Nessuna sorpresa dalle Banche Centrali, salvo dalla BoE. Fed e Bce hanno confermato le aspettative dei mercati con una pausa al rialzo dei tassi per la prima e un ulteriore aumento dello 0,25% per la seconda. Ha invece stupito (e forse anche un po’ preoccupato) la decisione della BoE di aumentare i tassi dello 0,50% a causa di un’inflazione ancora troppo vivace.
Anche in Europa le previsioni danno l’inflazione ancora su livelli considerati troppo alti anche nel prossimo futuro, motivo per cui ci si aspetta che la stretta monetaria prosegua nei prossimi mesi da questa parte dell’Atlantico. Negli Stati Uniti la situazione pare invece leggermente differente, con previsioni sull’inflazione più accomodanti, seppur sempre monitorate con grande attenzione da parte del board della Fed.
Intanto siamo entrati a pieno titolo nel periodo dell’anno potenzialmente poco favorevole al rialzo dei mercati, i quali hanno iniziato da qualche seduta a correggere rispetto ai massimi di metà mese. La corsa del Nasdaq è proseguita, così come quella dell’S&P500 seppur in maniera più contenuta.
Entrambi gli indici, guidati da un manipolo di titoli legati all’AI, hanno superato i precedenti massimi prima di iniziare a correggere, mentre il Dow Jones è rimasto indietro pur beneficiando dell’effetto riverbero degli altri due indici.
Si è quindi confermata la netta divergenza tra i principali indici statunitensi, così come la discrasia con il mercato obbligazionario che ha visto rendimenti netto rialzo (e quindi prezzi in discesa) nello stesso arco di tempo.
Come forse abbiamo già considerato altre volte in questi mesi, pare che le Borse – da un certo punto in poi – abbiano smesso di essere coerenti con la politica monetaria restrittiva, salendo con un regime di tassi al rialzo.
Che sia come sia, ora i principali mercati sono alla prova del nove: se è vero rialzo i massimi recenti devono essere portati via per confermare il movimento. In assenza, complice anche il periodo estivo, potremmo assistere ad una correzione che potrebbe estendersi sino alle aree dei principali supporti.
Sul fronte obbligazionario la situazione è un po’ statica, almeno sulla parte a medio e lungo termine. I rendimenti si sono un po’ ridotti su quelle scadenze ma, al tempo stesso, sono volati al rialzo su quelle brevi, portando ad un nuovo allargamento del differenziale 10Y-2Y verso i -90 basis points.
Anche qui siamo in attesa di conferme sui movimenti. Dopo l’ultima correzione i benchmark decennali si sono assestati e sembrano indecisi su come muoversi per le prossime settimane. Su alcuni sembra di intravedere una certa voglia di rimbalzare se non proprio salire.
Se i mercati obbligazionari dovessero prendere la via del rialzo potrebbe essere il primo segnale di un potenziale cambio in ottica strategica, poiché significherebbe che hanno già scontato i prossimi rialzi attesi da parte della Bce e sono quindi pronti per portarsi avanti sul ciclo economico e finanziario.
Molto probabilmente le prossime settimane, seppur condizionate dal periodo estivo in cui i volumi sui mercati si riducono progressivamente toccando il picco minimo nel mese di agosto, potrebbero fornirci indicazioni utili per l’autunno.
Venendo al nostro portafoglio, all’ultimo close disponibile valorizza un NAV a 104,31 in lieve contrazione rispetto all’ultima valorizzazione di 104,56. Scende un Po’ la performance storica su base annua, ora in area +1,34% rispetto al precedente +1,43%, portando quella cumulata al +4,31%. Stabile la volatilità totale, sempre all’1,97%, così come quella negativa ora ferma all’1,31%.
Portafoglio aggiornato nella sezione consueta.