Alla faccia dei gufi e dei profeti di sventura. Ma facciamo attenzione perché la storia si ripete


Buon sabato a tutti. Si conclude una settimana con il mercato italiano in un range laterale estremamente stretto e compreso tra i 28600 e i 28950 ad un passo dai 29000 punti "psicologici". 300 punti noiosissimi che detto in percentuale significa un'escursione settimanale dell'1% circa e caratterizzata da bassissimi volumi, ma questo lo sappiamo già da molto tempo. Situazione analoga ed estremamente choppy anche sull'indice DAX che ha creato una piccola congestione in area massimi e compresa tra i 16100 come base e i 16350 circa come resistenza (area  fortissima che, se rotta, potrebbe portare verso i 16550). Di seguito i grafici del Future FTSEMIB40 e del Future DAX.

Chiaramente operare con volumi scarsi e range stretti (=leggi assenza di volatilità) è quanto di peggio possa esserci per chi fa trading (sottoscritto compreso naturalmente): si corre continuamente il rischio di incappare in falsi segnali o, peggio, di trovarsi "impantanati" in posizioni difficili da liquidare. 

E' ormai dall'anno scorso che si sente parlare di recessione imminente e nel frattempo il mercato è salito del 20%-30% dai minimi colti sul nascere alla fine del mese di settembre dello scorso anno (link video su youtube: https://www.youtube.com/watch?v=Q59smozTCck). Uno degli indicatori che nella storia ha sempre predetto l'arrivo di una recessione è l'inclinazione della curva dei rendimenti, ovvero quando le scadenze brevi rendono di più di quelle lunghe il che è un controsenso: se presto soldi a qualcuno richiedo una remunerazione maggiore sul lungo termine che non sul breve. Sono così andato alla ricerca di cosa sia successo nella storia partendo dagli anni '20. Effettivamente l'inversione della curva dei rendimenti (in blu nel grafico successivo) è stata predittiva di una recessione (evidenziata da istogrammi grigi). Tuttavia dal momento dell'inversione della curva ci sono stati periodi in cui il Dow Jones ha continuato a salire e lo ha fatto per quasi due anni. Questo si è verificato appunto nel 1928 quando il mercato è salito di quasi il 50%, circa un anno e mezzo prima dello scoppio della crisi del 1929, come mostrato nel grafico successivo ed è stato così anche nel 2006-2007.

L'inversione della curva ha predetto ogni recessione. Diciamo che è una condizione necessaria ma non sufficiente. Detta in altri termini quando si è inclinata negativamente ci sono state recessioni, ma ci sono state recessioni anche quando non si è verificata l'inclinazione negativa (nel grafico precedente ne è un esempio il 1924 oppure il 1937-1938).

L'aspetto interessante di questo studio è che osservando tutte le recessioni che si sono verificate a partire dagli anni '60 ad oggi notiamo che dal momento dell'inversione della curva (linea tratteggiata verticale) all'inizio della recessione talvolta (ma non sempre) sono passati svariati mesi: nel 2008 ad esempio abbiamo avuto una recessione mentre la curva dei rendimenti si era inclinata 16 mesi prima (ricordo che ne avevo parlato in una delle conferenze tenute recentemente). Viceversa negli anni '70 la recessione si è materializzata quasi immediatamente dopo l'inversione della curva.

Se noi osservassimo quanto sta succedendo in questi ultimi anni, noteremmo che dal momento dell'inversione avvenuta nel 2022 il Dow Jones è salito del 20% abbondante. Alla faccia dei gufi e dei profeti di sventura. Ma occorre fare attenzione perché la durata dell'upside non è illimitata e la storia si ripete, seppur con sfumature differenti.

Il punto principale è che non possiamo -ancora- avere una recessione finché il mercato del lavoro rimane così forte e resiliente, con un tasso di disoccupazione ai minimi storici negli Stati Uniti (cerchio rosso in basso a destra). Nel grafico successivo trovate la curva dei rendimenti (in nero) e la disoccupazione (in giallo). Potete notare che solo quando c'è stato un aumento della disoccupazione ci sono stati periodi di crisi: fine anni '80, 2001, 2007 e 2020. In tutti questi casi la curva dei rendimenti era invertita o piatta.

Nella storia tendenzialmente abbiamo avuto un mercato azionario già in ribasso quando la curva era inclinata negativamente. Oggi invece nonostante l'inclinazione negativa notiamo che il mercato continua a salire. 

La recente fase trova forti similitudini con quanto successo nel 2006-2007 quando a seguito di una inversione il Dow Jones ha continuato a salire per circa 16-18 mesi prima della crisi finanziaria e del crollo del 2008.

Come mostrato in precedenza, un caso analogo è quello che si è verificato alla fine degli anni '20, quando ad una inversione della curva di colore blu (vedere il cerchio rosso nel grafico successivo) è seguita una salita del Dow Jones del 50% circa e faccio notare che in quel periodo anche la disoccupazione era a livelli estremamente bassi (3.2%) e questo aveva appunto permesso all'indice di salire in quegli anni: più gente lavora, più si spende, più le aziende continuano la produzione e quindi tutto fila liscio.

Curiosamente oggi la curva dei rendimenti è invertita esattamente come lo era alla fine degli anni '20, ma lo è stata di più nel 1974 e all'inizio degli anni '80.

Ora, considerando che il mercato sale dalla fine di settembre del 2022 (quindi da dieci mesi esatti) direi che rimarrebbero pochi mesi al ribasso la cui entità è sconosciuta e qui mi collego a quanto detto in settimana in occasione del webinar, ovvero che non vedo pericoli imminenti ma solo fra qualche mese. Faccio tuttavia notare che il fatto che si verifichi una recessione non implica di essere a conoscenza di quando si possa verificare o di quanto possa poi correggere il mercato: nel 2020 è stata velocissima nell'arrivare e nel terminare (un mese o poco più), nel 2008 è durata meno di 12 mesi ma il mercato aveva iniziato la correzione prima della crisi Lehman (a memoria Trichet, governatore della BCE, aveva alzato i tassi a luglio 2008 quindi dopo il fallimento della statunitense Bearn Stearns di marzo 2008 causato dalla forte esposizione in titoli e strumenti derivati garantiti da mutui ipotecari il cui valore si azzerò in seguito allo scoppio della bolla immobiliare). Quel rialzo dei tassi avvenne tre mesi prima del fallimento di Lehman Brothers. Questo è l'ennesimo segnale che anche le Banche Centrali possono sbagliare previsione come del resto è successo recentemente con Christine Lagarde che a fine 2021 ovvero prima dell'inizio della guerra tra Russia ed Ucraina definiva l'inflazione come fenomeno transitorio salvo poi correre ai ripari un anno dopo.

La forza del mercato azionario associata ad un forte mercato del lavoro durante l'inversione della curva dei rendimenti non ci dice quanto profonda sarà quella recessione.

Riassumendo ed in estrema sintesi: l'inversione della curva dei rendimenti è anticipatrice di recessioni, anche se nella storia ci sono state recessioni a prescindere dall'inversione stessa. Quando la curva è invertita ci sono stati casi di recessioni che si sono sviluppate nel giro di pochissimo tempo ed altri in cui quel tempo è stato al massimo di 16-18 mesi. Il tempo che intercorre tra l'inizio dell'inversione della curva dei rendimenti e l'inizio della recessione non ci dice quanto quella recessione potrà essere profonda, ma lo possiamo intuire osservando la profondità dell'inversione stessa. La curva si è invertita ad agosto del 2022 e ad oggi lo è ancor di più.

Per questo motivo personalmente sono scarico di azioni e lungo di bonds già da qualche mese: perchè correre rischi sull'azionario quando ci sono rendimenti obbligazionari interessanti che portano ad un minor rischio complessivo di portafoglio? O, se preferite, perché scegliere asset class più rischiose a parità di rendimento?

Fronte watchlist....

Un lettore mi ha domandato cosa ne pensassi del titolo Iveco. Ne ho scritto il primo luglio (link: https://www.lombardreport.com/2023/7/1/azioni-iveco/). Attualmente dopo il test dell'area posta a 7.70 (6 luglio) il titolo ha trovato nuovamente momentum fino a spingersi attorno a 8.50 euro dove però sono prevalse le vendite che lo hanno riportato in chiusura di ottava a 8.14 euro. Personalmente credo sia inserito in un canale ascendente di breve termine ottenuto unendo i minimi del 31 maggio con quelli del 6 luglio. Fondamentale che riesca a mantenersi sopra 8 euro in modo da scongiurare un indebolimento verso 7.70. Dal punto di vista tecnico è da notare come la media mobile semplice a 20 periodi (in verde) abbia accompagnato fino ad oggi abbastanza bene il trend del titolo, sia al rialzo che al ribasso, con sbavature nell'ordine dei 20 tick (circa il 2.5%).

Ricordo che lunedì MFEA ed MFEB, azioni analizzate recentemente come mid-term trading idea, staccheranno un corposo dividendo: 0.05 euro entrambe, quindi attorno al 9.7% per la versione "A" e del 7% per la versione "B". Al momento la mia view di lungo periodo sui titoli non cambia: possibile rounded bottom in formazione. Ricordo che quando ne ho scritto la prima volta MFEA quotava attorno a 0.45 euro circa (link articolo del 7 aprile 2023: https://www.lombardreport.com/2023/4/7/azioni-esprinet-azioni-inwit-azioni-mfea-azioni-gvs/ ). Dopo un fortissimo rialzo che ha portato MFEA a sfiorare 0.57 euro ci sono state prese di profitto e consolidamento. Al momento e date le attuali condizioni di mercato non mi piacerebbe un eventuale ritorno in pianta stabile sotto 0.40 euro.

Nella mia watchlist in settimana è entrata Datrix, gruppo che si occupa di sviluppo di soluzioni basate sull'intelligenza artificiale. Fermo restando che personalmente ho acquistato una manciata di azioni a 2.50 mediandole al rialzo a 2.62 (pmc a 2.57), ne ho chiuse metà nella seduta di venerdì in area 2.90 mantenendo il resto, disposto eventualmente ad incrementare nuovamente qualora i corsi ne offrissero l'opportunità: formazione di una congestione/consolidamento, nuova compressione di volatilità et similia. Chiaramente non ho potuto (e voluto) farne menzione nel durante visto che non voglio pubblicare articoli a mercato aperto. Lo faccio ora perché nella seduta di venerdì c'è stato un consolidamento/allungo dei corsi ma bisognerà valutare l'evoluzione nella prossima ottava. Ciò che mi è piaciuto sono stati i volumi sviluppati nella seduta del 14 luglio con ritracciamento successivo che ha portato il titolo al punto di partenza del movimento ovvero in area 2.30 (si poteva anche configurare l'ipotesi di un falso movimento al rialzo). Dopo una sola seduta con volumi nulli e zero volatilità (mercoledì), giovedì le azioni sono ripartite con circa 200K pezzi transati e così è stato anche venerdì quando il controvalore ha sfiorato gli 800 mila euro: non pochi per società così piccole. Attualmente ho posizionato lo stop a 2.30 sperando in un ulteriore allungo, magari a cercare l'area posta a 3.20-3.30, poi si vedrà. 

Buon fine settimana a tutte le lettrici e lettori.

Ad maiora!

PNA

(L'autore del presente articolo non è iscritto all'ordine dei giornalisti e potrebbe detenere i titoli oggetto dei suoi articoli)