Terminato anche questo giro di decisioni delle Banche Centrali facciamo un piccolo riassunto per cercare di capire, anche con l’aiuto delle curve dei rendimenti e dei tassi, cosa aspettarci per il prossimo futuro.
Sia Fed sia Bce hanno rispettato le attese dei mercati, con la Fed che ha preso una pausa nella sequenza dei rialzi ai tassi d’interesse e la Bce che ha aumentato di altri 25 basis points. La BoE ha invece sorpreso i mercati con un rialzo di ben 50 basis points.
Nel vecchio continente, d’altra parte, è ancora l’inflazione a farla da padrona, come testimoniamo anche le ultime stime della Bce. Infatti, Christine Lagarde ha evidenziato che “sulla decisione c'è stato ampio consenso dei componenti del Consiglio direttivo”, aggiungendo che “l’inflazione è diminuita ma al contempo ritiene che dovrebbe rimanere troppo elevata per un periodo di tempo prolungato”.
In base alle proiezioni macroeconomiche di giugno 2023, gli esperti dell’Eurosistema si attendono che l’inflazione complessiva si attesti in media al 5,4% nel 2023, al 3% nel 2024 e al 2,2% nel 2025.
Così, la Bce ha concluso che le decisioni future del Consiglio direttivo “assicureranno che i tassi di riferimento siano fissati a livelli sufficientemente restrittivi da conseguire un ritorno tempestivo dell’inflazione all’obiettivo del 2% nel medio termine e siano mantenuti su tali livelli finché necessario”.
E basta guardare il grafico dei tassi forward su Euribor 6 mesi per avere conferma che al momento i mercati si aspettano altri due rialzi dei tassi. È quindi chiaro che per Bce e BoE la priorità rimane ammansire l’inflazione, a qualunque costo.
Un po’ diversa la situazione negli Usa, dove le previsioni sull’inflazione sembrano migliori, anche a fronte di tassi già da tempo più alti rispetto all’Europa. Sibilline, però, le parole di Powell che in sostanza ha detto di rimanere pronto ad alzare ancora i tassi se necessario, sia per stroncare definitivamente l’inflazione sia per non creare ulteriore pressione sui prezzi vista la vivacità del mercato del lavoro.
Vediamo cosa dicono le nostre curve e come si sono mossi i mercati obbligazionari dopo l’esito delle riunioni delle Banche Centrali.
Analisi ZC-Yield Curve
La lettura della ZC-Yield Curve mostra una lieve contrazione dei rendimenti sul tratto di curva a medio e lungo termine, mentre vede un incremento sulla parte a breve rispetto alla scorsa analisi. Infatti, rispetto alla scorsa lettura il rendimento della scadenza a 10 anni scende in area 2,95% rispetto al 3,04% precedente, mentre la scadenza trentennale si porta ora in area 2,43% rispetto al 2,60% precedente. Sempre stabile la conformazione della curva, che rimane invertita e con un nuovo allargamento del differenziale 10Y-2Y che è passato agli attuali -86 bps da precedenti -56 bps. In aumento il tratto a breve, con la curva che evidenzia un massimo di rendimento sulle scadenze dei primi mesi del 2024 ora in area 4,22% rispetto al precedente 4,00%. Si modificano anche le previsioni dei tassi forward su Euribor 6 mesi sulle scadenze a breve e a medio. La curva rimane impennata e ora i tassi attesi per inizio 2024 si posizionano in area 4,40% rispetto ad area 4,20% della lettura precedente, per poi scendere sotto al 3,00% ora verso fine 2025 assestandosi successivamente nell’intervallo 2,50% - 3,00% a partire dal 2027.
Analisi Integrata Trendycator
Osservando – a livello di analisi integrata – le curve dei rendimenti dei principali benchmark decennali si nota ancora una fase interlocutoria. L’area UK vede il rendimento per il GILT proseguire la corsa al rialzo e ora a contatto con i massimi di gennaio 2022 in area 4,40% dal precedente 4,23% e con Trendycator che si conferma in stato LONG. Sempre in altalena i rendimenti del BUND, che si porta ora in area 2,48% rispetto al precedente 2,45% e con Trendycator che si mantiene stabilmente in stato LONG. In lieve correzione i rendimenti del nostro Btp decennale, ora in area 4,12% con uno spread ora in area 158 bps e modello Trendycator che continua ad indicare un potenziale passaggio a stato NEUTRAL dal LONG di lungo periodo durato un anno e mezzo. Infine, l’area USA con i rendimenti del Treasury decennale che restano in laterale, sostanzialmente stabili in area 3,80% e con Trendycator che si conferma un po’ incerto nell’intorno dello stato NEUTRAL.
Bond Governativi Mondo Weekly Ranking
Consueta sezione dell’analisi sui mercati obbligazionari, con l’introduzione sotto forma di ranking dei bond governativi mondiali con qualunque rating. In alcuni casi, per alcuni emittenti o per alcune valute, il rapporto rischio/rendimento di questi bond può essere anche piuttosto speculativo. Il ranking considera i bond benchmark decennali in tutte le valute di emissione.
Bond in evidenza
Stanti le dichiarazioni della Bce in tema di politica monetaria e con l’evidenza dell’andamento delle curve analizzate, la strategia per il portafoglio obbligazionario è quella di puntare ancora su bond a durata breve, gestendo la liquidità in eccesso con strumenti del mercato monetario.
Snobbati per lunghissimo tempo, ora i cari vecchi Bot offrono rendimenti netti ben superiori al 3%, toccando punte oltre il 3,30% a partire dalle scadenze a 10 mesi. La tabella mostra chiaramente come per la gestione della liquidità a breve ci siano interessanti opportunità, nettamente migliori rispetto ai conti deposito.
Su durate più lunghe è ancora interessante puntare sui tassi variabili, vista la curva dei tassi forward su Euribor 6 mesi, con cedole stimate ancora pingui per diversi anni. Tra i tassi variabili quotati sul MOT e con lotto minimo 1.000 euro il migliore al momento è il Cassa Depositi e Prestiti con scadenza a giugno 2026 (IT0005374043).
Nettamente preferibile al CCT di pari scadenza (ricordiamo che CDP è in tutto e per tutto assimilabile ad un titolo governativo in termini di credit risk), il quale gira in ASW addirittura a -11 bps risultando sfacciatamente sopravvalutato.
Il bond Cdp ha un rendimento stimato (in base alla curva dei tassi forward attuale) del 4,13% lordo su base annua e, tra tutti i nostri governativi a tasso variabile, è l’unico che non è caro quotando al suo fair price in area 103,50 tenendo conto della curva dei CDS dell’emittente Italia.
Infine, in ottica di lungo termine ha senso iniziare a posizionarsi sulle scadenze medio-lunghe e lunghe con ingressi scaglionati (tipo PAC) per beneficiare di rendimenti di lungo termine tornati interessanti, oltre a trarre vantaggio in conto capitale dall’upside dei prezzi quando la politica monetaria smetterà di essere restrittiva.
Unica avvertenza, in base alla personale propensione al rischio valutare con attenzione sia il rischio tasso sia il credit risk degli emittenti sui cui investire, scegliendo orizzonti temporali e solidità degli emittenti in linea con la personale tolleranza a tali rischi.