Dove investire se l’obiettivo è la liquidità oppure la difesa dall’inflazione o l’incasso di cedole o il rendimento a scadenza. Naturalmente con tutte le diverse tipologie di titoli di Stato italiani. Confrontate fra loro.
Il report della domenica
Da sabato 6 maggio (a Padova) e poi via via a Milano, Bologna e Torino potremo incontrarci durante le varie tappe del LombardReport Tour e potrete porci tutte le domande che volete.
La discussione è aperta da tempo: il rendimento del decennale italiano raggiungerà il 5% contro l’oltre 4,3% della chiusura di venerdì? Troppe le variabili in gioco per dare una risposta precisa. Certo è che già il quadro attuale appare interessante per prendere posizione (nel caso non si sia esposti sui nostri titoli di Stato) o per modificare le strategie in corso. Diamo allora delle risposte ai quesiti più comuni che il piccolo e medio investitore pone più frequentemente.
1) È davvero un momento buono per entrare su Btp e “colleghi” vari?
La debolezza dei nostri titoli di Stato dipende innanzitutto dall’attuale politica monetaria della Bce ma in parte anche dalla fragilità congenita della finanza pubblica. Se sul primo fronte si tratta di una fase transitoria sul secondo finora si è fatto poco o nulla. Quindi i governativi italiani resteranno strutturalmente più fragili in confronto a quelli degli altri Paesi Ue. Ciò non esclude che i livelli di rendimento in corso siano anomali, con il decennale tornato ai postumi della crisi del debito del 2011. Un po' di Btp in portafoglio fanno quindi bene. Il problema sta nella scelta giusta in rapporto alla propensione al rischio che ogni investitore ha. Da notare infine che sono annunciati interventi di sostegno da parte dell’attuale Governo per rendere più appetibile l’investimento delle famiglie rivolto al debito italiano. Se le scelte saranno corrette (e coraggiose!) si potrebbe assistere a una stabilizzazione delle quotazioni, riducendo quella che è la maggiore caratteristica dei Btp, la volatilità.
E ora le risposte alle domande tecniche più frequenti.
2) Meglio i Bot o i Cct per collocare liquidità?
Il responso sta nei numeri.
Bot Zc Ap24 |
IT0005542516 |
Yield lordo 3,4% |
Cct-Eu Eur6m+0,75% Fb24 |
IT0005218968 |
Yield lordo 3,5% |
Sembra un pareggio ma non lo è. Il Bot infatti questo rendimento lo garantisce al 100% a scadenza, mentre il Cct potrebbe assicurare uno yield superiore se la Bce aumentasse i tassi o inferiore nel caso opposto (ipotesi poco probabile per una scadenza febbraio 2024). Inoltre il Bot quota 96,79 euro e quindi sarà soggetto comunque a una plusvalenza tassata al 12,5%, con compensazione fiscale però in presenza di precedenti minus da altri strumenti, mentre il Cct ha chiuso venerdì a 100,6 euro, con un’inevitabile minusvalenza a scadenza, utile in futuro ad abbattere il carico fiscale di successive plusvalenze. Le singole situazioni fiscali sono quindi decisive per decidere a favore dell’una o dell’altra opzione. Da segnalare che mentre nel caso del Bot quella indicata è attualmente la scadenza più lunga, per i Cct la disponibilità è più ampia, estendendosi fino al 2030. In quest’ultimo caso non si tratta però più di un collocamento di liquidità ma di un investimento vero e proprio.
3) Nella fase in corso è preferibile puntare sui Btp corti o su quelli lunghi?
Una riposta netta non è plausibile, stante un anomalo andamento della curva dei rendimenti italiani (così come per tutti gli altri governativi europei), che premia le scadenze corte. E allora? Preferibile un compromesso.
50% importo disponibile |
Btp 3,4% Mz25 Eur |
IT0005534281 |
Yield in corso 3,6% (prezzo 99,7 euro) |
50% importo disponibile |
Btp 3,1% Mz40 Eur |
IT0005377152 |
Yield in corso 4,6% (prezzo 83,2 euro) |
Entrambi quotano sotto la pari ma uno spread di rendimento di 100 pb è assolutamente atipico per una differenza di vita residua di 15 anni. Un’alternativa rispetto all’utilizzo immediato del 100% di un importo da investire in Btp consiste nel suddividere la parte lunga – relativa al Btp 2040 – in tre quote, la prima con entrata al prezzo attuale e le altre due in presenza di possibili ulteriori debolezze della quotazione, sebbene i livelli di 80-81 euro abbiano rappresentato finora un buon supporto.
4) Btp Italia o Btp€i, cosa è meglio?
Due strumenti diversi indicizzati all’inflazione. Visto il trend in discesa di quest’ultima il ruolo diventa oggi per entrambi puramente difensivo rispetto a un costo della vita che comunque non arretrerà. Siccome ambedue le tipologie sono soggette al fattore andamento dei tassi meglio esporsi allora su scadenze penalizzate ora proprio dalla politica monetaria ultra restrittiva della Bce. Da questo punto di vista c’è un netto vincitore. Eccolo.
Btp€i 0,15% Mg51 Eur |
IT0005436701 |
Ultima quotazione 61,8 euro |
Il rendimento teorico a scadenza sarebbe di quasi il 9% ma questo valore si basa sull’indicizzazione all’inflazione in corso nel contesto dell’Unione europea. Cosa succederà in futuro? Nessuno può prevederlo, nemmeno un profeta. Quindi quel 9% è solo ipotetico. Scegliendo allora questo Btp€i in ottica di tasso fisso ma che pur accumula inflazione sul capitale – tenendo conto solo del primo aspetto – si ha quanto meno un rendimento garantito a scadenza dell’1,9%, cui si aggiunge la variabile inflattiva. Come strumento protettivo di lungo periodo non è certamente male ma la prospettiva appunto deve essere di lungo periodo. E i Btp Italia invece? Meglio andare corti e poi via via passare da quello in scadenza al successivo, sempre che l’andamento inflattivo lo giustifichi. Da segnalare che ogni Btp Italia, per via delle diverse scadenze cedolari, ha un proprio indice di inflazione di base e che quindi anche il coefficiente di indicizzazione è differente per ciascun titolo.
5) Btp normale o Btp Futura?
Gli step-up Futura (a cedole crescenti con il passare degli anni) hanno deluso ma solo gli incompetenti li consigliavano in un contesto di alta inflazione e di tassi in rialzo. Il crollo dei prezzi li rende ora interessanti? Un confronto con Btp a tasso fisso, equivalenti in termini di scadenza, appaga la domanda.
Btp Futura Nv28 |
Quota 84 euro – yield 3,9% |
Btp 2,80% Dc28 |
Quota 95 euro – yield 3,8% |
Btp Futura Lg30 |
Quota 82,5 euro – yield 4,2% |
Btp 0,95% Ag30 |
Quota 80,7 euro – yield 4,1% |
Btp Futura Nv33 |
Quota 73,5 euro – yield 4,5% |
Btp 2,45% St33 |
Quota 84,7 euro – yield 4,3% |
Btp Futura Ap37 |
Quota 67,8 euro – yield 4,6% |
Btp 4% Fb37 |
Quota 95,3 euro – yield 4,5% |
I rendimenti sono più o meno equivalenti. Più decisivo il fattore fiscale, indefinibile però ora, date le scadenze molto lunghe. Interessante tuttavia il Futura 2037, che quotando sui 68 euro potrà avvantaggiarsi maggiormente dell’effetto rimbalzo della quotazione in presenza di una Bce che invertisse marcia, tornando a una politica monetaria distensiva.
6) Btp ad alta cedola o Btp a bassa cedola?
Tutto quanto è successo sul fronte dei tassi negli ultimi anni ha ribaltato la classica metodologia di scelta delle obbligazioni, basata soprattutto sulla componente cedola. Oggi non è più lei il fattore selettivo.
● Scadenza 2025
Btp 5% Mz25 |
IT0004513641 |
Prezzo 102,7 |
Yield 3,48% |
Btp 0,35% Fb25 |
IT0005386245 |
Prezzo 94,7 |
Yield 3,49% |
● Scadenza 2027
Btp 6,5% Nv27 |
IT0001174611 |
Prezzo 111,7 |
Yield 3,70% |
Btp 0,95% St27 |
IT0005416570 |
Prezzo 89,0 |
Yield 3,72% |
● Scadenza 2031
Btp 6,0% Mg31 |
IT0001444378 |
Prezzo 113,3 |
Yield 4,07% |
Btp 0,6% Ag31 |
IT0005436693 |
Prezzo 75,7 |
Yield 4,13% |
● Scadenza 2040/2041
Btp 5% St40 |
IT0004532559 |
Prezzo 105,0 |
Yield 4,63% |
Btp 1,8% Mz41 |
IT0005421703 |
Prezzo 67,0 |
Yield 4,56% |
Non è il rendimento a dover far scegliere, data la quasi coincidenza in tutti i casi, quanto l’importo dell’investimento, nettamente inferiore a parità di nominale nel caso di quelli a cedola bassa. Collocare 6.700 euro (più rateo) nel caso del 2041 contro 10.500 euro (più rateo) per il 2040 è una bella differenza, che può comportare a scadenza un netto vantaggio a favore del primo impegnando i 3.800 euro di divario per esempio su un Etf azionario ad alto dividendo. Il tutto conferma come la cedola non sia più la discriminante decisiva. Tutt’altro!
7) Green o non green?
Sono tre i green emessi da parte dell’Italia. Hanno scadenze lunghe e analizzando le loro caratteristiche e l’andamento sul mercato il migliore risulta il 2031. Lo confrontiamo con un’equivalente emissione di tipo tradizionale ma dalla cedola e dalla scadenza leggermente superiori, in assenza di diretti concorrenti.
Btp green 4% Ot31 |
IT0005542359 |
Prezzo 98,97 |
Yield 4,19% |
Btp 4,40% Mg33 |
IT0005518128 |
Prezzo 100,76 |
Yield 4,35% |
La vera differenza (sebbene il Btp green 2031 abbia debuttato lo scorso 13 aprile e non fornisca ancora specifici riferimenti) sta nella minore volatilità media, che caratterizza le emissioni destinate alla transizione ecologica. Lo scarto non è netto ma in certe situazioni di mercato può rivelarsi importante.
8) Tutto di colpo o a rate?
La domanda finale è inevitabile: come gestire nella fase in corso un “buy” sui Btp? Se fino a qualche mese fa la soluzione migliore era quella di effettuare delle entrate scaglionate sui ribassi, ora – in presenza di minimi toccati in alcuni casi più volte – si può effettuare una strategia “60-40”. Cioè un 60% per la quota iniziale (magari già detenuta) e un 40% di lotti aggiuntivi in presenza di ulteriori cali delle quotazioni. Che – se si manifesteranno – andranno colti velocemente, meglio con ordini a revoca di tipo “good till day”, che identificano per l’eventuale negoziazione una durata superiore al giorno e fino a un massimo di trenta sedute. Per valutare le prospettive del mercato basta seguire il trend del decennale, attualmente così impostato relativamente al rendimento (tutti i valori sono stati volutamente arrotondati, poiché il calcolo matematico dei livelli tecnici indica cifre articolate):
Rafforzamento del decennale alla progressiva rottura dei seguenti livelli di yield: |
4,2%, poi 4,0% e infine 3,8% ma soprattutto in presenza di un definitivo scavalcamento del 3,8% |
|
►Rendimento in corso |
►►►►►► |
4,34% |
Indebolimento del decennale alla progressiva rottura dei seguenti livelli di yield: |
4,5%, poi 4,7% e infine 5,0% |
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