prezzi core, esclusi energia e alimentari, sono aumentati del 4,8%, e l'indice dei prezzi dei servizi è aumentato del 5,7% su base annua.
 
Sono dati che ci fanno capire come la partita non sia ancora chiusa. 
 
Oggi sarà la Bce ad annunciare la sua decisione sui tassi di interesse. Anche nel caso di Francoforte sembra scontato un rialzo di 25 punti base, che porterà il costo del denaro al 3,75%, anche qui ai massimi da oltre un ventennio.
 
La situazione in Europa è simile a quella USA ma molto più preoccupante: l’inflazione nell’eurozona si sta abbassando nel suo complesso ma resta ancora intollerabile nella sua componente di fondo, che a giugno è scesa solo dal 6,9 al 6,8%.
 
Ed è il motivo per cui, nonostante l'economia europea mostri forti segnali di rallentamento, con le richieste di prestiti crollate ai minimi dal 2003, gli analisti si aspettano almeno un ulteriore rialzo dei tassi dopo quello di domani.
 
Conclusione: il rialzo di ieri non ha cambiato le carte in tavola, gli analisti continueranno a strillare che i tassi sono cresciuti troppo ma l'economia USA continuerà a correre e quella Europea ad arrancare ancora di più. Siamo di fronte a un "decoupling" che non è da sottovalutare per chi opera in azioni perchè ci dobbiamo abituare ad un Nasdaq frizzante e a un Ftse MIB lesso.