Aggiornamento portafoglio: i forward su Euribor vedono tassi ancora al rialzo


Gli ultimi dati macro hanno mostrato un quadro con luci e ombre, soprattutto per ciò che riguarda l’inflazione che pare rimanere la bestia nera per le Banche Centrali.

Infatti, a fronte di un’inflazione generale che è in fase di ridimensionamento, la componente “core” è invece in aumento e questo procura dei grattacapi sia alla Fed sia alla Bce. E naturalmente pone una seria ipoteca sui prossimi rialzi dei tassi.

In questi giorni, non a caso, si sprecano le dichiarazioni di diversi esponenti delle Banche Centrali sulla necessità di continuare ad alzare i tassi per combattere l’inflazione che rimane “ostinatamente alta”.

L’ultimo in ordine di tempo è stato Boris Vujcic membro del consiglio direttivo Bce, che in un'intervista ha affermato che il percorso restrittivo sui tassi non si fermerà "fino a quando non vedremo un cambiamento nella tendenza".

Vujcic ha poi aggiunto che è consapevole del fatto che la riduzione dell’inflazione "comporta sempre dei costi legati a tassi di interesse più elevati”, i quali tuttavia saranno inferiori "se operiamo ora con decisione", sottolineando inoltre che in caso contrario "i tassi dovranno rimanere più alti per più tempo”.

Queste dichiarazioni, per altro, confermano le attese del mercato sulle prossime mosse della Bce nel meeting di maggio, scontando un nuovo rialzo dei tassi, e con il mercato degli swap che ne stima altri due tra giugno e settembre.

E infatti, basta analizzare la struttura a termine dei tassi di interesse per vedere come nelle ultime sedute le proiezioni per i tassi a breve termine, cioè Euribor 3 e 6 mesi, siano schizzate verso l’alto portandosi ampiamente sopra il 4,00% con il forward a 3 mesi al 4,50% e il forward a 6 mesi oltre il 4,20%.

Questo indica che il prossimo rialzo dei tassi da parte della Bce potrebbe essere di 50 punti base, contro i 25 punti base attesi solo fino alla settimana scorsa. Poi è vero che la ripresa economica sta dando i primi segnali di indebolimento, ma come sappiamo la recessione spaventa le Banche Centrali molto meno di un’inflazione fuori controllo.

E, sotto questo profilo, va fatta una sorta di media tra la tendenza al ribasso della domanda interna e delle vendite al dettaglio causate da un'inflazione elevata che ha chiaramente intaccato il potere d'acquisto delle famiglie.

Per cui è chiaro che, stante questa situazione e stanti queste attese in merito di politica monetaria, non sia ancora tempo per considerare terminata la stretta sui tassi. Ne consegue che la prudenza, sia sul fronte del mercato obbligazionario sia su quello del mercato azionario, resta un obbligo per gli investitori.

A maggior ragione per quanto riguarda il mercato azionario che, come ben sappiamo, sta entrando in una fase stagionale statisticamente molto poco favorevole.

Per cui al momento manteniamo le posizioni in essere e salvo necessità particolari non prendiamo iniziative, ma ci mettiamo alla finestra e aspettiamo di vedere l’evolversi della situazione. Cosa che possiamo permetterci di fare poiché l’equilibrio generale del nostro portafoglio è assicurato dalla cospicua componente obbligazionaria.

Portafoglio che all’ultimo close disponibile valorizza un NAV a 104,28 in progresso rispetto all’ultima valorizzazione di 104,08. Stabile la performance storica su base annua in area +1,40%. Scende invece la volatilità totale, ora al 2,03%, così come quella negativa che cala all’1,34%.

Portafoglio aggiornato nella sezione consueta.