Mercati ben impostati e speranzosi in vista della settimana entrante caratterizzata dalle riunioni di Fed e Bce, con il dato sull’inflazione Usa che è atteso come non mai. A margine anche la riunione della BoJ chiamata a decidere sui tassi in Giappone.
La Fed sarà la prima ad esprimersi e i mercati prevedono che la Banca Centrale statunitense sospenda il suo ciclo di inasprimento che ormai dura da 15 mesi. L'incertezza sul quando, però, si è fatta strada nelle ultime sedute, e ora il dubbio è sulla tempistica di questo atteso stop, cioè se nella riunione di questa settimana o se nel meeting estivo di luglio.
I dati sull'inflazione al consumo Usa previsti per domani potrebbero ancora riservare sorprese negative come accaduto in Australia e in Canada la scorsa settimana, dove le rispettive istituzioni monetarie hanno dovuto alzare i tassi contro le previsioni del mercato. Per cui nulla va dato per scontato, anche perché è ormai ben evidente che l’inflazione (a livello globale) non è ancora decisa a mollare la presa.
Le decisioni di politica monetaria delle altre Banche Centrali non presentano grandi margini di incertezza. La Bce ha segnalato un altro aumento dei tassi nei giorni precedenti attraverso gli interventi di molti banchieri, tra cui la presidente Lagarde, mentre a Tokyo la BoJ dovrebbe confermare la sua politica ultra-espansiva.
Intanto prosegue la marcia al rialzo dei titoli tech, in modo particolare tutti quelli legati all’AI, che hanno trascinato su nuovi massimi il Nasdaq e lo SP500, mentre il Dow Jones continua ad essere decorrelato (come altri indici USA legati alla “old” economy…) e seppur in fase di rimbalzo è ben lontano dai massimi relativi di fine 2022.
Più chiara la situazione dei bond, con i Treasury che hanno ripreso la via dei rendimenti al rialzo, forse scontando qualche altra mossa restrittiva della Fed. Di fatto, siamo tornati nella situazione di qualche mese fa, dove le obbligazioni davano credito alle parole delle Banche Centrali mentre le azioni no.
I bond europei tentano invece un rimbalzo, forse speranzosi che la Bce inverta la sua politica monetaria visto che tecnicamente la recessione in Europa è stata confermata. Però, almeno a noi, è abbastanza chiaro che Lagarde & C. non hanno nessuna intenzione di mollare la presa sull’inflazione, giudicata ancora troppo alta, visto anche che considerano la recessione poco preoccupante e un male necessario per riportare l’inflazione al target del 2%.
È possibile che dopo il volgere di questa settimana si possano mettere dei punti sufficientemente fermi per confermare o smentire i movimenti in atto, sia sul fronte azionario sia su quello obbligazionario.
Venendo al nostro portafoglio, all’ultimo close disponibile valorizza un NAV a 104,56 in lieve contrazione rispetto all’ultima valorizzazione di 104,74. Scende un Po’ la performance storica su base annua, ora in area +1,43% rispetto al precedente +1,51%, portando quella cumulata al +4,56%. Scende invece ancora la volatilità totale, ora all’,97%, mentre è sostanzialmente stabile quella negativa ora all’1,31%.
Portafoglio aggiornato nella sezione consueta.